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<strong>Come</strong> <strong>fare</strong> <strong>una</strong> <strong>perizia</strong><br />
<strong>Corso</strong> <strong>di</strong> <strong>Patologia</strong><br />
E<strong>di</strong>lizia e <strong>Diagnostica</strong><br />
Commenti <strong>di</strong> Enrico De Angelis a partire dal prodotto degli studenti 2005
PATO2006<br />
<strong>Come</strong> <strong>fare</strong> <strong>una</strong> <strong>perizia</strong> completa, comprensibile e ragionevole<br />
Il testo da realizzare dovrebbe ripercorrere, non solo per motivi “accademici”<br />
le attività svolte dal perito (lo studente): per quanto questo possa essere<br />
ragionevole, anche eventuali cantonate, errori <strong>di</strong> interpretazione ma anche<br />
quelli <strong>di</strong> organizzazione delle attività <strong>di</strong> rilievo possono essere interessanti.<br />
Si tenga conto, poi, che il perito è sempre tenuto a ren<strong>di</strong>contare con<br />
sistematicità le attività svolte. Nello specifico <strong>di</strong> un contenzioso tra più parti,<br />
poi, è buona regola verbalizzare sempre e nel dettaglio tutte le attività svolte,<br />
registrando non solo ogni informazione oggettiva reperita (quelle desunte<br />
dallo stato delle opere in causa o dalla lettura dei documenti a <strong>di</strong>sposizione),<br />
ma anche tutte le possibili interpretazioni “soggettive” fornite dalle parti (in<br />
“contrad<strong>di</strong>ttorio”, si <strong>di</strong>ce), sia durante le operazioni peritali che a seguito <strong>di</strong><br />
queste, in documenti o memorie, eventualmente confutandone le conclusioni.<br />
Conviene, tuttavia, che il documento finale non sia un semplice collage <strong>di</strong><br />
parti elaborate nelle fasi dell’indagine e della successiva analisi ma,<br />
piuttosto, un unico documento in evoluzione continua.<br />
<strong>Come</strong> <strong>fare</strong>, dunque?<br />
Il primo sopralluogo<br />
La prima cosa da <strong>fare</strong> è un generico sopralluogo. Mi raccomando, siate<br />
curiosi, ficcanaso, magari anche in<strong>di</strong>screti, ma cercate <strong>di</strong> non ledere <strong>di</strong>ritti<br />
altrui: privacy, proprietà privata e quant’altro: informatevi sulla proprietà<br />
degli e<strong>di</strong>fici che avete intenzione <strong>di</strong> analizzare e prendete in considerazione <strong>di</strong><br />
parlarne al più presto con il proprietario o il suo amministratore: potrebbe<br />
essere interessato al vostro lavoro. Vendetevi bene, con convinzione in voi<br />
stessi e nel lavoro che andrete a <strong>fare</strong>.<br />
Durante il primo sopralluogo scatterete delle foto. Suggerisco <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>gitale,<br />
sono molto più comode da gestire. La cosa migliore sarebbe riuscire a<br />
procurarsi <strong>una</strong> macchina fotografica con un buon obiettivo, settarla sulla<br />
massima risoluzione (3MPixel va bene ma avrete <strong>di</strong>fficoltà a ricavare dettagli<br />
da <strong>una</strong> foto del genere) e imparare ad usarla un paio <strong>di</strong> volte. Fotogra<strong>fare</strong><br />
e<strong>di</strong>fici è molto più facile che altri soggetti ma tenete conto del fatto che:<br />
− Gli esterni sono soggetti alla luce (<strong>di</strong>ffusa e <strong>di</strong>retta) <strong>di</strong>urna e possono<br />
non trovarsi nelle con<strong>di</strong>zioni ideali per essere fotografati (<strong>una</strong> facciata<br />
nord è quasi sempre controluce, sulle altre facciate, il sole potrebbe<br />
creare troppe ombre e, conseguentemente, troppo contrasto. I sensori<br />
<strong>di</strong>gitali non amano tale “contrasto”. Se si vogliono fotogra<strong>fare</strong> tutti i<br />
prospetti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio, conviene recarsi sul luogo prima <strong>di</strong> mezzogiorno.<br />
Fare – non troppo presto perché la mattina la luce, spesso, non è buona<br />
(ai nostri scopi) – per prima cosa le foto al prospetto est, prima che il<br />
