Relazione Geologica Illustrativa - Comuni in Rete
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GEO s<strong>in</strong>tesi ASSOCIAZIONE TRA PROFESSIONISTI pag. 2<br />
GEOL. EDOARDO RABAJOLI - ING. MASSIMO TUBERGA<br />
1 PREMESSA<br />
Per <strong>in</strong>carico dell'Amm<strong>in</strong>istrazione del Comune di Castelnuovo Don Bosco (AT) è stata<br />
condotta una revisione degli studi a carattere geologico, geomorfologico dell’<strong>in</strong>tero<br />
territorio comunale redatti <strong>in</strong> precedenza a supporto del P.R.G.C, ponendo particolare<br />
attenzione alle condizioni di pericolosità locale connesse alle situazioni di dissesto<br />
presenti.<br />
Lo studio condotto ha avuto lo scopo di effettuare le verifiche di compatibilità idraulica e<br />
idrogeologica dello strumento urbanistico previste dal PAI.<br />
La presente relazione contiene alcune modifiche rispetto alla versione precedente del<br />
dicembre 2007 che era stata oggetto di condivisione da parte del Gruppo<br />
Interdiscipl<strong>in</strong>are (come da parere conclusivo comunicato dal Settore Territoriale<br />
Prov<strong>in</strong>cia di Asti della Direzione Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed<br />
Edilizia della Regione Piemonte <strong>in</strong> data 26.02.2008 (Prot. 8104/0817). Tali modifiche,<br />
<strong>in</strong>trodotte <strong>in</strong> accoglimento delle richieste formulate dal Settore Prevenzione Territoriale<br />
del Rischio Geologico dell’ARPA nei pareri Prot. 135453/SC14 del 17.10.2007 e Prot.<br />
n. 12069/Sc14 del 5.02.09, sono evidenziate rispettivamente da sottol<strong>in</strong>eatura e <strong>in</strong><br />
grassetto. In riferimento a quest'ultimo parere è stato aggiunto uno specifico capitolo<br />
10 dedicato alla descrizione delle modifiche e <strong>in</strong>tegrazioni apportate.<br />
Il recepimento dei suddetti pareri ha comportato alcune variazioni anche nella "Carta<br />
geomorfologica e dei dissesti" (Elaborato GB02), “Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità<br />
geologica e dell’idoneità all’uso urbanistico” <strong>in</strong> scala 1:10.000 (Elaborato GB05),<br />
nonché nello stralcio di essa, a scala di maggior dettaglio, riferita al concentrico<br />
(Elaborato GB05A <strong>in</strong> scala 1: 2000).<br />
Nello svolgimento del lavoro ci si è attenuti a quanto prescritto dalla Legge Regionale<br />
n° 56/77 e successive modifiche e <strong>in</strong>tegrazioni, dal la Circolare P.G.R. n° 7/LAP del<br />
6/5/96 e dalla relativa Nota Tecnica Esplicativa del Dicembre 1999, dalla Circolare PGR<br />
n.14/LAP/PET del 08/10/1998, nonché dalla D.G.R. 15 luglio 2002 n. 45-6656 avente<br />
per oggetto: «Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) - ”Deliberazione del<br />
Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bac<strong>in</strong>o del Fiume Po <strong>in</strong> data 26 aprile 2001,<br />
approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei M<strong>in</strong>istri <strong>in</strong> data 24 maggio 2001”<br />
- Indirizzi per l’attuazione del PAI nel settore urbanistico», che <strong>in</strong>tegra le specifiche<br />
Comune di Castelnuovo Don Bosco – Verifiche di compatibilità idraulica e idrogeologica dello strumento urbanistico – <strong>Relazione</strong> <strong>Geologica</strong> <strong>Illustrativa</strong>
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tecniche per l'elaborazione degli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici.<br />
L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e si è articolata attraverso i seguenti punti:<br />
- ulteriore analisi dei dati acquisiti <strong>in</strong> passato e <strong>in</strong>dividuazione di nuovi elementi<br />
relativi al territorio comunale;<br />
- consultazione dell’”Inventario dei Fenomeni Franosi <strong>in</strong> Italia (I.F.F.I.)”;<br />
- ulteriore analisi di riprese aerofotografiche;<br />
- esecuzione di rilievi di campagna per l’approfondimento di alcune tematiche<br />
<strong>in</strong>erenti soprattutto il quadro del dissesto.<br />
Nell'espletamento dello studio si è dedicata una particolare attenzione alla redazione di<br />
due carte tematiche <strong>in</strong> particolare, e precisamente:<br />
• la “Carta geomorfologica e dei dissesti”, che riporta la classificazione dei<br />
fenomeni secondo gli standards previsti dall’apposita legenda uniformata ai<br />
criteri P.A.I.;<br />
• la "Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e della dest<strong>in</strong>azione all’uso<br />
urbanistico", che secondo le <strong>in</strong>dicazioni della citata Circolare Regionale n°<br />
7/LAP differenzia il territorio <strong>in</strong> classi di pericolosità geologica, attribuendo ai<br />
nuclei abitati sparsi, ricadenti <strong>in</strong> aree ad elevata pericolosità, specifiche<br />
sottoclassi a cui corrispondono differenti limitazioni per l'uso urbanistico; queste<br />
ultime, accompagnate da specifiche prescrizioni, saranno riprese e trattate con<br />
maggior dettaglio nell’ambito delle Norme di Attuazione del P.R.G.C. .<br />
Inoltre, è stata redatta la “Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e dell’idoneità<br />
all'uso urbanistico – Dettaglio del concentrico” a scala 1:2.000 che illustra nello<br />
specifico le classi di idoneità all’uso urbanistico all’<strong>in</strong>terno dell’abitato di Castelnuovo,<br />
evidenziando situazioni che sulla carta <strong>in</strong> scala 1:10.000 non risultano sufficientemente<br />
chiare. Per questo motivo sono da <strong>in</strong>tendersi valide le perimetrazioni delle classi e<br />
sottoclassi riportate sulla carta <strong>in</strong> scala 1 : 2.000, perché di maggior dettaglio, rispetto a<br />
quelle della carta <strong>in</strong> scala 1 : 10.000.<br />
La presente relazione (Elaborato GA01) illustra i risultati dello studio condotto oltre ad<br />
affiancare e <strong>in</strong>tegrare i seguenti elaborati grafici:<br />
Elaborato GB01 - Carta geolitologica e di caratterizzazione litotecnica (scala 1:10.000)<br />
Elaborato GB02 - Carta geomorfologica e dei dissesti (scala1:10.000)<br />
Elaborato GB03 - Carta geoidrologica e del reticolo idrografico (scala1:10.000)<br />
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Elaborato GB04 - Carta delle acclività (scala1:10.000)<br />
Elaborato GB05 - Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e dell’idoneità all’uso<br />
urbanistico (scala1:10.000)<br />
Elaborato GB05A - Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e dell’idoneità all'uso<br />
urbanistico – Dettaglio del concentrico (scala 1: 2000)<br />
Nell’elaborazione della carta geomorfologica e dei dissesti e della carta di s<strong>in</strong>tesi ci si è<br />
avvalsi dei risultati delle verifiche idrauliche condotte sul tratto term<strong>in</strong>ale del Rio<br />
Nevissano e del Rio Bardella e su quelle condotte sul Rio Traversola che trae orig<strong>in</strong>e<br />
dalla confluenza dai due rii precedenti. I risultati sono esposti <strong>in</strong> uno specifico studio<br />
idrologico e idraulico i cui elaborati, elencati successivamente, costituiscono parte<br />
<strong>in</strong>tegrante dello studio condotto.<br />
In un fascicolo a parte, denom<strong>in</strong>ato “Allegati alla <strong>Relazione</strong> geologica illustrativa”<br />
(Elaborato GA02) sono riportati alcuni documenti predisposti nel corso del lavoro<br />
condotto e stralci di lavori pregressi consultati al f<strong>in</strong>e delle verifiche di compatibilità.<br />
Esso <strong>in</strong> particolare comprende:<br />
- Stralcio dell’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici del P.A.I. (<strong>in</strong> scala 1.25.000)<br />
→ Allegato 1<br />
- Stralcio del Piano Territoriale della Prov<strong>in</strong>cia di Asti (Carta delle frane alla scala di<br />
1:10.000) → Allegato 2<br />
- Schede delle frane cartografate → Allegato 3<br />
- Schede delle opere idrauliche censite (SICOD) → Allegato 4<br />
- Documenti relativi ai dissesti presenti sul territorio, forniti da ARPA Piemonte e dal<br />
Comune di Castelnuovo Don Bosco → Allegato 5<br />
- Sezione geologica a scala 1:5.000 → Allegato 6<br />
I risultati dello studio idrologico e idraulico del Rio Traversola e dei due affluenti che lo<br />
orig<strong>in</strong>ano, riferito agli ambiti d’<strong>in</strong>teresse, basati su un rilievo fotorestituito da un volo<br />
appositamente fatto realizzare e su rilievi <strong>in</strong> campagna per il dettaglio delle sezioni degli<br />
alvei, sono esposti nei seguenti elaboratii contraddist<strong>in</strong>ti dalla sigla “I”<br />
- Elaborato IA01 - <strong>Relazione</strong> idrologica e idraulica;<br />
- Elaborato IB01 - Carta del reticolo idrografico e dei bac<strong>in</strong>i imbriferi;<br />
- Elaborato IB02a - Rio Bardella-Traversola: Sezioni trasversali;<br />
- Elaborato IB02b - Rio Nevissano: Sezioni trasversali;<br />
- Elaborato IB03 - Delimitazione delle aree di pericolosità idraulica.<br />
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2 INTRODUZIONE<br />
La presente relazione descrive la metodologia di lavoro adottata e riporta le note<br />
illustrative di ciascun elaborato grafico prodotto.<br />
L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e si è articolata attraverso l’esame della documentazione geologica<br />
comprendente l’area, a cui sono seguiti rilievi di campagna svolti nel periodo Giugno<br />
2005 – Dicembre 2005; questi sono stati <strong>in</strong>dirizzati sia a verificare le caratteristiche<br />
geologiche generali e il quadro giaciturale dei litotipi affioranti, nonché a <strong>in</strong>dividuare i<br />
tratti morfologici <strong>in</strong>terpretabili come l’espressione di processi di dissesto.<br />
Tale aspetto è stato approfondito attraverso l’esame delle fotografie aeree, che<br />
consentono una visione più generale e permettono di <strong>in</strong>serire <strong>in</strong> un quadro più ampio le<br />
<strong>in</strong>formazioni puntuali derivanti dal rilievo di campagna.<br />
Per la cartografia necessaria ai rilievi di campagna e per la successiva trasposizione<br />
grafica dei risultati sono state utilizzate le seguenti basi topografiche:<br />
- Regione Piemonte – Servizio cartografico<br />
Sezioni: 156120, 156160, 157090, 157130, 174040, 175010, alla scala di 1 :10.000<br />
Inoltre sono stati consultate le seguenti riprese aereofotogrammetriche:<br />
- Volo Alifoto (Tor<strong>in</strong>o) - bianco/nero - Novembre 1994 - effettuato a seguito del l'evento<br />
alluvionale del 4-6 Novembre 1994 per conto della Regione Piemonte;<br />
- Volo Compagnia Generale Riprese Aeree (Parma), colore, 1988, effettuato per conto<br />
della Regione Piemonte.<br />
- Volo Alluvione 2000, colore, Regione Piemonte<br />
Per l’<strong>in</strong>quadramento geologico ci si è riferiti al Foglio n°57 “Vercelli” della Carta<br />
<strong>Geologica</strong> d'Italia alla scala 1:100.000 e alle relative Note Illustrative. Inoltre è stato<br />
consultato il foglio “Tr<strong>in</strong>o” della nuova Carta <strong>Geologica</strong> d’Italia a scala 1:50.000 che<br />
lambisce la zona <strong>in</strong> esame e che presenta una buona corrispondenza dal punto di vista<br />
lito-stratigrafico con i term<strong>in</strong>i presenti sul foglio “Vercelli”. Più nel dettaglio è stata<br />
consultata la pubblicazione “La successione Villafranchiana nell’area di Castelnuovo<br />
Don Bosco (AT)” - 1999 di P. Boano & M.G. Forno che descrive <strong>in</strong> maniera<br />
particolareggiata la parte centro-meridionale del territorio del comunale.<br />
Nel corso dell’esame delle condizioni di dissesto del territorio sono state consultate sia<br />
le cartografie tematiche della Banca Dati <strong>Geologica</strong> - C.S.I. - Regione Piemonte,<br />
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relative all’area di studio, che hanno fornito le schede relative al quadro del dissesto<br />
aggiornato al 1998, sia lo specifico elaborato grafico del Piano Territoriale Prov<strong>in</strong>ciale,<br />
recentemente adottato dalla Prov<strong>in</strong>cia di Asti, sia quanto riportato nell’”Atlante dei rischi<br />
idraulici e idrogeologici” del PAI. Inoltre è stato consultato <strong>in</strong> maniera critica l’Inventario<br />
dei Fenomeni Franosi d’Italia (IFFI) che già fornisce una prima <strong>in</strong>dicazione generale<br />
sulle tipologie di dissesto presenti sul territorio comunale.<br />
I risultati di questa prima fase di lavoro sono rappresentati nella “Carta geolitologica”<br />
(Elaborato GB01) e nella “Carta geomorfologica e dei dissesti” (Elaborato GB02).<br />
Pur <strong>in</strong> presenza, sul territorio comunale di Castelnuovo Don Bosco, di corsi d’acqua di<br />
modesto rilievo, essenzialmente privi di significative opere idrauliche di<br />
condizionamento, si è comunque redatta la “Carta idrogeologica e del reticolo<br />
idrografico” (Elaborato GB03), che riporta le opere di attraversamento censite, le cui<br />
caratteristiche sono esposte <strong>in</strong> un’apposita tabella.<br />
Si è qu<strong>in</strong>di redatta la “Carta delle acclività” (Elaborato GB04), che differenzia il territorio<br />
per classi di pendenza opportunamente prescelte.<br />
Rispetto a quanto previsto dalla Circolare 7/LAP non si è ritenuto di redigere una<br />
specifica Carta litotecnica a causa degli <strong>in</strong>sufficienti dati oggettivi a cui riferirsi.<br />
Ritenendo comunque che le <strong>in</strong>formazioni desumibili dall’espressione morfologica del<br />
territorio, se associate a parametri desumibili dalla bibliografia tecnica, siano <strong>in</strong> grado di<br />
fornire <strong>in</strong>dicazioni adeguate alla stesura della carta di s<strong>in</strong>tesi, sono state <strong>in</strong>serite nella<br />
legenda dell’Elaborato GB01 le caratteristiche litotecniche salienti dei depositi affioranti.<br />
Analogamente non si è ritenuto di redigere una carta degli ultimi eventi alluvionali<br />
significativi (Novembre 1994 e Ottobre 2000) <strong>in</strong> quanto gli effetti di entrambi si sono<br />
manifestati sul territorio <strong>in</strong> esame <strong>in</strong> maniera molto contenuta; nella carta<br />
geomorfologica e dei dissesti è riportato un riferimento alle <strong>in</strong>formazioni di dissesto<br />
disponibili (dati bibliografici <strong>in</strong> Allegato 6) riferite all’evento del Novembre 1994.<br />
Acquisiti gli elementi caratterizzanti il territorio <strong>in</strong> senso geologico, morfologico e del<br />
dissesto <strong>in</strong> atto si è proceduto alla elaborazione di un elaborato di s<strong>in</strong>tesi, denom<strong>in</strong>ato<br />
“Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e dell’idoneità all’uso urbanistico”<br />
(Elaborato GB05), <strong>in</strong>dirizzato ad <strong>in</strong>dividuare cartograficamente i settori con differente<br />
pericolosità geologica, soprattutto <strong>in</strong> riferimento ai processi di dissesto <strong>in</strong> atto e<br />
potenziali, e, conseguentemente, diversa attitud<strong>in</strong>e all’uso urbanistico.<br />
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3 ASSETTO GEOGRAFICO E MORFOLOGICO<br />
Il territorio del Comune di Castelnuovo Don Bosco è ubicato nel settore nordoccidentale<br />
del “Bac<strong>in</strong>o pliocenico di Asti”, al limite con l’altopiano di Poir<strong>in</strong>o (a W) e con<br />
i rilievi della Coll<strong>in</strong>a di Tor<strong>in</strong>o (a NW) e del Monferrato (a NE). Il territorio comunale può<br />
essere chiaramente dist<strong>in</strong>to <strong>in</strong> due zone: quella centro-settentrionale (a nord del<br />
concentrico) e quella meridionale (a sud di esso).<br />
Nella zona di monte, il paesaggio è tipicamente coll<strong>in</strong>are, con versanti che raggiungono<br />
(al conf<strong>in</strong>e con P<strong>in</strong>o d’Asti) i 400 m di altezza. La morfologia dei versanti è peraltro<br />
fortemente <strong>in</strong>fluenzata dalla viticoltura e dalle coltivazioni agricole che si praticano<br />
<strong>in</strong>tensamente su quasi tutto il territorio comunale. In genere le zone più densamente<br />
urbanizzate sono concentrate sui cr<strong>in</strong>ali e il loro sviluppo segue l’andamento ramificato<br />
degli stessi, come accade per il concentrico urbano e per le località Mondonio e<br />
Morialdo. Nella zona di valle prevale l’assetto pianeggiante che vede lo sviluppo del<br />
concentrico e delle nuove attività produttive.<br />
Il reticolo idrografico pr<strong>in</strong>cipale è caratterizzato dalla presenza di tre corsi d’acqua e dei<br />
relativi spartiacque, orientati tutti, grosso modo, <strong>in</strong> direzione N-S e denom<strong>in</strong>ati<br />
rispettivamente da ovest verso est: il Rio Bardella, il Rio Nevissano e il Rio Nissone. I<br />
primi due si congiungono a monte del concentrico dando orig<strong>in</strong>e al rio Traversola che<br />
rappresenta, al marg<strong>in</strong>e sud-orientale del comune.<br />
Il reticolo idrografico secondario, tributario dei rii pr<strong>in</strong>cipali, segue anch’esso un<br />
andamento all’<strong>in</strong>circa N-S (NNE-SSW), come accade per la vallecola anonima che si<br />
diparte da Ranello e per quella che confluisce nel Traversola <strong>in</strong> prossimità di C.na<br />
Peccato.<br />
I fondovalle dei rii pr<strong>in</strong>cipali sono solcati da corsi d’acqua con alvei di dimensioni ridotte,<br />
sovente con caratteri di veri e propri fossi, che, nel periodo durante il quale si sono<br />
effettuati i rilievi di terreno, si presentavano con portate molto limitate o addirittura <strong>in</strong><br />
secca.<br />
Tale considerazione è valida per i rii Bardella e Nevissano a monte del concentrico,<br />
caratterizzati da pendenza variabili nell’<strong>in</strong>tervallo 2÷6%.<br />
Il Rio Traversola, che ha orig<strong>in</strong>e dalla confluenza del Rio Bardella e del Rio Nevissano,<br />
nei tratti di attraversamento del concentrico e a valle di quest’ultimo è soggetto <strong>in</strong>vece<br />
