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<strong>Platone</strong><br />
<strong>Fedone</strong><br />
«E, allora, nel Tre non vi sarà mai l'Idea del Pari.»<br />
«No, mai.»<br />
«E quindi il Pari non avrà mai nulla a che fare con il tre.»<br />
«Niente proprio.»<br />
«Quindi si conclude che il tre è dispari.»<br />
«Sì.»<br />
«Ecco, dunque, quello che volevo precisare, cioè, quali sono le cose che, pur non essendo contrarie ad altre, le<br />
respingono, com'è, per esempio, il caso del tre che, pur non essendo contrario al Pari, lo esclude, perché ha in sé il<br />
contrario del Pari e così anche il due, che ha in sé, sempre, il contrario del Dispari e il fuoco, il contrario del Freddo e<br />
così via. Vedi, allora un po' se ti va questa conclusione che cioè, non solo il contrario non ammette in sé il suo contrario,<br />
ma che anche quella cosa che porti con sé un contrario, in qualunque altra cosa essa vada, non può mai accogliere il<br />
contrario del contrario che da essa è portato. Cerca di ricordarti (non è male, infatti, sentire due volte le stesse cose): il<br />
cinque, non avrà mai in sé l'Idea del Pari né il dieci che è il doppio del cinque, l'Idea del Dispari; e questo doppio, che,<br />
del resto, è contrario a qualche altra cosa, non avrà mai in sé l'Idea del Dispari, come pure la frazione 3/2, o, che so io,<br />
altre dello stesso tipo, che hanno per denominatore il due, non avranno mai in loro l'Idea dell'Intero; così le frazioni che<br />
sottintendono il tre e tutte le altre della stessa natura, se mi stai seguendo e se sei d'accordo con me.»<br />
«Ti seguo benissimo e condivido la tua opinione,» disse.<br />
LIV<br />
«E, allora, cerca di rifarti al principio, ma non rispondermi ripetendo la mia domanda; cerca, invece, di far<br />
come faccio io. Voglio dire che, oltre alla risposta che abbiamo data prima e che era in ogni caso sicura, dopo quanto s'è<br />
ora detto, possiamo darne un'altra altrettanto certa. Se, tu, infatti, ti chiedessi che cosa ci dev'essere in un corpo perché<br />
sia caldo, io non ti risponderei, come avrei fatto prima, in modo sicuro ma un po' banale che, cioè, occorre il calore, ma,<br />
dopo quel che s'è detto, in modo più pertinente, cioè che è necessario il fuoco. E se mi domandi che ci vuole perché un<br />
corpo si ammali, non ti risponderà più la malattia, ma la febbre. E, ancora, che cosa occorre perché un numero diventi<br />
dispari, io non dirò più che occorre il dispari, ma l'un<strong>it</strong>à e così via. Vedi un po' se hai cap<strong>it</strong>o quello che voglio dire.»<br />
«Benissimo,» assicurò Cebete.<br />
«E allora rispondi a questo: che cosa occorre perché un corpo sia vivo?»<br />
«L'anima penso,» rispose.<br />
«Ed è sempre così, per caso?»<br />
«Ma certo.»<br />
«L'anima allora, in qualunque cosa entri, porta sempre la v<strong>it</strong>a?»<br />
«Sì, certamente.»<br />
«E c'è il contrario della v<strong>it</strong>a o no?»<br />
«Sicuro che c'è,» disse.<br />
«E cos'è?»<br />
«La morte.»<br />
«Non è forse vero, allora, che l'anima, stando a quel che abbiamo ammesso prima, non può mai contenere il<br />
contrario di ciò che reca con sé?»<br />
«Senza alcun dubbio,» riconobbe Cebete.<br />
LV<br />
«Ancora? Ciò che non riceve l'Idea del Pari, com'è che lo abbiamo chiamato poco fa?»<br />
«Dispari,» ammise.<br />
«E ciò che non accoglie l'Idea del Giusto o quella della Cultura?»<br />
«Ingiusto il primo e Incolto il secondo,» rispose.<br />
«E ciò che non può avere in sé l'Idea della Morte, come dobbiamo chiamarlo?»<br />
«Immortale,» disse.<br />
«E l'anima, forse, non ha in sé la Morte?»<br />
«No.»<br />
«Ma, allora, l'anima è immortale.»<br />
«Sì, immortale.»<br />
«E, allora, proseguiamo, perché su questo ci siamo,<br />
non ti pare?»<br />
«Ah, sì, sì, Socrate, in tutto e per tutto.»<br />
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