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Produzione carne STA

Produzione carne STA

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assume tale nome dopo la<br />

macellazione dell'animale e<br />

le susseguenti<br />

modificazioni chimico-<br />

fisiche (frollatura).<br />

Dipartimento Scienze Zootecniche -<br />

Università di Sassari


Il muscolo striato è composto da diversi fasci muscolari<br />

ciascuno fascio muscolare è composto dalle fibre muscolari<br />

Le membrane connettivali che avvolgono:<br />

� il muscolo: epimisio (e continua a formare il tendine)<br />

�i fasci muscolari: perimisio<br />

�L e fibre muscolari: endomisio<br />

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� ciascuna fibra muscolare è composta da miofibrille:<br />

� le miofibrille sono composte da migliaia di sarcomeri disposti uno dietro l’altro<br />

� il sarcomero è l’unità contrattile del muscolo.<br />

�la membrana di natura connettivale che avvolge la miofibrilla viene denominata<br />

sarcolemma.<br />

� Il citoplasma viene definito sarcoplasma.<br />

�Le miofibrille sono le unità funzionali più piccole del muscolo e comprendono due<br />

filamenti proteici, la miosina e l'actina, responsabili della contrazione.<br />

sarcomero<br />

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SARCOMERO<br />

I due tipi di filamenti (actina e miosina) sono intercalati in modo ordinato, così<br />

che 2 filamenti di actina circondano 1 filamento di miosina<br />

ACTINA = proteina globulare che<br />

accoglie nel suo interno un asse<br />

formato da molecole di tropomiosina.<br />

Su questo asse si trovano le molecole<br />

di troponina che possiede un sito Ca++<br />

sensibile.<br />

miosina<br />

actina<br />

MIOSINA = proteina composta da un tratto<br />

bastoncellare e delle protrusioni globose con cui i<br />

filamenti di miosina si agganciano a quelli di actina<br />

durante la contrazione muscolare formando il<br />

complesso actimiosina


La contrazione muscolare<br />

� la contrazione delle fibre muscolari avviene per scorrimento dei filamenti di<br />

actina tra quelli di miosina<br />

� il sarcomero si accorcia e …. di conseguenza la fibra si contrae<br />

actina<br />

miosina


La contrazione muscolare<br />

� Per la contrazione i sarcomeri ricevono l’impulso dal cervello tramite i NERVI MOTORI.<br />

� Il singolo impulso, raggiunge la giunzione neuro-muscolare (PLACCHE MOTRICI = zona di<br />

contatto tra muscolo e nervo) che libera un neurotrasmettitore che è l’acetilcolina<br />

� L’acetilcolina rende permeabile la membrana della miofibrilla agli ioni Na+ e il rapido arrivo<br />

di questi ioni Na+ si traduce in una corrente elettrica<br />

� L’impulso elettrico si propaga fino ad arrivare nel reticolo sarcoplasmatico (compartimento<br />

cellulare in cui il Ca++ è bloccato da apposite proteine)<br />

� Dal reticolo sarcoplasmatico il Ca++ diffonde per tutta la cellula<br />

� Gli ioni Ca++ si legano ai siti Ca sensibili posizionati sulla troponina che così facendo<br />

determina un cambiamento conformazionale che causa lo spostamento della tropomiosina.<br />

� Questo spostamento lascia libero il sito d'attacco per la miosina sull'actina, prima occupato<br />

dalla tropomiosina.<br />

� i filamenti di actina potranno scivolare sui filamenti spessi di miosina provocando quindi la<br />

contrazione muscolare<br />

� Al termine dell’eccitazione gli ioni Ca++ rientrano nel reticolo sarcoplasmatico ed il muscolo<br />

si rilascia


Fonti energetiche della contrazione<br />

� è l’ATP a fornire l’energia per la contrazione muscolare nel momento in cui si<br />

scinde in ADP + P<br />

� il muscolo si rifornisce dell’energia necessaria attraverso il processo della<br />

glicolisi (la degradazione del glucosio)<br />

� Se il muscolo si contrae in un mezzo privo di ossigeno avviene glicolisi anaerobia<br />

con formazione di acido lattico<br />

� Se il muscolo si contrae in presenza di ossigeno la glicolisi (glicolisi aerobia)<br />

procede oltre fino alla formazione di 38 molecole di ATP (molta energia)<br />

� il muscolo scheletrico (oltre al fegato) possiede la capacità di sintetizzare<br />

glicogeno a partire da glucosio ematico e di trattenere il glicogeno nelle sue<br />

fibre<br />

� il glicogeno rappresenta quindi una forma di energia che il muscolo accumula e<br />

che gli permette di lavorare (di contrarsi) anche quando non è disponibile<br />

immediatamente il glucosio ematico<br />

� Il glicogeno è un polisaccaride formate da molecole di glucosio (immagazzinato<br />

sia nel fegato che nei muscoli).


La La frollatura<br />

� Dopo l'abbattimento la <strong>carne</strong> degli animali non è<br />

immediatamente edibile, ma occorre far passare un tempo<br />

variabile durante il quale le carni diventano adatte al consumo.<br />

� La trasformazione del muscolo in <strong>carne</strong> avviene dopo la morte<br />

dell’animale. La struttura e la composizione del muscolo subiscono<br />

una serie di modificazioni fisiche e chimiche<br />

� La frollatura è necessaria (della durata di non meno di quattro<br />

giorni) per intenerire le carni macellate prima del loro consumo<br />

(ha luogo in celle frigorifere).<br />

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Modificazioni fisico-chimiche post-mortem<br />

� entro la prima ora dalla macellazione il sistema nervoso rimane<br />

eccitabile per circa 1,5 h e il muscolo può contrarsi.<br />

� dopo circa 1,5 ore il muscolo perde la sua flessibilità e si instaura<br />

il rigor mortis:<br />

….si consumano le scorte di ATP per cui il muscolo non ha più<br />

energia per favorire la decontrazione del muscoplo (interazione<br />

irreversibile tra le fibre di actina e miosina) per cui diviene<br />

rigido… e ogni movimento diventa impossibile (pieno rigor mortis) –<br />

� Dopo il rigor mortis inizia un processo di proteolisi da enzimi<br />

(catepsine) contenuti nei lisosomi delle cellule. Il processo prevede la<br />

degradazione enzimatica dei filamenti di actina e miosina con<br />

conseguente rilascio della fibra contratta.


