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Raffaele Piria - Anno Internazionale della Chimica

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Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 1


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011Il 29 Agosto 2010 il Sole – 24 Ore ha ospitato, nel suo inserto culturale <strong>della</strong> domenica, un interessantearticolo dal titolo: I matematici che fecero l’Italia.L’aspetto fondamentale dell’articolo consisteva nell’evidenziare il legame fra l’attività culturale di tantimatematici scienziati, sparsi nelle Università italiane del Nord e del Sud, e l’attività patriottica prima,durante il Risorgimento, e politica poi, dopo l’Unità d’Italia. Il dato storicamente documentato non è,comunque, da limitare soltanto ai matematici ed interessa diverse personalità del mondo scientificooltre a quello molto più conosciuto del settore umanistico ed, in particolare, per quanto in questa sedeci interessa, del mondo <strong>della</strong> chimica.Il 14 marzo del 1883, con i fondi raccolti in tutta Italia, veniva inaugurato nell’Università di Torino unbusto con la seguente epigrafe dettata dall’allora rettore Enrico D’Ovidio:“A <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> – sommo chimico ardente patriota - professore nelle Università di Pisa e di Torino - capitano deglistudenti a Curtatone e Montanara - ministro <strong>della</strong> Istruzione in Napoli – dopo il plebiscito - colleghi discepoli raccolte daogni parte d’Italia le offerte - XVII anni dopo la sua morte” – P.P.Nella stessa occasione Stanislao Cannizzaro, chimico di valore ed allievo prediletto di <strong>Piria</strong> insieme aCesare Bertagnini, nel suo intervento di commemorazione osservava:“Il <strong>Piria</strong> non solo non respingeva i giovani che mostravano desiderio di istruirsi nel suo laboratorio, ma anche ne andavain cerca nelle varie province d’Italia. Sono io uno dei frutti di questa sua caccia di allievi, e debbo a Melloni, incaricato dal<strong>Piria</strong> di avviare giovani volenterosi al laboratorio di Pisa, di essere ivi andato ad essermi avviato alla chimica piuttosto chead altro ramo delle scienze. Poiché non posso qui sfuggire di far la confessione, che in ciò ben differente dal <strong>Piria</strong>, io non fuispinto da potente vocazione, ma dall’attrattività dell’illustre maestro a prescegliere la carriera chimica”.Attraverso l’epigrafe del rettore D’Ovidio e le espressioni usate da Cannizzaro nella commemorazione èpossibile ricavare elementi utili per delineare un approccio alla personalità di <strong>Piria</strong>:1. E’ stato un chimico di valore che ha segnato la chimica italiana.2. E’ stato prima un patriota durante il Risorgimento e poi un importante uomo politico dopol’Unità d’Italia.3. E’ stato un organizzatore entusiasta di una scuola di chimica nell’Italia nascente.Io, da meridionale, ne aggiungo un altro: ha tenuto uniti Sud e Nord e non solo perché è nato inCalabria ed è stato adottato dalle Università del Nord (Pisa e Torino) ma anche perché l’interesse per il<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 2


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011Mezzogiorno ed il suo sviluppo è stato sempre presente in Lui ed espresso dal suo osservatoriosettentrionale e spesso europeo.<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> nacque il 20 Agosto 1814 a Scilla, splendida cittadina situata sulla costa viola del mareTirreno a 20 Km da Reggio Calabria, che si affaccia sullo Stretto di Messina.Veduta di Scilla e del suo castelloPer gentile concessione del sindaco di Scilla sono in grado di mostrarvi una copia dell’atto di nascita del<strong>Piria</strong> al quale sono stati attribuiti i nomi <strong>Raffaele</strong>, Michele e RoccoCopia dell’atto di nascita di <strong>Piria</strong><strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 3


