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20 giovedì 9 giugno 2011<br />
L’Archè Come tutti i “presocratici” Pitagora si poneva il<br />
problema del principio (arché): rispetto alla scuola ionica con<br />
lui il pensiero si spinse un pò oltre il livello della pura fisicità,<br />
elaborando concetti di una certa astrazione, come i numeri<br />
con una simbologia ben precisa e dal profondo significato. I<br />
pitagorici ritennero “che tutto quanto l’universo fosse armonia<br />
e numero”. Si suole ricordare che i pitagorici furono assidui<br />
cultori delle matematiche, anzi si può dire che inventarono<br />
la matematica come scienza astratta-speculativa. Il<br />
motivo principale, per cui ritennero i numeri come principio<br />
-arché di tutto, fu il fatto che essi notarono come molti fenomeni<br />
osservabili siano traducibili in termini matematici: infatti<br />
possiamo constatare che il mondo non è un caos, disordinato,<br />
ma una armonia quantitativamente misurabile.<br />
Misurabili matematicamente sono i suoni, le note musicali<br />
(coltivarono infatti la musica come strumento purificativo), i<br />
cicli degli astri, delle stagioni. Dunque essendo il molteplice<br />
riconducibile all’unità dei numeri, questi ultimi ne sono il<br />
principio. Ma i numeri non sono ancora il livello ultimo: oltre<br />
i molti numeri, a monte, stanno due princìpi supremi, che<br />
sono in qualche modo il principio dei numeri: il pari e il dispari,<br />
fattori primordiali, da cui scaturiscono i numeri, dai<br />
quali poi derivano tutte le cose. Nel pitagorismo, si sviluppa<br />
l’affascinante teoria dell’antitesi tra numeri perfetti ed imperfetti:<br />
i numeri perfetti sono i dispari; imperfetti sono i<br />
pari. Questa meravigliosa antitesi ripropone l’eterno conflitto<br />
tra forze opposte: Bene-Male, Luce-Tenebre, Bianco-Nero,<br />
che dà origine al mondo. Infatti, attraverso lo studio profondo<br />
e meditato dei numeri, il pitagorismo era finalizzato<br />
alla sconfitta dell’ignoranza e del pregiudizio, era proteso<br />
alla solidarietà, alla pratica della virtù e dell’amore, al raggiungimento<br />
dell’armonia, quella stessa armonia che, perfetta<br />
ed immutabile, regola il “cosmos” con le sue leggi supreme.<br />
Per i pitagorici il mondo è un cosmo ordinato, non<br />
dominato da forze caotiche e irrazionali. Ritennero che l’uomo<br />
fosse essenzialmente anima, di natura divina ed eterna,<br />
la cui unione ad un corpo andava considerata punizione di<br />
colpe commesse in una vita precedente, donde la sintetica<br />
espressione (=corpo-carcere). Furono in effetti i primi filosofi<br />
a sostenere la metempsicosi, che pur non loro inventarono.<br />
Di conseguenza l’anima deve purificarsi, per sciogliersi dai<br />
legami col corpo. Tale purificazione non consisteva in pratiche<br />
religioso-emozionali, probabilmente giudicate come magiche<br />
e fantastiche, quanto piuttosto in regole pratiche (ad<br />
esempio di tipo alimentare, o ispirate a saggia moderazione).<br />
I discepoli dapprima venivano guidati attraverso purificazio-<br />
L'angolo della cult<br />
Degli amici mi hanno chiesto una breve presentazione su Pitagora, per l’apertura di un circolo<br />
culturale a lui intitolato, e pur avendo studiato filosofia, e anche essendo calabrese e infine avendo<br />
frequentato un liceo intitolato al filosofo non mi ero accorto di quanto Pitagora avesse creato un<br />
modello di vita e di spiritualità. Pitagora nacque a Samo in Grecia nel 580 A.C. anche se altri<br />
affermano che sia nato in Italia e tra i più autorevoli ricordiamo S. Tommaso d’ Aquino, che narra:<br />
“ vi furono altri filosofi italici in quella parte dell’Italia una volta chiamata Magna Grecia ed oggi detta Puglia e<br />
Calabria, dei quali filosofi il più eminente fu Pitagora, Samio di patria, così detto da una certa città della Calabria”.<br />
Samo è una cittadina posta in piena Magna Grecia. Di certo si stabilì a Crotone dove diede l’impulso ad una setta<br />
ni mediche e ascetiche, poi si purificavano con la musica, e in<br />
tali primi periodi loro compito esclusivo era tacere e ascoltare.<br />
Infine il maestro, parlando da dietro una tenda come un<br />
oracolo (accentuando il carattere sacrale della dottrina trasmessa),<br />
li istruiva sull’intera dottrina. L’indispensabile principio,<br />
essere uomini liberi e di buoni costumi, vigeva, adatto<br />
ai tempi, già all’epoca di Pitagora. Tutte le dottrine e le culture<br />
in cui è prevalente la componente esoterica riservano<br />
un’attenzione tutta particolare al numerismo e, più in generale,<br />
alla meditazione su numeri e/o su principi aritmetico-geometrici.<br />
Ciò, in quanto il numero, in sé, non esprimerebbe<br />
nulla in concreto, non nasconderebbe alcuna realtà esteriore<br />
oltre se stesso, e sarebbe, quindi, strumento speculativo da<br />
privilegiare in quanto perfettamente coerente e compatibile<br />
con l’ambito simbolico, proprio della scienza esoterica. E’<br />
quanto mai opportuno - per meglio penetrare l’argomento<br />
“numerologico” - fare riferimento alla Scuola pitagorica. I<br />
pitagorici aprivano i loro lavori a mezzogiorno, la sera si riunivano<br />
in agape fraterna e quindi, allo scoccare della mezzanotte,<br />
si separavano. E come non ricordare la presenza di<br />
emblemi utilizzati dai discepoli del maestro di Samo: tra<br />
questi, quelli più comunemente citati, è la stella a cinque<br />
punte (pentalfa). Si sa che la stella a cinque punte o pentalfa<br />
era il segno di riconoscimento della<br />
scuola pitagorica, cioè il loro simbolo<br />
più importante. Ma addentriamoci<br />
ora nel significato che i numeri hanno<br />
per i Pitagorici. Si può dire che il vero<br />
significato del numero pitagorico sia<br />
espresso da quella figura sacra, la tetraktys,<br />
per la quale i Pitagorici avevano<br />
l’abitudine di giurare e che era<br />
la seguente: la tetraktys (figura sacra ai pitagorici, che mostra<br />
il numero 10, somma dei primi<br />
4 numeri interi). La tetraktys<br />
rappresenta il n° 10 come il triangolo<br />
che ha il 4 per lato. La figura<br />
costituisce una disposizione geometrica<br />
che esprime un numero<br />
o un numero espresso con una<br />
condivisione geometrica : il concetto<br />
che esprime è quello dell’ordine misurabile<br />
1 - La monade, l’Uno, rappresenta Dio nella sua purezza assoluta,<br />
in quanto principio di tutto, essa non è un numero.<br />
2 - La diade, il Due, primo vero numero, è principio generatore<br />
che esteriorizza Dio nello spazio e nel tempo, ed è