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pendenze decisamente <strong>in</strong>feriori (≤ 2%); analogo discorso vale per il Rio Nissone.<br />
Questi due corsi d’acqua sono caratterizzati da un alveo ad andamento s<strong>in</strong>uoso <strong>in</strong><br />
genere debolmente <strong>in</strong>ciso nelle alluvioni sabbioso-limose da loro deposte.<br />
L’esame delle fotografie aeree riprese durante l’alluvione del Novembre 1994 ha<br />
tuttavia rivelato che <strong>in</strong> occasione di piogge <strong>in</strong>tense, anche questi ultimi possono<br />
presentare portate significative con limitati fenomeni di trasporto solido.<br />
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4 ASSETTO GEOLOGICO<br />
Per la rappresentazione delle caratteristiche geolitologiche generali del territorio<br />
comunale ci si è avvalsi della cartografia tematica facente parte degli elaborati geologici<br />
a corredo del P.R.G.C. vigente.<br />
La carta ha un f<strong>in</strong>e em<strong>in</strong>entemente applicativo, e pertanto presc<strong>in</strong>de dagli aspetti<br />
cronologici e stratigrafici per porre l'accento soprattutto sulla composizione litologica<br />
delle unità presenti. Tali considerazioni sono state approfondite nel seguente capitolo.<br />
In occasione dei rilievi di campagna si è accertata la rispondenza di quanto<br />
rappresentato nelle carte con la situazione reale. Si sottol<strong>in</strong>ea che il documento ufficiale<br />
di riferimento circa la geologia del territorio comunale è tuttora rappresentato dalla<br />
seconda edizione (1969a) del F.57 "Vercelli" della Carta <strong>Geologica</strong> d'Italia alla scala<br />
1:100.000.<br />
Tuttavia le formazioni geologiche presenti sul territorio comunale sono state<br />
ultimamente oggetto di revisione e approfondimento <strong>in</strong> seguito alla pubblicazione del<br />
Foglio n.157 “Tr<strong>in</strong>o” della nuova Carta <strong>Geologica</strong> d’Italia alla scala di 1:50.000, che <strong>in</strong><br />
parte <strong>in</strong>clude l’area <strong>in</strong> esame.<br />
Poiché esiste una buona simmetria tra la vecchia nomenclatura e quella nuova e poiché<br />
la correlazione con le formazioni presenti sul territorio è facilmente realizzabile, si è<br />
deciso di adottare, per la realizzazione degli elaborati, la nuova nomenclatura al f<strong>in</strong>e di<br />
meglio caratterizzare le litologie presenti.<br />
Inoltre, la parte meridionale del territorio del comune, a sud del concentrico, è stata<br />
ulteriormente approfondita e cartografata nella pubblicazione “La successione<br />
Villafranchiana nell’area di Castelnuovo Don Bosco (AT)” - 1999 di P. Boano & M.G.<br />
Forno, di cui sia la suddetta revisione che il presente elaborato tengono conto.<br />
Si segnala che non è stato sempre possibile misurare valori di giacitura degli strati, sia<br />
per la scarsità degli affioramenti r<strong>in</strong>venibili sul territorio, sia a causa delle litologie<br />
presenti, spesso caratterizzate da litotipi a stratificazione poco evidente e con una<br />
spiccata monotonia di composizione. I dati raccolti sono comunque adeguati a fornire<br />
una completa visione dell’assetto geologico dell’area.<br />
Qu<strong>in</strong>di, con riferimento a questi ultimi due documenti, si propone un <strong>in</strong>quadramento del<br />
territorio comunale come di seguito esposto.<br />
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4.1 Substrato roccioso<br />
Il territorio comunale è modellato <strong>in</strong> parte nella porzione <strong>in</strong>terna dei terreni afferenti alla<br />
Coll<strong>in</strong>a di Tor<strong>in</strong>o, prolungamento a NW del Bac<strong>in</strong>o Terziario Piemontese s.s., e <strong>in</strong> parte<br />
nei terreni del Bac<strong>in</strong>o di Asti a sud e <strong>in</strong> quelli delle Coll<strong>in</strong>e del Moderato a est (Pol<strong>in</strong>o et.<br />
al. 1991). Tali terreni ricadono all’<strong>in</strong>terno della successione Paleogenico-Neogenica del<br />
Foglio n. 157 “Tr<strong>in</strong>o” della nuova Carta Geologia d’Italia a scala 1:50.000.<br />
In base a quanto riportato nel Foglio 57 “Vercelli” della Carta <strong>Geologica</strong> d’Italia a scala<br />
1:100.000 e relative “Note illustrative” e nella pubblicazione di Boano & Forno (1999),<br />
nel territorio comunale di Castelnuovo Don Bosco affiorano le seguenti formazioni,<br />
elencate <strong>in</strong> successione stratigrafica dal basso verso l’alto:<br />
Successione mar<strong>in</strong>a pre-villafranchiana<br />
- Marne di Sant’Agata Fossili (Miocene sup.): si tratta di argille e marne argillose grigioazzurre,<br />
<strong>in</strong>tensamente bioturbate e a stratificazione mal<br />
dist<strong>in</strong>ta. Hanno una potenza di circa 100-150 m e occupano<br />
la parte più settentrionale del territorio comunale <strong>in</strong><br />
corrispondenza delle località di Mistrassi e Vironi.<br />
- Complesso caotico della Valle Versa (Miocene sup.): questa unità litostratigrafia, di<br />
nuova istituzione, comprende i depositi messianiani che nel<br />
Foglio “Vercelli” erano stati riferiti alla Formazione Gessososolfifera<br />
(Monsignore et alii, 1969). Tali sedimenti sono<br />
costituiti da un <strong>in</strong>sieme caotico di sedimenti, costituito da<br />
blocchi cementati di varia composizione e dimensione<br />
<strong>in</strong>globati <strong>in</strong> una “matrice” di natura argillosa ma def<strong>in</strong>ita<br />
perché scarsamente affiorante.<br />
- Argille azzurre (Pliocene <strong>in</strong>f.): i sedimenti riferibili a questa formazione sono stati <strong>in</strong>dicati<br />
nella seconda edizione del Foglio Vercelli a scala<br />
1:100.000 (1969a) alla Formazione delle Argille del<br />
Lugagnano. In ottemperanza a quanto proposto dalla<br />
Commissione Italiana di Stratigrafia, questo term<strong>in</strong>e è stato<br />
abbandonato ed è stato <strong>in</strong>vece adottato quello di Argille<br />
azzurre <strong>in</strong> quanto unità tradizionale di rango formazionale.<br />
Esse rappresentano il term<strong>in</strong>e basale della successione<br />
pliocenica e possono essere dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> tre membri<br />
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sovrapposti: quello siltoso-argilloso, quello argilloso e quello<br />
siltoso-sabbioso. In particolare nel territorio comunale è<br />
presente il membro argilloso costituito <strong>in</strong> netta prevalenza<br />
da argille e silt azzurri, massicci e compatti.<br />
- Sabbie di Asti (Pliocene <strong>in</strong>f.): tali sedimenti sono stati <strong>in</strong>dicati come Formazione delle<br />
Sabbie di Valle Andona nella seconda edizione del Foglio<br />
Vercelli della Carta <strong>Geologica</strong> d’Italia a scala 1:100.000<br />
(1969a). Questae formazione è stata oggetto di analisi nella<br />
pubblicazione di Boano e Forno (1999) a cui si fa ampio<br />
riferimento nel seguito. Si tratta <strong>in</strong> netta prevalenza di<br />
sabbie medio-f<strong>in</strong>i, con tessitura relativamente costante sia<br />
realmente che verticalmente; solo localmente si r<strong>in</strong>vengono<br />
livelli di ghiaie m<strong>in</strong>ute e livelli di sabbie f<strong>in</strong>i e silt. I sedimenti<br />
immergono complessivamente verso SW mostrando <strong>in</strong><br />
genere modeste <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azioni, comprese tra i 5° e 15 °, <strong>in</strong><br />
accordo con lo sviluppo del fianco settentrionale della<br />
s<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ale di Asti caratterizzata da asse E-W debolmente<br />
<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato verso W.<br />
Successione villafranchiana<br />
Complesso <strong>in</strong>feriore<br />
- Unità di Ferrere (Pliocene medio): costituisce il term<strong>in</strong>e basale della successione<br />
Villafranchiana ed è costituita prevalentemente da sabbie<br />
medio-grossolane con stratificazione <strong>in</strong>crociata concava.<br />
Complessivamente i sedimenti immergono verso SW,<br />
mostrando <strong>in</strong> genere modeste <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azioni comprese tra 5° e<br />
15°, riproponendo la stessa geometria s<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ale gi à<br />
descritta per l’unità precedente. Il colore prevalente è <strong>in</strong><br />
genere giallo o più localmente bruno o nero, variabile sia<br />
arealmente che all’<strong>in</strong>terno dello stesso affioramento per la<br />
presenza di ossidi di ferro e manganese.<br />
- Unità di San Mart<strong>in</strong>o (Pliocene medio): corrisponde al secondo term<strong>in</strong>e della successione<br />
villafranchiana e rappresenta il term<strong>in</strong>e con<br />
l’areale più diffuso nella parte meridionale del territorio <strong>in</strong><br />
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esame; questi sedimenti sono caratterizzati da una notevole<br />
varietà di facies, essendo costituiti da ripetute alternanze<br />
lenticolari a scala metrica, decimetrica e centimetrica, di<br />
sedimenti siltosi, siltoso-argillosi e sabbiosi m<strong>in</strong>uti il colore<br />
prevalente è il grigio chiaro.<br />
Complesso superiore<br />
- Unità di Morialdo (Pleistocene <strong>in</strong>feriore): costituiscono il term<strong>in</strong>e basale del complesso<br />
superiore e sono rappresentati <strong>in</strong> prevalenza da<br />
sabbie e sabbie ghiaiose caratterizzate <strong>in</strong> genere da<br />
stratificazione <strong>in</strong>crociata concava e più localmente prive di<br />
stratificazione. Il colore è variabile tra grigio e giallo.<br />
- Unità di Buttigliera (Pleistocene <strong>in</strong>feriore): costituiscono il term<strong>in</strong>e superiore della<br />
successione villafranchiana e sono rappresentati <strong>in</strong><br />
prevalenza da silt argillosi, localmente caratterizzati da una<br />
scarsa frazione argillosa; essi complessivamente formano<br />
un corpo sedimentario lenticolare suborizzontale, <strong>in</strong>terrotto<br />
attualmente <strong>in</strong> corrispondenza delle <strong>in</strong>cisioni vallive, con<br />
spessore variabile tra 5 e 20 m.<br />
Successione fluviale post-villafranchiana<br />
- Depositi fluviali terrazzati post-villafranchiani: nell’area <strong>in</strong> esame sono conservati solo<br />
localmente, con spessori modesti; essi corrispondono<br />
prevalentemente a depositi siltosi-argillosi, contenenti<br />
localmente una subord<strong>in</strong>ata frazione ghiaiosa e risultano<br />
privi di stratificazione.<br />
- Depositi fluviali recenti e attuali: costituiscono estese fasce con allungamento prevalentemente<br />
N-S e NNW-SSE corrispondenti agli attuali<br />
fondovalle dei rii pr<strong>in</strong>cipali; essi sono costituiti <strong>in</strong> prevalenza<br />
da una frazione siltosa e sabbiosa legata alla rielaborazione<br />
dei diversi term<strong>in</strong>i della successione pre-villafranchiana e<br />
villafranchiana, affioranti diffusamente lungo i versanti.<br />
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4.2 Terreni di copertura<br />
Quasi ovunque il basamento pliocenico è celato da una coltre di materiali sciolti,<br />
recenti, formatasi a spese della sequenza sabbioso - argillosa per effetto di processi<br />
eluvio-colluviali, o riconducibile a processi di frana. Anche <strong>in</strong> relazione alla diversa<br />
genesi, lo spessore di tale copertura è fortemente variabile da punto a punto, oscillando<br />
da pochi decimetri a qualche metro.<br />
Litologicamente si tratta di materiali a prevalente componente limoso-argillosa, con<br />
frazione clastica dispersa più o meno abbondante, maggiore <strong>in</strong> corrispondenza della<br />
base dell’unità ove sottol<strong>in</strong>ea la transizione alla porzione corticale meno alterata del<br />
basamento.<br />
4.3 Note alla Carta geolitologica e di caratterizzazione litotecnica<br />
Nella Carta geolitologica e di caratterizzazione litotecnica (Elaborato GB01) sono<br />
riportati gli areali di affioramento delle unità f<strong>in</strong> qui descritte, i cui tratti salienti sono<br />
riassunti anche nella legenda della carta.<br />
Come precedentemente affermato, la cartografia geologica ufficiale (Carta <strong>Geologica</strong><br />
d’Italia – Foglio 57 “Vercelli”) dist<strong>in</strong>gue le formazioni presenti nel territorio comunale<br />
mediante term<strong>in</strong>i granulometrici (argille, sabbie, silt), volendo <strong>in</strong>dicare due unità<br />
litostratigrafiche a prevalente composizione sabbiosa e argillosa presenti <strong>in</strong> tutto il<br />
Bac<strong>in</strong>o Pliocenico Astigiano.<br />
È opportuno sottol<strong>in</strong>eare che tale nomenclatura, perfettamente valida per f<strong>in</strong>i<br />
stratigrafici e sedimentologici, non è, però, certamente utilizzabile a f<strong>in</strong>i del presente<br />
lavoro, <strong>in</strong> quanto la composizione granulometrica locale dei terreni pliocenici <strong>in</strong><br />
questione è variabile da luogo a luogo.<br />
In riferimento alle dist<strong>in</strong>zioni litostratigrafiche effettuate nell’Elaborato GB01, si<br />
descrivono brevemente le caratteristiche litotecniche dei terreni, associate <strong>in</strong> legenda<br />
alle diverse unità considerate. La descrizione riprende e amplia quella già contenuta<br />
nei precedenti elaborati geologici del P.R.G.C..<br />
Le formazioni geologiche presenti nel territorio comunale possono essere raggruppate<br />
entro un certo numero di complessi litotecnici <strong>in</strong> base a differenti parametri di natura<br />
tecnica che condizionano il comportamento dei terreni e delle rocce.<br />
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In particolare, sono stati <strong>in</strong>dividuati 5 gruppi:<br />
- Terreni <strong>in</strong>coerenti: sono rappresentati dai depositi alluvionali post villafranchiani<br />
e fluviali recenti e attuali; essi affiorano nella porzione<br />
centro-meridionale del territorio comunale, lungo i<br />
fondovalle pr<strong>in</strong>cipali e presentano sempre un grado di<br />
addensamento scarso, bassissima plasticità e scadenti<br />
caratteristiche geotecniche, comunque superabili mediante<br />
l’adozione di adeguate soluzioni tecniche e, localmente,<br />
<strong>in</strong>durre fenomeni di ristagno delle acque meteoriche.<br />
- Rocce semi-coerenti: sono rappresentate dai terreni appartenenti alle Sabbie di<br />
Asti; nel complesso queste litologie mostrano un notevole<br />
addensamento e una localizzata cementazione carbonatica<br />
ma sempre di modesto spessore; tali caratteri favoriscono<br />
la conservazione di pareti subverticali con altezza di alcune<br />
dec<strong>in</strong>e di metri (nella zona compresa tra il capoluogo e le<br />
località Ranello e Mondonio frequentemente si osservano<br />
pareti verticali <strong>in</strong> buone condizioni di stabilità generale).<br />
- Rocce pseudo-coerenti: sono rappresentate <strong>in</strong> massima parte dalle Argille Azzurre e<br />
dalle marne di Sant’Agata fossili; esse sono caratterizzate<br />
da argille e silt azzurri massicci e compatti, con contenuto <strong>in</strong><br />
carbonati assai variabile, mediamente del 25-30 %; nei<br />
depositi della coltre superficiale prevalgono i term<strong>in</strong>i<br />
argillosi, a causa del dilavamento e della dissoluzione dei<br />
carbonati.<br />
- Alternanza di rocce pseudo-coerenti e semi-coerenti: sono rappresentate dalle unità<br />
del complesso <strong>in</strong>feriore della successione villafranchiana. I<br />
sedimenti dell’Unità di Ferrere mostrano un addensamento<br />
notevole così come i sedimenti dell’unità di S.Mart<strong>in</strong>o,<br />
particolarmente rilevabile nei silt, e danno orig<strong>in</strong>e , nella<br />
zona di Morialdo – I Becchi, ad una morfologia dolce, con<br />
rilievi arrotondati e bassa acclività<br />
- Alternanza di rocce pseudo-coerenti e coerenti: sono rappresentate dai terreni<br />
appartenenti al complesso caotico della Valle Versa. Si<br />
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tratta di argille a elevata plasticità, a bassissimo grado di<br />
compattazione, <strong>in</strong>globanti alternanze di gessi svelenitici, <strong>in</strong><br />
banchi spessi f<strong>in</strong>o a 8-9 m, blocchi di dolomie, brecce a<br />
matrice dolomitica, calcari dolomitici vacuolari, blocchi di<br />
calcari e brecce carbonatiche; l’associazione, perlopiù<br />
caotica, di questi litotipi fornisce all’ammasso caratteristiche<br />
litotecniche alquanto scadenti, imputabili all’elevata<br />
plasticità delle argille, alla tendenza naturale del gesso a<br />
rigonfiare e alle possibili aperture delle brecce e dei calcari<br />
vacuolari.<br />
A titolo di completezza, tratti dalla relazione redatta a corredo dei precedenti elaborati<br />
del P.R.G.C., si riportano di seguito i risultati delle prove <strong>in</strong> sito e <strong>in</strong> laboratorio<br />
effettuate nel 1999 nei pressi di alcune aree localizzate a sud del concentrico.<br />
Prove penetrometriche d<strong>in</strong>amiche<br />
Sono state compiute 3 prove penetrometriche con uno strumento di tipo leggero; <strong>in</strong><br />
particolare esse sono state eseguite:<br />
- la n° 1 a sud del concentrico <strong>in</strong> una zona contrad dist<strong>in</strong>ta da colluvium della<br />
successione Villafranchiana;<br />
- la n° 2 sulle alluvioni nel concentrico a pochi m etri dall’alveo del Rio Traversola;<br />
- la n° 3 sulle Sabbie di Asti <strong>in</strong> località Ranello.<br />
Nella prova n°1, non è stato raggiunto il substrato consistente, <strong>in</strong> quanto sono stati<br />
misurati meno di 10 colpi f<strong>in</strong>o a circa 4 m di profondità, dove la prova è stata sospesa.<br />
Questa zona, di raccordo tra i versanti coll<strong>in</strong>ari e la pianura, è costituita da un accumulo<br />
di colluvium di Sabbie Astiane che, localmente, può raggiungere anche spessori<br />