sole salga troppo, poi a quello sud ed a quello ovest, <strong>una</strong> volta che il<br />
sole ha cominciato ad illuminarlo e, al pomeriggio, in ultimo ma prima<br />
che il sole cali troppo, a quello nord, mirando verso est, dove il cielo è<br />
meno luminoso. Se ci sono degli interni da <strong>fare</strong> meglio farli prima del<br />
prospetto nord, magari poco dopo mezzogiorno, dopo l’est e il sud.<br />
− Gli e<strong>di</strong>fici alti non sono facilmente fotografabili da <strong>una</strong> strada stretta.<br />
Bisogna arrangiarsi: magari facendo più foto e ricomponendole, magari<br />
salendo all’ultimo piano <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio prospiciente (se vi fanno entrare!).<br />
E. De Angelis – 2006 2
PATO2006<br />
− Gli interni sono spesso altrettanto angusti se non si possiedono<br />
grandangoli o zoom ottici ad elevata apertura (almeno 90°). Anche qui<br />
l’unica soluzione ragionevole è <strong>fare</strong> più scatti e, poi, cercare <strong>di</strong><br />
ricomporre l’immagine. Anche negli interni il contrasto può impe<strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />
scattare foto anche solo leggibili: attenzione alle finestre, hanno <strong>una</strong><br />
luminosità apparente 10 e anche 100 volte superiore a quella delle<br />
pareti interne, accendere tutte le luci interne e forzare l’uso del flash, se<br />
si deve fotogra<strong>fare</strong> <strong>una</strong> parete interna. Oppure aspettare il tramonto.<br />
Il prodotto del primo sopralluogo (o dei primi sopralluoghi) consisterà in due<br />
cose:<br />
− Una cartella <strong>di</strong> immagini <strong>di</strong>gitali (o <strong>di</strong>gitalizzate)<br />
− Un file in word (o qualsiasi altro wordprocessor) in cui le immagini <strong>di</strong> cui<br />
sopra sono raccolte e, brevemente, commentate, che costituirà il primo<br />
allegato alla <strong>perizia</strong>.<br />
Ovviamente, sia la cartella che il file in word verranno aggiornati<br />
progressivamente durante le ulteriori fasi <strong>di</strong> rilievo e <strong>di</strong> analisi del caso <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o.<br />
La cartella <strong>di</strong> immagini<br />
La cartella <strong>di</strong> immagini avrà un nome standard:<br />
Cognome_ NNMATR_immagini.<br />
I file in essa contenuti saranno, così denominati:<br />
Cognome_ NNMATR_nnn .jpg<br />
Le lettere nnn rappresentano un numero progressivo, per tenere in or<strong>di</strong>ne le<br />
immagini. Non serve inserire la data in quanto questa viene già registrata nei<br />
dati del file. Tuttavia ci si deve ricordare, in caso <strong>di</strong> successive elaborazioni, <strong>di</strong><br />
mantenere l’immagine sorgente e registrare le nuove immagini tratte con un<br />
nuovo nome, che potrebbe essere NMATR_Cognome_nnn_01.jpg e così via.<br />
Per esempio:<br />
008997_De Angelis_035 esfolizione pittura prospetto nord.jpg<br />
008997_De Angelis_035_1 esfolizione pittura prospetto nord croppata.jpg<br />
Ovviamente, l’estensione del file potrebbe essere un’altra ma la compressione<br />
jpeg è tra le più <strong>di</strong>ffuse e ottimizzate per le immagini. Basta che non si scelga<br />
un livello qualitativo me<strong>di</strong>o-basso che, a vantaggio della riduzione delle<br />
<strong>di</strong>mensioni del file, riduce pesantemente la qualità dell’immagine prodotta.<br />
La cartella <strong>di</strong> immagini conterrà tutte le immagini utili (foto o schemi)<br />
realizzate nel corso delle operazioni peritali. In essa conviene non inserire<br />
quelle inutilizzabili – perché sfocate, poco significative o semplicemente<br />
brutte, per ovvi motivi <strong>di</strong> spazio.<br />
L’allegato n.1 – Immagini<br />
Il file in word potrà essere strutturato come nella figura che segue o in<br />
qualsiasi altra maniera, garantendo le seguenti .<br />
In tale primo documento si descriveranno quelle, tra le immagini raccolte, che<br />
saranno più significative e comunque utili allo sviluppo delle operazioni<br />
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PATO2006<br />
