Pag. 4MARIA TERESA VALERIIl complesso monasterialedi S. Antonio Abate a Ferentino *III PARTE– Segue dal numero precedenteFig. 13 - San Pietro del Morrone - CelestinoV, sec. XIV, affresco. Ferentino, Chiesa di S.Antonio abate (FOTO M. DE CASTRIS).Nella prima campata dellanavatella di sinistra il restauro(1995-96) ha evidenziato le traccedell’imposta della volta a crociera,poi rimossa per la costruzionedel nuovo campanile atorretta, edificato probabilmentein sostituzione di un precedente epiù piccolo campaniletto a vela.Inoltre sulla superficie del pilastrodi retrofacciata della cappellasottostante l’attuale campanileè stato scoperto un affrescodatabile agli inizi del sec. XIV,raffigurante Pietro Celestino inaspetto giovanile e a grandezzaquasi naturale, che, vestito conl’abito scuro del monaco, reggetra le mani la tiara papale ed haappoggiato sul braccio sinistro ilmantello purpureo [fig. 13].Nella parete esterna meridionaledella succitata cappella è visibileuna porta murata, forseaperta in antico per favorire il deflussodei pellegrini in visita alsepolcro venerato. Un’altra portamurata è visibile nel chiostro sulmuro esterno dell’abside, forseuscita dalla chiesa che consentivaai monaci di rientrare direttamentenel monastero, appena finite lefunzioni.Ulteriori affreschi di epocamedievale e moderna sono emersia causa delle perforazioni eseguiteper rigenerare le strutturemurarie. Dopo la pulitura dellescialbature apportate alle paretidei muri e dei pilastri sono venutialla luce le originarie decorazionigeometriche sulle cornici esugli intradossi dei pilastri, le immaginimedievali di santi dipintesulle pareti dei pilastri ed anchefigure di santi realizzate in epocapiù recente sulle pareti della secondae della terza campata dellanavata laterale destra.Il restauro degli anni 1995-96ha interessato anche le decorazioniin stucco bianco del presbiterio,raffinatamente scolpite conmotivi classicheggianti ad ornamentodella volta a crociera e dell’ancónadell’altare maggiore, addossatoalla parete absidale dellanavata centrale. Grazie al restauro,curato da Raffaele Rumolo, haritrovato il suo originario splendorela pala d’altare raffiguranteLa Vergine con il Bambinoe i Santi PietroCelestino, Giovanni Battistae Antonio abate, una tela dipintada Andrea Giorgini nel1829, dono del cardinalePietro Vidoni [fig. 14].Nella parte superioredella tela è rappresentata laMadonna, seduta su un tronodi nuvole grigie con inbraccio Gesù Bambino nudo,che, in atto di benediredall’alto i fedeli, li guardasorridente. La Vergine, vestitasobriamente di una tunicarossa e del manto azzurro,è affiancata dagliangioletti, che simmetricamentesi dispongono ai suoilati, facendole corona. Essicon la loro posizione delimitanoun cerchio di luceche si apre tra le nuvole, lacui luminosità aumenta progressivamenteavvicinandosialla figura della VergineMaria e, mentre la illumina,suggerisce lo sfuggire inprofondità dello spazio celeste,richiamo alla percezionedella ineffabile realtà divina.Nella parte inferioredella tela, come nella tradizionaleiconografia delle paled’altare, è raffigurato ilpiano terreno con le immaginidei Santi inserite in unambiente sereno e naturalistico.Dietro le loro gambesi intravede in lontananzaun ameno paesaggio variegatoda alberi frondosi, da un corsod’acqua e da dolci colline, i cuicolori predominanti, i freddi azzurrie verdi, suggeriscono l’atmosferapacata e fresca della naturaordinata e vegetante.S. Pietro Celestino è rappresentatoa sinistra: di aspetto senile,indossa abiti e tiara pontificale,volge lo sguardo amorevoleverso i fedeli e con le braccia proteseverso la sua sinistra invita ifedeli ad ascoltare S. GiovanniBattista, il suo Santo Patrono, raffiguratoal centro.S. Giovanni Battista barbatoè vestito di pelli come eremita,indossa un mantello rosso, che siavvolge sinuosamente al suo