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Dolce Stil Novo - Virgilio

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Il <strong>Dolce</strong> stilnovo, di Elisa Bianco<br />

Tra la fine del ‘200 e i primi del ‘300 fiorisce, prima a Bologna e poi a Firenze, una<br />

nuova scuola poetica, il <strong>Dolce</strong> stilnovo, che riprende e porta a maturazione le<br />

tematiche amorose della poesia cortese precedente.<br />

- Caratteristica di questo movimento letterario, fondato da Dante, Cavalcanti e Guinizzelli,<br />

fu la ricerca di schemi e di immagini in grado di esaltare l’amore come espressione di<br />

un’aristocrazia spirituale.<br />

MA PERCHÉ SPIRITUALE?<br />

Spirituale potrebbe sembrare una parola grossa, ma non è così.<br />

Uno dei valori della poesia d’amore della poesia cortese precedente, era la RISERVATEZZA<br />

(e qui torniamo un po’ indietro nel tempo): infatti, si usava un SENHAL (pseudonimo), per<br />

indicare la donna amata nelle poesie. Questo accadeva perché la chiesa era contraria<br />

all’amore profano.<br />

I poeti stilnovisti invece, rappresentavano la donna come un angelo e quindi, ad un essere<br />

SPIRITUALE. Di conseguenza, se si amava la donna, si amava Dio: questa era una teoria (ben<br />

pensata dagli stilnovisti!) favorevole alla chiesa.<br />

Ecco perché, nei componimenti stilnovisti, le donne venivano chiamate col proprio nome.<br />

- Mi sembrava indispensabile tornare un po’ indietro nel tempo per spiegare questa<br />

questione.<br />

DANTE INNAMORATO<br />

Il testo qui a fianco, è la prima strofa<br />

di una poesia di Dante Alighieri:<br />

“TANTO GENTILE E TANTO<br />

ONESTA PARE”.<br />

“TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE<br />

LA DONNA MIA QUAND’ELLA ALTRUI SALUTA<br />

CH’OGNE LINGUA DEVEN TREMANDO MUTA,<br />

E LI OCCHI NO L’ARDISCON DI GUARDARE”<br />

Questo è forse il sonetto più noto dei componimenti giovanili di Dante, ed è compreso nel<br />

26° capitolo della VITA NOVA, un’opera che narra i sogni, le visioni e soprattutto i<br />

sentimenti interiori del poeta.<br />

Commento la poesia<br />

Il tema centrale di questo componimento è, da parte di Dante, la descrizione della sua amata<br />

Beatrice non da un punto di vista fisico (o almeno io ho notato), ma da un punto di vista<br />

interiore.<br />

- Dice infatti che è una persona pura, non maliziosa, umile e quindi non ambiziosa: una specie<br />

di miracolo per la Firenze di quel tempo.<br />

Ma la parte che mi piace di più è l’ultima strofa dove dice che, la sua anima è talmente piena<br />

d’amore che sembra quasi che<br />

“E PAR CHE DE LA SUA LABBIA SI MOVA<br />

“nasca” dalle sue labbra.<br />

UNO SPIRITO SOAVE E PIEN D’AMORE


CHE VA DICENDO A L’ANIMA: SOSPIRA.”<br />

- Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia appartenente alla piccola nobiltà<br />

di parte GUELFA, agiata anche se non ricca, ma legata a un mondo che stava tramontandi di<br />

fronte all’emergere delle nuove attività artigianali e mercantili e dei nuovi ceti borghesi.<br />

- Il primo incontro co Beatrice segna, per Dante, il suo primo innamoramento.<br />

Nei primi tre capitoli della Vita Nova, il tema principale è proprio questo: si capisce quindi<br />

che è un racconto autobiografico risalente (per ora!) ai primi anni della giovinezza del poeta.<br />

