Edilizia residenziale in Lombardia (V- IX secolo) - BibAr
Edilizia residenziale in Lombardia (V- IX secolo) - BibAr
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Negli ultimi qu<strong>in</strong>dici anni (1980-1994) le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i<br />
archeologiche, sia <strong>in</strong> ambito urbano che<br />
nelle campagne, generalmente con lo scavo, talora<br />
con l’analisi stratigrafica delle murature<br />
fuori terra, hanno fornito un buon numero di notizie<br />
sull’edilizia abitativa tra V e <strong>IX</strong> <strong>secolo</strong>.<br />
Della maggior parte di queste ricerche, tuttora<br />
<strong>in</strong>edite, si hanno solo relazioni prelim<strong>in</strong>ari<br />
aggiornate al 1991. Si tratta di dati per lo più<br />
frammentari, relativi ora a qualche buco di palo,<br />
ora soltanto a livelli pavimentali con focolari.<br />
Solo <strong>in</strong> pochi casi si è riusciti ad identificare l’<strong>in</strong>tera<br />
pianta dell’edificio o a proporne <strong>in</strong>terpretazioni<br />
attendibili.<br />
Le città dove si concentrano le <strong>in</strong>formazioni<br />
sulle fasi altomedioevali sono soprattutto Milano<br />
e Brescia ed è impressionante la serie di importanti<br />
risultati acquisiti negli ultimi anni,<br />
grazie ad un’<strong>in</strong>cisiva attività di tutela, risultati<br />
spesso proposti all’attenzione degli studiosi con<br />
Gian Pietro Brogiolo 103<br />
<strong>Edilizia</strong> <strong>residenziale</strong> <strong>in</strong> <strong>Lombardia</strong> (V- <strong>IX</strong> <strong>secolo</strong>)<br />
notizie chiare e cronologicamente puntuali. Poco<br />
sappiamo <strong>in</strong>vece delle altre città, dove le ricerche<br />
o sono state meno attente o le notizie sono<br />
state fornite <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>completo.<br />
Per l’edilizia delle campagne, i dati sono cospicui<br />
per la Tarda Antichità un po’ <strong>in</strong> tutta la<br />
regione, mentre per il periodo successivo sono<br />
distribuiti, come per le città e per i medesimi<br />
motivi, <strong>in</strong> modo più selettivo. È peraltro da rilevare<br />
come emerga con chiarezza la tendenza, a<br />
partire dalla Tarda Antichità e ancor più<br />
nell’Altomedioevo, ad annullare le differenze<br />
tra edilizia rurale ed urbana.<br />
In questo contributo prendo <strong>in</strong> considerazione<br />
esclusivamente i resti archeologici, suddividendoli,<br />
sulla base delle caratteristiche costruttive,<br />
<strong>in</strong> dodici gruppi edilizi, all’<strong>in</strong>terno di una<br />
più generale articolazione <strong>in</strong>: A) residenze di<br />
buona qualità, diffuse nell’età tardoantica e ancora<br />
ben documentate sia nelle fonti archeologi-<br />
Fig. 1 - Monza, area a est della Basilica di S. Giovanni: ambienti absidati (DA JORIO 1990c).
104<br />
Fig. 2 - Arzago: le strutture della villa evidenziate da<br />
una foto dall’alto (da FORTUNATI e al 1985).<br />
che che <strong>in</strong> quelle scritte altomedievali (MON-<br />
NERET DE VILLARD 1919, 1920), B) soluzioni<br />
edilizie precarie, testimonianza preziosa, nella<br />
fase di transizione, di un improvvisato riutilizzo<br />
delle strutture antiche, C) edilizia <strong>in</strong> legno, assai<br />
diffusa e talora esclusiva <strong>in</strong> molti <strong>in</strong>sediamenti<br />
altomedievali, D) edilizia rupestre, caratteristica<br />
delle zone alp<strong>in</strong>e e prealp<strong>in</strong>e.<br />
A) Residenze di buona qualità<br />
1- ville e domus con ambienti absidati (IV-V-VI)<br />
Sono da tempo noti <strong>in</strong> <strong>Lombardia</strong> i complessi<br />
di Desenzano e Palazzo Pignano, lussuosi edifici<br />
caratterizzati da ambienti absidati e da ricche<br />
decorazioni musive. Negli anni ‘80, sono cont<strong>in</strong>uate<br />
le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i <strong>in</strong> questi complessi (rispettivamente<br />
ROSSI 1988-89b, SCAGLIARINI<br />
CORLAITA 1990b e MASSARI e al. 1985) e sono<br />
altresì venuti alla luce edifici con vani absidati<br />
ad Arzago (FORTUNATI e al. 1985; FOR-<br />
TUNATI 1986), Nuvolento (ROSSI 1987a), Isola<br />
Dovarese (PITCHER, ROSSI 1984) e Monza<br />
(JORIO 1990c). Pressoché completa è la pianta<br />
di quello di Arzago, rivelata da una foto dall’alto,<br />
con ambienti absidati che si distribuiscono<br />
attorno ad un peristilio centrale. Ma ancor più<br />
<strong>in</strong>teressanti, per le implicazioni storiche, sono<br />
le fondazioni di due ambienti absidati, i soli che<br />
sono stati documentati nel 1990 a Monza, dopo<br />
uno sterro <strong>in</strong>discrim<strong>in</strong>ato che ha distrutto l’<strong>in</strong>tera<br />
stratificazione, per uno spessore di due metri<br />
