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IL CORTILE - Università Popolare di Trieste

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In realtà, io e Alessandro che all’epoca avevamo sei o sette anni, eravamo timi<strong>di</strong> e, non<br />

conoscendoci, se non tramite i racconti delle nostre madri, non ci guardavamo nemmeno, anzi,<br />

preferivamo allontanarci con i nostri amici.<br />

Poi si univano a mia madre e alla Dreossi altre amiche dei tempi passati che si <strong>di</strong>sponevano tutte in<br />

crocchio per raccontarsi gli eventi dell’anno.<br />

Saltava fuori sempre qualche notizia interessante su conoscenti comuni.<br />

I fatti a volte erano tristi. Si parlava <strong>di</strong> mariti ammalati o <strong>di</strong> genitori anziani, deceduti durante<br />

l’inverno. Altre volte erano gioiosi. Si raccontava <strong>di</strong> figlie che si erano fidanzate, <strong>di</strong> bambini in<br />

arrivo, insieme a qualche scandaletto su mogli o mariti tra<strong>di</strong>ti o su fallimenti finanziari.<br />

La conclusione era un gran sospiro generale: “ ‘Sta vita ne riserva sempre dele bele sorprese!” Tra<br />

una chiacchiera e un sospiro, le donne avevano steso i loro asciugamani, i bambini chiedevano la<br />

merenda, altre si cospargevano <strong>di</strong> crema. Qualcuna aveva tirato fuori qualche centrino da fare<br />

all’uncinetto o piccoli lavori <strong>di</strong> cucito.<br />

Una delle frequentazioni estive <strong>di</strong> mia madre era la signora Boschi, che aveva due figli: Angelo e<br />

Roberto. Anno più, anno meno, erano circa miei coetanei.<br />

La signora era sempre molto elegante, con i suoi pren<strong>di</strong>sole fiorati, la pettinatura gonfia con due<br />

alette ai lati molto laccate per evitare qualsiasi deformazione.<br />

Era una donna <strong>di</strong>screta e cercava <strong>di</strong> confidarsi, parlando sottovoce soltanto con mia madre che,<br />

essendo una pesona fidata, godeva <strong>di</strong> stima illimitata.<br />

I crucci della Boschi erano costituiti dal figlio Angelo che a scuola faceva una gran fatica e<br />

rischiava ogni anno la bocciatura. Tuttavia la sua vera angoscia era per il marito donnaiolo che una<br />

notte, nel sonno, l’aveva chiamata ‘Dolores', il nome della sua segretaria. Lei, per evitare i<br />

tra<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> questo dongiovanni, doveva fare lunghe sedute dal parrucchiere, comperare vestiti<br />

costosi, essere sempre <strong>di</strong>sponibile all’amore, perfino prima del sonnellino pomeri<strong>di</strong>ano, e seguirlo,<br />

<strong>di</strong> sera, nei locali dove si danzava. Spesso si lamentava, perchè dopo una giornata <strong>di</strong> fatiche, al mare<br />

<strong>di</strong> mattina, ai giar<strong>di</strong>ni al pomeriggio con i figli , avrebbe preferito passare delle serate più tranquille.<br />

Le vicine dall' u<strong>di</strong>to fino, nonostante le parole fossero state sussurrate, la prendevano in giro:<br />

“ La ghe daghi una camomilla con una zonta de valeriana a su' marì, la vederà come che el dormi<br />

beato, altro che balere e baldorie!"<br />

Altre erano più aggressive: " Mi ghe dassi una per la testa, altro che monade!"<br />

Mia madre la compativa e, in separata sede, non faceva che <strong>di</strong>re: “ Fosse almeno bello! Piccolo,<br />

tracagnotto - e faceva un viso <strong>di</strong>sgustato, imitando anche una specie <strong>di</strong> grugno - e pure volgare!<br />

Lei, invece, una signora così per bene! Io con quello lì non ci andrei neanche in cimitero <strong>di</strong> notte!<br />

Ma i gusti sono gusti!”<br />

Mio padre faceva i suoi commenti, ma a volte, spazientito, ribatteva:<br />

“ Sempre a cianciare! Sempre a babare...!”<br />

Mia madre <strong>di</strong> rimando: “ Allora portaceli tu, al mare, i tuoi figli!”<br />

Il meglio della nostra giornata arrivava <strong>di</strong> sera.<br />

Nonostante fossimo bruciati dal sole e stanchi per il mare, ci rimanevano sempre delle energie.<br />

Il problema era decidere se andare a prendere ancora un po’ <strong>di</strong> fresco al giar<strong>di</strong>no Rosmini,<br />

vicinissimo a casa nostra, o andare al cinema all’aperto.<br />

Spesso si decideva per il cinema.<br />

Mio padre non faceva che <strong>di</strong>re: “ Andate, andate! Voi, con vostra madre, arrostiti dal sole, ubriachi<br />

<strong>di</strong> aria! Voi, assetati <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimenti!” E intanto accendeva la sua pipa e incominciava a stendere i<br />

suoi libri sul tavolo della cucina.<br />

Il cinema più ambito era l’Ariston, ma bisognava camminare fino al Passeggio S. Andrea, per venti<br />

minuti e forse anche <strong>di</strong> più. Inoltre poteva capitare che dessero dei film non adatti ai bambini.<br />

Mio padre raccomandava: “ Niente pellicole indecenti!” Oppure: “ Portatevi l’ombrello, potrebbe<br />

piovere... e qualche indumento pesante, non si sa mai che un temporale improvviso possa<br />

rinfrescare l’aria! Poi arrivano i malanni!”<br />

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