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Omelia per la messa di mezzanotte S. Natale 2010 - Mons. Ignazio ...

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Cari fratelli e sorelle,<strong>Omelia</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>messa</strong> del<strong>la</strong> notte <strong>di</strong> <strong>Natale</strong>(Cattedrale <strong>di</strong> Oristano, 24 <strong>di</strong>cembre <strong>2010</strong>)il poeta ir<strong>la</strong>ndese Yeats ha scritto in una poesia: “Io, essendo povero ho soltanto imiei sogni. Ho steso i miei sogni sotto i tuoi pie<strong>di</strong>. Cammina piano <strong>per</strong>ché staicalpestando i miei sogni”. Il motto del Novecento fu <strong>la</strong> famosa profezia <strong>di</strong> MartinLuther King, ad Washington, nell’agosto del 1963: I have a dream: io ho un sogno.Nello stesso anno il presidente americano John Kennedy declinò <strong>la</strong> stessaaffermazione esc<strong>la</strong>mando nel<strong>la</strong> città simbolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione e <strong>di</strong> conflitto: Ich bin einBerliner, io sono un berlinese. Un anno prima, <strong>la</strong> sera dell’11 ottobre 1962, papaGiovanni, affacciandosi al<strong>la</strong> finestra del suo stu<strong>di</strong>o e guardando <strong>la</strong> luna, svecchiò <strong>la</strong>Chiesa <strong>di</strong> secoli con le parole affettuose <strong>di</strong> un padre: “tornando a casa troverete ibambini. Date loro una carezza e <strong>di</strong>te: questa è <strong>la</strong> carezza del papa”. Questi eventiemblematici suscitarono grande entusiasmo soprattutto tra le giovani generazioni, cheteorizzavano “l’immaginazione al potere”, e andavano ripetendo: “siamo realisti,vogliamo l’impossibile”! Si voleva <strong>la</strong>sciare alle spalle un passato <strong>di</strong> guerra e <strong>di</strong><strong>di</strong>struzione, e dare un forte impulso ai processi <strong>di</strong> liberazione economica, politica eculturale. Ora, quel<strong>la</strong> generazione è passata. Molti sogni sono svaniti. Ai nostri giorniscarseggiano i gran<strong>di</strong> <strong>per</strong>sonaggi carismatici, capaci <strong>di</strong> infondere fiducia e <strong>di</strong> creareconsenso. Tra <strong>la</strong> gente predominano scoraggiamento e paura, a causa <strong>di</strong> una crisieconomica che non crea <strong>la</strong>voro, <strong>di</strong>vora i risparmi, toglie felicità e sicurezza allefamiglie. Il Censis descrive gli italiani: “delusi e apatici, senza voglia <strong>di</strong> sognare”, edefinisce l’Italia “un Paese senza desiderio”. Nei giorni scorsi sulle piazze <strong>di</strong> mezzaItalia sono sfi<strong>la</strong>ti migliaia <strong>di</strong> giovani studenti arrabbiati e delusi al grido <strong>di</strong>: “ci hannorubato il futuro!”. In effetti, sembra che tutto l’Occidente sia più povero e senzasogni. Le parole-simbolo “cambiamento” e “s<strong>per</strong>anza” che sono entrate a far parte del<strong>di</strong>zionario dell’Occidente sono trasmigrate sotto altri orizzonti.Come presentare, allora, il <strong>messa</strong>ggio del profeta Isaia sul<strong>la</strong> nascita del Messia e sul<strong>la</strong>salvezza che essa preannuncia? Come vedere <strong>la</strong> luce che squarcia le tenebre cheavvolgono il cammino dell’umanità? Come comprendere le parole degli angeli aipastori: “vi annuncio una grande gioia, che sarà <strong>di</strong> tutto il popolo: oggi, nel<strong>la</strong> città <strong>di</strong>Davide, è nato un salvatore che è Cristo Signore?” Dove e che cosa è <strong>la</strong> grazia <strong>di</strong> Dio,che, secondo S. Paolo, è apparsa nel mondo e porta salvezza a tutti gli uomini? Il<strong>Natale</strong> è <strong>di</strong>ventato ormai una liturgia profana, una festa <strong>di</strong> buonismo e <strong>di</strong> s<strong>per</strong>anza abuon mercato, una fiera <strong>di</strong> false promesse <strong>di</strong> felicità. Passate le feste, infatti, siricomincia con i problemi <strong>di</strong> sempre. Inoltre, esso viene celebrato anche da noncredenti, da appartenenti ad altre religioni. Nelle agende europee, infine, <strong>di</strong>stribuitegratuitamente in moltissime scuole, non ci sono neppure più le feste cristiane del<strong>Natale</strong> e del<strong>la</strong> Pasqua.