circa, dell’area adiacente, verso est, alla basilica<br />
di S. Giovanni. Paolo Diacono (H.L., IV, 21)<br />
ricorda che questa chiesa fu fatta costruire dalla<br />
reg<strong>in</strong>a Teodol<strong>in</strong>da all’<strong>in</strong>izio del VII <strong>secolo</strong> e<br />
subito dopo aggiunge: a) che ivi (quo <strong>in</strong> loco) si<br />
era fatto costruire un palazzo anche Teodorico;<br />
EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO<br />
b) et ibi praefata reg<strong>in</strong>a sibi palatium condidit<br />
(IV, 22). Purtroppo, la mancata tutela di un sito<br />
di straord<strong>in</strong>ario significato storico non consente<br />
di attribuire gli ambienti absidati agli edifici<br />
palaziali ricordati dalle fonti.<br />
A questo modello edilizio è stato più volte ribadito,<br />
appartenevano le dimore aristocratiche<br />
di personaggi altolocati di IV-V <strong>secolo</strong>, <strong>in</strong> un<br />
quadro economico rivitalizzato dal trasferimento<br />
della capitale a Milano (SCAGLIARINI COR-<br />
LAITA 1990a). Edifici simili, r<strong>in</strong>venuti <strong>in</strong> Romagna<br />
(ORTALLI 1991; MAIOLI 1994) sono<br />
stati attribuiti a funzionari della corte gota, abbassandone<br />
perciò la cronologia f<strong>in</strong>o agli <strong>in</strong>izi<br />
del VI <strong>secolo</strong>.<br />
2-il palazzetto di Monte Barro<br />
L’edificio scavato a Monte Barro e prudentemente<br />
def<strong>in</strong>ito “grande edificio” (BROGIOLO,<br />
CASTELLETTI 1991), costituisce un u n i c u m<br />
nel suo genere, almeno per la <strong>Lombardia</strong>. Ha dimensione<br />
(mq 1680 ca., di cui la metà coperta) e<br />
reperti, tra cui la corona pensile <strong>in</strong> bronzo, simbolo<br />
di potere, r<strong>in</strong>venuta al suo <strong>in</strong>terno, che autorizzano<br />
a considerarlo la residenza del capo<br />
dell’<strong>in</strong>sediamento e qu<strong>in</strong>di un palazzo.<br />
A due piani, era costituito da tre corpi di fabbrica<br />
che si affacciavano su tre lati di un grande<br />
cortile di m 26,5 x 31,6. Il quarto lato era <strong>in</strong>vece<br />
delimitato da un muro di c<strong>in</strong>ta.<br />
Le due ali conservate hanno pianta irregolarmente<br />
rettangolare (misurano, al lordo dei<br />
perimetrali, m 8,60 x 32,15 quello est; 10,80 x<br />
27,60 quello nord) e superfici abbastanza simili<br />
(rispettivamente mq 276,49 e 298,08).<br />
Un’<strong>in</strong>telaiatura suppletiva di pali lignei, a<br />
sostegno del pavimento del primo piano e del<br />
colmo del tetto, bilanciava gli esigui spessori<br />
delle murature (poco più di mezzo metro).<br />
Nell’ala est, ripartita <strong>in</strong> otto campate dalla<br />
pilastratura centrale, durante l’uso furono apprestate<br />
delle suddivisioni precarie <strong>in</strong> legno, attestate<br />
ai pilastri.<br />
Nell’ala nord, nella disposizione orig<strong>in</strong>aria<br />
del piano terra si nota una str<strong>in</strong>gente simmetria,<br />
con un grande vano centrale, affiancato da<br />
quattro vani m<strong>in</strong>ori, due per lato, di dimensioni<br />
simili (mediamente m 3,80 x 4,40) e alle estremità<br />
da due vani rettangolari (mediamente di m<br />
4,60 x 9,60).<br />
La povertà tecnologica delle pavimentazioni<br />
del piano terreno è probabilmente mitigata da<br />
un primo piano qualitativamente superiore: pavimenti<br />
<strong>in</strong> malta rivestita di cocciopesto, affreschi,<br />
anche se rozzi, <strong>in</strong> un’aula di rappresentanza,<br />
sita al centro dell’ala nord; suppellettili che<br />
denotano un più alto livello di vita.<br />
Il nostro edificio è stato opportunamente accostato<br />
ai due palazzetti di età gota di Palazzolo
a<br />
b<br />
c<br />
d<br />
Fig. 3 - Brescia, piazza Vittoria: pianta delle strutture<br />
messe <strong>in</strong> luce negli scavi 1931 e 1970. Da s<strong>in</strong>istra:<br />
a) muro di arg<strong>in</strong>atura a secco, b) antemurale con contrafforti,<br />
c) muro di c<strong>in</strong>ta con torre, d) edificio ad ali<br />
(da BROGIOLO 1993).<br />
Fig. 4 - Monte Barro: edifici messi <strong>in</strong> luce ai Piani di<br />
Barra f<strong>in</strong>o al 1993.<br />
Gian Pietro Brogiolo 105<br />
e Galeata restituiti dagli scavi; ispirati alle ville<br />
fortificate della Tarda Antichità (BERMOND<br />
MONTANARI 1972; MAIOLI 1988; ORTALLI<br />
1991), costituiranno a loro volta un esempio per<br />
le architetture di potere dell’età altomedievale.<br />
3-Brescia, piazza Vittoria: un palazzo urbano?<br />
A Brescia, se è corretta l’<strong>in</strong>terpretazione da<br />
me proposta (BROGIOLO 1993) sulla base di<br />
una rilettura degli scavi eseguiti <strong>in</strong> piazza Vittoria<br />
negli anni ‘30, il palazzo sarebbe stato costituito<br />
