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le scarpette da funambola di sua madre, un po’<br />
grandi ma molto comode e, soprattutto, molto<br />
silenziose. Agata amava indossarle per sgattaiolare<br />
in giro per il Palazzo di Gorgonza coi Grilli. Fare<br />
delle esplorazioni era il suo passatempo preferito,<br />
specialmente di notte, quando tutti dormivano.<br />
Anche se Agata ci aveva vissuto tutta la vita, il<br />
palazzo era così grande che vi erano ancora delle<br />
stanze in cui non era mai stata, e negli incolti<br />
terreni circostanti molti fabbricati nascosti che<br />
doveva ancora esplorare. Agata fece qualche passo<br />
sul tappeto anatolico scolorito, tenendo alta la<br />
candela davanti a sé. Ed ecco che notò, appena<br />
visibile su una macchia chiara al centro del tappeto,<br />
una figuretta bianca, luminosa e quasi trasparente.<br />
Agata spalancò gli occhi.<br />
«Sei un topo!», esclamò.<br />
Il topo risplendette pallidamente e fece un altro<br />
sospiro che si concluse con uno squittio leggero.<br />
«Lo ero», disse scuotendo il capo, «ma adesso<br />
sono il fantasma di un topo».<br />
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