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Capitolo 1 (Elettrotecnica 2° parte)

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Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

<strong>Capitolo</strong> E4 - CIRCUITI IN REGIME SINUSOIDALE<br />

La corrente continua viene impiegata solo in casi particolari (quali ferrovie e<br />

impianti elettrochimici). Nella maggior <strong>parte</strong> delle applicazioni sia industriali<br />

che civili si utilizzano infatti correnti alternate, per lo più di tipo sinusoidale;<br />

cioè correnti di ampiezza variabile nel tempo che si invertono continuamente<br />

seguendo un andamento periodico con valore medio nel periodo nullo<br />

[i(t)=i(t+nT), con n numero intero e T periodo]. Ciò è dovuto a due motivi:<br />

- le macchine elettriche in corrente alternata sono più economiche e affidabili e<br />

richiedono minore manutenzione di quelle in corrente continua;<br />

- l'ampiezza di una tensione alternata può essere variata mediante dispositivi ad<br />

alto rendimento e bassa manutenzione (trasformatori) consentendo di adattarla<br />

facilmente ed efficientemente alle caratteristiche dei vari utilizzatori e di<br />

trasportare l'energia elettrica a lunghe distanze con perdite contenute.<br />

Fig. E4-1<br />

L'energia elettrica infatti (fig. E4-1) viene:<br />

- prodotta nelle centrali ad una tensione di circa 15kV;<br />

- elevata poi a 220-380 kV (linee di trasmissione ad altissima tensione) per minimizzare le perdite di trasporto;<br />

- ridotta quindi nelle stazioni di trasformazione a 66-132 kV per la distribuzione primaria (linee di<br />

subtrasmissione ad alta tensione);<br />

- ridotta ulteriormente a 3-30 kV nelle cabine primarie di trasformazione (linee di distribuzione a media<br />

tensione),<br />

- ridotta infine a 230-400 V nelle cabine secondarie di trasformazione collocate in tutti i quartieri o all'ingresso<br />

delle industrie (linee di distribuzione a bassa tensione) per poterla utilizzare nelle case e nelle applicazioni<br />

industriali.<br />

La trasmissione in corrente continua ad alta tensione è attualmente conveniente rispetto a quella in corrente<br />

alternata trifase solo per distanze molto lunghe (>500-800 km per le linee aeree, >40-100 km per i cavi<br />

sotterranei, >20-50 km per i cavi sottomarini) e rappresenta la sola pratica opzione per l'interconnessione<br />

asincrona tra due sistemi in corrente alternata. Il motivo è che può trasportare la stessa potenza con due soli<br />

conduttori e quindi con minore costo della linea e dei tralicci e con minori perdite; essa richiede però convertitori<br />

ac/dc e dc/ac agli estremi della linea.<br />

36


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E4-1. Grandezze sinusoidali.<br />

Una grandezza alternata si dice sinusoidale se è del tipo:<br />

x(t) = X M sen(ωt+α),<br />

con X M valore massimo, ω=2πf pulsazione [rad/s], f frequenza [Hz] = [s -1 ],<br />

T=1/f periodo [s] e α fase iniziale (per t=0) della grandezza (fig. E4-2).<br />

Se α>0 (


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E4-2. Rappresentazione delle grandezze sinusoidali isofrequenziali<br />

con fasori e numeri complessi .<br />

Nell'analisi delle reti elettriche per rendere più semplici le operazioni<br />

matematiche di somma, differenza, derivazione e integrazione, che se eseguite<br />

sulle espressioni algebriche delle grandezze sinusoidali implicherebbero una<br />

notevole quantità di calcoli, conviene ricorrere ad una rappresentazione di tali<br />

grandezze mediante fasori o numeri complessi.<br />

A tal fine si consideri un segmento di lunghezza X M che ruota in senso<br />

antiorario con velocità angolare uniforme ω intorno all'origine del piano di<br />

Gauss, la proiezione del suo estremo sull'asse immaginario ha un andamento<br />

sinusoidale nel tempo (fig. E4-3a) con periodo T=2π/ω. L'ampiezza di tale<br />

sinusoide è pari alla lunghezza X M del segmento rotante e la sua fase coincide<br />

con l'angolo ωt+α formato dal segmento con l'asse di riferimento.<br />

La conoscenza di X M , α e ω è quindi sufficiente per identificare completamente<br />

la sinusoide corrispondente, che pertanto può essere rappresentata (fig. E4-3b)<br />

dal fasore rotante: X=X M e j(ωt+α) [le lettere in grassetto rappresentano grandezze sinusoidali]<br />

ed essendo nota la frequenza dal fasore rotante all'istante t=0: X = X M e jα .<br />

Fig. E4-3a<br />

Fig. E4-3b<br />

Ciò premesso è importante sottolineare i seguenti due aspetti relativi ai fasori:<br />

- mentre tutte le sinusoidi possono essere rappresentate con fasori, non tutti i<br />

fasori rappresentano necessariamente delle sinusoidi (vedremo infatti nel<br />

seguito rappresentate per mezzo di fasori anche l'impedenza e l'ammettenza);<br />

- per convenzione il modulo del fasore rotante viene posto uguale al valore<br />

efficace X=X M /√2 della sinusoide e non al suo valore massimo X M .<br />

38


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Più grandezze sinusoidali possono essere rappresentate mediante fasori solo se<br />

sono isofrequenziali, in quanto in tale caso i fasori ruotando tutti con uguale<br />

velocità angolare mantengono inalterata la loro reciproca posizione (fig. E4-4).<br />

Fig. E4-4<br />

x 1 (t) = X M1 sen(ωt+α 1 )<br />

x 2 (t) = X M2 sen(ωt+α 2 )<br />

X 1 = X 1 e jωt e jα1<br />

X 2 = X 2 e jωt e jα2<br />

La differenza di fase ϕ=α 2 −α 1 fra due sinusoidi coincide con l'angolo compreso<br />

fra i rispettivi fasori; il segno è individuato dalla posizione reciproca dei due<br />

fasori in relazione al verso antiorario scelto come positivo.<br />

Due grandezze si dicono: in fase se ϕ=0, in quadratura se ϕ=±π/2, in<br />

opposizione se ϕ=π.<br />

Poiché alla rappresentazione grafica mediante fasori ne corrisponde una<br />

analitica mediante numeri complessi, che individuano l'estremo dei fasori nel<br />

piano di Gauss, si può istituire una corrispondenza biunivoca anche fra<br />

grandezze sinusoidali e numeri complessi.<br />

I due numeri reali che costituiscono il numero complesso possono essere o la<br />

lunghezza del fasore e l'angolo che il fasore forma con l'asse delle ascisse<br />

(numero complesso in forma polare), oppure l'ascissa e l'ordinata cartesiana<br />

dell'estremo del fasore (numero complesso in coordinate cartesiane o<br />

rettangolari).<br />

In conclusione qualsiasi grandezza sinusoidale può esprimersi, oltre che in<br />

forma algebrica, in forma grafica mediante fasori o in forma analitica sia<br />

esponenziale che rettangolare mediante numeri complessi:<br />

X = X e jα = X cosα + j X senα .<br />

Il simbolo j è un operatore che fa effettuare una rotazione di 90° in senso<br />

antiorario. L'operatore j gode della seguente proprietà nei calcoli: j 2 =-1<br />

39


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E4-3. Operazioni matematiche sui fasori.<br />

Le operazioni di somma e differenza di due grandezze sinusoidali, rappresentate<br />

graficamente in figura E4-5 mediante dei fasori, si eseguono facilmente<br />

utilizzando i numeri complessi in forma rettangolare:<br />

X s = X 1 + X 2 = (a 1 +a 2 ) + j(b 1 +b 2 )<br />

X d = X 1 − X 2 = (a 1 −a 2 ) + j(b 1 −b 2 )<br />

sommando o sottraendo fra di loro le parti reali<br />

e quelle immaginarie dei due numeri complessi.<br />

Fig. E4-5<br />

Le operazioni di derivazione e d'integrazione, rappresentate graficamente in<br />

figura E4-6, si eseguono invece facilmente utilizzando i numeri complessi in<br />

forma esponenziale:<br />

d<br />

dt X = d dt (X e jα e jωt ) = j ω X e jα e jωt = j ω X<br />

jα<br />

jωt<br />

X X<br />

∫X<br />

dt = ∫X e e dt = = − j<br />

jω<br />

ω<br />

La derivata di una grandezza sinusoidale di<br />

modulo X è rappresentabile con un fasore di<br />

modulo ωX in quadratura in anticipo;<br />

l'integrale con un fasore di modulo X/ω in<br />

quadratura in ritardo.<br />

Fig. E4-6<br />

Il prodotto di una grandezza sinusoidale di modulo X per uno scalare m è<br />

rappresentabile con un fasore di modulo mX in fase o sfasato di π rispetto al<br />

fasore X a seconda che m sia positivo o negativo.<br />

Il prodotto e il quoziente di due grandezze sinusoidali non sono grandezze<br />

sinusoidali e quindi non possono essere rappresentate sullo stesso piano<br />

utilizzando la rappresentazione fasoriale o quella con i numeri complessi.<br />

E' possibile invece, utilizzando i numeri complessi in forma esponenziale,<br />

effettuare il prodotto e il quoziente di un fasore, rappresentante una grandezza<br />

sinusoidale, per un operatore vettoriale (impedenza) semplicemente<br />

moltiplicando o dividendo i moduli e sommando o sottraendo gli argomenti<br />

[V=ZI=Ze jϕz ⋅Ie jϕi =ZI e j(ϕz+ϕi) ; I=V/Z=(V/Z)e j(ϕv−ϕz) ].<br />

40


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E4-4. Legge di Ohm.<br />

Resistore. Se una corrente i(t)=I M sen(ωt+α) circola in un bipolo puramente<br />

ohmico la tensione tra i suoi morsetti è v R (t)=Ri(t)=RI M sen(ωt+α); pertanto i<br />

fasori rappresentativi della corrente e della tensione (fig. E4-7) sono in fase tra<br />

di loro: V R = RI .<br />

i<br />

v R<br />

j<br />

0 t<br />

α >0<br />

α<br />

V R<br />

I<br />

Fig. E4-7<br />

Induttore. Se una corrente i(t)=I M sen(ωt+α) circola in un bipolo puramente<br />

induttivo per la legge di Faraday-Lenz nasce in esso una f.e.m. di autoinduzione<br />

sinusoidale e L (t) che si oppone alla variazione della corrente e pertanto, affinché<br />

la corrente possa effettivamente permanere nel circuito, è necessario applicare ai<br />

suoi morsetti una tensione v L (t) che faccia equilibrio in ciascun istante a e L (t).<br />

Nel caso di un induttore lineare, si ha:<br />

v L (t) = − e L (t) = d(Li)/dt = ωLI M cos(ωt+α) = ωLI M sen(ωt+α+π/2);<br />

pertanto il fasore rappresentativo della tensione (fig. E4-8) risulta di ampiezza<br />

ωLI ed è sfasato di 90° in anticipo rispetto a quello della corrente:<br />

V L = jωLI = jX L I ;<br />

(la quantità X L =ωL è detta reattanza induttiva).<br />

In realtà circuiti puramente induttivi non esistono (vengono considerati tali<br />

quelli in cui la resistenza è trascurabile rispetto alla reattanza induttiva);<br />

pertanto un induttore essendo caratterizzato anche da una certa resistenza<br />

dovrebbe essere schematizzato con il circuito di figura E4-9 e il fasore<br />

rappresentativo della tensione da applicare ai suoi morsetti, per mantenere in<br />

esso la corrente I, risulta di ampiezza √(R 2 +X L 2 )⋅I ed è sfasato in anticipo di un<br />

angolo ϕ= arctg(X L /R) rispetto a quello della corrente:<br />

V = RI + jωLI .<br />

+<br />

V<br />

_<br />

v L<br />

i<br />

0 t<br />

α


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Condensatore. Se una corrente i(t)=I M sen(ωt+α) circola in un bipolo<br />

puramente capacitivo la tensione tra i suoi morsetti è:<br />

1<br />

IM<br />

IM<br />

vc( t) = π<br />

IMsen( t ) dt cos( t ) sen( t )<br />

C∫ ω + α =− ω α ω α<br />

ωC + = ωC<br />

+ − ;<br />

2<br />

pertanto il fasore rappresentativo della tensione risulta di ampiezza I/ωC ed è<br />

sfasato di 90° in ritardo rispetto a quello della corrente (fig. E4-10):<br />

V C = I/jωC = −jI/ωC = −jX C I;<br />

la quantità X C =1/ωC è detta reattanza capacitiva.<br />

Fig. E4-10<br />

In pratica il circuito collegato alle armature di un condensatore presenta sempre<br />

una certa resistenza, pertanto il fasore rappresentativo della tensione da<br />

applicare ai suoi morsetti risulta di ampiezza √(R 2 +X C 2 )⋅I ed è sfasato in ritardo<br />

di un angolo ϕ= arctg(X C /R) rispetto a quello della corrente:<br />

V = RI − jI/ωC .<br />

Circuito R-L-C serie. Se una corrente i(t)=I M sen(ωt+α) circola in un circuito<br />

costituito da un resistore, un induttore ed un capacitore connessi in serie (fig.<br />