atleticocorpo, facendolo risaltare suicolori freddi dello sfondo: il Santoha la gamba sinistra arretratanell’atto del cammino, regge conla mano sinistra la croce e conl’indice della mano destra sollevatoaddita ai fedeli la gloria diMaria e Gesù tra gli angeli.A destra è, infine,raffigurato di trequarti S. AntonioAbate dalla barba canuta,vestito con saiomarrone e con mantellopiù scuro; reggecon la mano sinistrail bastone con il campanelloe tiene poggiatala mano destrasul petto, mentreestasiato reclina all’indietroil capo percontemplare la visionebeatifica dellaVergine.I Santi sono rappresentatiin primopiano e a grandezzanaturale nello stileclassicheggiante, tipicodelle icone devozionalidei primianni dell’Ottocento.La figura diS. GiovanniBattista dichiarafortiascendenzeraffaelleschesia nel gestodella manodestra, che loavvicina alben noto gestodi Platonenell’affrescodella Scuolad’Atene dellaStanza vaticanadella Segnatura,sianell’armoniosomodellatodel suo corpo,poco idoneo arappresentareil profeta maceratodallapenitenza eabituato a sfamarsinel desertocon locustee mieleselvatico (Mt3,4).La disposizionesimmetricae bilanciatadell’impianto strutturale,la semplice e nobile bellezza dellefigure, l’equilibrato accordodei colori e il naturalismo descrittivoutilizzato da Giorgini favorisconol’immediata e chiara percezionedel messaggio devozionale:i Santi patroni della chiesa e delmonastero sono davvero i testimonidella misericordia divina e imediatori presso il trono celestedelle richieste accorate dei fedeli.La cornice architettonica dell’ancónadell'altare maggiore è instile barocco non privo di classicasobrietà, adeguata al contesto ruraledella chiesa stessa. Essa presentadue colonne corinzie chefiancheggiano la pala di AndreaFig. 14 - Andrea Giorgini, La Vergine con il Bambino e i santiPietro Celestino, Giovanni Battista, Antonio abate, 1829,olio su tela. Ferentino, Chiesa di S. Antonio abate (FOTO F.BERNOLA, 2000).Giorgini e che sorreggono unatrabeazione di gusto baroccheggiante,con angeli seduti simmetricamentesulle cornici angolaridi un timpano spezzato, al cuicentro addossata alla parete è unatabula quadrata incorniciata instucco da volute ed elementi floreali.Tra i rilievi della cornice dell’anconasono raffigurati a sinistradella pala d’altare San Benedetto,nel cui ordine papa UrbanoIV il 1° giugno 1263 incorporò iFratelli dello Spirito Santo fondatida Pietro del Morrone, e a destraCaterina d’Alessandria, patronadei ritiri ed in anticovenerata presso gli abitanti dellezone rurali quale protettrice dellezitelle desiderose di contrarre matrimonio.La presenza del culto diS. Caterina d’Alessandria in S.Antonio Abate, eremo celestino, èparticolarmente significativa,considerato che “il pio sodaliziocelestino aveva un particolare regolamentoe imponeva vari oneri:fare elemosine, recitare Pater noster,volersi bene reciprocamente,visitarsi vicendevolmente nelleinfermità, fare da pacieri, compiereopere di misericordia, elargirele doti di maritaggio per zitellepovere e a famiglieindigenti” (E. GIORGI, 1995).Molto interessante è il complessomonasteriale, che si addossaall’abside della chiesa sul latonord-ovest mediante il chiostro.Il consolidamento delle strutturemurarie del monastero fu effettuatonegli anni 1995-96, durantei lavori condotti dalla Sovrintendenzaai Beni Monumentali,mentre il completamento dell’interventodi restauro del monasteroè avvenuto nei lavori attuati inprevisione dell’anno giubilare del2000 [fig. 15].Il monastero del XIII sec., rimaneggiatonel corso dei secoli,conserva tracce del periodo medievalespecialmente nel chiostroFig. 15 - Ferentino, Chiesa di S. Antonio abate: il Monastero (lato sud) (FOTO G. COLLALTI, 1996).