notevoli.<br />
Nella prova n°2, si evidenzia come le alluvioni del Rio Bardella siano costituite, <strong>in</strong><br />
massima parte, da sedimenti medio f<strong>in</strong>i (sabbie f<strong>in</strong>i limose) con scarse caratteristiche di<br />
portanza. Il substrato rappresentato dalle Sabbie Astiane si <strong>in</strong>contra a circa 6 m di<br />
profondità, dove i valori di resistenza alla penetrazione salgono oltre i 25 colpi per 10<br />
cm di approfondimento.<br />
Nella prova n°3, dopo circa un metro di copertura p luvio-colluviale, si ha un brusco<br />
<strong>in</strong>nalzamento dei valori di resistenza collegabile con l’<strong>in</strong>izio dell’orizzonte sabbioso;<br />
questa situazione è largamente estesa ed osservabile anche nei d<strong>in</strong>torni del sito<br />
oggetto della prova.<br />
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Analisi di laboratorio<br />
Per le sabbie astiane e una parte dei depositi della successione villafranchiana sono<br />
state eseguite <strong>in</strong> laboratorio alcune analisi granulometriche nonché la determ<strong>in</strong>azione<br />
dei limiti di stato (Attemberg) che mettono <strong>in</strong> evidenza le seguenti caratteristiche:<br />
− le sabbie astiane sono composte da sabbie f<strong>in</strong>i con non più del 20% di frazione<br />
limosa e risultano praticamente non plastiche;<br />
− la successione villafranchiana è composta da limi sabbiosi (rispettivamente 45% e<br />
35% di percentuale <strong>in</strong> peso) con associata argilla nella percentuale di circa il 20%; i<br />
valori di plasticità di questo complesso ricadono nel campo 5 della Carta di<br />
Plasticità di Casagrande (argille <strong>in</strong>organiche di media plasticità).<br />
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5 DISSESTO IN ATTO E POTENZIALE<br />
In questo capitolo si fa riferimento all’Elaborato GB02 “Carta geomorfologica e del<br />
dissesto”, <strong>in</strong> cui è esposto lo stato del dissesto <strong>in</strong> atto dell’<strong>in</strong>tero territorio comunale,<br />
costituendo la s<strong>in</strong>tesi delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i condotte su temi diversi, relativi alla d<strong>in</strong>amica dei<br />
corsi d’acqua e alla d<strong>in</strong>amica di versante.<br />
A tale f<strong>in</strong>e è stato condotto un meticoloso lavoro di acquisizione dati attraverso le<br />
seguenti <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i:<br />
rilievi di terreno;<br />
<strong>in</strong>terpretazione di foto aeree (Regione Piemonte: Volo Novembre 1994 e Volo Alluvione<br />
2000 );<br />
esame del Piano Territoriale della Prov<strong>in</strong>cia di Asti;<br />
analisi della documentazione acquisita presso l’Ufficio Tecnico del Comune;<br />
analisi della cartografia della Banca Dati <strong>Geologica</strong> della Regione Piemonte riguardante<br />
l’area di studio, relativamente ai tematismi: “Aree <strong>in</strong>ondabili”, “Frane”, “Settori di<br />
versante vulnerabili da fenomeni franosi per fluidificazione dei terreni di copertura,<br />
“Conoidi potenzialmente attivi”;<br />
consultazione dell’Atlante dei Rischi Idraulici e Idrogeologici del P.A.I.;<br />
consultazione delle schede del Sistema Informativo Geologico relative al quadro del<br />
dissesto nel comune di Castelnuovo Don Bosco aggiornato al 1998;<br />
consultazione dell’Inventario dei Fenomeni Franosi <strong>in</strong> Italia (I.F.F.I.), nonché delle<br />
pubblicazioni <strong>in</strong>erenti gli eventi alluvionali pubblicate dalla Regione Piemonte.<br />
Regione Piemonte - Direzione Regionale dei Servizi Tecnici di Prevenzione - Eventi<br />
alluvionali <strong>in</strong> Piemonte - che esam<strong>in</strong>a i dissesti manifestatisi <strong>in</strong> occasione degli eventi<br />
del 2-6 Novembre 1994, 8 Luglio 1996 e 7-10 Ottobre 1996 .<br />
In conformità a quanto espresso nella Circolare P.G.R. N. 7/LAP/96 e successiva<br />
N.T.E./99, nonché nella D.G.R. 15 luglio 2002 n. 45-6656 “Piano Stralcio per l’Assetto<br />
Idrogeologico (PAI). Deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bac<strong>in</strong>o del<br />
fiume Po <strong>in</strong> data 26 aprile 2001, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei<br />
M<strong>in</strong>istri <strong>in</strong> data 24 maggio 2001. Indirizzi per l’attuazione del PAI nel settore<br />
urbanistico”, nella “Carta geomorfologica e dei dissesti” (Elaborato GB02) sono state<br />
rappresentate con perimetri chiusi e/o simboli i dissesti riconducibili alla d<strong>in</strong>amica di<br />
versante e a quella torrentizia, peraltro <strong>in</strong>dicati anche nella “Carta di s<strong>in</strong>tesi della<br />
pericolosità geomorfologica e dell’idoneità all’utilizzazione urbanistica” (Elaborato<br />
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GB05), specificandone la tipologia e il grado di pericolosità attraverso un codice.<br />
Gli eventi del 4-6 Novembre 1994 e del 15 Ottobre 2000, che hanno assunto carattere<br />
di eccezionalità a livello regionale – nazionale, non hanno avuto effetti rilevanti nel<br />
territorio comunale <strong>in</strong> oggetto che è stato <strong>in</strong>teressato da fenomeni modesti di<br />
smottamenti franosi di ridotte dimensioni e cedimenti della sede stradale <strong>in</strong> alcuni punti.<br />
Secondo le schede fornite dal Sistema Informativo Geologico, nel 1994 sono stati<br />
segnalati solamente due fenomeni, rispettivamente nelle località di Mondonio e<br />
Morialdo. Sebbene le schede non specifich<strong>in</strong>o l’entità e la tipologia dei danni, tali<br />
<strong>in</strong>formazioni sono r<strong>in</strong>venibili nella comunicazione <strong>in</strong>tercorsa tra il Comune di<br />
Castelnuovo Don Bosco e la prefettura di Asti <strong>in</strong> data 12.11.1994. Nel rapporto si<br />
segnala un grave dissesto nella frazione Mondonio – Via Cavallone lungo un tratto<br />
coll<strong>in</strong>are su cui sorge una parte dell’abitato, già segnalato all’Ufficio decentrato della<br />
Regione Piemonte e per cui l’Ufficio regionale competente stava già predisponendo<br />
apposito progetto di consolidamento. Quanto ai danni a privati, si segnalavano quelli <strong>in</strong><br />
frazione Morialdo n°106 presso l’abitazione del Sig . Giovanni Dossola, ove il muro di<br />
contenimento retrostante la casa civile era crollato e ove risultava un consistente<br />
smottamento <strong>in</strong> terra.<br />
Gli studi e i rilievi effettuati per il presente lavoro hanno portato ad una def<strong>in</strong>izione<br />
sufficientemente precisa del quadro dissestivo locale che presenta i caratteri tipici dei<br />
rilievi coll<strong>in</strong>ari dell’area dell’astigiano.<br />
5.1 D<strong>in</strong>amica di versante<br />
In corrispondenza agli ambiti coll<strong>in</strong>ari del territorio sono stati <strong>in</strong>dividuati alcuni fenomeni<br />
franosi <strong>in</strong> atto e/o pregressi, <strong>in</strong>dividuati <strong>in</strong> base ai rilievi di terreno, alla<br />
foto<strong>in</strong>terpretazione e alla documentazione tecnica disponibile.<br />
Per quanto concerne i dissesti legati all’<strong>in</strong>stabilità dei pendii, il territorio comunale di<br />
Castlenuovo Don Bosco appare sostanzialmente caratterizzato da una propensione al<br />
dissesto medio – bassa, che si esplica soprattutto a spese della coltre eluvio-colluviale.<br />
La potenza dei materiali co<strong>in</strong>volti risulta comunque piuttosto limitata anche quando<br />
viene <strong>in</strong>teressato il substrato (sabbioso o argilloso). I rilievi risultano <strong>in</strong>fatti caratterizzati<br />
da litologie tenere e facilmente erodibili con variabile predisposizione al dissesto <strong>in</strong><br />
funzione delle caratteristiche locali. Nell’ambito del territorio comunale sono state<br />
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<strong>in</strong>dividuate le tipologie dissestive riassunte di seguito:<br />
MOVIMENTO STATO CODICE<br />
Scivolamento rotazionale Attivo FA3<br />
Scivolamento traslativo<br />
Frane per saturazione e fluidificazione della copertura detritica<br />
Attivo<br />
Quiescente<br />
Ativo<br />
Quiescente<br />
FA4<br />
FQ4<br />
FA9<br />
FQ9<br />
TABELLA 1 – Classificazione dei fenomeni gravitativi secondo la D.G.R. 16.07.2002 n. 45-6656.<br />
Inoltre, sono state cartografate alcune “aree potenzialmente soggette all’<strong>in</strong>nesco di<br />
frane superficiali co<strong>in</strong>volgenti i terreni di copertura” di cui si darà conto nei paragrafi che<br />
seguono. La delimitazione di tali areali è avvenuta essenzialmente <strong>in</strong> base alla<br />
cartografia allegata agli studi di P.R.G.C. pregressi, <strong>in</strong> quanto attualmente essi non<br />
sono né riconoscibili né, tanto meno, delimitabili con certezza.<br />
Le tipologie di fenomeni gravitativi che sono risultate più comuni nel contesto<br />
geomorfologico <strong>in</strong> questione sono essenzialmente riconducibili a locali fenomeni di<br />
<strong>in</strong>stabilità co<strong>in</strong>volgenti i terreni di copertura con l’<strong>in</strong>nesco di frane superficiali. Esse si<br />
<strong>in</strong>staurano tipicamente su terreni argilloso-limosi e coprono una porzione quasi uguale<br />
del territorio sia a nord del concentrico che sui rilievi meridionali sebbene nella parte<br />
settentrionale abbiano dimensioni più estese. Il c<strong>in</strong>ematismo è legato ad abbondanti<br />
precipitazioni che imbibiscono completamente lo strato superficiale di terreno che, privo<br />
di coesione, scivola a valle. I fenomeni solitamente co<strong>in</strong>volgono piccoli volumi di terreno<br />
e possono <strong>in</strong>nescarsi su qualsiasi settore anche solo moderatamente acclive,<br />
raggiungendo lunghezze non superiori a qualche dec<strong>in</strong>a di metri. Tali tipologie,<br />
differenti come c<strong>in</strong>ematismo ed <strong>in</strong> genere anche nelle dimensioni, possono però<br />
coesistere come succede ad esempio nelle frane <strong>in</strong> cui il meccanismo di distacco è uno<br />
scivolamento rotazionale che evolve, nella parte più bassa, a colata.<br />
Una circostanza caratteristica è rappresentata dalle aree potenzialmente soggette<br />
all’<strong>in</strong>nesco di frane superficiali che si sviluppano di preferenza sulle litologie<br />
appartenenti al Complesso Caotico della Valle Versa (zona di Bardella). In questi casi,<br />
la presenza di gessi all’<strong>in</strong>terno del substrato non esclude che i movimenti def<strong>in</strong>iti come<br />
superficiali si estendano più <strong>in</strong> profondità provocando anche deformazioni molto più a<br />
valle dell’effettiva zona di movimento.<br />
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A tale d<strong>in</strong>amica è spesso associata la presenza di ruscellamento diffuso dei versanti<br />
che si esplica mediante l'asportazione della frazione f<strong>in</strong>e con conseguente<br />
destabilizzazione delle frazioni ghiaioso ciottolose, che possono mobilizzarsi lungo<br />
percorsi di discesa governati dall’andamento topografico locale. Al ruscellamento<br />
diffuso è imputabile la presenza di fango e ciottoli <strong>in</strong> corrispondenza al piede del<br />
versante, senza che si riconoscano accumuli detritici veri e propri. Va comunque<br />
sottol<strong>in</strong>eato che, a causa delle caratteristiche litotecniche del territorio, tali fenomeni<br />
(specialmente quelli di dimensioni medio-piccole) vengono obliterati nel corso di breve<br />
tempo. Ciò è legato sia alla coltura <strong>in</strong>tensiva delle coll<strong>in</strong>e (soprattutto vigneti) che porta<br />
a rimodellare velocemente le nuove forme, sia alla facilità con cui la vegetazione<br />
attecchisce sui terreni appena franti, creando una fitta boscaglia che nasconde le<br />
evidenze dei fenomeni.<br />
Proprio quest’ultima motivazione ha <strong>in</strong>dotto una dist<strong>in</strong>zione tra questa tipologia di<br />
movimento e quella successiva, rappresentata dalle frane per saturazione e<br />
fluidificazione della copertura detritica (F9), <strong>in</strong> quanto la prima raggruppa estesi areali<br />
all’<strong>in</strong>terno dei quali potrebbero svilupparsi s<strong>in</strong>goli movimenti franosi di varie dimensioni<br />
mentre la tipologia successiva rappresenta s<strong>in</strong>goli movimenti di dimensione accertata,<br />
sia su basi cartografiche che di terreno. Nella prima categoria sono stati raggruppati<br />
fenomeni già cartografati <strong>in</strong> passato di cui però non sono più visibili le evidenze tipiche<br />
dei fenomeni franosi (attivi, quiescenti) quali crepe, fratture, nicchie o accumuli di<br />
materiale. Nel secondo caso si tratta di fenomeni noti, che hanno avuto ripercussioni<br />
segnalate e di cui si riconosce ancora qualche lieve traccia morfologica.<br />
La seconda tipologia di movimento presente sul territorio è, dunque, rappresentata dalle<br />
frane per saturazione e fluidificazione della copertura detritica (F9), <strong>in</strong>teressanti cioè un<br />
ridotto spessore della copertura eluvio-colluviale. Tali fenomeni si verificano <strong>in</strong><br />
condizioni di saturazione dello strato superficiale di terreno, <strong>in</strong> corrispondenza di eventi<br />
pluviometrici particolarmente <strong>in</strong>tensi ed a causa della conseguente repent<strong>in</strong>a variazione<br />
delle caratteristiche geotecniche del terreno che provocano la fluidificazione dello<br />
stesso con una drastica dim<strong>in</strong>uzione della sua resistenza al taglio. Si tratta solitamente<br />
di dissesti di limitate dimensioni co<strong>in</strong>volgenti settori di versante a pendenza piuttosto<br />
elevata e con copertura vegetale assente o fortemente degradata. Nel complesso,<br />
risulta però impossibile prevedere con precisione il verificarsi di tali dissesti, dato che la<br />
loro estrema velocità di evoluzione non ne permette la tempestiva <strong>in</strong>dividuazione né<br />
tanto meno risulta pensabile allestire un sistema di monitoraggio che permetta di<br />
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seguirne gli spostamenti. Questi sono i motivi per cui, nonostante le dimensioni spesso<br />
modeste, la pericolosità di tali fenomeni non va sottovalutata, soprattutto sotto il profilo<br />
delle scelte urbanistiche e territoriali.<br />
La terza tipologia di dissesto franoso riscontrabile nella zona <strong>in</strong> esame è quella degli<br />
scivolamenti traslativi (F4) che risultano molto evidenti soprattutto <strong>in</strong> corrispondenza<br />
della zona di Morialdo.<br />
In tali dissesti il franamento avviene a causa del superamento della resistenza al taglio<br />
lungo una superficie di scorrimento di forma generalmente piana. Tale superficie<br />
possiede raramente un unico centro di rotazione (<strong>in</strong> tal caso la sua forma sarebbe<br />
circolare), più spesso lo scivolamento avviene lungo una superficie curvil<strong>in</strong>ea generica,<br />
sovente irregolare, con più centri di istantanea rotazione. Un siffatto c<strong>in</strong>ematismo non è<br />
compatibile con lo spostamento di un corpo rigido per cui la massa di terreno viene <strong>in</strong><br />
genere disarticolata perdendo pressoché completamente la propria <strong>in</strong>dividualità. Tali<br />
c<strong>in</strong>ematismi possono essere caratterizzati da un’evoluzione lenta dato che lo<br />
spostamento verso il basso della massa di terreno porta complessivamente ad un<br />
appesantimento della zona al piede della frana stessa con un complessivo aumento<br />
delle forze e dei momenti stabilizzanti. In questo caso si può ottenere uno stato di<br />
momentanea quiescenza della frana che, se non <strong>in</strong>tervengono ulteriori forze<br />
perturbanti, può perdurare per diverso tempo, evolvendo lentamente con spostamenti<br />
progressivi m<strong>in</strong>imi, questi possono essere monitorati ad esempio tramite colonne<br />
<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ometriche <strong>in</strong>stallate <strong>in</strong> fori di sondaggio appositamente predisposti. Il<br />
sopraggiungere di piogge particolarmente <strong>in</strong>tense che dim<strong>in</strong>uiscono la resistenza al<br />
taglio efficace e/o l’azione perturbatrice di altri agenti (es. <strong>in</strong>terventi antropici come tagli<br />
stradali, cave ecc.) possono però portare ad un evoluzione parossistica del dissesto<br />
portando al collasso generalizzato del materiale <strong>in</strong> frana.<br />
È importante perciò <strong>in</strong>dividuare, a livello di pianificazione territoriale comunale, le<br />
porzioni di versante che sono già state <strong>in</strong>teressate da fenomeni di questo tipo,<br />
suscettibili di riattivazione. Su tali versanti sarà assolutamente <strong>in</strong>dispensabile, utilizzare<br />
i parametri di resistenza residui per qualsiasi calcolo geotecnico relativo ad eventuali<br />
<strong>in</strong>terventi sul territorio, unitamente a scelte urbanistiche oculate <strong>in</strong> funzione del grado di<br />
pericolosità del sito.<br />
È possibile ritenere che questi fenomeni abbiano il loro ambiente tipico nell’<strong>in</strong>terfaccia<br />
fra i depositi della successione Villafranchiana quelli della successione pre-<br />
Villafranchiana: il cambio di pendenza caratteristico fra i limi sabbiosi e le sabbie<br />
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spesso cementate crea spesso un profilo morfologico delle coll<strong>in</strong>e più acclive nella<br />
parte bassa e più dolce <strong>in</strong> quella alta.<br />
Non si può escludere, al momento, che <strong>in</strong> certi casi il c<strong>in</strong>ematismo sia di tipo misto,<br />
dove <strong>in</strong> testata prevale un movimento di tipo rotazionale mentre al piede si ritrovano<br />
essenzialmente movimenti traslazionali. Tale dist<strong>in</strong>zione non è stata fatta <strong>in</strong> quanto non<br />