E4-11) le tensioni agli estremi del resistore, dell'induttore e del condensatore,<br />

espresse in termini fasoriali ed in quelli istantanei, valgono rispettivamente:<br />

V R = RI<br />

V L = jωLI<br />

V C = −jI/ωC<br />

v R (t) = √2 RI sen(ωt+α-ϕ)<br />

v L (t) = √2 ωLI sen(ωt+α-ϕ+π/2)<br />

v C (t) = √2 (I/ωC) sen(ωt+α-ϕ-π/2)<br />

e pertanto il fasore della tensione totale V ai suoi morsetti, pari alla somma dei<br />

fasori che rappresentano le cadute di tensione ai morsetti dei tre bipoli connessi<br />

in serie, risulta:<br />

V = RI + jωLI − jI/ωC = [R + j(ωL−1/ωC)] I = ZI<br />

legge di Ohm<br />

dove l'operatore vettoriale: Z = R+j(ωL−1/ωC) = Ze jϕ , detto impedenza, ha<br />

modulo Z = √[R 2 +(ωL−1/C) 2 ], che corrisponde al rapporto dei valori efficaci di<br />

tensione e corrente, e argomento ϕ = arctg [(ωL−1/ωC)/R], che corrisponde<br />

all'angolo formato dai fasori rappresentativi della tensione e della corrente.<br />

42


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

L'impedenza, che esprime il rapporto tra il numero complesso che rappresenta la<br />

tensione e il numero complesso che rappresenta la corrente, tiene conto dei<br />

fenomeni sia di dissipazione di energia elettrica che di accumulo di energia<br />

elettromagnetica. La <strong>parte</strong> reale del numero complesso rappresenta il fenomeno<br />

dissipativo e corrisponde alla resistenza R, nella schematizzazione con elementi<br />

in serie; la <strong>parte</strong> immaginaria, reattanza X, è associata ai fenomeni energetici di<br />

accumulo. La resistenza è una quantità sempre positiva, la reattanza può essere<br />

positiva o negativa: nel primo caso prevale l'accumulo di energia magnetica<br />

(impedenza induttiva), nel secondo quello di energia elettrostatica (impedenza<br />

capacitiva).<br />

R<br />

e i C<br />

L<br />

E<br />

R<br />

j ωL<br />

I<br />

1<br />

j ωC<br />

j ωLI<br />

RI<br />

φ<br />

V<br />

I<br />

1<br />

j ωC I<br />

a) b)<br />

Fig. E4-11 Fig. E4-12<br />

Il reciproco dell'impedenza è chiamato ammettenza: Y=1/Z.<br />

Con la rappresentazione mediante numeri complessi in forma cartesiana delle<br />

grandezze sinusoidali l'equazione integro-differenziale di equilibrio delle<br />

tensioni si trasforma in un'equazione algebrica fra numeri complessi, analoga a<br />

quella relativa ad un circuito in corrente continua a regime stazionario. Si<br />

utilizza a tale scopo un circuito (fig. E4-12a), ottenuto da quello reale (fig. E4-<br />

11) sostituendo alle grandezze elettriche i numeri complessi rappresentativi ed<br />

ai parametri circuitali R, L e C le relative impedenze R, jωL e −j/ωC.<br />

Se si utilizzano i numeri complessi in forma esponenziale si ottiene: V=Ze jϕ I ,<br />

relazione che evidenzia che il fasore rappresentativo della tensione risulta<br />

sfasato in anticipo dell'angolo ϕ rispetto a quello della corrente (come risulta<br />

dalla rappresentazione fasoriale di figura E4-12b, in cui α=0).<br />

L'andamento nel tempo della tensione risulta quindi: v(t) = √2I Z sen(ωt+α+ϕ) ;<br />

pertanto a regime stazionario la tensione è una grandezza sinusoidale, sfasata in<br />

anticipo rispetto alla corrente dell'angolo ϕ, caratteristico dell'impedenza Z, e di<br />

ampiezza pari al valore massimo della corrente moltiplicato per il modulo<br />

dell'impedenza stessa.<br />

Un bipolo comprendente sia resistori che elementi reattivi ha un comportamento<br />

di carattere induttivo o capacitivo a seconda che, in relazione alla frequenza di<br />

lavoro, sia prevalente la reattanza induttiva o quella capacitiva, mentre il suo<br />

comportamento è resistivo e il bipolo si dice in risonanza se la frequenza è tale<br />

da verificare l'uguaglianza X L = X C .<br />

43


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Le relazioni numeriche che intercorrono fra resistenza, reattanza e modulo e<br />

angolo dell'impedenza sono uguali a quelle esistenti fra cateti e ipotenusa di un<br />

triangolo rettangolo (fig. E4-13): R=Zcosϕ , X=Zsenϕ Z=√(R 2 + X 2 )<br />

Le proiezioni del fasore della corrente I secondo la direzione del fasore della<br />

tensione V e della sua normale (fig. E4-14) rappresentano rispettivamente la sua<br />

componente attiva (I a = Icosϕ) e quella reattiva (I r = Isenϕ).<br />

φ<br />

I a<br />

V<br />

Vr<br />

I<br />

I r<br />

Va<br />

Fig. E4-13 Fig. E4-14<br />

La tensione V tra i morsetti di un bipolo attivo, costituito da un'impedenza Z in<br />

serie ad un generatore di tensione E, se si attribuisce a V polarità concorde con<br />

quella del generatore, risulta: V = E ± ZI il segno + vale nel caso in cui la<br />

polarità di E è opposta al verso attribuito alla corrente I (fig. E4-15).<br />

Fig. E4-15<br />

Nel caso di due induttori mutuamente accoppiati (fig. 5-16a), si ha:<br />

V = jωL<br />

I + jωMI<br />

V = jωMI + jωL<br />

I<br />

1 1 1 2<br />

2 1 2 2<br />

da cui si deduce il circuito equivalente di figura E4-16b, in cui i due induttori<br />

sono rappresentati con le reattanze jωL 1 e jωL 2 ed il loro accoppiamento con la<br />

reattanza mutua jωΜ .<br />

a) b)<br />

Fig. E4-16<br />

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Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E4-5. Analisi di circuiti in corrente alternata sinusoidale.<br />

Per mezzo della rappresentazione fasoriale o dei numeri complessi è possibile<br />

analizzare anche circuiti elettrici comprendenti generatori che eroghino tensioni<br />

o correnti sinusoidali, purché tutte isofrequenziali.<br />

L'analisi, in modo analogo a quanto fatto nel caso dei circuiti in corrente<br />

continua, inizia con la scelta di un senso positivo arbitrario per ogni corrente.<br />

Però mentre nei circuiti in corrente continua un risultato positivo (negativo)<br />

significa che la corrente ha effettivamente il verso scelto arbitrariamente a priori<br />

(ha verso opposto), nei circuiti in corrente alternata non ci può essere una<br />

corrispondenza tra senso convenzionale e senso fisico di passaggio della<br />

corrente, che fluisce alternativamente nei due sensi.<br />

Ciò fatto anche i successivi procedimenti da seguire sia per la determinazione<br />

dell'impedenza equivalente di più impedenze fra loro comunque interconnesse,<br />

sia per il calcolo delle correnti in alcuni rami o delle d.d.p. tra alcuni punti della<br />

rete sono analoghi a quelli dei circuiti in corrente continua (principi di<br />

Kirchhoff, metodo delle correnti di ramo, metodo delle correnti di maglia,<br />

metodo di sovrapposizione degli effetti, teorema di Thevenin, ecc.). La sola<br />

differenza è costituita dal fatto che si opera su numeri complessi anziché reali.<br />

E4-6. Potenza ed energia in circuiti resistivi, induttivi e capacitivi.<br />

I fenomeni connessi con l'energia elettrica possono essere di tipo dissipativo o<br />

conservativo. Nel primo caso l'energia elettrica viene sempre ceduta dal<br />

generatore al circuito e agli utilizzatori ad esso connessi e convertita in energia<br />

di altra forma. Nel secondo caso l'energia elettrica è scambiata tra il generatore<br />

e i campi elettrici e magnetici presenti nello spazio attorno al circuito e negli<br />

utilizzatori. Tali campi assorbono energia negli intervalli di tempo in cui<br />

aumenta di intensità la tensione (campo elettrico) e/o la corrente (campo<br />

magnetico), la conservano quando tensione e/o corrente sono costanti e la<br />

restituiscono al generatore quando tensione e/o corrente diminuiscono di<br />

intensità.<br />

Si consideri un bipolo lineare passivo, alimentato da un generatore di tensione o<br />

di corrente, in regime stazionario sinusoidale. Se v(t) = V M sen(ωt+ϕ) è la d.d.p.<br />

tra i terminali del bipolo e i(t) = I M senωt la corrente che lo attraversa, la<br />

potenza istantanea p(t) che in ogni istante il generatore e il bipolo si<br />

scambiano presenta un andamento periodico (fig. E4-17) con frequenza doppia<br />

di quella della tensione e della corrente:<br />

p(t) = v(t) i(t) = V M I M sen(ωt+ϕ) senωt = VI cosϕ − VIcos(2ωt+ϕ) =<br />

= VIcosϕ −VIcosϕ cos2ωt+VIsenϕ sen2ωt =<br />

= VIcosϕ (1−cos2ωt)+VI senϕ sen2ωt.<br />

45


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Il termine VIcosϕ (1−cos2ωt), che prende il nome di potenza attiva istantanea,<br />

è sempre positivo; è nullo solo nel caso ideale di circuito puramente induttivo o<br />

capacitivo.<br />

Il termine VIsenϕ sen2ωt, che prende il nome di potenza reattiva istantanea, è<br />

nullo in assenza di induttori e/o condensatori nel circuito.<br />

p<br />

S=VI<br />

P<br />

p<br />

a<br />

P=VIcosφ<br />

φ<br />

Q=VIsenφ<br />

v<br />

i<br />

p<br />

r<br />

ωt<br />

Fig. E4-17 Fig. E4-18<br />

In regime sinusoidale la potenza è caratterizzata da tre parametri.<br />

1- Potenza attiva - valore medio in un periodo della potenza istantanea:<br />

1 t+T<br />

2 2<br />

P = p(t) dt V I cosϕ<br />

ZI cosϕ<br />

R I<br />

T<br />

∫ = = =<br />

t<br />

Tale potenza non può mai essere negativa, in quanto l'angolo fra corrente e<br />

tensione all'ingresso di un bipolo passivo è limitato fra i valori −π/2 e +π/2 e<br />

quindi il fattore di potenza cosϕ è sempre ≥ 0. Essa si misura in watt [W] con<br />

il wattmetro, strumento a quattro morsetti (fig. E4-18) due relativi al circuito<br />

amperometrico (percorso dalla corrente) e due al circuito voltmetrico<br />

(sottoposto alla tensione), che fornisce una indicazione proporzionale al<br />

prodotto del valore efficace della tensione per il valore efficace della corrente<br />

per il coseno dell'angolo di sfasamento tra tali due grandezze.<br />

La potenza attiva rappresenta la potenza effettivamente utilizzabile dai carichi e<br />

la corrispondente energia esce dal circuito elettrico in quanto negli utilizzatori si<br />

trasforma in energia meccanica, termica, luminosa, o chimica.<br />

Ad esempio nelle lampade ad incandescenza, la cui costante di tempo termica è molto maggiore di 1/100 di<br />

secondo, la temperatura del filamento e quindi il flusso luminoso dipendono praticamente solo dal valore medio<br />

della potenza assorbita; considerazioni analoghe possono essere fatte per i motori (in relazione alla loro inerzia<br />

meccanica), i forni (in relazione alla loro capacità termica), le lampade fluorescenti (in relazione alla persistenza<br />

dell'immagine sulla retina), ecc.<br />

46


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

2- Potenza reattiva - valore massimo della potenza reattiva istantanea:<br />

Q = V I senϕ= Z I 2 senϕ = X I 2 = (ωL−1/ωC) I 2<br />

Tale potenza, la cui corrispondente energia è immagazzinata nelle induttanze e<br />

nei condensatori, si misura in volt-ampère reattivi [VAR] ed è positiva o<br />

negativa a seconda che il bipolo sia un induttore o un condensatore; per<br />

convenzione si dice che i generatori cedono energia reattiva alle induttanze e<br />

assorbono energia reattiva dai condensatori.<br />

Tale potenza, come si vedrà in seguito, è fondamentale per il funzionamento<br />

delle macchine elettriche.<br />

3- Potenza apparente - ampiezza della oscillazione della potenza istantanea<br />

attorno al suo valore medio (fig. E4-17):<br />

S = V I = Z I 2<br />

tale potenza, che è detta anche di dimensionamento poiché in base a V ed I si<br />

dimensionano, rispettivamente, l'isolamento tra i conduttori e la loro sezione, si<br />

misura in volt-ampere [VA].<br />

Le potenze attiva, reattiva e apparente, pur avendo tutte le stesse dimensioni<br />

fisiche, sono misurate con unità diverse (rispettivamente W, VAR e VA) per<br />

tener conto del loro diverso significato. Fra P, Q e S esistono relazioni analoghe<br />

a quelle fra R, X e Z, esprimibili graficamente mediante il triangolo rettangolo<br />

delle potenze (fig. E4-19 per carico induttivo):<br />

cosϕ = P S<br />

S = P 2 +Q 2<br />

S<br />

Q<br />

senϕ = Q S<br />

ϕ = arctg Q P<br />

ϕ<br />

P<br />

Fig. E4-19<br />

Potenza complessa. Si ottiene moltiplicando il numero complesso rappresentativo della tensione V per il<br />

complesso coniugato I del numero rappresentativo della corrente I: V*I=P+jQ. Essa è dunque rappresentabile<br />

con un vettore, la cui <strong>parte</strong> reale è la potenza attiva, la cui <strong>parte</strong> complessa è la potenza reattiva e la cui ampiezza<br />