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011La copia dell’atto riprodotta fa giustizia di un dato errato, talvolta apparso su qualche pubblicazione,che ne indicava Palmi come luogo di nascita. L’equivoco deriva dal fatto che avendo il <strong>Piria</strong> perso ilpadre all’età di quattro anni fu adottato da uno zio paterno, commerciante di olii, residente a Palmi, chene curò l’educazione e lo sostenne negli studi, inizialmente presso il Real Collegio di Reggio Calabria elo indirizzò successivamente, nel 1829, verso gli studi di Medicina, presso l’Università di Napoli, doveconseguì la laurea nel 1835. La sua vera passione era comunque la chimica ed ha ragione il Cannizzaroquando, nella sua commemorazione, osservava che <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> aveva verso la chimica una vera epropria vocazione. Il prof. Lancillotti, docente di chimica nella Facoltà medica napoletana, se neaccorse tempestivamente e lo scelse quale collaboratore soprattutto nella preparazione e nellosvolgimento delle esercitazioni.Nel 1837, dopo molte richieste ed insistenze, lo zio acconsentì acchè <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> si recasse a Parigidove venne ammesso a lavorare con uno dei luminari <strong>della</strong> <strong>Chimica</strong> del suo tempo il prof. J.B. Dumascon il quale iniziò una proficua collaborazione svolgendo ricerche molto importanti sui derivati <strong>della</strong>salicina che sono stati pubblicate su due importanti riviste francesi i Comptes Rendus de l’Academiedes Sciences e gli Annales de Chimie et de Physique, entrambi nel 1838. Questi lavori sono i piùimportanti svolti da <strong>Piria</strong> e lo legano alla storia dell’aspirina. Senza dubbio l’aspirina – forse insieme allapenicellina ed al cortisone – è uno dei farmaci più famosi o, quanto meno, uno di quelli che hannorappresentato una tappa fondamentale nella storia <strong>della</strong> terapia medica. L’acido acetilsalicilico furegistrato con il marchio “Aspirina” l’11 febbraio 1899 dalla Bayer, allora una piccola fabbricaspecializzata nella produzione di coloranti che includeva, comunque, un settore dedicato ai farmaci. Ilbrevetto depositato si basa sulla sintesi dell’acido salicilico (sintesi di Kolbe) per reazione del fenolo conbiossido di carbonio in presenza di KOH e successiva acidificazione con H 2 SO 4 . La conseguenteacetilazione del gruppo alcolico aromatico con anidride acetica (sintesi di Felix Hoffmann) producel’acido acetilsalicilico.<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 4


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011Per avere un’idea dei numeri di oggi dell’aspirina occorre tenere presente che:• 100 miliardi di compresse contenenti acido acetilsalicilico sono consumate circa ogni anno nelmondo (17 compresse a testa);• 11 miliardi di compresse vengono sintetizzate dalla Bayer solo per gli USA;• 50 milioni di compresse vengono ingerite ogni giorno negli USA;• 5 milioni di italiani ne fanno un uso abituale, il 4% degli italiani la usa nella terapia dopol’infarto;• 16500 persone, purtroppo, muoiono ogni anno negli USA per l’uso scorretto di aspirina e dialtri farmaci ad essa simili.La scoperta dell’aspirina è stata comunque la tappa conclusiva di una storia che ha avuto inizio con laindividuazione delle proprietà particolari dei derivati del salice da parte del reverendo Edward Stone nel1757, che ne stabilì una correlazione con la corteccia del Perù o albero di china.Nel 1828 dalla corteccia del salice è stata estratta la salicina dal farmacista tedesco Andreas Buchnermentre nel 1835 è stato isolato per la prima volta l’acido salicilico dalla Ulmaria, una rosacea dettaanche “regina dei prati” ed il cui nome botanico è più propriamente “spiraea ulmaria”.Queste conoscenze costituivano il patrimonio già acquisito nell’anno in cui , 1837, <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> iniziòa lavorare, nei laboratori di Dumas, sulla salicina. Ossidando questa sostanza con una soluzione dibicromato di potassio ed acido solforico ottenne oltre ai sottoprodotti acido formico e biossido dicarbonio (CO 2 ) una nuova sostanza, allora sconosciuta, che fu chiamata “idruro di salicile” per la suaanalogia con le proprietà dell’essenza di mandorle amare (aldeide benzoica) che, in una memoria del1832, i chimici tedeschi J. Liebig e F. Wohler consideravano come idruro di un radicale composto,<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 5


