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9 - Camera di Commercio di Milano

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34 lente d’ingran<strong>di</strong>mento 35L’Île-de-France, fragile colossoNel 1996, gli amministratori newyorchesi avevanodenominato il loro piano per la gestione delterritorio «A region at risk». Questo è un po’ lostesso sentimento che percepiamo oggi nell’Île-de-France: profondamente riorganizzata negli annisessanta (Plan Delouvrier), la metropoli parigina haa lungo beneficiato <strong>di</strong> una configurazione economicae sociale particolare e <strong>di</strong> infrastrutture urbane <strong>di</strong>altissimo livello che le hanno consentito <strong>di</strong> evitarealmeno in parte la crisi urbanistica che ha colpitonegli anni ottanta Londra e soprattutto New York.Alcune particolarità francilien permangono ancoraoggi, in particolare la grande <strong>di</strong>versificazione delsuo tessuto economico e la relativa eterogeneità delsuo spazio urbano, ma l’organizzazione spazialedel territorio si è oggigiorno mo<strong>di</strong>ficata mettendole sue infrastrutture istituzionali e urbane in unasituazione precaria.Dinamismo economicoLa situazione economica dell’Île-de-France rompecon l’immagine che rimandava fino all’inizio deglianni novanta: la <strong>di</strong>soccupazione non è più così circoscrittacome prima (6,9% nel 2007, cioè 0,7 puntiin meno rispetto alla provincia, mentre nel 2000lo scarto era <strong>di</strong> 1,7 punti) e, anche se la produttivitàper impiego è fortemente aumentata (1,4% all’annorispetto all’1,1% in provincia tra il 1996 e il 2006,il che ne fa la seconda regione dopo la Bretagna per J.-C. Prager, Le management stratégique des grandes métropoles des paysavancés, Rapporto dell’ADIT, 2007. E. Preteceille, “Is gentrification a useful para<strong>di</strong>gm to analyse socialchanges in the Paris metropolis?”, in “Environment and Planning A”, vol.XXXIX, n. 1, 2007, pp. 10-31.ritmo <strong>di</strong> intensificazione della produttività), il tasso<strong>di</strong> crescita cumulativo degli ultimi anni s’inserisceappena nella me<strong>di</strong>a nazionale (2,3% all’anno tra il1996 e il 2006, ma una crescita due volte inferioretra il 2004 e il 2006). L’economia regionale rimanecaratterizzata da una struttura lavorativa molto <strong>di</strong>versada quella dell’economia nazionale, dominatadai servizi alle imprese e dai quadri <strong>di</strong>rettivi.Queste <strong>di</strong>fferenze s’inseriscono nel quadro <strong>di</strong> unoStato che rimane potente e presente, alimentando duepunti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>fferenti in relazione alla metropoliparigina. Da una parte si pone la questione del nessotra ricchezza prodotta (PIL) e sviluppo (red<strong>di</strong>ti econsumi) sul territorio della regione parigina: la metropoliè sicuramente più ricca, ma la maggior partedei red<strong>di</strong>ti viene spesa al <strong>di</strong> fuori (sia dai franciliensin trasferta sia attraverso il sistema <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>stribuzionenazionale) e in città i prezzi sono più elevati. Infine,se la città produce il doppio per persona rispetto allaprovincia, il red<strong>di</strong>to pro capite è soltanto 1,5 voltepiù elevato (senza considerare il livello dei prezzi).Inoltre questi scarti sono soprattutto il riflesso delle<strong>di</strong>fferenze tra le <strong>di</strong>verse strutture socio-professionali.D’altra parte Parigi è una città mon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong>pen- I servizi alle imprese rappresentano il 25% dell’impiego francilien(13% in provincia), il terziario amministrativo e domestico il 59%(59% in provincia), l’industria l’11% (17% in provincia), il BTP il 5%(7% in provincia) e l’agricoltura lo 0,3% (4% in provincia). A causadella sua <strong>di</strong>mensione, l’Île-de-France resta tuttavia il primo territorioindustriale francese quanto a volume (15% dell’impiego e 21% del valoreaggiunto dell’industria francese), dato che appare in parte più bassopoiché molti impieghi dei servizi alle imprese sono in realtà impieghiindustriali (consulenza, ricerca ecc.). Dunque l’Île-de-France conta il35% dell’impiego e il 37% del valore aggiunto nazionale nei servizi alleimprese. L. Davezies, Croissance ans développement en Île-de-France, Rapporto perla Caisse des Dépôts et Consignations, 2007. M. Fesseau, V. Passeron, M. Vérone, “Les prix sont plus élevés en Îlede-Francequ’en province”, in “Insee Première”, n. 1210.dente dalle gran<strong>di</strong> strategie politiche nazionali, ealcune politiche pubbliche (soprattutto in materia <strong>di</strong>ricerca 10 ) hanno particolari effetti sulla competitivitàrelativa del territorio parigino. Né la fonte dei problemi– parigini o francesi con un impatto più fortesu Parigi (vedere in seguito) – né l’ampiezza realedel problema – congiunturale o strutturale – sonoveramente chiari.Ristrutturazione eco-socio-spazialeNegli ultimi decenni la maggior parte delle gran<strong>di</strong>città ha visto i lavoratori abbandonare il centrocittàper stabilirsi e crescere in periferia. 