è la potenza apparente e che forma con l'asse reale un angolo che coincide con lo sfasamento tra la tensione e la<br />

corrente. In un circuito resistivo puro, essendo ϕ=0 , la potenza reattiva è nulla.<br />

In un circuito puramente induttivo o puramente capacitivo essendo:<br />

w L (t) = Li 2 2<br />

/2 = LI M sen 2 ωt/2 = LI 2 (1−cos2ωt)/2<br />

w C (t) = Cv 2 /2 = CV 2 cos 2 ωt/2 = CV 2 (1+cos2ωt)/2<br />

la potenza reattiva istantanea (fig. E4-22) vale rispettivamente:<br />

p L (t) = dw L /dt = ωLI 2 sen2ωt<br />

p C (t) = dw C /dt = − ωCV 2 sen2ωt = − (I 2 /ωC) sen2ωt.<br />

Le aree limitate dalla curva della potenza istantanea e dall'asse dei tempi nella figura E4-22 sono proporzionali<br />

all'energia scambiata fra il circuito ed i campi magnetico e elettrico, rispettivamente. Le aree contrassegnate con<br />

il segno positivo indicano l'energia trasferita dal generatore al campo magnetico dell'induttore (elettrico del<br />

condensatore), mentre le aree contrassegnate con il segno negativo si riferiscono all'energia che l'induttore (il<br />

condensatore) restituisce al generatore. Poiché queste aree sono uguali il trasferimento di energia è nullo in un<br />

periodo.<br />

47


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

p<br />

P=S=VI<br />

i<br />

p<br />

L<br />

v<br />

i<br />

v<br />

p<br />

C<br />

0 t 0<br />

t<br />

i<br />

i<br />

v<br />

Fig. E4-21 Fig. E4-22<br />

0<br />

t<br />

Per convenzione gli induttori vengono considerati carichi di potenza reattiva e i condensatori generatori di<br />

potenza reattiva. Nelle figure E4-23a e E4-23b le frecce indicano lo scambio di energia tra generatore elettrico e<br />

rispettivamente campo magnetico e campo elettrostatico.<br />

Fig. E4-23a<br />

Fig. E4-23b<br />

E4-7. Teorema di Boucherot.<br />

Il teorema di Boucherot esprime il principio di conservazione della potenza;<br />

esso afferma che in una rete comunque complessa in regime stazionario<br />

sinusoidale la somma aritmetica delle potenze attive erogate dai generatori è<br />

uguale alla somma aritmetica delle potenze attive assorbite dagli utilizzatori e<br />

che la somma algebrica delle potenze reattive erogate dai generatori è uguale<br />

alla somma algebrica delle potenze reattive assorbite dagli utilizzatori:<br />

Σ P j = Σ R j I j<br />

2<br />

Σ Q j = Σ X j I j<br />

2<br />

Il suddetto principio non vale per la potenza apparente, infatti si ha:<br />

S = √ [(Σ P j ) 2 + (Σ Q j ) 2 ] ≠ √Σ[P j 2 + Q j 2 ] .<br />

48


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E4-8. Rifasamento.<br />

La gran <strong>parte</strong> dei carichi elettrici sono di tipo ohmico-induttivo e pertanto<br />

assorbono dalla rete una corrente, sfasata in ritardo rispetto alla tensione di<br />

alimentazione, la cui componente in fase (corrente attiva I a ) è destinata al lavoro<br />

utile prodotto e la cui componente sfasata in ritardo di π/2 (corrente<br />

magnetizzante I m ) è destinata alla creazione dei campi magnetici indispensabili<br />

per il funzionamento dei suddetti carichi.<br />

Gli utilizzatori con basso fattore di potenza sono essenzialmente: i motori asincroni, i trasformatori, gli impianti<br />

di saldatura elettrica, i forni ad induzione, le lampade a scarica nei gas e i convertitori a.c./d.c. Il cosϕ delle<br />

lampade a scarica è circa 0,5, però in genere tali lampade sono vendute già rifasate con un piccolo condensatore.<br />

Ne consegue che un dato carico, a parità della corrente attiva necessaria e<br />

quindi dell'energia assorbita e del conseguente importo pagato dall'utente alla<br />

azienda fornitrice, assorbe una corrente complessiva tanto maggiore quanto<br />

maggiore è la componente reattiva. Pertanto gli utenti i cui carichi sono<br />

caratterizzati da un basso fattore di potenza comportano per le aziende<br />

distributrici di energia elettrica un aumento dei costi sia a causa delle maggiori<br />

perdite di energia per effetto Joule in tutto il sistema a monte sia per la necessità<br />

di dover sovradimensionare i macchinari e le linee di distribuzione al fine di<br />

aumentare la capacità di trasporto e di contenere le cadute di tensione al di sotto<br />

dei limiti imposti.<br />

Con riferimento ad un impianto costituito da generatore, linea e carico si possono infatti fare le seguenti<br />

osservazioni:<br />

- a parità di potenza attiva, la potenza apparente risulta inversamente proporzionale al fattore di potenza<br />

(S=P/cosϕ); poiché le macchine di produzione e di trasformazione dell'energia elettrica vengono dimensionate in<br />

funzione delle potenza apparente, un basso fattore di potenza richiede l'utilizzo di macchine di maggiori<br />

dimensioni e quindi più costose;<br />

- a parità di altre condizioni la potenza dissipata per effetto Joule sulla linea risulta inversamente proporzionale al<br />

quadrato del fattore di potenza [P J = ρ L P 2 /(S cu V 2 cos 2 ϕ)] pertanto per limitare le perdite, in presenza di bassi<br />

valori del fattore di potenza, occorre aumentare la sezione S cu dei conduttori, il che si traduce in maggior costo<br />

dell'impianto;<br />

- la caduta di tensione in linea è: ∆V=(R L cosϕ+X L senϕ) P/(Vcosϕ); al diminuire di cosϕ aumenta senϕ ed il<br />

termine R L cosϕ +X L senϕ rimane praticamente costante, mentre il termine P/(Vcosϕ) aumenta,; per limitare la<br />

conseguente maggior caduta di tensione è necessario diminuire R L e quindi aumentare la sezione dei conduttori.<br />

Pertanto l'Ente Distributore dell'energia elettrica, dato che, come risulta dalle<br />

precedenti considerazioni, per fornire una potenza P deve sostenere un onere<br />

finanziario tanto maggiore quanto minore è il fattore di potenza, ha imposto<br />

clausole contrattuali che di fatto obbligano gli utenti a rifasare il proprio<br />

impianto (almeno fino ad un fattore di potenza medio mensile ≥ 0,9).<br />

A tale proposito un provvedimento del CIP (Comitato Interministeriali Prezzi) ha stabilito che:<br />

- per cos ϕ < 0,7 è obbligatorio effettuare il rifasamento dell'impianto;<br />

- per 0.7 ≤ cos ϕ ≤ 0,9 non esiste l'obbligo del rifasamento ma viene fatta pagare all'utente una quota di energia<br />

reattiva. La decisione se effettuare o meno il rifasamento viene presa dall'utente sulla base di criteri di<br />

convenienza economica;<br />

- per cos ϕ ≥ 0,9 non esiste l'obbligo del rifasamento e l'utente non paga nessuna quota di energia reattiva.<br />

Il risparmio conseguente al rifasamento è tale da determinare mediamente un rientro dell'investimento per<br />

l'impianto di rifasamento nell'arco di 12-15 mesi.<br />

49


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Per rifasare, cioè ridurre, a parità di energia attiva trasportata, l'entità di energia<br />

reattiva che circola in linea, occorre produrre questa energia il più vicino<br />

possibile al luogo dove è richiesta. In tal modo l'energia reattiva necessaria al<br />

funzionamento di un dato carico, viene scambiata in loco anziché tra il carico e<br />

il generatore in centrale, sgravando quindi la centrale e la linea di trasporto che<br />

deve così trasferire quasi esclusivamente energia attiva.<br />

Dal punto di vista energetico, in assenza di rifasamento la linea trasmette sia il<br />

flusso unidirezionale di potenza attiva, sia quello alternativo di potenza reattiva.<br />

Nel caso di rifasamento totale, il flusso alternativo di potenza reattiva non<br />

interessa la linea; nel caso di rifasamento parziale, sulla linea transita il residuo<br />

flusso alternativo di potenza reattiva.<br />

I mezzi per produrre energia reattiva sono sostanzialmente due: batterie di<br />

condensatori, motore sincrono sovraeccitato. Entrambi assorbono dalla rete una<br />

corrente sfasata di 90° in anticipo sulla tensione, corrente che può compensare<br />

in tutto o in <strong>parte</strong> la corrente sfasata di 90° in ritardo corrispondente alla energia<br />

reattiva richiesta dal carico.<br />

Si consideri un carico ohmico-induttivo alimentato da un generatore tramite una<br />

linea (fig. E4-24); dal corrispondente diagramma fasoriale si osserva che, fissata<br />

la tensione V, per una data potenza P la corrente che percorre la linea e il carico<br />

diminuisce all'aumentare del cosϕ .<br />

Infatti: P = V I cosϕ = V I L cosϕ = V I L ' cosϕ '<br />

da cui: I L ' = I L cosϕ / cosϕ ' ed essendo cosϕ ' > cosϕ è I L ' < I L .<br />

Fig. E4-24 Fig. E4-25<br />

50


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Se in parallelo al carico si pone un condensatore (fig. E4-25) la corrente di linea<br />

risulta:<br />

V V V<br />

IL<br />

= I + IC<br />

= + jωCV = cosϕ− j s enϕ+<br />

jωCV<br />

R+<br />

jωL Z Z<br />

Si ha pertanto una riduzione della corrente in linea [in quanto la corrente<br />

capacitiva jωCV compensa in <strong>parte</strong> la componente induttiva –j(V/Z)senϕ della<br />

corrente assorbita dal carico] con conseguenti minori perdite per effetto Joule e<br />

minore caduta di tensione in linea, mentre risulta invariata la potenza assorbita<br />

dal carico dato che: I L 'cos ϕ ' = I cos ϕ<br />

Quindi la linea di alimentazione fornisce al complesso ''carico + condensatore''<br />

la stessa potenza attiva, che avrebbe fornito al solo carico, ma una minor<br />

potenza reattiva, dato che una <strong>parte</strong> viene prodotta ''in loco'' dal condensatore.<br />

Se la capacità del condensatore è tale da realizzare un rifasamento totale, la<br />

corrente di linea I L ' risulta in fase con la tensione sul carico V. Nella pratica il<br />

rifasamento totale non viene mai effettuato ma è sufficiente che lo sfasamento<br />

fra V e I L ' sia tale da determinare un fattore di potenza non inferiore a 0,9.<br />

