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narli vuol dire promettere a loro e ai loro genitori grandi cose; vuol dire prenderli da<br />
piccoli e fargli capire che i ragazzi devono puntare tutto sul calcio: adularli, riempirli<br />
di lodi, incoraggiarli, dare denaro alla famiglia perché cambino città e si trasferiscano<br />
dove sta la squadra che vorrà farli diventare un valore economico. Insomma, perché<br />
io mi goda il Mondiale migliore con i giocatori migliori, è necessario che nei quindici<br />
anni precedenti una serie di ragazzini di varia estrazione sociale e di ogni nazionalità<br />
vengano resi monodimensionali nella stagione più potenziale e varia della loro vita,<br />
la prima adolescenza, vengano fatti concentrare, in serie, su un solo compito, diventino<br />
monocolture umane. Come gli hibernaderos per colture intensive dell’Andalusia,<br />
serre che tappezzano e distruggono la terra desertica andalusa, impedendone lo<br />
sviluppo naturale.<br />
La fanteria sbarca in massa di fronte alle coste del successo, la strategia è mandarli<br />
tutti allo sbaraglio e vederli cadere quasi tutti, crivellati di occasioni mancate<br />
prima che riescano ad approdare sulla spiaggia. Quelli che passano diventano eroi,<br />
gli altri diventano niente.<br />
Il sogno di Vincenzo Sarno di diventare un campione (lacrimuccia dello spettatore,<br />
spettatore dai fammi godere con la lacrimuccia), il sogno anche di regalare la<br />
sicurezza economica ai genitori e alla famiglia, è una delle grandi batterie di energia<br />
psichica che alimentano la selezione delle risorse impiegate nel mio intrattenimento.<br />
Per ogni canale di Sky c’è una serie di famiglie che si sbattono e fanno sacrifici per<br />
i figli e sacrificano i figli perché io possa guardarli fare quel che sanno fare mentre<br />
mangio merendine con i piedi sul tavolo in preda a ineffabili e misteriosi attacchi di<br />
fame.<br />
Questo meccanismo può essere considerato un fatto della vita. E io dovrei accettare<br />
che i soldi della mia famiglia servono a tenere in movimento l’economia di<br />
mercato, che nel mio piccolo non ho mai fatto niente per rovesciare, magari iscrivendomi<br />
al partito marxista leninista. Ciò non vuol dire che io abbia il diritto di usare<br />
la storia di uno sfigato per dare un tocco di sensibilità neorealista alla mia scrittura<br />
(la complicata epopea del campioncino meridionale che tenta e ritenta la fortuna al<br />
nord: Piccolo Calcio Paradiso: l’inferno).<br />
La seconda<br />
Anche perché, come dicevo, rimasto solo a contemplare l’oggetto del mio pezzo,<br />
ho scoperto di avere delle opinioni su di lui. Delle opinioni classiste. Mi scoccia ammetterlo;<br />
ho riscritto questo pezzo molte più volte di quanto non meritasse, perché<br />
mi scoccia ammetterlo; però ho la sensazione che potrò arrivare in fondo a questo<br />
pezzo su commissione solamente se riuscirò a far capire quanto l’incontro con un<br />
non-borghese mi abbia scandalizzato. Per non-borghese non si intende il simpatico<br />
membro del quarto stato che avanza derelitto verso il pennello di Pellizza da Volpedo.<br />
Per non-borghese si intende un nativo della democrazia televisiva italiana, che non<br />
sa fare un discorso se non gli si fanno cento domande; che per lavoro si allena tre ore<br />
al giorno e il resto del tempo lo passa giocando alla Playstation e a poker; che non è<br />
in grado di fare un discorso coerente; che si contraddice sostenendo una cosa e poi<br />
un’altra senza rendersene conto nel giro di cinque minuti…<br />
È una persona che ha lasciato la scuola presto, e che per un grande e inequivocabile<br />
talento è stato costretto a cercare il successo fin da bambino e per una serie di<br />
sfortune non l’ha trovato. Sta di fatto che è una persona che non mi piace, che oscilla<br />
tra il costringermi a una paternalistica pietà che mi fa schifo provare, e una altrettanto<br />
paternalistica disapprovazione morale, intellettuale, emotiva.<br />
Pensare queste cose è orribile, piazza sulla mappa della mia interiorità due colonne<br />
d’Ercole che temo di non poter attraversare. Sarebbe ancora più orribile far finta<br />
di non averlo pensato.<br />
Dio c’è.<br />
Mentre finivo di scrivere il paragrafo qui sopra, il mio netbook portatile HP ha<br />
aperto una finestra nera con su scritto:<br />
HP support assistant<br />
È in corso un’analisi dell’integrità.<br />
Tentazioni<br />
Cosa dovrei fare? Il mio spirito borghese ottimista, sublimatore, costruttivo, mi<br />
presenta alcune tentazioni intellettuali: scorciatoie per fare di questo pezzo una cosa<br />
interessante. A difendermi un poco da queste tentazioni sta solo la distanza che separa<br />
me e Vincenzo Sarno: sta lo sconcerto di fronte a un cortocircuito, lo stesso tipo<br />
di cortocircuito di un mio amico scrittore che facendo alcune ricerche sull’industria<br />
della carne ha scoperto come veniva trattata e da allora non è più riuscito a mangiarne:<br />
non per una decisione ma per un disgusto fisico. Provo lo stesso disgusto fisico<br />
per me stesso di fronte alla scoperta di quanto mi è estranea e indigesta la forza lavoro<br />
del mio svago preferito: il calcio.<br />
Tentazione: l’empatia.<br />
Per colmare le imbarazzanti distanze di classe, la strada più facile è quella del sentimento<br />
e la prima tentazione cui sono esposto è buttarla sull’empatia: una vocina<br />
dentro di me mi invita sinistramente a considerare la nostra comune umanità.<br />
Vediamo come funziona questo genere di scorciatoia morale.<br />
A un certo punto della chiacchierata ( = intervista), “Vincenzo” mi racconta di<br />
una brutta cosa che gli è capitata ultimamente, diciamo pure una tragedia, e io mi<br />
trovo a fare la somma delle cose che gli sono successe, dell’ordine in cui gli sono<br />
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