Per cogliere il <strong>messa</strong>ggio giusto del<strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> Gesù, e ricavarne ragioni <strong>di</strong> s<strong>per</strong>anzae <strong>di</strong> conforto, è necessario rifarsi al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione cristiana autentica. L’ha fatto il papa,nell'u<strong>di</strong>enza generale <strong>di</strong> mercoledì scorso, quando ha invitato a rifarsi a questatra<strong>di</strong>zione, e, commentando S. Ireneo, ha proposto tre idee fondamentali.La prima è che “Dio, con il Bambino Gesù, ci richiama al<strong>la</strong> somiglianza con sestesso. Ve<strong>di</strong>amo com’è Dio. E così ci ricorda che noi dovremmo essere simili a Dio”.L'affermazione secondo cui noi siamo creati a immagine e somiglianza <strong>di</strong> Dioacquista una partico<strong>la</strong>re eloquenza quando ve<strong>di</strong>amo nel Bambino Gesù che Dio stessosi è fatto immagine e somiglianza nostra. Certo, lo sapevamo: ma ora lo ve<strong>di</strong>amo. Èquesta, spiega il Papa, «un’idea centrale <strong>di</strong> sant’Ireneo: l’uomo non vede Dio, nonpuò vederlo, e così è nel buio sul<strong>la</strong> verità, su se stesso. Ma l’uomo che non puòvedere Dio, può vedere Gesù. E così vede Dio, così comincia a vedere <strong>la</strong> verità, cosìcomincia a vivere».La seconda idea è che nel Bambino Gesù il male e il demonio sono già fin da subitosconfitti. «Il Salvatore, dunque - insegna il Papa - viene <strong>per</strong> ridurre all’impotenzal’o<strong>per</strong>a del male e tutto ciò che ancora può tenerci lontani da Dio, <strong>per</strong> restituirciall’antico splendore e al<strong>la</strong> primitiva paternità». Tuttavia questa vittoria non sipropone solo al<strong>la</strong> nostra contemp<strong>la</strong>zione, ma richiede anche il nostro impegno. «Con<strong>la</strong> sua venuta tra noi, Dio ci in<strong>di</strong>ca e ci assegna anche un compito: proprio quello <strong>di</strong>essere somiglianti a Lui e <strong>di</strong> tendere al<strong>la</strong> vera vita, <strong>di</strong> arrivare al<strong>la</strong> visione <strong>di</strong> Dio nelvolto <strong>di</strong> Cristo». «Purifichiamo quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> nostra coscienza e <strong>la</strong> nostra vita - esorta ilPapa - da ciò che è contrario a questa venuta: pensieri, parole, atteggiamenti eazioni».La terza idea è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> «<strong>per</strong>cezione» <strong>di</strong> Dio. Sant’Ireneo afferma: "Il Verbo <strong>di</strong>Dio pose <strong>la</strong> sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell’uomo, <strong>per</strong> abituarel’uomo a <strong>per</strong>cepire Dio e <strong>per</strong> abituare Dio a mettere <strong>la</strong> sua <strong>di</strong>mora nell’uomo"». PerBenedetto XVI, dobbiamo abituarci a <strong>per</strong>cepire Dio. Dio è normalmente lontano dal<strong>la</strong>nostra vita, dalle nostre idee, dal nostro agire. È venuto vicino a noi e dobbiamoabituarci a essere con Dio».«La venuta del Signore - conclude il Papa - non può avere altro scopo che quello <strong>di</strong>insegnarci a vedere e ad amare gli avvenimenti, il mondo e tutto ciò che ci circonda,con gli occhi stessi <strong>di</strong> Dio. Il Verbo fatto bambino ci aiuta a comprendere il modo <strong>di</strong>agire <strong>di</strong> Dio, affinché siamo capaci <strong>di</strong> <strong>la</strong>sciarci sempre più trasformare dal<strong>la</strong> sua bontàe dal<strong>la</strong> sua infinita misericor<strong>di</strong>a. Nel<strong>la</strong> notte del mondo, <strong>la</strong>sciamoci ancorasorprendere e illuminare da questo atto <strong>di</strong> Dio, che è totalmente inaspettato: Dio si faBambino. Lasciamoci sorprendere, illuminare dal<strong>la</strong> Stel<strong>la</strong> che ha inondato <strong>di</strong> gioial’universo. Gesù Bambino, giungendo a noi, non ci trovi impreparati, impegnatisoltanto a rendere più bel<strong>la</strong> <strong>la</strong> realtà esteriore. La cura che poniamo <strong>per</strong> rendere piùsplendenti le nostre strade e le nostre case ci spinga ancora <strong>di</strong> più a pre<strong>di</strong>sporre il

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