Indicando con ϕ ' l'angolo di fase residuo che si vuole ottenere (fig. E4-25),<br />

deve essere:<br />

V<br />

V<br />

senϕ − ω C V = cos ϕ tgϕ'<br />

Z<br />

Z<br />

e quindi il valore della capacità del condensatore risulta:<br />

senϕ−cos ϕ tgϕ' ωL −Rtgϕ'<br />

C = =<br />

2<br />

ω Z<br />

ω Z<br />

Il calcolo della capacità del condensatore di rifasamento può eseguirsi anche,<br />

nota la potenza attiva richiesta dal carico ed il relativo fattore di potenza,<br />

ricavando, in base al bilancio delle potenze reattive, la potenza reattiva<br />

capacitiva necessaria per aumentare il fattore di potenza da cosϕ a cosϕ'.<br />

Indicando con Q L '=Ptgϕ', Q=Ptgϕ e Q C =-ωCV 2 le potenze reattive di linea, del<br />

carico e del condensatore, essendo: Q L '=Q C +Q la capacità necessaria per<br />

effettuare il rifasamento di un carico risulta:<br />

tgϕ−tgϕ'<br />

tgϕ−tgϕ'<br />

C= P = cosϕ<br />

2<br />

ωV<br />

ω Z<br />

Nella pratica, poiché il valore della potenza attiva e del fattore di potenza sono<br />

spesso variabili nel tempo, per effettuare il rifasamento è necessario conoscere il<br />

diagramma di carico dell'impianto da rifasare, ovvero le curve della potenza o<br />

dell'energia attiva e reattiva in funzione del tempo.<br />

51


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

La scelta del tipo di impianto di rifasamento più adatto viene fatta sulla base dei seguenti fattori: tipi di<br />

apparecchi utilizzatori, loro dislocazione, potenze e curve di carico dei vari utilizzatori. Varie sono le tipologie<br />

previste per effettuare il rifasamento.<br />

Rifasamento distribuito si realizza installando in corrispondenza di ogni apparecchio utilizzatore un<br />

condensatore. Poiché i vantaggi del rifasamento si fanno sentire su tutta la rete a monte, è evidente la<br />

convenienza da un punto di vista tecnico di un rifasamento il più capillare possibile, ossia la convenienza di<br />

installare i condensatori il più vicino possibile ai luoghi dove la potenza induttiva è assorbita, e quindi ai<br />

morsetti degli apparecchi utilizzatori. Però il costo dell'installazione e la variabilità delle condizioni di lavoro dei<br />

carichi rendono questa soluzione costosa (il costo al kVAR dei condensatori aumenta al diminuire della potenza)<br />

e difficile da attuare (risulta comunque la soluzione utilizzata dai costruttori per rifasare le lampade<br />

fluorescenti). Essa è ideale nel caso di pochi utilizzatori di notevole potenza.<br />

Rifasamento di gruppi di carichi si realizza mediante impianti automatici, che garantiscono il rifasamento di<br />

più utilizzatori, seguendone la richiesta di energia reattiva. Si utilizza questa tipologia quando è possibile<br />

suddividere l'impianto in gruppi di utilizzatori di caratteristiche omogenee e consiste nel rifasare con un unico<br />

condensatore un intero gruppo di utilizzatori. Tale soluzione lascia non compensati i cavi dei singoli carichi.<br />

Per aziende che hanno utilizzatori di elevata potenza, una soluzione tecnico-economica vantaggiosa potrebbe<br />

essere quella di rifasare localmente i grossi carichi e centralmente la potenza rimanente.<br />

Rifasamento centralizzato si realizza installando un'unica batteria di condensatori in corrispondenza del<br />

trasformatore o del punto di consegna dell'energia. Questa è la soluzione più utilizzata, più economica e più<br />

semplice per aziende di piccola e media dimensione, anche se in questo caso le linee elettriche interne allo<br />

stabilimento non risultano alleggerite dal contributo di potenza reattiva fornito.<br />

Rifasamento centralizzato a potenza modulabile. Il rifasamento viene attuato ancora a monte dell’intero<br />

impianto ma la potenza reattiva viene suddivisa in un certo numero di batterie, in modo da poter variare la<br />

potenza reattiva in funzione delle esigenze del carico e ottenere così un cos ϕ pressochè costante in tutte le<br />

situazioni. Il comando delle batterie avviene di solito automaticamente mediante un opportuno regolatore. Il<br />

rifasamento automatico centralizzato, dato l’elevato costo, deve essere realizzato solo quando è veramente<br />

necessario.<br />

Rifasamento misto Soluzione che utilizza tutte o <strong>parte</strong> delle tipologie prima descritte.<br />

I principali dati da specificare nell’ordinazione dei condensatori di rifasamento sono:<br />

- tensione nominale, deve essere maggiore di quella di esercizio dell’impianto da rifasare,<br />

- frequenza nominale, uguale a quella di rete,<br />

- potenza nominale, è la potenza a tensione e frequenza nominali espressa in kVAR,<br />

- casse di temperatura ambiente, intervallo di temperatura entro cui sono garantite le caratteristiche del<br />

prodotto,<br />

- tipo d’installazione, per interno o per esterno, per posa verticale o per altre posizioni,<br />

- contrassegno di riferimento alle norme, indica le norme tecniche a cui il prodotto è conforme<br />

- massima corrente ammessa in servizio, viene espressa come multiplo della corrente nominale ed è in genere<br />

pari a 1,3 I N .<br />

52


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

<strong>Capitolo</strong> E5 - ANALISI DI CIRCUITI LINEARI IN<br />

REGIME PERIODICO NON SINUSOIDALE<br />

Nel caso di grandezze sinusoidali la rappresentazione in forma grafica mediante<br />

fasori o in forma analitica mediante numeri complessi consente, come si è visto,<br />

di analizzare il funzionamento di circuiti in regime stazionario utilizzando<br />

tecniche simili a quelle impiegate nel caso dei circuiti in corrente continua.<br />

Il regime sinusoidale rappresenta però una condizione che nella pratica spesso<br />

non si verifica o si verifica con una certa approssimazione.<br />

Tuttavia poiché, mediante la scomposizione in serie di Fourier, ogni forma<br />

d'onda periodica non sinusoidale può essere scomposta nella somma di<br />

sinusoidi con frequenza multipla della propria frequenza e di un termine<br />

costante, è possibile nel caso di circuiti lineari scomporre il problema in più casi<br />

da risolvere singolarmente e applicare quindi il principio di sovrapposizione<br />

degli effetti.<br />

E5-1. Scomposizione in serie di Fourier.<br />

Una funzione periodica f(t) può espandersi in serie di Fourier come somma di<br />

un termine costante e di funzioni cosinusoidali e sinusoidali di frequenza<br />

crescente:<br />

f ( t) ≅ A + A cosωt + A cos 2 ωt + .... + A cos nωt + B sen ωt + B sen 2 ωt + .... + B sen nωt<br />

0 1 2 n<br />

1 2<br />

dove: ω=2π/T=2πf<br />

2<br />

An<br />

= f ( t)cos<br />

nωt dt<br />

T<br />

∫T<br />

B<br />

n<br />

2<br />

=<br />

T<br />

∫<br />

T<br />

f () t sen nωt dt<br />

In molti casi conviene esprimere la serie di Fourier come somma di un termine<br />

costante e di termini in cui compare una sola funzione sinusoidale per ciascuna<br />

armonica:<br />

∞<br />

∑<br />

f () t = C + C sen ( nωt<br />

+ α )<br />

0<br />

n=<br />

1<br />

n<br />

2 2 −1<br />

dove: α<br />

n<br />

An<br />

C0 = A0 Cn = An + Bn n<br />

= tg ( + π, se Bn<br />

< 0)<br />

B<br />

Il termine C 0 rappresenta la componente continua di f(t); il termine C 1<br />

sen(ωt+α 1 ) la componente fondamentale, o prima armonica, i rimanenti termini<br />

le armoniche di n-esimo ordine.<br />

Nel caso molto comune in <strong>Elettrotecnica</strong> di funzioni alternate C 0 = 0 e se vi è<br />

simmetria di comportamento della funzione f(t) = −f(t+T/2) sono presenti solo i<br />

termini sinusoidali dispari.<br />

Oltre che dalle sue componenti armoniche, una grandezza periodica f(t) è caratterizzata anche da altri parametri,<br />

tra cui:<br />

- il valore di picco (valore massimo assoluto nel periodo);<br />

- il valore efficace (radice quadrata della somma dei quadrati dei valori efficaci delle singole armoniche);<br />

- la distorsione armonica totale (rapporto fra il valore efficace delle armoniche e quello della funzione).<br />

n<br />

n<br />

53


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E5-2. Potenza nei circuiti con grandezze periodiche.<br />

La potenza attiva prodotta da tensioni e correnti periodiche non sinusoidali è<br />

ancora definita come valor medio della potenza istantanea in un periodo T della<br />

potenza stessa e pertanto risulta:<br />

1 T<br />

∫<br />

( ) ( )<br />

P = v t ⋅i t dt<br />

T<br />

0<br />

1 T<br />

0 ( ) 0<br />

( )<br />

0 ⎣<br />

⎡ ∑ nM<br />

ω<br />

n<br />

n<br />

α ⎤⎡<br />

vn ⎦⎣ ∑n<br />

nM<br />

ωn α ⎤<br />

in ⎦<br />

∫<br />

= V + V sen t + I +<br />

T<br />

I sen t + dt<br />

e poiché solo i prodotti delle componenti isofrequenziali di corrente e tensione<br />

contribuiscono al valor medio della potenza, si ha:<br />

P= V0 I0+∑ V I cosϕ<br />

con ϕ n =α vn −α in .<br />

n<br />

n n n<br />

Pertanto la potenza attiva in regime stazionario periodico non sinusoidale con<br />

carichi lineari è uguale alla somma delle potenze attive generate da ogni singola<br />

armonica della tensione e della corrente nel caso in cui agisca da sola nel<br />

circuito.<br />

Per analogia si definisce potenza reattiva Q la somma delle potenze reattive:<br />

=∑<br />

Q V I senϕ<br />

n<br />

n n n<br />

e potenza apparente il prodotto dei valori efficaci della tensione e della corrente:<br />

∑<br />

∞<br />

n = 1<br />

2<br />

n<br />

∑<br />

∞<br />

n = 1<br />

S = V I = V I<br />

2<br />

n<br />

Il fattore di potenza nel caso di grandezze periodiche non sinusoidali non può<br />

più definirsi come coseno dell'angolo di fase fra la tensione e la corrente, perché<br />

si hanno tanti angoli di fase quante sono le coppie armoniche di tensione e<br />

corrente; per questo motivo viene definito come rapporto fra la potenza attiva e<br />

quella apparente.<br />

54


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Nelle figure E5-1 e E5-2 è riportata la scomposizione in serie di Fourier di una<br />

funzione periodica rettangolare, limitandola alla 15 a armonica.<br />

Fig. E5-1<br />

Fig. E5-2<br />

55


E6-1 Introduzione<br />

Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

<strong>Capitolo</strong> E6 - SISTEMI TRIFASI.<br />

La produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia elettrica avviene quasi<br />

esclusivamente per mezzo di sistemi (generatori, trasformatori e linee) trifasi in<br />

corrente sinusoidale (fig. E6-1).<br />

Fig. E6-1<br />

L'utilizzo dell'energia elettrica avviene invece sia con carichi trifasi (prevalenti<br />

in ambito industriale) sia con carichi monofasi (prevalenti in ambito civile,<br />

prelevando tensione tra uno dei tre conduttori di linea e il neutro - fig. E6-2).<br />

Fig. E6-2<br />

56


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E6-2 Generatori e carichi trifasi.<br />

Un sistema trifase si ottiene unendo fra loro tre sistemi monofasi (fig. E6-3).<br />

Fig. E6-3<br />

Le fasi dei generatori (e dei carichi) possono essere collegate:<br />

- a stella (figg. E6-4a e E6-4b), unendo i tre ingressi (centro stella) e derivando<br />

dalle tre uscite una linea trifase a tre conduttori; derivando dal centro stella un<br />

ulteriore conduttore (neutro N), si ha una linea trifase a quattro conduttori;<br />

- a triangolo (figg. E6-5a e E6-5b) unendo l'ingresso di ogni fase con l'uscita<br />

della fase sfasata in ritardo di 2π/3 e derivando dai punti di collegamento una<br />

linea trifase a tre conduttori, la sola possibile con questo tipo di collegamento.<br />

Fig. E6-4a<br />

Fig. E6-4b<br />

Fig. E6-5a<br />

Fig. E6-5b<br />

57


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E6-3 Sistemi trifasi simmetrici ed equilibrati.<br />

Un sistema trifase di tensioni sinusoidali si dice simmetrico se le tre tensioni<br />

hanno uguale ampiezza e frequenza e sono sfasate fra loro di un angolo pari a<br />

2π/3 (E6-6).<br />

v 1 (t) = V M senωt<br />

V 1 = V<br />

v 2 (t) = V M sen(ωt−2π/3) V 2 = V (cos120°+j sen 120°) = V (−1/2−j 3/2)<br />

v 3 (t) = V M sen(ωt−4π/3) V 3 = V (cos240°+j sen 240°) = V (−1/2+j 3/2)<br />

V<br />

3<br />

V1<br />

Fig. E6-6<br />

Indicato con: a = e j2π/3 = −1/2+j 3/2 il fattore di rotazione che moltiplicato per<br />

un fasore lo fa ruotare di 2π/3 in senso antiorario lasciandone immutato il<br />

modulo, una terna simmetrica di tensioni si può esprimere anche nel seguente<br />

modo: V 1 V 2 = a 2 V 1 V 3 = aV 1<br />

Dove il posizionamento della prima tensione V 1 è del tutto arbitrario e<br />

ovviamente da tale scelta dipendono poi le posizioni delle altre due tensioni.<br />

