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137 CAPITOLO 11: COMPORTAMENTO ... - Virgilio

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<strong>137</strong><br />

<strong>CAPITOLO</strong> <strong>11</strong>: <strong>COMPORTAMENTO</strong> TRIDIMENSIONALE<br />

<strong>CAPITOLO</strong> <strong>11</strong>: <strong>COMPORTAMENTO</strong> TRIDIMENSIONALE<br />

Finora abbiamo analizzato alcuni problemi con riferimento allo stato di sforzo e di deformazione<br />

monodimensionali. Con il titolo di questo capitolo “Comportamento tridimensionale” si pone in evidenza che non ci<br />

riferiamo a stati di sforzo o di deformazione monodimensionali.<br />

Meccanica dei continui multifase (mezzo bifase)<br />

Per studiare un mezzo continuo bifase rinunciamo alla descrizione microscopica. L’astrazione che facciamo è quella di<br />

far tendere a zero le dimensioni dei grani e quindi anche dei pori, per cui otteniamo due mezzi continui, sovrapposti e<br />

interagenti. Utilizziamo due mezzi perché sia la fase solida che quella liquida se sottoposti a compressione sono<br />

sostanzialmente incomprimibili se paragonati all’aria, hanno un comportamento non troppo dissimile. Esistono tuttavia<br />

anche delle complesse trattazioni multifase.<br />

Il passaggio al comportamento tridimensionale richiede qualche adattamento.<br />

La prima ipotesi che viene fatta è quella di avere un mezzo saturo ( S=V w/V v=1 ) altrimenti nel mezzo non saturo le cose<br />

risultano più complicate in quanto è necessario considerare anche le tensioni superficiali.<br />

Anche in questo caso è possibile distinguere il contributo che compete allo scheletro solido e il contributo tensionale<br />

relativo alla fase liquida.<br />

Lo stato tensionale totale può essere scritto in forma indiciale come:<br />

σ ij<br />

=σ I ij<br />

uδ ij<br />

La delta di Kronecker vale:<br />

δ ij<br />

=<br />

1 se i= j<br />

0 se i≠ j<br />

Lo stato di sforzo del mezzo è dato da un tensore di sforzo totale, la cui forma matriciale è:<br />

Sforzo totale: σ ij<br />

=<br />

σ x<br />

τ yx<br />

τ xy<br />

σ y<br />

τ xz<br />

τ yz<br />

τ zx<br />

τ zy<br />

σ z<br />

Fase solida:<br />

σ I ij<br />

=<br />

σ x<br />

I<br />

τ yx<br />

τ zx<br />

τ xy<br />

σ y<br />

I<br />

τ zy<br />

τ xz<br />

τ yz<br />

σ z<br />

I<br />

Figura <strong>11</strong>.1<br />

Fase liquida: uδ ij<br />

=<br />

u<br />

0<br />

0<br />

0<br />

u<br />

0<br />

0<br />

0<br />

u<br />

Figura <strong>11</strong>.2<br />

Per ricavare le tensioni efficaci si deve fare la differenza fra tensioni totali e pressioni interstiziali, ma il problema è in<br />

genere accoppiato; vediamo di capire perché e con che cosa lo stato di sforzo nel terreno risulta accoppiato.<br />

Appunti di GEOTECNICA. Versione 1.3. A cura di GIUSEPPE DELLANA. Redatti con l’ausilio di StarOffice Writer 5.2. Linux 2.2.17. Mandrake 7.2.


138<br />

<strong>CAPITOLO</strong> <strong>11</strong>: <strong>COMPORTAMENTO</strong> TRIDIMENSIONALE<br />

Vediamo il computo incognite−equazioni che si presentano nella risoluzione di un problema tridimensionale.<br />

INCOGNITE (19):<br />

• 3 componenti di spostamento : U x, U y, U z ;<br />

• 6 componenti di tensione totale : σ x, σ y, σ z, τ xy, τ yz, τ xz ;<br />

• pressione neutra della fase liquida : uδ ij ;<br />

• 6 componenti di deformazione : ɛ x, ɛ y, ɛ z, γ xy, γ yz, γ xz ;<br />

• 3 componenti della velocità di flusso: v x, v y, v z .<br />

In totale il problema tridimensionale per un MEZZO BIFASE presenta 19 incognite, e quindi è necessario andare a<br />

ricercare 19 equazioni che leghino tra loro queste grandezze.<br />

EQUAZIONI (19):<br />

• Equazioni indefinite di equilibrio quasistatico alla traslazione relativa agli sforzi totali.<br />

∂σ ij<br />

∂ x j<br />

γδ iz<br />

=0<br />

3 equazioni<br />

• Equazioni di congruenza tra le componenti di spostamento e le componenti di deformazione (ipotesi di piccoli<br />

spostamenti), per evitare che non vi sia né lacerazione né sovrapposizione di materia.<br />