Dopo nove anni, lui e Beatrice si rivedono e il saluto della donna gli fa un certo effetto:<br />

infatti, in cerca di solitudine, egli si addormenta e fa un sogno in cui gli compaiono l’amore e<br />

la sua amata ma, il significato non gli è chiaro.<br />

Così decide d’interpretarlo e di scrivere un sonetto per poi inviarlo ad altri poeti d’amore e<br />

sapere il loro parere.<br />

- “None fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno<br />

medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la<br />

gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano<br />

che si chiamare."<br />

da Vita nova, 2° capitolo<br />

- “Il sole nel suo annuale movimento era tornato più o meno esattamente nove volte dopo la<br />

mia nascita al medesimo punto quando i miei occhi videro per la prima volta la gloriosa donna<br />

della mia mente, che fu chiamata Beatricwe anche da molti che non sapevano come si<br />

chiamasse.”<br />

“GUIDO, I’VORREI CHE TU E LAPO EDIO”<br />

di Dante Alighieri<br />

“GUIDO, I’VORREI CHE TU E LAPO ED IO<br />

FOSSIMO PRESI PER INCANTAMENTO<br />

E MESSI IN UN VASEL CH’AD OGNI VENTO<br />

PER MARE ANDASSE PER VOLER VOSTRO E MIO,<br />

Sì CHE FORTUNA OD ALTRO TEMPO RIO<br />

NON CI POTESSE DARE IMPEDIMENTO,<br />

ANZI, VIVENDO SEMPRE IN UN TALENTO,<br />

DI STARE INSIEME CRESCESSE L’DISIO.<br />

Questa, è un’altra poesia di Dante Alighieri;<br />

non si trova nella raccolta di “La vita nova” ma<br />

fa parte di un’altra raccolta: le “Rime”.<br />

Il titolo, è proprio l’inizio di questo<br />

componimento, di cui, Dante, ne indirizza la<br />

lirica all’amico Guido Cavalcanti e al poeta<br />

fiorentino Lapo Gianni.<br />

Il tema dominante della poesia è il desiderio<br />

di evasione dalla realtà.<br />

Questo, si manifesta in Dante, (che ne è il


CON QUELLA CHE SUL NUMER DEL TRENTA<br />

CON NOI PONESSE IL BUONO INCANTATORE:<br />

di un vascello insieme ai due amici (Guido e<br />

Lapo).<br />

E QUI VI RAGIONAR SEMPRE D’AMORE, Prima fa intendere di essere solo con i due<br />

E CIASCUNA DI LOR FOSSE CONTENTA, amici, ma poi cita anche due donne: MONNA<br />

Sì COME I’ CREDO CHE SAREMMO NOI.” (madonna) VANNA e MONNA LAGIA, le due<br />

amate di Guido e Lapo.<br />

Invece, quando dice “il buono incantatore”, probabilmente si riferisce al mago Merlino dei<br />

romanzi artiriani.<br />

Infine, nella quarta e ultima strofa, il poeta dice che vorrebbe soffermarsi a lungo a parlare<br />

d’amore con i suoi coetanei e le sue coetanee.<br />

COMMENTO PERSONALE: se dovessi dire quale delle due poesie che ho commentato, mi è<br />

piaciuta di più, non saprei rispondere: sono entrambe molto belle.<br />

Invece, per quanto riguarda la comprensione, ho trovato più difficoltà a capire “Tanto<br />

gentile e tanto onesta pare” poiché certe terminologie (magari usate ancora oggi), a quel<br />

tempo, avevano significati diversi:<br />

- GENTILE, nella poesia vuol dire PURA, BUONA<br />

- e ONESTA vuol dire NON MALIZIOSA.<br />

IL POETICO TRIO<br />

Ormai, a questo punto, è difficile sbagliarsi su chi sto parlando quando si legge un titoletto<br />

così. Credo di aver già parlato a sufficienza di Dane, ma ho tralasciato un po’ Cavalcanti e<br />

Guinizzelli e, quindi, spero che non sia troppo tardi per parlare di loro, adesso.<br />

- Guido Guinizzelli nacque a Bologna tra il 1230 e il 1240 e morì a Monselice, Padova, nel<br />

1276.<br />

La sua produzione poetica comprende cinque canzoni, due frammenti e quindici sonetti tra<br />

cui questo:<br />

“IO VOGL’ DEL VER LA MIA DONNA LAUDARE”<br />

“IO VOGL’DEL VER LA MIA DONNA LAUDARE…………..Il tema centrale di questo sonetto è quello<br />