da un edificio con pianta a U, tardoromano<br />
o di età gota, al quale viene aggiunto,<br />
nell’Altomedioevo, un colonnato. Dell’edificio<br />
furono documentate solo tre ali, larghe, al netto<br />
dei muri, m 5.75. Il lato ovest, il solo di cui possiamo<br />
ricostruire la lunghezza, misurava<br />
all’esterno m 53.40; gli altri non erano <strong>in</strong>feriori<br />
a m 42; al centro dell’ala ovest, sporgeva verso<br />
il cortile, per quattro metri ca., un corpo rettangolare<br />
di m 13 x 4 ca.<br />
L’importanza di questo edificio risalta dal<br />
fatto che le mura della città furono allargate<br />
per proteggerlo, secondo una strategia attestata,<br />
per altre città, dalle fonti archeologiche e<br />
storiche soprattutto di età gota. L’edificio ad ali<br />
corrisponde al palazzo? Certamente era un<br />
edificio pubblico, utilizzato <strong>in</strong> età longobarda,<br />
quando venne aggiunto un portico su colonne,<br />
come sede della curia ducis.<br />
La sopravvivenza, come struttura e come sede<br />
del potere, di alcuni palazzi tardoantichi nell’Altomedioevo<br />
è documentata soprattutto dalle fonti<br />
scritte. Nel <strong>IX</strong> <strong>secolo</strong> il cronista ravennate<br />
Agnello poteva ancora ammirare, nei palazzi di<br />
Ravenna e Pavia il mosaico con l’immag<strong>in</strong>e del re<br />
Teodorico sedentem super equum ( A G N E L L U S ,<br />
333-34). Il palazzo di Verona, unitamente ad altri<br />
monumenti pubblici romani, è raffigurato <strong>in</strong> una<br />
rappresentazione della città, la cosiddetta iconografia<br />
del vescovo Raterio, variamente datata tra<br />
VIII e X <strong>secolo</strong>. Quello palat<strong>in</strong>o a Roma venne<br />
mantenuto <strong>in</strong> efficienza dall’amm<strong>in</strong>istrazione bizant<strong>in</strong>a<br />
almeno per tutto il settimo <strong>secolo</strong><br />
(WARD PERKINS 1984, p.167).<br />
Dell’architettura conosciamo <strong>in</strong>vece ben poco:<br />
solo di quello di Ravenna, fatto ricostruire da<br />
Teodorico, i vecchi scavi dell’<strong>in</strong>izio del <strong>secolo</strong><br />
hanno fornito una pianta, ma è difficile dist<strong>in</strong>guere<br />
le opere commissionate dal re goto, rispetto<br />
a quelle pert<strong>in</strong>enti al palazzo imperiale<br />
dell’<strong>in</strong>izio del V <strong>secolo</strong> (LUSUARDI SIENA<br />
1984; ORTALLI 1991).<br />
4-cont<strong>in</strong>uità di edilizia urbana<br />
Un solo esempio è s<strong>in</strong>ora attestato <strong>in</strong> <strong>Lombardia</strong><br />
di un’edilizia di V-VI <strong>secolo</strong> con caratteristiche<br />
tipicamente urbane. A Milano, <strong>in</strong> piazza<br />
Duomo (PERRING 1991), nella prima metà
106<br />
del V <strong>secolo</strong>, dalla riorganizzazione di un edificio<br />
preesistente emerge una d o m u s con ambienti<br />
distribuiti attorno ad un cortile. Riscaldamento<br />
centralizzato, pavimenti <strong>in</strong> opus secti -<br />
l e e cocciopesto segnalano una qualità di vita<br />
urbana che vien meno solo attorno alla metà<br />
del VI, quando l’ipocausto ed i pavimenti vengono<br />
obliterati da rifiuti, mentre, <strong>in</strong>terrotto<br />
l’acquedotto, l’approvvigionamento idrico è surrogato<br />
da pozzi.<br />
5-edilizia “rustica” tardoantica (V-VI <strong>secolo</strong>)<br />
In questo gruppo <strong>in</strong>tendo riunire edifici con<br />
pianta elementare, con pochi ambienti distribuiti<br />
paratatticamente. Hanno murature legate<br />
con malta e rivestite da <strong>in</strong>tonaco, ma la struttura<br />
portante è talora rafforzata da pali verticali<br />
di legno. I pavimenti al piano terreno sono assai<br />
poveri e su di essi si trovano i focolari. Questo tipo<br />
edilizio è documentato <strong>in</strong> città (via Alberto<br />
Mario a Brescia: BROGIOLO 1988), nel sito fortificato<br />
di Monte Barro (scavi 1990-93) e, più<br />
frequentemente, <strong>in</strong> ambito rurale: a Sermide<br />
(BREDA 1985a), Ponte Lambro (CASTELLET-<br />
TI, FORTUNATI, ZUCCALA 1987; FORTU-<br />
NATI 1988-90), Angera.<br />
L’edificio di via Alberto Mario a Brescia<br />
(BROGIOLO 1988) sorgeva nell’angolo di un isolato<br />
romano, affacciandosi su due strade. Aveva<br />
pianta rettangolare ed era articolato <strong>in</strong>ternamente<br />
<strong>in</strong> due soli vani. Sul lato <strong>in</strong>terno vi era un<br />
portico, aperto su un ampio cortile lastricato.<br />
A Monte Barro, oltre al palazzo, vi erano non<br />
meno di 15 edifici, distribuiti, tra i 600 ed i 650<br />
metri s.l.m., su ampie terrazze pianeggianti di<br />
complessivi otto ettari. Sono una dec<strong>in</strong>a le case,<br />
di dimensione variabile tra 100 e 300 mq, messe<br />
