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Dott. Tosti Cristina - la meridiana

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GENITORI CO-TERAPEUTIGuardare al<strong>la</strong> famiglia come ad una risorsa porta a non farepiù dell’esperto il principale “agente di cambiamento”, bensìa focalizzare l’attenzione sui genitori, i quali, proprio perchéquotidianamente e direttamente a contatto con il bambino,possono dare un valido contributo con <strong>la</strong> funzione di coterapeuti.La presa in carico del bambino è quindi intesa come unaPRESA IN CARICO DI TIPO GLOBALE ed il settingterapeutico è costituito da un luogo ed uno spazio dove nonsolo il terapeuta può incontrare il bambino ma in cuiBAMBINO E GENITORE POSSANO INCONTRARSI


APRIRE LA STANZA DI TERAPIA AI GENITORII genitori svolgeranno quindi un ruolo attivo nel<strong>la</strong> terapia epotranno avere <strong>la</strong> possibilità di osservare il <strong>la</strong>voro degliesperti durante il percorso di trattamento, attraverso diversemodalità:- lo specchio unidirezionale- <strong>la</strong> videoregistrazione del<strong>la</strong> seduta- genitori e terapeuti insieme dentro <strong>la</strong> stanza.


RESTITUIRE COMPETENZA Il continuo alternarsi di ruoli di azione e di osservazionetra il terapeuta e i genitori permette <strong>la</strong>DIMINUZIONE DELLA DELEGA allo specialista. I genitori scoprono progressivamente di essere in gradodi gestire i comportamenti problematici del figlio, disviluppare efficaci atteggiamenti comunicativi con ilbambino e anche di inventare modalità alternative diinterazione. Questo permette di restituire ai genitori qualcosa dimolto importante: <strong>la</strong> fiducia nel fatto che soprattuttoloro possono influire sul percorso del figlio.


MOSTRARE ANCHE GLI INSUCCESSI Mantenere aperta <strong>la</strong> stanza di terapia per ottenere <strong>la</strong>condivisione tra terapista e genitori di un momento dicrisi può essere doloroso ma utile. Sapere che anche il terapista vive <strong>la</strong> crisi puòtranquillizzare il genitore: vivere insieme una difficoltàaiuta, conforta e dà energia. Questa condivisione permetterà a terapista e genitoridi non perdere le speranze e di attivarsi per cercarenuove soluzioni.


ORGANIZZARE UN TEMPO DI GIOCOOrganizzare uno spazio del<strong>la</strong> casa, un tempo del<strong>la</strong> giornatain cui creare un’alleanza di gioco tra genitore e bambino;possedere un atteggiamento di attenzione ai desideri, agliinteressi e alle attività spontanee del bambino;garantire in quel tempo una disponibilità totale a giocarecon il bambino.Il genitore contribuirà così ad insegnare al bambino alcuneimportanti abilità.


VERSO UNA NUOVA ALLEANZA E’ un percorso lungo e faticoso , che procede a piccolipassi, ma grazie al quale il genitore potrà scoprire chegiocare con il bambino, sebbene per pochi attimi, puòessere fonte di piacere. E’ una sensazione nuova, una sensazione meravigliosa ,quel<strong>la</strong> di fare finalmente qualcosa non “PER” ilbambino ma insieme al bambino, “CON” il bambino. Nasce così pian piano una nuova alleanza tra genitori ebambino.


CONSAPEVOLEZZA E ACCETTAZIONE:due percorsi difficiliQuesto processo è lento e faticoso ed è quindi necessariofornire sostegno al<strong>la</strong> famiglia.E’ importante accogliere <strong>la</strong> sofferenza dei genitori: spesso <strong>la</strong>famiglia arriva in terapia con i sensi di colpa ed è quindinecessario <strong>la</strong>vorare su come restituire competenza.E’ necessario offrire informazioni sul<strong>la</strong> natura del disturboautistico. Questo permette di:- ridurre i livelli di rabbia e di rifiuto verso il paziente;- facilitare <strong>la</strong> decolpevolizzazione dei genitori e <strong>la</strong>diminuzione delle reciproche accuse, con conseguenti effettipositivi sui livelli di stress familiare.


