Oggi2
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Roma<br />
L<br />
, giugno carica vitale si è<br />
a mamma di spenta tra quelle<br />
Mia Martini squa1lide, anonime<br />
incontra la mura? Che cosa ha<br />
parapsicologa che spinto Mimì dalla sua<br />
presentì la morte della<br />
cantante. Spera che la<br />
aiuti, medianicamente,<br />
bella casa nell'Umbria<br />
al grigio palazzotto di<br />
Cardano al Campo?<br />
a stabilire un Come mai nessuno si<br />
contatto con la figlia. è dato pena di cercarla<br />
È meno raro di per tre giorni? Non<br />
quanto si pensi che, in<br />
casi del genere (Mia<br />
fu trovata morta in<br />
casa sua, nel Varesotto,<br />
tre settimane<br />
c'era dunque nessuno<br />
di buon cuore che si<br />
allarmasse per la sua<br />
scomparsa? Ma allora<br />
come viveva Mimi?<br />
fa). chi resta cerchi Perchè mia figlia<br />
ogni possibile consolazione<br />
Loredana ha fatto<br />
al suo dolore. quella scenata al mio<br />
risposte ai suoi dubbi. ex marito? C'è<br />
«Voglio sapere come<br />
è morta mia figlia.<br />
qualcuno che sa la<br />
verità e non parla?<br />
Perchè la sua giovane<br />
ed esuberante
Qualcuno teme di arrecarmi altro<br />
dolore?<br />
Maria Salvina Dato, la madre<br />
della cantante drammaticamente<br />
scomparsa, è solo l'ombra della bella<br />
donna che tre anni fa mi aprì il suo<br />
cuore in un amaro, dignitosissimo e<br />
pudico sfogo, unica deroga alla ferrea<br />
regola di non avere rapporti con la<br />
stampa. Oggi, primo giorno di giugno,<br />
è una giornata davvero particolare e io<br />
mi sono buttata alle spalle un certo<br />
prosaico rigore del mio mestiere. Sto<br />
abbracciata a Maria, tutte e due in<br />
attesa a un binario della stazione<br />
Termini. Stiamo aspettando il treno da<br />
Torino.<br />
«Voglio parlare con la<br />
parapsicologa, intervistata da Oggi,<br />
che ha visto il film della morte di<br />
Mimi» , mi ha chiesto Maria, al<br />
telefono, con la voce rotta dal pianto in<br />
una notte d'insonnia feroce. «In questi<br />
giorni di lutto in cui i giornali mi<br />
hanno coperta di calunnie, falsando la<br />
mia vita, i miei rapporti con le mie<br />
figlie, l'unica parola di verità è arrivata<br />
da quella testimonianza sui generis<br />
riportata da Oggi.<br />
«Sì, mentre la parapsicologa<br />
Giulia Corallo raccontava gli ultimi<br />
attimi di Mimì, io me la sono rivista<br />
davanti nella sua quotidianità, i suoi<br />
gesti abituali. Sì, mia figlia faceva<br />
ginnastica in quella maniera indolente,<br />
ral1entata: un po' controllava i<br />
movimenti davanti allo specchio, un<br />
po' si adagiava sul letto. Sì, a Mimì<br />
piaceva far capolino con la sua bella<br />
testolina nera nel vano del frigorifero:<br />
cercava gli stuzzichini perché non<br />
amava i pasti pesanti».<br />
Giulia Corallo, la bella ragazza<br />
che scende dal rapido di mezzogiorno,<br />
si chiama in realtà Francesca Canfora e<br />
ha un rinomato studio di parapsicologia<br />
a Torino nella centralissima<br />
via Susa. Parla cinque lingue, segue i<br />
corsi di Antonio Di Pietro alla libera<br />
università di Castellanza. La sua stretta<br />
di mano è franca, diretta.<br />
La madre di Mia Martini non è<br />
una sprovveduta: insegnante elementare,<br />
donna coltissima e dalla penna<br />
brillante, è anche lei un'artista, maestra<br />
di canto e di piano, e passa le sue<br />
giornate a coltivare nuovi talenti.<br />
Ci avviamo in macchina verso I<br />
Gabbiani, un elegante locale alla<br />
periferia della capitale dove spesso<br />
debuttano in serate canore gli allievi di<br />
Maria. Paolo Rocca, il fotografo di<br />
Oggi, guida sotto la pioggia<br />
scrosciante e Maria dà sfogo al suo<br />
strazio.<br />
«Il suo debutto?», s'interroga<br />
Maria. «Fu a scuola. Nell'istituto<br />
elementare di Porto Recanati dove io<br />
insegnavo e lei frequentava la seconda<br />
classe. Era prima di Natale e la radio<br />
interna trasmise la voce purissima di<br />
una scolaretta che cantava una<br />
ninnananna al Bambin Gesù. Lì per lì<br />
quasi non la riconoscevo, china<br />