<strong>in</strong> luce nelle campagne di scavo 1990-93: si disponevano<br />
su due terrazzi, con ampi cortili tra<br />
un edificio e l’altro. In c<strong>in</strong>que edifici si ripete<br />
una pianta rettangolare, suddivisa <strong>in</strong> tre vani<br />
con un portico laterale, schema che trova un<br />
confronto nel castello sloveno di Vranje (seconda<br />
metà V-<strong>in</strong>izi VI sec.: CIGLENECKI 1987, pp.<br />
65-66 ), ma che non è tuttavia estraneo all’edilizia<br />
coeva documentata <strong>in</strong> <strong>Lombardia</strong>, per la<br />
quale sono state proposte ascendenze transalp<strong>in</strong>e<br />
(SENA CHIESA 1990).<br />
L’edificio di Sermide è anch’esso articolato <strong>in</strong><br />
pochi ampi vani, con basi quadrangolari <strong>in</strong> laterizio<br />
agli angoli di un ambiente che suggeriscono,<br />
come nell’edificio di monte Barro, che l’alzato<br />
fosse r<strong>in</strong>forzato da pali lignei. Anche l’edificio<br />
di Pontelambro (Como), presenta strutture portanti<br />
<strong>in</strong> legno, con muri legati da malta.<br />
6-edilizia <strong>in</strong> opera romanense di età longobarda<br />
La cont<strong>in</strong>uità delle tecnologie costruttive romane,<br />
soprattutto con quelle del gruppo prece-<br />
EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO<br />
dente, è testimoniata, oltre che dai luoghi di<br />
culto (PERONI 1984), di cui <strong>in</strong> <strong>Lombardia</strong> rimangono<br />
cospicue testimonianze, anche da due<br />
edifici abitativi, pert<strong>in</strong>enti al monastero del S.<br />
Salvatore di Brescia. Oltre all’ormai noto corpo<br />
di fabbrica di sud-ovest sul quale non mi dilungherò<br />
(BROGIOLO 1989, 1993), sono state documentate<br />
alcune fasi altomedievali dello xenodochio<br />
che sorgeva nell’isolato adiacente a quello<br />
del monastero (BREDA 1990a; ZANI 1992).<br />
Ha una solida muratura <strong>in</strong> bozze e frammenti<br />
di laterizi legati da abbondante malta; nella<br />
facciata si alternano doppi filari di mattoni sesquipedali<br />
a tratti di muratura <strong>in</strong> opera <strong>in</strong>certa.<br />
Elementi architettonici degni di nota sono,<br />
all’<strong>in</strong>terno, due nicchie term<strong>in</strong>anti con due mattoni<br />
sesquipedali messi ad angolo acuto, motivo<br />
che richiama la forma delle f<strong>in</strong>estre del battistero<br />
di Lomello (VII sec.) e, nella facciata su<br />
via Piamarta, due porte con arco a tutto sesto <strong>in</strong><br />
pietre squadrate ed una f<strong>in</strong>estrella a feritoia e,<br />
al piano superiore, tracce di due f<strong>in</strong>estre arcuate.<br />
B) Soluzioni edilizie precarie<br />
Alcune trasformazioni, che <strong>in</strong>vestono,<br />
nell’età di transizione tra Tarda Antichità e Altomedioevo,<br />
molte d o m u s urbane e non risparmiano<br />
neppure le ville del territorio, hanno come<br />
denom<strong>in</strong>atore comune un frazionamento<br />
dell’edificio, di cui si utilizzano s<strong>in</strong>goli ambienti,<br />
<strong>in</strong> genere compresi i portici dei peristili, e la<br />
comparsa di numerose strutture lignee, segnalate<br />
<strong>in</strong> alcuni casi da una miriade di piccoli buche<br />
di palo, distribuite talora lungo i perimetri<br />
dei vani.<br />
7-frazionamento e degrado di domus e ville (IV?-<br />
V-VI <strong>secolo</strong>)<br />
Nelle aree periferiche delle città lombarde il<br />
degrado è <strong>in</strong>iziato f<strong>in</strong> dalla metà del V <strong>secolo</strong>.<br />
Tale è la situazione verificata con gli scavi della<br />
Metropolitana milanese (ARSLAN CAPORUS-<br />
SO 1991). A Brescia, per le strutture lignee di<br />
via Alberto Mario realizzate nel peristilio di una<br />
d o m u s è stata proposta una simile datazione<br />
(BROGIOLO 1988), mentre per l’abbandono dei<br />
quartieri meridionali e per analoghi fenomeni<br />
di degrado accertati un po’ <strong>in</strong> tutti i comparti urbani,<br />
viene ora proposta una cronologia di IV <strong>secolo</strong><br />
(ROSSI 1991).<br />
Il campione più rappresentativo è quello di<br />
S. Giulia, dove, nella parte centrale della d o -<br />
mus, sono quattro gli ambienti, compresa la pisc<strong>in</strong>a,<br />
che, <strong>in</strong> fasi anteriori all’arrivo dei Longobardi,<br />
hanno buchi di palo distribuiti lungo i lati.<br />
La dimensione di questi buchi (da pochi centimetri<br />
ad un massimo di 20, con una prevalen-
Fig. 6 - Brescia, via Alberto Mario: edificio III nella<br />
fase orig<strong>in</strong>aria (da BROGIOLO 1988).<br />
Gian Pietro Brogiolo 107<br />
Fig. 5 - Sermide, edificio (da BREDA 1985a).<br />
Fig. 7 - Brescia, via Alberto Mario: capanna realizzata<br />
nel peristilio della domus (da BROGIOLO 1988).