ɛ ij<br />

= 1 2<br />

∂U i<br />

∂U j<br />

∂ x j<br />

∂ x i<br />

6 equazioni<br />

il segno meno compare perché vengono assunte positive le compressioni.<br />

• Legame costitutivo che descrive le relazioni tra gli sforzi efficaci e le deformazioni (comportamento dello scheletro<br />

solido).<br />

d ɛ ij<br />

=C ijhk<br />

I<br />

σ hk<br />

I<br />

d σ hk<br />

6 equazioni<br />

Il legame costitutivo viene scritto in forma non differenziale in quanto generalmente è di tipo non lineare e questo è<br />

evidenziato dal fatto che i coefficienti di legame sono funzione dello stato tensionale.<br />

• Equazione di continuità che lega le velocità di flusso alla componente di deformazione volumetrica:<br />

∂ v i<br />

= ∂ɛ v<br />

∂ x i<br />

∂ t<br />

1 equazione<br />

dove v=ɛ hk δ hk rappresenta la variazione volumetrica.<br />

• Legge di flusso di Darcy che lega le velocità alla quota piezometrica:<br />

v i<br />

=k ∂ h<br />

∂ x i<br />

3 equazioni con h=z u γ w<br />

Abbiamo ottenuto un totale di 19 equazioni, e quindi il problema risulta essere ben posto.<br />

Appunti di GEOTECNICA. Versione 1.3. A cura di GIUSEPPE DELLANA. Redatti con l’ausilio di StarOffice Writer 5.2. Linux 2.2.17. Mandrake 7.2.


139<br />

<strong>CAPITOLO</strong> <strong>11</strong>: <strong>COMPORTAMENTO</strong> TRIDIMENSIONALE<br />

Vediamo di semplificare le equazioni che abbiamo esposto:<br />

1. Consideriamo l’equazione indefinita di equilibrio:<br />

∂σ ij<br />

∂ x j<br />

γδ iz<br />

=0<br />

I<br />

σ ij<br />

=uδ ij<br />

σ ij<br />

⇒<br />

I<br />

∂σ ij<br />

∂ u δ<br />

∂ x j<br />

∂ x<br />

ij<br />

γδ iz<br />

=0<br />

j<br />

dove<br />

∂ u<br />

= ∂ u δ<br />

∂ x i<br />

∂ x<br />

ij<br />

j<br />

ma secondo la definizione di quota piezometrica possiamo dire che:<br />

h= z u γ w<br />

⇒ u=γ w<br />

hγ w<br />

z<br />

la quale può essere sostituita nella precedente equazione:<br />

I<br />

∂σ ij<br />

∂ x j<br />

γ w<br />

∂ h<br />

∂ x i<br />

γ w<br />

∂ z<br />

∂ x i<br />

γδ iz<br />

=0<br />

I<br />

∂σ ij ∂ h<br />

γ<br />

∂ x<br />

w<br />

γ<br />

j<br />

∂ x<br />

w<br />

δ iz<br />

γδ iz<br />

=0<br />

i<br />

I<br />

∂σ ij ∂ h<br />

γ<br />

∂ x<br />

w<br />

γγ<br />

j<br />

∂ x<br />

w<br />

δ iz<br />

=0 con γγ w<br />

=γ I<br />

i<br />

I<br />

∂σ ij ∂ h<br />

γ<br />

∂ x<br />

w<br />

γ I δ<br />

j<br />

∂ x<br />

iz<br />

=0<br />

i<br />

Notiamo in quest’ultima equazione che la variazione di tensione efficace dipende da 2 fattori: da una componente che<br />

dipende dal peso dell’unità di volume immerso in acqua e da una componente che è dovuta alla piezometrica che<br />

determina il moto di filtrazione. L’effetto dell’acqua è duplice e non è dovuto tanto alla sua presenza quanto piuttosto<br />

alla sua pressione.<br />

2. Consideriamo l’equazione di continuità:<br />

∂ v i<br />

= ∂ɛ v<br />

∂ x i<br />

∂ t<br />

all’interno di questa equazione è possibile sostituire la legge di Darcy:<br />

v i<br />

=k ∂ h<br />

∂ x i<br />

e quindi si ottiene che:<br />

k ∂2 h<br />

∂ x =∂ɛ v<br />

2<br />

i<br />

∂ t<br />

La deformazione volumetrica ɛ v può essere espressa in termini di tensore di deformazione ɛ ij nel modo seguente:<br />

ɛ v<br />

=ɛ ij<br />

δ ij<br />

e quindi abbiamo che:<br />

k ∂2 h<br />

∂ x =∂ɛ ij<br />

2<br />

i<br />

∂ t δ ij<br />

Facendo riferimento al legame costitutivo possiamo ricavare la quantità<br />

Appunti di GEOTECNICA. Versione 1.3. A cura di GIUSEPPE DELLANA. Redatti con l’ausilio di StarOffice Writer 5.2. Linux 2.2.17. Mandrake 7.2.


