12.07.2015 Views

Ragguaglio istorico topografico della Isola d'Ischia - La Rassegna d ...

Ragguaglio istorico topografico della Isola d'Ischia - La Rassegna d ...

Ragguaglio istorico topografico della Isola d'Ischia - La Rassegna d ...

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Ragguaglio</strong> <strong>istorico</strong> <strong>topografico</strong><strong>della</strong> <strong>Isola</strong> d’IschiaIIOra sembra di starsi in circostanza a doversi dare distintanotizia delle accenzioni, e dell’eruzioni vulcaniche accadutenell’isola d’Ischia, e colle analoghe riflessioni, le qualiconcorrono a dilucidare li di loro avvenimenti in ordine alumi istorici per la detta <strong>Isola</strong>.Tra gli scrittori, che ne fanno menzione compita, ci è ildotto filosofo, e Geografo Strabone, il quale citando l’antico<strong>istorico</strong> scrittore Timeo di Taormina, fa nel l. 5. p. 248dell’ediz.ne napol.na noto alla posterità che il monte Epomeo,ed altri monti tramandarono, e vomitarono fuoco, etali volte le accenzioni furono sì violente, sì eccessive, esì formidabili, che tra il fuoco, e l’acqua del mare arrivò asuccedere un’empetuoso, e troppo straordinario combattimento,mentre il fuoco entrò per tre stadii, o siano per 375passi dentro il mare; e questi per sua natura resistendolo, eritenendolo, alla purfine giunse a vincerlo, e ad estinguerlo;e lo vinse in modo, che da poi entrò nell’isola, l’allagò, ela covrì di acqua.Il rumore, lo strepito, il fragore, e il moto furono sì grandi,e sì spaventevoli, che gli abitanti del continente rimpettolasciarono, ed abbandonarono la costa littorale e fuggirononell’interno <strong>della</strong> campagna.Timeus (1) etiam de Pithecusis tradit, veteres mira fidemexcedentia perhibuisse, paulo ante suam aetatem mediainsula collem, cui nomen Epomeo, terraemotu concussumignem evomuisse, et quod inter ipsum, et mare medio eratrursum perpulisse, et terram in cinerem versam rursusvehementi turbine (quales Graeci vocant tiphonem) Insulamappulisse, tribusque inde in altum mare recessisse stadiis,pauloque postea rursum ad terram dedisse impetum,marisque fluxu inundasse insulam, ignemque in eo hocpacto extintum; fragore autem percultos eos, qui continentemhabitabant, ex ora maris in campaniam profuggisse.Tales enim insula habet eruptiones, propter quas etiammissi eo a tiranno siracusano Hjerone, una cum muro a seextructo insulam dereliquerunt.1) Tymaeus deve leggersi, e scriversi, che fu, e scrisse 300 anniprima dell’Era Cristiana, a tempo di Agatocle Tiranno di Siracusa,e lo stesso, che da Siracusani, e dagli archivi di Siracusa rilevòle notizie relative alli successi in tempo <strong>della</strong> colonia spedita daIerone, ed in tempo delli Cumei Eritriesi, e de’ Calcidesi, e forsi dafigli e nipoti di quelli, che furono nell’isola, d’onde furono costrettia partire.Giulio Jasolino nell’unire li testi di Strabone, e nel commentarlicosì nel l.1. c. 1 traduce, e riferisce in questa formasu detti avvenimenti.Innanzi al monte Miseno è posta l’isola di Procida, altrevolte spiccata dall’isola d’Ischia. I popoli Eritriesi, e Calcidesihanno abitato insieme, ed indifferentemente l’isolad’Ischia; quali essendo già ricchissimi e per le biade, e perli frutti <strong>della</strong> terra, e per le miniere dell’oro, nata tra lorocontenzione abbandonarono l’isola: Finalmente scacciatida tremuoti, e da fuochi che esalavano, e dal crescere delmare, e dal bollore delle acque se ne partirono; conciosiachéha questa isola molte di sì fatte eruzioni, per le qualialcuni mandativi da Ierone tiranno Siracusano furono costrettiabbandonare un muro, che vi aveano fatto, ed insiemamentetutta l’isola.Onde poi nacquero le favole, colle quali si dice che Tifeostia sepolto in quell’isola, e che quando si rivolta su li fianchi,svaporano fuori fiamme, ed acque bollenti; Imperochèmolte volte accade, che le isole piccole abbiano sì fatteacque bollenti. Veramente sono cose più verisimili quelle,che scrisse Pindaro mosso da quel che si vede, che tuttoquel tratto, cominciando dalla Città di Cuma sin’in Sicilia,è infocato, ed ha certe caverne profonde, che corrispondonol’una coll’altra, e si estendono fin’in Grecia, ed in altreterre ferme; per questa caggione Mongibello, l’isole di Lipari,il territorio di Pozzuoli, il Napolitano, il Bajano, e lePitecuse sono di tale natura, quale hanno lasciato tutti iscrittori scritto: In che intendono molto bene Pindaro, sottotutti questi luoghi cantò, che stava sepolto Tifeo. Timeoancora dice, che quelli antichi scrittori inventarono moltefavole delle Pitecuse; e che molto più avanti, quel monteEpomeo, che sta nel mezzo, per alcuni tremuoti vomitòincendi, e che questa terra, che sta frapposta, gettò moltifuochi nel mare, e che tutta quella parte di terra, ch’eragià ritornata incontro, esalando in alto a guisa di tifone,cioè in modo da poi se ne tornò indietro; e tornando ancheindietro il mare al suo luogo, coperse l’isola, e smorzò ilfuoco di quella.Per lo rumore del quale smorzamento, quelli, che abitavanola terra ferma, lasciando la marina, se ne fuggirononella parte superiore <strong>della</strong> Campagna. Le acque calde diquesti luoghi si crede, che abbiano la virtù di sanare coloro,che patono di male di Pietra.Dell’isola di Capri anticamente furono due Terricciuole,ma ora è solamente una, la quale fu occupata da Napolitani.Costoro avendo perduto in guerra l’isola d’Ischia, la ricuperaronodi nuovo, concedendola loro Cesare Augusto.Fin qui Iasolino, che traduce.Lo stesso Strabone nel medesimo libro rapporta, appoggiatoagli antichi scrittori, che li Calcidesi e gli Eritriesifurono tirati ad abitare in Ischia per la fertilità de’ campi,e per le miniere dell’oro; propter feracitatem agri, et aurifossilia: Post etiam terraemotibus exturbati, ignisque, marisque,atque calidarum aquarum eruptione se ne passarononel vicino continente.<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 21


Plinio (Ist.nat.l.II) benvero facendo parola delle straordinarieaccenzioni, e delle sotterranee ignee esalazionisuccesse nell’isola, si spiega in questo modo: In eadem etoppidum haustum profundo, alioque motu terrae stagnumemersisse, et alio provolutis montibus insulam extitisseProchitam.Che per effetto delle accenzioni ignee sotterranee, e deitremuoti nella medesima isola una Città murata venne attinta,assorbita, e profondata: Con altro tremuoto surse, eduscì fuori un lago; E con altro terzo tremuoto sommossi, rivoltati,e rotolati i monti venne formata, ed ebbe l’esistenzal’isola di Procida.Lo stesso scrittore in altro luogo riferisce, che tale isola fudetta, e chiamata Procida, perché staccata, avulsa, e gettatada Ischia. Quia ab Aenaria profusa erat, Prochita fuit dicta.Prochita Απο το προκυμαι Profusa: Avulsa.Cornelio Severo, che visse nel tempo di Augusto nel farmenzione de vomignei d’Ischia si esprime coll’avverbiodinotante un ben lungo trasandato tempo, e di modo, chela parte di sopra si era raffreddata da molti anni. FlagransAenaria quondam.L’espressate formidabili eruzioni, vulcani, e sovversioni,le spaventevoli accenzioni, vomiti, e gettiti di fuoco, leterribili esalazioni, ardori, e fiamme, e gli fragori, rumori,ed esplosioni sono stati così antichi, che niuno scrittore nedivisa epoca, secolo, e tempo.Strabone appena accenna, che taluni straordinari avvenneropoco prima dell’età di Timeo: Oscuro per oscuro; Forsivoleva intendere quelli accaduti al tempo de Siracusani,di cui si farà disitinta parola.Il Fazzello nell’istoria di Sicilia, e sopra di ogni altro GiulioOssequente asseriscono di esserne accaduti nell’anno diRoma 663 sotto il consolato di Giulio Cesare, e di LucioMarsio: ma sono parole per parole, e non documenti perpruove.Se così fusse stato, e successo, chi più di Strabone, il qualefu vicino al cennato consolare, non ne avrebbe tenutole notizie, e non ne avrebbe fatta menzione? Scrittore, ches’interessò a fare delli descritti successi una particolarememoria; e per le quali fa capitale del solo Timeo, che cita,intendendo in tale modo dare autorità alli fatti, che riferisce;e quel solo antico scrittore, che ricercò tra gli antichiarchivi <strong>della</strong> Sicilia.Ci è stato alcuno scrittore ancora verso la fine del 18 secolo,che si è fatto ardito di fissare il tempo di taluni vulcani,ed eruzioni avvenute nell’isola, e come fu il MedicoAndria, il quale confidentemente li fissò circa li primi secolinella nostra era; ma altri scrittori abbenchè semplici osservatoride fenomeni <strong>della</strong> natura, pure hanno dimostratodisprezzo, e nausea di tale sentimento.Infatti se dello sbuccio del Vesuvio accaduto nell’anno 80dell’era volgare se ne scrisse con tanta distinzione, essendoquel tempo illuminato, e dedito a descrivere le novità delmondo, l’avrebbero benanco significato de flagranti successid’Ischia.Soltanto dell’ultima eruzione, e sovversione vulcanicaavvenuta in una grande, ed estesa pianura rimpetto al Castello,e che toccò anco le di lei prossime alture, luogo alpresente, e nel passato denominato Arso, e Cremate, si puòfissare il tempo, il secolo, e l’anno.Onde di tale avvenimento si può fissare, e se ne fissa l’anno,il quale fu il 1301, allorchè il fuoco sotterraneo, e sovversivobruciò per due mesi di continuo.Di questo assunto si è fatta, come si farà ancora, distintaparola nel descriversi il distretto <strong>della</strong> Città d’Ischia, edelle accennate Cremate, che si può riscontrare, siccomepiù appresso circa il dipresso delle vulcaniche eruzioni, edesalazioni, e del di loro tempo se ne scriverà con posatezza,riflessione, e maturità; nell’intelligenza, che di molti avvenimentiè così rimoto il tempo, ed al dentro dell’antichitàantichissima, che diversi colli, promontori, e monti, che siesalarono dalle sotterranee effervescenze, e che un tempopure vomitarono fuoco, si sono all’intutto cangiati <strong>della</strong>primiera di loro natura, e sostanza, e si sono modificati inaltra.Dal mentovato tempo <strong>della</strong> vulcanica sovversione delleCremate sin’al presente non si è sofferta nell’isola altra similecalamità; e sembra forsi che l’isola, ed in particolarequella parte <strong>della</strong> stessa rimpetto al Castello, ed al nordnelli di lei sotterranei, e profondità si ebbe a discaricaretotalmente di quelli materiali sulfurei bituminosi, e piriti,atti ad accendersi, e potersi accendere; o forsi si ebberomaggiormente ad aprire, e comunicare li sotterranei meati,e corrispondenti concavi col Vesuvio, e con Etna, per dovesi tramandano li di lei materiali accensibili, stante le tanteacque perenni bollenti, e fumarole esistono, e si osservanosu la superficie dell’isola, danno a dividere, e dinotare, chefuoco, solfo, e materiale pirito, ed accensivo effettivamenteprosieguono ad essere, ed a stare sotto il profondo sotterraneoterritorio, e suolo di essa isola.Le sopra divisate scosse di terra, le vulcaniche eruzioni,le sovversioni, le accenzioni, e l’esplosioni di fuochi furonodivulgate con esorbitanze tanto enfatiche, ed eccessive,con effetti sì perniciosi, e dannevoli, con devastazionitanto alterate, e terribili, e con comparse si spaventevoli, edisanimanti, che gli stessi antichi scrittori, li quali le riferiscono,e tramandano a posteri entrano, ed entrarono nel dubiodi esserci potuto avvenire nel riferirsi li successi dellesoverchierie, e delle notabili alterazioni: Però se Timeo, eStrabone avessero ocularmente osservato, e fatto delle analisisu l’espressati fulminanti accaduti, avrebbero depostoogni dubiezza, e l’avrebbono creduti ben veri, e realmentesuccessi.Si giri intorno all’isola, e si principii dal Castello, il qualeè una gran rupe, o sia un’alto, e largo scoglio di durissimae densa pietra elevatosi, ed inalzatosi in mezzo al mare pereffetto di una straordinaria violenta eruzione, ed esplosioneignea vulcanica, seguita verso la parte di terra dalle stessevulcaniche ignee eruzioni, ed indi dalla catena degli alti,e larghi monti, e promontori <strong>della</strong> villa di Campagnano,che <strong>della</strong> consimile pietra tira sin’alli confini <strong>della</strong> marinaal di là del Testaccio, li quali monti, e promontori anco siosservano di essere sorti, inalzati, ed elevati dal fondo delmare, ed a forma di piramidi, e di pari in grand’estenzione,e larghezza, ed in grande altezza si veggono da esso fondopoi erti, e proporzionatamente acuminati.22 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013