adeguata a questo tipo di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e.<br />
Un discorso a parte merita, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, il movimento gravitativo (F10) che co<strong>in</strong>volge gli<br />
abitati di Mistrassi e Vironi nella parte più settentrionale del territorio <strong>in</strong> esame. Questa<br />
porzione di territorio è co<strong>in</strong>volta nel movimento gravitativo denom<strong>in</strong>ato “ Fenomeno<br />
gravitativo di Albugnano” (Forno & Giard<strong>in</strong>o,1997).<br />
Secondo gli Autori “Il fenomeno <strong>in</strong>teressa un settore relativamente esteso del versante s<strong>in</strong>istro<br />
della Valle del Rio Nevissano e, <strong>in</strong> particolare, l’area compresa tra il tratto di dorsale su cui sorge<br />
l’abitato di Albugnano e il tratto di fondovalle su cui si sviluppa l’abitato di Mistrassi. L’accumulo,<br />
con estensione complessiva di circa 1 km 2 , risulta composito ed <strong>in</strong> particolare costituito da due<br />
“coni di frana” sovrapposti (corpi A e B). Il corpo A, sviluppato nella fascia altimetrica compresa<br />
tra 300 e 500 m, è caratterizzato da un notevole allungamento longitud<strong>in</strong>ale (circa 2 km) <strong>in</strong><br />
direzione NE-SW e da una m<strong>in</strong>ore estensione trasversale (<strong>in</strong> media 400 m). …..Anche nel<br />
settore frontale del corpo A, <strong>in</strong> corrispondenza al quale si sviluppa l’<strong>in</strong>cisione del Rio di<br />
Nevissano, è osservabile localmente il contatto basale dell’accumulo: esso risulta sottol<strong>in</strong>eato da<br />
evidenti fratture beanti nel substrato terziario, caratterizzate da spaziatura decimetrica e apertura<br />
f<strong>in</strong>o a circa 1 cm. La scarsità di affioramenti e la loro ridotta estensione impediscono il<br />
riconoscimento dello spessore reale dell’accumulo: esso risulta osservabile solo nei settori<br />
marg<strong>in</strong>ali del corpo A dove è di alcuni metri….Spessori verticali visibili sensibilmente più<br />
rilevanti, superiori a 30 m, si hanno <strong>in</strong> corrispondenza alle <strong>in</strong>cisioni che dissecano il corpo A<br />
senza raggiungere la superficie basale. Il fenomeno si <strong>in</strong>serisce tra i fenomeni, tipici del settore<br />
artigiano, legati a meccanismi comb<strong>in</strong>ati per movimenti di tipo rotazionale passanti a colata<br />
(slump-earthflow <strong>in</strong> Varnes, 1978). I movimenti per colata sono suggeriti dalla forma stretta e<br />
allungata dell’accumulo, ospitato <strong>in</strong> corrispondenza ad un <strong>in</strong>cisione del versante, e dalla sua<br />
natura caotica. I movimenti di tipo rotazionale sono <strong>in</strong>vece suggeriti dallo sviluppo concavo sella<br />
superficie di scivolamento e dalla presenza di giunti di trazione nel settore di coronamento. Per<br />
quanto riguarda le possibili cause determ<strong>in</strong>anti, occorre segnalare che nel settore artigiano<br />
fenomeni analoghi a quello descritto si <strong>in</strong>nescano <strong>in</strong> occasione di eventi di pioggia prolungati e si<br />
manifestano diffusamente soprattutto <strong>in</strong> pendii modellati <strong>in</strong> formazioni a prevalente componente<br />
argillosa e/o limosa (Regione Piemonte – Settore prevenzione del Rischio Geologico,<br />
Meteorologico e Sismico, 1990). Per quanto riguarda le cause predisponesti, il presente studio<br />
suggerisce che sia da annoverare l’evoluzione geod<strong>in</strong>amica recente”.<br />
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Sulla base dei rilievi effettuati, la porzione di frana ricadente all’<strong>in</strong>terno del comune di<br />
Castelnuovo Don Bosco è stata classificata come quiescente (FQ10), andando a<br />
modificare il P.A.I. che classificava il dissesto come attivo, sebbene non siano evidenti<br />
<strong>in</strong>dizi di attività recente.<br />
Tale classificazione è valida anche per l’abitato di Mistrassi e per le case presenti sul<br />
corpo di frana pr<strong>in</strong>cipale confermando, <strong>in</strong> questo caso, il P.A.I.<br />
In l<strong>in</strong>ea generale le considerazioni sopradescritte per la d<strong>in</strong>amica dei versanti<br />
concordano con la precedente Carta Geomorfologia e dei dissesti redatta nella<br />
precedente stesura del P.R.G.C. e con la cartografia relativa all’Inventario dei<br />
Fenomeni Franosi <strong>in</strong> Italia (I.F.F.I.). In particolare si riscontra un’ottima sovrapposizione<br />
per la frana co<strong>in</strong>volgente località Mistrassi FQ10 (scheda n°1) e per la frana <strong>in</strong> località<br />
Mondonio FA 4 (scheda n°17).<br />
5.2 D<strong>in</strong>amica dei corsi d’acqua<br />
Nell’Elaborato GB02 ”Carta geomorfologica e dei dissesti” sono stati rappresentati gli<br />
elementi propri del reticolo idrografico pr<strong>in</strong>cipale che possono <strong>in</strong>durre situazioni di<br />
dissesto, nonché gli effetti ad essi conseguenti.<br />
Nell’Elaborato GB03 “Carta geoidrologica e del reticolo idrografico” (Cfr. capitolo<br />
successivo) sono stati rappresentanti ulteriori elementi caratterizzanti la d<strong>in</strong>amica legata<br />
al reticolo idrografico. Nei paragrafi che seguono verranno descritte le condizioni dei<br />
corsi d’acqua e dei bac<strong>in</strong>i afferenti al territorio <strong>in</strong> esame, le problematiche di dissesto<br />
<strong>in</strong>erenti a questo argomento e le opere presenti lungo i corsi d’acqua.<br />
Il reticolo idrografico pr<strong>in</strong>cipale è caratterizzato dalla presenza di tre corsi d’acqua e dei<br />
relativi spartiacque, orientati tutti, grosso modo, <strong>in</strong> direzione N-S e denom<strong>in</strong>ati<br />
rispettivamente da ovest verso est: il Rio Bardella, il Rio Nevissano e il Rio Nissone.<br />
I primi due confluiscono a monte del concentrico dando orig<strong>in</strong>e al Rio Traversola che<br />
attraversa l’abitato e, al marg<strong>in</strong>e sud-orientale del comune, rappresenta il conf<strong>in</strong>e con il<br />
comune di Buttigliera d’Asti.<br />
Per quanto riguarda gli spartiacque pr<strong>in</strong>cipali, procedendo da Ovest verso Est troviamo<br />
per primo lo spartiacque che separa il bac<strong>in</strong>o del Rio Bardella da quello del Rio Valles,<br />
che corre <strong>in</strong> parte lungo il conf<strong>in</strong>e comunale ed <strong>in</strong> parte nel territorio del comune di<br />
Morendo T.se. Esso è orientato <strong>in</strong> direzione N-S nel primo tratto (C.na Palazzotto a 340<br />
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m s.l.m.) e NNW-SSE nel secondo tratto (Località Lovencito a 308 m s.l.m.).<br />
Il secondo spartiacque separa il bac<strong>in</strong>o del Rio Bardella da quello del Rio Nevissano e<br />
corre <strong>in</strong> direzione N-S- lungo la cresta passante per località Case di Liso (350 m sl.m.),<br />
per la Chiesa di S. Maria <strong>in</strong> Cornareto (337 m sl.m.) per poi term<strong>in</strong>are poco a SE di<br />
località Nestrà.<br />
Il terzo spartiacque separa il bac<strong>in</strong>o del Rio Nevissano dal bac<strong>in</strong>o del Rio Nissone a<br />
monte di C.na Monsparone e da quello del Rio Bardella a valle di essa. Esso <strong>in</strong>fatti<br />
presenta una direzione NNW-SSE passando <strong>in</strong> prossimità di Case Bonetta per poi<br />
piegare <strong>in</strong> direzione NNE-SSW <strong>in</strong> prossimità del bivio per P<strong>in</strong>o d’Asti.<br />
Il quarto spartiacque separa i bac<strong>in</strong>i dei rii Traversola e Nissone; esso scende lungo il<br />
conf<strong>in</strong>e comunale <strong>in</strong> direzione NW-SE passando per località Ranello per poi piegare, <strong>in</strong><br />
prossimità della seconda galleria lungo la S.P.17, <strong>in</strong> direzione N-S passando per C.na<br />
Veneria (280 m s.l.m.) e per località Morialdo (275 m sl.m.). Oltrepassata tale località lo<br />
spartiacque riacquista per un breve tratto una direzione NW-SE per poi, all’<strong>in</strong>circa <strong>in</strong><br />
località Becchi, piegare nuovamente <strong>in</strong> direzione N-S e correndo a ridosso del comune<br />
di Capriglio.<br />
Il qu<strong>in</strong>to e ultimo spartiacque separa il bac<strong>in</strong>o del Rio Nissone da quello del Rio di Van<br />
che scorre fuori dal territorio comunale di Castlenuovo Don Bosco. Esso è orientato <strong>in</strong><br />
direzione N-S e, passando lungo la cresta verso case Appiano, <strong>in</strong> corrispondenza di<br />
Casa capello esce dal territorio considerato.<br />
5.3 Erodibilità, trasporto solido e stabilità sponde<br />
In l<strong>in</strong>ea generale il reticolo idrografico è caratterizzato da una tendenza all’erosione da<br />
bassa a moderata imputabile pr<strong>in</strong>cipalmente alla pendenza dei profili di fondo dei rii<br />
presenti. In particolare i tre rii pr<strong>in</strong>cipali possono essere suddivisi <strong>in</strong> ulteriori tratti<br />
<strong>in</strong>termedi <strong>in</strong> cui si def<strong>in</strong>isce la morfologia dell’alveo e si esplica la propensione dello<br />
stesso al dissesto.<br />
Rio Bardella – Il corso d’acqua è caratterizzato da pendenze variabili tra 2÷6% e si<br />
presenta piuttosto stretto e <strong>in</strong>cassato con versanti da poco acclivi (versante s<strong>in</strong>istro)<br />
e mediamente acclivi (versante destro), con una spiccata erosione laterale e di<br />
fondo. Per quasi tutto il suo corso l’alveo del rio si presenta molto <strong>in</strong>ciso e piuttosto<br />
stretto; iIn generale le sponde non presentano particolari fenomeni di <strong>in</strong>stabilità e<br />
non si riscontrano gravi problemi per quanto riguarda la presenza di vegetazione o<br />
detriti di altra natura <strong>in</strong> alveo.<br />
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Rio Traversola – L’alveo di questo corso d’acqua che attraversa il concentrico di<br />
Castelnuovo D.B. è caratterizzato da pendenze <strong>in</strong>feriori al 2% e si presenta più<br />
ampio di quello dei due corsi d’acqua da cui ha orig<strong>in</strong>e; l’alveo mostra un andamento<br />
s<strong>in</strong>uoso <strong>in</strong> un fondovalle ampio, caratterizzato da versanti mediamente ad acclività<br />
accentuata.<br />
Per tutto il suo corso l’alveo si presenta marcatamente <strong>in</strong>ciso, con una leggera<br />
dim<strong>in</strong>uzione del grado di <strong>in</strong>cisione procedendo verso valle. In generale le sponde<br />
non presentano particolari fenomeni di <strong>in</strong>stabilità e non si riscontrano gravi problemi<br />
per quanto riguarda la presenza di vegetazione o detriti di altra natura <strong>in</strong> alveo. Solo<br />
all’altezza di Casc<strong>in</strong>a Peccato, le sponde si presentano più acclivi, quasi verticali <strong>in</strong><br />
s<strong>in</strong>istra orografica con battute ed erosioni di sponda molto accentuate. La larghezza<br />
dell’alveo aumenta parallelamente all’approfondimento e <strong>in</strong> alcuni punti raggiunge i<br />
20 m. Da segnalare che nel tratto di attraversamento dell’abitato di Castelnuovo D.B.<br />
l’alveo è condizionato da fondo e sponde <strong>in</strong> c.a.; recentemente sono stati compiuti<br />
<strong>in</strong>terventi di ricalibrazione dell’alveo (poco a valle della confluenza Bardella<br />
Nevissano) e di difesa spondale che garantiscono una maggiore officiosità idraulica<br />
all’alveo.<br />
Rio Nevissano – bac<strong>in</strong>o del rio Nevissano è il più piccolo tra i bac<strong>in</strong>i presenti all’<strong>in</strong>terno<br />
del territorio comunale e si estende da poco a monte del concentrico di Castelnuovo<br />
Don bosco f<strong>in</strong>o a oltre il mite comunale a nord di località Mistrassi. Il rio è<br />
caratterizzato da pendenze variabili tra 2÷6% e presenta un fondovalle molto stretto<br />
ed <strong>in</strong>cassato e versanti da poco acclivi a molto acclivi. Il tratto a valle di località<br />
Mistrassi presenta una maggiore propensione al dissesto dovuta alla rapidità delle<br />
sponde ed alla pendenza dell’alveo (circa 5÷6%).<br />
Rio Nissone – Il bac<strong>in</strong>o del Rio Nissone è il secondo per estensione tra i bac<strong>in</strong>i che<br />
<strong>in</strong>teressano il comune di Castelnuovo Don Bosco sebbene la sua estensione sia<br />
assai maggiore dell’area compresa nel territorio comunale <strong>in</strong> corrispondenza della<br />
frazione di Mondonio, l’alveo è stato risagomato e regolarizzato e presenta una<br />
sezione molto regolare con sponde piuttosto acclivi. In questo tratto vi sono due<br />
punti <strong>in</strong> cui l’alveo compie delle curve ad angolo retto cambiando bruscamente<br />
direzione, sottol<strong>in</strong>eate da modesti fenomeni di battuta di sponda. Procedendo verso<br />
valle, l’alveo si approfondisce rapidamente con sponde piuttosto acclivi e<br />
mantenendo una discreta larghezza (circa 10 m). Esso è circondato da coltivazioni<br />
presenti <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra e quasi f<strong>in</strong> dentro l’alveo mentre la sponda destra è<br />
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occupata da boscaglia. Procedendo verso valle l’alveo ridiventa def<strong>in</strong>ito e non<br />
presenta fenomeni di <strong>in</strong>stabilità sulla sponde ma solo una discreta quantità di<br />
vegetazione all’<strong>in</strong>terno dell’alveo.<br />
Le vallecole secondarie fungono da l<strong>in</strong>ee di impluvio e non si osservano veri e propri<br />
corsi d’acqua. L’alimentazione di tali impluvi è legata alle acque meteoriche più che alla<br />
presenza di vere e proprie emergenze idriche. Per quanto concerne il trasporto solido,<br />
si constata la pressoché totale assenza di sedimenti entro gli alvei dei corsi d’acqua e i<br />
fenomeni di esondazione sono generalmente caratterizzati dalla scarsità di materiale<br />
alluvionale, costituito prevalentemente da sabbie limose. Tuttavia, la locale presenza di<br />
ciottoli e ghiaie entro i depositi torrentizi attuali e recenti, testimonia una passata<br />
<strong>in</strong>tensità medio-elevata dei processi di trasporto solido.<br />
5.4 Dissesti imputabili al reticolo idrografico<br />
Nel seguito sono riportate le tabelle <strong>in</strong>erenti lo stato di attività e la pericolosità dei<br />
dissesti riferibili alla rete idrografica. Per quanto concerne i dissesti di carattere l<strong>in</strong>eare,<br />
la dist<strong>in</strong>zione dei livelli di <strong>in</strong>tensità è stata evidenziata <strong>in</strong> particolar modo “per le<br />
situazioni rilevanti ai f<strong>in</strong>i del censimento del dissesto o per gli ambiti urbanizzati o di<br />
prevista urbanizzazione”, come <strong>in</strong>dicato nella D.G.R. 15 luglio 2002 n. 45-6656.<br />
In tale elaborato sono stati riportati oltre ai corsi d’acqua, i limiti delle aree <strong>in</strong>ondabili<br />
riferibili a portate con differenti tempi di ritorno def<strong>in</strong>iti sulla base dello studio idraulico, a<br />
cui si rimanda per approfondimenti, <strong>in</strong> accordo con le <strong>in</strong>dicazioni della D.G.R. n.45-6656<br />
del 15.7.02.<br />
Nella Tabella 3 sono riportati le tipologie di “esondazioni e dissesti morfologici di<br />
carattere fluviale e torrentizio” di cui alla D.G.R. n.45-6656 del 15.7.02, riscontrati nel<br />
territorio comunale di Castelnuovo Don Bosco.<br />
TIPI DI PROCESSI PREVALENTI INTENSITÀ DEL PROCESSO CODICE<br />
L<strong>in</strong>eari<br />
Areali<br />
Molto elevata<br />
Elevata<br />
Media/moderata<br />
Molto elevata<br />
Elevata<br />
Media/moderata<br />
EeL<br />
EbL<br />
EmL<br />
EeA<br />
EbA<br />
EmA<br />
TABELLA 2 - Classificazione dei dissesti di carattere fluviale e torrentizio (tratto da<br />
DGR 16.07.2002 n. 45-6656)<br />
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Le caratteristiche morfologiche degli ambiti immediatamente esterni agli alvei, <strong>in</strong> quei<br />
settori dove i risultati delle verifiche idrauliche <strong>in</strong>dicano fenomeni di esondazione per<br />
tracimazione della portata liquida per eventi con tempo di ritorno pari a 200 o 500 anni,<br />
fanno ipotizzare il possibile allagamento di alcune aree, talora con possibile<br />
deposizione di materiali f<strong>in</strong>i.<br />
É il caso delle aree estese <strong>in</strong> s<strong>in</strong>istra idrografica del Rio Bardella e del Rio Nevissano al<br />
limite settentrionale dell’abitato di Castelnuovo D.B.: qui l’esondazione è attribuibile a<br />
portate riferite ad eventi con tempo di ritorno pari a 200 anni, classificate di<br />
conseguenza come aree Eb A . Esternamente a queste si estende una fascia di limitata<br />
ampiezza classificata come area Em A e riferita ad eventi con tempo di ritorno<br />
c<strong>in</strong>quecentennale.<br />
Nel concentrico di Castelnuovo si segnalano due aree di estensione assai limitata,<br />
rispettivamente collocate <strong>in</strong> sponda destra a monte del ponte della S.P. per Moriondo<br />
T.se, siglato PO001 <strong>in</strong> carta, e <strong>in</strong> sponda s<strong>in</strong>istra a monte del ponte siglato PO003 <strong>in</strong><br />
carta, allagabili per tracimazione relativamente a portate riferite ad eventi con tempo di<br />
ritorno pari a 500 anni; le aree corrispondono a cortili antistanti due condom<strong>in</strong>i.<br />
Analogo discorso può essere fatto per la piazza adibita a parcheggio posta <strong>in</strong> sponda<br />
s<strong>in</strong>istra del Rio Traversola al marg<strong>in</strong>e meridionale del concentrico, allagabile per<br />
tracimazione del Rio Traversola <strong>in</strong> riferimento ad eventi d piena con tempi di ritorno pari<br />
a 500 anni, e qu<strong>in</strong>di classificata come area Em A . Da segnalare che la sezione di<br />
deflusso, pur garantendo lo smaltimento della portata duecentennale non garantisce il<br />
franco di sicurezza richiesto.<br />