Le terne di tensioni che non hanno le caratteristiche delle terne simmetriche si<br />

dicono dissimmetriche.<br />

Moltiplicando un generico fasore che chiameremo vettore origine (ad esempio E 1 =jE in figura E6-7),<br />

successivamente per 1, a 2 , a si ottiene una terna diretta, moltiplicandolo per 1, a, a 2 si ottiene una terna<br />

inversa, moltiplicandolo poi per 1, 1, 1 si ottiene una terna omopolare costituita da tre fasori uguali e paralleli).<br />

V2<br />

Fig. E6-7<br />

Ogni terna dissimmetrica è scomponibile in una terna diretta, una terna inversa ed una terna omopolare.<br />

Indicando rispettivamente con E 0 , E d , Ei, i vettori origine delle tre terne, se E 1 , E 2 , E 3 sono i vettori della terna<br />

dissimmetrica, si può scrivere:<br />

E 1 = E o + E d + E i E 2 = E o + a 2 E d + a E i E 3 = E o + a E d + a 2 E i<br />

da cui si possono ricavare le tre incognite E 0 , E d , E i :<br />

E o = (1/3) [E 1 + E 2 + E 3 ] E d = (1/3) [E 1 + a E 2 + a 2 E 3 ] E i = (1/3) [E 1 + a 2 E 2 + a E 3 ]<br />

Relazioni utili nello studio di reti trifasi dissimmetriche in quanto consentono di utilizzare le semplificazioni di<br />

calcolo proprie delle reti simmetriche.<br />

58


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Un carico trifase si dice equilibrato se le impedenze dei tre bipoli passivi che<br />

lo costituiscono sono uguali Z 1 =Z 2 =Z 3 .<br />

Se un carico trifase equilibrato viene alimentato da un sistema simmetrico di<br />

tensioni le corrispondenti correnti assumono le seguenti espressioni:<br />

i 1 (t) = I M sen(ωt−ϕ) I 1 = V 1 /Z = (V/Z) (cosϕ+ j senϕ)<br />

i 2 (t) = I M sen(ωt−2π/3−ϕ) I 2 = (V/Z) [cos(ϕ+120°)+ j sen(ϕ+120°)] = a 2 I 1<br />

i 3 (t) = I M sen(ωt−4π/3−ϕ) I 3 = (V/Z) [cos(ϕ+240°)+ j sen(ϕ+240°)] = a I 1<br />

con: I M = V M /Z e ϕ = tg −1 (X/R).<br />

Un tale sistema di correnti sinusoidali di uguale ampiezza e frequenza e sfasate<br />

fra loro di un angolo pari a 2π/3 costituisce una sistema trifase equilibrato di<br />

correnti (fig. E6-8).<br />

V<br />

3<br />

ϕ<br />

I 3<br />

I 2<br />

ϕ<br />

ϕ<br />

I 1<br />

V<br />

1<br />

V<br />

2<br />

Fig. E6-8<br />

Le terne di correnti che non hanno le caratteristiche di quelle equilibrate si<br />

dicono squilibrate.<br />

La connessione a stella o a triangolo tra le fasi dei carichi è indipendente dal<br />

tipo di collegamento delle fasi del generatore che li alimenta, salvo il caso di<br />

carichi a stella con neutro. Se manca il neutro è infatti possibile trasformare un<br />

circuito a stella in uno equivalente a triangolo e viceversa.<br />

59


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E6-4 Grandezze di fase e grandezze di linea.<br />

Per qualsiasi dispositivo trifase (generatore, trasformatore, o carico), con le fasi<br />

connesse sia a stella che a triangolo, si chiamano:<br />

- grandezze di fase le correnti che circolano nelle fasi (indicate con I 1 I 2 I 3 nel<br />

caso di fasi connesse a stella, con I 12 I 23 I 31 nel caso di fasi connesse a triangolo)<br />

e le tensioni tra i due morsetti di ogni fase (indicate con E 1 E 2 E 3 nel caso di fasi<br />

connesse a stella, con E 12 E 23 E 31 nel caso di fasi connesse a triangolo);<br />

- grandezze di linea le correnti che circolano nei conduttori di linea (indicate<br />

con I 1 I 2 I 3 ) e le tensioni tra questi conduttori, dette anche tensioni concatenate<br />

(indicate con V 12 V 23 V 31 ); quando non esplicitamente specificato ci si riferisce<br />

sempre alle grandezze di linea.<br />

Nei dispositivi trifasi con le fasi connesse a stella (fig. E6-9a) le correnti di<br />

linea coincidono con quelle di fase: I l = I f ; mentre le tensioni di linea sono<br />

uguali alla differenza fra due consecutive tensioni di fase:<br />

V 12 = E 1 − E 2<br />

V 23 = E 2 − E 3<br />

V 31 = E 3 − E 1<br />

E pertanto se la terna delle tensioni è simmetrica hanno ampiezza 3 volte più<br />

grande di quelle di fase e sono sfasate in anticipo rispetto a queste di π/6 (in fig.<br />

E6-9b): V l = 3 V f e jπ/6 .<br />

N<br />

E 1 I 1 1 V<br />

I _<br />

12<br />

E 2<br />

2<br />

2<br />

V<br />

I<br />

3 3 _<br />

23<br />

E 3 I<br />

n<br />

+<br />

+<br />

_<br />

V 31<br />

+<br />

n<br />

Fig. E6-9<br />

a) b)<br />

Nei dispositivi trifasi con le fasi connesse a triangolo (fig. E6-10a) le tensioni<br />

di linea coincidono con le tensioni di fase V l = V f ; mentre le correnti di linea<br />

sono uguali alla differenza fra due consecutive correnti di fase:<br />

I 1 = I 12 − I 31<br />

I 2 = I 23 − I 12<br />

I 3 = I 31 − I 23<br />

60


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

e nel caso di terna di correnti equilibrata hanno ampiezza 3 volte più grande di<br />

quelle di fase e sono sfasate in ritardo rispetto a queste ultime di π/6 (fig. E6-<br />

10b) I l = 3 I f e - jπ/6 .<br />

E<br />

31<br />

1<br />

2<br />

E<br />

12<br />

I<br />

I<br />

1<br />

2<br />

I<br />

12<br />

I 31<br />

E<br />

23<br />

I<br />

3 3<br />

I<br />

23<br />

a) b)<br />

Fig. E6-10<br />

Nella realtà i sistemi trifasi si possono considerare praticamente simmetrici ma<br />

non sono equilibrati, anche se si cerca per quanto possibile di renderli tali<br />

distribuendo i carichi monofasi in modo abbastanza uniforme tra i tre conduttori<br />

di linea ed il filo neutro (fig. E6-11).<br />

Fig. E6-11<br />

Il sistema di trasmissione dell'energia costituito da tre conduttori di linea e dal<br />

conduttore neutro è tipico delle reti di distribuzione a bassa tensione. La<br />

presenza di carichi monofasi comporta in generale un sistema di correnti<br />

squilibrato a risultante non nulla; però, poiché si tende ad allacciare i carichi<br />

monofasi sui tre conduttori di linea in modo abbastanza equilibrato, la corrente<br />

nel neutro è sempre inferiore a quella di linea e la relativa sezione è in genere il<br />

50% di quella dei conduttori di linea.<br />

61


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E6-5 Sistemi trifasi dissimmetrici e squilibrati.<br />

La condizione più generale di funzionamento dei sistemi trifasi è quella in cui<br />

carichi squilibrati sono sottoposti a terne di tensioni dissimmetriche.<br />

In tale caso, i fasori delle tensioni concatenate V 12 V 23 V 31 formano un<br />

triangolo, mentre quelli delle tensioni stellate V 1n V 2n V 3n fra ciascun<br />

conduttore di linea ed il centro stella n delle tre impedenze Z 1 Z 2 Z 3 collegate<br />

alla linea, hanno l'origine in comune e l'altro estremo coincidente con un vertice<br />

del triangolo (fig.E6-12).<br />

+ +<br />

V_<br />

V31<br />

+<br />

_ V _<br />

12<br />

23<br />

V 1n<br />

+<br />

+<br />

V 2n<br />

Z1<br />

Z2<br />

Z<br />

_<br />

n _<br />

+<br />

V<br />

3 3n<br />

_<br />

Fig. E6-12<br />

1<br />

V 12<br />

V 1n V 1n'<br />

n V 2n<br />

V 3n<br />

n' V 2n'<br />

V31<br />

V 3n' V23<br />

3<br />

2<br />

Al variare delle tre impedenze del carico a stella (ferme restando le tensioni di<br />

linea) si hanno infiniti centri stella e quindi infinite terne di tensioni stellate.<br />

In particolare nel caso di impedenze tutte uguali il centro stella cade nel<br />

baricentro del triangolo delle tensioni di linea.<br />

La presenza di una dissimetria delle tensioni (definita come 100 volte il valore assoluto della massima deviazione<br />

della tensione di linea dal valore medio delle tensioni del sistema trifase diviso per tale valore medio) comporta<br />

un notevole squilibrio (6÷8 volte maggiore) delle correnti assorbite dai motori trifase alimentati con conseguente<br />

degrado delle prestazioni e riduzione della loro vita. Uno squilibrio delle correnti provoca infatti pulsazioni di<br />

coppia e quindi maggiori vibrazioni, stress meccanici, perdite e sovrariscaldamento con conseguente minore<br />

durata degli isolanti degli avvolgimenti.<br />

La dissimetria delle tensioni ai morsetti dei motori non deve superare l'1%, in caso contrario essi devono essere<br />

declassati.<br />

62


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E6-6 Modello monofase equivalente.<br />

Lo studio di un sistema trifase simmetrico ed equilibrato si può effettuare in<br />

modo semplificato utilizzando un modello monofase equivalente.<br />

Il procedimento è il seguente:<br />

- trasformare a stella di tutti i generatori e i carichi a triangolo (fig. E6-13);<br />

- collegare fra loro tutti i centri stella dei generatori e dei carichi con un<br />

conduttore ideale (fig. E6-14), la cui inserzione non altera il funzionamento del<br />

sistema in quanto, essendo tutti i centri stella allo stesso potenziale, in esso non<br />

circola corrente;<br />

- prendere in esame solo gli elementi circuitali relativi ad una fase (che<br />

costituiscono il circuito monofase equivalente - fig. E6-15) e calcolarne le<br />

relative correnti;<br />

- note tali correnti, quelle relative alle altre due fasi hanno ampiezza uguale e<br />

sono sfasate in ritardo rispettivamente di 2π/3 e 4π/3.<br />

- le correnti relative ai generatori ed ai carichi collegati a triangolo, si deducono<br />

da quelle dei circuiti equivalenti a stella, applicando la trasformazione in senso<br />

opposto: I ∆ = I eq-Υ / 3 e jπ/6 .<br />

E31<br />

Ig31<br />

I g12<br />

Ig23<br />

1<br />

2<br />

3<br />

I 1<br />

E12<br />

I 2<br />

E23<br />

I 3<br />

ZA<br />

ZA<br />

ZA<br />

1'<br />

2'<br />

I B1 I I<br />

B2 B3<br />

ZB<br />

n ZB<br />

ZB<br />

1"<br />

I' 1 ZC<br />

I12<br />

ZD<br />

Z<br />

I'<br />

2" D<br />

2 ZC<br />

I23<br />

Z<br />

I' Z<br />

D<br />

3' 3 C<br />

3"<br />

I31<br />

N<br />

E<br />

1 I<br />

1'<br />

1 1 Z<br />

I'<br />

A<br />

1<br />

2<br />

E I<br />

2' I' 2 2 ZA<br />

2<br />

3<br />

3'<br />

E<br />

I 3 3<br />

I'<br />

Z<br />

3<br />

A I B1 IB2<br />

I B3<br />

Z Z<br />

B n B ZB<br />

ZC<br />

ZC<br />

ZC<br />

Z D 3<br />

Z D 3<br />

Z D 3<br />

n'<br />

Fig. E6-13 Fig. E6-14<br />

N<br />

E1<br />

1 I 1' 1 Z<br />

I'<br />

A<br />

1<br />

ZC<br />

Z D 3<br />

I B1<br />

Z<br />

B<br />

n'<br />

n<br />

Fig. E6-15<br />

63


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E6-7 Potenza nei sistemi trifasi.<br />

Nel caso di un carico trifase equilibrato alimentato da un sistema simmetrico di<br />

tensioni, indicando con V f e I f le grandezze di fase e con V l e I l quelle di linea,<br />

le potenze attiva, reattiva ed apparente del carico, per il teorema di Boucherot, il<br />

triangolo delle potenze e le relazioni tra grandezze di fase e di linea, risultano:<br />