108<br />
za attorno ai 10 cm e profondità medie attorno<br />
ai 20 cm) è congrua sia per contro pareti lignee,<br />
sia, con un’<strong>in</strong>terpretazione più riduttiva, per<br />
panche <strong>in</strong>fisse nel pavimento. La presenza di focolari<br />
comprova peraltro un uso <strong>in</strong>sediativo frazionato<br />
dell’edificio.<br />
Sempre a Brescia, via Alberto Mario, l’<strong>in</strong>sieme<br />
delle buche e solchi sono stati <strong>in</strong>terpretati<br />
(BROGIOLO 1988 e 1993) come: (a) una parete,<br />
a est, <strong>in</strong> tavole di legno, addossate <strong>in</strong> parte ad<br />
un muro romano ancora parzialmente conservato<br />
<strong>in</strong> alzato, <strong>in</strong> parte ancorate a pali portanti<br />
verticali; (b) una parete a sud di tavole di legno<br />
ancorate ad un trave orizzontale; (c) una struttura<br />
portante del colmo del tetto costituita da<br />
tre grossi pali verticali; d) ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e semplici impronte<br />
di suppellettili (panche o sgabelli) con<br />
gambe appuntite, per una sessant<strong>in</strong>a di piccole<br />
buche di palo distribuite senza un ord<strong>in</strong>e apparente.<br />
EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO<br />
1<br />
2<br />
Strutture simili sono attestate a Bergamo<br />
Biblioteca A. Mai, <strong>in</strong> età tardoantica non meglio<br />
precisata (POGGIANI KELLER 1990), a Pontevico,<br />
<strong>in</strong> fasi datate al IV <strong>secolo</strong> (ROSSI 1987b).<br />
Buche di palo che tagliano mosaici sono state<br />
documentate anche a Bergamo, via Solata<br />
(FORTUNATI 1990), Brescia, via vicolo Settentrionale<br />
15 (ROSSI 1988-89a), Desenzano, villa<br />
romana (ROSSI 1988-89b).<br />
8-edilizia mista di riutilizzo<br />
Con la def<strong>in</strong>izione di “edilizia mista” <strong>in</strong>tendo<br />
quella che adotta, nel medesimo edificio, materiali<br />
e soluzioni costruttive diverse ed improvvisate.<br />
Si tratta di case terranee per lo più ad<br />
un solo vano, con un pavimento <strong>in</strong> semplice battuto,<br />
sul quale viene acceso il focolare. È tipica<br />
delle prime fasi dell’Altomedioevo, quando si<br />
poneva il problema di riadattare alle nuove esigenze<br />
abitative, e soprattutto alle scarse risor-<br />
3<br />
4/5<br />
Fig. 8 - Brescia, S. Giulia. Case con tecnica<br />
mista (1, 2, 4, 5) e capanna sem<strong>in</strong>terrata (3)<br />
(da BROGIOLO 1993).
se disponibili, il patrimonio edilizio preesistente.<br />
Queste scelte vanno, a mio avviso, lette sia<br />
<strong>in</strong> relazione ad un generale impoverimento della<br />
vita urbana che alla luce di un progressivo<br />
frazionamento delle unità edilizie, aspetti entrambi<br />
da <strong>in</strong>terpretare <strong>in</strong> un quadro di <strong>in</strong>cisivi<br />
mutamenti dell’assetto sociale.<br />
Il campione più significativo è ancora una<br />
volta costituito da una dec<strong>in</strong>a di edifici della prima<br />
età longobarda (ex VI-<strong>in</strong> VII), r<strong>in</strong>venuti a S.<br />
Giulia di Brescia: hanno dimensioni oscillanti<br />
da mq 39 a mq 67 ca. Riutilizzano per alcune<br />
pareti le murature romane, conservate parzialmente<br />
<strong>in</strong> alzato, mentre le altre pareti sono formate<br />
da ramaglia rivestita d’argilla, fissata a<br />
pali verticali poggianti su basi <strong>in</strong> pietra, o sono<br />
costruite <strong>in</strong> muratura ma con legante di argilla.<br />
Il colmo del tetto, rivestito per lo più da materiale<br />
organico, era sostenuto da pali poggianti<br />
su basi <strong>in</strong> pietra o <strong>in</strong>seriti nelle murature.<br />
A Bergamo, nell’area a nord della biblioteca<br />
A. Mai, è stata documentata la cont<strong>in</strong>uità funzionale<br />
dei perimetrali di un edifico romano, pur<br />
con livelli pavimentali <strong>in</strong> semplice battuto, posti<br />
a quote di poco superiori rispetto a quelle romane<br />
(POGGIANI KELLER 1990, p. 161).<br />