In questo senso il Counseling ai genitori è quindi volto: ad aumentare le loro competenze e a gestire le necessitàemergenti a favorire l’e<strong>la</strong>borazione dei vissuti personali e dicontenuti emotivi spesso faticosi. E’ necessario infatti,affinché possa “sbloccarsi” il processo evolutivo chevede imprigionata tutta <strong>la</strong> famiglia, riuscire a contattarele emozioni negate, i sentimenti spesso impronunciabili,poiché troppo dolorosi, ma che costituisconoindubbiamente parte integrante ed irrinunciabile diquesta difficile esperienza di genitorialità.


Il <strong>la</strong>voro con i genitori ha l’obiettivo di aiutare <strong>la</strong> madree il padre a riconoscere ed e<strong>la</strong>borare i nodicomplessuali che creano disagio nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con ilfiglio. I genitori, quindi, vengono aiutati a: prendere contatto con il figlio reale; far emergere tutto il mondo fantasmatico; far emergere il profondo senso di inadeguatezza chetroppo spesso li accompagna.


Riconoscere le difficoltà sociali di un bambino moltopiccolo è difficile: spesso si può correre il rischio diconfonderle con normali caratteristiche temperamentali D’altra parte accorgersi che si è di fronte a problemi nellosviluppo sociale può provocare un dolore tanto profondoda indurre a ritardare il più possibile il confronto con ilproblema reale. Una precoce presa di consapevolezza potrebbe inveceportare ad un tipo di adeguamento comportamentale piùconsono alle difficoltà del bambino e aiutare a lenire <strong>la</strong>sofferenza emotiva dei genitori.


LA SOFFERENZA DEI GENITORI Il disagio più grande per i genitori è quello di non poterprovare soddisfazione insieme al bambino: non riuscirea condividere emozioni e significati. Il legame tra genitori e bambino si è costruito suqualcosa di deviante rispetto al percorso per il quale igenitori erano naturalmente preparati. La cura del bambino non si è accompagnata in modospontaneo al<strong>la</strong> creazione di significati condivisi e questoha portato <strong>la</strong> mamma ed il papà ad essere più ansiosi,cauti e dubbiosi di quanto, in altre circostanze,sarebbero stati.


RESILIENZA“Capacità di un materiale di resistere a forze dirottura”Il concetto di “resilienza familiare” racchiude in sé le idee di“ELASTICITA’, VITALITA’ ED ENERGIA;fa riferimento al<strong>la</strong> qualità delle re<strong>la</strong>zioni familiari intesecome aspetti di forza di una famiglia, come capacità di farfronte agli eventi critici supportando i propri membri ecercando un supporto esterno là dove è necessario.Recuperare un idea di “star bene” che non è assenza diproblematicità, ma una capacità di reagire di fronte alledifficoltà attivando le proprie risorse interne ed esterne.


ALLA RICERCA DI UN SIGNIFICATO Il bambino autistico soffre di una incapacitàcostituzionale che è all’origine dei suoi comportamenti,del suo modo di comunicare e di entrare in contatto,delle sue reazioni emotive, a volte assenti ed a volteesplosive. Non si tratta quindi di scoprire l’eziologia dei sintomima il loro SIGNIFICATO: in altre parole non da “doveprovengono” ma “DOVE CONDUCONO”.


In tal senso, il <strong>la</strong>voro dello psicoterapeuta con i genitoriconsiste nell’invitarli a riflettere sul significato deisintomi del loro bambino e nel sostenerli nel<strong>la</strong> ricerca ditale significato Riuscire ad attribuire un senso al comportamento delbambino significa riuscire ad aprire lo spazio a unapossibile comunicazione, motivando così il bambinoal<strong>la</strong> ricerca di stimoli piacevoli esterni. Questo rappresenta una prima pietra miliare neldifficile percorso di apertura al mondo esterno.