<strong>di</strong>agnostiche (non tutte, necessariamente). Il suo contenuto, quin<strong>di</strong>, potrà<br />
variare – sicuramente varierà – nel corso dello sviluppo della <strong>perizia</strong>.<br />
A questo proposito si consiglia <strong>di</strong>:<br />
− Numerare le immagini utilizzando i riferimenti automatici “<strong>di</strong>dascalia” <strong>di</strong><br />
word, che si numerano da soli e che possono essere referenziati con<br />
puntatori<br />
− Numerare le immagini usando la stessa numerazione della cartella<br />
(consigliato).<br />
La descrizione dell’immagine deve essere oggettiva e sommaria. La sua<br />
analisi è rimandata ad altre parti della <strong>perizia</strong>. Non sprecare troppo testo in<br />
tale documento.<br />
La descrizione dell’oggetto in stu<strong>di</strong>o<br />
Durante le operazioni <strong>di</strong> rilievo, lo studente dovrà analizzare con sistematicità<br />
l’oggetto dello stu<strong>di</strong>o e, reperendo tutte le possibili informazioni, anche<br />
ricorrendo ad interviste, descriverne le parti, la loro consistenza materica, sia<br />
in termini <strong>di</strong> aspetto che <strong>di</strong> tecnologie utilizzate per la loro realizzazione.<br />
La descrizione sarà più o meno approfon<strong>di</strong>ta, al variare delle esigenze<br />
<strong>di</strong>agnostiche. Tuttavia dovrà entrare nel merito:<br />
− Della collocazione territoriale ed urbanistica dell’e<strong>di</strong>ficio stu<strong>di</strong>ato<br />
(ma bastano poche considerazioni, l’analisi del clima è utile solo come<br />
confronto con altri o per evidenti necessità <strong>di</strong> elaborazione della<br />
<strong>di</strong>agnosi)<br />
− Della sua configurazione morfologica e dell’organizzazione interna degli<br />
spazi<br />
(almeno <strong>di</strong>re il numero <strong>di</strong> piani fuori terra e interrati, le <strong>di</strong>mensioni del<br />
lotto, la sua organizzazione in corpi più o meno separati eccetera)<br />
− Della – o delle – configurazioni tecnologiche delle parti principali che lo<br />
compongono<br />
(pareti perimetrali, serramenti, copertura, pareti interne e solai, anche<br />
impianti, se serve)<br />
Ovviamente, il testo può essere efficacemente accompagnato da immagini,<br />
sia fotografie che schemi grafici (<strong>di</strong>segni, anche a mano libera), qualsiasi cosa<br />
che permetta <strong>di</strong> capire imme<strong>di</strong>atamente quanto sopra. Non esiste <strong>una</strong> regola<br />
per <strong>fare</strong> questo oltre al buon senso della comunicazione e dell’impostazione<br />
grafica <strong>di</strong> un testo.<br />
Il rilievo e la mappatura delle anomalie<br />
Obiettivo del lavoro è il riconoscimento, il rilievo sistematico e l’analisi –<br />
pre<strong>di</strong>agnostica – delle anomalie identificate.<br />
Durante la realizzazione dell’allegato, immagine dopo immagine, si<br />
riconoscerà, in ciasc<strong>una</strong> delle immagini registrate, <strong>una</strong> o più anomalie e,<br />
comunque, informazioni che potranno essere utilizzate, poi, in sede<br />
pre<strong>di</strong>agnostica e <strong>di</strong>agnostica.<br />
A seguito <strong>di</strong> ciasc<strong>una</strong> fase <strong>di</strong> rilievo, quin<strong>di</strong>, lo studente, oltre ad aggiornare la<br />
cartella e l’allegato immagini, produrrà e terrà aggiornato un capitolo (o un<br />
file separato, a seconda delle abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> organizzazione dei file <strong>di</strong> testo) in<br />
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PATO2006<br />
cui, utilizzando tutte le informazioni raccolte durante tali attività, renderà <strong>una</strong><br />
visione sintetica delle problematiche che interessano il caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o scelto.<br />
Nello specifico, egli produrrà:<br />
− Un in<strong>di</strong>ce-lista <strong>di</strong> tutte le tipologie <strong>di</strong> anomalia riscontrata,<br />
eventualmente organizzato per parti (prospetti o elementi tecnici<br />