P = P 1 +P 2 +P 3 = 3V f I f cosϕ f = 3 V l I l cosϕ f<br />

Q = Q 1 +Q 2 +Q 3 = 3V f I f senϕ f = 3 V l I l senϕ f<br />

S = √(P 2 + Q 2 ) = 3V f I f = 3 V l I l<br />

dove ϕ f = arctg (X f /R f ) è l'angolo caratteristico dell'impedenza di fase, il cui<br />

coseno è definito fattore di potenza del carico trifase.<br />

La potenza istantanea, somma delle potenze istantanee relative alle tre fasi è<br />

costante e coincide con la potenza attiva P:<br />

p(t) = p 1 (t) + p 2 (t) + p 3 (t) = [V f I f cosϕ f -V f I f cos(2ωt+ϕ f )] + [V f I f cosϕ f -V f I f<br />

cos(2ωt+ϕ f - 240°)] + [V f I f cosϕ f -V f I f cos(2ωt+ϕ f +240°)] = 3V f I f cosϕ f<br />

Nel caso di sistemi dissimmetrici e squilibrati le potenze attiva e reattiva del<br />

carico risultano:<br />

P = V 1f I 1f cosϕ 1f + V 2f I 2f cosϕ 2f + V 3f I 3f cosϕ 3f<br />

Q = V 1f I 1f senϕ 1f + V 2f I 2f senϕ 2f + V 3f I 3f senϕ 3f<br />

La misura della potenza attiva assorbita da un carico trifase equilibrato si<br />

ottiene:<br />

-se le fasi, comunque connesse, sono accessibili moltiplicando per tre la potenza<br />

rilevata da un wattmetro inserito su una delle tre fasi: P = 3V f I f cosϕ f ;<br />

-se le fasi sono connesse a stella ma non accessibili moltiplicando per tre, nel<br />

caso di sistema di trasmissione dell'energia costituito da quattro (tre) conduttori<br />

di linea, la potenza rilevata da un wattmetro con la amperometrica inserita in<br />

uno dei tre conduttori di linea e la voltometrica inserita tra tale conduttore e il<br />

neutro (un centro-stella artificiale realizzato con tre impedenze uguali connesse<br />

a stella): P = 3V 1n I 1l cosϕ 1n-1 .<br />

Nel caso invece in cui il carico trifase sia squilibrato la misura della potenza<br />

attiva assorbita si ottiene:<br />

-se le fasi sono accessibili sommando le potenze rilevate da tre wattmetri inseriti<br />

sulle tre fasi: P = V 1f I 1f cosϕ 1f + V 2f I 2f cosϕ 2f + V 3f I 3f cosϕ 3f ;<br />

-se le fasi non sono accessibili sommando le potenze rilevate da tre wattmetri,<br />

con le amperometriche inserite in ciascuno dei tre conduttori di linea e le<br />

voltometriche inserite (fig. E6-16), nel caso di sistema di trasmissione<br />

dell'energia costituito da quattro (tre) conduttori di linea, tra tali conduttori e il<br />

neutro (un centro-stella artificiale realizzato con tre impedenze uguali connesse<br />

a stella): P = V 1n I 1l cosϕ 1n-1l + V 2n I 2l cosϕ 2n-2l + V 3n I 3l cosϕ 3n-3l .<br />

64


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Fig. E6-16<br />

Il centro di riferimento, oltre che essere preso nel centro-stella dell'utilizzatore<br />

(se esiste ed è accessibile) o su un centro-stella artificiale creato per mezzo di<br />

tre resistenze uguali connesse a stella, può anche essere preso (teorema di Aron)<br />

su uno dei tre fili di linea. In questo caso, assumendo ad esempio il filo 2 come<br />

riferimento, le tre tensioni stellate diventano: V 1n =V 12 V 2n =0 e V 3n =V 32 e quindi<br />

l'espressione della potenza attiva diventa:<br />

P = V 12 I 1l cos[∠V 12 I 1l ] + V 32 I 3l cos[∠V 32 I 3l ] .<br />

In figura E6-17 è mostrato un esempio di inserzione di due wattmetri per<br />

misurare la potenza attiva secondo il teorema di Aron e la rappresentazione<br />

fasoriale delle grandezze elettriche; tale potenza si ottiene sommando le<br />

indicazioni dei due wattmetri, ma la somma deve essere algebrica in quanto i<br />

wattmetri possono dare indicazioni negative, potendo essere l'angolo di<br />

sfasamento tra le tensioni concatenate e le correnti di linea, in valore assoluto,<br />

maggiore di 90°.<br />

V<br />

12<br />

I 3<br />

φ _ π/6<br />

1<br />

V<br />

12<br />

V<br />

1<br />

φ + π/6<br />

I 1<br />

V 32<br />

Fig. E6-17<br />

V31<br />

3<br />

V3<br />

V2<br />

I V<br />

2<br />

23<br />

In modo analogo nel caso di carico trifase squilibrato la misura della potenza<br />

reattiva si può ottenere utilizzando una delle due seguenti relazioni:<br />

Q = V 1n I 1l senϕ 1n-1l +V 2n I 2l senϕ 2n-2l +V 3n I 3l senϕ 3n-3l<br />

Q = V 12 I 1 sen[∠V 12 I 1 ]+V 32 I 3 sen[∠V 32 I 3 ].<br />

Infine la potenza apparente ed il fattore di potenza sono dati da:<br />

2 2<br />

S = P + Q<br />

e f.d.p.= P/S .<br />

2<br />

65


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E6-8 Rifasamento.<br />

Il rifasamento dei carichi trifasi viene effettuato con una batteria di tre<br />

condensatori uguali, collegati a triangolo o a stella, oppure con un motore<br />

sincrono sovraeccitato.<br />

Nel caso di sistemi simmetrici ed equilibrati il calcolo della capacità di tali<br />

condensatori si esegue come nel caso dei circuiti monofasi.<br />

Nel caso di carichi squilibrati sottoposti ad un sistema simmetrico di tensioni<br />

per ottenere un rifasamento parziale (da ϕ a ϕ r ) mediante una batteria di<br />

condensatori collegati a triangolo, la capacità C ∆ di ciascuno di tali condensatori<br />

si ottiene in base alla seguente relazione:<br />

Q C = Q − P tgϕ r = P(tgϕ − tgϕ r ) = ω C ∆ (V 12 2 +V 23 2 +V 31 2 ) = 3 ω C ∆ V 2<br />

dove V=V 12 =V 23 =V 31 è la tensione concatenata<br />

Nel caso si vogliano ottenere le stesse condizioni di rifasamento con<br />

condensatori collegati a stella, tali condensatori devono avere una capacità tre<br />

volte più grande di quelli a triangolo C Y =3C ∆ , ma richiedono una tensione di<br />

isolamento √3 volte inferiore.<br />

Il valore della tensione è importante per la scelta del condensatore e del tipo di<br />

collegamento in quanto il costo della batteria aumenta con il valore sia della<br />

capacità sia della tensione di isolamento.<br />

66


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

<strong>Capitolo</strong> E7 - TRASFORMATA DI LAPLACE E SUA<br />

APPLICAZIONE ALL'ANALISI DEI CIRCUITI.<br />

E7-1 Trasformata ed antitrasformata di Laplace.<br />

L'analisi del comportamento a regime e in transitorio dei circuiti lineari può<br />

essere facilmente effettuata utilizzando la trasformata di Laplace,<br />

mediante la quale una funzione della variabile reale tempo f(t) [nulla per t


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

funzione di Dirac rappresenta il caso limite di un impulso di ampiezza infinitamente grande, di durata<br />

infinitesima e di area unitaria, applicato nell'istante τ: L[δ(t−τ)] = e −sτ e per τ=0 L[δ(t)] =1.<br />

f r<br />

2/ε<br />

f r<br />

1/ε<br />

S=1<br />

τ (τ+ε)/2<br />

δ( t −τ)<br />

1<br />

0 τ τ+ε t<br />

0<br />

t 0<br />

τ<br />

t<br />

Nella tabella sottostante sono riportate alcune coppie costituite da funzioni reali<br />

e relative L-trasformate.<br />

f(t)<br />

F(s)<br />

k<br />

k f(t)<br />

k/s<br />

k F(s)<br />

d f () t<br />

s F(s) – f(0)<br />

dt<br />

∫ f () t dt<br />

Fs () 1<br />

+<br />

s<br />

∫<br />

f( t− b)<br />

Fse ()<br />

−bs<br />

δ(t) 1<br />

u(t) 1/s<br />

u(t−τ)<br />

e −sτ / s<br />

t 1/s 2<br />

1<br />

e −bt<br />

senωt<br />

cosωt<br />

s + b<br />

ω<br />

s 2 + ω<br />

2<br />

0<br />

s −∞<br />

s<br />

s 2 + ω<br />

2<br />

ω<br />

2<br />

s + b + ω<br />

( s + b)<br />

2<br />

s + b + ω<br />

e − bt senωt ( )<br />

2<br />

e − bt cosωt<br />

t n<br />

( )<br />

2<br />

n!<br />

s n +1<br />

n!<br />

b<br />

e − bt t − n ( ) 1<br />

s<br />

+ n+<br />

f () t dt<br />

68


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E7-2 Circuiti L-trasformati equivalenti.<br />

- Resistore. La relazione tensione-corrente in un resistore nel dominio del<br />

tempo è v R (t)=Ri R (t) ; utilizzando la trasformata di Laplace, le grandezze L-<br />

trasformate sono ancora legate dalla legge di Ohm nel dominio della variabile s<br />

(fig. E7-1).<br />

v () t = Ri () t<br />

R<br />

R<br />

+<br />

V<br />

R<br />

(t)<br />

_<br />

+<br />

V (s)<br />

R<br />

_<br />

V R (s) = R I R (s)<br />

I R (t) R<br />

Fig. E7-1<br />

I R (s)<br />

R<br />

- Induttore. Se in un induttore la caduta di tensione v L (t) e la corrente i L (t) sono<br />

sostituite dalle loro L-trasformate V L (s) ed I L (s), il legame differenziale<br />

tensione-corrente nel dominio del tempo si trasforma in un legame<br />

proporzionale nel dominio della variabile s (fig. E7-2); in più compare un<br />

termine costante, proporzionale al valore della corrente nell'induttore all'istante<br />

iniziale, che viene schematizzato con un generatore di tensione.<br />

L () diL () t<br />

v t = L dt<br />

V L (s) = LsI L (s) − Li L (0)<br />

Fig. E7-2<br />

- Condensatore. Se in un condensatore la tensione v C (t) e la corrente i C (t) sono<br />

sostituite dalle loro L-trasformate V C (s) ed I C (s), il legame integrale tensionecorrente<br />

nel dominio del tempo si trasforma in un legame proporzionale nel<br />

dominio della variabile s (fig. E7-3); in più compare un termine costante,<br />

proporzionale al valore della tensione sul condensatore all'istante iniziale, che<br />

viene schematizzato con un generatore di tensione.<br />

1 t<br />

vC() t = iC() t dt vC( t0<br />

)<br />

C ∫<br />

+<br />

t<br />

0<br />

V C (s) = 1 Cs I C(s) + 1 s v C(0)<br />

Fig. E7-3<br />

69


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

- Induttori mutuamente accoppiati. La L-trasformata delle equazioni di<br />

equilibrio di due induttori L 1 e L 2 mutuamente accoppiati con mutua induttanza<br />

M (fig. E7-4a) risulta:<br />

V 1 (s) = L 1 sI 1 (s) − L 1 i 1 (0) + MsI 2 (s) − Mi 2 (0)<br />

V 2 (s) = MsI 1 (s) − Mi 1 (0) + L 2 sI 2 (s) − L 2 i 2 (0)<br />

Il circuito L-trasformato, in cui le cadute di tensione MsI 2 (s) e MsI 1 (s) sono<br />

rappresentate da generatori controllati è riportato in fig. E7-4b al fine di scrivere<br />

le equazioni per i circuiti L-trasformati con le modalità usate per i circuiti<br />

resistivi.<br />

L 1i 1(0)<br />

Mi 2(0)<br />

Mi 1(0)<br />

L 2i 2 (0)<br />

i<br />

i<br />

1 2<br />

+ M +<br />

v<br />

1 L<br />

v<br />

1 L2<br />

2<br />

_<br />

_<br />

+<br />

V 1(s)<br />

_<br />

I 1(s) 2<br />

L 1s<br />

L 2s<br />

MsI 2 (s) MsI 1(s)<br />

a) b)<br />

Fig. E7-4<br />

I (s) +<br />

V 2(s)<br />

- Circuito serie R-L-C. Se all'istante t=0 con un generatore di tensione e(t) si<br />

alimenta un circuito serie R-L-C, per t>0 è:<br />

di ( t)<br />

1 t<br />

Ri( t)<br />

+ L + i( t) dt e( t)<br />

dt C<br />

∫ =<br />

−∞<br />

La trasformata di Laplace di tale equazione integro-differenziale è:<br />

R I(s) + Ls I(s) − L i(0) + 1 Cs I(s) + v C<br />

(0)<br />

= E(s) e quindi:<br />

s<br />

v<br />

I(s) = [E(s) + L i(0) − C<br />

(0)<br />

] / [R + Ls + 1 s<br />

Cs ] = [E(s) + L i(0) − v C<br />

(0)<br />

] / Z(s)<br />

s<br />

La presenza a numeratore delle due forze elettromotrici Li(0) e −v C (0)/s indica<br />

che una certa quantità di energia è immagazzinata nel campo magnetico<br />

dell'induttore e nel campo elettrico del condensatore prima dell'istante t=0. Il<br />

denominatore di I(s) prende il nome di impedenza e si indica con Z(s).<br />

In forma operazionale i principi di Kirchhoff diventano:<br />

I s =<br />

∑<br />

k ( ) 0<br />

∑<br />

⎡ vCk<br />

( 0)<br />

⎤ ⎛ ⎞<br />

⎢Ek ( s) + Lk iLk ( ) − ⎥ = ∑ 1<br />

⎜Rk + Lk s+ ⎟Ik ( s) = ∑ Zk ( s) Ik<br />

( s)<br />

⎣<br />

0 .<br />

s<br />

Cs<br />

k<br />

⎦<br />

⎝<br />

⎠<br />

_<br />

70


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E7-4 Transitori.<br />

Analizziamo, utilizzando la trasformata di Laplace, il comportamento transitorio<br />

delle grandezze elettriche in circuiti lineari R-C e R-L che vengono connessi<br />

mediante chiusura di un tasto ad un generatore di tensione continua.<br />

Nel condensatore (scarico) nell'istante immediatamente successivo alla chiusura<br />

del tasto inizia a circolare la corrente I 0 =E/R; pertanto il condensatore inizia a<br />

caricarsi e ai suoi capi si manifesta una tensione v(t) crescente che si oppone<br />

alla f.e.m. E del generatore, determinando una diminuzione della corrente di<br />

carica i(t)=[E-v(t)]/R fino al suo annullamento quando v(t) uguaglia E.<br />

L'equazione che descrive l'evoluzione nel tempo della corrente dopo la chiusura<br />