Indi nel fondo dell’indicato mare verso il nord, il nordest,l’est, e il sudest dal lido sin a tre miglia fuora si osservano,e si guardano ad occhi nudi sotto acqua lunghe, e larghe tirate,e catene di scogli, e certi si ergono a forma di colonnesotto acqua, ed altri a foggia di lunghe mura, che vicino allilidi molti s’inalzano assai al disopra del mare, ed altri sonoimmersi quali monti sotto la sabbia, e quella invero, chepiù sorprende, è quella lunga quasi di tre miglia, ed assailarga tirata di scogli sotto acqua denominata il secco dallaparte dell’est, distante dal lido circa tre miglia, che girandosi congiunge con altra lunga tirata verso il nordest, ed ilnord, chiamata vulgarmente il Ciglio.Appunto tali lunghe, e larghe tirate di scogli sotto acqua,ed altri scogli sopra acqua, che la accennata catena dimonti, ed altre rupi, e facciate di pietre vulcaniche fannoevidentemente conoscere, e rilevare, che un tempo le accensioniignee vulcaniche, e la viva flagrante fiamma tramandatedalle parti sotterranee dell’isola, e sue adiacenzetanto verso il nord, quanto verso l’est non solo entrarononel forte del mare per tre stadii al dire di Strabone, ma permiglia, e fin’a tre; onde la fiamma elevata, il mare inalzato,il rumore, lo strepito, e li tremuoti doverono apportare agliabitanti del continente rimpetto dell’alterazione, e dellospavento; siccome fanno conoscere, e rilevare, che l’acquadel mare in fine vinse la forza, e la violenza <strong>della</strong> fiamma,e del fuoco, l’estinse, e così inondò, ed allagò l’isola, il suolittorale, e le sue adiacenze.Lo stesso si osserva, e si mira nello girarsi l’isola, e soprattuttone’ confini del comune di Forio cogli alti scogli<strong>della</strong> nave, e dell’imperatore, come di altre tirate vulcanichedi esso comune, specialmente in quello lungo, largo,ed esteso tratto di eruzioni, e sovversioni formidabili, esorprendenti da tale comune a quella la più spaventevoled’ogni altra, e la più eccessiva del comune del <strong>La</strong>cco, lequali corrono sotto le denominazioni di Zara, Caccavelle,<strong>della</strong> Cornacchia, di Santo Montano, e del Monte di Vico.Cotal Monte di Vico è quello che sorpassa ogni altra vulcanicaeruzione, ed esplosione, e forsi non mica inferiorealli monti <strong>della</strong> villa di Campagnano. Lo stesso si eleva dalfondo del mare tendente al nord, ed a perpendicolo s’inalzaad una notabile altezza diunita ad una gran larghezza, e conorrore si mira stendersi sin sotto l’Epomeo. Il medesimopare giusta l’osservazioni di essersi in gran parte staccato,e di essersi nel gran fondo di quel mare, e tra la sabbia immerso,e profondato: potuto derivare da tremuoti, e dagligrandi urti del mare formiano e toscano; e con faciltà peressere una elevazione di scoglio non acuminato, ed a pero,ma a perpendicolo, e piana al disotto, onde soggetto a gravitare,ed a staccarsi. Lo stesso si osserva, e si guarda peril successivo lido, e per il tratto del Castiglione, che va adunirsi colla tirata de monti vulcanici di Casamicciola, e demonti di sotto il Cretaio, i quali si attaccano all’altra tiratade monti vulcanici che sovrastano alla villa de bagni, chedalla parte di sopra si uniscono col vulcano del fondo dibosso, e coll’altro laterale alla cava delle nocelle; e dallaparte di sotto coll’eruzioni di Sant’Alesandro, dell’intornodel <strong>La</strong>go, e del promontorio di San Pietro; e che finalmentetendono a quasi unirsi colle Cremate, colla rupe del Castello,e sue vicinanze, e colli ridetti monti <strong>della</strong> villa diCampagnanoAl pari de’ monti, e promontori laterali al mare dell’intorno<strong>della</strong> intiera isola se ne osservano degli altri di lunga piùorribili, e spaventevoli nell’interno dell’isola; e da per ognidove, e nel mezzo di essa, in dove si osservano de gruppidi monti ed alti, ed altissimi, i quali nell’altezza di lungasuperano quelli dell’intorno e delle littorali.Taluni de medesimi acuminati si osservano per il grand’elassoforsi del tempo carozzati, e ridotti a materia friabile:Altri anco acuminati, ma che ancora conservano la primiera,e l’antica natura di pietra dura, e forte, abbensì sianocoverti di materia terrosa, e pozzolanica.Altri pure acuminati, ma si mantengono pumicei, sebenecon dispendio facili ad essere ridotti a coltura. Altri elevati,ma con gran pianura di pietra dura, e forte di sopra, ed essaa stento rompendosi, e spezzandosi con forza di ferri perlo più sin ad otto, e dieci piedi, al disotto si trovano di giàmodificati a materia lapillosa, sabbiosa, e terrosa; ed altri,che modificati a pietra tufacea, e maschiosa, e di molti alti,ed acuminati, si osservano nella maggior parte sterili, ed inalcuna porzione aumentati, e coltivati, e per lo più a pianteboscose.Inoltre all’intorno dell’isola si osserva, che all’infuori dicerti seni divenuti spiagge sabbiose ogni sua costa, e lateraleera vulcanizzata, ed una gran porzione coverta di pietradurissima, densa, e forte, la quale o per causa di tremuoti,o di violenti scosse del mare si è staccata, ed è caduta nelfondo del mare, ed in certi luoghi è stato lo staccamentocosì grande, che non ostanti gran parte di essersi assorbitadal fondo del mare, e dalla sabbiosa rena, pure si è formatatale tirata, che si suole chiamare scogliera.Altra causa del suddetto distacco, e caduta è stata realmente,che la parte a di dentro essendosi per l’antichità, eper la continua acqua piovana assorbita, modificata in materiaterrosa, la pietra vulcanica rimasta fuori si distaccae cade, sì per non potersi sostenere per il proprio peso, sìper non tenere appoggio, e sì per venire urtata dalla partedi dentro, la quale per l’assorbimento delle acque piovanesuole ingrossare e dilatare, e così venendo premuti, gravati,ed urtati li laterali, naturalmente debbono piegare, e crollare.Sicchè dalle osservazioni, e dalli giudizi dedotti siccomelusingasi, che le antichissime voci, e fatti divulgatisi relativialli straordinari, eccessivi, ed orribili sotterranei fuochi,fiamme, ed accenzioni avvenute ne rimoti tempi nonavevano dell’esorbitante, e del favoloso, rapporto ancoraalle terribilissime esplosioni, così si può pervenire a conoscersi,e potersi conoscere dal seguente successo quantosia, e possa essere incalcolabile la forza, la violenza, e l’esplosionedell’effervescenze, e delle accenzioni de fuochisotterranei.Li publici fogli dell’anno 1814 riferiscono con terminidi certezza, che nel dì 22 di maggio di tale anno alledue pomeridiane nel mare di Azzow in alcuna distanza dallido, all’improvviso dopo tante straordinarie scosse, dopoformidabili fragori, e dopo sì gran gettito in aria di pietregrosse, e piccole, a moltissima altezza fin’a venire rispetti-<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 23


vamente oscurata la luce del sole, si vide, e si osservò sorta,e sortita dal fondo di quel mare una isola di pietra calcarea,di diametro dall’Est al vest di settanta tese, ed alta dallasuperficie, e linea del mare un passo, e mezzo.Li publici fogli di Giugno 1818 ne fanno riminiscenzain occasione di alcun fenomeno comparso, ed osservato inessa nuova isola prodottasi.Ma affinchè nulla si preterisca rapporto a quanto o divero, o di esorbitanza siasi scritto d’Ischia, e di taluniscrittori, che si hanno fatto lecito scrivere, e tramandarealla memoria, e particolarmente Servio nell’interpretrare,e commentare Virgilio pretende di dare ad intendere, cheattaccato al monte Miseno ci era un altro monte, il quale sidenominava Inarime. Onde ad esso appunto essendo statane’ rimoti ed ignoti tempi per effetto d’inesplicabile tremuoto,e di orribile vulcano distaccata, e proiettata l’isolad’Ischia, venne la stessa isola a ritenere la ridetta denominazionedi Inarime; la medesima notizia così datasi a capire,e congetturata da Servio indusse il Baccio nel capo IIDe Thermis ad asserire con ogni franchezza, e senz’alcunappoggio Aenaria quam et Inarime a monte, quo a Misenofuerit avulsa dictam legimus.Ma ciò lo creda pureChi sogni, e favole ascoltar desia.Nulla pregiudicandosi però la gran dottrina istorica naturale,e la gran dottrina medica di esso erudito dottore, chemeritò di essere prescelto per medico da Sisto V.Ulteriori ricerche, riflessioni,e dilucidazioni rapportoagli avvenimenti vulcanicidell’isola d’ischiaOmero, Pindaro, Timeo, Virgilio, Ovidio, Severo, Strabone,Plinio, e Lucano facendo parola dell’isola d’Ischia,e suoi vulcanici successi, si spiegano, e fanno intendere, diessersi così detto, divulgato, e scritto, e colla frase di essereun tempo avvenuti: ma niuno si è fidato fissare giamai epoca,e data di tempo.Se il Fazzella, l’Ossequente, Andria e talun’altro si sonoavanzati a divisare alcun dato tempo di certi particolarisuccessi vulcanici, le di loro assertive, o le di loro congetturerimangano pure, e restino con essi.Strabone, e su le tracce ancora di Timeo, tratta individuarnedi taluni straordinari vulcanici accidenti ad un presso ditempo, come a dire di averli menzionati colle frasi: e pocoprima di Timeo alcuni; a tempo <strong>della</strong> dimora de Calcidesi,e delli Eritriesi nell’isola altri; Ed altri poi nell’atto, chenella stessa domiciliavano li Siculi Siracusani: ma senzamai fissarsi precisa data o di olimpiadi, o di consoli, o disovrani d’insigni regni.Beroso è solo quell’autore, che individua un precisotempo di quelle vulcaniche ignee eruzioni avvenute nellaparte, che attualmente si divisa sotto la nomenclatura diprovincia di Napoli, e maggiormente nelli vicini e littorali,ed a vista del mare, e che può col di lui <strong>istorico</strong> rapporto arrecarelumi per il tempo dell’eruzioni, e degli avvenimentivulcanici dell’isola d’Ischia.Egli fu Caldeo, e sacerdote del tempio di Delo in Babilonia:visse circa trecento (300) anni prima dell’era cristiana,e scrisse un’opera sotto il titolo delle antichità Babilonesi:Opera utile, e vantaggiosa alla repubblica letteraria: Dellastessa Eusebio di Cesarea si prese l’impegno, e la cura diraccoglierne, e rapportarne de gran pezzi, e frammenti, edappoi Annio di Viterbo si dedicò a procurarne un manoscrittoin originale, e ci riuscì, che diede alla luce.Nel libro 5 Beroso riferisce, che nel tempo regnava AlarioRè degli Assiri; nell’Italia tre vulcani per lungo spazio ditempo bruciarono, e vamparono, li quali tre vulcani vengonodisegnati, e notati colle voci d’Istrios, Cymeos, e Vesuvios.Eo tempore Italia in tribus locis arsit multis diebuscirca Istrios, Cymeos, et Vesuvios.Con tali voci o Beroso, ed Annio, o Eusebio paiono didivisare li luoghi, e gli abitanti, o forsi così chiamati negliantichi tempi, o adattati a quelli luoghi, ed abitanti de’ diloro tempi.Taluni scrittori intendono situare, come situano il regnaredi Alario Rè degli Assiri verso l’anno 450 dopo l’epocadel Diluvio. Il diluvio giusta il Canonio di Petavio avvennenell’anno del mondo 1656: Onde gli accennati vulcani doveronocomparire circa l’anno 2106 del mondo.Gli Istrii corrispondono a quelli luoghi <strong>della</strong> dinotata provinciadi Napoli, i quali al presente, e da tempo antico, sinominarono, e si nominano Astroni: antico formidabilissimovulcano raffreddato vicino al lago di Agnano; che sistende all’Olibano, e Leucogeo, al monte Ermeo colla isoladi Nisida, e gli adiacenti scogli, ed al monte di Sant’Eramo;e dalla parte di dentro a Pianura, a Soccavo, e forsi alli Tifanidi Capua, ed a monti di Caserta.Cotal vulcano Cornelio Severo in questo modo accenna:Testisque Neapolis inter, et Cumas locus est multis iam frigidusannis.Il Leucogeo, che Strabone con voce poetica chiamò ilforo di Vulcano, presentemente si nomina la Solfatara;in parte attaccato al mare e raffreddato, ove si guarda unaspaventevole elevazione di durissima pietra per effetto diviolenta, e forte eruzione; ed in parte è in azzione ignea,sulfurea, e calorica; Dove si osservano perenni fumarole,soffii, ed esalazioni caldissime; ed ove fu solito raccogliersidel solfo, e dell’alume.Li Cimei debbono essere, come gli stessi, che furonodetti Cimeri, e Cumani, mentre nella lingua greca, e latinaCyma, e Cumae corrispondono alla voce Cuma, e s’inteseroper quella città, e luogo, che si dice Cuma.Sicchè il vulcano vampante mentovato da Beroso sotto lavoce Cymeos deve corrispondere, e corrisponde a quellatirata, che si suole dire la regione abbruciata, cominciandodal monte Tauro, si stende ne’ monti di Baia, di Averno,di Miseno, e <strong>della</strong> distrutta città di Cuma, siccome versoVico, Linterno, e Montragone, o sia monte Massico: Luoghiquesti tutti raffreddati, all’infuori del suolo di Scauda,dove si osservano dei gurgiti di acque bollenti, ed ove anticamenteesistevano bagni minerali; ed all’infuori di Baia,24 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013