coinvolti), a ciascun elemento del quale corrisponderà uno dei paragrafi<br />
che seguono<br />
− Un paragrafo de<strong>di</strong>cato all’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> ogni tipologia <strong>di</strong><br />
anomalia rilevata sull’oggetto dello stu<strong>di</strong>o o su <strong>di</strong> <strong>una</strong> sua parte. In tale<br />
paragrafo si riporteranno le immagini più significative dell’allegato, nella<br />
risoluzione <strong>di</strong> dettaglio che si potrà ottenere.<br />
− Ciascun paragrafo conterrà, all’inizio o alla fine, uno schema o un<br />
<strong>di</strong>segno (a seconda dei casi e delle necessità) dei risultati del rilievo<br />
delle anomalie, che chiameremo mappatura, rappresentante la<br />
posizione e, magari anche la forma <strong>di</strong> queste sulle superfici esaminate.<br />
− Le varie immagini <strong>di</strong> mappatura saranno realizzate in tavole <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>mensioni opportune (si consiglia l’A3) e, se possibile e se utile a<br />
supporto delle prime attività <strong>di</strong> analisi, combinate o associate sullo<br />
stesso foglio, così da rappresentare, sullo stesso piano, anomalie<br />
<strong>di</strong>verse e casualmente correlate.<br />
L’analisi delle anomalie<br />
Le attività <strong>di</strong> analisi si concluderanno nella messa a punto <strong>di</strong> un capitolo<br />
strutturato in più paragrafi, ciascuno dei quali associato ai mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> guasto<br />
riconosciuti (o ritenuti più probabili). Può accadere che:<br />
1) Una o più anomalie potranno essere riconducibili ad un solo modo <strong>di</strong><br />
guasto, senza troppi dubbi in proposito. Lo studente, quin<strong>di</strong>,<br />
ricostruirà la sequenza causale che, a partire da delle scelte<br />
progettuali, si è espressa in termini <strong>di</strong> “carenze” prestazionali o <strong>di</strong><br />
durabilità <strong>di</strong> <strong>una</strong> soluzione tecnica nei confronti <strong>di</strong> uno o più agenti<br />
combinati e nell’attivazione <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> alterazione irreversibile che<br />
hanno determinato quello che è stato identificato come guasto o,<br />
meno gravemente, l’espressione <strong>di</strong> un sintomo – anomalia – <strong>di</strong> un<br />
modo <strong>di</strong> guasto ancora in fase <strong>di</strong> evoluzione.<br />
2) In altri casi, anche <strong>una</strong> sola anomalia potrebbe essere riconducibile a<br />
più mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> guasto. Lo studente, allora, dovrà ricostruire tutte le<br />
sequenze causali che potrebbero averla determinata<br />
Si consideri, infine, che la fase <strong>di</strong> rilievo e quella <strong>di</strong> analisi possono,<br />
efficacemente, essere ren<strong>di</strong>contate <strong>di</strong> seguito, senza soluzione <strong>di</strong> continuità,<br />
cioè, per ciasc<strong>una</strong> anomalia.<br />
In altri termini, per evitare <strong>di</strong> ripetere le immagini che sarebbero necessarie a<br />
supporto delle deduzioni pre<strong>di</strong>agnostiche, l’organizzazione del testo può<br />
essere tale che, al paragrafo in cui si riportano tutti gli elementi rilevati segue<br />
<strong>di</strong>rettamente quello in cui, tali elementi vengono analizzati, alberi compresi<br />
(ve<strong>di</strong> oltre).<br />
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PATO2006<br />
Gli alberi dei guasti<br />
Oltre ad un testo, in cui ren<strong>di</strong>contare i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> guasto identificati o più<br />
probabili associati a ciasc<strong>una</strong> tipologia <strong>di</strong> anomalie, lo studente dovrà<br />
produrre uno schema, ad albero, in cui rappresentare le sequenze causali <strong>di</strong><br />
cui sopra. Tale schema sarà organizzato in maniera tale da <strong>di</strong>stinguere<br />
opport<strong>una</strong>mente, in esso, oltre a tutti i legami causali, le entità che seguono:<br />