Un’area ben più estesa delle precedenti, di natura agricola, posta <strong>in</strong> sponda destra del<br />
Traversola, all’altezza dell’area <strong>in</strong>dustriale, risulta allagabile da acque a bassa energia<br />
riferite ad eventi con tempo di ritorno pari a 500 anni; classificata come area Em A .<br />
Per quanto riguarda il Rio Nissone e il Rio Traversola a valle della Strada Prov<strong>in</strong>ciale<br />
per Buttigliera d’Asti, si sono mantenute le perimetrazioni già presenti negli elaborati del<br />
vecchio P.R.G.C. e validati dal P.A.I (Aree Em A ).<br />
Per queste aree non sono <strong>in</strong>fatti disponibili verifiche idrauliche del Rio Traversola che<br />
consentano di rivederne l’andamento.<br />
Similmente sono state classificate come aree <strong>in</strong>ondabili a pericolosità medio-moderata<br />
(Em A ) anche parte dei fondovalle dei due rii anonimi tributari di s<strong>in</strong>istra del Rio<br />
Traversola nel tratto a valle del concentrico, che confluiscono rispettivamente a valle del<br />
complesso sportivo e a valle della località C.na Bric Castiglione.<br />
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In particolare l’esondabilità di questi rii è legata <strong>in</strong> maniera preponderante alla presenza<br />
di ostacoli al normale deflusso delle acque piovane e alla possibile ostruzione di sezioni<br />
<strong>in</strong>sufficienti a far transitare le portate che si orig<strong>in</strong>ano.<br />
Per il rio più a monte tali ostacoli sono rappresentati sia dall’attraversamento della<br />
Strada Prov<strong>in</strong>ciale n°17 sia dall’<strong>in</strong>terramento, con sezione <strong>in</strong>adeguata, del tubo<br />
nell’area dove sorge il complesso sportivo.<br />
Nel caso del rio più a valle, l’ostacolo pr<strong>in</strong>cipale è rappresentato dall’attraversamento<br />
della S.P. n°17, che tuttavia, è stato notevolmente migliorato e potenziato dai lavori di<br />
realizzazione della variante alla strada stessa.<br />
Inoltre, si segnala un fenomeno molto comune nelle zone limitrofe al territorio <strong>in</strong> esame,<br />
e <strong>in</strong> particolar modo sull’altopiano di Poir<strong>in</strong>o, legato ai ristagni d’acqua su substrato<br />
impermeabile. La parte meridionale e orientale del territorio comunale, <strong>in</strong>fatti, è<br />
caratterizzata dall’affioramento di litologie poco permeabili che emergono estesamente<br />
anche <strong>in</strong> aree di pianura.<br />
In seguito a piogge abbondanti, i terreni raggiungono la saturazione e non sono più <strong>in</strong><br />
grado di assorbire ulteriori quantitativi d’acqua che viene dunque smaltita dai rii<br />
secondari aumentandone le portate.<br />
È dunque possibile che <strong>in</strong> molte porzioni di territorio, fenomeni di allagamento siano<br />
imputabili non tanto ad eventi di piena dell’asta torrentizia ma all’impossibilità del<br />
substrato di assorbire ulteriori quantitativi d’acqua.<br />
Tale fenomeno è sicuramente molto evidente <strong>in</strong> corrispondenza dei rii anonimi posti <strong>in</strong><br />
s<strong>in</strong>istra orografica del Rio Traversola a valle del concentrico.<br />
5.5 Dissesti P.A.I.<br />
Per quanto concerne i dissesti <strong>in</strong>dicati dal P.A.I., essi corrispondevano, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di<br />
massima, con i dissesti riportati nelle cartografie redatte nella precedente variante del<br />
P.R.G.C..<br />
Nell’ottica di procedere ad un revisione ed approfondimento dello stesso, i dissesti<br />
legati alla d<strong>in</strong>amica dei versanti sono stati modificati per quel che concerne i contorni e<br />
lo stato di attività <strong>in</strong> funzione dei nuovi sopraluoghi effettuati e dei dati disponibili nelle<br />
banche dati.<br />
Le modifiche alle perimetrazioni PAI relative alle esondazioni e ai dissesti morfologici di<br />
carattere torrentizio sono supportate da studi idraulici <strong>in</strong> accordo con la normativa di<br />
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settore ed esposti negli elaborati connessi. Nelle aree dove gli studi idraulici non sono<br />
stati condotti (parte meridionale del territorio comunale) sono state mantenute le<br />
perimetrazioni e le classificazioni vigenti.<br />
5.6 Opere di condizionamento degli alvei<br />
Nell’Elaborato GB03 sono riportate le opere di condizionamento degli alvei censite<br />
nell’ambito del territorio comunale (<strong>in</strong> particolare i ponti e gli attraversamenti), adottando<br />
la metodologia SICOD.<br />
Ad ogni opera è stato attribuito un codice identificativo che rimanda ad una apposita<br />
tabella (Scheda SICOD), allegata alla presente relazione, su cui sono riportati i dati di<br />
ognuna (tipologia, dimensione, ecc.). Si tratta di opere ricadenti quasi esclusivamente<br />
all’<strong>in</strong>terno della categoria attraversamenti e guadi che presentano uno stato di<br />
conservazione e di efficienza da medio a buono per le quali sono necessari locali e<br />
periodici <strong>in</strong>terventi di pulizia per il riprist<strong>in</strong>o delle orig<strong>in</strong>arie sezioni di deflusso.<br />
In particolare, le verifiche idrauliche effettuate evidenziano la criticità dei ponti presenti<br />
all’<strong>in</strong>terno del concentrico (PO001 – ponte sulla S.P. 17 e PO003 e PO004 all’<strong>in</strong>terno<br />
del paese). L’opera classificata come PO004 già nel 1994 aveva causato l’esondazione<br />
per tracimazione del corso d’acqua e conseguente danneggiamento di un fabbricato<br />
limitrofo.<br />
Presenta un criticità anche l’opera di attraversamento AG002 posta a monte della<br />
confluenza tra il Rio Bardella e il Rio Nevissano, <strong>in</strong> corrispondenza di una zona<br />
<strong>in</strong>dustriale.<br />
Inf<strong>in</strong>e si segnala l’opera di attraversamento AG043, presente nell’<strong>in</strong>torno del complesso<br />
sportivo, a monte della palestra, che <strong>in</strong> passato è stata causa di modesti<br />
fenomeni di allagamento dei locali <strong>in</strong>terrati e del piano terra del complesso<br />
stesso.<br />
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6 ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />
In questo capitolo si fornisce una caratterizzazione idrogeologica del territorio comunale<br />
riprendendo e ampliando quella proposta a corredo dei precedenti elaborati del<br />
P.R.G.C.<br />
Dalla stessa relazione è stato ricavato il censimento dei pozzi con i relativi valori di<br />
piezometria.<br />
Tutte le <strong>in</strong>formazioni sono riportate nell’Elaborato GB03 “Carta geoidrologica e del<br />
reticolato idrografico”, redatta <strong>in</strong> scala 1: 10.000<br />
6.1 Caratterizzazione idrogeologica<br />
In carta le unità affioranti nel territorio oggetto di studio sono dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> funzione delle<br />
caratteristiche di permeabilità che le contraddist<strong>in</strong>guono, partendo dai term<strong>in</strong>i del<br />
substrato litoide per concludere con quelli dei terreni di copertura.<br />
6.1.1 Substrato litoide<br />
Dal punto di vista idrogeologico, il substrato roccioso costituente i rilievi coll<strong>in</strong>ari <strong>in</strong><br />
questione è suddivisibile a grandi l<strong>in</strong>ee <strong>in</strong> 4 classi di permeabilità, da medio-alta a molto<br />
bassa. A tale suddivisione, tuttavia, non corrisponde sempre un’uniformità delle<br />
caratteristiche idrogeologiche a scala locale, per cui tale dist<strong>in</strong>zione si basa<br />
essenzialmente sulla litologia dei depositi.<br />
Complesso 1 : sabbie a vario grado di cementazione - permeabilità da medio-bassa a<br />
medio-alta per porosità<br />
Questo complesso riunisce le varie facies delle Sabbie di Asti, da quelle<br />
sciolte a quelle più consolidate; la permeabilità, legata alle variazioni<br />
granulometriche e di consistenza, presenta caratteri piuttosto variabili:<br />
<strong>in</strong> particolare essa varia da medio-bassa (localmente f<strong>in</strong>o a 1×10 -6 m/s)<br />
f<strong>in</strong>o a medio-alta (1×10 -3 m/s); talvolta nei livelli più arenaci, alla<br />
permeabilità primaria se ne può affiancare anche una secondaria per<br />
fatturazione: <strong>in</strong> questi casi si possono raggiunger valori superiori; la<br />
maggior parte dei pozzi realizzati <strong>in</strong> zona tende a sfruttare questo<br />
acquifero che risulta molto produttivo.<br />
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Complesso 2 : alternanza di sabbie e argille - permeabilità da bassa a medio-alta per<br />
porosità<br />
Ad esso sono ascritti i terreni appartenenti alla successione<br />
villafranchiana; la permeabilità risulta pertanto estremamente variabile<br />
a seconda del livello considerato, passando da bassa a medio-alta; a<br />
causa degli esigui spessori <strong>in</strong> gioco, solitamente la produttività di<br />
questo complesso, <strong>in</strong> quest’area geografica, è limitata.<br />
Complesso 3 : argille, argille siltose, argille marnose e marne - permeabilità molto<br />
bassa per porosità<br />
Riunisce i litotipi afferenti alle Argille Azzurre e alle Marne di S. Agata<br />
fossili; la permeabilità è sempre molto bassa, anche se <strong>in</strong><br />
corrispondenza a disturbi tettonici, soprattutto all’<strong>in</strong>terno delle zone più<br />
francamente marnose, posso svilupparsi dei circuiti locali legati alla<br />
fatturazione dell’ammasso roccioso <strong>in</strong> cui si possono registrare valori<br />
leggermente più alti.<br />
Complesso 4 : gessi e argille gessose - permeabilità molto bassa per porosità,<br />
localmente alta per carsismo<br />
In questo complesso sono riuniti i litotipi afferenti al Complesso Caotico<br />
Valle Versa nella sua componente gessosa; <strong>in</strong> questo caso, il gesso<br />
(estremamente solubile) si trova <strong>in</strong>globato <strong>in</strong> una matrice argillosomarnosa<br />
quasi impermeabile: questa situazione da un lato favorisce<br />
l’impermeabilizzazione del complesso mentre dall’altra può dare luogo<br />
a fenomeni carsici per dissoluzione dei gessi; è pertanto possibile lo<br />
sviluppo di circuiti locali, conf<strong>in</strong>ati all’<strong>in</strong>terno delle maggiori lenti<br />
gessose, che possono dar luogo a venute d’acqua di una certa<br />
consistenza, come nel caso della fonte Bardella descritta <strong>in</strong> seguito.<br />
6.1.2 Terreni di copertura<br />
Complesso 5 : sabbie limose - permeabilità da bassa a medio-bassa per porosità<br />
Questo complesso riunisce i depositi fluviali terrazzati e quelli alluvionali<br />
recenti ed attuali; a causa della loro granulometria posseggono una<br />
permeabilità per porosità variabile tra bassa e medio-bassa; tale fatto,<br />
associato a spessori mai notevoli, spiega il motivo per cui non sono mai<br />
stati sfruttati per approvvigionamento idrico.<br />
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Per quanto riguarda i materiali di orig<strong>in</strong>e eluvio-colluviale che ricoprono estesamente il<br />
basamento pliocenico è da rilevare che l’elevato tenore di frazione limoso-argillosa <strong>in</strong><br />
essi presente determ<strong>in</strong>a un grado di permeabilità <strong>in</strong> genere basso.<br />
Sebbene <strong>in</strong> condizioni ord<strong>in</strong>arie la coltre non ospiti alcuna falda, <strong>in</strong> occasione di eventi<br />
di pioggia molto <strong>in</strong>tensi o prolungati <strong>in</strong> corrispondenza dell'<strong>in</strong>terfaccia basamentocopertura<br />
si possono <strong>in</strong>staurare fenomeni di filtrazione di carattere temporaneo,<br />
alimentati per <strong>in</strong>filtrazione diretta, il cui andamento segue quello della superficie<br />
topografica, attenuandone le asperità.<br />
Si segnala che a tale fenomeno va di norma attribuito un potenziale ruolo di <strong>in</strong>nesco<br />
degli scoscendimenti lungo i versanti, specie <strong>in</strong> occasione di eventi pluviometrici<br />
particolarmente <strong>in</strong>tensi, a causa dell’<strong>in</strong>staurarsi di condizioni prossime alla saturazione<br />
del materiale sciolto. Tali fenomeni evolvono quasi sempre <strong>in</strong> forma di colata fangosa,<br />
per quanto di ridotte dimensioni.<br />
6.2 Pozzi e sorgenti<br />
Sono stati censiti e riportati <strong>in</strong> carta i pozzi e le sorgenti noti, presenti sul territorio.<br />
6.2.1 Pozzi<br />
In carta sono dist<strong>in</strong>ti con colorazioni diverse <strong>in</strong> base alla soggiacenza (profondità del<br />
livello statico della falda dal piano campagna): > 5 m ; compresa tra 5 e 15 m; < 15 m .<br />
Nella maggior parte dei casi si tratta di pozzi superficiali (<strong>in</strong>feriori ai 10 m) che sfruttano<br />
probabilmente il livello più decompresso dell’ammasso roccioso <strong>in</strong> cui può <strong>in</strong>filtrarsi<br />
l’acqua meteorica.<br />
Le portate di questi pozzi sono sempre ridotte e sufficienti, esclusivamente, ad un<br />
utilizzo di tipo domestico.<br />
Al contrario, quelli trivellati sui rilievi coll<strong>in</strong>ari del settore centro-meridionale (Mondonio,<br />
Morialdo) presentano una profondità attorno ai 40 m e vanno ad <strong>in</strong>tercettare<br />
probabilmente i livelli acquiferi più profondi.<br />
Anche i depositi alluvionali di fondovalle non risultano dei buoni acquiferi, tanto che la<br />
maggior parte dei pozzi realizzati <strong>in</strong> queste aree capta livelli più profondi, attraversando<br />
<strong>in</strong>teramente questi terreni (zona a sud del concentrico).<br />
La Tabella 1 seguente riporta per ogni pozzo la proprietà, l’ubicazione, la profondità del<br />
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pozzo e il valore di soggiacenza della falda (misura della profondità della superficie<br />
freatica rispetto alla quota del piano di campagna nel punto di misura).<br />
PROPRIETARIO<br />
LOCALITÀ<br />
PROFONDITÀ (m)<br />
DICHIARATA<br />
MISURATA<br />
SOGGIACENZA<br />
(m)<br />
Bava Giovanni Fraz. Morialdo 15 10.5<br />
Viale Cater<strong>in</strong>a Fraz. Ranello 7 6.1<br />
Occhiena Lorenzo Fraz. Morialdo 45 40 Asciutto<br />
Aiassa Pietro C.na Casc<strong>in</strong>otto 13<br />
Ben<strong>in</strong> Fraz. Mondonio 15 10<br />
Musso Paolo Bardella 6 7.1 4.5<br />
Graglia Enzo Bardella 22 25<br />
Ferrero Roberto V. Albugnano 1 15<br />
Musso Giacomo V. S.Giovanni 6 30 9.2<br />
Allegro Paolo V. Garibaldi 40 45 4.6<br />
F<strong>in</strong>ello Franco Fraz. Morialdo 24 12 4.9<br />
Bosco Paola V. Gu<strong>in</strong>ipero 17 - Mondonio 6<br />
Pedron Vito C.na Lunga - Morialdo 6 9 4.8<br />
D’Aloia Romano Fraz. Mondonio 11<br />
Graglia Ezio Fraz. Bardella 67 15 23<br />
Febbraro Giuseppe Colle Febbraro - Morialdo 30 37 30<br />
Fiorella Maria Fraz. Mondonio 45<br />
Musso Amelia Fraz. Freis 6<br />
Grassotti Domenico Fraz. Morialdo 5 142.7<br />
Beltramo Sergio V. Case Sparse 24 - Mondonio 11<br />
Marengo Franco V. Chivasso 10<br />
Pillone Renato Fraz. Nevissano 16 10<br />
Gennari C.ne Valcappona 15 9.6<br />
Musso Luigi V. Bardella - Bardella 20<br />
Adriano Angelo Castelnuovo Don Bosco 15<br />
Arnaud Ermel<strong>in</strong>a Loc. Fornaca 10<br />
Mar<strong>in</strong> Giuliano V. Argentero 27 10 19 13.2<br />
Gallieri Claudio V. Case Sparse 23 - Mondonio 13 10 7.7<br />
Musso Guido Fraz. Nestrà 18 3<br />
Ost<strong>in</strong>o Aldo Fraz. Freis 7 9 3.9<br />
Borgetto Mario Castelnuovo Don Bosco 3<br />
Bello Leonardo Fraz. Ranello 5 7 >20 6<br />
Cossù Luciano C.na Casc<strong>in</strong>otto<br />
Cerruti Agost<strong>in</strong>a V. S. Rocco 17 - Mondonio 15<br />
Bava Luigi Fraz. Morialdo 19/13 28 3<br />
Marzano Delf<strong>in</strong>a Fraz. Morialdo 18 8 8.6 5.2<br />
Gilardi Pietro V. Aliberti 61 17<br />
Sconosciuto Fraz. Morialdo 9 3<br />
Bargetto Ferd<strong>in</strong>ando Fraz. Nevissano 4<br />
Bava Giuseppe Fraz. Nevissano 10 11<br />
Caranzano Teresa V. Chivasso 7<br />
Gianoglio Luigi Fraz. Morialdo 8 19 16.7<br />
TABELLA 3 – Elenco pozzi e relativi valori di soggiacenza<br />
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Sulla base dei dati riportati è possibile fare le seguenti considerazioni:<br />
- la variabilità litologica di gran parte del territorio e la morfologia dei luoghi,<br />
caratterizzata da forme superficiali molto mutevoli, sono causa di un irregolare e<br />
discont<strong>in</strong>uo andamento della falda freatica; <strong>in</strong> tale contesto sono presenti falde<br />
raramente <strong>in</strong> diretto contatto idraulico, costituenti sistemi idrici sotterranei<br />
compartimentati e a diverso grado di <strong>in</strong>dipendenza, anche nell'ambito della medesima<br />
formazione geologica. In particolare, all'<strong>in</strong>terno delle litologie caratterizzate da<br />
permeabilità molto bassa o nulla, si possono r<strong>in</strong>venire localmente moti di filtrazione <strong>in</strong><br />
corrispondenza di superfici di discont<strong>in</strong>uità. Alla luce di tali considerazioni, risulta chiaro<br />
come non sia stato possibile ricostruire l'andamento delle l<strong>in</strong>ee isopieze e neppure<br />
valutare la direzione generale di deflusso della falda, che, specie nelle zone<br />
morfologicamente più articolate, può presentare variazioni locali anche consistenti.<br />
- le medesime considerazioni valgono anche per il gradiente idraulico, la cui<br />
misura non è stata possibile per la mancanza di dati significativi al riguardo;<br />
- la maggior parte dei pozzi sfrutta il complesso delle Sabbie Astiane,<br />
caratterizzato da terreni medio-f<strong>in</strong>i separati da locali livelli limoso-argillosi che ne<br />
<strong>in</strong>terrompono la cont<strong>in</strong>uità causando generali condizioni di risalita della falda;<br />
- è r<strong>in</strong>venibile, lungo i versanti coll<strong>in</strong>ari, un sistema acquifero superficiale che<br />
<strong>in</strong>siste sulla porzione superficiale disgregata e decompressa dell’ammasso roccioso<br />