in cui esistono e fumarole, e perenni gurgiti di acque termalie bagni; ed ove nella notte del 29 di settembre dell’anno1537 si produsse un’eruzione vulcanica, che bruciò il suolodell’antica villa Bauli, e l’abitazione di Tripergola.Cotale vulcano elevatosi in alto viene chiamato MonteNuovo.Li Vesuvii di Beroso non corrispondono all’attuale igneovulcano, attivo, e vampante, ma bensì al gran monte lateraleraffreddato, che si chiama Somma. Il presente Vesuviocomparve, e vampò, eruttando esorbitanze di fuochisotterranei, e pietre, e ceneri nell’anno ottanta, 80, dell’eracristiana, regnando Tito Imperatore.Li scrittori riferiscono concordemente, che il sito dellostesso era piano, e non monte, o colle elevato: Taluno peròriferisce, che in esso suolo esisteva una bocca, ed una concadivisante di essersi per la stessa tramandato, ed eruttatovulcanico fuoco, e che essendosi estinto, del medesimo sene perdé la memoria.E così dové essere, ed avvenire, mentre se tale bocca perqualche tempo avrebbe gettato fuoco, e materia vulcanica,per legge meccanica, e per effetto naturale si sarebbe ammontata,ed inalzata, ed avrebbe la propia base di moltoestesa, siccome è avvenuto dall’anno ottanta in quà, nelquale spazio il suddetto vulcano di tanto si è elevato, dilatato,ed esteso colli replicati gettiti, e vomiti di materiali, ecolle ripetute forze vive, e violente delle corse, e torrenti:che quando si accostano vicini al mare, ivi si sogliono profondare,e quando da esso si discostano, sogliono appianarevalloni, e voragini; e siccome tanti luoghi, ed abitazioniin vicinanze dell’additato vulcano soffrirono emergenza sìperniciosa, e devastazione distruttiva, come rimasero sommerse,e seppellite colle di loro adiacenze le illustri cittàdell’Ercolano, e Pompeiano; e fu tale il formidabilissimoscoppio del divisato vulcano, tanto nel suo primo tempoverso l’anno 80 dell’era cristiana, quanto nel prosieguo degran scoppii, delle grandi esplosioni, e de grandissimi gettitine successivi tempi, che l’Europa, l’Asia, e l’Africa nonfurono esenti dalli di lui terribili effetti, e dalle ceneri, ovearrivarono a cadere.Lo stesso antichissimo vulcano di Somma potè ben corrispondereall’elevazione de’ monti di Sarno, e <strong>della</strong> catenadegli alti monti, li quali da Nocera tirano fin’al Capo Prenusso,non essendoci di essi nell’antichità veruna notizia.Lucio Floro il quale fa comprendere di avere scritto neltempo di Traiano, e non lungi dal tempo <strong>della</strong> prima esplosionedell’attuale Vesuvio, dà con tutta chiarezza ad intendere,che mentre egli scriveva, proseguiva a gettare fuoco,e di essersi di già inalzato a monte, e come il Tauro, il Falerno,e il Massico, e di essere, e trovarsi aumentato di viti.All’ora appunto poterono avvenire dell’eruzioni vulcanichenell’isola, ed elevarsi de gran monti vulcanici dal fondodel mare; e tali fenomeni sì per l’interno <strong>della</strong> stessa,quanto per il suo littorale; come la rupe del Castello, delCastiglione, del monte di Vico, de monti Campagnano, e dialtri, la di cui pietra vulcanica del Leucogeo; del pari, chel’apparenza delli vulcani prodotti nell’isoletta di Nisida, edi altri scogli del mare del monte Ermeo, simile, ed egualeall’apparenza degli vulcanici prodotti nel mare del comuned’Ischia. Ed allora doverono succedere le produzioni, e l’esplosionivulcaniche nel mare di Ponza, e Ventotene, dellequali successivamente si farà distinta menzione.Intanto quantunque per base de lumi di taluni antichi vulcanisi pongono li rapporti storici di Beroso, e certi corrispondentiragionati giudizi su l’assunto, per tutta voltapare, che l’animo si conosca nelle difficoltà, mentre tantodi molti vulcani, e monti vulcanici dell’<strong>Isola</strong> d’Ischia,quanti di molti vulcani, e monti vulcanici <strong>della</strong> terra, nonessendoci la menoma notizia, nell’antichità o presso gli antichiscrittori, si và a rilevare, che li di loro avvenimenti,e successi doverono accadere in tempo tanto rimoto, edoscuro, che sono, e furono al di là di ogni umana cognizione.Quindi si opina di non lasciarsi fare delle ricerche, e delleragionate diligenze, affinchè si possa pervenire a un dipressodi tempo, nel quale le accennate vulcaniche novità, eproduzioni avessero potuto succedere.Idio, O. M., e saviissimo proveditore quando coll’universocreò, e fece l’orbe terraqueo, l’ebbe a creare, a fare, eda mettere alla luce in un bello, spacioso, ameno, agiato, evistoso aspetto, e di forma di dover’essere la consolazione,e la delizia dell’uomo, e di dover’essere la di lui faccia, esuperficie per lo stesso prospera, aggevole, e felice.A tale riguardo, e riflesso dotò esso orbe di tutto equilibrio,di un generale plausibile ordine, come di meccanicheleggi, e di staggioni omogenee, costanti, ed analoghe allafelicità dell’uomo.Lo costruì, e lo costituì con natura continente particelleignee, caloriche, elettriche, sulfuree, ferree, vitrioliche,nitree, saline, alcaline, e pirite, e di altri semi, e generi uniformi,ed unisoni a tali costituenti, ma con vincolo, condizione,e legge sempre equilibrata, ed equilibrante, ondeesso orbe terraqueo, e con esso la natura delle cose createfussero ben mantenute, sostenute, e conservate.A qual’uopo dispose con ordine speciale, che la faccia, ela superficie dell’orbe, e di essa natura fussero in tal modocostituite, ed equilibrate, che ne seguisse, e ne avvenisseperennemente, ed insensibilmente e delle parti esterne, edelle parti interne tal evaporazione, sfoco, ed esalazione,che l’enunciato orbe, e l’accennata natura creata delle cosenon fussero giamai per ricevere qualunque menoma alterazionedi straordinario moto, e di azzione.Ma l’infelice disgraziata umanità avendo conculcato, epostergato il sistema delle leggi naturali scritte, e scolpitenelle anime, e ne cuori, ed avendo varcati li termini prefissidel divino fatto e del tutto, onde essendo incorsa nello giustissimo,ed esattissimo di lui sdegno divino, trasse a sè lapena di dover’essere, e di essere l’orbe colla natura dellecose sommerso, ed immerso sotto una generale, ed universalealluvione, allagamento, ed inondazione di acqua perlunga durata; ed indi a dover soffrire, e soffrire la perdita<strong>della</strong> bellezza del di lui vago, ed ameno aspetto, e del di luibello equilibrato ordine.Imperochè la superficie dell’orbe essendo divenutafredda, e gelata, per la lunga durata delle acque su essa,e par fin’a mesi sette, e più, che del lunghissimo prosieguodell’umidità, siccome all’intutto cessò la perenne in-<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 25


sensibile evaporazione, ed esalazione, così gli enunciaticomponenti e generi ignei pirii accensibili per effetto dilegge meccanica, e naturale fuggendo dalle vicinanze superficiali,si doverono internare, e s’internarono nelle partiinferiori, e nelle viscere di esso orbe, in dove si doveronounire, e si congiunsero ad altri simili, ed eguali componenti,costituenti, e generi, per cui vennero a formare, come siformarono delle alteratissime effervescenze, delle violentissimeaccensioni, e dell’incalcolabili incendi, ed esalazioni,ed esplosioni.Essi per effetto di straordinaria potenza, ed attività, e pereffetto di vivissima forza, e per effetto di un quasi soprannaturale,e di un insuperabile fuoco non potendo esseretrattenuti da quella parte di terra li conteneva, li covriva,e li restringeva, ebbero a prorompere, come prorupperoeffettivamente, scoppiarono, ed esplosero in formidabilissimisbocchi, in spaventevoli vulcani, ed in terribilissimeeruzioni, e sovversioni su la faccia, e su la superficie <strong>della</strong>terra; che doverono avvenire, ed avvennero sì nel tempo, edurata dell’accennato allagamento, ed inondazione, e sì neltempo vicino alla stessa, ed a un dipresso.Verso, e circa tale rimotissimo tempo, e de’ quali non ciè memoria dinotante una precisione presso tutti gli scrittoridell’antichità, doverono succedere, come successero inmezzo al mare dell’elevazioni, e comparse di tante, e sìdiverse isole, le quali per il trascorso del gran tempo tuttesi osservano modificate, come successero dell’elevazioni,dell’esplosioni, degli inalzamenti, e delle comparse di tanti,e sì alti monti, rupi, e scogli; taluni de quali si osservanoin tutto, o in parte ancora vulcanizzati, o solamente modificatinella parte esterna, ed altri benvero modificati.Cotali monti si possono ben accennare, designare, e notarenella più notabile parte, e numero; ed essi sono, il monteTricuspide Epomeo elevato sin’all’altezza di passi 1500,esteso ne’ comuni di Fontana, e Serano, di Monopaneall’est, al sud, ed al nord, e de’ comuni di Casamicciola,del <strong>La</strong>cco, e di Forio, e tale la di lui estensione occupa forsidue terzi dell’isola: lo stesso gran monte, che in due punte,e nella vasta di lui estensione si osserva modificato intutto, e quasi tufaceo, in maschione, in cretaceo, in argilloso,in terroso, e pozzolanico, ed in dove ad occhi anconudi si mirano intersparse tante, e tante diverse particellesulfuree, vetrioliche, aluminose, e gessose. In altra parte, epunta, che guarda Casamicciola, e il <strong>La</strong>cco non si è affattomodificato, non ostanti l’elasso del tempo, ma si è sempremantenuto nella pietra vulcanica, dura, e forte; Se non chégiusta l’osservazioni una gran parte se ne dové staccare neltrasandato tempo, e parte se ne staccò da poco, ed a memoriade’ vecchi; e viene chiamata Catecra.Gli Appennini, e li gran Sassi d’Italia; le Alpi confinantialla stessa, ed alla Francia; li Pirenei, e gli alti monti diSpagna, li Caprazi che dividono la Polonia dall’Ungaria; limonti di Armenia, del Caucaso, e del Tauro, li Rifei <strong>della</strong>Sarmazia, e <strong>della</strong> Sciria; li monti <strong>della</strong> Siberia, li Tibetani,i gran monti, gli Atlanti d’Africa; il Tenerifa, e il grandeammasso, e la gran tirata degli altissimi monti dell’una, edell’altra parte di America; E tutti gli enunciati monti abbenchèesplosi, ed elevati nella rimotissima antichità pereffetto di violentissimo fuoco sotterraneo, rimasero peròtutti raffreddati, e più non s’intesero. Ma però sempreall’infuori de’ vulcani vivi delle due Sicilie, dell’Islanda,e molti esistenti nell’America, e specialmente nell’ultimapunta meridionale detta la terra di fuoco.Strabone con altri scrittori accenna, che il monte Epomeouna volta, ed un tempo; ed altri monti dell’isola d’Ischiaeruttarono, e cacciarono fuori vulcanici fuochi.Essendosi osservate le tre punte, e cime acuminate delmonte tricuspide epomeo, e tutti li corrispondenti laterali,non si è trovato verun segno di bocca, di conca, e difumarola, onde si avesse, e si potesse arguire, e rilevareche il divisato Epomeo avesse eruttato, e tramandato fuoridel fuoco, e <strong>della</strong> materia vulcanica: Soltanto da sopra ilcomune di Forio, ci è un luogo chiamato la Falanga, laquale esiste nella scesa, e verso la scesa dell’Epomeo, cheporta alla base, e guarda il nordvest; ed essa all’intutto paredi essere stata una lunga e profonda voragine, mentre ne dilei laterali si veggono, ed osservano fumarole: Segni chedivisano, e mostrano di essersi tramandato, ed eruttato dalmentovato luogo <strong>della</strong> Falanga un tempo del fuoco vulcanico,e <strong>della</strong> vampa.Al laterale, ed al di sopra <strong>della</strong> villa de bagni, che fa confinea Casamicciola ad un lato, ed al Cretaio al di sopra ciè un monte denominato il Montagnone, il quale su la di luicima tiene uno sfondato, che dinota di essere stato una voragine,ed una bocca per dove un tempo si ebbe a cacciare,e tramandare fuoco: la di lui base, e verso il mare è tuttapietra vulcanica, abbensì nella parte estrema, modificata,e per effetto d’industria, e fatica in gran parte aumentata,e coltivata: Tale bocca, e sfondo è vero, che in una notabilequantità è stato empito di terra, di acqua, e delle stessepietre cadute dall’intorno, e <strong>della</strong> stessa parte vicina <strong>della</strong>bocca <strong>della</strong> voragine, e bocca per ove si cacciò, si eruttò, esi tramandò fuoco, e materia ignea vulcanica, somministratadalle accenzioni delle interne viscere di quel suolo.Non lungi dall’accennato Montagnone, e verso la parte didentro si osserva un altro lungo, e largo sfondato, il qualedivisa di essere stato un’antica formidabile voragine tramandantefuoco vulcanico, chiamato volgarmente fondoferrato: il detto fondo è circondato dal rialto vulcanizatodel Cretaio, e dal rialto vulcanizato del bosco de Conti,come dalla parte verso il sud dagli alti monti delle selvedel Cretaio, e verso il nordest dalli monti vulcanizati delbagno, e dal descritto Montagnone: Quantunque per li continuiscoli d’acqua terrosi cotale fondo essendosi empito diterra, ed aumentato di piante di mela, pure sempre dimostra,e fa conoscere di essere spaventevolissima a cacciarefuori formidabili vomiti ignei vulcanici, e via più daglievidenti segni del suo intorno tutto vulcanizato, come aldi sopra, e ne laterali di viva pietra vulcanica, abbensì alpresente in grandissima parte il tutto, e quasi il tutto conindustria, e somma fatica aumentato, e piantato.Quel luogo, che più di ogni altro divisava di essere statoun tempo un vampante, ed un vulcano tramandante perennefuoco, e materia vulcanica, è quello che si chiama attualmenteil salito di Campagnano.Questi comparisce un gran colle, elevato, ed aumentato26 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013