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<strong>CAPITOLO</strong> <strong>11</strong>: <strong>COMPORTAMENTO</strong> TRIDIMENSIONALE<br />

∂ɛ ij<br />

∂ t<br />

Per cui vale che:<br />

ɛ ij<br />

=C ijhk<br />

I<br />

σ hk<br />

k ∂2 h<br />

∂ x i<br />

2 =C ijhk<br />

k ∂2 h<br />

∂ x i<br />

2 =C ijhk<br />

I<br />

d σ hk<br />

I<br />

σ hk<br />

I<br />

∂σ hk<br />

∂ t<br />

I<br />

∂σ hk<br />

δ ij<br />

∂ t<br />

δ ij<br />

⇒<br />

∂ɛ ij<br />

∂ t =C ijhk<br />

Con queste semplificazioni abbiamo ottenuto due serie di equazioni in cui compaiono come incognite la sola quota<br />

piezometrica h e le componenti della tensione efficace σ ij<br />

I<br />

.<br />

Osserviamo che in generale il problema risulta essere accoppiato in quanto in entrambe le equazioni compaiono le<br />

incognite sopra citate. C’è un problema idraulico e un problema statico, accoppiati.<br />

In altre trattazioni il problema tridimensionale trova una soluzione accoppiata nel senso che in essa variano<br />

contemporaneamente e indipendentemente sia le tensioni totali che le pressioni interstiziali.<br />

Esistono però dei casi particolari in cui si annullano dei termini e quindi le equazioni si presentano in forma<br />

disaccoppiata.<br />

CASI PARTICOLARI:<br />

A) TERRENO SECCO<br />

Se il terreno è secco non vi sono interazione tra i due materiali: aria e solido.<br />

La pressione dell’aria può variare dall’esterno all’interno del terreno ma con gradienti molto piccoli per l’elevata<br />

comprimibilità dell’aria.<br />

Il problema è disaccoppiato. Il mezzo terreno può essere affrontato come se il mezzo fosse secco e l’aria non ci<br />

fosse: ho il MEZZO SOLIDO MONOFASE e l’analisi viene condotta in termini di TENSIONI TOTALI.<br />

B) ACQUA IN QUIETE (IDROSTATICA)<br />

Se siamo in condizioni idrostatiche, cioè non esistono gradienti idraulici che possono indurre dei moti di filtrazione,<br />

allora nelle equazioni si annullano i termini che contengono le derivate parziali delle quote piezometriche; in questo<br />

modo si determinano delle relazioni nelle sole incognite tensioni efficaci.<br />

C) L’ACQUA FILTRA IN CONDIZIONI DI REGIME<br />

Se ci troviamo in un regime di moto di filtrazione permanente (ad esempio non variano le condizioni al contorno nel<br />

tempo) allora si annullano tutte le derivate temporali. In questo caso lo sforzo efficace non subisce alcuna variazione<br />

nel tempo e la seconda equazione di Laplace applicata all’incognita quota piezometrica h.<br />

I<br />

∂σ hk<br />

∂ t<br />

=0 da cui ∇ 2 h=0<br />

D) IL TRANSITORIO 9<br />

Per quanto riguarda il processo di CONSOLIDAZIONE non possono essere fatte particolari semplificazioni in<br />

quanto abbiamo una variazione volumetrica nel tempo e le condizioni del problema sono di moto transitorio.<br />

SOLUZIONE APPROSSIMATA.<br />

Una ipotesi semplificativa potrebbe essere quella di considerare lo stato tensionale totale costante nel tempo durante<br />

la fase transitoria. Questa ipotesi è corretta nel caso del problema monodimensionale, ma non è necessariamente vera<br />

nel caso tridimensionale (troveremo in questa situazione una soluzione approssimata).<br />

Con questa ipotesi possiamo dire che:<br />

∂σ hk<br />

∂ t<br />

=0 σ I ij<br />

=σ ij<br />

uδ ij<br />

⇒<br />

I<br />

∂σ hk<br />

Secondo questa ipotesi possiamo andare a sostituire nella seconda equazione<br />

