LUCIANO VAGNI.pdf - La Tramontana
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(da Il Giornale dell’Umbria del 28 aprile)<br />
“Gallerie, percorsi, ascensori<br />
e la città tornerà ai pedoni”<br />
**<br />
“Per auto e bus circonvallazione esterna, copiando gli etruschi”<br />
**<br />
di CLAUDIO SAMPAOLO<br />
A Perugia circolano 685 macchine ogni 1.000 abitanti (611 in Italia) ed il 47% dei<br />
veicoli ha più di 8 anni. Il timbro autorevole a questa preoccupante indagine condotta<br />
da Istat e Ministero dei trasporti spiega al di là di ogni polemica la necessità di<br />
confrontarsi su dati certi e di trovare idee. Per questo il Giornale dell‟Umbria ha<br />
avviato una inchiesta su traffico e mobilità, giunta oggi alla terza puntata, con<br />
l‟intervista all‟ingegnere Luciano Vagni, lo “scopritore” della Perugia Undeground,<br />
25 anni di lavori sotto la Cattedrale di San Lorenzo ed una acclarata conoscenza del<br />
sottosuolo della città.<br />
Ingegnere partiamo da questi numeri, anzi aggiungiamo che la stessa indagine<br />
citata dice che abbiamo 6,6 pullman ogni diecimila abitanti, a fronte di una<br />
media nazionale di 8,7. Che si fa, allora? Più strade, più autobus, meno auto o<br />
andiamo tutti a piedi?<br />
“Nessun dubbio, aumentiamo la mobilità a piedi. E non sto coltivando una utopia,<br />
cito soltanto un mio progetto di venti anni fa, presentato a Palazzo dei Priori<br />
nell‟ambito dei „piani integrati di intervento sulla mobilità 1988-1991‟.<br />
L‟amministrazione chiese a parecchi tecnici di predisporre dei progetti alternativi per<br />
la mobilità cittadina, partecipammo in molti ed avemmo pure un rimborso per le<br />
spese sostenute. Ovviamente nessuno di questi progetti è stato adottato né tantomeno<br />
discusso…”.<br />
E parlando del suo lei ritiene che sia ancora valido?<br />
“Le ribalto la domanda: che cosa è cambiato di veramente sostanziale nella mobilità<br />
cittadina dal ‟91 ad oggi? Una sola cosa, la costruzione del minimetrò. Ma siccome<br />
questo mezzo si è rivelato un fallimento totale, fermo restando che andrà in qualche<br />
modo salvato, sostenuto, occorre guardare avanti e predisporre un piano organico di<br />
piccole opere, poco costose, ma efficaci ed efficienti. Non servono le grandi opere<br />
come il minimetrò o come la ipotizzata teleferica da Ponte Rio. Si tratta di sistemi<br />
alternativi molto costosi e poco redditizi che possono essere pericolosi, squilibrare la<br />
mobilità cittadina, creare ulteriori scompensi. Potenziamo quello che c‟è, studiamo la<br />
città etrusca. Ormai sugli etruschi penso di sapere abbastanza, 25 anni di scavi sotto<br />
San Lorenzo e di studi approfonditi possono tranquillamente farmi sostenere che<br />
dobbiamo guardare al futuro pensando alle nostre origini”.
Andiamo con ordine: lei dice restituiamo la città ai pedoni, ma ci vogliono buone<br />
gambe, Perugia va sempre in salita…<br />
“Appunto: un sistema siffatto per funzionare deve essere in piano e non si debbono<br />
incontrare le macchine. Oggi se lei va in centro rischia di finire spiaccicato contro un<br />
muro da auto e bus, mentre in periferia se lo scorda di camminare, a meno di non<br />
rischiare la pelle. Persino Pian di Massiano è stato invaso dalle auto. Dunque<br />
dobbiamo facilitare la mobilità dei pedoni spianando i percorsi con piccole gallerie e<br />
con ascensori. Perugia in sezione è come un cono, che non va aggredito ma usato,<br />
costruendo dei piccoli raggi che penetrano e poi degli ascensori che salgono in alto.<br />
Sto parlando di tunnel da 50-70 metri, percorsi perdonali che si coprono in 5-10‟.<br />
Non penso sia una eresia, basta abituarsi. Del resto, quando andiamo nelle grandi<br />
metropolitane di Parigi o Londra quante centinaia di metri percorriamo al loro interno<br />
tra una stazione e l‟altra? Tanti, ma nessuno si lamenta, anzi ha l‟impressione di fare<br />
una cosa piacevole”.<br />
I costi sono sostenibili?<br />
“Ma vuole scherzare? Una galleria di tre metri di diametro si ottiene facilmente con<br />
una talpa a rotazione, in fondo ci si fa una piazzetta e poi si buca verticalmente<br />
dall‟alto con lo stesso sistema e si inserisce un ascensore. Non c‟è nemmeno bisogno<br />