� dopo la morte dell’animale, in seguito all’arresto della<br />

circolazione sanguigna, il muscolo si trova in condizioni di anossia<br />

(mancanza di O2)<br />

� Glicolisi anaerobia post-mortem: in condizioni di anaerobiosi<br />

(mancanza di O2) il glicogeno viene idrolizzato� acido lattico<br />

ed il pH si riduce da 7 a 5,5<br />

�la riduzione del pH è fondamentale per la buona<br />

conservazione della <strong>carne</strong> perché il basso pH riduce<br />

la proliferazione microbica.<br />

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.<br />

I tempi di frollatura<br />

Bovini:<br />

�Negli animali giovani: 3-7 giorni ad una temperatura di refrigerazione di 1-4°C.<br />

�Negli animali più maturi almeno 14 giorni. La frollatura lunga (10-14 gg) in<br />

realtà, viene effettuata solo per le produzioni di elevata qualità, come la<br />

Chianina e la Romagnola che sono tutelate da marchi europei (IGP) e devono<br />

seguire particolari disciplinari di produzione. Le carni bovine più economiche<br />

sono frollate per circa 24-48 ore.<br />

Ovini & caprini:<br />

2-3 giorni negli animali giovani; 5-7 gg negli adulti<br />

Avicoli:<br />

Le carni di pollame, struzzo, ecc. necessitano di un periodo mediamente più<br />

breve, di 24 ore circa.


�perchè avvenga una corretta frollatura il<br />

glicogeno deve essere contenuto a livello<br />

muscolare in concentrazione elevata<br />

�quando il glicogeno è insufficiente, si produce<br />

poco acido lattico per cui il pH rimane elevato<br />

…di conseguenza aumentano le difficoltà di<br />

conservazione<br />

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Sonda per la<br />

misurazione<br />

della<br />

temperatura e<br />

del pH<br />

L’evoluzione del pH può essere regolata con la temperatura<br />

necessario la refrigerazione graduale della carcassa: un raffreddamento troppo veloce<br />

della carcassa determina una riduzione della tenerezza della <strong>carne</strong> in quanto gli enzimi non<br />

hanno la possibilità di esplicare la loro massima attività sul sarcoplasma e quindi i muscoli<br />

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risultano contratti<br />

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Pertanto ….negli animali prima della macellazione è<br />

necessario ridurre le perdite di glicogeno<br />

�questo è possibile salvaguardando le condizioni di<br />

benessere animale nei giorni prima della macellazione,<br />

durante il trasporto e alla macellazione<br />

�animali ben nutriti MAGGIORI riserve di glicogeno<br />

� condizioni di stress aumentano il consumo aerobico<br />

di glicogeno<br />

� < glicogeno < abbassamento del pH


Composizione media della <strong>carne</strong><br />

bovina (su 100 g di <strong>carne</strong>)<br />

carboidrati;<br />

lipidi; 2,5%<br />

1,2% minerali; 1%<br />

proteine;<br />

19%<br />

acqua; 75%<br />

vitamine;<br />

0,15%


La composizione chimica<br />

della <strong>carne</strong> bovina<br />

80%<br />

20%<br />

10%<br />

12%<br />

7-8%<br />

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La composizione della <strong>carne</strong><br />

varia in funzione:<br />

� della specie,<br />

� della razza,<br />

� del singolo animale,<br />

� dell'età,<br />

� delle tecniche di alimentazione,<br />

� tecnica di allevamento (intensivo, estensivo)<br />

� macellazione dell'animale<br />

� e delle modalità di lavorazione, conservazione e<br />

distribuzione delle carni.<br />

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indica la quantità di azoto ingerito che è trattenuto dall'organismo<br />

per l'accrescimento e/o il mantenimento


L'indice di digeribilità delle proteine di diversi<br />

alimenti, così come riportato dalla recente letteratura<br />

(Protein Quality Evaluation, FAO/WHO) mostra per la<br />

<strong>carne</strong> valori medi elevati:<br />

ALIMENTO Valori medi<br />

Uova 97<br />

Carne di pollo 96<br />

Formaggi 95<br />

Latte 95<br />

Carne bovina 94<br />

Pesce 94<br />

Riso 88<br />

Mais 87<br />

Indica l'efficienza con la quale viene digerita la proteina in questione, il valore massimo è 100.


L'Acqua<br />

Costituisce il 75% della <strong>carne</strong><br />

L'acqua presente in un organismo si distingue in :<br />

1) acqua preformata che origina da acqua e alimenti ingeriti.<br />

Questa si divide in:<br />

acqua "libera" (che può evaporare)<br />

acqua "legata" alla matrice alimentare come acqua di<br />

cristallizzazione. Non evapora. Si perde solo a temperature elevate.<br />

NON alimenta la proliferazione batterica<br />

2) acqua metabolica che deriva da reazioni chimiche. La % d'acqua<br />

metabolica derivante dalle molecole degli alimenti dipende dalla<br />

anche loro composizione: per esempio i carboidrati come formula<br />

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chimica contengono più acqua Università delle di proteine.<br />

Sassari


Acqua metabolica<br />

� L’ossidazione di 1 g di:<br />

� proteina produce 0.39 g di H2O<br />

� amido produce 0.56 g di H2O<br />

� grasso produce 1.06 g di H2O<br />

I trigliceridi contengono glicerolo e acidi grassi…liberano più acqua<br />

glicerolo (C3H8O3) + 3AG


Proteine<br />

�circa 18,5% nella <strong>carne</strong> bovina<br />

�altissima digeribilità e valore biologico superiore a quelle delle<br />

proteine di origine vegetale (inferiore a quello delle proteine del<br />

latte e delle uova).<br />

�Elevato contenuto in AA essenziali<br />

�basso contenuto in AA solforati (metionina [AAe] e cistina)


Carboidrati<br />

L'unica fonte apprezzabile di carboidrati della <strong>carne</strong> è il glicogeno che<br />

durante la maturazione e la frollatura, dopo la macellazione viene<br />

prevalentemente trasformato in acido lattico, responsabile<br />

dell’abbassamento del pH durante le 24 h post-mortem).<br />

Elementi minerali<br />

�Macrominerali delle carni: buon contenuto di P, Na e K e un discreto<br />

tenore di Ca.<br />

�Microminerali: il più importante è il Fe, abbondante nelle carni molto<br />

rosse<br />

Il colore rosso è determinato dalla presenza di mioglobina<br />

Ferro in forma facilmente assimilabile rispetto al Fe presente nei<br />

prodotti vegetali.