∂ t<br />

I<br />

σ hk<br />

I<br />

∂σ hk<br />

∂ t<br />

= ∂ u<br />

∂ t δ hk<br />

9 Renato Lancellotta, Geotecnica, Zanichelli Editore, Bologna 1993, pp. 170−173.<br />

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<strong>CAPITOLO</strong> <strong>11</strong>: <strong>COMPORTAMENTO</strong> TRIDIMENSIONALE<br />

k ∂2 h<br />

∂ x i<br />

2 =C ijhk<br />

I<br />

∂σ hk<br />

∂ t<br />

δ ij<br />

k ∂2 h<br />

∂ x =C ∂ u<br />

2 ijhk<br />

i<br />

∂ t δ δ hk ij<br />

k ∂2 h<br />

∂ x =C ∂ u<br />

2 iihh<br />

i<br />

∂ t<br />

Dalla definizione di quota piezometrica differenziata due volte rispetto ad x i:<br />

h= z u ∂ h<br />

=δ<br />

γ w<br />

∂ x<br />

iz<br />

1 ∂ u<br />

i<br />

γ w<br />

∂ x i<br />

Sostituendo nella relazione precedente:<br />

k ∂ 2 u<br />

γ w<br />

∂ x i<br />

2 =C iihh<br />

∂ u<br />

∂ t<br />

∂ 2 h<br />

∂ x = 1 ∂ 2 u<br />

2 2<br />

i<br />

γ w ∂ x i<br />

La quantità C iihh rappresenta la COMPRIMIBILITÀ VOLUMETRICA e viene indicata con la lettera m.<br />

k<br />

∂ 2 u<br />

γ w ∂ x =m ∂ u<br />

2<br />

i<br />

∂ t<br />

questa equazione è l’analoga di quella che avevamo ricavato nel caso monoassiale (equazione della consolidazione<br />

di Terzaghi).<br />

Questa equazione può essere considerata anche nel caso si consolidazione tridimensionale nell’ipotesi che<br />

l’andamento delle tensioni totali non vari nel tempo. Se l’ipotesi è accettabile possiamo risolvere un problema<br />

disaccoppiato altrimenti è necessario andare a considerare il problema accoppiato.<br />

La soluzione approssimata e disaccoppiata coincide abbastanza bene con la soluzione rigorosa e accoppiata, a meno<br />

della fase iniziale. La soluzione approssimata non tiene conto dell’EFFETTO DI MANDEL−CRYER. Mandel e Cryer<br />

furono i primi ad accorgersi e ad occuparsi di questo comportamento.<br />

Facendo un’analisi secondo il problema accoppiato nella<br />

prima fase del problema di consolidazione abbiamo una<br />

riduzione delle tensioni neutre rispetto al problema<br />

disaccoppiato. Questo significa che nel problema<br />

accoppiato abbiamo un livello di stato tensionale<br />

efficace superiore al problema disaccoppiato. Tutto<br />

questo comporta che nella prima fase del processo con<br />

la soluzione approssimata si ottiene un grado di<br />

consolidazione inferiore e questo va sotto il nome di<br />

EFFETTO DI MANDEL−CRYER.<br />

Figura<strong>11</strong>.3<br />

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<strong>CAPITOLO</strong> <strong>11</strong>: <strong>COMPORTAMENTO</strong> TRIDIMENSIONALE<br />

Solitamente l’effetto Mandel−Cryer si rappresenta con il caso di una sfera di terreno alla quale applichiamo uno stato<br />

tensionale isotropo.<br />

Nell’istante t=0 di applicazione del carico non fa in tempo ad uscire<br />

l’acqua e quindi abbiamo un incremento della pressione neutra. Si<br />

realizza in questo modo un gradiente idraulico in prossimità della<br />

superficie della sfera e quindi si instaura un regime di filtrazione<br />

all’interno all’esterno; in questo modo si ottiene una progressiva<br />

riduzione delle pressioni neutre lungo il contorno con un conseguente<br />

incremento delle tensioni efficaci a parità di tensioni totali. Per effetto<br />

di questo incremento di tensioni efficaci si registra una conseguenza<br />

sullo scheletro solido: la striscia esterna tende a contrarsi e questo<br />

provoca un ulteriore stato di sforzo in corrispondenza dell’interfaccia<br />

e quindi cambia nuovamente la tensione neutra (questo succede perché<br />

ci troviamo in una situazione tridimensionale). É un effetto di<br />

cerchiatura che aumenta le tensioni efficaci all’interno della sfera.<br />

Questo aspetto può essere di rilevante importanza quando si realizza<br />

un rilevato su un terreno poco consistente; può succedere che il<br />

rilevato si mantiene per qualche giorno, ma poi crolla a seguito<br />

Figura<strong>11</strong>.4<br />

dell’incremento dello stato tensionale quando il processo di<br />

consolidazione ha raggiunto un certo livello. Questo significa che le<br />

condizioni più gravose non si hanno subito ma si verificano dopo qualche giorno dalla costruzione.<br />

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