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9 - Camera di Commercio di Milano

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42 lente d’ingran<strong>di</strong>mento 43i mezzi economici per portare avanti da solo importantiprogetti urbani (escludendo Parigi, il budgetd’investimento me<strong>di</strong>o dei comuni dell’Île-de-Franceera <strong>di</strong> appena 3.200.000 euro nel 2002 e la superficieme<strong>di</strong>a dei comuni della regione <strong>di</strong> Parigi è <strong>di</strong>circa 900 ettari, 33 <strong>di</strong> cui appena 534 nella primacorona e, al <strong>di</strong> fuori della città <strong>di</strong> Parigi, non sicontano che 34 comuni con più <strong>di</strong> 50.000 abitantinel 2005). Si trovano sempre più <strong>di</strong> fronte a unaframmentazione del potere decisionale (che contribuisconoa creare) e a essere sempre più spesso inconcorrenza per l’adozione o la sospensione <strong>di</strong> unprogetto in una metropoli che potrebbe contenerele 15 maggiori aeree urbane della provincia. 34Combinazione della potenza dei soggetti operativi edella debolezza dello Stato e dei protagonisti locali, lametropoli parigina si gestisce in gran parte da sola.Articolare locale e metropolitanoAl <strong>di</strong> là del solo schema <strong>di</strong>rettivo della regione dell’Île-de-France,il rilancio della metropoli pariginapone alcune questioni operative e solleva problemipolitici.33 1.201.100 ettari per l’Île-de-France per 1281 comuni, cioè 938ettari in totale, 917 se si escludono i casi particolari <strong>di</strong> Parigi, 10.540ettari, e Fontainebleau, 17.205 ettari, e 1.451.800 ettari per l’area urbana<strong>di</strong> Parigi che raggruppa 1584 comuni, cioè 917 ettari in totale e 900ettari senza Parigi né Fontainebleau.34 A titolo <strong>di</strong> esempio, costruire una rete <strong>di</strong> trasporto pesante cheattraversi una metropoli della provincia presuppone <strong>di</strong> mettere d’accordola comunità urbana e una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> comuni. Nel caso <strong>di</strong> Parigicostruire una linea RER mobilita <strong>di</strong>rettamentente lo Stato (lo statutodella capitale impone un minimo <strong>di</strong> vincoli <strong>di</strong>pendenti dalla DéfenseNationale), la Regione, <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>partimenti, una decina <strong>di</strong> bacini d’utenzae più <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> comuni.Agire o no... e come?In una metropoli che non presenta tassi <strong>di</strong> crescitaa due cifre, portare avanti nuovi progetti pone unaquestione pratica: se paragonati a Shangai, i progettiparigini sono meno rischiosi, ma rendono anchemolto meno e soprattutto molto più a lungo termine.Le conseguenze da un punto <strong>di</strong> vista operativosono molto vaste: nel caso <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>menti a cinque osette anni, sono possibili speculazioni urbanistiche.Questo spinge verso un’urbanizzazione freneticae senza regole, ma gli e<strong>di</strong>fici sorgono e i progettidecollano. Le regole <strong>di</strong> una corretta gestione sconsiglianoquesto tipo <strong>di</strong> investimenti quando i progettivengono ammortizzati su 15 o più anni. In questocaso i progetti devono resistere a rovesci congiunturaliper poter essere portati a termine e il ritmo e laquantità <strong>di</strong> realizzazioni ne risentono. Ne risentonoancor più quando, anche a causa <strong>di</strong> problemi interni,i tempi si allungano: se i tempi dell’investimentosono più lunghi rispetto alla fase ascendente delciclo, il rischio è che le finestre <strong>di</strong> opportunità finiscanoper chiudersi prima dell’inizio dei progetti.Per esempio, in seguito alle incertezze del mercatoimmobiliare e alla crisi finanziaria, tali problemiinteressano <strong>di</strong>rettamente il piano <strong>di</strong> rilancio “LaDéfense 2015”.Vi è anche un problema <strong>di</strong> metodo e <strong>di</strong> obiettivi.Al <strong>di</strong> là dei ritocchi istituzionali, qualsiasi riformariguardante la regione parigina dovrà mo<strong>di</strong>ficare indettaglio gli aspetti fiscali, <strong>di</strong> politica immobiliaree delle modalità <strong>di</strong> finanziamento. Ciò rimandaad arbitrati tecnici e insieme a scelte politiche. Perquanto riguarda la fiscalità, per esempio, non sipotrà ottenere una migliore perequazione delle risorsea breve termine senza aumentare quella parte<strong>di</strong> risorse ri<strong>di</strong>stribuita alle collettività, sia attraversoun’attribuzione più selettiva delle dotazioni statali(estensione dei meccanismi esistenti 35 ) sia attraversola generalizzazione dei meccanismi obbligatori <strong>di</strong>trasferimento <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> tra collettività. 