Lipidi<br />

I lipidi (10% su SS) sono costituiti prevalentemente da trigliceridi, e<br />

modeste quantità di fosfolipidi e di vitamine liposolubili.<br />

Il grasso è presente nella <strong>carne</strong> in tre forme distinte:<br />

�grasso invisibile, posto all'interno delle fibre muscolari<br />

�grasso di marezzatura, costituito da piccoli depositi adiposi<br />

visibili all'interno del muscolo,<br />

�grasso intermuscolare, disposto tra un muscolo e un'altro.<br />

�Il 50% degli AG nella <strong>carne</strong> dei ruminanti sono AG saturi<br />

(bioidrogenazione ruminale)<br />

�profilo acidico del grasso nei monogastrici maggiormente<br />

influenzabile con l’alimentazione (es. polli > AG insaturi)


Grasso intermuscolare<br />

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Grasso di marezzatura


I parametri che definisco la qualità<br />

della <strong>carne</strong><br />

� Colore<br />

� Tenerezza<br />

� Capacità di ritenzione idrica<br />

� Aroma e sapore<br />

� Quantità e qualità del grasso<br />

� …..


COLORE<br />

� Essendo la caratteristica percepita più<br />

immediatamente dal consumatore costituisce il primo<br />

criterio di valutazione della qualità della <strong>carne</strong><br />

� I pigmenti della <strong>carne</strong> sono costituiti principalmente<br />

da mioglobina e, in minor misura, da emoglobina,<br />

citocromi e flavine.<br />

�La mioglobina è la principale responsabile del colore<br />

della carni<br />

�….il colore dipende dalla concentrazione e dallo stato<br />

chimico della mioglobina


La mioglobina e il colore delle<br />

carni [1]<br />

Nella mioglobina il ferro è in<br />

forma ridotta ( Fe2+).<br />

In forma ridotta l’atomo di Fe<br />

della mioglobina è in grado di<br />

legare l’O2 trasportato<br />

dall’emoglobina del sangue e si<br />

trasforma in ossimioglobina.<br />

conferendo alla <strong>carne</strong> un<br />

colore rosso vivo<br />

(OSSIMIOGLOBINA).


La mioglobina e il colore delle<br />

carni [2]<br />

Quando la concentrazione di<br />

O2 è alta, il ferro è ossidato a<br />

Fe3+<br />

in forma ossidata, viene persa<br />

la capacità di legare l’O2 e la<br />

<strong>carne</strong> assume una colorazione<br />

brunastra<br />

(METAMIOGLOBINA).


La mioglobina e il colore delle<br />

carni [3]<br />

� Nella produzione dei salumi si<br />

aggiunge alla <strong>carne</strong> NITRATI che<br />

vengono ridotti per azione di enzimi<br />

a monossido di azoto (NO).<br />

� Il monossido di azoto si combina<br />

con la mioglobina formando un<br />

pigmento rosso la<br />

NITROSOMIOGLOBINA che<br />

impartisce, per es alla pancetta<br />

cruda o al prosciutto, il caratteristico<br />

colore rosso


Effetto colore


Misurazione del colore<br />

• Metodi soggettivi: il colore viene valutato da un corpo di esperti tramite<br />

l’uso di una scala di punteggio ai cui valori corrisponde l’intensità ed il tipo di<br />

colore (variabilità soggettiva di giudizio).<br />

• Metodi chimici: per misurare esattamente la quantità di mioglobina e per<br />

distinguere le forme chimiche (analisi spettrofotometrica in assorbanza).<br />

• Metodi strumentali: strumenti che prendono il nome di colorimetri. Il<br />

colorimetro valuta quindi il fascio di luce riflessa dalla superficie della <strong>carne</strong><br />

da analizzare.<br />

Il colorimetro analizza il fascio luminoso riflesso e lo esprime tramite una<br />

serie di codici numerici accettati a livello internazionale<br />

Misurazione della luminosità e il grado di<br />

colorazione della <strong>carne</strong><br />

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TENEREZZA [1]<br />

La tenerezza è considerata uno dei più importanti parametri di qualità<br />

della <strong>carne</strong>.<br />

La tenerezza, che si riesce a valutare solo all'atto della masticazione<br />

dipende sia dalla composizione della <strong>carne</strong> stessa che dalle tecnologie<br />

di macellazione e frollatura.<br />

Uno dei principali metodi per migliorare la tenerezza (o ridurre la<br />

durezza) della <strong>carne</strong> nel corso della lavorazione della carcassa è<br />

quello di ridurre il valore di pH muscolare mentre la temperatura del<br />

muscolo stesso è ancora relativamente elevata.<br />

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TENEREZZA [2]<br />

al fine di migliorare la tenerezza il muscolo va<br />

tagliato a fette in senso trasversale rispetto alla<br />

direzione delle fibre.<br />

senso trasversale<br />

rispetto alla direzione<br />

delle fibre<br />

senso parallelo alla<br />

direzione delle fibre


IL GRASSO DELLA CARNE<br />

Grasso invisibile<br />

Grasso intermuscolare<br />

Grasso di marezzatura


AROMA E SAPORE. Il ruolo<br />

fondamentale del grasso<br />

� Il fattore più rilevante ai fini del gusto della <strong>carne</strong> è dato dal suo contenuto di<br />

grasso intramuscolare.<br />

� Le carni con il maggior contenuto di grasso si presentano infatti più sapide e<br />

gustose di quelle magre (soprattutto perché parte dei composti che<br />

influenzano l’aroma e il sapore sono liposolubili).<br />

� il grasso, contribuisce a mantenere tenera la <strong>carne</strong> durante la cottura,<br />

conservando all'interno della <strong>carne</strong> la giusta quantità d'acqua (> H2O<br />

metabolica).<br />

� <strong>carne</strong> troppo magra, nel corso della cottura, va incontro ad un processo di<br />

contrazione delle fibre, per cui l'acqua in essa contenuta si "perde", lasciando<br />

la <strong>carne</strong> compatta e dura<br />

� più la <strong>carne</strong> è grassa e minore è la sua tendenza a perdere acqua al<br />

momento della cottura.


Quantità di grasso intramuscolare e la<br />

composizione del grasso<br />

…tutti sanno che<br />

� Il contenuto in grasso contribuisce a a<br />

definire il contenuto calorico della <strong>carne</strong><br />

� influenza la tenerezza e il gusto<br />

…non tutti sanno che<br />

� ... influenza le caratteristiche<br />

nutraceutiche della <strong>carne</strong>


Quantità e qualità dei grassi: i punti più<br />

controversi relativamente al consumo di <strong>carne</strong><br />

• colesterolo<br />

• saturi/insaturi<br />

• acidi grassi trans<br />

• omega-6/omega-3


Importanza del grasso nell’alimentazione<br />

� carrier delle vitamine liposolubili (A, D, E, K)<br />

� garantiscono la salute della membrana cellulare (composte da<br />

lipidi per quasi il 50%)<br />

� sintesi di ormoni steroidei (glucocorticoidi, mineralcorticoidi,<br />

androgeni, estrogeni, progestinici)<br />

� 40% dell’energia giornaliera ingerita dai neonati deve provenire<br />

dai lipidi<br />

� I lipidi rappresentano il componente principale del cervello (50%<br />

� ….<br />

della SS)<br />

American Hearth Association (2005)


Connor et al.