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011ovvero derivante dalla interazione fra idrogeno e radicale benzoile. Per <strong>Piria</strong>, pertanto, l’idruro di salicileera composto dal radicale salicile più idrogeno.Egli, dunque, si muoveva inizialmente all’interno <strong>della</strong> teoria dei radicali, formulata da J.L. Gay-Lussacsecondo la quale i composti organici erano costituiti da gruppi di atomi capaci di passare inalterati da uncomposto all’altro e potevano combinarsi con i diversi elementi (o altri radicali) come unitàindipendenti ed unitarie.Successivamente, nel 1845, nella pubblicazione di una seconda memoria sugli “Annali di <strong>Chimica</strong>,Fisica e Matematiche” di Bologna avente per titolo: Ricerche di chimica organica sulla salicina, <strong>Piria</strong>aderì alla teoria dei tipi. Troviamo, infatti, in questa pubblicazione l’affermazione che “la salicina puòriguardarsi come il tipo di una serie di corpi capaci come essa di speciosissime trasformazioni”.Diversamente dalla teoria dei radicali che prestava attenzione alla parte <strong>della</strong> molecola che non subiscevariazione nelle reazioni, la teoria dei tipi, sviluppata soprattutto da Gerhard, considera soprattutto laparte variabile delle molecole. Sotto questo aspetto le reazioni delle sostanze organiche sono simili aquelle delle sostanze inorganiche, H 2 O, HCl, NH 3. Questi composti possono essere assunti come “tipi”per le sostanze organiche che pertanto possono essre considerate derivate da esse per sostituzione diuno o più atomi di idrogeno con “residui” organici. Così, per sostituzione di un atomo di idrogenodell’acqua con un etile si ottiene l’alcool etilico e, per sostituzione di entrambi, l’etere etilico.L’idruro di salicile viene definito dalla nomenclatura organica moderna aldeide salicilica. Da questa, pertrattamento a caldo con idrossido di potassio e successiva acidificazione con acido cloridrico, <strong>Piria</strong>ottenne l’acido salicilico, che venne cristallizzato, sotto forma di aghetti bianchi, riscaldando il prodottoin acqua, filtrando i residui solidi e poi lasciando raffreddare la soluzione acquosa.<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 6


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011In quasi tutte le rassegne scientifiche sull’aspirina, pubblicate in Italia e nel mondo, <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> è lapersonalità più citata.A Parigi <strong>Piria</strong> rimase più di un anno e, tornato a Napoli nel 1839 si dedicò all’insegnamento privato,pubblicando comunque alcuni risultati sulle ricerche riguardanti le fumarole del Vesuvio e soprattuttoun testo fondamentale di chimica inorganica di 750 pagine dedicato al suo maestro J.B. Dumas.Nel 1842, a 28 anni, grazie all’interessamento di Carlo Matteucci (fisico) e Macedonio Melloni fuchiamato a ricoprire la cattedra di chimica, che si era resa vacante, a Pisa.Nella città toscana sorse una feconda scuola di chimica, la prima in Italia, alla quale il <strong>Piria</strong> chiamò acollaborare sia Stanislao Cannizzaro che Cesare Bertagnini. Purtroppo i mezzi di cui poteva disporreerano molto limitati. In Germania - sosteneva il Nostro – “la vita intellettuale <strong>della</strong> nazione non solo non eraosteggiata dai principi, ma invece era incoraggiata. In Italia, ove gli uomini dotti erano considerati come demagoghi, equindi come sovvertitori dell’ordine sociale, la scienza non solo era ostacolata, ma in alcune regioni affatto spenta; onde benpochi erano quelli che si davano allo studio di essa”.<strong>Piria</strong> conosceva bene lo scienziato tedesco Liebig e la sua scuola chimica per averne visitato i laboratoria Giessen nel 1851 di ritorno dalla visita all’Esposizione Universale di Londra. D’altro canto, Liebigapprezzava molto la scuola chimica pisana di <strong>Piria</strong> e, a questo apprezzamento, accenna anche ilCannizzaro in una lettera inviata a Bertagnini. Anche lo storico <strong>della</strong> chimica Provenzal accenna allaconsapevolezza dei tre chimici – <strong>Piria</strong>, Cannizzaro e Bertagnini – di costituire una prestigiosa scuola di<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 7