di molte rifiniture o di costosi rivestimenti. Sotto la città c‟è il cosiddetto „mandorlato<br />
perugino‟, un misto di brecce e pietrisco molto resistente, anche bello da vedersi. Del<br />
resto gli etruschi lo usavano più di 2mila anni fa e le pareti di mandorlato sono ancora<br />
lì, intonse e belle da vedere. Perché cambiare?”.<br />
Non ha citato le scale mobili…<br />
“Perché sono costosissime. Solo la loro manutenzione è pari a dieci volte il costo di<br />
un ascensore che resta il mezzo più economico in assoluto per superare i dislivelli<br />
della nostra città”.<br />
Nel suo progetto dove venivano collocate gallerie e ascensori?<br />
“Ne avevo intanto individuate due. <strong>La</strong> prima da Porta Pesa a Porta Sole. Appena<br />
passato l‟arco si entrava a sinistra nel Chiostro del Convento di Santa Maria Nuova,<br />
in via Pinturicchio, e da lì con una galleria di 75 metri si passava sotto le mura<br />
etrusche, per poi sbucare in ascensore sul tetto della città”.<br />
Ne abbiamo sentito parlare: pare fu bocciato perché i negozianti di via del<br />
Roscetto, via Cartolari e via della Viola avevano paura di perdere il flusso dei<br />
pedoni. Cosa che è ugualmente accaduta anche senza galleria…<br />
“Appunto”.<br />
L’altra galleria pedonale?<br />
“Da sotto l‟acquedotto fino a Piazza Cavallotti. Il primo poteva essere definito un<br />
flusso turistico, il secondo destinato agli studenti. Ma poi si potrebbero pensare altre<br />
piccole gallerie: dalla zona della Cupa verso San Francesco al Prato oppure verso<br />
piazza all‟Università. Oppure, parlando stavolta di bus e auto, migliorare ed allargare<br />
la viabilità minore, allacciare l‟intera circonvallazione della città, con una opera a<br />
metà tra galleria di appena 20 metri ed una trincea con solaio, da via Dal Pozzo a<br />
Sant‟Antonio, passando sotto Porta Pesa, ed un altro tratto fuori le mura di Porta<br />
Sant‟Angelo, sotto Monte Ripido, per collegare la viabilità a San Marco e poi unire
questo quartiere e quello di Santa Lucia a Pian di Massiano, lungo la gola, per nulla<br />
sfruttata. Così, lasceremmo i veicoli a motore attorno alla città, lasciandoli nei<br />
parcheggi esistenti per poi salire camminando con la nuova viabilità pedonale. Solo<br />
così, rendendo la città più accessibile e viva si potranno riportare uffici e abitazioni in<br />
centro”.<br />
Lei ha fatto un accenno all’organizzazione della mobilità cittadina degli<br />
etruschi…<br />
“…i quali avevano creato una circonvallazione nella quale si camminava nei due<br />
sensi di marcia, intendo i carri, che però avevano dei solchi da seguire, tipo-binari e<br />
non si incrociavano mai. <strong>La</strong> città aveva tre ingressi, tre porte e chi non voleva fare il<br />
periplo completo poteva deviare al centro. Proprio in mezzo, dove attualmente c‟è la<br />
Galleria Kennedy, esisteva una specie di strada diagonale che tagliava in due la<br />
circonvallazione e consentiva inversioni di marcia. Volendo, si potrebbe anche<br />
rifare…”<br />
Ha parlato di binari. Che cosa farebbe con gli altri mezzi? Minimetro,<br />
TramTreno, Fcu, Fs…<br />
“<strong>La</strong> parola magica è integrazione, non concorrenza, e soprattutto valorizzazione piena<br />
dei binari, cosa che peraltro viene auspicata da tutti e da decenni. Anche rimettendoli<br />
su strada con il TramTreno, ma cercando in tutti i modi di collegare tutti questi mezzi<br />
tra di loro. Perciò, visto che il minimetro nonostante sia frutto di un errore strategico<br />
bestiale, basato su un piano economico irreale, non si può smantellare, pena il<br />
fallimento della società che lo gestisce, Comune compreso, tanto vale renderlo<br />
indispensabile. Farci arrivare la gente. Partendo da piccole cose, come le strade di<br />
accesso e la cartellonistica. E‟ possibile che con tutti i turisti che arrivano a Perugia<br />
né lungo le vie di accesso né tantomeno a Fontivegge nessuno ancora abbia pensato<br />
di installare dei pannelli luminosi, delle segnalazioni evidenti? Il „ferro‟ raggiunge<br />
tutta la città ed è da lì e dalla pedonalità che bisogna partire per eliminare il traffico<br />
automobilistico e l‟inquinamento”.<br />
(3. Continua)