Contenuto lipidico della <strong>carne</strong><br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

% di grasso<br />

Demirel et al. (2006); Mele et al. (2009)


Effetto razza<br />

Laborde et al. 2001 – JAS, 79:355-365.


Elevata variabilità del contenuto in<br />

grasso con età alla macellazione<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

% di grasso<br />

bovino adulto vitello vitellone manzo


contenuto in grasso nei diversi tagli di <strong>carne</strong><br />

bovina<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

% grasso<br />

da INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione


contenuto in grasso nella <strong>carne</strong> di POLLO<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

pollo con pelle<br />

% grasso<br />

senza pelle<br />

fuso con pelle<br />

fuso senza pelle<br />

petto<br />

da INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione


Contenuto in colesterolo nella <strong>carne</strong> di<br />

diverse specie (non elevato)<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

mg/100 g di <strong>carne</strong><br />

Girolami et al. (2003); Komprda et al. (2003); Mele et al. (2009)


Il contenuto in colesterolo è indipendente dalla quantità di<br />

grasso


Colesterolo: componente essenziale<br />

dell’organismo<br />

� Componente essenziale della membrana cellulare (stabilità<br />

meccanica e la flessibilità delle cellule)<br />

� Crescita e divisione cellulare non sono possibili senza<br />

colesterolo.<br />

� Il colesterolo è la sostanza base per la sintesi degli ormoni<br />

steroidei come cortisolo, androgeni (testosterone),<br />

estrogeni (estradiolo), progestinici (progesterone)<br />

� Il colesterolo è essenziale per lo sviluppo embrionale<br />

(disturbi nella biosintesi di colesterolo nelle madri può<br />

causare malformazioni nel feto)<br />

� È precursore della vitamina D (o colecalciferolo)<br />

� …ecc.


Carne & Acidi grassi trans


Sotto accusa gli acidi grassi TRANS<br />

Food and Drug Administration si era espressa con la proposta di una<br />

etichettatura alimentare …<br />

Da gennaio 2006 negli USA, è obbligatorio indicare il livello di acidi<br />

grassi trans nelle etichette alimentari<br />

ORIGINE DEGLI ACIDI GRASSI INSATURI<br />

NELLA FORMA TRANS (TFA)<br />

Derivano dai processi di idrogenazione degli ac. grassi insaturi in seguito<br />

a:<br />

Processi di parziale idrogenazione<br />

Processi di bioidrogenazione ruminale


COME SI FORMANO I TRANS?<br />

Gli acidi grassi polinsaturi, contenuti negli oli di origine<br />

vegetale, sono particolarmente instabili, e quindi vanno<br />

incontro rapidamente ad ossidazione e irrancidimento.<br />

Il processo di idrogenazione consente di rendere questi grassi<br />

più stabili (aggiunge atomi di idrogeno alla molecola di grasso,<br />

saturandolo parzialmente o totalmente).<br />

L'acido grasso diventa "meno insaturo", e quindi meno soggetto<br />

a irrancidimento.<br />

a causa delle elevate temperature impiegate, gli isomeri CIS si<br />

trasformano in isomeri TRANS nella misura del 25% - 45%


% TFA<br />

% TFA<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Acidi grassi trans: non sono tutti uguali<br />

Fonte naturale vs industriale degli acidi grassi trans<br />

8.8 5.6<br />

0.3 0.3 1.5<br />

1.7 3.3<br />

9.7<br />

17.3<br />

60.5<br />

21.7 20.3<br />

4.1 4.4 5.2 3.9 5.6<br />

4 6 8 10 12 14 16<br />

posizione del doppio legame<br />

14<br />

9.7<br />

5 3 2.3<br />

4 6 8 10 12 14 16<br />

posizione del doppio legame<br />

53<br />

<strong>carne</strong><br />

AG trans<br />

1-5 % degli AG<br />

totali della <strong>carne</strong><br />

PHVO<br />

Grassi vegetali<br />

idrogenati<br />

I trans >60<br />

% AG totali


80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

ω-6/ -6/ω-3 -3 ottimale


Omega-3<br />

Omega-3 and Omega-6 hanno proprietà<br />

nutrizionali e terapeutiche<br />

� acido α-linolenico<br />

-linolenico<br />

(C18:3 ω-3)<br />

� EPA (C20:5 ω-3 )<br />

� DHA (C22:6 ω-3)<br />

Omega-6<br />

� Acido arachidonico<br />

ARA (C20:4 ω-6)<br />

� Acido linoleico<br />

coniugato (CLA)


Perchè gli omega-3 à sono<br />

benefici per la salute?<br />

Omega-3<br />

� prevenzione delle malattie cardiovascolari<br />

� miglioramento del sistema immunitario<br />

� riduzione dell’infiammazione<br />

� sviluppo cerebrale dei neonati<br />

� sviluppo della retina nei neonati<br />

� protezione della vista<br />

� migliora l’apprendimento<br />

� ritarda “invecchiamento” mentale…<br />

Koletzko et al. (2008)


CLA<br />

Perchè gli omega-6 sono<br />

benefici per la salute?<br />

� aumenta la formazione ossea<br />

� attività antiossidante<br />

� migliora le funzioni immunitarie<br />

� proprietà anti-diabetiche (diabete di tipo 2)<br />

� riduzione della massa grassa<br />

� attività anti-aterosclerosi<br />

� proprietà anticancerogena<br />

J. Am. Coll. Nutr. (2000)


Gli effetti anticancerogeni del CLA<br />

scoperti nel 1987<br />

presenza nella <strong>carne</strong> cotta di<br />

bovino una sostanza in grado di<br />

inibire lo sviluppo del tumore della<br />

pelle in animali da laboratorio<br />

La National Academy of Science (1996) in una pubblicazione “Cancerogeni e<br />

anticancerogeni nella dieta dell’uomo”<br />

ha definito l’acido linoleico coniugato (CLA) come l’unico acido grasso che<br />

mostra in maniera inequivocabile di inibire lo sviluppo dei tumori in animali<br />

da laboratorio”