Pag. 5dotato di pozzo e cisternaper la conserva dell’acqua.Nella pareteorientale del chiostro,quella addossata all’absidedella chiesa, semplicipilastri conclusi da capitellia trapezio rovesciato,attestati nell’area lazialenel secolo XIII,sorreggono arcate a sestoribassato e danno luce aun porticato, coperto datravature lignee.Nella muratura dellaparete soprastante il porticatoè ben visibile il secondoordine di arcatedel loggiato superiore,chiuso già in antico perricavare ulteriori ambientiinterni al monastero.Nel lato ovest delchiostro si conservava unforno, citato anche nell’inventariodel notaioFrancesco Angelini del30 maggio 1975 1 . Taleforno, di cui resta solodocumentazione fotografica[fig. 16], è statoacriticamente distruttonei lavori di restauro terminatinell’anno 1999: lasua distruzione ha cancellatoirreparabilmenteun “bene culturale”, importantedocumento storicodell’autosufficienzadel sistema di vita quotidianadel monastero.L’ordine celestinoresse il monastero finoalla sua soppressione,avvenuta nel 1810.Un secondo nucleodel monastero è costituitodall’ala “Vidoni”, ambienteaggiunto sul latoovest al monastero medievaleper volontà delcardinale Vidoni nellaprima metà del XIX secolo.Nei restauri terminatinel 1999 si è provvedutoa ripristinare ilpavimento in cotto dell’alaVidoni, ma la struttura,probabilmente percarenza di disponibilitàeconomica, è rimastapriva di tetto con graverischio per la necessariaconservazione non soloFig. 16 - Ferentino, Chiostro del monastero di S. Antonioabate: forno, angolo sud-ovest (ASCNF, Rogiti del notaioFrancesco Angelini, tomo IV, anni 1793-96, ff. 65r-119v).Foto precedente ai lavori di restauro degli anni 1998-99).delle strutture antiche,ma anche di quelle recentementerestaurate.Il terzo nucleo delcomplesso, ultimo in ordinecronologico, vennecostruito sul lato meridionale,addossato agliambienti del monastero:si tratta della casa parrocchialecostruita pocoprima del 1925, quandoil vescovo AlessandroFontana eresse la chiesadi S. Antonio Abate parrocchia,per venire incontroalle necessità spiritualidella popolazionelocale.… continua …Maria Teresa Valeri*In versione ridotta si pubblicail presente articolo giàedito dall’autrice con il titoloIl complesso monasterialedi S. Antonio Abate aFerentino: la storia, i recentirestauri, il valore culturaleed estetico, in: CelestinoV nel VII centenariodella morte, atti del ConvegnoNazionale tenutosi aFerentino, 10-12 maggio1996, con il contributo dell’Universitàdi Roma “LaSapienza” - Dipartimentodi Studi sulle società e leculture del medioevo, Facoltàdi Lettere e Filosofia,Casamari, (aprile) 2001,pp. 125-144. A tale volumesi rimanda per la versioneintegrale dell’articolo e peri riferimenti bibliografici.1Archivio Storico Comunalee Notarile Antonio Florididi Ferentino, Rogiti delnotaio Francesco Angelini,tomo IV, anni 1793-96, ff.65r-119v; B. CATRACCHIA,Un inventario settecentescodei beni di S. Antonioabate, in Territorio e Ricerca,Atti del convegno I Celestinia Ferentino (8-9maggio 1982), Casamari1985, pp. 143, 149.Due monumenti sacri per la storia dellachiesa Ferentinatea cura di Emidio AffinatiTrascrivo, da antico manoscrittoquanto vi è narratosul rinvenimento di due preziosimonumenti sacri.“… E’ ovvio notare ilfatto mirabile, registrato negliantichi manoscritti, verficatoed ampliato pure dai modernistudiosi, specialmente perchénella semplicità e veridicitàdel racconto, ci indica il rinvenimentodi due preziosimonumenti sacri, per la storiadella chiesa Ferentinate, diinestimabile valore.Ecco il reperto della narrazionedei manoscritti suddetti:“Nella seconda metà delprimo secolo della chiesa, icristiani in Ferentino, eranogiunti ad un numero esorbitante,specialmente perché ricordavanola dottrina di Cristo,spiegata loro dalla boccadel principe degli Apostoli, ilquale, tenne la sua prima dimoraa scuola, nell’omonimacontrada di Pietralara.Le varie famiglie cospicuedella città, entusiaste dellagrande verità amministrativada S. Pietro, posciabandita con più