36Sembra però <strong>di</strong>fficile, nel contesto politico attuale,collocare questi massicci trasferimenti in unaprospettiva a lungo termine. La <strong>di</strong>vergenza tra glischieramenti locali e il livello metropolitano che alimentai <strong>di</strong>scorsi separatisti (Fiandre ecc.) obbliga aconsiderare i trasferimenti e la solidarietà territorialemassiccia in modo <strong>di</strong>verso rispetto a un territoriopiù ristretto. Si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> mobilitare questerisorse non soltanto per compensare le <strong>di</strong>fferenzetra la popolazione ma anche per operare localmenteal riassorbimento dei <strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> ricchezza inseno alla metropoli. Solo a questo prezzo si riuscirà,a me<strong>di</strong>o termine, a mettere la crescita metropolitanaal servizio dello sviluppo locale.La regione e gli attori regionali hanno verificato,grazie allo sdrif, che erano in grado <strong>di</strong> formularedelle <strong>di</strong>agnosi con<strong>di</strong>vise e <strong>di</strong> elaborare quadri collettivid’azione. Le questioni in sospeso evidenzianotuttavia due problemi: da una parte come crearenon soltanto una visione ma anche un’ambizioneregionale (e come rinnovarla nel tempo); dall’altracome mettere in pratica gli arbitrati collettivi. Sonoqueste due questioni che hanno rilanciato il <strong>di</strong>battitosulla “Grande Parigi”.Grand Paris o Parigi metropoliSperare nel ritorno <strong>di</strong> uno Stato accentratore nelquadro <strong>di</strong> una gestione pubblica, riunificato ed35 Dotation Globale de Fonctionnement, Dotation de SolidaritéUrbaine.36 Fonds de Solidarité Régional d’Île-de-France.efficace è anacronistico e poco realistico. Da unaparte, un forte accentramento dei mezzi d’azionenon farebbe rinascere il prefetto Delouvrier che hari<strong>di</strong>segnato la regione negli anni sessanta, e dall’altraquest’ultimo, per ottenere lo stesso impattostorico sulla regione parigina, dovrebbe lavorare<strong>di</strong>versamente e produrre piani <strong>di</strong>versi. Questo nonsignifica che bisogna accontentarsi della situazioneattuale in cui i mezzi d’azione e gli interventistatali sono <strong>di</strong>visi e non coor<strong>di</strong>nati tra loro econ le altre forze pubbliche. La questione dellalegittimità <strong>di</strong> un Secrétariat d’Etat o <strong>di</strong> un ComitéInterministériel d’Aménagement du Territoire nonsembra assurda se consideriamo che al centro dellaquestione c’è più l’attore (lo Stato e le sue <strong>di</strong>versepropaggini locali) che l’obiettivo (la regione parigina).Al contrario sembra invitare a immaginareuna soluzione innovativa per coor<strong>di</strong>nare i <strong>di</strong>versiattori locali della metropoli.Immaginare un governo locale unico in unametropoli <strong>di</strong> più <strong>di</strong> 11 milioni <strong>di</strong> abitanti è pocorealistico. Diverse soluzioni sono allora possibili permettere degli interme<strong>di</strong>ari tra azioni locali e azionimetropolitane. Nel quadro del <strong>di</strong>battito francilien,troviamo uno scenario elaborato intorno ad alcunedelle gran<strong>di</strong> intercomunalità confinanti con Parigi(chiamate “della margherita”); uno scenario <strong>di</strong>partimentalista,che si baserebbe sugli otto <strong>di</strong>partimentigià esistenti affidandogli una parte dei poteridetenuti adesso dai comuni; uno scenario <strong>di</strong> GrandParis che mira a raggruppare la prima corona (o lazone dense a seconda che vi sia un approccio amministrativoo morfologico) in un solo insieme politico;uno scenario “Haussman bis”, la cui idea è <strong>di</strong> creareuna corona supplementare <strong>di</strong> arron<strong>di</strong>ssements intornoa Parigi a partire dai comuni vicini; uno scenario

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