Contenuto in CLA nella <strong>carne</strong> di differenti<br />

specie<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

ruminanti<br />

CLA<br />

vitello agnello suino conoglio pollo<br />

Schmid et al. (2006); Corino et al. (2007) – Meat Science


Contenuto in ω 3<br />

Contenuto in<br />

2.7<br />

2.2<br />

1.7<br />

1.2<br />

0.7<br />

ruminanti<br />

3 nella <strong>carne</strong> di differenti<br />

specie<br />

omega3<br />

monogastrici<br />

vitello agnello suino coniglio pollo<br />

Enser et al. 1996; Kouba et al. 2008; Azcona et al. 2008 – Meat Science


Rapporto ω6/ 6/ω3 3 nella <strong>carne</strong> di specie<br />

diverse<br />

14.7<br />

12.7<br />

10.7<br />

8.7<br />

6.7<br />

4.7<br />

2.7<br />

0.7<br />

Optimum<br />

ω6/ 6/ω3 3


Il sistema di allevamento cambia le<br />

caratteristiche nutrizionali della <strong>carne</strong>…..


Profilo acido degli alimenti impiegati<br />

nell’alimentazione dei ruminanti<br />

g/100 g fat Concentrato pascolo insilato<br />

C16:0 17.87 12.92 24.0<br />

C18:0 2.25 1.03 2.90<br />

C18:1 c9 21.39 2.05 6.3<br />

C18:2 ω 6 39.25 10.57 14.5<br />

C18:3 ω 3 3.01 60.36 46.2


60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

erba vs concentrato<br />

omega3 nella <strong>carne</strong> di vitello: vitello<br />

omega3<br />

erba concentrato<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

ω6/ 6/ ω 3<br />

erba concentrato<br />

Scollan et al. Meat Science (2006)


fieno vs concentrato<br />

omega3 nella <strong>carne</strong> di agnello: agnello<br />

2.5<br />

2.0<br />

1.5<br />

1.0<br />

0.5<br />

0.0<br />

fieno (75%)<br />

concentrato (75%)<br />

C18:3 DHA<br />

G. Demirel et al. Meat Science (2006)


1.6<br />

1.2<br />

0.8<br />

0.4<br />

0.0<br />

erba vs granelle<br />

omega3 nella <strong>carne</strong> di vitelli argentini: argentini<br />

0.3<br />

0.2<br />

0.1<br />

0.0<br />

53<br />

52<br />

51<br />

50<br />

49<br />

48<br />

47<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

omega3 colesterolo<br />

TBARS<br />

vit. E (alfa-tocoferolo)<br />

(indicatori 4 di ossidazione)<br />

erba concentrato<br />

erba concentrato<br />

erba erba concentrato concentrato<br />

Descalzo et al. Meat Science 2005


…in in assenza di erba


1.6<br />

1.4<br />

1.2<br />

1.0<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

0.0<br />

Integrazione con oli vegetali<br />

C18:3 omega3<br />

semi colza semi lino<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

omega6/omega3<br />

semi colza semi lino<br />

Mach et al. J Anim Sci 2006


Pecora di razza Sarda con il<br />

suo agnello<br />

Esistono sistemi di<br />

allevamento tradizionali<br />

che hanno preservato il<br />

valore nutrizionale delle<br />

carni


Il caso dell’agnello da latte…


agnello da latte verso vitellone<br />

agnello vitellone<br />

Grasso, % 3.35 3.37<br />

Acidi grassi, % AG tot<br />

PUFA n3 3.22 1.40<br />

ALA (C18:3 n3) 1.22 0.50<br />

EPA 0.57 0.27<br />

DHA 0.56 0.05<br />

omega6/omega3 2.76 9.01<br />

LIN/ALA 5.14 21.4<br />

ARA/DHA 4.21 60.35<br />

Nudda et al. (2009)


agnello da latte verso vitellone<br />

agnello vitellone<br />

Grasso, % 3.35 3.37<br />

Acidi grassi, % AG tot<br />

PUFA n3 3.22 1.40<br />

ALA (C18:3 n3) 1.22 0.50<br />

EPA 0.57 0.27<br />

DHA 0.56 0.05<br />

omega6/omega3 2.76 9.01<br />

LIN/ALA 5.14 21.4<br />

ARA/DHA 4.21 60.35<br />

Nudda et al. (2009)


agnello da latte verso vitellone<br />

agnello vitellone<br />

Grasso, % 3.35 3.37<br />

Acidi grassi, % AG tot<br />

PUFA n3 3.22 1.40<br />

ALA (C18:3 n3) 1.22 0.50<br />

EPA 0.57 0.27<br />

DHA 0.56 0.05<br />

omega6/omega3 2.76 9.01<br />

LIN/ALA 5.14 21.4<br />

ARA/DHA 4.21 60.35<br />

Nudda et al. (2009)


Consumo di <strong>carne</strong> in Italia<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

30,5<br />

53,9<br />

75<br />

Italy<br />

86,1<br />

89,6 90<br />

1961 1970 1980 1990 2000 2002<br />

• Source: Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO), FAO<strong>STA</strong>T on-line statistical service (FAO, Rome, 2004). Available online at:<br />

http://apps.fao.org<br />

• Meat consumption per capita refers to the total meat retained for use in country per person per year. Total meat includes meat from animals slaughtered<br />

in countries, irrespective of their origin, and comprises horsemeat, poultry, and meat from all other domestic or wild animals such as camels, rabbits,<br />

reindeer, and game animals<br />

• Per capita calculations were conducted by WRI using FAO data on meat production and trade, and using U.N. data on population. Meat consumption<br />

was calculated using a trade balance approach - total production plus imports, minus exports


Il consumo di <strong>carne</strong>


Etichettatura delle carni<br />

� “Reg. CE 1760/00 che istituisce un sistema di<br />

identificazione e di registrazione dei bovini e<br />

relativo all’etichettatura delle carni bovine e dei<br />

prodotti a base di carni bovine, e che abroga il<br />

Reg. CE 1820/97 del Consiglio”<br />

� Il regolamento è efficace in tutti gli Stati della<br />

UE (in vigore dal 14/08/2000) e prevede che<br />

dal 1° gennaio 2002 tutte le carni bovine siano<br />

vendute corredate da etichetta<br />

� Art. 4: Tutti gli animali di un’azienda […] sono<br />

identificati mediante un marchio auricolare<br />

apposto su ciascun orecchio e approvato<br />

dall’autorità competente


Etichettatura delle carni bovine<br />

Etichettatura<br />

obbligatoria<br />

Etichettatura<br />

facoltativa


Sistema OBBLIGATORIO<br />

Art. 13: Quali informazioni?<br />

<strong>carne</strong> bovina deve indicare in etichetta:<br />

Stato membro o paese terzo di nascita<br />

Stati membri o paesi terzi in cui ha luogo la fase di<br />

ingrasso<br />

Macellato in [Paese] [Bollo CEE del macello]<br />

Sezionato in [Paese] [Bollo CEE del lab. Sez.]


