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La vicina di casa. - Notte Criminale

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Una volta dentro <strong>casa</strong> si rese subito conto <strong>di</strong> non riuscire a smettere <strong>di</strong> pensare all’orribileteschio che aveva <strong>di</strong>ssotterrato. Pur essendo un uomo timido e <strong>di</strong>stratto, non era per niente uningenuo. Di conseguenza non pensò neppure per un secondo <strong>di</strong> essersi imbattuto in un repertoarcheologico. Nonostante si trovasse da molto tempo in quel giar<strong>di</strong>no, il teschio non era certo unareliquia. E non era stato neanche sotterrato a grande profon<strong>di</strong>tà.Improvvisamente ad Alberto Cetti balenò nella testa un pensiero spaventoso. E’ tendenzacomune considerare i teschi come oggetti a sé stanti. Tuttavia alla scatola cranica, generalmente, èunita una colonna vertebrale e ad essa due scapole, un certo numero <strong>di</strong> costole e tutte le altre ossache vanno a comporre lo scheletro completo. Si rese conto <strong>di</strong> non poter convivere con questodubbio.Appena la signora Fidocci si fu ritirata in <strong>casa</strong> per la consueta seduta televisiva che iniziavaimprorogabilmente alle <strong>di</strong>ciannove e trenta (timidamente aveva anche chiesto ad Alberto <strong>di</strong>partecipare a questo rito), lui uscì <strong>di</strong> nuovo in giar<strong>di</strong>no portando con sé una grossa cesta <strong>di</strong> vimini.Il ba<strong>di</strong>le era ancora piantato nel terreno. Arrotolò le maniche della camicia ed iniziò a scavarecon movimenti calmi e ritmici, come un giar<strong>di</strong>niere professionista, sino ad ottenere un solco più omeno della lunghezza <strong>di</strong> una bara. Per fare questo fu anche costretto, dolorosamente, a sra<strong>di</strong>care uncespuglio <strong>di</strong> rose <strong>di</strong> rara varietà. Alla fine ripose nella cesta, oltre al teschio che si era premunito <strong>di</strong>recuperare dal cassonetto, un <strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> ossa umane.Quando ritenne <strong>di</strong> aver completato la sua fatica, riempì nuovamente il solco, ripiantando tuttoquello che era stato costretto a strappare. Pulì il ba<strong>di</strong>le, lo ripose nella baracca per gli attrezzi erientrò stancamente in <strong>casa</strong>. Preparò un pacchetto con dentro ciò che aveva trovato, lo sigillò condel nastro adesivo e lo chiuse nell’arma<strong>di</strong>o della sua camera da letto. Poi si concesse un’abbondantebevuta d’acqua e, con i muscoli tutti indolenziti, si infilò sotto le coperte.Non chiuse occhio.Forse era la <strong>vicina</strong>nza con quelle ossa umane, forse era semplicemente il rimorso. Il suo doveresarebbe stato quello <strong>di</strong> portare tutto all’autorità giu<strong>di</strong>ziaria. Ma tra il dovere e la convenienza, ilconflitto era molto forte. Aveva sempre considerato gli anni della pensione come il suo para<strong>di</strong>so interra e adesso non chiedeva altro che essere lasciato in pace. Tuttavia, se avesse informato leautorità, sapeva bene cosa sarebbe accaduto. Imme<strong>di</strong>atamente il giar<strong>di</strong>no si sarebbe riempito <strong>di</strong>uomini della scientifica muniti <strong>di</strong> ba<strong>di</strong>li ed altri attrezzi per scavare. Lui sarebbe stato tormentato eperseguitato oltre ogni limite <strong>di</strong> sopportazione. Anche se nessuno avesse osato sospettare <strong>di</strong> lui,intorno alla sua persona sarebbe sorto un gran clamore. <strong>La</strong> stampa e i curiosi avrebbero invaso lasua privacy. Forse sarebbe stato coinvolto in un processo e avrebbe dovuto rispondere ad accanitipubblici ministeri ed avvocati <strong>di</strong>fensori. Una previsione del genere lo faceva sudare freddo. E.


Alberto aveva ben chiaro quale fosse l’obiettivo del suo incontro con Oscar <strong>La</strong>ncetti. Cercava <strong>di</strong>rasserenarsi ripetendo che tutto avrebbe potuto risolversi in assoluta tranquillità, senza l’utilizzodell’attizzatoio e senza nessuno spargimento <strong>di</strong> sangue.Il campanello squillò.Improvvisamente Alberto si sentì in preda al panico, ma riuscì a controllarsi e aprì la porta.Dopo i convenevoli, i due uomini si accomodarono nel salotto. Con le mani che gli tremavano,Alberto versò del whisky in due bicchieri, consegnandone poi uno al suo sgra<strong>di</strong>to ospite.Con grande sforzo <strong>di</strong>sse: “Ci ho pensato sopra, è l’unica soluzione. Lei deve ricomprarsi questa<strong>casa</strong>.Il suo visitatore non si scompose.“Mio caro signor Cetti” – affermò – “lei deve essere pazzo. Perché mai dovrei fare una cosa delgenere?”“Lo sa perfettamente il perché!”, esclamò Alberto con un grido rauco.“Cosa c’è che non va in questa <strong>casa</strong>? Il prezzo era onesto, non mi sembra <strong>di</strong> aver chiesto unacifra sconsiderata”“Non riguarda la <strong>casa</strong>! Ciò che non va bene, signor <strong>La</strong>ncetti, l’ho scoperto nel giar<strong>di</strong>no!”Disse soltanto che voleva un giar<strong>di</strong>no più grande.Seguì un silenzio sinistro, che ad Alberto parve durare un’eternità.Finalmente Oscar <strong>La</strong>ncetti parlò.“Quin<strong>di</strong> è questa la sua lamentela…”Tacque nuovamente.Poi aggiunse: “ Non capisco davvero. Lei ora possiede il più bel roseto <strong>di</strong> tutta la zona…”C’è un limite alla sopportazione <strong>di</strong> qualsiasi uomo, anche <strong>di</strong> un impiegato statale in pensione. Lospaventoso cinismo <strong>di</strong> quel commento, con l’implicita associazione <strong>di</strong> quelle splen<strong>di</strong>de rose con lamacabra natura del loro fertilizzante, era più <strong>di</strong> quanto chiunque potesse tollerare.Ci fu un altro momento <strong>di</strong> silenzio.“Allora? Si vuole spiegare meglio, per favore?”, <strong>di</strong>sse il signor <strong>La</strong>ncetti, con voce <strong>di</strong>versa,fredda.“Lei…lei è un mostro!”, gridò Alberto, giunto sull’orlo <strong>di</strong> un attacco isterico.“Ora ho la conferma che lei è pazzo, signor Cetti” – <strong>di</strong>sse Oscar <strong>La</strong>ncetti con tristezza ecompassione – “be’, a questo punto, non c’è che una soluzione…”Appoggiò le mani ai braccioli della poltrona, per alzarsi.

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