(primi 4÷5 m) il cui andamento è circa parallelo alla superficie.<br />
6.2.2 Sorgenti<br />
In carta sono state riportate le sorgenti, per le quali si segnala la presenza di due tipi:<br />
quelle legate a circuiti profondi nel Complesso Caotico della Valle Versa, che<br />
comprende le litologie gessose, e quelle legate a circuiti più o meno superficiali<br />
essenzialmente ricadenti all’<strong>in</strong>terno delle Sabbie Astiane.<br />
L’unica sorgente che esula da questo contesto è quella rilevata a Mistrassi (denunciata<br />
come pozzo) la quale alimenta un piccolo rio e sfrutta probabilmente dei livelli<br />
permeabili per fatturazione all’<strong>in</strong>terno della formazione delle Marne di S. Agata fossili.<br />
In particolare, l’assetto geologico della zona centro-meridionale del territorio esam<strong>in</strong>ato<br />
crea una l<strong>in</strong>ea di emergenze idriche legate al cambio di permeabilità esistente tra le<br />
Sabbie di Asti e i depositi alluvionali a granulometrie mediamente più f<strong>in</strong>i). La soglia di<br />
permeabilità, legata ad una generale giacitura verso SW, crea una serie di piccole<br />
risorgive nella zona compresa tra C. Bric Castiglione e il Colle don Bosco (C.na<br />
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Peccato e C.na Lunga) proprio al contatto tra la piana alluvionale e il piede dei rilievi<br />
coll<strong>in</strong>ari. Le risorgive sono <strong>in</strong>dividuate <strong>in</strong> carta da apposita simbologia.<br />
Si segnalano, <strong>in</strong>oltre, alcune venute d’acqua <strong>in</strong> corrispondenza delle maggiori <strong>in</strong>cisioni<br />
dei corsi d’acqua ed <strong>in</strong> particolare lungo il tratto meridionale del Rio Bardella; tali afflussi<br />
sono da ricollegarsi a variazioni verticali di permeabilità all’<strong>in</strong>terno delle alluvioni recenti.<br />
Si fa qui un breve accenno alla fonte sulfurea di Bardella che scaturisce per ascensione<br />
pochi metri sulla s<strong>in</strong>istra orografica dell’omonimo rio, al conf<strong>in</strong>e tra il Complesso Caotico<br />
della Valle Versa (a letto) e le Argille Azzurre (a tetto). L’acquifero che la alimenta è<br />
conf<strong>in</strong>ato all’<strong>in</strong>terno della formazione gessosa, vista la bassissima permeabilità delle<br />
formazioni che lo limitano a nord e a sud. Alla luce dell’estrema ricchezza <strong>in</strong> ioni cloro,<br />
sodio e solforico e della temperatura della sorgente di circa 13°, è possibile ipotizzare<br />
che la fonte abbia orig<strong>in</strong>e da una circolazione di tipo profondo all’<strong>in</strong>terno del Complesso<br />
Caotico che viene <strong>in</strong> superficie risalendo lungo l’<strong>in</strong>terfaccia con le argille.<br />
6.3 Il reticolo idrografico<br />
Nell’ambito del reticolo idrografico presente sul territorio comunale di Castelnuovo Don<br />
Bosco si è provveduto a dist<strong>in</strong>guere con diversa colorazione <strong>in</strong> carta i corsi d’acqua<br />
“pubblici”, aventi alveo a sedime demaniale, da quelli con alveo a sedime privato.<br />
In carta sono altresì riportati le opere idrauliche e di condizionamento degli alvei<br />
censite, dist<strong>in</strong>te con apposita simbologia e classificate secondo i criteri del SICOD; ad<br />
ogni opera censita corrisponde una scheda di rilevamento riportata <strong>in</strong> un apposito<br />
allegato.<br />
In particolare si sono <strong>in</strong>dividuati:<br />
- attraversamenti e guadi;<br />
- difese di sponda;<br />
- ponti.<br />
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7 CONDIZIONI DI ACCLIVITÀ DEL TERRITORIO IN ESAME<br />
A seguito di quanto osservato <strong>in</strong> occasione dei rilievi di terreno si è ritenuto opportuno<br />
redigere una carta dell'acclività, pur avendo presente l'<strong>in</strong>sufficiente dettaglio della base<br />
topografica a disposizione. L'esperienza acquisita <strong>in</strong> contesti analoghi ha, <strong>in</strong>fatti,<br />
mostrato che tale elaborato, pur condizionato da scarsa precisione, è <strong>in</strong> grado di fornire<br />
<strong>in</strong>formazioni utili per la classificazione del territorio <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di pericolosità geologica.<br />
Per la stesura della “Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e dell’idoneità all’uso<br />
urbanistico” non si è qu<strong>in</strong>di proceduto ad una semplice sovrapposizione di questo<br />
elaborato con gli altri tematismi prodotti ma al contrario si sono utilizzate alcune<br />
<strong>in</strong>formazioni desumibili dallo stesso al f<strong>in</strong>e di completare localmente l’analisi della<br />
pericolosità dei diversi settori di territorio.<br />
7.1 Note alla “Carta dell’acclività” (elaborato GB04)<br />
La carta dell'acclività è stata ricavata mediante l'elaborazione del modello digitale del<br />
terreno della Regione Piemonte (SITAD - Sistema Informativo Territoriale Ambientale<br />
Diffuso), basato su una discretizzazione territoriale con maglia a 50 metri di lato. La<br />
procedura di elaborazione, che si avvale di processori avanzati, è basata sulla<br />
ricostruzione del campo di pendenze def<strong>in</strong>ito mediante <strong>in</strong>terpolazione delle quote del<br />
terreno, def<strong>in</strong>ite <strong>in</strong> ciascun nodo della griglia territoriale mediante una terna di valori<br />
(coord<strong>in</strong>ate UTM Est, Nord, quota <strong>in</strong> m s.l.m.m.). Nel caso del comune di Castelnuovo<br />
Don Bosco, la zonizzazione del campo di pendenze è stata eseguita <strong>in</strong> accordo a sei<br />
classi, def<strong>in</strong>ite dai seguenti limiti (valori espressi <strong>in</strong> gradi):<br />
0° ÷ 5°<br />
5° ÷ 10°<br />
10° ÷ 15°<br />
15° ÷ 25°<br />
25° ÷ 50°<br />
Una dist<strong>in</strong>zione così dettagliata ha permesso di def<strong>in</strong>ire quelle aree a pendenza<br />
maggiore di 25° che, pur <strong>in</strong> assenza di dissesti evi denti, potrebbero dare orig<strong>in</strong>e a delle<br />
<strong>in</strong>stabilità di vario genere. Tale valore è stato ponderato dal punto di vista dei litotipi<br />
presenti sul territorio e dei loro relativi valori di coesione ed è ritenuto cautelativo ai f<strong>in</strong>i<br />
della classificazione della pericolosità geomorfologica.<br />
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8 RICLASSIFICAZIONE SISMICA<br />
Per il caso specifico di Castelnuovo Don Bosco, questo comune passa da N.C. (Non<br />
Classificato) alla Zona 4.<br />
La D.G.R. n. 61 – 11017 del 17 Novembre 2003-11-25 delibera, per i comuni ricadenti<br />
nella zona 4, “di non <strong>in</strong>trodurre, per la zona 4, l’obbligo del rispetto dell’art. 89 del<br />
D.P.R. 06/06/2001 n. 380 “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari <strong>in</strong><br />
materia edilizia”, fatta salva la permanenza dell’obbligo relativamente agli abitati da<br />
consolidare” e “di stabilire che nei comuni colpiti dal sisma del 21 Agosto 2000, nonché<br />
<strong>in</strong> quelli colpiti dal sisma dell’11 Aprile 2003, di cui al Decreto del Presidente della<br />
Giunta Regionale n. 45 del 20 Maggio 2003, ai f<strong>in</strong>i del completamento degli <strong>in</strong>terventi di<br />
ricostruzione, si applica la normativa tecnica previgente all’Ord<strong>in</strong>anza P.C.M. n.<br />
3274/03.<br />
In occasione dell’evento sismico del 21 Agosto 2000, nel territorio comunale non si<br />
sono verificati danneggiamenti a manufatti.<br />
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9 NOTE ALLA “CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ GEOLOGICA E<br />
DELL’IDONEITÀ ALL’USO URBANISTICO” (Elaborato GB05)<br />
La "Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'uso urbanistico"<br />
(Elaborato GB05) costituisce un elaborato previsto dalla Circolare n° 7/LAP del 6/5/96 e<br />
rappresenta il quadro di s<strong>in</strong>tesi dello studio condotto.<br />
In generale, la già richiamata Circolare PGR n° 7/L AP e la relativa Nota Tecnica<br />
Esplicativa, prevedono la suddivisione dell’<strong>in</strong>tero territorio <strong>in</strong> esame <strong>in</strong> tre classi di<br />
idoneità da applicarsi a contesti caratterizzati da condizioni di pericolosità nulla (Classe<br />
I), media (Classe II) ed elevata (Classe III). Ciascuna classe è sottoposta a prescrizioni<br />
di ord<strong>in</strong>e geologico - tecnico progressivamente più restrittive.<br />
È opportuno sottol<strong>in</strong>eare che le <strong>in</strong>dicazioni formulate per le classi a pericolosità<br />
geologica m<strong>in</strong>ore mantengono la loro validità anche <strong>in</strong> ambito di classi più penalizzate.<br />
Negli elaborati le porzioni di territorio riferite ad una data classe sono delimitate da un<br />
tratto grafico. Necessariamente, il grado di precisione del segno varia da punto a<br />
punto, essendo condizionato da vari fattori tra cui la scala adottata per la<br />
rappresentazione, la precisione della base topografica e, non da ultimo, la qualità del<br />
dato disponibile. In corrispondenza del limite esiste pertanto un <strong>in</strong>torno nell’ambito del<br />
quale è possibile <strong>in</strong>tervenire con analisi di maggior dettaglio, con lo scopo di aff<strong>in</strong>are<br />
l’andamento del limite stesso. In altri term<strong>in</strong>i, l’appartenenza ad una data classe della<br />
porzione di territorio immediatamente adiacente al limite riportato <strong>in</strong> carta può essere<br />
suscettibile di precisazione, qualora se ne ravvedesse la necessità, alla luce di specifici<br />
approfondimenti.<br />
Per quanto riguarda le prescrizioni di ord<strong>in</strong>e geologico <strong>in</strong>dirizzate ai f<strong>in</strong>i edilizi ed<br />
urbanistici si specifica che si dovrà <strong>in</strong> ogni caso ottemperare a quanto prescritto dalla<br />
L.R. 9/8/89 n°45 e dal D.M. 11/3/88, n° 47.<br />
In particolare, lo studio geologico-tecnico dovrà precisare le caratteristiche<br />
geomorfologiche, geoidrologiche e geotecniche locali, specificare le condizioni di<br />
stabilità e di potenziale dissestabilità, valutare la ricaduta sulla dest<strong>in</strong>azione urbanistica<br />
prevista e, nel caso, <strong>in</strong>dividuare gli <strong>in</strong>dirizzi di <strong>in</strong>tervento atti a mitigare le condizioni di<br />
pericolosità.<br />
Si sottol<strong>in</strong>ea <strong>in</strong>oltre che non è ammessa <strong>in</strong> nessun caso la copertura dei corsi d’acqua<br />
pr<strong>in</strong>cipali o della rete m<strong>in</strong>ore mediante tubi o scatolari, anche se di ampia sezione.<br />
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Per quanto riguarda gli attraversamenti stradali dei corsi d'acqua, questi dovranno<br />
essere realizzati mediante ponti la cui luce non vada <strong>in</strong> alcun modo a ridurre la<br />
larghezza dell'alveo a rive piene.<br />
Per gli attraversamenti dei corsi d'acqua m<strong>in</strong>ori su strade secondarie, dovranno essere<br />
impiegate soluzioni che garantiscano il deflusso delle portate di piena, realizzate <strong>in</strong><br />
modo da non determ<strong>in</strong>are diversioni a monte <strong>in</strong> caso di occlusione del tratto tomb<strong>in</strong>ato.<br />
9.1 Classi di pericolosità geologica e prescrizioni per l’uso urbanistico<br />
Vengono di seguito descritte e commentate le diverse classi di pericolosità<br />
geologica <strong>in</strong> cui è suddiviso il territorio ed esposte<br />
9.1.1 Classe I<br />
SETTORI PRIVI DI CONDIZIONI DI PERICOLOSITÀ GEOLOGICA<br />
Nell’ambito della revisione <strong>in</strong> oggetto tale classe è rappresentata ampiamente nel<br />
settore centrale del territorio comunale, essenzialmente nelle zone di fondovalle dove<br />
non si presentano problemi di allagamento ad opera di acque di esondazione o<br />
fenomeni ristagno per drenaggio <strong>in</strong>sufficiente.<br />
In questi contesti le caratteristiche geomorfologiche, idrogeologiche, geolitologiche, di<br />
acclività e di dissesto del territorio hanno consentito di <strong>in</strong>dividuare aree prive di elementi<br />
di pericolosità.<br />
Per questi settori ogni <strong>in</strong>tervento è consentito nel rispetto delle prescrizioni del D.M.<br />
11/3/1988 (”Norme tecniche riguardanti le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sui terreni e sulle rocce, la stabilità<br />
dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri e le prescrizioni per la progettazione,<br />
l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di<br />
fondazione”) e s.m.i..<br />
9.1.2 Classe II<br />
SETTORI CARATTERIZZATI DA CONDIZIONI DI MODERATA PERICOLOSITÀ GEOLOGICA<br />
Al f<strong>in</strong>e di caratterizzare maggiormente le differenti problematiche, la Classe II è stata<br />
suddivisa <strong>in</strong> tre sottoclassi denom<strong>in</strong>ate II A 1 , II A 2 , II B: le prime due riferite agli ambiti di<br />
pianura e di fondovalle e la terza ai settori di versante.<br />
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• Sottoclasse IIA 1<br />
La delimitazione di questa sottoclasse sul territorio si è basata sulla <strong>in</strong>dicazioni<br />
emerse dagli studi idraulici effettuati e comprende le aree lungo il corso del Rio<br />
Traversola ubicate nei d<strong>in</strong>torni del concentrico, nel tratto che dallo stesso<br />
concentrico si estende f<strong>in</strong>o al ponte della Strada Prov<strong>in</strong>ciale per Buttigliera d’Asti.<br />
Nei precedenti elaborati del P.R.G.C. e nel P.A.I. tali aree risultavano def<strong>in</strong>ite come<br />
“aree a pericolosità media o moderata (Em A )” <strong>in</strong> quanto def<strong>in</strong>ite solo <strong>in</strong> base a<br />
considerazioni di carattere geomorfologico.<br />
Sebbene l’esecuzione degli studi idraulici abbia consentito una corretta ridef<strong>in</strong>zione<br />
della delimitazione di questa sottoclasse, soprattutto <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di estensione della<br />
stessa, la possibilità di fenomeni di dissesto per allagamento legati alla parziale o<br />
completa ostruzione degli attraversamenti e/o delle opere di presa adiacenti, o<br />
ancora al cattivo drenaggio superficiale, hanno <strong>in</strong>dotto comunque a mantenere<br />
valida una classe più penalizzante, già presente nei vecchi elaborati del P.R.G.C.<br />
Ogni nuovo <strong>in</strong>tervento deve essere realizzato prevedendo l’eventuale <strong>in</strong>nalzamento<br />
sul piano campagna del primo piano calpestabile, la cui entità è da valutarsi sulla<br />
base di specifiche verifiche puntuali. L’eventuale <strong>in</strong>nalzamento del piano di<br />
campagna, ottenuto con riporti di terreno, potrà essere autorizzato solo a seguito di<br />
un apposito studio atto a dimostrare che esso non pregiudica la fruibilità delle aree<br />
circostanti.<br />
La realizzazione di locali completamente o parzialmente <strong>in</strong>terrati rispetto all'attuale<br />
piano campagna dovrà contemplare l’eventuale adozione di adeguate soluzioni<br />
tecniche, da esplicitarsi a livello di progetto esecutivo, atte a impedire fenomeni di<br />
allagamento imputabili ad acque di ruscellamento, allo scarso drenaggio superficiale<br />
o a fenomeni di tracimazione locale del reticolo idrografico m<strong>in</strong>ore, e a garantirne<br />
l’uso <strong>in</strong> condizioni di sicurezza.<br />
• Sottoclasse IIA 2<br />
In questa sottoclasse sono <strong>in</strong>cluse le “aree a bassa probabilità di <strong>in</strong>ondazione” a<br />
pericolosità medio/moderata (classificate con la sigla Em A <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di pericolosità<br />
geologica e idraulica ai sensi della D.G.R. 15 luglio 2002 n. 45-6656) def<strong>in</strong>ite sulla<br />
base dei vecchi elaborati del P.R.G.C. e che sono state classificate come Em A dal<br />
PAI. Per queste aree non sono stati effettuati studi idraulici.<br />
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Ad esse si aggiungono le aree di fondovalle dei due rii anonimi presenti<br />
immediatamente a valle del concentrico, la cui <strong>in</strong>terferenza con la Strada Prov<strong>in</strong>ciale<br />
n°17 e con <strong>in</strong>adeguati sistemi di drenaggio delle ac que piovane è causa, sebbene<br />
raramente, di fenomeni di riflusso con conseguente esondazione nelle adiacenze<br />
degli stessi. In particolare, il rio più a monte, che risulta <strong>in</strong>terrato a valle del<br />
complesso sportivo, è causa di lievi allagamenti dei locali <strong>in</strong>terrati e del piano terra<br />
del complesso stesso.<br />
In generale, sebbene il P.A.I. preveda la classificazione i queste aree all’<strong>in</strong>terno<br />
della Classe III, si è optato per un loro mantenimento <strong>in</strong> classe II (seppur con alcuni<br />
v<strong>in</strong>coli d’uso) <strong>in</strong> quanto i rilievi di terreno hanno confermato le <strong>in</strong>dicazioni già<br />
riportate negli elaborati del vecchio P.R.G.C. che <strong>in</strong>dicavano queste aree come<br />
“aree esondabili da flussi a bassa energia…. <strong>in</strong> cui il fenomeno è, però, legato, a<br />
correnti poco impetuose o addirittura a ristagni d’acqua (legati alla presenza di<br />
terreni poco permeabili già <strong>in</strong> superficie) che perciò non sono <strong>in</strong> grado di<br />
danneggiare strutturalmente le <strong>in</strong>frastrutture antropiche”.<br />
Ogni nuovo <strong>in</strong>tervento edilizio deve essere supportato da uno studio geologico e<br />
idraulico che ne giustifichi la fattibilità e <strong>in</strong>dividui, ove necessario, le soluzioni di<br />
mitigazione a livello di progetto esecutivo. Ogni nuovo <strong>in</strong>tervento edilizio deve<br />
essere realizzato valutando l’opportunità di un eventuale <strong>in</strong>nalzamento sul piano<br />
campagna del primo piano calpestabile, la cui entità è da def<strong>in</strong>irsi sulla base di studi<br />