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011ricerca nazionale ed al fatto che i chimici stranieri più importanti del tempo, Liebig e Dumas, ne eranoconsapevoli.Le ricerche più importanti di questo periodo sono state oltre all’ulteriore approfondimento riguardantela reattività <strong>della</strong> salicina, i lavori sulla populina, un glucoside estratto dal pioppo (populus tremula), cheriuscì a convertire in salicina distaccandone un radicale benzoico e soprattutto quelli sull’asparagina el’acido aspartico che, per azione dell’acido nitroso sono stati entrambi trasformati in acido malico.Questa interessante reazione,nei testi di chimica organica degli anni sessanta del secolo scorso (vedi Silvio Bezzi: Lezioni di chimicaorganica), veniva riportata come reazione di <strong>Piria</strong>.Nell’ultimo anno <strong>della</strong> sua permanenza a Pisa, il 1855, insieme al fisico Carlo Matteucci, <strong>Piria</strong> fondò larivista il Nuovo Cimento dedicata a tutte le scienze naturali. Nel tempo, comunque, questo giornalescientifico si è specializzato soprattutto sulla pubblicazione di ricerche nel campo <strong>della</strong> fisica.A quarantuno anni, nel 1855, <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> lasciò l’Università di Pisa e si trasferì presso l’Università diTorino su proposta dell’allora ministro <strong>della</strong> Pubblica Istruzione del Piemonte Giovanni Lanzanonostante l’indicazione contraria del Consiglio Superiore <strong>della</strong> Pubblica Istruzione del regno delPiemonte che aveva proposto, per la stessa cattedra, Ascanio Sobrero, che era anche piemontese diorigine, nativo di Casale Monferrato.Indubbiamente le qualità professionali ma anche quelle patriottiche e politiche (su cui mi soffermerònella seconda parte del mio intervento) hanno giocato un ruolo fondamentale nella scelta.Alla scelta di <strong>Piria</strong> a Torino seguì un interessante giro di cattedre con la duplice chiamata di Cannizzaro(allievo di <strong>Piria</strong>) a Genova e di Cesare Bertagnini (anch’egli allievo di <strong>Piria</strong>) a Pisa. Alla morte del<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 8


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011Bertagnini (giovanissimo a trenta anni) la cattedra è stata acquisita da De Luca (altro allievo di <strong>Piria</strong>)che, trasferitosi a Napoli nel 1862 ebbe come successore Paolo Tassinari (ennesimo allievo di <strong>Piria</strong>). Sipuò ben dire che con <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong>, anche per l’autorevolezza scientifica e politica del personaggio, siafferma una tradizione che, con gergo moderno, possiamo definire di “baronia universitaria”.La storiografia concorda nel riconoscere a <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> grandi meriti scientifici nel settore <strong>della</strong>organizzazione <strong>della</strong> ricerca e <strong>della</strong> cultura chimica. Tuttavia, le opinioni degli storici sono spessodiverse non tanto sulla importanza fondamentale <strong>della</strong> ricerca chimica del <strong>Piria</strong> quanto sullaprimogenitura <strong>della</strong> sua scuola nello sviluppo delle scienze chimiche in Italia. Il Provenzal, ad esempio,nella sua opera storiografica pubblicata nel 1932, pone il <strong>Piria</strong> ed i contributi <strong>della</strong> sua scuola innovativanell’ambito di una tradizione chimica italiana che interessa sia la chimica pre-risorgimentale che postrisorgimentalediluendo, in certo senso, la figura del Nostro e limitandone la primogenitura scientifica,viene di converso, esaltato il ruolo di Nasini, suo maestro, che ha avuto, a suo dire, il merito di avereintrodotto in Italia la chimica-fisica. Si tratta, comunque, a mio avviso, di una visione del tuttopartigiana. Al contrario Paternò, chimico palermitano, allievo e successore nella cattedra di <strong>Chimica</strong>, aPalermo, di Stanislao Cannizzaro, in una sua opera del 1928 osserva che solo il <strong>Piria</strong> ha lasciato <strong>della</strong>sua opera un’orma incancellabile (parole testuali). Un altro importante storico <strong>della</strong> chimica, IcilioGuareschi che insegnò a Torino dal 1879 al 1918 chimica organica e tossicologica ha indicato inFaustino Malaguti, Francesco Selmi e <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> i tre studiosi che segnarono la ripresa <strong>della</strong> chimicaitaliana dopo la restaurazione: se si tiene conto che Malaguti, esule in Francia, rimase all’Università diReims per tutta la sua vita e Selmi si dedicò completamente alla edizione <strong>della</strong> sua Enciclopedia dichimica scientifica, tecnologica ed industriale, in effetti solo il <strong>Piria</strong> poteva essersi dedicato, a Pisasoprattutto, alla formazione di una vera e propria scuola nazionale di chimica.Il programma è stato, successivamente, continuato dal suo più illustre allievo Stanislao Cannizzaroprima a Palermo e poi a Roma.Nel 1846, in pieno Risorgimento, il prof. Selmi, per la prima volta ha pubblicato l’Annuario ChimicoItaliano sul modello del più importante Jahresberichte der Chemie pubblicato a Tubinga, nel 1822, dalchimico svedese Jacob Berzelius e di analoghe iniziative editoriali in Gran Bretagna (come i Reports ofthe Royal College of Chemistry del 1845, istituzione inizialmente diretta dal chimico tedesco WilhelmAugust von Hofmann) ed in Francia con l’Annuarie de Chemie del 1845).Il compito era molto serio ed impegnativo e consisteva nel raccogliere e fare conoscere in Italia edall’estero i lavori dei chimici italiani, trascurati soprattutto per la scarsa conoscenza dei loro contributi. Iricercatori venivano invitati ad inviare i loro risultati direttamente al Selmi o ad una serie dicorrispondenti. Per Torino erano stati indicati come referenti Ascanio Sobrero ed Angelo Abbene, perPisa ovviamente il referente era <strong>Piria</strong>. L’obiettivo era comunque molto ambizioso in quanto siprefiggeva di realizzare una Società <strong>Chimica</strong> Italiana che raccogliesse tutti i chimici degli Stati in cui era<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 9