C) <strong>Edilizia</strong> <strong>in</strong> legno<br />
Raggruppo <strong>in</strong> questo paragrafo edifici costruiti<br />
ex novo <strong>in</strong> cui il legno è determ<strong>in</strong>ante, sorretti<br />
da pali <strong>in</strong>fissi a terra (gruppo 9), o ancorati<br />
a travi orizzontali a contatto del terreno (gruppo<br />
10), o con alzato ligneo su zoccolo <strong>in</strong> muratura<br />
(gruppo 11). Complessivamente, <strong>in</strong> <strong>Lombardia</strong> è<br />
stata identificata una trent<strong>in</strong>a di edifici, ma per<br />
almeno la metà non è determ<strong>in</strong>abile con certezza<br />
a quale dei tre gruppi sopra ricordati appartengano:<br />
Brescia, casa Pallaveri, fase longobarda<br />
(ROSSI 1988-89c), Brescia, via Trieste, f<strong>in</strong>e V-VI<br />
<strong>secolo</strong> (ROSSI 1991b), Milano, corso Europa 16,<br />
<strong>in</strong> età altomedievale (CERESA MORI 1986), Milano,<br />
Palazzo Reale (JORIO 1990a) Manerbio,<br />
piazza Bianchi, dalla f<strong>in</strong>e del VI all’XI <strong>secolo</strong>, con<br />
quattro successive ricostruzioni (BREDA 1986,<br />
1991a), Iseo, località Prada, anteriori ad età carol<strong>in</strong>gia<br />
(BREDA 1990b), Calvatone, <strong>in</strong> fasi di V-<br />
VI (SENA CHIESA 1991), Monza, <strong>in</strong> età altomedievale<br />
(JORIO 1990c, 1991). Incerta è anche la<br />
tipologia dei due o tre edifici <strong>in</strong> legno r<strong>in</strong>venuti<br />
a Milano, <strong>in</strong> piazza Duomo (PERRING 1991), <strong>in</strong><br />
una fase della prima età longobarda. Una base<br />
<strong>in</strong> pietra, un solco di m 6 x O,60 x prof. 0,15, <strong>in</strong>terpretato<br />
come impronta di trave orizzontale;<br />
fosse per rifiuti domestici; tre buche per palo<br />
‘pert<strong>in</strong>enti a un tramezzo tra i pavimenti di due<br />
stanze’ sono caratteristiche <strong>in</strong>sufficienti per def<strong>in</strong>irne<br />
la tipologia.<br />
Gian Pietro Brogiolo 109<br />
Gli edifici per i quali è determ<strong>in</strong>abile se non<br />
la pianta completa, almeno il gruppo, rappresentano<br />
un campione ancor troppo limitato, perché<br />
se ne possa proporre una tipologia con aree<br />
di orig<strong>in</strong>e e di diffusione. Vi sono <strong>in</strong>dubbiamente<br />
somiglianze con edifici assai più antichi, addirittura<br />
dell’età del Bronzo (Muraiole di Povegliano<br />
veronese) e dell’età del Ferro (Bagnolo S.<br />
Vito), ma non abbiamo per ora l’attestazione di<br />
una loro cont<strong>in</strong>uità nei secoli buoni dell’Impero.<br />
Ricompaiono già nella tarda antichità (il migliore<br />
esempio è quello di Ibligo Invill<strong>in</strong>o: BIER-<br />
BRAUER 1987, pp. 312-327) e sono attestati per<br />
tutto il Medioevo; gli esempi più recenti rimontano<br />
<strong>in</strong>fatti al XV sec. (BREDA 1987).<br />
La tecnologia del legno, anche se non sempre<br />
potrà essere considerata <strong>in</strong>feriore a quella <strong>in</strong><br />
muratura (MANNONI 1989), o il s<strong>in</strong>tomo del<br />
riemergere di una cultura marg<strong>in</strong>ale, <strong>in</strong>dica<br />
tuttavia (BROGIOLO, <strong>in</strong> questo stesso volume)<br />
una limitazione delle diverse specializzazioni<br />
artigianali, necessarie per la costruzione di un<br />
edificio tecnologicamente più complesso.<br />
9-capanne con pali <strong>in</strong>fissi nel terreno<br />
Questo gruppo edilizio, con numerose varianti,<br />
è ben documentato a S. Giulia di Brescia<br />
e a Rodengo Saiano (Bs).<br />
Ridotte dimensioni (rispettivamente m 3.80<br />
x 3 e 2,5 x 2,5); struttura portante costituita da<br />
pali verticali; piano <strong>in</strong>terno sem<strong>in</strong>terrato (da<br />
O.40 a 0.15 la prima, 0,80 la seconda); probabile<br />
pavimentazione lignea; pareti di ramaglia rivestita<br />
da argilla; cronologia tra f<strong>in</strong>e VI e metà<br />
VII, sono le caratteristiche delle due capanne<br />
Fig. 9 - Rodengo Saiano, edificio <strong>in</strong> legno (da BRO-<br />
GIOLO 1986a).