com'ero alla mia cattedra a correggere i<br />
compiti. Ma si, era lei. Anche se la sua<br />
voce amplificata da un microfono mi<br />
giungeva nuova. Avevano scelto<br />
proprio la mia creatura per salutare il<br />
Redentore».<br />
«Più tardi, a casa, ci siamo<br />
strette forte forte e io ero già la sua<br />
complice, la sua più fida alleata per<br />
tentare la grande avventura. Quanti<br />
sacrifici feci per comprarle il piano<br />
bianco su cui istruirsi.<br />
Mi cavavo il pane di bocca per<br />
pagare le rate. Dov'è finito il piano<br />
bianco di Mimi? Lei se lo portava<br />
dietro in tutti i traslochi. Perché non<br />
hanno pietà di me e non mi danno il<br />
piano bianco di Mimì?<br />
Che fine faranno i suoi effetti<br />
personali, i vestitini che sceglieva con<br />
tanta cura? »<br />
«Le piaceva essere elegante e lo<br />
fu anche il giorno della prima<br />
comunione. Lavorai tutta la notte per<br />
cucirle quell'abitino e lei al mattino<br />
vedendomi con gli occhi rossi non mi<br />
disse niente, ma mi abbracciò forte<br />
forte. Mi abbracciò forte anche quel<br />
giorno che eravamo a Rimini.<br />
L'avevano chiamata a cantare, aveva<br />
14 anni e una frangettina nera».<br />
«Nel locale, un impresario ci<br />
disse che c'era una festa per emigrati<br />
italiani in Svizzera e Mimì avrebbe<br />
costituito una piacevolissima sorpresa.<br />
Ma avevamo il tempo contato. Non mi<br />
sono persa d'animo. Che corsa da<br />
Rimini per arrivare a Bologna e non<br />
mancare il treno per Lugano! Che<br />
fretta con quell'unica modesta valigia!<br />
Allora io e Mimì tenevamo le nostre<br />
cose confuse nella stessa valigia,<br />
eravamo una persona sola.<br />
«Ma perché l'impresario che ha<br />
rinvenuto Mimì non ha pietà di me?<br />
Perché non mi dice come ha trovato la<br />
mia bambina? Che espressione aveva<br />
nel suo ultimo sonno? lo voglio sapere.<br />
Voglio sapere perché la mia bambina è<br />
finita in quella squallida casa. Le<br />
piaceva cosi tanto vivere in Umbria.<br />
Dalla campagna mi chiamava sul far<br />
della sera, mi avvisava che mi stava<br />
preparando una cenetta. E allora io<br />
correvo da lei. Correvo sempre troppo<br />
con la macchina, ma era tanta la voglia<br />
di vederla.<br />
«E la sorprendevo come una<br />
contadinella che governava i suoi polli<br />
e insieme andavamo in cucina a<br />
preparare il dessert, le banane al forno<br />
che le piacevano tanto. Fu proprio in<br />
quella casa di campagna dove Mimì<br />
viveva, emarginata dalla cattiveria<br />
altrui, che io le proposi di venire a<br />
recitare in teatro con me e il regista<br />
Mattioli. La volevo strappare all'inattività<br />
e lei nicchiava, era tentata, ma<br />
arrivò una proposta di rilancio dalla<br />
Fonit Cetra e il Nord inghiotti mia<br />
figlia. Se fosse rimasta a Roma con me<br />
a fare teatro d'avanguardia forse oggi<br />
sarebbe viva...».<br />
Maria non si dà pace per<br />
quell'alone di miserabile perfidia che<br />
circondava i passi di Mimì e nel<br />
raccolto abitacolo dell'automobile<br />
finalmente si fa avanti la raccapricciante<br />
verità. Fu una collega dal<br />
caschetto biondo a mettere in giro<br />
quella squallida diceria per stroncare<br />
Mia Martini! Sistematicamente,<br />
scientificamente la rivale propagò la<br />
menzogna, ovvero che Mia portava<br />
jella, perché sapeva bene di non poter<br />
competere con lei. Ma che ne è oggi di<br />
quella viperetta ossigenata? Nessuno si<br />
ricorda più di lei mentre Mia Martini<br />
resta uno dei più importanti capitoli<br />
della storia della canzone italiana.<br />
Raggiungiamo I Gabbiani e<br />
Giulia Corallo vuole dire subito<br />
qualcosa su quel «male oscuro» che,<br />
strombazzato su una copertina, ha<br />
ferito Maria cosi tanto da provocarle<br />
uno choc allergico. La madre di Mia<br />
Martini, avendo tra le mani quel<br />
giornale, si è coperta di bolle rosse e ha<br />
dovuto fare ricorso a un pronto<br />
intervento medico.<br />
«Signora Maria, voglio spiegare<br />
a lei e ai lettori di Oggi che le cose<br />
stanno esattamente nella maniera<br />