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011suddiviso il nostro paese. Sull’argomento <strong>Piria</strong> e Selmi hanno avuto uno scambio di valutazioni e <strong>Piria</strong>offrì il suo totale contributo al successo dell’iniziativa pur evidenziandone le difficoltà per la scarsezzadi mezzi e la parcellizzazione delle sedi. La cornice patriottica e risorgimentale dell’iniziativa era inoltreevidente poiché l’obiettivo mirava ad un processo di unificazione culturale e di scambio scientifico che,concretamente, si è sviluppato attraverso una serie di adunanze degli scienziati (non solo chimici) deivari stati italiani che venivano tenute in diverse città <strong>della</strong> penisola. La prima riunione si tenne a Pisa (1-15 ottobre 1839), la seconda a Torino (16-30 settembre 1840), la terza a Firenze (15-20 settembre1841), la quarta a Padova (15-29 settembre 1842), la quinta a Lucca (15-30 settembre 1843), la sesta aMilano (12-27- settembre 1844), la settima a Napoli (1845), l’ottava a Genova (14-29 settembre 1846),la nona a Venezia (14-24 settembre 1847) che fu anche l’ultima del periodo preunitario.L’obiettivo risorgimentale ed unitario delle adunanze risulta chiaro anche dalla varietà delle sedi scelteper gli incontri scientifici. I protagonisti chimici – conosciuti dai nomi dei membri dei comitatiorganizzatori e dei relatori delle sezioni <strong>della</strong> chimica – erano comunque prevalentemente settentrionali.Fra di essi <strong>Piria</strong> ha avuto una parte molto attiva non solo come organizzatore dei convegni ma anchecome relatore sulle tematiche delle sue ricerche. Certamente, inoltre, l’elenco delle sedi dimostra che ilcentro scientifico era spostato verso l’area settentrionale del paese (ed il dato non costituisce unanovità) anche se l’adunanza napoletana del 1845 fu la più numerosa: i partecipanti furono 1613.**********Il risorgimento ebbe come protagonisti diversi ed importanti chimici italiani.Per avere partecipato ai moti del 1831 il chimico Faustino Malaguti dovette lasciare Bologna e ripararein Francia, dove rimase per il resto <strong>della</strong> sua vita prima a Parigi e poi a Reims dove conseguì la cattedra.Il coinvolgimento maggiore si è comunque verificato nel 1848: per avere partecipato ai moti diquell’anno Stanislao Cannizzaro fu costretto a rifugiarsi a Parigi dove, dal 1849 al 1851, lavorò nellaboratorio di Chevreul; ancora a Parigi nel 1849 si rifugiò De Luca che collaborò con il chimicofrancese Berthelot; <strong>Piria</strong>, con il grado di capitano, e Bertagnini parteciparono alla battaglia di Curtatonee Montanara con il battaglione pisano. Indubbiamente sulla formazione risorgimentale del <strong>Piria</strong> hamolto influito la moglie Luisa Cosenz, nata in una famiglia di militari e combattenti per l’unità italiana(il fratello è stato generale garibaldino).Dal 1848 al 1854 l’attività scientifica pisana, si svolse per <strong>Piria</strong> con notevoli difficoltà. Il granducaLeopoldo, anche se non lo costrinse all’esilio, gli ridusse drasticamente i finanziamenti e lo sottopose adassidui controlli.<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 10


