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dario ferragina - hagakure

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136<br />

Il giovedì seguente, ci troviamo al solito posto. Ci sediamo in un bar di via de’ Giudei.<br />

Ordiniamo due caffè. Fanuel mi osserva mentre rollo una sigaretta e mi chiede<br />

perché non uso il filtro. Sembrerà banale ma è la prima domanda che gli sento fare e<br />

provo un moto di gratitudine nei suoi confronti. Poi tira fuori dalla tasca dei pantaloni<br />

un pacchetto di Marlboro e se ne accende una. Anche questa è una novità.<br />

“Ci sto attento,” mette le mani avanti e forse per distogliere l’attenzione da sé mi<br />

racconta che in squadra con lui c’è chi segue una dottrina rigorosamente straightedge<br />

(niente alcool, niente, fumo, a letto presto e alimentazione controllata) e chi<br />

attacca a fumare appena finito l’allenamento.<br />

“Dipende dall’ambizione e un po’ anche dall’età. I più anziani si fanno meno problemi.<br />

I giovani invece ci tengono a non sgarrare, li fa sentire dei veri professionisti.<br />

Io mi controllo, ma a volte mi piace non essere troppo rigido. Ogni tanto mi succede<br />

anche di prendere delle multe dal mister. Il mister è un mago nello scoprire se la<br />

notte prima sono andato a letto tardi. Mi fissa negli occhi e mi dice: ‘Tu ieri hai scopato’.<br />

‘No, mister,’ gli rispondo io. ‘In questo periodo penso solo alla squadra, non ho<br />

nemmeno una fidanzata’. ‘Tu ieri notte hai scopato e sei tornato a casa all’alba’. Se è<br />

veramente incazzato, mi mette in panchina. Ma non gli dura mai tanto. Dopo cinque<br />

minuti mi fa scaldare e mi butta dentro. È un bravo allenatore. A volte un po’ lunatico,<br />

ma da lui ho imparato molto”.<br />

Dall’ultima volta che ci siamo visti Fanuel ha già cambiato fidanzata. Ora sta con<br />

una più grande di lui. Ne parla come di una donna matura, anche se in realtà ha solo<br />

ventiquattro anni.<br />

“Ci siamo conosciuti venerdì scorso nel locale di mio cugino. Mi sono accorto che<br />

mi guardava. A un certo punto le sono passato accanto e lei mi ha fermato con una<br />

scusa. Abbiamo ballato insieme e poi mi ha chiesto di andare a casa sua. Ci ho pensato<br />

un po’ su perché il giorno dopo avevo la partita. ‘Solo qualche ora,’ ha insistito lei.<br />

Cosa dovevo fare? Sono arrivato al campo distrutto. Il mister se n’è accorto subito.<br />

Più tardi devo vedermi con lei. Lo sai che è del tuo paese?”<br />

Ora che ho terminato con le domande, sembra più rilassato. Mi parla dei suoi<br />

tatuaggi. Ne ha uno su un fianco molto grande di cui solo lui conosce il significato.<br />

Intuisco che ne è molto orgoglioso. “Poco importa se ormai sono diventati di moda,”<br />

afferma con una scrollata di spalle. Finiamo persino a discutere di politica. Poi, tra<br />

una chiacchiera e l’altra, puntuale gli squilla il cellulare. Mi guarda con uno sguardo<br />

contrito.<br />

“È lei. Ho un appuntamento alle sette. Le ho promesso che sarei andato. Ma tu<br />

come sei messo, ti bastano le cose che ti ho raccontato?”

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