DINAMICHE FAMILIARI Le famiglie con un bambino autistico tendono ad iso<strong>la</strong>rsi dallereti sociali naturali. Troppo spesso, infatti, questi genitori via via rinunciano acondurre una vita sociale: molte dinamiche di coppia sistrutturano con il tempo attorno al disagio del figlio, colludendoinconsapevolmente con l’ iso<strong>la</strong>mento re<strong>la</strong>zionale delbambino stesso. La presenza di un figlio affetto da disturbi dello spettro autisticodetermina partico<strong>la</strong>ri modalità re<strong>la</strong>zionali nel<strong>la</strong> famiglia. Lecaratteristiche del<strong>la</strong> sintomatologia autistica generano spesso nelsistema familiare disorientamento e sentimenti di rabbia e dirifiuto, anche in seguito al<strong>la</strong> delusione delle aspettative deigenitori nei confronti del<strong>la</strong> nascita del figlio.


DINAMICHE FAMILIARI I genitori si focalizzano esclusivamente sui disturbi e sullenecessità del figlio, sviluppando una generale incapacità dioccuparsi dei propri bisogni, individuali e coniugali. Questo dato iso<strong>la</strong> ulteriormente il sistema familiare econtribuisce allo sviluppo di elevati livelli di stress. Il sistemaincorre quindi in uno STALLO DEL PROPRIO CICLOEVOLUTIVO, cristallizzandosi in atteggiamenti diiperprotezione che causano il mancato raggiungimento degliobiettivi di autonomia potenzialmente raggiungibili dal bambino. Obiettivo quindi dell’intervento familiare concerne <strong>la</strong>RIATTIVAZIONE DELLE RISORSE DEL SISTEMA, alloscopo di permettere ai genitori di tornare anche ad occuparsidelle proprie necessità personali e di coppia.


RIATTIVARE LE RISORSE E’ possibile riatttivare le risorse familiari attraverso:- un maggiore coinvolgimento del<strong>la</strong> famigliaal<strong>la</strong>rgata (nonni, zii….);- <strong>la</strong> creazione di nuove reti di sostegno sociale.


IL GRUPPO DI GENITORI Accanto al tradizionale <strong>la</strong>voro “individuale” con <strong>la</strong>coppia genitoriale è possibile un <strong>la</strong>voro rivolto ad ungruppo di genitori che condivide gli stessi problemi neiconfronti dei propri figli. Incontrare in uno spazio condiviso, protetto erassicurante, questa difficile esperienza di genitorialità,aiuta a sopportare il dolore del<strong>la</strong> frustrazione ed asuperare <strong>la</strong> paura dell’inadeguatezza. Questo richiede un impegno e una possibilità di fidarsie di af-fidarsi all’incontro con l’altro, l’altro genitoresconosciuto, che gradualmente diventa più familiarequando racconta e confida al gruppo <strong>la</strong> sua storia, che èpoi <strong>la</strong> storia di tutti, e mostra tutta <strong>la</strong> sua fragilità edebolezza.


La difficoltà più grande riguarda il disagio di affrontarel’ambivalenza affettiva connessa al legame con i figli, avvicinare ilsenso di colpa, il vissuto di frustrazione e di impotenza, ilsentimento di solitudine e di stanchezza affettiva. Attraverso il gruppo alcuni di questi genitori sono riusciti a nonsentirsi più troppo strani o cattivi nel provare sentimenti anchemolto forti; per qualcun’altro è stato invece possibile entrareempaticamente in contatto con il dolore di un altro e magaririuscire nel tempo a riconoscere il proprio. Non sono importanti solo le SIMILITUDINI, ma anche leDIFFERENZE. Sono proprio le differenze quelle cheproducono conoscenza, che ci aiutano ad essere più consapevolidi noi stessi, che ci permettono di poter prendere le distanze, diriconoscersi “altro da….”


CREAZIONE DI UNA RETE SOCIALE Il confronto con altri padri e altre madri consente amolti genitori di uscire da questa sorta di iso<strong>la</strong>mentograzie al<strong>la</strong> formazione di una nuova rete sociale,composta da membri di famiglie unite dallo stessoproblema, che possono mantenere i legami di mutuosostegno anche dopo il termine dell’intervento vero eproprio.


…..Perchè i bambini disabili “nascono due volte:<strong>la</strong> prima li vede impreparati al mondo,<strong>la</strong> seconda è affidata all’amore e all’intelligenza degli altri”Giuseppe Pontiggia

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