tempo e comododal suo rappresentanteVescovo Epafrodito, eranonon poco irritate verso le autoritàpagane della città perchéin certo qual modo venivasindacata e negata loro lalibertà di riunione in fatto direligione; anzi questa libertàse palese ed in qualcuno scorgevasidi culto cristiano, tostoveniva repressa con minaccecastighi e morte. Si noti chespesso le cariche anche governativedel paese erano occupatedagli stessi facoltosicittadini, in tal caso il malumoree l’irritazione per la repressionedel libero pensieronon cessava, ma si concentravatra essi nobili soggetti, ed idignitari Flamini, un’altra castadi sacerdoti del tempio, iquali se sopraffatti, tosto elevavanoreclami alla corte imperialedi Roma, ed allora lavolontà dei buoni cittadinicristiani veniva soffocata edistrutta col terrore. In talestato di cose quei personaggialteri e di nobile sangue, dicerto, non erano tipi da indietreggiare,così guidati dalledue famiglie nobilissime deiLiberali e dei Quinti, non chedalla Ponzia e dalla <strong>Pro</strong>culacon altre, come quella dei Varoe Sabina, che tutte erano inintima relazione col VescovoEpafrodito, concepirono percomodità loro, ed utile deineofiti, il disegno di fondareun occulto e vasto sotterraneo,o oratorio ad uso scuolacristiana, nell’interno dellacittà.Un tal progetto venne tostoeseguito dai nobili Signori,al disotto dei fabbricati edelle vie della città a modo diCatacombe, lungo l’odiernacontrada di S. Giuseppe, divicolo Raonio, dello Spreco epiazzale della Catena con ilvicolo Meciano, denominatoil Sacro Speco. L’ingressoesterno per quei tali congregaticui era interdetto il liberoaccesso in città, venne apertoin sito recondito e riservato,all’esterno della seconda cerchiadelle mura della fortezza,conosciuto oggi per lacontrada o chiesa di S. Lorenzo.Dalla detta e occultaapertura, che per mezzo diangusta e sinuosa via potevasiaccedere al vasto locale deSacro Speco, il Vescovo Epafrodito,vi introdusse tutti gliarredi ed utensili necessari alculto cristiano e né mancò ditrasportarvi i preziosi ricordilasciati dall’Apostolo S. Pietronel suo primo oratorio oaltare in Pietralara. Detti ricordifra gli altri, consistevano,uno, in una pietra di circaun metro, vuota al disopra,con coperchio chiuso da serraturain ferro, entro cui tutti ifedeli concorrevano a deporrel’elemosina necessaria allespese dell’Agape, o mensacomune. D’esso mobile eranoto col nome di “gazzafilaceo”(gazaphilaceum) cioè,tesoro e nell’avamposto oprospettiva di esso vi campeggiavala Croce, scolpita inbasso rilievo.Ferentino: Acropoli – Galleria nord-ovestnell’interno dell’avancorpo (foto Mannoni)Ad onore della verità, ildetto prezioso classico monumentosacro, stato un dì alprimitivo oratorio in Pietralara,collocatovi da S. Pietro, eposcia, introdotto nel SacroSpeco dal Vescovo Epafrodito,trovasi ora per fortuna,conservato a caso nella cosiddettaCarcere di S. Ambrogio,ossia nei sotterranei della residenzavescovile: la di cuisemplicità, rozzezza e costruzionedi lavoro in arte, a giudiziodi eruditi studiosi ed archeologi,chiaro ci vieneindicato appartenere a lavorodi quel primo secolo cristiano.Se il descritto e riportatomonumento è di grande entitàper l’archeologia sacra, nonmeno prezioso è l’altrougualmente rinvenuto pure indetto Sacro Speco: esso constadell’indispensabile fontebattesimale, servito anche all’ApostoloS. Pietro nell’oratoriodi Pietralara come si èvisto. Nella sua forma rozza,ma di semplice capitello dipietra travertino, rappresentaun vaso o tazza rotonda dapoter contenere nel suo vuotosoprastante dell’acqua necessariaa compiere la cerimoniadel battesimo cristiano. Unconsimile vaso di pietra, servitoall’Apostolo S. Pietro inRoma, per battezzare i gentilida lui convertiti alla fede allorchéfece dimora nella casadi Santa Priscilla o Prisca, finda oggi si conserva, e si osservacon venerazione