dalle sue istesse materie vulcaniche ignee eruttate, e vomitate;Nel mezzo di esso sin’a sessant’anni a dietro si osservavauna ben grossa bocca guarnita di colore cinnabro,e sulfureo, la quale tramandava ed esalava continuo fumo,e vapore. Il padrone stimò farla divenire stufa per mezzodi tubi, e condotti in essa situati, e non essendo riuscita, lacovrì scioccamente con suolo battuto.Quanto ci era all’intorno del detto gran colle e nella vicinabase tutto era pietra vulcanica, e tutta nera, ed alcunarossacea, generalmente pomicea, e rara, ed altra dura, edensa; siccome sul piano, e poco distante dalla bocca unaparte <strong>della</strong> pietra è totalmente rossa, e su la superficie quasisaponacea.Dove poi portava il corso del torrente <strong>della</strong> materia vulcanica,si è osservato, che le striscie, e le creste, di unasopra l’altra, erano e di lapilli, e di pomici, e di sabbia, e dimateria terrosa modificata.Tutto dimostrante di essere stato nell’antichità l’enunciatocolle un vulcano eruttante fuoco, e materia vulcanica.Il medesimo al disopra, all’intorno, ed in tutta la baseè aumentato ad uve, a fichi, a frutti, ed a boschi; ma nonostanti l’innumerabile pietra vulcanica levata e di fresco,e nel tempo da molto passato, pure o quando si fanno dellefossate, o si sdradica il selvatico, e si aumenta, si trovasempre <strong>della</strong> pietra vulcanica, e del monte di pietra.Sicchè non ci è verun dubio, che il divisato colle un temposia stato, e per lunga durata, un perfetto, e vivo vulcanovomitando, eruttando, e cacciando fuoco, e materia ignea.Oltre gli additati luoghi, ed all’infuori di quelli, che attualmentecacciano perenni fumi, vapori, e gurgiti di acquebollenti, non se ne osservano altri, che come vulcani vivi,e con bocche, e con voragini avessero eruttato, ed esalatofuoco.Il secondo vulcano il quale entra, e si asconde tra le tenebre<strong>della</strong> rimot’antichità, e che il Timeo, e Strabone accennanodi essere stato sì orribile, spaventevole, e terribilein riguardo all’inesplicabile rumore, strepito, e moto, ed inrapporto all’eccessiva vampa, fiamma, e fuoco vivo, attivo,ed ardente, il quale s’intromise tanto in dentro al mare,che gli abitanti del continente rimpetto in tal modo furonosorpresi dal timore, e sbalorditi dall’orrore, abbandonandoil littorale, e le vicinanze del mare, si ritirarono nell’interno,e ne luoghi superiori <strong>della</strong> Campagna, (Il Timeo rilevòla notizia da Siracusani, i quali l’acquistarono da Cumani,e da Pitecusani), è appunto la comparente esistenza <strong>della</strong>catena de’ monti <strong>della</strong> villa di Campagnano di pietra dura,compatta, e quasi selicia, e la tirata di carta romana sin’alluogo dov’è l’attuale abitazione, la di cui viva, e forte pietrase n’è caduta, ed è piombata nel mare, mentre la parteinteriore si rese tutta modificata. <strong>La</strong> gran rupe e l’alto scogliodel Castello di eguale pietra, elevatosi per effetto divulcanica esplosione nel fondo del mare, diunita alla lunga,e larga catena di scogli sistente sotto al mare verso l’est, ilnordest, e il nord; ed alli scogli inalzati da sopra al mare:Come l’attuale esistenza del promontorio di San Pietro, egran monti di Vico del <strong>La</strong>cco; e tutte l’anzidette vulcanicherupi, e scogli elevatisi da dentro, e dal fondo del mare sonodi una medesima pietra quasi silicea, addensata, e pesante,dinotanti di essere stati tutti prodotti vulcanici, esplosi nelmedesimo tempo; Del pari e <strong>della</strong> stessa eguale pietra, enello stesso tempo ancora, che la comparenza presente, edesistente delli vulcani, alture, e monti del fondo di Bosso,<strong>della</strong> Cava delle Nocelle, <strong>della</strong> Testa, de Conti, del Cretaio,<strong>della</strong> Sparaina, e di certi luoghi di Barano, e di Monopane;ed essi ultimi nominati vulcani nella parte internadell’isola; E tutti sì littorali, che interni successi, avvenuti,ed esplosi in un tempo ignoto, ed in quel tempo rimoto, cheapportarono alterazione, orrore, e spavento al continenterimpetto.Un terzo e terribilissimo vulcano e di fuoco, e di materiaignea, e di acque bollenti, e di elevazione di mare, si fecesentire, e fece esperimentarsi, all’orchè domiciliavano, enegoziavano nell’isola gli Eritriesi, o siano Cumani, li qualinon ostanti in aperta guerra ne avevano scacciati li Calcidesi,per godersi soli li prodotti feraci, e fruttiferi dell’isola,pure poco dopo furono anch’essi contro voglia costretti abbandonarel’isola per gli enunciati motivi de vivi fuochi, etremuoti, e si ritirarono nel continente rimpetto, in dove sierano li Calcidesi annidati, e ricoverati.Questo terzo vulcanico accidente dovè accadere, comeaccadde, prima <strong>della</strong> presa, e <strong>della</strong> distruzione di Troia,mentre gli Eritriesi, Cumei, e Calcidesi molto prima <strong>della</strong>sudetta avevano fatta la di loro spedizione, e si erano daEubea partiti, e di già nell’isola erano arrivati, e sbarcati,ed in essa erano dimorati.Il Canonio Petaviano porta registrata la presa di Troianell’anno del periodo Giuliano 3505, del mondo 2695, edinnanzi all’era cristiana, 1209. Però dalli marmi di Arondelsi rileva, che l’anzidetta presa avvenne prima dell’accennataera, vale mille, e trecento prima <strong>della</strong> stessa.Sicchè il divisato terzo terribilissimo vulcano, o sia il prodottodi tanti monti esplosisi dalle sotterranee mosse ignee,successe circa dodici secoli in tredeci prima <strong>della</strong> ridettaera.Cotali monti eruttatisi, prodottisi, ed esplosisi dalla incalcolabileforza de’ sotterranei fuochi sono appunto quelli,che principiano dalla vicinanza dell’abitato di Casamicciola,e per la via interna, e per sotto al cretaio tirano, e sivanno ad unire colli monti, i quali sovrastano alla villa debagni, e ne ingombrano l’intiero limite.Luoghi dove abitare dovevano li divisati coloni a riguardo<strong>della</strong> qualità del terreno, <strong>della</strong> creta, e dell’argilla, stanteessi come Greci erano benintesi per il lavoro delle stesse, eper impiegarlo nel servizio umano.Li medesimi monti si osservano tutti di una istessa naturadi pietra, modificata per la lunghezza del tempo, mutata dicolore, carozzata, e quasi resa atta potersi coltivare collafatica, colla industria, e colla spesa; onde quasi tutti, ed ingran parte si sono ridotti a vigne, ed a coltivi boscosi.Quelli monti conservano ancora li stessi antichi nomi, evoci, quali sono, Negroponte, o sia Eubea, Eritressi, o sianoEritresi; e Cumani; cioè luoghi, che un tempo furonoabitati dagli oriundi dell’isola di Eubea, e Negroponte, dagliEritriesi, e dalli Cumani, e che doverono abbandonareper li tremuoti, per li gran fuochi, e vulcani, e per li bolloridelle acque, e per l’elevazione del mare.<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 27