di carattere idraulico. L’eventuale <strong>in</strong>nalzamento del piano di campagna, ottenuto con<br />
riporti di terreno, potrà essere autorizzato solo a seguito di un apposito studio atto a<br />
dimostrare che esso non pregiudica la fruibilità delle aree circostanti.<br />
L’eventuale realizzazione di locali completamente o parzialmente <strong>in</strong>terrati, <strong>in</strong> ogni<br />
caso non fruibili a f<strong>in</strong>i abitativi, deve necessariamente prevedere l'adozione di<br />
adeguate soluzioni tecniche da esplicitarsi a livello di progetto esecutivo, atte a<br />
impedire allagamenti imputabili a fenomeni di esondazione dei corsi d’acqua, e a<br />
garantirne l’uso <strong>in</strong> condizioni di sicurezza.<br />
• Sottoclasse II B<br />
Comprende le aree di versante prive di importanti elementi di pericolosità geologica,<br />
per cui ne è consentito l’utilizzo a f<strong>in</strong>i urbanistici.<br />
Le nuove realizzazioni dovranno prevedere uno studio geologico a norma del D.M.<br />
11/3/1988 e s.m.i., volto soprattutto a precisare le caratteristiche geomorfologiche,<br />
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idrogeologiche e geotecniche puntuali, a <strong>in</strong>dividuare gli <strong>in</strong>dirizzi di <strong>in</strong>tervento<br />
necessari a superare le locali condizioni di moderata pericolosità; dovranno essere<br />
previste idonee <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geognostiche ed espletate verifiche di stabilità, <strong>in</strong> condizioni<br />
ante e post operam, riferite ai fronti di scavo, ad eventuali accumuli di terreno da<br />
posizionarsi <strong>in</strong> loco (provenienti da scavi e sbancamenti), alle modificazioni del<br />
suolo <strong>in</strong> genere e al pendio <strong>in</strong>teressato dall’<strong>in</strong>tervento nel suo complesso.<br />
Gli <strong>in</strong>terventi <strong>in</strong>dividuati dovranno essere esplicitati a livello di progetto esecutivo e<br />
limitati al s<strong>in</strong>golo lotto edificatorio o estesi ad un settore circostante significativo.<br />
Come l<strong>in</strong>ee di <strong>in</strong>dirizzo generale per gli <strong>in</strong>terventi di cui trattasi, si suggerisce di<br />
valutare l’opportunità d’impiego, <strong>in</strong> fase di scavo, di opere di sostegno provvisionali<br />
a salvaguardia della stabilità dei fronti e delle aree adiacenti. Andranno <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />
def<strong>in</strong>ite anche le modalità di raccolta e di smaltimento delle acque di deflusso<br />
superficiale, di scarico, di precipitazione meteorica (con particolare riferimento a<br />
quelle convogliate da tratti stradali) e di <strong>in</strong>filtrazione, <strong>in</strong>dicando, per queste ultime, le<br />
opere di drenaggio necessarie, escludendo <strong>in</strong> modo tassativo la dispersione non<br />
controllata.<br />
9.1.3 Classe III<br />
SETTORI IN CUI SUSSISTONO CONDIZIONI DI PERICOLOSITÀ GEOLOGICA<br />
Tale classe comprende aree <strong>in</strong>teressate da dissesti gravitativi e torrentizi, sia areali sia<br />
l<strong>in</strong>eari, e settori di versante ad acclività elevata con elevata propensione al dissesto.<br />
• Sottoclasse III A AMBITI GENERALMENTE NON EDIFICATI<br />
Tali ambiti non sono idonei a ospitare nuove edificazioni.<br />
Per gli edifici isolati eventualmente presenti sono consentite la manutenzione<br />
dell’esistente e, qualora fattibile dal punto di vista tecnico, la realizzazione di<br />
eventuali ampliamenti funzionali e <strong>in</strong>terventi di ristrutturazione.<br />
Con l’<strong>in</strong>tento di non penalizzare le attività agricole e zootecniche, qualora le<br />
condizioni di pericolosità lo consentano, nell’ambito di aziende agricole esistenti è<br />
possibile la realizzazione di nuove costruzioni. Tali <strong>in</strong>terventi dovranno essere<br />
subord<strong>in</strong>ati all’esecuzione di studi specifici di dettaglio, <strong>in</strong>dirizzati a valutare la loro<br />
compatibilità geologica e idraulica e a prescrivere gli accorgimenti tecnici<br />
eventualmente necessari per la mitigazione della pericolosità. Tuttavia, come<br />
<strong>in</strong>dicato al punto 6.2 della Nota Tecnica Esplicativa del Dicembre 1999, “si esclude <strong>in</strong><br />
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ogni caso la possibilità di realizzare tali nuove costruzioni <strong>in</strong> ambiti di dissesti attivi l.s., <strong>in</strong><br />
settori <strong>in</strong>teressati da processi distruttivi torrentizi e di conoide, <strong>in</strong> aree nelle quali si rilev<strong>in</strong>o<br />
evidenze di dissesto <strong>in</strong>cipienti”.<br />
Per gli <strong>in</strong>terventi di carattere pubblico non altrimenti localizzabili varrà quanto<br />
previsto dall’art. 31 della L.R. 56/1977.<br />
• Sottoclasse III B AMBITI EDIFICATI<br />
Per gli ambiti edificati ricadenti <strong>in</strong> aree soggette a condizioni di pericolosità, ascritti<br />
alla classe IIIB come richiesto dalla Circolare P.G.R. n. 7/LAP/1996, ci si attiene alla<br />
articolazione <strong>in</strong> sottoclassi proposta dalla Nota Tecnica Esplicativa della Regione<br />
Piemonte diramata nel Dicembre 1999, di cui <strong>in</strong> Figura 1 viene riprodotto uno<br />
stralcio riguardante la suddivisione proposta.<br />
FIGURA 1 – La suddivisione della Classe IIIB proposta dalla N.T.E. del Dicembre 1999<br />
<br />
Sottoclasse III B2<br />
In considerazione delle differenti problematiche che dist<strong>in</strong>guono gli ambiti coll<strong>in</strong>ari<br />
da quelli di pianura e di fondovalle, si è ritenuto di <strong>in</strong>dicare prescrizioni diverse per<br />
i diversi settori considerati.<br />
Ambito coll<strong>in</strong>are: tali aree si riferiscono a settori caratterizzati da acclività elevata<br />
e/o compresi all’<strong>in</strong>terno di dissesti gravitativi e/o soggetti alla d<strong>in</strong>amica torrentizia.<br />
Sarà possibile procedere a nuove edificazioni, cambi di dest<strong>in</strong>azione d'uso,<br />
ampliamenti o completamenti solo <strong>in</strong> seguito alla realizzazione di <strong>in</strong>terventi di<br />
sistemazione idrogeologica, supportati da adeguati studi e <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geologiche,<br />
che potranno essere condotti da soggetti sia privati/consortili che pubblici.<br />
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Tali <strong>in</strong>terventi dovranno soprattutto essere <strong>in</strong>dirizzati a mitigare le condizioni di<br />
pericolosità geologica derivanti dal grado di acclività, dallo spessore delle coltri,<br />
dalle caratteristiche geotecniche e geomeccaniche del substrato e dovranno<br />
essere di volta <strong>in</strong> volta def<strong>in</strong>iti <strong>in</strong> ambito di progetto esecutivo. In assenza di detti<br />
<strong>in</strong>terventi gli edifici esistenti potranno essere unicamente oggetto di <strong>in</strong>terventi che<br />
non comport<strong>in</strong>o un aumento del carico abitativo.<br />
Ambito di pianura: tali aree si riferiscono a settori compresi entro perimetri di<br />
dissesti di orig<strong>in</strong>e torrentizia (area Eb A ).<br />
Sarà possibile procedere a nuove edificazioni, cambi di dest<strong>in</strong>azione d'uso,<br />
ampliamenti o completamenti solo <strong>in</strong> seguito al completamento o alla<br />
realizzazione di nuovi <strong>in</strong>terventi di sistemazione idrogeologica a carattere<br />
pubblico, privato o consortile; <strong>in</strong> questi ultimi due casi l’approvazione del progetto<br />
e il collaudo delle opere rimane di competenza dell’ente pubblico. L’eventuale<br />
<strong>in</strong>nalzamento del piano campagna, la cui entità risulti compatibile con il livello<br />
idrometrico delle acque di esondazione della piena di riferimento, dovrà essere<br />
adottata <strong>in</strong> situazioni puntuali, <strong>in</strong> comb<strong>in</strong>azione con <strong>in</strong>terventi di altro tipo. In ogni<br />
caso, tali <strong>in</strong>terventi di sistemazione dovranno essere supportati da adeguati studi<br />
e <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i di carattere idraulico e idrogeologico. In assenza di soluzioni di<br />
mitigazione gli edifici esistenti potranno essere unicamente oggetto di <strong>in</strong>terventi<br />
che non comport<strong>in</strong>o aumento del carico abitativo, previo studio geologicoidraulico<br />
che ne giustifichi la fattibilità.<br />
È <strong>in</strong> ogni caso preclusa la realizzazione di piani <strong>in</strong>terrati con dest<strong>in</strong>azione a f<strong>in</strong>i<br />
abitativi, artigianali, <strong>in</strong>dustriali o a servizi; l’eventuale diversa dest<strong>in</strong>azione d’uso<br />
(ad es. box, parcheggi, etc.) dovrà prevedere l'adozione di adeguate soluzioni<br />
tecniche, da esplicitarsi a livello di progetto esecutivo, atte a garantirne l’uso <strong>in</strong><br />
condizioni di sicurezza.<br />
Sottoclasse III B2*<br />
Questa sottoclasse si differenzia dalla precedente unicamente perché non si<br />
riferisce ad aree edificate bensì ad aree di prevista edificazione, come previsto<br />
dall’Art. 18 comma 3, punto d), delle Norme di Attuazione del PAI.<br />
In particolare riguarda il settore esteso <strong>in</strong> sponda destra del Rio Traversola, a sud<br />
del concentrico, <strong>in</strong> corrispondenza del tratto di corso d’acqua poco a valle<br />
dell’ultimo ponte cittad<strong>in</strong>o. L’area ascritta a questa sottoclasse è dest<strong>in</strong>ata a PEC<br />
dal PRGC vigente, per il quale nell’anno 2004 il Consiglio Comunale di<br />
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Castelnuovo Don Bosco, con delibera <strong>in</strong> data 11.10.2004, ha approvato lo<br />
strumento urbanistico esecutivo, dando mandato al S<strong>in</strong>daco di stipulare la relativa<br />
convenzione.<br />
Per questa zona gli <strong>in</strong>terventi di riassetto territoriale dovranno contemplare<br />
<strong>in</strong>terventi di manutenzione e pulizia del Rio Traversola, con eventuale<br />
ricalibrazione locale della sezione d’alveo, regolarizzazione del profilo di fondo o,<br />
<strong>in</strong> alternativa, <strong>in</strong>terventi esterni all’alveo volti a garantire la difesa dell’area<br />
dest<strong>in</strong>ata a PEC.<br />
Per queste aree valgono comunque le norme esposte per la sottoclasse III B2,<br />
relativamente all’ambito di pianura.<br />
<br />
Sottoclasse III B3<br />
In considerazione delle differenti problematiche che li dist<strong>in</strong>guono, nel seguito si<br />
<strong>in</strong>dicano prescrizioni diverse per gli ambiti coll<strong>in</strong>ari e per quelli di pianura.<br />
Ambito coll<strong>in</strong>are: tali aree si riferiscono a settori caratterizzati da acclività elevata<br />
e/o compresi all’<strong>in</strong>terno di dissesti gravitativi quiescenti e/o soggetti alla d<strong>in</strong>amica<br />
torrentizia.<br />
In seguito alla realizzazione di <strong>in</strong>terventi di sistemazione idrogeologica, supportati<br />
da adeguati studi e <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geologiche, che potranno essere condotti da soggetti<br />
sia privati/consortili sia pubblici, sugli edifici esistenti sarà possibile effettuare<br />
<strong>in</strong>terventi edilizi che comport<strong>in</strong>o solo un modesto aumento del carico abitativo,<br />
sono consentiti gli ampliamenti e i cambi di dest<strong>in</strong>azione d'uso.<br />
Gli <strong>in</strong>terventi dovranno soprattutto essere <strong>in</strong>dirizzati a mitigare le condizioni di<br />
pericolosità geologica derivanti dal grado di acclività, dallo spessore delle coltri,<br />
dalle caratteristiche geotecniche e geomeccaniche del substrato e dovranno<br />
essere di volta <strong>in</strong> volta def<strong>in</strong>iti <strong>in</strong> ambito di progetto esecutivo. In assenza di detti<br />
<strong>in</strong>terventi gli edifici esistenti potranno essere oggetto di <strong>in</strong>terventi che non<br />
comport<strong>in</strong>o aumento del carico abitativo.<br />
Ambito di pianura: tali aree si riferiscono a settori compresi entro perimetri di<br />
dissesti di orig<strong>in</strong>e torrentizia o <strong>in</strong> corrispondenza a punti critici lungo corsi<br />
d’acqua.<br />
In seguito al completamento o alla realizzazione di nuovi <strong>in</strong>terventi di<br />
sistemazione idrogeologica, supportati da adeguati studi e <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i di carattere<br />
idraulico e idrogeologico, a carattere pubblico, privato o consortile, sarà possibile<br />
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effettuare <strong>in</strong>terventi edilizi che comport<strong>in</strong>o solo un modesto aumento del carico<br />
abitativo. Qualora le condizioni di pericolosità lo consentano, sarà permessa la<br />
sopraelevazione degli edifici esistenti nel rispetto delle prescrizioni contenute<br />
nell’art. 39 comma 4 delle Norme di Attuazione del PAI.<br />
In assenza di soluzioni di mitigazione gli edifici esistenti potranno essere<br />
unicamente oggetto di <strong>in</strong>terventi che non comport<strong>in</strong>o aumento del carico abitativo,<br />
previo studio geologico-idraulico che ne giustifichi la fattibilità.<br />
È <strong>in</strong> ogni caso preclusa la realizzazione di piani <strong>in</strong>terrati con dest<strong>in</strong>azione a f<strong>in</strong>i<br />
abitativi, artigianali, <strong>in</strong>dustriali o a servizi; l’eventuale diversa dest<strong>in</strong>azione d’uso<br />
(ad es. box, parcheggi, etc.) dovrà prevedere l'adozione di adeguate soluzioni<br />
tecniche, da esplicitarsi a livello di progetto esecutivo, atte a garantirne l’uso <strong>in</strong><br />
condizioni di sicurezza.<br />
<br />
Sottoclasse III B4<br />
Questa sottoclasse è riferita ad aree edificate comprese <strong>in</strong> perimetri di settori<br />
considerati come frane attive, ricadenti qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> ambiti coll<strong>in</strong>ari, e alle fasce di<br />
rispetto dei corsi d'acqua.<br />
Neppure a seguito della realizzazione di <strong>in</strong>terventi di sistemazione idrogeologica,<br />
realizzati da soggetti sia privati/consortili che pubblici, volti alla salvaguardia<br />
dell’esistente e alla mitigazione delle condizioni di pericolosità, sarà possibile<br />
effettuare nuovi <strong>in</strong>terventi ampliamenti dell’esistente che comport<strong>in</strong>o un aumento<br />
del carico abitativo.<br />
Si rammenta che l’attribuzione di ambiti di territorio alle classi I, II e III non comporta<br />
l’esonero dalle prescrizioni e dagli obblighi di cui alla L.R. 45/89 riguardante le aree<br />
soggette a v<strong>in</strong>colo idrogeologico.<br />
9.2 Fasce di rispetto dai corsi d’acqua<br />
Ci si rifà a quanto prescritto dalla L.R. 5/12/77 n°56 “Tutela e uso del suolo” e dal R.D.<br />
25/7/1904 n°523, con le precisazioni espresse nella circolare del P.G.R 8/10/1998 n°<br />
14/LAP/PET.<br />
Nell’ambito del territorio del comune di Castelnuovo Don Bosco l’<strong>in</strong>tera la rete<br />
idrografica è da <strong>in</strong>tendersi compresa nella III Classe e, <strong>in</strong> particolare, nelle sottoclassi di<br />
questa <strong>in</strong> cui è impedita ogni nuova edificazione (III A, III B4).<br />
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Per i corsi d’acqua m<strong>in</strong>ori è bene precisare che, <strong>in</strong> riferimento a quanto disposto dall’art.<br />
96 del R.D. 523/1904 e a quanto prescritto dall’Art. 29 della L.R. n° 56/77, deve essere<br />
comunque adottata una fascia di rispetto assoluto con ampiezza di m 10 misurata da<br />
ciascuna sponda.<br />
Tale prescrizione deve essere applicata a ciascun corso d'acqua esistente nell'ambito<br />
del territorio comunale, compresi di testata non <strong>in</strong>teressati da deflusso perenne.<br />
In tale settore sarà preclusa ogni nuova edificazione nonché modificazioni dell’assetto<br />
morfologico, con particolare riferimento alla realizzazione di riporti artificiali.<br />
Le porzioni di territorio <strong>in</strong>edificate comprese entro le fasce di rispetto sono assoggettate<br />
ai v<strong>in</strong>coli relativi alla Classe III a, mentre quelle edificate debbono obbligatoriamente<br />
seguire le prescrizioni relative alla Sottoclasse IIIb3 .<br />
In merito ai corsi d’acqua ed alle l<strong>in</strong>ee di drenaggio <strong>in</strong> genere, si sottol<strong>in</strong>ea la necessità<br />
di riservare una particolare cura alla loro manutenzione soprattutto <strong>in</strong> corrispondenza<br />
degli attraversamenti stradali o dei condizionamenti artificiali <strong>in</strong> genere.<br />
Si ribadisce <strong>in</strong>oltre che non è ammesso <strong>in</strong> nessun caso, fatta eccezione per le opere di<br />
attraversamento, il condizionamento delle l<strong>in</strong>ee di drenaggio mediante tubi o scatolari,<br />
anche se di ampia sezione.<br />
9.3 Normativa PAI riferita alle aree <strong>in</strong> dissesto<br />
Nel seguito si riporta uno stralcio dalle Norme di Attuazione del Piano Stralcio per<br />
l’Assetto Idrogeologico (PAI), adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n.<br />
18 <strong>in</strong> data 26 aprile 2001 - Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6 ter,<br />
ricordando che all’<strong>in</strong>terno del perimetro dei dissesti si applicano le suddette norme.<br />
Stralcio dalle: NORME DI ATTUAZIONE<br />
Art. 9. Limitazioni alle attività di trasformazione e d’uso del suolo derivanti dalle condizioni di<br />
dissesto idraulico e idrogeologico<br />
Le aree <strong>in</strong>teressate da fenomeni di dissesto per la parte coll<strong>in</strong>are e montana del bac<strong>in</strong>o sono<br />
classificate come segue, <strong>in</strong> relazione alla specifica tipologia dei fenomeni idrogeologici, così come<br />
