<strong>Relazione</strong> <strong>annu<strong>al</strong>e</strong> <strong>al</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>sulla</strong> <strong>celiachia</strong> - <strong>Anno</strong> <strong>2007</strong>INTRODUZIONELa <strong>celiachia</strong> o m<strong>al</strong>attia celiaca (MC) è un’enteropatia autoimmune permanente scatenata,in soggetti geneticamente predisposti, d<strong>al</strong>l’ingestione del glutine, la frazione proteica <strong>al</strong>colsolubile del grano ed <strong>al</strong>tri cere<strong>al</strong>i (seg<strong>al</strong>e ed orzo) (1-3). La princip<strong>al</strong>e proteina del glutine proveniented<strong>al</strong> grano è la gliadina, le corrispondenti proteine di orzo e seg<strong>al</strong>e si chiamano ordeina e sec<strong>al</strong>ina,rispettivamente (4). La predisposizione genetica della MC consiste nella presenza dei genotipi DQ2 oDQ8 del sistema di istocompatibilità HLA. La presenza di una di queste due molecole <strong>sulla</strong>membrana delle cellule del sistema immunitario è condizione necessaria, ma non sufficiente perdeterminare lo sviluppo della MC. Infatti, mentre la quasi tot<strong>al</strong>ità delle persone affette da <strong>celiachia</strong> èportatore del DQ2 e DQ8, circa il 30% della popolazione di origine caucasica è portatrice di DQ2/8.La predisposizione genetica non è casu<strong>al</strong>e, ma, come sarà descritto successivamente (sezionepatogenesi), le molecole DQ2 e DQ8 svolgono un ruolo fondament<strong>al</strong>e nel riconoscimento dei peptididella gliadina da parte del sistema immune e quindi nello sviluppo della m<strong>al</strong>attia (5,6).La prev<strong>al</strong>enza della MC è attu<strong>al</strong>mente stimata intorno a 1 – 1.5%, sia nei bambini che negli adulti, nerisulta quindi affetto una persona su 100. La distribuzione della MC a livello mondi<strong>al</strong>e è ormaiconsiderata omogenea, anche se la frequenza di m<strong>al</strong>attia può variare in maniera consistente (2, 7). Iprogrammi di screening serologici (vedi sezione diagnosi) e la maggior conoscenza econsapevolezza della m<strong>al</strong>attia da parte degli operatori sanitari hanno permesso di capire che lam<strong>al</strong>attia celiaca presenta una prev<strong>al</strong>enza elevata sia in Europa e nei Paesi con popolazioni di origineEuropea, dove da tempo è stata identificata, che in quelle Regioni dove fino agli anni ’90 la <strong>celiachia</strong>era considerata rara, qu<strong>al</strong>i Stati Uniti, Medio-Oriente, Africa Settentrion<strong>al</strong>e e Centr<strong>al</strong>e e Sud-America.Pertanto, anche in considerazione del fatto che non vi è possibilità di guarigione, la MC è la piùfrequente intolleranza <strong>al</strong>imentare a livello mondi<strong>al</strong>e (7, 8).L’estrema variabilità dei sintomi e segni con cui la MC si manifesta (vedi sezione sintomatologia)rende la diagnosi della MC difficile e di conseguenza frequenti sono i casi di diagnosi tardive oaddirittura sbagliate. Recenti studi riportano che il periodo medio che intercorre d<strong>al</strong>la consapevolezzadei sintomi da parte del paziente <strong>al</strong>la diagnosi supera i sei anni (9). Si stima addirittura che per ogniceliaco diagnosticato, ce ne siano <strong>al</strong>meno dieci non consapevoli di essere affetti e che non seguonola terapia dietetica, esponendosi oltre che a sintomi che inficiano pesantemente la qu<strong>al</strong>ità della vita,<strong>al</strong>la comparsa delle complicanze, tra le qu<strong>al</strong>i le più temibili, quelle neoplastiche (10, 11).4
<strong>Relazione</strong> <strong>annu<strong>al</strong>e</strong> <strong>al</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>sulla</strong> <strong>celiachia</strong> - <strong>Anno</strong> <strong>2007</strong>PATOGENESILa m<strong>al</strong>attia si sviluppa quando i peptidi risultati d<strong>al</strong>la digestione gastro-intestin<strong>al</strong>e dellagliadina e delle corrispondenti proteine di orzo e seg<strong>al</strong>e vengono a contatto con i linfociti,le cellule effettrici della risposta immunitaria, a livello della mucosa intestin<strong>al</strong>e. Per l’attivazione deilinfociti, è necessario che i residui dell’amminoacido glutammina presenti in questi peptidi venganotrasformati ad opera di un enzima norm<strong>al</strong>mente presente nella mucosa stessa, la transglutaminasi, inacido glutammico, mediante un processo chiamato deamidazione. Infatti, solo così modificati, ipeptidi della gliadina sono in grado di legarsi <strong>al</strong> HLA <strong>al</strong>lele DQ2/8 <strong>sulla</strong> membrana delle cellulepresentanti l’antigene, che a loro volta portano i peptidi ad attivare i linfociti. I linfociti così attivatideterminano:- la distruzione del tessuto mucos<strong>al</strong>e attraverso la produzione di citochine infiammatorie;- la produzione di autoanticorpi, mediatori tra l’<strong>al</strong>tro dell’interessamento di organi ed apparatidiversi d<strong>al</strong> gastro-intestin<strong>al</strong>e, mediante il rilascio di citochine immunomodulatorie (4, 5).Gli eventi finora descritti avvengono nella lamina propria della mucosa intestin<strong>al</strong>e, una zona che incondizioni fisiologiche non è accessibile ai peptidi della gliadina, in quanto troppo grandi perattraversare la membrana enterocitaria, ovvero lo strato di cellule che delimita il lume del tubodigerente e che si trova <strong>al</strong> di sopra della lamina propria. Si suppone, anche se non esistono in t<strong>al</strong>senso evidenze definitive, che esistano dei fattori concomitanti che permettano il passaggio deipeptidi attraverso la membrana enterocitaria.Sono stati ipotizzati qu<strong>al</strong>i fattori scatenanti, un’infezione intestin<strong>al</strong>e batterica e/o vir<strong>al</strong>e e l’incompletamaturazione della barriera enterocitaria per il divezzamento precoce (12-14). E’ invece dimostratocon certezza che l’aumento di permeabilità intestin<strong>al</strong>e è mediato d<strong>al</strong>l’aumentata espressione eattività di una proteina, chiamata zonulina, la cui presenza determina l’apertura delle giunzioni traenterociti, fenomeno questo che permette il passaggio di molecole anche di grosse dimensioni fino<strong>al</strong>la lamina propria (15, 16).5