Quelli monti benvero vennero nel medesimo tempo formatida vulcani, i quali esplosero, ed esalarono, corronosotto le denominazioni di Pietra marina, dello Schiappone,e di Chiummano volgarmente, e corrottamente, cioè cumano,li quali se in gran parte osservano modificati, e ridotti acultura, ed a boschi, pur tutta volta si osservano su d’essi,sotto d’essi, e ne’ di loro laterali estesi delle pietre vulcaniche,pomicee, e bruciate, e vulcanizzate da sotterraneifuochi, eruttatisi, ed esplosi.Gli anzidetti luoghi ne’ trasandati tempi si denominavanoChiummani, ed al presente in parte così si chiamano ancora;gli stessi, che venivano divisati colla nomenclaturadi Cumani dinotanti quelli luoghi, che un tempo, e primadi ammontarsi furono abitati da quelli Coloni Cumani, osiano Cumei, li quali vennero da Cuma di Eubea sotto ilgoverno, e sotto la condotta d’Ippocle Cumeo.Il quarto vulcanico avvenimento accadde nel tempo diIerone Rè di Siracusa, all’orchè quasi tutta la colonia siculosiracusanafu costretta abbandonare l’isola, ed i suoilavori, e tornarsene in Sicilia; attesi li formidabili, e granfuochi sotterranei eruttarono, ed esplosero fuori, l’eccessivobollimento delle acque, e li terribili tremuoti.Cotale igneo successo, come si è fatta parola, avvenne incirca a cinque secoli prima dell’era cristiana. Ierone di giàregnava in Siracusa nella Olimpiade del 78, la quale corrispondeall’anno 478 prima di essa Era.Li luoghi che poterono bruciare, e bruciarono, ed esplosero,furono l’orride Cremate, che dal confine del <strong>La</strong>ccoportano al di dentro del territorio di Forio, le quali si denominanoCornacchia, Caruso, Caccavelle, e Zara. Li montibruciati, ed elevatisi ne confini <strong>della</strong> Città, che s’immettononel territorio di Barano, e vengono additati co’ nomidi Spalatriello, di Tripeto, di Fiaiano, e delle sue lunghe elarghe adiacenze.All’ora pure vampò, e gettò vivo sotterraneo fuoco concorse, e con torrenti il vulcano del salito <strong>della</strong> villa di Campagnano,ed avvennero le spaventevoli eruzioni, ed esplosionisotterranee, che portano dal mentovato vulcano a sindentro al mare, e per lo spazio di più di mille passi versola Città. Onde essendosi fossato, e scavato tanto dentro almare, quanto dentro al territorio per la pubblica via, si sonodi sotto trovati, ed osservati, come si trovano sempre montidi una pietra bruciata, e pumicea, ma densa, compatta, eforte.Essendosi fatta osservazione su la natura, e qualità <strong>della</strong>pietra di tutti gli additati vulcani, ed eruzioni, si è osservataessere di uno stesso modo, e per lo più in certi luoghi dipietra pomice, murara, e porosa; in altri densa, e dura; Eper lo più tutti quasi corazzati; siccome <strong>della</strong> medesimaqualità e la di loro sciolta polvere, renosa, e sabbiosa. Aforza d’industria, di fatica, e di gran spesa, grandissimaporzione di tutti gli enunciati vulcani si vede ridotta a coltivo,e ad aumento di ogni frutto, come l’altro resto si puòridurre.Appunto li predetti vulcani, e l’accese eruzioni sono quelle,che Strabone accenna essere avvenute poco prima di Timeo;il quale come naturale di Taormina ebbe opportunitàdi trattare in Siracusa, e raccogliere da quelli archivi, e daquei cittadini le notizie istoriche de’ fatti, dell’esplosioni,delle sotterranee accensioni, e de fenomeni d’Ischia avvenutiin tempo di Ierone Rè di Siracusa, i quali erano freschia tempo del Tiranno Agatocle, che viveva forsi più di300 anni prima dell’enunciata era, e quando viveva Timeo.Nell’intelligenza, che li Siracusani doverono notare, comenotarono li terribili vulcanici avvenimenti accaduti durantela di loro dimora in Ischia; siccome dovevano sapere, enotarono le perniciose novità vulcaniche, le quali successeroin tempo, che gli Eritriesi, e li Calcidesi domiciliavanoin essa <strong>Isola</strong>; e con quali doverono tenere del continuocommercio per la vicinanza di Cuma: Siccome doveronosapere gli stessi, e notare quelle altre vulcaniche eruzioni,ed esplosioni antichissime, onde il fuoco entrò degli stadiinel mare, ed indi il mare covrì l’intiera isola, e l’estinse, lequali novità e notizie essi stessi Eritriesi, e Calcidesi poteronotirare o dagli antichi Pitecusani, li quali prima di essiabitavano l’isola; o da discendenti di quelli abitatori delterritorio occupato poi da sudetti Euboici, li quali furonotanto atterriti, e spaventati, che abbandonarono li luoghilittorali, e vicini al mare, e si rifugiarono nell’interno <strong>della</strong>Campagna, siccome riferì il Timeo nella di lui istoria, edappoi accennò Strabone. Del pari, che potevano ricevere,e tenere da Cumei, da Cimmerii, dalli Dicearchi, e dal residuodegli Istrii, e de luoghi vesuviani.Dal tempo del governo di Gerone, in cui avvennero liformidabilissimi tremuoti, e l’espressate vulcaniche igneeeruzioni, ed esplosioni, si va a rilevare, e ad arguire, chesin dall’anno 1301 dell’Era cristiana non accaddero consimili,ed uguali ignee mosse, e scosse nell’<strong>Isola</strong>, mentredopo la partenza de’ Siculi Siracusani avendo li Napolitanioccupata l’isola, se la goderono con somma pace, e sommoprofitto: Causa per cui li romani invidiando la di loro sorte,e la bellezza di essa, e suoi seni, gliela tolsero colla forzamaggiore, e con aperta guerra: Anzi Augusto Imperatoreavendo restituita a Napolitani la prefata isola per la permutadi Capri, li romani la tennero in tale maniera a desio, ead occhio, che nelle occasioni, e nelle incidenze delle variebarbare incursioni, e specialmente in quella de Longobardiavendola di nuovo occupata, ci doverono avvenire deglireplicati ordini imperiali, degli impegni autorevoli di SanGregorio Magno, e degli efficaci mezzi dell’Avvocato Romano,acciò fusse eseguita, come in fatti seguì, la restituzionedell’<strong>Isola</strong> d’Ischia a beneficio de Cittadini, e seniorinapolitani.Riflettendosi, che se mai sotto il dominio de romani, edal dominio de’ napolitani fussero successe nell’isola igneecatastrofi, ed eruzioni, e sovversioni vulcaniche, al certoche si sarebbero accennate, e riferite dalli scrittori latini,greci, e napolitani, che da Livio, da Strabone, da Plinio, eda altri.Se gli antichi scrittori hanno fatta alcuna quasi dettagliatamenzione dell’inesplicabili accezsioni, ed esplosioni avvenutenell’isola d’Ischia, pochissima ne hanno fatto dell’isoladi Procida; e nulla affatto delle isole di Ventotene, diPonza, di Iannone, e di Palmarola; ma come che consimiliavvenimenti successi in esse possono tenere ed analogia,e corrispondenza a quelli accaduti in Ischia ed al di loro28 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013


tempo, non è contro regola a darne talun ragguaglio; maggiormente,che gli avvenimenti delle stesse poterono succederecirca il tempo, che successero quelli delli Cimei, degliAstroni, e delli Vesuvi accennati dallo scrittore BerosoCaldeo Sacerdote del Tempio di Delo in Babilonia.Procida è lo stesso che profusa, avulsa, staccata, e tira lasua etimologia dal greco Απο το προκυμαι e dalla radice,προχεω che corrisponde ad essi termini.Essa quantunque tutta modificata, ed accedente al terroso,ed al tufaceo, pur tutta volta la coverta di quel lateraleriguardo l’ovest è di pietra vulcanica; e non ostanti di essernecaduta nel fondo del mare gran quantità, ed in granquantità, siccome si rileva dalli scogli si veggono discosti,ancora in detto laterale <strong>della</strong> detta pietra assai ce n’esiste:pietra vulcanica totalmente uguale alla pietra dello scogliodel Castello d’Ischia, ed a quella pietra, che un tempo covriva,ed in parte ancora covre quel laterale, che dall’abitato<strong>della</strong> città d’Ischia conduce a tutta la tirata di sopra allaspiaggia romana, attaccata al confine del primo monte diCampagnano.Sicché Prochita -tae, e Prochita -tes, oggi Procida, siccomeStrabone nel libro 5 riferisce di essere stata spiccata,avulsa, e staccata dall’isola d’Ischia, il di cui testo di soprafu trascritto; così Plinio nel l.2 c.88, e nel l.3 c. 6 con maggiorenfasi contesta lo stesso: In eadem et oppidum haustumprofundo; alioque motu terrae stagnum emersisse;et alio provolutis montibus insulam extitisse Prochitam...Quia ab Aenaria profusa erat, Prochita fuit dicta. DunqueProcida per effetto di vulcanica esplosione, e di uno eccessivotremuoto rotolati i monti ne venne l’esistenza, e la suaformazione.Strabone, e Plinio meritano tutta la fede, e la credenza,ma come che di tale esplosione, tremuoto, e di tal’esistenzanon disegnano data di tempo, nè tampoco verun’anticoscrittore, o documento, par che diano luogo a doversi, epotersi mettere al chiaro tale verità.All’orché si tratti a venirsi a cognizione, ed a scienza disuccesso, e fatto di un’apertura di terra, e di entrata di acqua,per cui o un lago, o una baia, o un mare mediterraneosi è formato; o pure di venirsi a cognizione, e scienza per semai una isola in mezzo al mare si fusse staccata, e separatao dal continente, o da altra isola per effetto di uno straordinariomoto, e fenomeno <strong>della</strong> natura, la notizia tendentealla verità del nuovo avvenimento deve tirarsi o da scrittorecontemporaneo, o quasi: o da sincero, e fedele documento,o pure da fedele tradizione; e quando mancano tali pruove,è regola di doversi ricorrere, e di ricorrersi alli laterali inprospettiva.Così per lo più in tali avvenimenti suole accadere, e didoversi far capitale de laterali, stante la rimotissima, edoscurissima antichità, in cui essi successero, e che non cierano idonei soggetti, e scrittori per tramandarsene a futurile notizie.E’ vero che per il distacco, e per l’avulsione di Procidaci sono li sudivisati gravi scrittori Strabone, e Plinio, cheattestano di essere accaduta da Ischia, ma per riguardo allarimot’antichità del successo, sembra, che siano scrittori difresco: onde per curiosità almeno si ricorra a laterali, pervedersi se mai le diligenze, e l’osservazioni siano per arrecareappagamento. Esplorati, ed analizzati li due lateralidi Procida, e d’Ischia in incontro, e a prospetto, ed appuntoil laterale del Castello, e dell’abitato d’Ischia, si trovano,e si osservano essi all’intutto dissimili, ed ineguali, ed intutte le di loro parti, siccome ineguali, e dissimili nel materiale,essendo l’accennato laterale di Guevara, e del Capodi Procida di pietra tufacea, accedente al tufo; e il lateraled’Ischia un tempo nella parte esterna tutto di pietra vulcanicaforte, e dura, ed al color del piombo, al presente tuttaterrosa, e pozzolanica; ed al di sotto, e nella base ancora didetta pietra dura.Solo si deve dire, e si osserva, che il freto si contiene trali predetti due laterali, è intieramente nel fondo pieno discogli, e di pietra vulcanica, e per effetto di grandissime, eformidabilissime eruzioni, ed esplosioni ignee vulcanicheun tempo in esso avvenute.All’opposto esploratisi, ed analizzatisi con esatezza li duelaterali, cioè quello di Procida riguardo il nordest, e quellodel continente rimira il sud, si rileva chiaramente l’eguaglianza,l’approssimazione, e la elevazione de’ due divisatilaterali, e sì in ordine alla lunghezza, ed all’altezza, e sìin ordine alla qualità, ed alla coerenza <strong>della</strong> terra, e <strong>della</strong>materia terrosa, verso le parti rimpetto all’est e nordest, edalla qualità e coerenza <strong>della</strong> pietra tufacea, e quasi tufaceaverso le parti del nord, e nordvest; e verso quella linea, chetira verso lo scoglio di San Martino.Ma via più si osserva, e si rileva la rettitudine di talegiudizio dalla esplorazione delle due punte verso l’est; epropriamente quella di Procida riguarda il nordest, e sta inlinea del real palazzo, e quella del continente rimira il sudattaccata al luogo chiamato Miliscola; in dove esistono, esi veggono a corrispondenza, ed a linea due tirate, e strisce,entranti nel mare, di una pietra bruciata, e vulcanica;la quale è di una istessa natura, forma, e qualità, accedendoall’intutto al pomiceo, ed al colore nero.Esse due tirate di pietre vulcaniche bruciate, abbenchè facilia spezzarsi, ed a sciogliersi, pur tutta volta non ostantil’elasso rimotissimo, ed immemorabile dell’avvenimento,e non ostanti l’antichissima, e violentissima battitura continuadelle onde, e delle maree, ancora se ne veggono, e sene osservano in parte: In ogni modo però la maggiore, e lapiù tirata delle stesse è stata distrutta, sciolta, e profondatanella sabbia; Anzi gli stessi vecchi assicuravano che tantonel tempo loro, quanto nel tempo de di loro maggioriper la forza, e per la violenza dell’onda, e <strong>della</strong> marea ledue mentovate tirate di pietre assai, e notabilmente si eranoconsumate, sciolte, e distrutte.L’enunciate osservazioni, e riflessioni fanno conoscere,che in un tempo più che discosto, e rimoto, ed ignoto allimedesimi di sopra divisati scrittori, dové accadere, comeaccadde nel suddetto continente una sotterranea sì formidabileignea accensione, ed eruzione, come una terribile,e violentissima mossa, e scossa di terra, le quali doveronosbalzare, e gettare, dal descritto sito del continente, e versoIschia l’isola di Procida, ed in dove acquistò la sua stabilità,e fermezza. E tale avvenimento potè, ed ebbe a succederenell’epoca, in cui accaddero gli orribili sotterranei fuo-<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 29