Sistema FACOLTATIVO<br />

Art. 16<br />

Chiunque intenda etichettare le carni bovine<br />

con indicazioni aggiuntive rispetto a quelle<br />

obbligatorie deve essere autorizzato dal<br />

MIPAAF<br />

Disciplinare etichettatura<br />

carni al MIPAAF<br />

……continua…..


ALCUNE<br />

ETICHETTE…<br />

Etichetta base


ALCUNE<br />

ETICHETTE…<br />

Etichetta base + Razza + sesso


ALCUNE<br />

ETICHETTE…<br />

Questa etichetta riporta<br />

anche la razza, la<br />

categoria animale, l’età<br />

e il tipo di allevamento


CATEGORIE ANIMALI<br />

nella specie bovina:<br />

Vitello/a, giovane sino ai 6-8 mesi;<br />

Vitellone, maschio, destinato alla macellazione, dai 6 mesi alla<br />

fine dell'ingrassamento (solitamente fra 12 e 18 mesi);<br />

Manzo, maschio castrato macellato tra 1-4 anni


RAZZE DA CARNE DI ORIGINE ITALIANA<br />

PIEMONTESE<br />

La razza bovina Piemontese deriva il suo nome dalla regione che ne è stata<br />

la sua culla di origine, il Piemonte ed è la più importante e pregiata <strong>carne</strong><br />

italiana.<br />

La caratteristica distintiva della razza Piemontese è la presenza del<br />

carattere "doppia coscia" o "culard" che si presenta come massa muscolare<br />

molto sviluppate non solo a livello delle cosce e delle natiche, ma anche del<br />

collo.<br />

Il vitello maschio alla nascita pesa<br />

42-43 kg, la femmina 40 kg; il toro<br />

adulto può raggiungere il peso di<br />

1100-1200 kg mentre la vacca circa<br />

600 kg.<br />

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� L’ipertrofia muscolare è un carattere<br />

presente in numerose razze da <strong>carne</strong>.<br />

Alla base di tale anomalia sono state<br />

rilevate differenti mutazioni del gene<br />

miostatina (delezioni e sostituzioni). La<br />

razza bovina Piemontese presenta una<br />

mutazione specifica del gene: una<br />

transizione di un singolo nucleotide<br />

(transizione Guanina→Adenina nella<br />

posizione 938 dell’esone 3 del cromosoma<br />

2).<br />

� Gli individui che possiedono in omozigosi il<br />

gene mutato presentano uno sviluppo<br />

delle masse muscolari nettamente<br />

superiore rispetto agli individui in cui la<br />

mutazione è assente; i soggetti<br />

eterozigoti, che possiedono cioè una sola<br />

copia del gene mutato, sembrerebbero<br />

invece presentare caratteristiche<br />

intermedie.<br />

Genotipo omozigote mutato<br />

Genotipo wild type


Dal punto di vista produttivo la Piemontese è una razza in grado di<br />

fornire carcasse di notevole pregio che, per conformazione e basso<br />

tenore di grasso si pongono sempre ai massimi livelli della griglia di<br />

classificazione SEUROP.<br />

Le rese al macello dei vitelloni Piemontesi è una delle più elevate al<br />

mondo, raggiungendo e spesso superando il 70% del peso vivo.<br />

Inoltre le carcasse forniscono un'alta resa in tagli di prima qualità<br />

ed una <strong>carne</strong> magra, tenera e saporita<br />

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CHIANINA<br />

La terza razza italiana da <strong>carne</strong> per<br />

diffusione, ma probabilmente la più<br />

famosa nel mondo. E’ allevata<br />

soprattutto in Umbria, Toscana e Lazio.<br />

L'elemento distintivo della Chianina è<br />

soprattutto costituito dal suo<br />

gigantismo; è la razza bovina più grande<br />

del mondo.<br />

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MARCHIGIANA<br />

La seconda razza<br />

italiana da <strong>carne</strong> per<br />

diffusione.<br />

CHIANINA


RAZZE DA CARNE DI ORIGINE FRANCESE<br />

LIMOUSINE E CHAROLAISE<br />

Entrambe importate dalla Francia come ristalli di circa 250 kg di peso vivo<br />

(vitelli allattati sotto la madre provenienti dal pascolo) per i nostri centri<br />

d'ingrasso.<br />

Presentano un’eccellente capacità di crescita (soprattutto la Charolaise), un<br />

ottimo ICA, un’elevata resa al macello e qualità delle carcasse e delle carni<br />

(soprattutto la Limousine)<br />

Ridotta rusticità che ne rende difficoltoso l'adattamento alle diverse<br />

condizioni d'allevamento, soprattutto se difficili, e le rende piuttosto<br />

suscettibili a malattie e dismetabolie diverse.<br />

La razza bovina Limousine produce le migliori carcasse: compattezza,<br />

conformazione, finezza dello scheletro, elevata resa in tagli pregiati.<br />

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Razza Charolaise (fonte: INRA)<br />

Razza Limousine (fonte: INRA)<br />

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Tecnica di allevamento e qualità della <strong>carne</strong>:<br />

Confronto fra il contenuto in alfa-tocoferolo (vit. E) e beta-carotene<br />

in diversi tessuti di bovini alimentati al pascolo o in stalla con concentrati<br />

