26.11.2012 Views

L'orso che non lo era DONZELLI - Tribù dei lettori

L'orso che non lo era DONZELLI - Tribù dei lettori

L'orso che non lo era DONZELLI - Tribù dei lettori

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

106<br />

FRANK TASHLIN L’orso <strong>che</strong> <strong>non</strong> <strong>lo</strong> <strong>era</strong> <strong>DONZELLI</strong><br />

L A T R A M A<br />

È<br />

in arrivo l’inverno, così Orso decide di andare in letargo<br />

nella sua caverna. Mentre si gode il meritato riposo, però,<br />

sulla sua testa accade <strong>che</strong> un nutrito gruppo di uomini cominci<br />

alacremente a lavorare alla costruzione di una enorme fabbrica.<br />

A primav<strong>era</strong> la fabbrica è ormai terminata e a pieno regime, l’Orso<br />

si desta e uscendo, come ogni volta dalla sua caverna, entra<br />

nel suo peggiore incubo: intorno a lui <strong>non</strong> c’è più il prato<br />

ma un grande stabilimento. Mentre si aggira incredu<strong>lo</strong><br />

tra i macchinari, viene scambiato per un op<strong>era</strong>io scansafati<strong>che</strong><br />

e molto sgridato per questo. Dal Caporeparto al Presidente,<br />

tutti vedono in lui ciò <strong>che</strong> <strong>non</strong> è. Ogni tentativo di affermare<br />

<strong>che</strong> lui è un Orso è vano. Non c’è rimedio: deve mettersi<br />

alla catena di montaggio e accettare<br />

l’idea <strong>che</strong> lui <strong>non</strong> sia un orso.<br />

Con questa convinzione, alla chiusura<br />

della fabbrica, l’Orso riacquista<br />

la libertà, ma ormai<br />

- un po’ alienato - <strong>non</strong> sa<br />

come comportarsi. So<strong>lo</strong> il grande<br />

freddo e l’inestinguibile desiderio<br />

di calda caverna per l’inverno<br />

<strong>lo</strong> port<strong>era</strong>nno a riconoscersi<br />

per quel<strong>lo</strong> <strong>che</strong> è: lui sapeva di <strong>non</strong> essere<br />

un babbeo, tantomeno un Orso babbeo.<br />

Lui è un Orso e nient’altro.<br />

« “Ehi tu, torna al lavoro -disse l’uomo. - Sono<br />

il caporeparto e se <strong>non</strong> lavori ti faccio rapporto”.<br />

L’Orso disse: “Io <strong>non</strong> lavoro qui. Io sono<br />

un Orso”. Il caporeparto scoppiò a ridere.<br />

“Questa sì <strong>che</strong> è una bella scusa<br />

per <strong>non</strong> lavorare... Mettersi a dire di essere<br />

un Orso”. “Ma io sono un Orso”, disse l’Orso.<br />

Il Caporeparto smise di ridere. Era proprio<br />

arrabbiato.<br />

“Non credere di darmela a bere - disse. - Tu <strong>non</strong><br />

sei un Orso. Sei so<strong>lo</strong> un babbeo col cappotto<br />

di pelliccia e la barba da tagliare.”»<br />

107<br />

DAGLI 8 AI 10 ANNI


108<br />

COMMENTO<br />

A<br />

vere alcune solide certezze nella vita aiuta: la prima fra tutte dovrebbe essere<br />

quella di sapere chi si è. Nel corso della propria esistenza, con lentezza, e a volte<br />

con fatica, ognuno di noi matura una propria idea di sé. E tanto più la maturazione<br />

è avvenuta consapevolmente, tanto più noi ci sentiremo a nostro agio ad essere<br />

ciò <strong>che</strong> siamo. E così questo sventurato Orso, <strong>che</strong> fino a poco prima <strong>era</strong> certo<br />

di essere un plantigrado e faceva serenamente le cose <strong>che</strong> un plantigrado fa,<br />

ora si trova a dover combattere contro il pregiudizio e l’ottusità degli uomini.<br />

E sono proprio gli uomini <strong>che</strong> mettono in piedi il seguente ragionamento:<br />

Cosa ci fa un orso in una fabbrica? Nella fabbrica ci sono gli op<strong>era</strong>i, quindi<br />

quell’Orso <strong>non</strong> è un orso, ma un op<strong>era</strong>io vestito da orso. E perché un op<strong>era</strong>io<br />

si traveste da orso? Per <strong>non</strong> lavorare quanto dovrebbe. Va punito.<br />

In un sistema g<strong>era</strong>rchico molto rigido dal possente caporeparto fin su, al vertice<br />

del potere, al grande quanto minusco<strong>lo</strong> Presidente, tutti con tenacia si rifiutano<br />

di vedere chi hanno di fronte per quel<strong>lo</strong> <strong>che</strong> è v<strong>era</strong>mente e continuano a piegare<br />

la realtà a <strong>lo</strong>ro piacimento.<br />

Nella storia di Tashlin, la vicenda dell’Orso diventa esemplare. Il <strong>non</strong> voler<br />

riconoscere chi è diverso da te, l’ottusità di pensiero dimostrata dagli uomini,<br />

il conformismo secondo cui il pensiero di uno diventa il pensiero<br />

della maggioranza, e d’altra parte, la determinazione <strong>che</strong> nasce dal buon senso,<br />