chi, e vampamenti nei luoghi, e tenimenti de Cimei, e degliIstrii menzionati da Beroso, all’orchè l’orribilissima novitàarrivò, e giunse fin’a Babilonia, ed in quelli fasti notata,d’onde Beroso la rilevò; Ed in quella medesima epoca, chedoverono accadere gli straordinari, e spaventevoli sotterraneifuochi, ed esplosioni, onde sortirono, e s’inalzarono limonti di Campagnano, dell’attuale Castello, di San Pietro,e di Vico; la di cui vulcanica pietra si è osservata di unaistessa natura, di uno stesso composto di materia vulcanica,e di una medesima qualità, ed all’orchè successero quelleterribili esplosioni vulcaniche per effetto di eccessivi sotteraneifuochi, le quali si osservano, e si veggono sotto l’acquede rispettivi mari d’Ischia.Ma affinchè l’enunciate riflessioni non siano prive diulteriori appoggi, si replica con maggior distinzione, chela materia vulcanica di Procida nel tutto, e nella maggiorparte sebbene sia divenuta modificata, ed acquistata altranatura, abbia, pure il laterale riguarda il vest dimostra ancorala qualità, e la natura, e la costituzione, non ostanti lagran quantità cadutasene, e profondata nel mare, di quellapietra vulcanica del Leucogeo vicino, ed accostato al lidodel mare; delle montagne di Campagnano, del Castello, edell’antico laterale d’Ischia, del vulcano di San Pietro, e<strong>della</strong> terribile esplosione del monte di Vico.In questo divisato, e descritto tempo poterono, e doveronosuccedere l’esplosioni, e l’eruzioni vulcaniche delleisole di Ventotene, di Ponza, di Iannone, e di Palmarola, lequali abbenchè modificate, e divenute terrose, e pozzolaniche,ancora contengono ne laterali, e al di sotto <strong>della</strong> pietra,e de monti di pietra in tutto, e per tutto eguale, e consimilealla natura, ed alla qualità <strong>della</strong> descritta pietra del Leucogeo,di Procida, e d’Ischia.Il grande, ed alto scoglio denominato Santo Stefano divisadi essere stato un formidabilissimo vulcano prodottosida una straordinaria accensione ignea sotterranea in mezzoal largo, e lungo pelago di Ventotene, ed in quel gran fondodi mare elevatosi a molta altezza. Cotale scoglio è assai piùlargo, ed assai più alto dello scoglio del Castello d’Ischia,ma la natura, e la qualità <strong>della</strong> sua pietra vulcanica è la medesima,e senza verun divario, che la pietra vulcanica delloscoglio dell’anzidetto Castello, e degli altri vulcani comesopra.Il medesimo dovè essere orribilissimo, e terribilissimo;mentre all’intorno di esso in gran lunghezza, larghezza, edestensione, di sotto a quel fondo di mare, tutto è scogliovulcanico, produzione di fuoco sotterraneo, e violentissimaeruzione ignea: cotale scoglio, o sia tirata longhissima discogli sotto l’acqua di quel pelago, si estende sin all’isoladi Ventotene, in dove li pescatori non possono tirare le retiper pigliare il pesce, ma solo possono stendere le reti perpigliare il pesce, che s’infilza.Tale scoglio è sito all’est di Ventotene, e dalla stessa èdistante circa un miglio; E come si è accennato, il masso<strong>della</strong> pietra vulcanica è durissimo, e denso, e forte, egualealla pietra vulcanica di quelli stessi luoghi d’Ischia, di Procida,e del Leucogeo: Tutta la faccia esterna di tale scogliosi è mantenuta nello stesso stato di pietra vulcanica, comeesplose, senonchè in alcune parti rosa dalle onde, e dal salemarino. <strong>La</strong> superficie poi di sopra in parte acuminata, ed inparte piana, e scoscesa è intieramente tufacea, ed in modoporosa, che piovendo, diventa tale tufo facile a rompersi; eriscaldandolo il sole, diventa duro; se non che cede, e nonresiste al ferro. In parte il tufo si osserva di pochi piedi diprofondità, in altra di molti, e molti piedi.Questo scoglio fà conoscere con chiarezza, come la pietravulcanica, condensata, silicea, e forte possa col tempo modificarsi,ed acquistare natura di nuova, ed altra sostanza, emateria. Infatti, oltre la divisata superficie tufacea, essendooccorso di farsi taluno scavo nel mezzo, e nell’ammassodel suddetto scoglio, ad oggetto di costruirsi delle cisterne,e piscine per conservare l’acqua delle piove, si dovè primarompere per più piedi in fondo il tufo, indi si trovò delgrosso lapillo più piccolo, e minuto; onde incavatosi, e fossatosimaggiormente il fondo, si trovò la materia terrosa,e pozzolanica, idonea per nutrire, ed alimentare le piante,e per impastarsi colla calce; e cotale terrea miniera portòsin’a venti piedi in giù, in dove s’incontrò la pietra, la qualeera così forte, marmorea, e ferrea, che appena a forza dimartello, e di scalpello se ne poteva rompere de pezzetti,che era di gran peso.Il governo romano si serviva del predetto scoglio in mezzoal mare isolato per rilegazione, e per esilio di coloro, iquali all’intutto si volevano levare, e separare dalla comunicazione,e commercio umano. A qual’effetto nello stessosi sono osservati ruderi di fabriche, e di piccole stanze aguisa di carceri: Ancora tumoli, ma di rozzo marmo; Benveropiscine da acqua; e sotterrato dalla terra si scovrì untempiuccio, il quale fu incavato, e costruito nella viva pietra,però intonacata, e con altare. L’ignoranza lo fece subitoseppellire, e covrire con terra, e piantarci di sopra, senzaessere bene osservato, e diligenziato.Verso la fine del secolo 18 cotale scoglio con numerosaspesa nella parte più sicura, e più opportuna fu ridotto adergastolo atto a ricevere al di sopra di 400 condannati, siccomeal presente, ripristinato, di già contiene più centinaiadi rei.Ventotene, che è l’isola Pandataria degli antichi, quantunquemodificata, e ridotta a materia terrosa, pura dà evidentisegni di essere stata un tempo vulcanizzata, e moltapietra, specialmente l’è d’attorno, si conosce senza verundubio vulcanica.Essa da tempo immemorabile è stata sempre desolata, edabbandonata, e senz’alcun abitante. Appena taluni pescatoridell’isola d’Ischia in certi mesi dell’anno, e particolarmentenell’inverno ci solevano dimorare per la pesca deipesci, ma sempre erti, e guardingui. Il suo territorio conteneva,e produceva solo alcune piccole piante boscose peruso di foco; Anzi gli stessi pescatori disprezzavano tanto ilsuolo, e quella pianta, che la facevano conoscere incapacedi coltivo.Il Re Ferdinando dopo la mettà del detto secolo 18 diedel’opportune providenze per farla da famiglie braccialiabitare, e coltivare; Infatti le famiglie si sono moltiplicate,e si sono ridotte sotto il governo, e sotto la disciplina. Leaccennate famiglie hanno dimostrato di essere applicatissimealla fatica, al lavoro, ed alla coltura, avendo esse au-30 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013


mentato per intiero tutto il territorio dell’isola a vigne, ed aproduzione di biade, e di legumi; e si è conosciuto il terrenoessere fertilissimo, quando è da volta in volta inaffiato<strong>della</strong> piova; e li legumi al di sopra di ogni altro genere sonosaporosi, e facilissimi a cuocersi.L’isola di Ventotene nel tempo del governo romano stavadestinata per luogo di rilegazione, e di esilio; ed in doveper lungo tempo, e con tutta giustizia stiede rilegata Giuliafiglia dell’ Imperatore Augusto, e moglie di Tiberio, d’ondepassò in Reggii, e dove disperatamente morì.In essa fu a torto dall’empio Nerone rilegata la buonaOttavia figlia dell’imperatore Claudio, e dove l’ottimaPrincipessa fu fatta trucidare dall’empio marito Neroneper rendersi sodisfatta, e contenta l’indegna Poppea. Era laprincipessa di anni venti quando morì.A miglia 18 distanti da Ventotene verso il vest, ed a miglia12 distanti da Ponza verso l’est nel mezzo di quel pelagos’incontra uno scoglio vulcanico di altezza a più dipassi 15, ed all’intorno dello stesso, e per lunga tirata disotto al mare si osservano scogli; e gli stessi non sono altro,che una terribile accensione ignea sotterranea esalatasi, edesplosasi in mezzo a quel mare in un tempo assai rimoto.A miglia due distanti dalla medesima isola verso l’est siosservano a livello dell’acqua del mare, e da fuori ancorascogli di pietra vulcanica bruciata, li quali non ostanti l’immemorabileantichissima, e violentissima battitura <strong>della</strong>marea, pure si mantengono, e non sono distrutti, e consumati;essi sono una manifesta apparenza di una spaventevoleeruzione di fuoco sotterraneo esplosasi, ed esalatasi inmezzo, e nel forte di quel mare.L’isola di Ponza quantunque modificata, e quasi tutta covertadi terra si osserva in tutte le sue parti di essere stataun tempo rimoto intieramente vulcanizzata, e soggetta, allesotterranee ignee eruzioni. Essendosi osservati certi monticoverti dalla terra, e dalla polvere cenericia, al di sotto diotto in dieci piedi non si è altro trovato, che pietra vulcanizzata,dura, silicia, e forte, siccome all’intorno si è osservata,e si osserva consimile pietra, e del pari, che nell’internodell’isola, la quale pietra non è arrivata ad essere dalla terra,e dalla cenere coverta; E la pietra de’ monti è simile, eduguale alla pietra de monti d’Ischia, siccome l’altra all’intornodi essa eguale a quella dell’intorno d’Ischia.Due isolette, o siano due monti elevati acuminati, una alcunipassi distante da Ponza, l’altra distante verso il vestcirca dieci miglia, chiamata Palmaria da <strong>La</strong>tini, indi Palmaruola,sono due vulcani prodottisi in mezzo al mare.Un’altra isola distante otto miglia verso il nord, non tantoelevata, ed have del piano, dimostra di essere stata vulcanizzata,e di essere stata soggetta a grande ignea sotterraneaeruzione. Si chiama Sanone: Sinonia.In distanza a 50 miglia da Ponza verso il libeccio un certoequipaggio viaggiatore sinceramente riferì, che essendocon bastimento passato per sopra a quell’altura di mare concalma, quiete, e senza ondeggiare osservò di sotto lunghe,e larghe tirate di estesi scogli; onde si rilevò, che la tanta,e sì grande quantità di ligoste (Licuste, lacuste marine,volgarmente dette Ragoste) si soleva pescare, e tirare nelleacque di Ponza nella primavera, e nell’està di ogni anno,sortivano dalli mentovati estesi scogli. Intanto le anzidetteisole essendo state sotto il dominio de’ romani, pure nonci è scrittore, che faccia menzione delle vulcaniche di loroeruzioni, ed esplosioni: onde le stesse furono così rimotissime,ed antichissime, che furono ignorate agli stessi scrittori,ed istorici greci, siciliani, e latini; e doverono formarsie succedere all’ora quando vamparono, e bruciarono li suoli,e li luoghi de’ Cimei, de’ Vesuvj, e degli Istrii con tuttala regione abbruciata, e col Leucogeo, coll’Ermeo, e conNisita, e suoi scogli, che con Ischia, con Procida, e SantoStefano, e con tutto il mare ad essa regione adiacente,in dove avvennero ed in un tempo rimotissimo alterazioniignee, sotterranee eruzioni, ed esplosioni tanto straordinarie,e formidabilissime, che in parte si poterono notare trali fatti, e memorie babilonesi, delle quali Beroso fece menzione.<strong>La</strong> ridetta isola di Ponza è di circuito di circa miglia 12,tutta montuosa, e senza verun piano, inalzandosi dal livellodel mare a tal’elevazione, che appena in due luoghi si puòapprodare, e pigliare territorio, ad oggetto di potersi immetterein essa: Uno viene denominato Le Forna, in cui sipuò pervenire con bastimenti piccoli; e l’altro è il porto, ilquale è un cratere, ed una conca quasi rotonda, e naturale,capace di ricevere grosse Fragate, e bastimenti di alto bordo,e mantenerli con sicurezza. Sta nel mezzo di tanti colli,e basse rupi, all’infuori <strong>della</strong> bocca di entrata rimpetto ilnordest. Al suo bello, e vago suo sito naturale, e sicuro cisi accoppiò la dispendiosa maestria, e scienza del Geniosotto il dettame dell’erudito Ingegnere D. Antonio Vispeaer;onde divenne tale porto uno delle belle, e sicure operemarittime.<strong>La</strong> medesima isola venne destinata dal governo romanoper luogo di rilegazione, e di esilio. Molte antiche fabrichefanno divisare di essere stati in essa soggetti insigni, e rispettabili,e fabriche così antiche, le quali si trovano sottola terra sepolte; e specialmente quella, che volgarmente, escioccamente si chiama la grotta di Pilato: la stessa è sitasopra un’ameno viale del porto, che per via di fabriche, edi gran pilastri, ed archi s’immetteva sotto terra, ed andavaa spuntare ad un grande ammasso di pietra vulcanica attaccataal mare, in quale pietra furono incavate, e costruite comode,e grandi vasche, per uso di bagni di acqua del mare.Fabrica dell’età media non si osserva, e forsi in tempo dellescorrerie de barbari, e Saraceni fu abbandonata all’intutto,per cui l’attuali famiglie non arrivano all’antichità di centoanni, siccome non arriva il coltivo, ed aumento di qualchepezzo di territorio, mentre tutto era incolto, e prima dicent’anni intieramente tutto il territorio dell’isola era boscoso,e di piante selvatiche: Attualmente tale isola ha mutatafaccia, in ordine agli totali aumenti di vigne, di frutti, edi uso per semina, siccome ha mutato aspetto in ordine allefabriche ed alli lavori per abitazioni, essendosi fatto tuttoper uso <strong>della</strong> umanità.Nel tempo <strong>della</strong> media età, e sin agli ultimi tempi si osservavanoin Ponza solamente opere di grotte incavate nellapietra vulcanica a fine di abitarsi da gente bracciale, eda travaglio, ed all’infuori di qualche casella che taluno si<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 31