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011Nel contempo lo zio, già suo benefattore, legato al regno borbonico e timoroso di possibili ritorsioni, loprivò del patrimonio ereditario che venne intestato ad un altro nipote. Queste circostanze avverse nonpiegarono il Nostro , piuttosto lo rafforzarono nei suoi sentimenti politici.Nel periodo torinese (dal 1855 in poi), <strong>Piria</strong> ha avuto modo di esprimere pienamente la propria attivitàpolitica senza abbandonare, presso l’Università, l’attività organizzativa e didattica dove, secondo letestimonianze di illustri personalità del suo tempo, eccelleva particolarmente. Attenuò, comunque,l’attività di ricerca. Del suo carisma e <strong>della</strong> sua capacità di trascinare gli studenti all’attenzione nellelezioni che teneva è egli stesso testimone in una lettera indirizzata al suo amico Michele Lessona: “fra meed il pubblico – osservava – si forma un’arcana corrente, si annoda un rapporto intimo e misterioso per cui io sento bene seho meco i miei uditori e se essi mi seguono, oppure se non mi tengono dietro…”Già nel 1859 venne nominato membro del Consiglio Superiore <strong>della</strong> Pubblica Istruzione ed insieme adun gruppo di intellettuali meridionali, stabilitisi a Torino, comprendente La Farina, Poerio, Interdonato,Conforti, Mancini e Pisanelli, costituì una lobby di pressione per convincere Cavour a lottare perl’unificazione all’Italia del regno borbonico.In questo opera il <strong>Piria</strong> era particolarmente favorito dalle sue qualificate amicizie con Cavour, Lanza eSella. A proposito dell’amicizia del <strong>Piria</strong> con il Cavour ecco quanto si narra da uno dei suoi biografi,Pietro Macrì: “Il Cavour era un appassionato fumatore di sigari toscani. Una sera in una riunione del Consiglio deiMinistri in cui si trattavano gravi affari politici, egli nella foga del dire, compreso com’era dell’argomento che trattava,scambiando il sigaro che fumava per un portapenne, lo intinse nel calamaio che si trovava sul tavolo avanti cui era seduto.Accortosi poco dopo dell’errore tolse il sigaro dal calamaio e lo depose sulla scrivania. L’indomani, tornando il Cavour alconsueto tavolo dimentico affatto dell’incidente <strong>della</strong> sera precedente e trovando il sigaro sulla scrivania incominciò afumare. Ben presto però il Conte di Cavour si accorse che il sapore del fumo era ben diverso da quello dei soliti toscani e,sebbene lo trovasse piacevole, dubitò che in qualche complotto politico si fosse tramato di avvelenarlo propinando appuntola sostanza venefica di quel sigaro. Fu subito dal Cavour chiamato <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong>, al quale manifestò i suoi sospetti e loincaricò di fargli l’analisi chimica di quel presunto corpo del reato. Da tali analisi risultò che nessun veleno si contenevanel sigaro incriminato, ma che questo a contatto dell’inchiostro aveva subito nelle sue sostanze tali trasformazioni che glidavano quel gusto speciale. Laonde il Cavour, avendo trovato di suo piacimento il fumo di tal sigaro, fece dal <strong>Piria</strong> dettarela formula chimica del nuovo sigaro e diede quindi ordini alla R. Manifattura dei Tabacchi di Torino di confezionare talisigari secondo la formula trovata dal <strong>Piria</strong> ed a tali sigari fu così dato il nome di cavourrini”.Dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia ed il passaggio dello Stretto di Messina, <strong>Piria</strong> tornò a Scilla ospitedai suoi parenti con il compito, assegnatogli da Cavour, di organizzare il plebiscito di adesione all’Italia<strong>della</strong> Calabria, avvenuto il quale, si recò a Napoli dove ricevette la nomina di Ministro <strong>della</strong> PubblicaIstruzione nel Governo delle province napoletane presieduto da Luigi Carlo Farini. Carica di breveperiodo, comunque, in quanto, già nel 1861, Vittorio Emanuele aveva indetto le prime elezioni dopo<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 11