110<br />
Fig. 10 - Carvico, edificio <strong>in</strong> legno antistante la chiesa<br />
di S. Tomè (da BROGIOLO 1986b).<br />
Fig. 11 - Mantova, via Tazzoli 19: rivestimento di argilla<br />
e paletti verticali carbonizzati pert<strong>in</strong>enti ad un<br />
silos o ad una capanna sem<strong>in</strong>terrata (da ATTENE<br />
FRANCHINI e al. 1986).<br />
EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO<br />
venute alla luce nel 1986 nel cortile di sud-ovest<br />
di S. Giulia (BROGIOLO 1987a, 1993). Il confronto<br />
più calzante è con strutture scavate oltralpe;<br />
quello più significativo è con le capanne<br />
della Transilvania abitate dai Longobardi e dai<br />
Gepidi prima della loro immigrazione <strong>in</strong> Italia<br />
(BONA 1976, p. 30).<br />
Pali portanti verticali, <strong>in</strong>fissi nel terreno,<br />
pareti probabilmente lignee appoggiate su muretti<br />
a secco sono le peculiarità di una terza capanna,<br />
posta lungo la strada di un isolato adiacente<br />
a quello di S. Giulia. È stata costruita su<br />
una massicciata di pietre, direttamente sui<br />
crolli delle murature romane. Una staccionata<br />
lignea, ancorata a pali verticali, lungo il bordo<br />
della strada, chiudeva il sedimen (BROGIOLO<br />
1989, 1993).<br />
L’edificio di Rodengo Saiano (BROGIOLO<br />
1986), con pali portanti lungo il perimetro, era<br />
suddiviso <strong>in</strong> due ambienti: il primo, per attività<br />
domestiche al livello del terreno; il secondo, sem<strong>in</strong>terrato,<br />
era utilizzato per attività artigianali.<br />
Strutture con pali portanti <strong>in</strong>fissi, ma senza<br />
una pianta completa sono state documentate a<br />
Carvico, <strong>in</strong> fase con una chiesa <strong>in</strong> legno della<br />
metà ca. del VII <strong>secolo</strong> (BROGIOLO 1986b), a<br />
Mantova, <strong>in</strong> adiacenza al Battistero paleocristiano,<br />
<strong>in</strong> una fase con ceramica longobarda<br />
(BROGIOLO 1987b), sempre a Mantova via<br />
Tazzoli 19, <strong>in</strong> una fase tardoantica-altomedievale<br />
<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ata (FRANCHINI e al. 1986).<br />
Quest’ultima struttura, parzialmente conservata,<br />
pur essendo di <strong>in</strong>certa <strong>in</strong>terpretazione<br />
(un silos o una capanna sem<strong>in</strong>terrata?), riveste<br />
un particolare <strong>in</strong>teresse <strong>in</strong> quanto si è conservata<br />
parte dell’argilla che rivestiva la ramaglia<br />
fissata a travetti verticali e addossata ad<br />
un drenaggio controterra, costituito da pietre e<br />
laterizi <strong>in</strong> matrice limosabbiosa.<br />
10-edifici con pareti <strong>in</strong> assi ancorate a travi oriz -<br />
zontali e struttura portante su pali verticali<br />
L’abitato di Piadena (BROGIOLO, BREDA<br />
1985, pp.181-188), documentato per la prima<br />
volta nel 990 come castello munito di fossato<br />
(CDL, n. 893) era localizzato su un’ansa del fiume<br />
Oglio a nord del centro attuale. Le case, <strong>in</strong>teramente<br />
di legno con copertura di paglia, erano<br />
distribuite su filari, separati da canalette e<br />
piccole strade. Di due edifici è stato possibile ricostruire<br />
la pianta. Il primo, quadrangolare di<br />
m 5,40 x 6,60, aveva un’<strong>in</strong>telaiatura costituita<br />
da quattro grossi pali angolari e due mediani; le<br />
pareti di tavole di legno erano ancorate al piede,<br />
e con ogni probabilità anche <strong>in</strong> alto, a travi orizzontali.<br />
La pavimentazione era formata da un<br />
assito ed il focolare era all’esterno.<br />
Il secondo edificio aveva pianta rettangolare
Fig. 12 - Piadena, pianta di due edifici messi <strong>in</strong> luce<br />
nel 1983 (da BROGIOLO, BREDA 1985).<br />
di m 10,80 x 7,10 e, anche se non abbiamo <strong>in</strong>formazioni<br />
sull’elevato, possiamo ipotizzare una<br />
struttura simile.<br />
Un edificio con travi orizzontali è venuto alla<br />
luce anche a Mantova, presso il Battistero, <strong>in</strong> un<br />
contesto della f<strong>in</strong>e dell’Altomedioevo (BROGIO-<br />
LO 1986c).<br />
Il confronto più puntuale è tuttavia con edifici<br />
emiliani, di Ferrara (VISSER TRAVAGLI<br />
1988; GADD, WARD PERKINS 1991), Poviglio<br />
(GELICHI, <strong>in</strong> questi atti) e Fidenza (CATARSI<br />
DELL’AGLIO <strong>in</strong> questi atti). Nella sequenza di<br />
porta Reno, nel centro di Ferrara, si nota l’evoluzione<br />
tra una prima fase con edifici a pali portanti<br />
verticali ed una seconda, del XII <strong>secolo</strong>,<br />
con struttura identica a quella delle case di Piadena<br />
con ‘grosse travi squadrate disposte orizzontalmente,<br />
alle quali erano connesse altre<br />
travi verticali e contrafforti laterali, dove i tamponamenti<br />
fra gli elementi strutturali dovevano<br />
essere realizzati <strong>in</strong> legno’ (VISSER TRAVAGLI<br />
1988). Un’evoluzione simile è stata osservata<br />
anche a Fidenza.<br />
11-alzato ligneo su zoccolo <strong>in</strong> muratura<br />
Si tratta di un tipo edilizio che si <strong>in</strong>contra<br />
spesso nella letteratura archeologica, più sotto<br />
la forma di ipotesi che di certezza. È <strong>in</strong>fatti generalmente<br />