Alfa tocoferolo<br />

pascolo stalla P<br />

Fegato 20,9 5,9 **<br />

Grasso 40,2 5,2 **<br />

Muscolo 4,5 1,8 *<br />

Beta carotene<br />

Fegato 21,1 0,8 **<br />

Grasso 0,99 0,10 **<br />

Muscolo 0,16 0,01 **<br />

Da: Yang et al 2002


VALUTAZIONE COMMERCIALE<br />

Classificazione SEUROP. Il valore commerciale di una carcassa può<br />

variare notevolmente a seconda di numerosi fattori.<br />

metodologia concordata a livello comunitario: la cosiddetta<br />

classificazione secondo la griglia SEUROP.<br />

Il metodo SEUROP è anche in Italia il sistema di riferimento del<br />

commercio delle carcasse.<br />

Tale metodologia è basata, per ogni categoria di carcasse, sulla<br />

valutazione della muscolosità e dello stato di ingrassamento effettuata<br />

da personale specializzato che ha frequentato uno specifico corso di<br />

preparazione e ha conseguito l'abilitazione (patentino CE).<br />

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Gli animali vengono ordinati secondo i criteri di<br />

qualità inerenti alla conformazione, al colore ed alla<br />

presenza di grasso.<br />

Conformazione<br />

E eccelente 1 – 3<br />

U molto buona 4 – 6<br />

R buona 7 – 9<br />

O mediocre 10 – 12<br />

P limitata 13 – 15<br />

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Il colore della <strong>carne</strong> può variare da molto bianca fino a<br />

rosata, e viene contraddistinto da un numero.<br />

Nel caso dei bovini….Le categorie de 1 fino a 10<br />

compresa, si riferiscono ai vitelli con <strong>carne</strong> bianca in<br />

diverse gradazioni.<br />

Le categorie 11 fino a 13 compresa, sono riservate alle<br />

carni di vitello alternative rosate in differenti gradazioni.<br />

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La copertura di grasso costituisce il terzo criterio di<br />

classificazione e viene anch'esso indicato in cifre.<br />

1 scarsa<br />

2 leggera<br />

3 media<br />

4 pronunciata<br />

5 pesantemente pronunciata<br />

La combinazione di questi 3 criteri determina la<br />

classificazione finale<br />

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La macellazione<br />

fasi<br />

Stordimento e dissanguamento<br />

Scuoiatura (per il suino sola depilazione)<br />

Taglio della testa e delle porzioni distali degli arti<br />

Eviscerazione<br />

Taglio in mezzene o quarti<br />

Pag 151 – Tecniche di produzione animale – Bittante et al.<br />

carcassa


MACELLAZIONE, RESA AL MACELLO E SEZIONATURA<br />

Macellazione. La macellazione degli animali è data dal loro abbattimento e<br />

dalle operazioni immediatamente seguenti.<br />

La macellazione degli animali la cui <strong>carne</strong> è destinata alla vendita può<br />

avvenire solamente in macelli pubblici (comunali) o privati (industriali,<br />

cooperativi, ecc.) opportunamente autorizzati e sotto stretta<br />

sorveglianza sanitaria per opera dell'Unità Sanitaria Locale di<br />

competenza.<br />

L'abbattimento degli animali:<br />

1. elettrostordimento alla zona orbitale<br />

2. dissanguamento mediante recisione dei vasi del collo che provoca la<br />

morte vera e propria dell'animale. Per facilitare un rapido e completo<br />

dissanguamento l'animale viene appeso per uno o entrambi gli arti<br />

posteriori.<br />

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3. distacco della testa e delle estremità degli arti<br />

4. eviscerazione dell'animale con la quale si asporta l'intero tubo<br />

gastrointestinale. Quel che resta dell'animale è la carcassa<br />

5. la carcassa viene divisa a metà mediante un taglio longitudinale<br />

sagittale lungo l'asse della colonna vertebrale ottenendo in tal<br />

modo le due mezzene.<br />

6. Le mezzene possono essere divise trasversalmente nei due quarti<br />

anteriori e nei due quarti posteriori.<br />

7. Le mezzane o i quarti vengono avviati alla refrigerazione, che ne<br />

provoca un lento ma progressivo raffreddamento fino al<br />

raggiungimento di 8°C dopo ventiquattr’ore nel punto più interno<br />

della coscia.<br />

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nibo.it/didattica/ macello.html<br />

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Mezzene<br />

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Resa al macello.<br />

Il peso dell'animale prima della macellazione è normalmente definito peso<br />

vivo lordo.<br />

Il PV lordo è inferiore rispetto a quello registrato in allevamento prima<br />

dell'invio al macello in quanto durante il trasporto e la sosta al macello è<br />

soggetto a un "calo di trasporto".<br />

Il calo di trasporto è dovuto principalmente alla defecazione,<br />

all'urinamento, alla traspirazione e alla respirazione e può tradursi anche<br />

ad una parziale disidratazione dell'organismo.<br />

Il peso della carcassa rappresenta il cosiddetto peso morto dell'animale<br />

e può essere rilevato a caldo subito dopo la macellazione, o a freddo, 24<br />

ore dopo.<br />

Il parametro tecnologico di gran lunga più importante nella fase di<br />

macellazione è la resa al macello, data dal rapporto percentuale tra peso<br />

morto e peso vivo dell'animale:<br />

resa al macello= peso morto x 100<br />

peso vivo<br />

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La resa al macello è tanto più elevata quanto più bassa è l'incidenza<br />

delle tare di macellazione che sono:<br />

A. il sangue: costituisce il 5-8 % del peso vivo lordo dell'animale<br />

B. la pelle: costituisce dal 6-15 % del peso vivo lordo dell'animale ed è la tara<br />

di macellazione più pregiata essendo venduta alle concerie per la produzione<br />

di cuoio e di pellami vari per l'industria della calzatura, dell'abbigliamento,<br />

dell’arredamento, e altre;<br />

C. la testa: costituisce circa il 2-3 % del peso vivo lordo e viene sottoposta ad<br />

una dissezione con separazione della lingua che viene avviata al consumo umano<br />

fresca o salmistrata, dei muscoli più facilmente separabili (quali i masseteri<br />

delle guance), che vengono venduti alle industrie di lavorazione delle carni per<br />

la produzione di <strong>carne</strong> in scatola dadi, <strong>carne</strong> per cani e gatti, ecc.;<br />

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D. le estremità distali degli arti: rappresentano l'1-2% del peso vivo lordo<br />

E.il tubo digerente vuoto: dopo il lavaggio costituisce dal 6-12% del peso<br />

vivo lordo dell'animale; gli stomaci vengono destinati al consumo umano<br />

come trippe, mentre gli intestini (budella) vengono utilizzati soprattutto<br />

come contenitori per la produzione degli insaccati (salami, cotechini, coppe,<br />

ecc.);<br />

F. Il grasso periviscerale: costituisce il 2-5% del peso lordo, viene fuso,<br />

purificato e destinato, come grasso animale all'industria alimentare.<br />

G. il contenuto del tubo gastrointestinale e della vescica: varia dal 5-12%<br />

dal peso vivo lordo e rappresenta una perdita netta in quanto implica un<br />

notevole costo di smaltimento;<br />

H. la corata: rappresenta il 3-5% del peso vivo lordo e viene sezionata nei<br />

suoi organi principali; il fegato e il cuore sono destinati al consumo umano,<br />