− anomalie<br />
− stati <strong>di</strong> guasto<br />
− meccanismi <strong>di</strong> alterazione elementari<br />
− agenti esterni<br />
− <strong>di</strong>fetti<br />
− errori <strong>di</strong> costruzione o <strong>di</strong> progettazione<br />
Quando il modo <strong>di</strong> guasto più probabile (e le sue cause) non sono<br />
identificabili già in fase pre<strong>di</strong>agnostica, lo studente potrà concludere l’analisi<br />
del singolo caso proponendo un insieme <strong>di</strong> ulteriori rilievi ed indagini –<br />
<strong>di</strong>struttive o non <strong>di</strong>struttive – utili a confermare (o escludere) <strong>una</strong> causa.<br />
Per esigenze grafiche e <strong>di</strong> organizzazione <strong>di</strong> tali schemi, questi potranno<br />
essere strutturati in parti.<br />
Il sommario iniziale e la presentazione<br />
Lo studente può scegliere se realizzare <strong>una</strong> presentazione in power-point (o<br />
software equivalente) o no. È tuttavia fondamentale esercitarsi nello scrivere<br />
un sommario che presenti, in poche pagine, l’oggetto dello stu<strong>di</strong>o ed i suoi<br />
problemi.<br />
L’eventuale presentazione deve essere calibrata su 15’ <strong>di</strong> tempo ed essere<br />
altrettanto sintetica. Per certi versi, questa non è altro che il sommario<br />
iniziale organizzato insieme a tutte le immagini utili alla sua comprensione.<br />
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PATO2006<br />
Può essere molto utile associare schemi e immagini alla presentazione (Elena Bambara PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
Risparmiateceli, se non sono utili a nulla (Matteo Clementi ma con lui quasi tutti gli studenti PATO2005)<br />
Modo sintetico ma efficace <strong>di</strong> fornire le informazioni principali relative ad un e<strong>di</strong>ficio (Alessandra<br />
Cristianini PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
Un’altra possibile scheda <strong>di</strong> rilievo delle anomalie. In generale strutturare le informazioni in schede come<br />
questa rischia <strong>di</strong> essere uno sforzo inutile e <strong>di</strong> rendere <strong>di</strong>fficoltosa la lettura (non è questo il caso): le<br />
informazioni strutturate non sono utili, se non vengono poi utilizzate con la stessa sistematicità. È<br />
comunque encomiabile lo sforzo fatto per sintetizzare in maniera strutturata, nella scheda, i principali<br />
elementi informativi (Farina, PATO2005).<br />
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PATO2006<br />
La mappatura in questione non è molto precisa ma, per le necessità della <strong>di</strong>agnosi, sufficientemente utile<br />
ed efficace. Un maggiore dettaglio, tuttavia, avrebbe permesso <strong>di</strong> migliorare la comprensione del<br />
fenomeno a partire da <strong>una</strong> tale scheda (Macocco, PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
Il quadro fessurativo ha bisogno <strong>di</strong> <strong>una</strong> mappatura dettagliata e <strong>di</strong> <strong>una</strong> sistematica restituzione, a<br />
supporto dell’analisi dei cinematismi e l’in<strong>di</strong>viduazione dei possibili stati tensionali che li hanno prodotti<br />
(Stucchi, PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
La scheda <strong>di</strong> rilievo dell’anomalia è seguita dalla scheda pre<strong>di</strong>agnostica. Non è necessario organizzare le<br />
informazioni <strong>di</strong> cui sopra in schede ma la cosa non è negativa se la struttura non ne impe<strong>di</strong>sce la lettura<br />
(Pansa PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
Ancora un modo sintetico ma efficace per presentare le anomalie rilevate. (Alessandra Cristianini<br />
PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
Può essere utile, se le associazioni sono opport<strong>una</strong>mente organizzate, realizzare tabelle sintetiche tipo<br />
quella sopra, citata per l’idea in sé e non per i contenuti, non del tutto corretti nelle associazioni (matr.<br />
674865 – PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