aveva costruito.Il Duca di Parma, e Piacenza, che ne acquistò il dominioci fece ergere, e costruire una ben spaziosa torre su d’un’altura,che dominava l’entrata del porto.In una spiaggia renosa dentro al porto, la quale sta versoil vest esisteva una porzione di chiesa, che la tradizionefaceva chiamare Santa Maria: Essa invero sembrava di essereantica, ma di semplice calce, e pietra costruita; correvavoce di tradizione, che San Silverio vi celebrava le sacrefunzioni: Quella parte verso l’altare faceva rilevare, di esserestata cappella forsi da mille e più anni edificata.<strong>La</strong> storia ecclesiastica ci somministra alcun lume relativoall’esilio di persone insigni in tale isola.Flavia Domitilla di famiglia consolare nel primo tempodell’era cristiana, e sotto il governo di San Clemente Ponteficefu da Terracina esiliata in Ponza per causa <strong>della</strong> fedecristiana, in dove di unita a due vergini del suo seguito, ecompagnia Eufrosina, e Teodora, e tra gli altri ad Achilleo,e Nereo Eunuchi di suo servizio, soffrì l’ingenti travagli, evessazioni: d’onde asportata di nuovo in Terracina fu per lafede martirizzata, ed in unione delle divisate due vergini,mentre Nereo, ed Achilleo per la stessa causa <strong>della</strong> fedefurono altrove martirizzati in esso luogo.Silverio Papa figlio del Pontefice Orsmida fu eletto Ponteficenell’anno 537 per morte di Agapeto Papa.L’Imperatrice Teodora non potendo ottenere di restituirsinella sede di Costantinopoli Antimo Capo degli Eutichiani,per mezzo del Generale Belisario sul falso pretesto di tenereintelligenza con li Goti lo fece esiliare a Pataro nellaLicia, nell’anno 538, e fece eleggere in di lui luogo Virgilio.Giustiniano Imperatore informato dell’ingiusta pena diSilverio, ordinò, che fusse rimesso nel pontificato, e liberatodall’esilio; ma Bellisario lo rilegò nell’isola Palmaria; indove morì nell’anno 540 consumato dalle calamità, e dallafame.Gli scrittori, è vero, che riferiscono di essere stato in Palmariaesiliato Silverio, ma osservatosi di essere tale luogoun monte esploso in mezzo al mare, e di non esistere inesso il menomo rudere o di fabrica, o di abitazione, ancorchèincavato nel monte, fà rilevare di non essere stato nellostesso esiliato, e di avere per due anni ivi dimorato.Più tosto si osservò alcun pezzo di rozza fabrica nell’accennataIanone, dove si opinò d’avere potuto dimorarenell’età media taluna unione o di monaci, o di romiti, eda ragione, perché la storia fa sapere di avere e monaci, eromiti abitati nelle isole del mediterraneo, e via più dell’Italia,le quali erano all’intutto deserte, e derelitte, e prive diqualsiasi abitante, e maggiormente, che l’additato pezzo difabrica faceva conoscere di essere stata fabrica da monastero,e da luogo di aver potuto contenere più soggetti uniti,e raccolti.Però di qualunque forza, e di qualsiasi appoggio fusse peressere la tradizione di avere dimorato Silverio in Ponza, enon altrove, e ben vero taluno straordinario lume su l’assunto,si fà noto, che siano sotto la lettura due lettere diSilverio scritte, e dirette da Ponza, e con data di Ponza, lequali fanno chiaramente rilevare di essere stato esiliato inPonza, ed in Ponza aver dimorato.In fatti doveva egli dimorare in quel luogo, dove ci era ilgoverno, ed ove ci erano quelli soggetti incaricati da Teodora,da Bellissario e da Virgilio, affine d’invigilare suSilverio, e di esercitarlo tra le crudeltà, tra gli atti inumani,e tra le tormentose vessazioni: Onde se fusse stato lontanoda Ponza, ben ci era chi ben poteva aiutarlo, soccorrerlo, econdurlo in parte esente dalli tiranni, e da carnefici.Se certi eruditi opinano di essere le sù accennate letteredi Silverio suppositizie; abbenchè si voglia assentire a talieruditi, pur tutta volta sempre esse fanno conoscere la dimora,e il soggiorno in Ponza: Perchè Isidoro Mercatorevolendosi il fattore delle stesse, e di altre, non solo per vastitàdi mente, ma per dottrina, e per istoria, che per esserestato vicino al tempo di Silverio poteva ben sapere, e potevaben dare la certa notizia del luogo speciale dell’esilio, edel dominio di Silverio, quale fu l’isola di Ponza.<strong>La</strong> leggenda <strong>della</strong> Chiesa lo venera, e descrive come Santo,e martire, e martire morto a Ponza.Dopo aver data un’idea generale, ed un saggio riguardoall’isola d’Ischia, e tanto in rapporto alla sua esistenza, edalli suoi antichi abitatori, quanto rispetto alli rovesci, all’eruzioni,ed alle accenszioni vulcaniche sofferte, siccome inordine alli suoi prodotti frittiferi copiosi, ed alle sue diverseminiere, si stima passare a darsi un ragguaglio distinto eparticolare di quelli comuni, e casali, e di quelli luoghi topografici,che sono nell’isola, e la compongono.Si fece menzione, che tutti gli abitanti anticamente facevanodomicilio nel Castello d’Ischia, e tutti gli rispettivigoverni, ad oggetto maggiormente di sfuggirsi, e di evitarsile barbare incursioni, ed invasioni, che gli effetti perniciosidelle vulcaniche accenzioni, e de’ tremuoti. All’orchè poiprincipiarono a passare tali timori, gli accennati abitantipian piano, e gli uni dopo gli altri abbandonando quellabella, graziosa, allegra, e salubre dimora del Castello, si disperseroper tutta l’isola, e formarono delle contrade, dellivichi, delli casali, e dette terre, come si determinarono perli rispettivi governi economici, e per le publiche amministrazioni.Li primi che uscirono, destinarono per loro dimora quelluogo rimpetto al medesimo Castello, ed attaccato al di luiistmo, che si denomina Gelso, come attualmente si nomina,a causa che in tale sito ci era stata una grande piantaggionedi alberi di Gelsi: Sito, che guarda la spiaggia e li collidell’antica Cuma, e l’isola di Procida al nord, ed al nordest.Tali abitanti qui passati si moltiplicarono in tale numero,che formarono una Città; ed in essa vennero trasferitti tuttili privilegi, le prerogative, ed i governi dell’antichissimacittà, stava sopra il Castello, e le altri doti, ed onori, che iltitolo di fedelissima, conceduto dalli regnanti con diplomiper essere sempre stata fedele, ed agli stessi attaccata.Essa sta posta al lido del mare, e per una delle punte staunito con quel lungo molo, o sia istmo, che si giugne collaprima entrata del Castello, e contiene, propri abitanti al numerodi 2758.Tiene alle sue spalle riguardanti il sud una dilatata villa,che si stende per quelli monti di Campagnano, e per quelliluoghi chiamati Sant’Antuono, ed il Corvone, popolata di32 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013


abitanti al numero di 1185.Tiene un’altra villa chiamata de’ bagni, che le stava versoil vest, popolata di abitanti al numero di 808.Gli uomini <strong>della</strong> campagna attendono al lavoro, al coltivo,all’aumento, ed al leggiadro mantenimento de territori:Quelli vicini al littorale attendono al negozio, ed al commerciocolla Sardegna, in dove co’ di loro bergantini, edaltri bastimenti portano delle sete tessute, e delle lane lavorate,siccome delle tele di lino, e di canape; e caricandosidi formaggi bianchi, li vendono nella Capitale del regno diNapoli; e per lo più questo commercio, e negoziato suoleessere di gran profitto, e di ricchezza per il proprio paese;Ed altri abitanti poi stanno addetti alla pesca de pesci o ne’mari <strong>della</strong> stessa isola, o dell’isole di Ponza, e Ventotene; etutto il pesce si manda nella cennata Capitale.Le donne non sono oziose, e sono applicate a filare il lino,ed il canape, ed a tessere delle diverse tele fine, belle, e didurata; e pare che quelle delle campagne siano molto industriose.Li territori producono uve di varie sorti, e tutte saporose;e da esse si ricavano vini spiritosi, e vigorosi, e moscatidelicati, e graziosi: Producono frutti, e fichi saporosi, chebiade, granoni, e legumi.<strong>La</strong> piazza è sempre provvista de’ primi generi di commestibili,e di famoso pane: siccome sta sempre provvista diogni genere di vestire, e comparire sì per il tempo estivo, esì per l’inverno.Le sue vie, che conducono nelle ville di Campagnano,e del bagno sono carrozzabili, amene, e vistose, come talunestrade in mezzo <strong>della</strong> città sono anche carrozzabili,e larghe, e portano nel lungo, e largo molo, o sia ponte; osia istmo, che unisce la città al Castello, ed è un passaggioallegro, delizioso, e vistoso, in mezzo a due mari. Verso ilsud mira le dilettevoli campagne, e gli intersparsi casini, everso il nord mira Procida, la spiaggia di Cuma, e tutta latirata di Gaeta, e di lei monti, siccome verso il vest la propiacittà colla spiaggia del luogo detto Sant’Antonio, tuttapiana di belli vistosi casini a forma di palazzetti; come versol’est si mira il Castello, e l’isola di Capri. Passeggio, chedopo tramontato il sole ristora, e rinfresca per li zefiretti, eper le aure che si respirano, e soffiano.In mezzo alla publica, e principale strada esiste una vagafontana, che tramanda perennemente acqua limpida, e saporosa,la quale per mezzo di tubi, d’archi, e di magnificiponti, scorre, e deriva dal monte Abuceto, quasi falda delmonte epomeo, e viene dalla distanza di quasi quattro miglia;ed è una felicità di godersi un’acqua gustosa, e dolcesenza ricevere una menoma alterazione minerale, nonostantiun sì lungo passaggio.In tempo del vicerè il Cardinale Granvela l’acqua fu portatadal detto monte Abuceto nella città, il quale concedèper un certo tempo a beneficio <strong>della</strong> città il dritto che sipagava su la tratta del vino, affine di potersi pagare la granspesa per l’occorrente necessaria costruzione; ed il vescovod’all’ora somministrò dell’aiuto e del soccorso. D. OrazioTuttavilla Governatore dell’isola fu incaricato per l’esattaesecuzione e vigilanza. Egli doveva essere cittadino <strong>della</strong>sudetta città d’Ischia, mentre era padrone di una gran torre,ancora nella stessa esistente.Quel dotto, savio, e santo vescovo fu Monsignor VescovoGirolamo Rocca, l’onore, ed il decoro <strong>della</strong> Chiesa d’Ischia,di cui si parlerà all’orchè si tesserà il catalogo devescovi; quando l’acqua per li condotti sotterranei si conducevaalla divisata fontana, stava su le case laterali al Cisternoneper vedere il desiderato passaggio, fece apponeresulla detta fontana li seguenti versi, che si sono ricercati inlibri estranei.Has sudavit aquas cereris patientia CurtaeEdocuitque famem ferre magistra sitisQuando poi di nuovo si fece, e si costruì la medesima, ilBarone Antonini scrittore dell’istoria <strong>della</strong> Lucania composela seguente iscrizione:D. O. M.Aquam ex fonte BucetiAd IV M. Q. publico Aere derivatam<strong>La</strong>broque ex Tiburtino lapide ornatamEt turri, in qua concilia fiunt, adpositamAddito HorarioDecuriones PithecusaniUtendam, fruendamqueCivibus dederuntA. MDCCLVIIIPrima di riceversi da cittadini il grato soccorso dell’acquadi Abuceto, verso l’est a mano dritta, ed in mezzo a certiscogli sotto il territorio di Sorenzano venne formata unavasca, la quale in parte ancora esiste; ed in essa li cittadiniandavano a raccogliere, ed ad attingere l’acqua, la qualenon era ingrata.Appunto vicino alla stessa dopo il mezzogiorno la nobiledonzella Restituta Bolgaro, figlia del Castellano Bolgaro,(il quale per causa di salute abitava nel sobborgo all’oradel Castello, e dell’antica Città) mentre si spassava, dopo ilmezzogiorno, pigliando frutti, e granchi di mare, fu vedutadall’equipaggio di un bergantino calabrese, che stava ancoratodietro certi scogli in vicinanza, fu dal medesimo rapita,ed indi condotta in Palermo, e fu regalata al Re Federico.Giovanni di Procida, nipote di quel celebre Giovanni diProcida autore del vespro siciliano, si portò in Palermo adoggetto d’avere in potere l’anzidetta Restituta, a lui promessain sposa, e fuggirsela; lì riuscì a sottrarla, ma all’attosi tentava la fuga, furono tutti due sorpresi, e furono condannatidal Rè Federico ad essere bruciati vivi, dopo espostiignudi alla berlina.Ruggiero di Loira grande Ammiraglio di quei tempi mossodalla curiosità si condusse a vedere quella rappresentanza,e conobbe Giovanni, che da figliolo più volte l’avevatenuto in mezzo alle di lui cosce in compagnia del zio, chebenvero entrò nella cognizione di Restituta figlia di Marinodi lui amico; Per lo che diede ordine a non eseguirsi lagiustizia, ed intanto presentatosi al Rè Ferdinando, li diededistinta relazione, che Giovanni era nipote di quel Giovannidi Procida, per il quale stava godendo il regno; e Resti-<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 33