dimostrata dall’Orso e la sua successiva alienazione gen<strong>era</strong>ta dagli eventi<br />

sono i principali nuclei di senso su cui è utile ragionare.<br />

Ma nell’Orso <strong>che</strong> <strong>non</strong> <strong>lo</strong> <strong>era</strong> an<strong>che</strong> la Natura<br />

viene manipolata in modo distorto.<br />

Piegarla a proprio uso<br />

e consumo - dal costruire<br />

una fabbrica in mezzo<br />

a una foresta, trasformare<br />

gli orsi in op<strong>era</strong>i o metterli<br />

dietro le sbarre o, peggio, farli<br />

andare in tricic<strong>lo</strong> su una pista<br />

da circo - è attività consueta<br />

per molta parte dell’umanità<br />

e Tashlin <strong>lo</strong> racconta<br />

sul fi<strong>lo</strong> dell’assurdo<br />

in una storia<br />

<strong>che</strong> ha il sapore<br />

del cartone animato.<br />

L E G R A N D I D O M A N D E D E L L I B R O<br />

1. Sarà vero: l’Orso è ben convinto<br />

di essere un orso. Lo ripete fino<br />

alla noia a tutti co<strong>lo</strong>ro <strong>che</strong> <strong>non</strong><br />

ci credono e pensano <strong>che</strong> lui sia<br />

qualcos’altro. Alla fine del racconto,<br />

tuttavia, an<strong>che</strong> l’orso comincia<br />

a dubitare delle sue certezze, come<br />

se an<strong>che</strong> lui si fosse adeguato<br />

al pensiero comune e quindi si sia<br />

convinto di ciò <strong>che</strong> gli altri vanno<br />

dicendo da sempre. Viene<br />

da chiedersi quanto, nelle nostre<br />

convinzioni, conti il sentire comune.<br />

Quanto siamo effettivamente capaci<br />

di pensare so<strong>lo</strong> con la nostra testa?<br />

E quanto invece ci facciamo<br />

condizionare, influenzare dagli altri<br />

so<strong>lo</strong> perché la <strong>lo</strong>ro opinione è quella<br />

gen<strong>era</strong>le e diffusa? E’ vero <strong>che</strong> tanto<br />

più una cosa la sentiamo ripetere,<br />

magari dalla televisione, tanto più<br />

ai nostri occhi essa diventa v<strong>era</strong>,<br />

an<strong>che</strong> se va contro la nostra<br />

personale esperienza, il senso<br />

comune e il buon senso?<br />

2. Riconoscere l’orso: l’Orso, finché<br />

ha vissuto libero, ha avuto modo<br />

di decidere per sé, secondo quelle<br />

<strong>che</strong> <strong>era</strong>no le sue esigenze e le sue<br />

abitudini, il suo sentire. Viveva<br />

in armonia con se stesso e con<br />

il mondo <strong>che</strong> <strong>lo</strong> circondava.<br />

Nel momento in cui gli è stata<br />

negata la libertà, di fatto gli è stato<br />

negato an<strong>che</strong> il pensiero. Tant’è<br />

<strong>che</strong> nella neve, a fabbrica chiusa,<br />

<strong>non</strong> sa più bene cosa fare di sé,<br />

rischiando di lasciarci la pelle.<br />

An<strong>che</strong> gli orsi in gabbia e nel circo<br />

sono ormai privati della <strong>lo</strong>ro libertà<br />

e della <strong>lo</strong>ro identità, infatti,<br />

<strong>non</strong> riconoscono più l’orso nell’Orso.<br />

Al<strong>lo</strong>ra, perché è importante<br />

la libertà per la costruzione<br />

del carattere di una persona<br />

(...o di un Orso)?<br />

109


110<br />

D E L L O S T E S S O A U T O R E<br />

Frank Tashlin nacque nel 1913<br />

e visse negli Stati Uniti fino al 1972,<br />

anno della sua morte. Fece molti<br />

mestieri, in qual<strong>che</strong> misura sempre<br />

legati tra <strong>lo</strong>ro: fumettista,<br />

disegnatore di cartoni animati,<br />

sceneggiatore, regista e infine<br />

an<strong>che</strong> scrittore ed illustratore.<br />

L’orso <strong>che</strong> <strong>non</strong> <strong>lo</strong> <strong>era</strong> (1946) fa parte<br />

di una tri<strong>lo</strong>gia (gli altri due titoli<br />

sono: The possum That Didn't, 1950<br />

e The World That Isn't, 1951)<br />

ed diventato an<strong>che</strong> un cartone<br />

animato.<br />

P R O L U N G A M E N T I<br />

· Per parlare ancora di orsi<br />

<strong>che</strong> fanno strani mestieri:<br />

Dino Buzzati, La famosa invasione<br />

degli orsi in Sicilia, Mondadori,<br />

1996<br />

Julio Cortázar, Il discorso dell’orso,<br />

Kalandraka, 2008<br />

· Per parlare ancora di orsi<br />

<strong>che</strong> si sentono orsi:<br />

Wolf Erlbruch, Il miraco<strong>lo</strong><br />

degli orsi, Edizioni e/o, 2004<br />

Axel Hacke, Un orso di nome<br />

Sabato, Edizioni e/o, 2007<br />

Philip Waechter, Io, Aliberti, 2009<br />

111

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!