La mappatura delle anomalie in figura, priva <strong>di</strong> legenda, è poco utile. Una mappatura adeguata dovrebbe<br />
rappresentare, oltre alla tipologia ed alla posizione dell’anomalia, anche la sua <strong>di</strong>stribuzione sulla<br />
superficie (Farina, PATO2005).<br />
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PATO2006<br />
Mappatura delle anomalie un po’ troppo miniaturizzata. Meglio sfruttare un A3 ripiegato in A4 e, magari,<br />
mettere delle immagini nei riquadri. Il tutto rende, comunque, un’idea (Elena Bambara, PATO2005).<br />
E. De Angelis – 2006 16
PATO2006<br />
Questa mappatura delle anomalie è più efficace e chiara (Pansa, PATO2005).<br />
E. De Angelis – 2006 17
PATO2006<br />
Schema sintetico <strong>di</strong> tutte le problematiche rilevate nelle operazioni peritali. Non necessario ma può essere<br />
utile se interessa, come in questo caso, un solo oggetto o parte: la parete perimetrale (stud. Guido<br />
Campana, PATO2005).<br />
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PATO2006<br />
Sintesi degli alberi dei guasti. Sconsigliato, in questa forma e con questo livello <strong>di</strong> dettaglio. Non serve a<br />
molto e non è leggibile (stud. Guido Campana, PATO2005).<br />
E. De Angelis – 2006 19
PATO2006<br />
Questo albero rappresenta due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> guasto alternativi che spiegano la stessa anomalia (il “guasto”, in<br />
questo caso, è il superamento della con<strong>di</strong>zione inferiore <strong>di</strong> accettabilità dell’aspetto della facciata. Esso<br />
evidenzia quella che l’autore considera il modo <strong>di</strong> guasto più probabile. Debole, invece, è l’in<strong>di</strong>viduazione<br />
dei <strong>di</strong>fetti associati agli eventi che attivano alterazioni ed altre cause del degrado (Pansa, PATO2005).<br />
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PATO2006<br />
Schema poco utile: la correlazione tra le entità rappresentate non è sempre <strong>di</strong> tipo causale e certi<br />
meccanismi <strong>di</strong> alterazione o eventi rappresentati non sono sufficientemente spiegati. La “voglia <strong>di</strong><br />
prevenzione”, poi, è encomiabile ma non sufficientemente stu<strong>di</strong>ata e valorizzata (stud. Guido Campana,<br />
PATO2005).<br />
Lo schema rappresentato, parte <strong>di</strong> un albero più grande, è ben strutturato, anche se non sono identificati,<br />
graficamente, i livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetto, errore e meccanismo <strong>di</strong> alterazione e le conclusioni <strong>di</strong>agnostiche che<br />
presenta possono essere <strong>di</strong>scutibili (Elena Bambara, PATO2005).<br />
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PATO2006<br />
Manca <strong>una</strong> chiara <strong>di</strong>stinzione tra i <strong>di</strong>fetti e la serie, pure complessa, <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> alterazione ed<br />
eventi rappresentati. Non è utile rappresentare il luogo (giunto <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione e raccordo pavimentoparete),<br />
si dovrebbe piuttosto rendere astratta tale con<strong>di</strong>zione che viene, più o meno giustamente,<br />
accom<strong>una</strong>ta in termini <strong>di</strong> sequenza <strong>di</strong> eventi che la causa ma <strong>di</strong>stinta in termini <strong>di</strong> manifestazione (Sara<br />
Donzelli, PATO2005).<br />
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PATO2006<br />
(Abbatemarco, PATO2005)<br />
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PATO2006<br />
Questo albero vorrebbe essere un “albero <strong>di</strong>agnostico”, in cui rappresentare quella che potrebbe essere la<br />
programmazione <strong>di</strong> tutte le indagini <strong>di</strong> supporto all’analisi <strong>di</strong> un’anomalia come quella rilevata. Lo schema,<br />
al <strong>di</strong> là dei suoi effettivi contenuti, è molto efficace, come grafica. (Ragazzoni A., PATO2005)<br />
E. De Angelis – 2006 24