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011l’unificazione dell’Italia e <strong>Piria</strong>, nel collegio di Palmi (comprendente il comune di Scilla), è stato elettodeputato. Nel 1862 Vittorio Emanuele lo ha nominato senatore a vita.Pubblica Istruzione e sviluppo industriale sono stati i temi da Lui coltivati durante la sua attivitàpolitica.Leonello Paoloni, chimico-fisico dell’Università di Palermo e storico <strong>della</strong> chimica ricorda che <strong>Piria</strong> nel1862 si recò a Londra per l’esposizione universale, e, questa seconda volta, non in forma privata comenel 1851 ma quale commissario ufficiale <strong>della</strong> delegazione italiana. Nell’occasione ha avuto modo divisitare alcune industrie nei dintorni di Londra, Liverpool, Manchester ed anche in Scozia a Glasgow edEdimburgo. Frutto di questa visita è stata una dettagliata relazione al Ministro dell’Agricoltura, Industriae Commercio, dell’Italia unita, Gioacchino Pepoli, dove veniva proposto, per la soluzione <strong>della</strong> crisidelle miniere di zolfo in Sicilia, la produzione di sale marino e la trasformazione dello zolfo in acidosolforico. Come spesso accade la proposta rimase inascoltata.<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> pubblicò due trattati: uno di chimica inorganica, del quale la prima edizione è stata edita aNapoli, ed uno di <strong>Chimica</strong> organica pubblicato a Torino poco prima di morire.Per evidenziare l’importanza di <strong>Piria</strong> nella storia dell’evoluzione del pensiero chimico desiderorichiamare due concetti che sono inclusi nel trattato di <strong>Chimica</strong> inorganica.Nel primo, che riguarda la combinabilità dei corpi introdusse il concetto di affinità osservando che:“quando si mescolano insieme corpi di diversa natura, spesso avviene che si uniscono per formare un composto, in cuispariscono i primitivi caratteri dei componenti. Si dice allora che i corpi si sono combinati e la ragione da cui lacombinazione è prodotta si domanda affinità. Bisogna dunque considerare l’affinità siccome una particolare specie diattrazione che manifestano le une per le altre le molecole dei corpi di natura diversa”.Ed a proposito <strong>della</strong> catalisi osservava: “l’azione chimica nei casi finora esaminati è l’effetto dell’affinità, cioèdell’attrazione che si stabilisce fra molecole di diversa natura, allorché sono messe in contatto. Oltre a queste maniere dicombinazione e di decomposizione, ve ne ha delle altre prodotte non già dall’affinità degli elementi che si combinano madall’attrazione misteriosa di certe sostanze, che si chiamano corpi di contatto o corpi catalitici. Ho già parlato dell’idrogenoe dell’ossigeno, i quali all’ordinaria temperatura non manifestano azione di sorte alcuna ma in contatto del platino moltodiviso, si combinano producendo una forte detonazione”.Per il troppo stress ed i disturbi cardiaci ed epatobiliari <strong>Piria</strong> morì a Torino a soli 51 anni il 18 luglio1865.Ad ulteriore dimostrazione del valore e del ruolo di <strong>Piria</strong> sullo sviluppo <strong>della</strong> scienza in Italia desideroriportare due significative testimonianze. La prima dell’Università di Torino che, nel necrologiopubblicato per la morte di <strong>Piria</strong> osservava: “Una grande sventura ha colpito l’Italia e la Scienza….Il più illustretra i chimici italiani ha cessato di vivere. Sarebbe vergogna che l’Università alla quale questo grande ingegno in ultimoappartenne non cercasse di perpetuare la ricordanza. Il nome di <strong>Piria</strong> è titolo di gloria per gli italiani e le altre nazioni celo invidiano. Onoriamo adunque la nostra terra onorandolo. I giovani nel vedere le effigie di Lui intenderanno che la<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 12