1<br />

del tasto: E= Rit () + it () dt<br />

C ∫ si trasforma con Laplace nella seguente equazione<br />

E 1<br />

algebrica: = Ris () + is () da cui si ricava:<br />

s sC<br />

E E 1 E 1<br />

is () = = =<br />

(τ=RC costante di tempo del circuito)<br />

sR+ 1 C Rs+ 1 RC Rs+<br />

1τ<br />

e quindi effettuando la antitrasformata di Laplace si ottiene (fig. E7-6):<br />

E −1 ⎡ 1 ⎤ E<br />

it () = L ⎢ ⎥=<br />

e<br />

R ⎣s+<br />

1 τ ⎦ R<br />

−t<br />

τ<br />

( − t<br />

)<br />

e v() t = E− Ri() t = E 1− e τ<br />

.<br />

Fig. E7-6<br />

Nel caso di un circuito R L -L dopo la chiusura del tasto l'equazione che descrive<br />

d<br />

l'evoluzione nel tempo della corrente i(t): E= Rit () + L it ()<br />

dt<br />

E<br />

si trasforma con Laplace nella seguente equazione algebrica: Ris () sLis ()<br />

s = +<br />

E<br />

da cui si ricava: is () = =<br />

sR( 1+ s L R) R s ( 1+<br />

sτ )<br />

e quindi mediante la antitrasformata di Laplace si ottiene (fig. E7-7):<br />

−t<br />

τ<br />

( )<br />

E −1<br />

⎡ 1 ⎤ E<br />

it () = L 1 e<br />

2<br />

R<br />

⎢ ⎥ = −<br />

⎣s+<br />

s τ ⎦ R<br />

E<br />

1<br />

(τ=L/R costante di tempo)<br />

−t<br />

/ τ<br />

e e() t = E− Ri()<br />

t = E e .<br />

71


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Fig. E7-7<br />

72


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E7-5. Funzione di trasferimento.<br />

In molte applicazioni è importante conoscere la funzione di trasferimento, cioè la relazione fra la risposta ai<br />

morsetti di uscita e la sollecitazione applicata ai morsetti di ingresso. Tale relazione assume la forma di rapporto<br />

fra polinomi, con il grado del polinomio al numeratore minore od al massimo uguale a quello del polinomio al<br />

denominatore:<br />

n<br />

n−1<br />

s + a' n−1s + ..... + as '<br />

1<br />

+ a'<br />

0<br />

( s−z1)( s−z2) .....( s−zn<br />

)<br />

Gs () = K = K s<br />

m b<br />

m<br />

'<br />

m s<br />

−1<br />

+<br />

−1 + .... + bs '<br />

1<br />

+ b '<br />

0 ( s − p<br />

1)( s − p<br />

2) .....( s − p<br />

m )<br />

Le radici del numeratore sono dette "zeri" perché quando la variabile s coincide con una radice del numeratore si<br />

ha G(s)=0; le radici del denominatore sono dette "poli" perché quando s coincide con una radice del<br />

denominatore si ha G(s)=∞. Un circuito è stabile se i poli della funzione di trasferimento giacciono tutti nel<br />

semipiano sinistro del piano s, è instabile se uno o più poli giacciono nel semipiano destro.<br />

E7-6. Risposta in frequenza.<br />

Il comportamento a regime stazionario di un sistema lineare sollecitato con una grandezza periodica può studiarsi<br />

utilizzando il metodo fasoriale in base alla scomposizione in serie di Fourier delle grandezze di ingresso e di<br />

uscita. In analogia a quanto esposto in termini della variabile s per la funzione di trasferimento, si fa l'ipotesi che<br />

una sola sollecitazione y h (t) (inserita nel ramo h) agisca nel circuito, che sia sinusoidale ed abbia Y h (jω) come<br />

fasore. Il fasore X k (jω) rappresentativo della grandezza x k (t) relativa al ramo k, assunta come risposta, può<br />

determinarsi mediante la soluzione di un sistema di equazioni, considerando ω come variabile. La funzione G(jω)<br />

= X k (jω)/Y h (jω) si definisce "risposta in frequenza" in quanto fornisce informazioni sul comportamento del<br />

circuito sottoposto a sollecitazioni multifrequenziali. Come G(s), anche G(jω) dipende solo dalla configurazione<br />

e dai parametri del circuito per una data frequenza angolare e può ricavarsi dalla funzione di trasferimento G(s)<br />

sostituendo s con jω: G(jω) = G(s)| s=jω .<br />

Un motivo per cui è importante caratterizzare un circuito con la sua risposta in frequenza risiede nel fatto che<br />

questa risposta si rileva sperimentalmente senza difficoltà, a differenza di quanto avviene per la risposta nel<br />

dominio della variabile s e nel dominio del tempo.<br />

E7-7. Circuiti risonanti serie e parallelo.<br />

Si consideri il circuito di figura E7-8a, alimentato da un generatore di tensione e(t) di forma d'onda sinusoidale<br />

con ampiezza costante e frequenza variabile.<br />

(a)<br />

Fig. E7-8<br />

La tensione V R (jω) agli estremi del resistore, considerata come uscita del circuito, in funzione della frequenza<br />

R<br />

angolare ω e della tensione di ingresso E(jω), risulta: V R (jω) = E(jω) = E(jω)/[1+j(ωL-1/ωC)/R] .<br />

Z(jω)<br />

Per ω 0 =1/ LC, poiché la caduta sull'induttanza e quella sul condensatore si fanno equilibrio, la corrente erogata<br />

dal generatore è limitata solo dalla resistenza R; se quest'ultima è piccola rispetto alle reattanze, le tensioni ai loro<br />

estremi assumono valori assai più grandi della tensione applicata.<br />

Il circuito presenta un comportamento selettivo nei confronti delle frequenze, infatti la corrente che lo percorre è<br />

massima quando il generatore ha una frequenza pari a quella di risonanza f 0 .<br />

Se si alimenta il circuito di figura E7-8b con un generatore di corrente sinusoidale di ampiezza costante e di<br />

frequenza variabile J(jω), la corrente I R (jω) nel resistore R p in funzione della frequenza, assume la seguente<br />

espressione:<br />

G<br />

I R (jω) =<br />

Y(jω) J(jω) = G<br />

G − j(B L −B C ) J(jω) con G=1/R p, B L =1/ωL p e B C =ωC p .<br />

Per ω 0 =1/√(L p C p ) la corrente I R (jω) assume il valore massimo e coincide con la corrente del generatore, mentre le<br />

correnti nell'induttore e nel condensatore sono uguali ed in opposizione di fase e possono assumere valori<br />

notevolmente più grandi di quella del generatore.<br />

(b)<br />

73


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

<strong>Capitolo</strong> E8 - SICUREZZA ELETTRICA.<br />

E8-1. Effetti della corrente elettrica sul corpo umano.<br />

L'enorme diffusione della elettricità in ambito sia industriale che civile ha<br />

comportato un continuo incremento di infortuni elettrici nei cantieri, nelle<br />

fabbriche ed ancor più in ambiente domestico. Ciò in quanto il passaggio della<br />

corrente elettrica nel corpo umano può produrre effetti pericolosi, consistenti<br />

generalmente in alterazioni delle varie funzioni vitali, in lesioni al sistema<br />

nervoso, ai vasi sanguigni, all'apparato visivo e uditivo, all'epidermide ecc.<br />

Il limite di pericolosità della corrente elettrica sul corpo umano è difficilmente<br />

definibile poiché dipende da molteplici fattori e in particolare da:<br />

• modalità del contatto (estensione, pressione);<br />

• durata del contatto (il valore massimo di corrente sopportabile diminuisce<br />

all'aumentare della durata del contatto);<br />

• percorso della corrente attraverso il corpo (a seconda degli organi<br />

incontrati – cuore, torace, sistema nervoso centrale – si hanno effetti<br />

patologici differenziati e più o meno importanti);<br />

• caratteristiche del soggetto (età, sesso, condizioni patologiche, ecc.)<br />

• frequenza della corrente (le correnti più pericolose sono quelle con<br />

frequenza tra 30 e 150 Hz).<br />

I maggiori rischi connessi al passaggio dell'elettricità nel corpo umano sono:<br />

l'asfissia e la fibrillazione ventricolare (causate dalla interferenza di una<br />

corrente elettrica estranea con le correnti fisiologiche che comandano attraverso<br />

il sistema nervoso ogni movimento del corpo umano) e le ustioni.<br />

- Asfissia. Una corrente elettrica maggiore di 15 mA con frequenza di 50 Hz<br />

provocando la contrazione involontaria dei muscoli che attraversa e la loro<br />

permanenza nello stato di contrazione tetanica (in quanto i muscoli non hanno il<br />

tempo di rilassarsi) non consente alla vittima di staccarsi dalla <strong>parte</strong> in tensione<br />

con cui è venuta a contatto. Se tale tetanizzazione interessa i muscoli che<br />

controllano il movimento dei polmoni della respirazione la vittima può morire<br />

per soffocamento a causa dell'arresto respiratorio.<br />

- Fibrillazione ventricolare. Se una corrente elettrica interessa il cuore questo si<br />

contrae in maniera scoordinata e quindi perdendo il giusto ritmo non svolge più<br />

la propria funzione di pompare il sangue lungo le vene e le arterie del corpo.<br />

Questo fenomeno è il maggior responsabile di morti per folgorazione, infatti<br />

impedendo al cuore di agire come una efficace pompa del sangue comporta la<br />

morte a seguito della mancanza di rifornimento di ossigeno al cervello. La<br />

fibrillazione ventricolare è reversibile entro i primi minuti solo se il cuore viene<br />

sottoposto ad una scarica elettrica molto violenta mediante un defibrillatore, che<br />

74


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

applica un impulso elettrico al torace dell'infortunato tramite due elettrodi, o, in<br />

assenza di tale dispositivo, ad un idoneo massaggio cardiaco.<br />

- Ustioni. La corrente quando attraversa il corpo umano, che mediamente<br />

presenta una resistenza dell'ordine di 1-3 kΩ, sviluppa calore per effetto Joule e<br />

può quindi provocare ustioni; di particolare gravità risultano le ustioni<br />

conseguenti a contatti con linee ad alta tensione.<br />

Trascurando la componente reattiva, l'impedenza del corpo umano può essere<br />

vista come composta da tre resistenze in serie: le resistenze relative al contatto<br />

con la pelle nel punto di entrata e nel punto di uscita della corrente, che sono<br />

molto elevate e dipendono dallo stato della pelle (umidità, sudore, ferite, calli),<br />

dalla superficie di contatto e dalla pressione, e la resistenza interna, che è molto<br />

bassa e dipende dal percorso che compie la corrente all'interno del corpo<br />

umano.<br />

Oltre alle azioni lesive dirette sopra accennate, la corrente elettrica può<br />

provocare anche azioni lesive semidirette di natura non elettrica (traumi dovuti<br />

a cadute dopo elettrocuzione) o indirette, cioè senza contatto con la corrente<br />

(ustioni da incendi provocati da scintille elettriche).<br />

E8-2 Contatto diretto e indiretto.<br />

Il contatto con un punto in tensione può essere di tipo diretto o di tipo indiretto.<br />