11 Parigi,sebbene considerata una città monocentrica, non èsfuggita a questa tendenza.Se consideriamo l’evoluzione dell’impiego nell’ambitodel territorio urbano <strong>di</strong> Parigi, includendo anche isobborghi tra il 1975 e il 1999, 12 troviamo 500.000impiegati in più ma soprattutto una trasformazionedella geografia territoriale a tutto vantaggio dellaseconda cintura: Parigi ha perso 300.000 impiegati J.-L. Missika, Paris, ville-monde dans une France endormie,www.laviedesidees.fr, 12 feb. 2008.10 In quanto a volume, l’Île de France resta la prima regione europeanel campo della ricerca secondo la quasi totalità dei criteri impiegati percalcolarla: 14,4 milioni <strong>di</strong> euro investiti nel 2003, cioè il 7,7% dei fon<strong>di</strong>R&D dell’Ue, 3282 richieste <strong>di</strong> brevetti nel 2002, cioè 5,5% delle richiesteeuropee, 3.500.000 persone che lavorano nelle scienza e nella tecnica e, cioè3,4% <strong>di</strong> RHST dell’Ue. Tuttavia, considerata la sua estensione, questo datoappare ri<strong>di</strong>mensionato; soprattutto il livello dell’investimento pubblico eprivato nel R&D che caratterizzava l’Île-de-France è oggi minacciato dallaforte crisi degli investimenti pubblici (B. Flex, Industries de haute technologieet services fondés sur la connaissance – L’importance de la R&D et des ressourceshumaines en science et technologie, Statistiques en bref, Eurostat, 2006).11 A. Anas, R.A. Kenneth, A. Small, “Urban Spatial Structure”, in“Journal of Economic Literature”, American Economic Association, vol.36(3), pp. 1426-1464.12 F. Gilli, “La région parisienne entre 1975 et 1999: une mutationgéographique et économique”, in “Économie et Statistiques”, n. 387,2006, pp. 3-32.sul lungo periodo e queste per<strong>di</strong>te non sono statecompensate dai 100.000 impiegati guadagnati neipoli della prima cintura (La Défense, Boulogne-Issyles Moulineaux, Ivry-sur-Seine, Montreuil, la Plainede France ecc.). Sempre più densamente popolati eintegrati con Parigi, questi poli hanno guadagnatoterreno soprattutto per quanto riguarda i quadri e leprofessioni interme<strong>di</strong>e, mentre la popolazione nellazona Nord-est della prima cintura è soprattutto compostada operai e impiegati.La crescita dell’impiego in periferia è dunque ilfenomeno <strong>di</strong> maggior rilievo degli ultimi trent’anni:400.000 impiegati si sono concentrati nei poli perifericipiù numerosi, più estesi e più importanti (se necontano più <strong>di</strong> quaranta nel 1999) e 300.000 impiegatisi sono trasferiti negli spazi extraurbani, specialmentenella seconda o terza cintura dei poli d’impiegoperiferici o lungo le gran<strong>di</strong> arterie autostradali.Secondo elemento importante, questa decentralizzazioneha comportato una riorganizzazione dell’economiaregionale. Mentre i servizi ai singoli e i serviziamministrativi hanno subito più o meno lo stessoprocesso <strong>di</strong> decentralizzazione, i servizi alle impresee gli impieghi industriali si sono invece ricompostiin poli specializzati <strong>di</strong>sseminati lungo il territorio.L’effetto statistico è lo stesso (si osserva una decentralizzazionedell’impiego, ma la logica spaziale chequesto comporta è ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>versa), poichéda una parte otteniamo spazi misti, dall’altra polieconomici specializzati. La crescita economica nellaseconda cintura è stata abbastanza importante daevitare la formazione <strong>di</strong> poli troppo specializzati,ma le conseguenze <strong>di</strong> questa evoluzione sono statecomunque rilevanti. Se consideriamo l’effetto chedrastici squilibri settoriali possono avere non soltantosulla <strong>di</strong>namica economica ma anche sulle <strong>di</strong>fferenze<strong>di</strong> sviluppo tra territori vicini, questa evoluzione può

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