opposta» , dice la parapsicologa con<br />
fare affettuoso. «A Mia una volta<br />
capitò di entrare in una sala da ballo e
d'improvviso i riflettori si fulminarono. Lo sa, signora, che<br />
questa cosa è successa anche a me la settimana scorsa<br />
entrando nello studio di un'emittente televisiva? E sa che<br />
cosa vuol dire?<br />
«Che una persona buona è in pericolo e allora il suo<br />
angelo custode e spirito guida, nel caso di una sensitiva,<br />
manda un segnale forte per suscitare allarme. Ma mi dica,<br />
signora, per caso Mia non era un pochino medianica come<br />
me? Nelle trance che ho avuto durante le quali sua figlia si è<br />
messa in contato con me, m'è parso che non amasse molto<br />
l'astrologia, ma che prediligesse la cartomanzia, la<br />
divinazione attraverso i cristalli....» .<br />
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“Sento una brezza<br />
accarezzarmi<br />
il viso“<br />
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«Effettivamente», è la risposta sorpresa di Maria,<br />
«mia figlia ebbe un innamoramento per il paranormale e in<br />
un certo periodo frequentò assiduamente una sensitiva di<br />
Milano. Erano diventate come due gemelle. Se Mimì<br />
comprava una camicetta per se stessa la comprava anche per<br />
l'inseparabile amica paragnostica. Che vuol dire? Che mia<br />
figlia aveva una sensibilità straordinaria? Ha scelto lei,<br />
Giulia, per comunicare con me? Lo sa, Giulia, che certe<br />
volte quando mi butto, spossata dal pianto, sul letto mi pare<br />
di sentire il profumo di Mimì? Mi pare che una brezza<br />
innaturalmente fredda mi accarezzi il viso. Non è però una<br />
sensazione spiacevole, quei brividi non mi turbano...».<br />
I discorsi prendono una piega singolare che esula dal ferreo<br />
controllo della ragione. Giulia Corallo racconta ancora delle<br />
sue visioni incredibili. Narra di come Mia le sia apparsa la<br />
prima volta sabato 13 maggio, quando ancora non si sapeva<br />
della sua morte.<br />
«Mi disse», spiega, «che dovevo mandare subito la<br />
polizia a casa e che si doveva parlare d'infarto. Ma io<br />
equivocai. Ho una mamma malata di cuore a Tortorici e lì<br />
allarmai la polizia locale. Fecero un buco nell'acqua,<br />
ovviamente. Allora telefonai a un sacerdote, Giuseppe<br />
Calabrese, e gli spiegai la visione. Lui mi raccomandò di non<br />
rivelare nulla alla polizia a proposito di Mia Martini perché<br />
temeva che gli agenti potessero incuriosirsi e magari fare un<br />
colpo di telefono, una visitina nella casa della cantante.<br />
«"Non si disturba un personaggio importante per un<br />
sogno", si raccomandò Don Giuseppe. E ora io mi pento<br />
perché, se avessi spiattellato tutto a chi di dovere, c'era una<br />
probabilità che arrivassero nell'abitazione già sabato. Sua<br />
figlia l'hanno poi trovata domenica. Mia si chiamava in<br />
realtà Domenica e domenica 14 maggio era la Festa della<br />
mamma».<br />
La parapsicologa riporta particolari inediti per<br />
avvalorare il suo rapporto con la cantante defunta. «Giovedì<br />
11 maggio», dice, «ero alla università di Castellanza per<br />
seguire l'intervento di Di Pietro al convegno sull'antitrust.<br />
Castellanza è a un tiro di schioppo dalla casa di sua<br />
figlia. lo ero in pullman, diretta da Castellanza a Novara,<br />
quando nel walkman, nel bel mezzo di una cassetta di<br />
Enrico Ruggeri, sento la voce di Mia che canta “gli uomini<br />
non cambiano”. Sua figlia mi voleva dare un segnale e io mi<br />
sono fatta la convinzione che sia poi morta qualche ora dopo<br />
esattamente alle 19 e 47...».<br />
Maria è stupefatta anche quando la Corallo afferma di<br />
aver ravvisato nel tema natale di Mia Martini (l'oroscopo nel<br />
giorno della nascita) un'insufficienza cardiaca.<br />
«Sì, mia figlia fin da bambina soffriva di reumatismi<br />
al cuore. Per questo le avevo sempre consigliato di non fare<br />
bruschi sforzi e di muoversi con cautela. Ma finché vivrò mi<br />
chiederò perché è finita lassù, a morire come un cane, in<br />
quella brutta casa. Perché?».<br />
Antonella Amendola<br />
OGGI n° 24 – 14 Giugno 1995