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CI 2005 04.pdf - Colleferro 1

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Renzo Fior(Presidente Comunità Emmaus, Villafranca e Presidente Movimento Emmaus Internazionale)La Comunità Emmausdi Villafranca (Vr), una comunità in cui l’accoglienza è pilastro portante.“…nulla era stato previsto prima, né programmato. Durante tutti questi anni, che abbiamo fatto dicosì speciale? Semplicemente non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle miserie che ci hannocontinuamente interpellato che hanno bussato alla nostra porta. Abbiamo accolto chi era in difficoltàe con lui abbiamo realizzato il nostro movimento. Sono stati in molti in questi anni a dirmi chequesto Movimento di disperati non avrebbe retto a lungo. Ed invece come per miracolo, siamoancora vivi, perché le donne e gli uomini che lo compongono attraverso la vita comunitaria sonodiventati dei militanti contro le ingiustizie. Ingiustizie a cui avevano a loro volta sofferto”.Abbè PierreLa comunità Emmaus di Villafranca di Verona ha festeggiato il lunedì di Pasqua <strong>2005</strong> il suo venticinquesimo anno di attività.La festa è stata più importante per noi e per centinaia di persone che sono venute nella nostra sede per la presenza del fondatoredel movimento: l’Abbè Pierre. L’anniversario, come tutti gli anniversari che interessano persone e associazioni è anche un’occasioneper fare una valutazione del lavoro fatto, porsi degli interrogativi sul come continuare l’impegno preso nella fedeltà ai valori chestanno alla base dell’esperienza Emmaus.Dei quattro pilastri attorno ai quali si è costruita e si costruisce giorno dopo giorno la storia di Emmaus Villafranca, come quelle ditutte le altre 400 realtà Emmaus sparse nel mondo in quattro continenti, mettiamo in risalto quello dell’accoglienza .L’accoglienza: “nessuno tra noi sarà considerato in funzione di altra cosa se non della sua qualità di uomo nel momento presente,qualunque sia la sua origine, il suo passato, le sue opinioni”.In questi 20 anni, più di 300 persone sono passate dalla comunità dove hanno trascorso un periodo più o meno lungo della loro vita.È una vita comunitaria semplice che gira attorno ai valori dell’accoglienza, dell’ascolto, del farsi carico gli uni e gli altri, del sentirsipartecipi della vita quotidiana come dei fatti straordinari che arrivano; vita quotidiana che domanda a ciascuno una capacità d’ascoltoe di “ saper accettare” le diversità e la pazienza indispensabile per convivere con persone che non si sono “scelte” ma che sisono “trovate” a vivere insieme. Vita quotidiana che ci ha obbligato a confrontarci con i problemi dell’emarginazione e dell’esclusione…abbiamosi accolto più di 300 persone in questi anni , ma molte di più sono state le richieste di accoglienza alle quali nonabbiamo saputo rispondere per mancanza di posto. È questo fenomeno lungi dall’attenuarsi riscontra in questi ultimi anni unaumento preoccupante. Ricevere ogni giorno due o tre richieste di accoglienza, anche se il nostro osservatorio è estremamentelimitato, dà l’idea di un mondo fatto di uomini e di donne che sono costrette a vivere sulla strada o in situazioni di estrema precarietà.Fa nascere la convinzione che a lato di una società che fa bella mostra delle proprie ricchezze, del proprio tenore di vita ci siaun “popolo” nascosto che vive dimensioni di vita molto più precarie e difficili.E, fatto ancora più grave, esiste l’impressione che questa frattura e distanza invece di diminuire si allarghi. Si imponeuna domanda: qual è il nostro modello di società? La fratellanza, la condivisione, la solidarietà, il farsi carico ditutti….sono ancora “valori”, “ preoccupazioni”che stanno alla base dell’azione politica, economica?È importante rifondare le ragioni della politica per un progetto di società che non escluda.I giovani che cominciano a prendereresponsabilità non devono disegnare unA L t r oimpegno amministrativo-politico vissutocon questi ideali; non lasciamo la politica inmano agli affaristi, riportiamo l’impegnosociale al piano nobile che gli compete.Per Emmaus è essenziale unire la solidarietà ad un impegno politico, in senso lato, e sociale sul territorio.Finanziare un pozzo in Africa ma nello stesso tempo non impegnarsi contro la politica di privatizzazionedell’acqua fatta da queste imprese in ogni parte del globo è un non senso e un perpetuare un sistemadi assistenzialismo e neocolonizzatore: perpetuare l’idea che i popoli del sud sono incapaci di svilupparsie non capire che all’origine della miseria e del sottosviluppo ci sta la politica predatoria del mondo economicodel nord. Dobbiamo cercare di non essere complici taciti di quanto avviene. Per questo, neltempo è stato fondamentale lavorare in rete con altre organizzazioni della società civile sia locali, nazionaliche internazionali. Convegni, dibattiti, marce, petizioni ci hanno visto sempre presenti.1415

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