Viene definito diretto (fig. E8-1) il contatto con parti che sono normalmente in<br />

tensione (conduttore non isolato).<br />

Fig. E8-1<br />

Viene definito indiretto (fig. E8-2) il contatto con una <strong>parte</strong> dell'impianto<br />

normalmente non in tensione (involucro metallico di un elettrodomestico o di<br />

una macchina utensile), che ha assunto accidentalmente una tensione pericolosa<br />

a causa di un guasto di isolamento.<br />

75


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Fig. E8-2<br />

Mentre nel caso di contatto diretto la persona è sottoposta alla totale tensione<br />

del sistema verso terra, nel caso di contatto indiretto può essere sottoposta ad<br />

una tensione minore in relazione a possibili resistenze tra parti normalmente in<br />

tensione e involucro metallico. Il contatto indiretto è però più insidioso in<br />

quanto non può essere evitato.<br />

Naturalmente toccare un punto in tensione di una rete può o meno comportare<br />

problemi a seconda che tale rete sia collegata a terra in un suo punto (fig. E8-3)<br />

Fig. E8-3<br />

o sia isolata da terra (fig. E8-4) in quanto la corrispondente maglia rete-uomoterra<br />

risulta rispettivamente chiusa o aperta.<br />

Fig. E8-4<br />

Le protezioni adottabili per ridurre i possibili pericoli derivanti dall'uso di<br />

apparecchiature elettriche possono essere di tipo passivo o attivo.<br />

76


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E8-3. Protezioni passive contro i contatti diretti e indiretti.<br />

Le protezioni passive sono dispositivi atti a limitare la corrente elettrica che<br />

percorre il corpo di un individuo sottoposto ad una tensione di contatto (sistemi<br />

con tensione nominale verso terra ≤ 50 V, trasformatori di isolamento) o ad<br />

impedire l'accesso di una persona alle parti in tensione (isolamento delle parti<br />

attive, guanti isolanti, barriere di protezione, doppio isolamento per apparecchi<br />

portatili il cui simbolo è ).<br />

In figura E8-5 è mostrato come il contatto con una <strong>parte</strong> in tensione di un<br />

sistema elettrico completamente isolato da terra mediante trasformatore di<br />

isolamento non consenta il passaggio della corrente verso terra attraverso il<br />

corpo della persona.<br />

Fig. E8-5<br />

77


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E8-4. Protezioni attive contro i contatti diretti e indiretti.<br />

Le protezioni attive (messa a terra e interruttore differenziale) sono dispositivi<br />

che al verificarsi di condizioni pericolose (fig. E8-6) per la persona<br />

interrompono il circuito.<br />

Fig. E8-6<br />

78


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E8-4a. Messa a terra.<br />

La messa a terra, cioè il collegamento elettrico al terreno mediante dispersori,<br />

delle parti metalliche accessibili degli apparecchi elettrici, coordinata con un<br />

interruttore di massima corrente, consente di proteggere (fig. E8-7) le persone<br />

dai contatti indiretti impedendo, mediante interruzione automatica del circuito,<br />

che si verifichino tensioni verso terra superiori a 50V.<br />

Fig. E8-7<br />

L'impianto di terra svolge l'importante compito di disperdere nel terreno la<br />

corrente elettrica in caso di guasto con lo scopo principale di ridurre al minimo<br />

il valore delle tensioni di contatto. Esso per garantire la massima sicurezza deve<br />

essere opportunamente coordinato con i dispositivi di interruzione automatica<br />

dell'alimentazione (in un sistema TT normalmente un interruttore differenziale)<br />

in modo da assicurare una rapida apertura del circuito in cui si è manifestato il<br />

guasto quando la tensione di contatto raggiunge valori pericolosi per le persone.<br />

La struttura dell'impianto di terra e il tipo di terreno devono garantire bassi valori della resistenza di terra che<br />

devono essere opportunamente coordinati col dispositivo d'interruzione dell'alimentazione.<br />

Se si impiegano dispositivi di massima corrente il valore di resistenza deve essere molto basso, spesso<br />

difficilmente ottenibile e soprattutto da mantenere nel tempo, se invece, come solitamente accade, l'interruzione è<br />

demandata a dispositivi differenziali, i valori di resistenza richiesti sono facilmente raggiungibili (la resistenza<br />

deve essere inferiore o uguale a 50/l d Ω dove l d è la corrente differenziale del dispositivo di protezione).<br />

Un impianto di terra è fondamentalmente costituito da uno o più dispersori (corpi conduttori in intimo contatto<br />

elettrico con il terreno; sono detti intenzionali quando svolgono la specifica funzione di messa a terra e sono<br />

costituiti da picchetti infissi verticalmente nel terreno, piastre o corde nude interrate orizzontalmente, di fatto<br />

quando sono installati per scopi indipendenti dalla messa a terra e sono costituiti da ferri di armatura, tubazioni<br />

metalliche dell'acqua, ecc.), da conduttori di terra (conduttori che collegano i dispersori tra loro e al collettore<br />

principale di terra), dai collettori di terra (elementi per il collegamento al dispersore dei conduttori di protezione),<br />

dai conduttori di protezione (conduttori per il collegamento di masse, masse estranee, collettore principale di<br />

terra, dispersore), dai conduttori equipotenziali (collegamenti elettrici che mettono diverse masse e masse<br />

estranee al medesimo potenziale, evitando che si possano stabilire tensioni pericolose fra le masse metalliche<br />

degli apparecchi e fra parti conduttrici, estranee all'impianto elettrico) e da un pozzetto di ispezione.<br />

Per massa si intende la <strong>parte</strong> conduttrice di un componente elettrico che può essere toccata e che non è in<br />

tensione in condizioni ordinarie, ma che può andare in tensione in condizioni di guasto. Pertanto una <strong>parte</strong><br />

metallica è considerata una massa se fa <strong>parte</strong> dell'impianto elettrico, è accessibile e può andare in tensione per un<br />

difetto di isolamento. Le masse devono essere collegate a terra tramite il conduttore di protezione. Le masse che<br />

possono esser toccate simultaneamente dalla stessa persona devono essere collegate allo stesso impianto di terra.<br />

Per massa estranea si intende una <strong>parte</strong> conduttrice non facente <strong>parte</strong> dell'impianto elettrico (ad esempio:<br />

elementi metallici facenti <strong>parte</strong> di strutture di edifici, condutture metalliche di gas, acqua e riscaldamento). Le<br />

masse estraneee devono essere connesse al collegamento (nodo) equipotenziale principale, al quale sono collegati<br />

il conduttore di protezione, i conduttori equipotenziali e il conduttore di terra.<br />

79


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

Nelle figure E8-8 e E8-9 sono rappresentati in modo sintetico rispettivamente gli scopi e la funzione<br />

dell'impianto di terra ed un esempio di collegamenti di un impianto a terra.<br />

Fig. E8-8<br />

Fig. E8-9<br />

Se applichiamo una tensione tra due punti sul terreno circola una corrente (fig. E8-10); il terreno si comporta cioè<br />

in modo simile ad un conduttore elettrico.<br />

Fig. E8-10<br />

La capacità di un terreno a disperdere la corrente è condizionata dalla sua resistività, che dipende essenzialmente<br />

da: natura geologica, carattere chimico, temperatura e grado di umidità.<br />

80


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

La corrente si diffonde nel terreno in modo radiale (fig. E8-11). Il terreno può perciò essere considerato un<br />

conduttore di sezione variabile e le resistenze elementari più vicine al punto in cui viene iniettata la corrente<br />

(dispersore) costituiscono la <strong>parte</strong> preponderante della resistenza di terra.<br />

Fig. E8-11<br />

La tensione di contatto (fig. E8-12) è la tensione a cui può essere soggetto il corpo umano in seguito al contatto<br />

con carcasse o strutture metalliche, normalmente non in tensione, delle macchine e delle apparecchiature<br />

(distanza tra i piedi e le masse convenzionalmente pari ad 1 m). Mentre il valore della tensione totale di terra (fig.<br />

E8-13) dipende dai valori della resistenza di terra e della corrente di guasto a terra, il valore della tensione di<br />

contatto dipende anche dalla configurazione geometrica dell'impianto di terra.<br />

Fig. E8-12<br />

Fig. E8-13<br />

81


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

La tensione di passo (fig. E8-14) è la tensione che durante il funzionamento di un impianto di terra può risultare<br />

applicata tra i piedi di una persona a distanza di un passo (convenzionalmente 1 m).<br />

Fig. E8-14<br />

82


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E8-4b. Interruttori differenziali.<br />

Gli interruttori differenziali (fig. E8-15a) sono dispositivi di protezione che,<br />

in base alla differenza tra la corrente entrante e quella uscente dall'impianto<br />

elettrico di una abitazione, ufficio, ecc., rilevano eventuali dispersioni di<br />

corrente verso terra, a causa di un guasto o di un contatto diretto (fig. E8-15b).<br />

Se tale differenza supera un prefissato valore (es. 30 mA) interrompono<br />

immediatamente il circuito di alimentazione. Tali dispositivi non assicurano una<br />

protezione totale dai contatti diretti, in quanto non intervengono in assenza di<br />

dispersioni di corrente verso terra (fig. E8-15c).<br />

b)<br />

c)<br />

a)<br />

d)<br />

Fig. E8-15<br />

83


Appunti di “<strong>Elettrotecnica</strong> e Macchine Elettriche” - L. Taponecco<br />

E8-5. Sintomatologia immediata e terapie di urgenza.<br />

La sintomatologia presentata da un soggetto colpito da scarica elettrica è generalmente caratterizzata da perdita<br />

di coscienza o arresto del cuore e del respiro; a volte il soggetto è scagliato a terra con violenza<br />

dall'elettrotrauma, a volte rimane attaccato al conduttore in tensione.<br />

Nel caso in cui una persona rimanga attaccato al conduttore bisogna innanzitutto provvedere alla sua liberazione<br />

dal contatto azionando l'apposito interruttore o, dopo essersi isolati, tagliando i fili (per tensioni < 1kV) o<br />

esercitando una azione di trazione sulla vittima.<br />

Una volta liberato se l'infortunato è incosciente e in stato di morte apparente con polso e respiro non apprezzabili<br />

è necessario effettuare immediatamente respirazione artificiale e massaggio cardiaco, per permettere di<br />

prolungare il periodo di sopravvivenza sino all'arrivo di un medico o al ricovero in ospedale.<br />

Anche se i decessi connessi al passaggio dell'elettricità nel corpo umano sono dovuti solo in piccola percentuale<br />

ad asfissia e prevalentemente a fibrillazione ventricolare, in assenza di personale medico respirazione artificiale e<br />

massaggio cardiaco, dovrebbero essere effettuati fino a che la vittima non riprende a respirare regolarmente o per<br />

un minimo di un'ora.<br />

E8-6. Magnetotermici e fusibili.<br />

La funzione dei dispositivi magnetotermici è quella di proteggere i circuiti in cui sono inseriti, aprendoli in un<br />

tempo tanto più breve quanto maggiore è la corrente che supera il loro valore nominale.<br />

Le figure E8-17 e E8-18 mostrano le tipiche caratteristiche di intervento fusibili ed interruttori magnetotermici.<br />

In ascissa è riportato il rapporto tra il valore della corrente effettiva ed il valore della corrente nominale; in<br />

ordinata il tempo di intervento del dispositivo.<br />

La caratteristica di un fusibile è, in tutto il suo campo, a tempo inverso: il tempo di intervento è cioè decrescente<br />

con l'aumentare della corrente.<br />

Nei magnetotermici si nota, dopo una zona a tempo inverso, (zona di intervento termico) un repentino<br />

cambiamento, quando la corrente supera il valore della corrente diventa k volte la corrente nominale: il tempo di<br />

intervento diventa molto piccolo e costante, circa un centesimo di secondo (zona di intervento magnetico).<br />

Fig. E8-17 Fusibile Fig. E8-18 Magnetotermico Fig. E8-19 Curva sicurezza<br />

La curva di sicurezza fornisce il tempo massimo per cui una persona può sopportare una data tensione.<br />

Moltiplicando i valori di corrente di una caratteristica di intervento di un fusibile o di un magnetotermico per la<br />

resistenza di terra si trova la durata di una data tensione sulle masse. Se si riporta la curva ottenuta o con diverse<br />

resistenze ed uno stesso dispositivo o con diversi dispositivi dello stesso tipo ed una stessa resistenza di terra nel<br />

grafico della caratteristica sicurezza, si ottengono curve tipo quelle disegnate in rosso, verde, blu in figura E8-19.<br />

Le combinazioni resistenza di terra - dispositivo che soddisfano ai requisiti di sicurezza sono quelle che stanno<br />

sotto la curva di sicurezza.<br />

Se si considera ad esempio la corrente di intervento a 5 secondi del dispositivo, poiché 5 secondi è il valore<br />

massimo per cui il corpo umano può sopportare la tensione limite U L , si può stabilire il criterio per coordinare la<br />

resistenza di terra con il dispositivo di protezione. Deve essere: R T *I 5s

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