difficile stabilire se le murature,<br />
pur di tenue spessore, legate con terra o con ar-<br />
Gian Pietro Brogiolo 111<br />
Fig. 13 - Mantova, Battistero: edificio <strong>in</strong> legno (da<br />
BROGIOLO 1986c).<br />
gilla giungessero f<strong>in</strong>o all’imposta del tetto o se<br />
<strong>in</strong>vece costituissero dei basamenti su cui alloggiare<br />
travi orizzontali, ai quali era poi ancorato<br />
un alzato ligneo. Si è ipotizzata una struttura di<br />
tal fatta, oltre che <strong>in</strong> alcune case a tecnica mista<br />
(s u p r a), anche per edifici realizzati ex novo a<br />
Castelseprio, Pieve di Manerba e Idro.<br />
A Castelseprio sono state messe <strong>in</strong> luce, lungo<br />
una strada con pavimentazione <strong>in</strong> ciottoli e<br />
frammenti di laterizi, case terranee con murature<br />
legate da malta povera e argilla e un edificio<br />
con pali portanti angolari appoggiati su basi<br />
<strong>in</strong> pietra e pareti probabilmente lignee su zoccoli<br />
esigui di muratura (DABROWSKA e al. 1978-<br />
79, pp. 75-79; cfr. anche CAGIANO 1973, 1974).<br />
L’edificio di Pieve di Manerba (CARVER e al.<br />
1979), datato con il C14 al 650 ± 75, era sem<strong>in</strong>terrato<br />
per ca. 60 cm verso ovest e aveva murature<br />
legate con argilla e tetto <strong>in</strong> paglia, bruciato<br />
nell’<strong>in</strong>cendio che ha distrutto l’edificio. All’<strong>in</strong>terno,<br />
oltre a fosse per attività artigianali, vi era<br />
una piccola cant<strong>in</strong>a, foderata con muri a secco e<br />
probabilmente coperta da una tavola di legno.<br />
Alzati lignei avevano molto probabilmente<br />
anche alcune case del villaggio romano di Idro<br />
(BROGIOLO 1980), abbandonato attorno al V<br />
<strong>secolo</strong>. In tutte le sue fasi sono documentati edifici<br />
e annessi, talora sem<strong>in</strong>terrati, con perimetrali<br />
costituiti da murature ad un solo filare di<br />
pietre legate con terriccio. Rientrano <strong>in</strong> quella
112<br />
categoria di abitazioni diffuse, a partire dall’età<br />
del Ferro, <strong>in</strong> tutta l’area alp<strong>in</strong>a (cfr. CAVADA,<br />
BASSI, <strong>in</strong> questi Atti).<br />
Alzati lignei su zoccoli <strong>in</strong> muratura sono stati<br />
ipotizzati anche per alcune murature di Brescia,<br />
casa Pallaveri, per fasi di età carol<strong>in</strong>gia e<br />
bassomedievali (ROSSI 1988-89c; GUGLIEL-<br />
METTI, ROSSI 1991), Monzambano (BREDA<br />
1991), Nuvolento (BREDA 1985b). Non si può<br />
dire, tuttavia, se, accanto ad alcune pareti realizzate<br />
con questa tecnica, ve ne fossero altre di<br />
differente consistenza.<br />
D) <strong>Edilizia</strong> rupestre<br />
Di questo fenomeno, di cui ho fatto cenno<br />
nell’<strong>in</strong>troduzione al sem<strong>in</strong>ario, vi sono numerose<br />
testimonianze anche nella nostra regione,<br />
anche se f<strong>in</strong>ora sono state poco studiate, soprattutto<br />
quelle riferibili all’occupazione (temporanea<br />
o permanente) di grotte e ripari. Com<strong>in</strong>cia<br />
<strong>in</strong>vece ad essere conosciuto, grazie a recenti ricerche<br />
<strong>in</strong> due siti del comasco, un modello <strong>in</strong>sediativo<br />
(gruppo 12) costituito da edifici sem<strong>in</strong>cassati<br />
nei versanti rocciosi.<br />
All’isola Comac<strong>in</strong>a (BRAMBILLA, BROGIO-<br />
LO <strong>in</strong> stampa) sono stati documentati otto edifi-<br />
EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO<br />
Fig. 14 - Lecco, S. Mart<strong>in</strong>o: planimetria generale degli edifici <strong>in</strong>dividuati (da BROGIOLO e al. 1991).<br />
ci ad un solo ambiente, talora a due piani, larghi<br />
a monte da m 3 a m 6. È presumibile siano anteriori<br />
alla distruzione del castrum, avvenuta nel<br />
1169 (MONNERET DE VILLARD 1914, pp. 57-<br />
58).<br />
Del tutto identiche sono una dozz<strong>in</strong>a di case<br />
scavate nel 1990-91 sul versante meridionale<br />
del S. Mart<strong>in</strong>o di Lecco (BROGIOLO e al. 1991)<br />
e datate al VI <strong>secolo</strong>, per il ritrovamento di ceramica<br />
longobarda. Gli edifici sono stati realizzati,<br />
scavando la roccia che ha generalmente un<br />
forte gradiente. Di nove, conservati <strong>in</strong> parte fuori<br />
terra, è riconoscibile la pianta, rettangolare,<br />
con uno o più lati costituiti, talora <strong>in</strong>teramente<br />
dalla parete rocciosa. Gli altri lati e le soprelevazioni<br />
delle pareti a monte sono stati realizzati<br />
con murature formate da pietre di piccole dimensioni<br />
e rari frammenti di laterizi disposti <strong>in</strong><br />
opera <strong>in</strong>certa e legati da buona malta ricca di<br />
calce. La superficie, negli edifici di cui è <strong>in</strong>dividuabile<br />
l’<strong>in</strong>tera pianta, varia da mq 16 a poco<br />
meno di 100. Un paio di edifici sono suddivisi <strong>in</strong><br />
due ambienti da un muro. Solo per uno siamo<br />
certi dell’esistenza di un piano superiore. In un<br />
altro, costruito su uno sperone non livellato, vi<br />
era un pavimento ligneo sopraelevato.<br />
(Gian Pietro Brogiolo)
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