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L'energia idroelettrica nel VCO - Scuolapiancavallo.it

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Lo sfruttamento delle acque <strong>nel</strong> <strong>VCO</strong><br />

Nella nostra provincia lo sfruttamento dell’energia elettrica ha avuto un ruolo estremamente<br />

importante per l’industrializzazione.<br />

Lo sfruttamento delle acque, il cosiddetto “carbone bianco” ha avuto inizio alla fine dell’ottocento<br />

con la comparsa de primo impianto.<br />

I pionieri furono i Ceretti di Villadossola che, per alimentare le proprie ferriere, costruirono una<br />

centrale che utilizzava le acque del torrente Ovesca.<br />

Tuttavia la valle che presentava le caratteristiche più adatte per lo sfruttamento idrico, per la<br />

presenza di ghiacciai, di laghi e di forti dislivelli, era sicuramente la Val Formazza.<br />

Inoltre questa valle aveva il record negativo del 66% di terreno non produttivo a causa dell’alta<br />

quota.<br />

Il primo a capire questa opportun<strong>it</strong>à fu il giovane Ettore Conti che diventò uno dei maggiori<br />

industriali <strong>nel</strong> campo idroelettrico.<br />

Nel 1901 nacque la Società Anonima per Imprese Elettriche Conti, collegata alla società Edison e<br />

da questa poi assorb<strong>it</strong>a <strong>nel</strong> 1926.<br />

Fra gli anni 1907- 1908 ebbe inizio la costruzione dell’impianto di Rivasco e di Goglio, complessi<br />

che entrarono in funzione <strong>nel</strong> 1911.<br />

Il primo sfruttava l’acqua del Toce che, con un salto di 345 metri era in grado di sviluppare una<br />

potenza di 9200 Kw. Funzionò fino al 1928 quando venne assorb<strong>it</strong>a <strong>nel</strong> complesso di Cadarese.<br />

Il secondo impianto utilizzava le acque del torrente Devero, che in inverno erano integrate con i<br />

bacini di Codelago e di Pianboglio. Il bacino di Pianboglio fu in segu<strong>it</strong>o abbandonato per problemi<br />

di impermeabil<strong>it</strong>à del terreno.<br />

Bacino e diga<br />

di Pianboglio<br />

Negli anni che seguirono e in modo particolare dopo la fine della prima guerra mondiale, tutta la<br />

valle fu un grande brulicare di imprese, maestranze e centinaia di operai.<br />

Puntualmente in autunno il maltempo rendeva impossibili i lavori per le abbondanti nevicate e<br />

causava la chiusura dei cantieri in alta quota.<br />

La centrale di Sottofrua fu terminata <strong>nel</strong> 1924 con una potenza di 7500 Kw e sfruttava le acque del<br />

Castel e del bacino imbrifero di Valtoggia, convogliate in una condotta ben visibile dalla strada che<br />

conduce al Rifugio Maria Luisa. Utilizzava inoltre anche le acque del lago Toggia e del lago Nero.<br />

SMS di Piancavallo<br />

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