def<strong>in</strong>iti nell’Elaborato 2 del Piano:<br />
FRANE:<br />
Fa, aree <strong>in</strong>teressate da frane attive - (pericolosità molto elevata),<br />
Fq, aree <strong>in</strong>teressate da frane quiescenti - (pericolosità elevata),<br />
Fs, aree <strong>in</strong>teressate da frane stabilizzate - (pericolosità media o moderata),<br />
ESONDAZIONI E DISSESTI MORFOLOGICI DI CARATTERE TORRENTIZIO LUNGO LE ASTE DEI<br />
CORSI D’ACQUA:<br />
Ee, aree co<strong>in</strong>volgibili dai fenomeni con pericolosità molto elevata,<br />
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Eb, aree co<strong>in</strong>volgibili dai fenomeni con pericolosità elevata,<br />
Em, aree co<strong>in</strong>volgibili dai fenomeni con pericolosità media o moderata,<br />
Fatto salvo quanto previsto dall’art. 3 ter del D.L. 12 ottobre 2000, n. 279, convertito <strong>in</strong> L. 11 dicembre<br />
2000, n. 365, nelle aree Fa sono esclusivamente consentiti:<br />
gli <strong>in</strong>terventi di demolizione senza ricostruzione;<br />
gli <strong>in</strong>terventi di manutenzione ord<strong>in</strong>aria degli edifici, così come def<strong>in</strong>iti alla lettera a) dell’art. 31 della<br />
L. 5 agosto 1978, n. 457;<br />
gli <strong>in</strong>terventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti e a migliorare la tutela<br />
della pubblica <strong>in</strong>columità, senza aumenti di superficie e volume, senza cambiamenti di dest<strong>in</strong>azione<br />
d’uso che comport<strong>in</strong>o aumento del carico <strong>in</strong>sediativo;<br />
gli <strong>in</strong>terventi necessari per la manutenzione ord<strong>in</strong>aria e straord<strong>in</strong>aria di opere pubbliche o di <strong>in</strong>teresse<br />
pubblico e gli <strong>in</strong>terventi di consolidamento e restauro conservativo di beni di <strong>in</strong>teresse culturale,<br />
compatibili con la normativa di tutela;<br />
le opere di bonifica, di sistemazione e di monitoraggio dei movimenti franosi;<br />
le opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee;<br />
la ristrutturazione e la realizzazione di <strong>in</strong>frastrutture l<strong>in</strong>eari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali<br />
non altrimenti localizzabili, previo studio di compatibilità dell’<strong>in</strong>tervento con lo stato di dissesto<br />
esistente validato dall'Autorità competente. Gli <strong>in</strong>terventi devono comunque garantire la sicurezza<br />
dell’esercizio delle funzioni per cui sono dest<strong>in</strong>ati, tenuto conto dello stato di dissesto <strong>in</strong> essere.<br />
Nelle aree Fq, oltre agli <strong>in</strong>terventi di cui al precedente comma 2, sono consentiti:<br />
gli <strong>in</strong>terventi di manutenzione straord<strong>in</strong>aria, di restauro e di risanamento conservativo, così come<br />
def<strong>in</strong>iti alle lettere b) e c) dell’art. 31 della L. 5 agosto 1978, n. 457, senza aumenti di superficie e<br />
volume;<br />
gli <strong>in</strong>terventi di ampliamento degli edifici esistenti per adeguamento igienico-funzionale;<br />
gli <strong>in</strong>terventi di ampliamento e ristrutturazione di edifici esistenti, nonché di nuova costruzione, purchè<br />
consentiti dallo strumento urbanistico adeguato al presente Piano ai sensi e per gli effetti dell’art. 18,<br />
fatto salvo quanto disposto dalle al<strong>in</strong>ee successive;<br />
la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue e l’ampliamento di quelli esistenti,<br />
previo studio di compatibilità dell’opera con lo stato di dissesto esistente validato dall'Autorità<br />
competente; sono comunque escluse la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e recupero dei<br />
rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, l’esercizio delle operazioni di smaltimento e<br />
recupero dei rifiuti, così come def<strong>in</strong>iti dal D. Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22. E’ consentito l’esercizio delle<br />
operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate ai sensi dello stesso D.Lgs. 22/1997 (o<br />
per le quali sia stata presentata comunicazione di <strong>in</strong>izio attività, nel rispetto delle norme tecniche e dei<br />
requisiti specificati all’art. 31 del D.Lgs. 22/1997) alla data di entrata <strong>in</strong> vigore del Piano, limitatamente<br />
alla durata dell’autorizzazione stessa. Tale autorizzazione può essere r<strong>in</strong>novata f<strong>in</strong>o ad esaurimento<br />
della capacità residua derivante dalla autorizzazione orig<strong>in</strong>aria per le discariche e f<strong>in</strong>o al term<strong>in</strong>e della<br />
vita tecnica per gli impianti a tecnologia complessa, previo studio di compatibilità validato dall'Autorità<br />
competente. Alla scadenza devono essere effettuate le operazioni di messa <strong>in</strong> sicurezza e riprist<strong>in</strong>o<br />
del sito, così come def<strong>in</strong>ite all’art. 6 del suddetto decreto legislativo. Nelle aree Fs compete alle<br />
Regioni e agli Enti locali, attraverso gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica,<br />
regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti, tenuto anche conto delle <strong>in</strong>dicazioni dei<br />
programmi di previsione e prevenzione ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225. Gli <strong>in</strong>terventi<br />
ammissibili devono <strong>in</strong> ogni caso essere soggetti ad uno studio di compatibilità con le condizioni del<br />
dissesto validato dall'Autorità competente.<br />
Fatto salvo quanto previsto dall’art. 3 ter del D.L. 12 ottobre 2000, n. 279, convertito <strong>in</strong> L. 11 dicembre<br />
2000, n. 365, nelle aree Ee sono esclusivamente consentiti:<br />
gli <strong>in</strong>terventi di demolizione senza ricostruzione;<br />
gli <strong>in</strong>terventi di manutenzione ord<strong>in</strong>aria e straord<strong>in</strong>aria, di restauro e di risanamento conservativo degli<br />
edifici, così come def<strong>in</strong>iti alle lettere a), b) e c) dell’art. 31 della L. 5 agosto 1978, n. 457;<br />
gli <strong>in</strong>terventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti e a migliorare la tutela<br />
della pubblica <strong>in</strong>columità, senza aumenti di superficie e volume, senza cambiamenti di dest<strong>in</strong>azione<br />
d’uso che comport<strong>in</strong>o aumento del carico <strong>in</strong>sediativo;<br />
gli <strong>in</strong>terventi necessari per la manutenzione ord<strong>in</strong>aria e straord<strong>in</strong>aria di opere pubbliche e di <strong>in</strong>teresse<br />
pubblico e di restauro e di risanamento conservativo di beni di <strong>in</strong>teresse culturale, compatibili con la<br />
normativa di tutela;<br />
i cambiamenti delle dest<strong>in</strong>azioni colturali, purché non <strong>in</strong>teressanti una fascia di ampiezza di 4 m dal<br />
ciglio della sponda ai sensi del R.D. 523/1904;<br />
gli <strong>in</strong>terventi volti alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e alla elim<strong>in</strong>azione, per quanto<br />
possibile, dei fattori <strong>in</strong>compatibili di <strong>in</strong>terferenza antropica;<br />
le opere di difesa, di sistemazione idraulica e di monitoraggio dei fenomeni;<br />
la ristrutturazione e la realizzazione di <strong>in</strong>frastrutture l<strong>in</strong>eari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali<br />
Comune di Castelnuovo Don Bosco – Verifiche di compatibilità idraulica e idrogeologica dello strumento urbanistico – <strong>Relazione</strong> <strong>Geologica</strong> <strong>Illustrativa</strong>
GEO s<strong>in</strong>tesi ASSOCIAZIONE TRA PROFESSIONISTI pag. 49<br />
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non altrimenti localizzabili e relativi impianti, previo studio di compatibilità dell’<strong>in</strong>tervento con lo stato<br />
di dissesto esistente validato dall'Autorità competente. Gli <strong>in</strong>terventi devono comunque garantire la<br />
sicurezza dell’esercizio delle funzioni per cui sono dest<strong>in</strong>ati, tenuto conto delle condizioni idrauliche<br />
presenti;<br />
l’ampliamento o la ristrutturazione degli impianti di trattamento delle acque reflue;<br />
l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate ai sensi del D.Lgs. 5<br />
febbraio 1997, n. 22 (o per le quali sia stata presentata comunicazione di <strong>in</strong>izio attività, nel rispetto<br />
delle norme tecniche e dei requisiti specificati all’art. 31 dello stesso D.Lgs. 22/1997) alla data di<br />
entrata <strong>in</strong> vigore del Piano, limitatamente alla durata dell’autorizzazione stessa. Tale autorizzazione<br />
può essere r<strong>in</strong>novata f<strong>in</strong>o ad esaurimento della capacità residua derivante dalla autorizzazione<br />
orig<strong>in</strong>aria per le discariche e f<strong>in</strong>o al term<strong>in</strong>e della vita tecnica per gli impianti a tecnologia complessa,<br />
previo studio di compatibilità validato dall'Autorità competente. Alla scadenza devono essere<br />
effettuate le operazioni di messa <strong>in</strong> sicurezza e riprist<strong>in</strong>o del sito, così come def<strong>in</strong>ite all’art. 6 del<br />
suddetto decreto legislativo.<br />
Nelle aree Eb, oltre agli <strong>in</strong>terventi di cui al precedente comma 5, sono consentiti:<br />
gli <strong>in</strong>terventi di ristrutturazione edilizia, così come def<strong>in</strong>iti alla lettera d) dell’art. 31 della L. 5 agosto<br />
1978, n. 457, senza aumenti di superficie e volume;<br />
gli <strong>in</strong>terventi di ampliamento degli edifici esistenti per adeguamento igienico-funzionale;<br />
la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue;<br />
il completamento degli esistenti impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti a tecnologia complessa,<br />
quand'esso risultasse <strong>in</strong>dispensabile per il raggiungimento dell'autonomia degli ambiti territoriali<br />
ottimali così come <strong>in</strong>dividuati dalla pianificazione regionale e prov<strong>in</strong>ciale; i relativi <strong>in</strong>terventi di<br />
completamento sono subord<strong>in</strong>ati a uno studio di compatibilità con il presente Piano validato<br />
dall'Autorità di bac<strong>in</strong>o, anche sulla base di quanto previsto all'art. 19 bis.<br />
Nelle aree Em compete alle Regioni e agli Enti locali, attraverso gli strumenti di pianificazione<br />
territoriale e urbanistica, regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti, tenuto anche conto<br />
delle <strong>in</strong>dicazioni dei programmi di previsione e prevenzione ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225.<br />
Gli <strong>in</strong>terventi ammissibili devono <strong>in</strong> ogni caso essere soggetti ad uno studio di compatibilità con le<br />
condizioni del dissesto validato dall'Autorità competente.<br />
Tutti gli <strong>in</strong>terventi consentiti, di cui ai precedenti commi, sono subord<strong>in</strong>ati ad una verifica tecnica,<br />
condotta anche <strong>in</strong> ottemperanza alle prescrizioni di cui al D.M. 11 marzo 1988, volta a dimostrare la<br />
compatibilità tra l’<strong>in</strong>tervento, le condizioni di dissesto e il livello di rischio esistente, sia per quanto<br />
riguarda possibili aggravamenti delle condizioni di <strong>in</strong>stabilità presenti, sia <strong>in</strong> relazione alla sicurezza<br />
dell’<strong>in</strong>tervento stesso. Tale verifica deve essere allegata al progetto dell'<strong>in</strong>tervento, redatta e firmata<br />
da un tecnico abilitato.<br />
Comune di Castelnuovo Don Bosco – Verifiche di compatibilità idraulica e idrogeologica dello strumento urbanistico – <strong>Relazione</strong> <strong>Geologica</strong> <strong>Illustrativa</strong>
GEO s<strong>in</strong>tesi ASSOCIAZIONE TRA PROFESSIONISTI pag. 50<br />
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10 ADEGUAMENTI AL PARERE DEL SETTORE PREVENZIONE TERRITORIALE<br />
DEL RISCHIO GEOLOGICO DELL’ARPA<br />
In accoglimento del parere formulato dal Settore Prevenzione Territoriale del Rischio<br />
Geologico dell’ARPA, Prot. n. 12069/Sc14 del 5.02.09, nel seguito sono descritte le<br />
modifiche e <strong>in</strong>tegrazioni apportate al presente elaborato, nella "Carta geomorfologica e<br />
dei dissesti" (Elaborato GB02), “Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e<br />
dell’idoneità all’uso urbanistico” <strong>in</strong> scala 1:10.000 (Elaborato GB05), nonché nello<br />
stralcio di essa, a scala di maggior dettaglio, riferita al concentrico (Elaborato GB05A <strong>in</strong><br />
scala 1: 2000).<br />
Sono state corrette le difformità tra la "Carta geomorfologica e dei dissesti" (Elaborato<br />
GB02) e la "Delimitazione delle aree di pericolosità idraulica" (Elaborato IB03). Tuttavia,<br />
si specifica che quest'ultimo elaborato è una semplice rappresentazione dei risultati<br />
emersi dalle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i idrauliche realizzate, mentre le delimitazioni proposte nella "Carta<br />
geomorfologica e dei dissesti" (Elaborato GB02) e nelle cartografie di s<strong>in</strong>tesi (Elaborati<br />
GB05 e GB05A) derivano sia dall'<strong>in</strong>terpretazione di tali <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i che da valutazioni di<br />
tipo geomorfologico (soprattutto <strong>in</strong> riferimento ai settori compresi tra due sezioni oggetto<br />
di verifica idraulica).<br />
Sulla base delle segnalazioni dell'Ufficio tecnico comunale è stato effettuato un<br />
sopralluogo f<strong>in</strong>alizzato a verificare le condizioni del territorio <strong>in</strong> seguito all'evento<br />
meteorologico del Dicembre 2008 e a valutare eventuali modifiche alla "Carta<br />
geomorfologica e dei dissesti". Di conseguenza, alcune porzioni di versante<br />
corrispondenti quasi esclusivamente a scarpate di monte di strade sono stati ascritti alla<br />
classe IIIA. In due casi, lungo Strada Comunale Coll<strong>in</strong>a Margherita, a monte della<br />
strada prov<strong>in</strong>ciale tra Castelnuovo D. B. e Mondonio, sono state <strong>in</strong>dicate due frane<br />
puntuali per scivolamento rotazionale, attive. In un altro caso, trattasi di franamento di<br />
una porzione della Strada vic<strong>in</strong>ale Ba<strong>in</strong>o, è stata <strong>in</strong>dicata una frana areale per<br />
scivolamento rotazionale, attiva.<br />
Il settore riferito al dissesto areale EmA localizzato nella vallecola richiamata nel parere<br />
<strong>in</strong> oggetto, è stato ascritto alla classe IIIA come richiesto, ad eccezione di una porzione<br />
di dorsale rilevata rispetto al fondovalle pr<strong>in</strong>cipale e all'impluvio presente;<br />
coerentemente con l'assetto morfologico dei luoghi è stato modificato anche il limite del
GEO s<strong>in</strong>tesi ASSOCIAZIONE TRA PROFESSIONISTI<br />
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51<br />
dissesto EmA.<br />
Sulla "Carta geomorfologica e dei dissesti" (Elaborato GB02) è stata riportata la frana<br />
avvenuta nel 1997, segnalata anche nella Banca dati <strong>Geologica</strong>, ed è stata ascritta alla<br />
classe IIIA la porzione di versante <strong>in</strong>teressata e potenzialmente co<strong>in</strong>volgibile da un<br />
eventuale evoluzione del fenomeno.<br />
In merito alla mosaicatura, sono state consultate le cartografie di s<strong>in</strong>tesi, ove presenti,<br />
dei territori comunali conf<strong>in</strong>anti. Per quanto concerne i settori coll<strong>in</strong>ari sono emerse<br />
alcune difformità <strong>in</strong> riferimento all'attribuzione delle classi II e III, imputabili<br />
essenzialmente a differenti condizioni morfologiche derivanti dal fatto che talora si<br />
passa da ambiente di dorsale a versante più acclive e/o forme impluviali.<br />
Per quanto riguarda i settori di fondovalle, l'unica discrepanza di rilievo è <strong>in</strong><br />
corrispondenza alla destra idrografica del T. Traversola al conf<strong>in</strong>e con Buttigliera d'Asti.<br />
In tale tratto, poiché non sono stati effettuate <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i idrauliche, è stato mantenuto il<br />
dissesto della cartografia PAI, condiviso dal Gruppo Interdiscipl<strong>in</strong>are. Per quanto<br />
concerne la “Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e dell’idoneità all’uso<br />
urbanistico” <strong>in</strong> scala 1:10.000 (Elaborato GB05), a titolo cautelativo e alf<strong>in</strong>e di sanare<br />
parzialmente le difformità, è stata ascritta alla classe IIIA un'ampia porzione di<br />
fondovalle localizzata <strong>in</strong> sponda destra del torrente.<br />
Come richiesto, le classi IIIB sono state rese compatibili con le prescrizioni dell'art. 9<br />
delle NTA del PAI. Pertanto, le aree contenute entro i perimetri EbA sono state ascritte<br />
alle classi IIIB3 o IIIA, mentre quelle ricadenti <strong>in</strong> EeA sono state riferite alla classe IIIA,<br />
<strong>in</strong> quanto <strong>in</strong>edificate.<br />
Sono state modificate le prescrizioni relative alle fasce di rispetto dei corsi d'acqua e,<br />
pertanto, gli ambiti edificati ricadenti entro le stesse sono stati ascritti alla classe IIIB4.<br />
Comune di Castelnuovo Don Bosco – Verifiche di compatibilità idraulica e idrogeologica dello strumento urbanistico – <strong>Relazione</strong> <strong>Geologica</strong> <strong>Illustrativa</strong>
INDICE<br />
1. Premessa pag. 1<br />
2. Introduzione “ 4<br />
3. Assetto geografico e morfologico “ 6<br />
4. Assetto geologico “ 8<br />
5. Dissesto <strong>in</strong> atto e potenziale “ 16<br />
6. Assetto idrogeologico “ 29<br />
7. Condizioni di acclività del territorio <strong>in</strong> esame “ 35<br />
8. Riclassificazione sismica “ 36<br />
9. Note alla “Carta di s<strong>in</strong>tesi della pericolosità geologica e della<br />
idoneità all’uso Urbanistico “ 37<br />
10 Adeguamenti al parere del settore prevenzione territoriale<br />
del rischio geologico dell’ARPA " 50