nellachiesa dedicata a suddettasanta di Roma. D’esso è identiconella forma e specie nellavoro a questo rinvenuto econservato in Ferentino, eche pure il buon VescovoEpafrodito, in allora nonmancò di trasportare dallacontrada e oratorio di Pietralaraper introdurlo e riporlonell’occulto sotterraneo delSacro Speco. Ora egualmenteall’altro già visto, il detto preziosomonumento sacro, siosserva e conserva nella stessacarcere di S. Ambrogio neisotterranei della residenzavescovile.Per sapere infine comequesti monumenti sacri sianopergiunti conservati insino anoi, e come di tanto si è potutoarrivare a cognizione; eccomela circostanza.Fu nello scorciodel passato secolo[VIII, n.d.r.] che sivolle rialzare l’odiernachiesa di S.Giuseppe e costruirvile due navatelaterali, allorchéper meglio basare lefondamenta dellanavata sinistra,stante il pendio delterrerno nel retrolatodella chiesa sidovette scenderemolti metri sotterrain fondo dei quali sividde aperta per casouna ferritoia nelmezzo dello sterroche osservata davaaddito ad una viasotterranea: personed’arte introdottevisiconstatarono cheuna porta muratachiudeva l’additocon l’antico sotterraneodella chiesa stessa ed asinistra prolungavasi la comunicazioneper dare accessoad un vasto locale ben custoditosorretto da grossi pilastridi travertino, dal quale si accedevapure ad unaltro più vastoambiente che permetà era distrutto,e le pietre ammonticchiate(?)impedivano di andarepiù oltre.Esaminato bene ilsotterraneo vi sirinvennero due altaridiroccati ed inalto d’una paretedegli affreschi ricopertida intonacoe corrosi dall’umidità,non cheuna noce di piombo.La personache ebbe cura divisitare e rivisitarepersonalmenteil detto vasto sotterraneoe raccoglierele notizie,vi fu il parroco diS. Ippolito donFedele De Angelis,che di suo propriopugno tuttotrascrisse per memoriafacendone un’esatta relazionemanoscritta. Però variantichi scrittori, già neFerentino: Acropoli – Ingresso alla galleria ciecanell’interno dell’Avancorpo (foto U. Mannoni)avevano fatto cenno in completodel detto sotterraneo,denominandolo pure il Sacro-Speco. Così i moderni studiosihanno avuto più vasto campoe materia per identificarela verità specialmente poi,perché pochi anni or sono, inuna casa particolare, e al disotto dell’odierna Piazza dellaCatena, vennero scopertenelle pareti e sotto l’intonacodi calce vari dipinti, fra i qualila cena degli aspostoli. Cosìche livellandosi il terreno,si poté comprendere trovarsiquel sito in perfetto ripiano,con il sotterraneo descritto escoperto il secolo innanzi. Indipure asciugatasi la cisternadell’omonima contrada loSpreco, vi si poté scendere everificare, che dal lato dimezzogiorno scorgevasi unaporta murata, con arcovoltodi grossi travertini di epocaromana. Come infine ancheai dì nostri, vi sono rinvenuticunicoli e sotterranei lungo ilvicolo Meciano e il casamentoodierno del Sig. Pompeo.Da tali indagini, il Sig. Giorgie il Sig. Bono cultori dell’arte,stabilirono, che il sotterraneodel S. Salvatore, orachiesa di S. Giuseppe, unitoall’altro sotterraneo rinvenutoa caso con la cisterna delSpreco, insino all’odiernopiazzale della Catena, formavaun vasto locale sotterraneo,eretto dai primitivi cristianiper uso oratorio oscuola, la cui porta esternad’ingresso faceva capo oveora trovasi la distrutta chiesadi S. Lorenzo. Difatti si hanotizia, che detta chiesa edificatanel terzo secolo cristianodal Vescovo Adolfo, ritenevaconservati i due monumentidescritti del Gazzofilaceo ebattisterio; quivi asportatidallo stesso vescovo, edestratti dal sotterraneo, alloscopo di chiuderne l’ingressoed impedire l’accesso, perchéminacciante rovina. Nel recenteanno 1841 il VescovoCanali profanava la chiesa diS. Lorenzo prossima a crollare,ed in tale circostanza siebbe la buona veduta di trasportarenella carcere di S.Ambrogio, i due preziosi monumentiindicati”.