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011scienza apre la strada alla gloria e si sentiranno animati allo studio dal quale purtroppo tentano di allontanarli ogni di, lecupidigie dei lucri smodati e le vertigini delle vicende politiche. Speriamo che non sia vano questo invito al paese ed offriamovolentieri l’opera nostra onde l’Università torinese sia presto onorata dal monumento commemorativo di una delle piùsplendide glorie…”.L’altra di J.B. Dumas, che, all’Academie Française, nella seduta del 17 agosto 1865, annunciando lamorte di <strong>Piria</strong> ha concluso il suo intervento dicendo: “la sua morte prematura è un lutto per la Scienza, unaperdita irreparabile per l’Italia in cui aveva fondato l’insegnamento <strong>della</strong> <strong>Chimica</strong> Moderna; è per i chimici francesi, che loconoscevano, lo stimavano e l’amavano, motivo di profondo rammarico”.Credo che questo sia il sigillo migliore sul valore scientifico di un uomo, <strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong>, che ha datolustro alla chimica italiana, alla Calabria, all’Italia ed all’Università di Torino che lo ebbe tra i suoimaestri.<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 13


Prof. Rosario Pietropaolo, Torino 9 Maggio 2011Riferimenti Bibliografici1. Brevetti Bayer sulla preparazione dell’aspirina: a) Patent deposited at Imperial Patent Office ofBerlin 6 March 1899, inventor Felix Hoffman; b) Patent n° 644077 (USA), 27 February 1900.inventor Felix Hoffman.2. R. <strong>Piria</strong>: Ricerche sulla salicina e i prodotti che ne derivano, “Annales de Chemie e Physique”,III serie Vol. LXIX pp.281-325, 2838.3. R. <strong>Piria</strong>: Ricerche di <strong>Chimica</strong> Organica sulla salicina, “Annali di <strong>Chimica</strong> Fisica e Matematiche”,Bologna Vol. XIX e XX (1845) e XXI e XXII (1846)4. R. <strong>Piria</strong>: Ricerche sulle fumarole, “Antologie di Scienze Naturali”, Vol. I, p. 90 (1841)5. R.<strong>Piria</strong>: Studi sulla costituzione chimica dell’asparagina e dell’acido aspartico, “Il Cimento”, Vol.IV, pp. 261-276 (1946).6. R. <strong>Piria</strong>, Recherches sur la populine, Extrait d’una lettre de M. <strong>Piria</strong> e M. Dumas, “Comptesrendus de l’Academica de Sciences”, Vol. XXXIV p.138-141 (1852); Sulla Populina, “Annalesde Chemie et Physique” III serie Vol. XLIV pp.279-283 (1855)7. R. <strong>Piria</strong>: Trattato elementare di <strong>Chimica</strong> Inorganica (Napoli - I Ed - 1841, Pisa - II Ed - 1845,Napoli III Ed. 1845, Firenze IV Ed. 1851, Napoli V Ed. 1855)8. R. <strong>Piria</strong>: Lezioni elementari di <strong>Chimica</strong> Organica, Torino, Tip. Paravia 18659. S. Cannizzaro, 1932 Discorso pronunciato da S. Cannizzaro inaugurando il busto di <strong>Piria</strong> il 14Marzo 1883 nell’istituto chimico <strong>della</strong> Regia Università di Torino in R. <strong>Piria</strong>, lavori scientifici ascritti vari, a cura di D. Marotta, TEI, Roma, 5310. G. Provenzal, 1932 – Pagine di Storia <strong>della</strong> <strong>Chimica</strong>. In ricordo di <strong>Raffaele</strong> Nasini, in G.Bargagli Petrucci (a cura di) L’Italia e la scienza, Le Monnier Firenze pp. 104-11311. E. Paternò: Discorso di apertura <strong>della</strong> sezione di <strong>Chimica</strong> Italiana per il progresso delle scienze,in E. Paternò, conferenze e discorsi scientifici pp. 1877-1926, Cremonese, Roma12. F. Selmi, 1846 – Annuario chimico italiano, 184513. L. Paoloni, R. <strong>Piria</strong>, Appunti sull’industria chimica, dai viaggi in Inghilteraa del 1851 e 1862.Seminario di Storia <strong>della</strong> Scienza – Q. n° 6 (Ottobre 1995) – Facoltà di Scienze M.F.NUniversità di Palermo (stampato nel 1996).<strong>Raffaele</strong> <strong>Piria</strong> : chimico, patriota e politico 14

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