mentre la trachea, il polmoni, il pancreas e la milza vengono avviati allo<br />

smaltimento<br />

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SEZIONATURA. Le mezzane vengono sezionate in tagli<br />

commerciali, ossa di scarto e grasso di scarto.<br />

Il rapporto percentuale tra peso dei tagli commerciali e peso delle<br />

mezzene costituisce la cosiddetta "resa in tagli commerciali",<br />

parametro tecnico di notevole importanza.<br />

Molto variabile risulta il nome che ciascun taglio commerciale ha<br />

nelle diverse regioni italiane.<br />

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I tagli commerciali vengono da solito classificati in tagli<br />

commerciali di prima, seconda e terza qualità .<br />

I tagli di prima qualità sono quelli delle regioni zoognostiche della<br />

coscia e della natica, della groppa, dei lombi e del dorso, cioè la quasi<br />

totalità del quarto posteriore. Quelli di prima qualità sono più teneri<br />

per la scarsezza del tessuto connettivo<br />

I tagli di seconda qualità sono quelli delle regioni della gamba e<br />

della spalla.<br />

I tagli di terza qualità, infine, sono quelli del torace, del collo e del<br />

ventre. Quelli di terza sono più duri perché più ricchi di tessuto<br />

connettivo<br />

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Suino da macello ⇒ 90-110 kg (consumo diretto)<br />

Suino pesante ⇒ 150-160 kg (prosciutto)<br />

90-110kg<br />

Le produzioni di <strong>carne</strong> suina<br />

Resa al macello 80%<br />

Tagli adiposi ~ 30%<br />

Tagli magri ~ 60%<br />

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150-160 kg PV<br />

Resa 82%<br />

Tagli adiposi ~ 30-35%<br />

Tagli magri ~ 55-60%


I tagli più pregiati della carcassa suina sono:<br />

la lombata �destinata al consumo fresco<br />

la coscia �utilizzata per la produzione del prosciutto<br />

le cosce per essere destinate alla produzione del<br />

prosciutto crudo devono essere caratterizzate da<br />

maturità della <strong>carne</strong> (10 mesi età e 150 kg PV)<br />

impiego di carni immature (elevato contenuto in H2O)<br />

ottenute da animali leggeri o animali pesanti troppo<br />

giovani determinano difetti nella maturazione con<br />

alterazioni dell’aspetto, colore e sapore<br />

Difetti della <strong>carne</strong> suina: PSE e DFD<br />

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PSE = pale, soft, exudative - pallida, soffice, essudativa<br />

� si riferisce a carni molto chiare (quasi bianche), flaccide, di<br />

scarsa consistenza ed essudative (rilasciano liquidi di<br />

sgocciolamento e si presentano bagnate)<br />

� Aspetto poco invitante - elevate perdite di cottura<br />

inadatte alla produzione di prosciutti<br />

Diffetto PSE: Importante nella razza Pietrain<br />

il difetto PSE è prevalentemente di origine genetica e solo con la<br />

selezione o con opportuni sistemi di incrocio può essere ridotta la<br />

comparsa<br />

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Con il diffetto PSE la <strong>carne</strong> va incontro<br />

glicolisi rapida e notevole produzione di acido lattico<br />

rapida caduta dei valori di pH<br />

rapida acidificazione a carcassa ancora calda (


DFD = dark, firm, dry - carni scure, dure e asciutte<br />

è un diffetto opposto a quello PSE<br />

inadatte al consumo fresco e alla trasformazione<br />

il diffetto è di natura manageriale e non genetica<br />

cause:<br />

�stress eccessivo pre-macellazione<br />

�consumo eccessivo di glicogeno prima della macellazione<br />

�abbassamento lento ed insufficiente del pH<br />

�prolungamento del rigor mortis<br />

Dipartimento Scienze Zootecniche -<br />

Università di Sassari


Composizione chimica media della <strong>carne</strong> di suino<br />

destinata al consumo diretto<br />

Acqua g. Protidi g. Lipidi g. Ceneri g.<br />

Vitello magro 79 19 1 1<br />

Vitello grasso 72,2 18,6 7,8 1,4<br />

Vitellone 74 23 2 1<br />

Manzo 72 22 4 2<br />

Vacca 76 20 3 1<br />

Cavallo 72,3 21,7 2,6 1<br />

Suino magro 72,9 20,3 6,2 1,1<br />

Suino grasso 47,4 14,5 37,3 0,7<br />

Dipartimento Scienze Zootecniche -<br />

Università di Sassari


Il prosciutto crudo è la specialità della salumeria italiana più apprezzata nel<br />

mondo.<br />

I più rinomati sono quelli di Parma e di San Daniele (DOP - Denominazione di<br />

Origine Protetta).<br />

Il "Parma", stagionato nella zona tipica di produzione ottenuto da cosce<br />

fresche di suini pesanti di razze pregiate, nati, allevati e macellati in Italia. Si<br />

contraddistingue per la forma tondeggiante detta a coscia di pollo.<br />

Vengono utilizzati solo maiali di almeno 10 mesi di vita e con un peso minimo di<br />

150kg, in maniera che le cosce abbiano un peso di circa 10/14kg e possano<br />

produrre prosciutti stagionati di circa 7/13kg.<br />

La stagionatura > ai 10 mesi per i prosciutti al di sotto dei 9 Kg ed > ai 12 mesi<br />

per quelli più grandi.<br />

Dipartimento Scienze Zootecniche -<br />

Università di Sassari


Il "San Daniele", prodotto dai soci dell'omonimo consorzio,<br />

stagionato per almeno 12 mesi, viene pressato per dare una forma<br />

di violino e, diversamente dal "Parma", mantiene intatto l'osso con<br />

tutto il piede.<br />

I maiali utilizzati devono avere almeno 9 mesi di vita e pesare<br />

mediamente 160 kg, con cosce fresche di almeno 11 chili.<br />

Parma - forma convessa<br />

Dipartimento Scienze Zootecniche -<br />

Università di Sassari<br />

San Daniele del Friuli - forma appiatita


Prosciutto cotto<br />

Per la produzione di prosciutti cotti vengono utilizzate cosce di<br />

maiale sia nostrane sia di provenienza estera. Il prosciutto<br />

cotto si ottiene generalmente:<br />

•utilizzando i prosciutti crudi che durante la<br />

stagionatura subiscono alterazioni;<br />

•dalle cosce dei suini macellati fuori stagione, e che<br />

quindi non potrebbero essere utilizzate per<br />

ottenere prosciutti crudi.<br />

quelli di qualità bassa sono addizionati di polifosfati e caseinati<br />

Dipartimento Scienze Zootecniche -<br />

Università di Sassari

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