ED ASEMBRARLI LA ROSA E LO GIGLIO: della lode (un po' come in "Tanto gentile e tanto<br />

PIÚ CHE STELLA DIANA SPLENDE E PARE, onesta pare") e paragona addirittura la donna<br />

E CICHE LASSU BELLO A LEI SOMIGLIO. amata ad alcuni elementi della natura: la rosa,<br />

il giglio, la stella Diana (la stella che annuncia il<br />

giorno) e anche a dei colori, che sono il giano<br />

VERDE RIVER'A LEI RASEMBRO E L'ARE, (giallo), il vermiglio, l'oro e l'azzurro.


ORO ED AZZURRO E RICCHE GIOI PER DARE:<br />

MEDESMO AMOR PER LEI RAFINA MEGLIO.<br />

CH'ABASSA ORGOGLIO A CUI DONA SALUTE,<br />

PASSA PER VIA ADORNA, E Sì GENTILE<br />

E FA'L DE NOSTRA FÈ SE NON LA CREDE;<br />

la lode assume caratteristiche spirituali: in<br />

primo luogo, l'apparizione stessa della donna<br />

("passa per via"); quindi la sua gentilezza che<br />

rende umile colui che lei saluta, e converte alla<br />

fede il miscredente.<br />

E NO LLE PO APPRE OM CHE SIA VILE;<br />

ANCOR VE DIRO C'HA MAGGIOR VERTUTE:<br />

NULL'OM PO' MAL PENSAR FIN CHE LA VEDE."<br />

-Guido Cavalcanti invece, nacque a Firenze tra il 1255 e il 1259 da una nobile e ricca famiglia<br />

Guelfa.<br />

Al centro della sua poesia sta, com'è tipico degli stilnovisti, l'esperienza dell'amore, che<br />

però Cavalcanti, a differenza di Guinizzeli e di Dante, concepisce non tanto come impulso di<br />

perfezione, quanto come sentimento violento e tormentoso, come sofferenza e passione<br />

sconvolgente.<br />

Infatti, in una delle sue poesie più belle ("CHI È QUESTA CHE VÈN, CH'OGN'OM LA<br />

MIRA"), donna è intesa come colei il cui apparire sconvolge e turba:<br />

da "CHI È QUESTA CHE VÈN, CH'OGN'OM LA MIRA", 1° STROFA<br />

"CHI È QUESTA CHE VÈN, CH'OGN'OM LA MIRA,<br />

CHE FA TREMAR DI CHIARITATE L'ARE<br />

E MENA SECO AMOR, SI CHE PARLARE<br />

NULL'OMO POTE, MA CIASCUN SOSPIRA?"<br />

- Dove dice che, quando la donna in questione compare alla vista degli uomini, li fa<br />

innamorare, tanto che nessuno può parlare ma ognuno sospira.<br />

COMMENTO PERSONALE:<br />

Tra le due poesie, quella che preferisco è "IO VOGL' DEL VER LA MIA DONNA LAUDARE"<br />

di Guinizzelli perché mi piacciono molto i paragoni che fa tra la donna e gli elementi della<br />

natura.<br />

E PER CONCLUDERE…<br />

Per concludere, ho pensato a un finale con una citazione di Dante (tanto per cambiare!) che<br />

riassume in sé molte cose.<br />

Si tratta della prima strofa della poesia "L'AMORE E L'COR GENTIL SONO UNA COSA":<br />

"AMORE E L'COR GENTIL SONO UNA COSA,<br />

Sì COME IL SAGGIO IN SUO DITTARE PONE,<br />

E COSì ESSER L’UN SANZA L’ALTRO OSA<br />

COM’ALMA RAZIONAL SANZA RAGIONE.”


…che significa: l’amore e il cuor gentile sono una cosa sola, come afferma il saggio poeta<br />

(Guinizzelli) nella sua poesia (“in suo dittare”), e l’uno può (osa) esistere senza l’altro come<br />

l’anima razionale senza ragione.

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