tuta era la figlia di quel Marino Bolgaro, che mantenevasotto il suo real dominio il Castello, e l’isola d’Ischia: Atale discorso subito il Rè diede le providenze per la di lorolibertà; onde poi carichi di regali si partirono da Palermo,ed arrivarono in Procida, di cui era Giovanni padrone.In un manoscritto, che più non esiste, si leggeva, che Giovanni,all’ora quando con barchetta da Procida si conducevain Ischia per parlare con la di lui diletta, osservando allevolte di essere arrivato ad ora, che la gente stava ancora incommercio, si soleva nascondere in un bosco d’agnocasto,vicino al lido, il quale occupava un’intiera spiaggia sabbiosa,attaccata quasi all’abitato: Parte di tale bosco sin agliultimi tempi esisteva nella suddetta spiaggia.Pochi passi appresso la mentovata vasca sita tra scogliviene il bello, ed ameno Podere de’ Signori Duchi di Bovino,che si denominava il Ninfario: Consiste in una spaziosatorre costruita, ed eretta su di un rialto rimpetto all’est, edal Castello: Al di sotto ci è il mare, ed un vaghissimo giardinocostruito dentro al mare in due lati con mura forti, econ banchine, mentre altri due lati sono naturali dalla partedi terra; ed è pieno di aranci, di frutti, di fichi, e d’uve,in dove ci erano de’ vistosi belli vederi costruiti: lo stessoveniva al di fuori, come viene, guardato, e guarnito damolti graziosi scogli vulcanici, che servono ad impedire liviolenti urti <strong>della</strong> marea del levante, e dello scirocco; e sudi alcuni di essi scogli ci era la caccia de’ cunigli, dove siandava per mezzo di un moletto; e al disotto di uno di taliscogli stava incavato a forza di martello, e di scalpello unben posto bagno. Alla destra, a linea del Nord, poi di essatorre seguiva una tirata di vigne, ed una via formata sulmare conducente ad una Cappella gentilizia, e ad un giardinodi aranci; Indi l’attaccava un’ameno bosco sostenutoda fabriche, che serviva per la caccia de’ volatili, de’ lepri,e de’ cunigli; Appresso li veniva una deliziosa selva castagnile;e dappoi proseguiva uno spazioso territorio vignato,che verso il sud circondava la torre, e si estendeva sin’algiardino sul mare, ed alli belli vederi. Ed intanto tutto l’intierodescritto territorio stava da parte in parte guarnito dialte annose querci.<strong>La</strong> predetta torre dalla parte di dentro oltre tanti comodiera dotata di particolari stucchi a foggia di quei degli antichiromani, e di particolari pitture per la grada, e per lestanze.Le stanze sì per il lungo passare degli anni, e sì per l’incuriadegli inquilini, e coloni si sono rese prive di quellebelle pitture, per essersi prima annegrite dal fumo, e poibiancheggiate. Solo in una stanza una soffitta si è mantenutaintatta, in cui è rimasta una pittura, forsi <strong>della</strong> scuoladel Zingaro, consistente in un bel gruppo di sirene e disfinci, ed in dove sta una ben fatta pianta dell’accennatopodere, degli adorni, e de mentovati belli vederi, ed ovesta anco la pianta del Castello, onde si rileva la bellezza, ela vaghezza del medesimo, e la sorprendente costruzionedegli palazzi antichi, e delle antiche case, che nell’istessoesistevano, e colla comparsa di una grande bandiera, che,maestosamente dimostra, batteva l’aria, ed era sita sul di leimaschio.Dalla parte del sud si mirano li monti <strong>della</strong> villa di Campagnano,chiamati la torre, e il piano di Liguori; tutti aumentatidi vigne, di fichi, e di frutti con alcuni boschetti,e selve; e tali luoghi intersparsi di case, le quali fanno unacomparenza vistosa; e li medesimi così aumentati, in particolaredalla parte di dietro, e verso l’est producono vinisquisiti, e poderosi, e frutti saporosi. Verso la parte <strong>della</strong>nominata torre, e dell’adiacente territorio di San Pancraziosi fa un vino moscato preziosissimo, e delicatissimo, e viapiù quando non si fà con tanta mischia di uve bianche nonmoscate, e colle regole dell’arte; e non cede alli primi moscatidel mondo.Al vest <strong>della</strong> città s’incontra una via carrozzabile, e dapasseggio, che tende verso il littorale, dove si osservanotanti belli, e vistosi casini, ed al primo aspetto s’incontrail casino, che da circa quattro secoli fu abitato dal dotto,e raro uomo Gioviano Pontano, delizia, e quiete del suoanimo, ove veniva a componere le grandi, ed erudite sueopere, e libri, ed a prendere ristoro.Attaccato dal detto casino ci era un grato, ed ameno territoriopieno di viali, di alberetti, e di acrumi, e ci era costruitoun cenacolo, ove si teneva conversazione, ed academia,che nelle placide serate serviva per le cene.Tale casino, e podere costantemente ha seguitato a distinguersi,e chiamarsi col nome di Pontano.L’enunciato casino circa 260 anni a dietro si trova esseredi dominio <strong>della</strong> Signora Da. Costanza Caracciolo mogliedi D. Alfonso D’Avalos, o figlio, o nipote di quel D. Alfonso,che fu Generale in capite in tutte l’armi imperiali sistentiin Italia; la di cui consorte D. Maria d’Aragona dopo ladi lui morte venne a dimorare, e soggiornare nel Castellod’Ischia.Il mentovato casino, territorio, e riviera littorale sonoconfinanti, ed attacati all’arso, o sia cremata.Tale arso è l’ultima eruzione vulcanica, ed ignea sovversionesotterranea avvenuta, e successa nell’isola.L’<strong>istorico</strong> Villani rapporta di essere avvenuta nell’anno1300: Forsi allora si fecero sentire li tremuoti, e le scosse.Il Colennuccio l’ammette nell’anno 1302, ed assicura, cheil fuoco bruciò per due mesi.Nel regio Archivio di Napoli si legge di essere successal’eruzione vulcanica negli anni 1301, e nel 1302, e nel1303.Se mai si fa menzione del terribile fenomeno negli anni1302, e 1303, potè essere, che il fuoco sotterraneo in alcunlocale particolare dell’arso proseguì a farsi sentire in talianni.Sicchè la spaventevole eruzione perniciosa vulcanica sifissa, come fu, circa il mese di aprile dell’anno 1301, osettimana prima, o dopo; All’orchè il fuoco eruttato dalleviscere <strong>della</strong> terra bruciò per due mesi continui, e bruciòper un miglio di larghezza, e per tre miglia di lunghezza,mentre la pietra, che si accosta verso Fiaiano è <strong>della</strong> stessanatura, e qualità, che quella dell’arso.Fu il fuoco, e l’eruzione sì terribile, che per il gettito <strong>della</strong>terra, <strong>della</strong> pietra, e <strong>della</strong> materia vulcanica li luoghi, e literritori d’intorno furono seppelliti; e la gente d’Ischia, edell’isola ne fu tanto spaventata, che fuggì in Baia, Pozzuoli,in Napoli, nella Costa, ed in Capri.34 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013


<strong>La</strong> gente dispersa per l’isola, siccome particolarmentequella di Casamicciola implorava in tutte l’ora il divinoaiuto, e questa col Clero processionalmente si conducevanel tempiuccio di Santa Restituta, affine d’intercedere peril di lei mezzo le grazie divine, e tale processione col Clero,e cogli abitanti di Casamicciola si è proseguita a fare costantemente,e si va nel detto tempiuccio sistente nel <strong>La</strong>cconel giorno secondo di Pasqua di resurrezione.Quella parte bruciata era una pianura, ed una estensionedi territorio la più bella, la più deliziosa, la più fertile, e lapiù fruttifera di tutta l’isola. In essa esisteva una villa, e cierano de casini, e de’ giardini li più piacevoli, e li più gratisi potevano dare, appartenenti a quelli gran Signori, e nobili,e cittadini, li quali domiciliavano nel Castello, ed oveandavano a spasso, ed a villeggiare.Ci morì <strong>della</strong> gente, e degli animali, e tutto il bello, ilvago, e quanto si produceva fu ingoiato, e bruciato dallasovversione, e dal fuoco.Il Vescovo con tale incendio perdé delle possessioni edelle rendite; a quale oggetto Carlo II d’Angiò, Re di Napolili assegnò annui ducati trenta, che si sono dalla regiaCamera sempre pagati (2).Della pietra vulcanica dell’arso, o sia cremata una parte èdurissima, bronzina, e piena di alume, chiamata Zimbro, eserve per le fondamenta delle fabriche. Altra parte è menodura, e batte al nero, atta a lavorarsi, e serve per fabricadelle mura. <strong>La</strong> terza parte è pumicea, ma porosa, che batteal nero rosso, e serve per le volte, e per le lamie.Nel descritto arso si suole trovare ancora <strong>della</strong> pietra moltoatta per il lavoro fino, siccome nell’isola; ed io ho vedutaqualche tabacchiera, la quale oltre la bellezza, ed il colore,tiene una trasparenza meravigliosa; e delle medesime neformano benvero de’ musei.Fu fatto da un pio spirito il seguente sonetto, che si chiamavad. Francesco Migliaccio.Questa cui vedi o pellegrin che passiDesolata campagna, e adusta arenaè questa ch’hai sott’occhi ingrata scenad’arsicce rupi, e d’abbronsiti massi.Questi sciolti macigni, e negri sassi,e questo suol, che non produce avenaFu del nostro epomeo già piaggia amena,or teatro d’orror, non più di spassi.Vomito fu d’una romita balzaQuel torrente di fuoco, onde s’ardioD’Ischia il più vago, ecco colà s’inalza,Se pur non fu dello sdegnato DioFuoco divorator, ch’ognor incalza2) Periodo cancellato – a margine la seguente postilla: Tale periodonon si deve cancellare, ma trascriversi come si trova, ma soggiungendosi,che tale perdita fece piegare il Re Carlo ad assegnare allachiesa, e per essa al vescovo ciò che si li doveva per la bagliva,siccome in altro luogo verrà enunciato con chiarezza.Chiunque l’ira sua pone in oblio.Taluni con Giov. Franc. Lombardo asseriscono di non nascereerbe, nè di vedersi verde nell’arso: si osserva tutto ilcontrario; in esso si raccolgono in quantità erbe grate, edodorifere, dell’origano, dell’issopo, del cametrio, e deglialtri amaricanti utilissimi per lo stomaco, e pel digerire.L’Arso ne’ tempi antichi era un bosco, e quantunque versoli luoghi laterali delle vie veniva tagliato, pure nel mezzoci stava circa ottant’anni a dietro un crescimonio boscosoda fuoco, che taluni cacciatori o nel tempo del calore delsole, o di acqua si andavano in esso a riposare, e ricoverare.Molti, che tengono territori congrui all’arso, avendosiguardate le parti attaccate, e confinanti, si sono in esse formatialberi, e querci da lavoro di grossi bastimenti, ed inquantità.Altri da poco tempo in quà in varie parti dell’arso ci hannofatto degli aumenti, e de’ coltivi, e ci si sono prodottevigne, alberi di fichi, e di frutti, e reso il terreno anco a daredegli ortaggi da mangiare; Siccome porzione si è aumentataa bosco.Le legna, e li boschi, e le frasche per uso del fuoco sonomancate nell’arso, perché la povera gente ingorda, e scioccaarrivò ad estirparne tutte le radici; Nè ci fu governo,nè gente addetta all’amministrazione, ed all’economia cheavesse tenuto occhio o a far bandire l’arso, o pure a non fartogliere le radici; mentre l’arso non solo avrebbe prodotto abeneficio <strong>della</strong> città un notabile vantaggio, ma del profittoalla popolazione ed alli poveri.Appresso il divisato arso verso il vest si trova la villa de’bagni, li di cui abitanti sono dediti alla fatica, e sono industriosi,del pari, che sono le donne: In essa ci sono dellebellissime vigne, degli orti, e delle buone tenute di acrumi.Vi sta un lago mentovato da Plinio, ove si pescano variesorti di pesci, che entrano dal mare, siccome si tirano quantitàabbondanti di cocciuole marine. Nel 14, e 15 secoloera, ed esisteva, il numero degli augelli in esso, che neltempo <strong>della</strong> caccia s’arrivavano ad uccidere, sin’a 1500folliche, e mallardi; e la caccia era riservata per il Rè.Negli tempi antichissimi il medesimo fu effetto di un grantremuoto, ed eruzione.Ci è un nobile regio casino, da servire per il Sovranoquando si vuole condurre in Ischia.Su di un colle vulcanico laterale allo stesso lago ne tempiantichi ci esisteva un monastero di Basiliani, del quale oggiappena si osserva alcun rudero.Su il fine di tal colle a forma di punta di promontorio cista una tonnaia assicurata, e pescatrice, che suole pigliaretanti tonni, ed altri pesci, che un tempo arrivò ad affittarsia beneficiio <strong>della</strong> città, e casali sin’ad annui ducati cinquemila.Nel mezzo <strong>della</strong> città, ed abitazione esiste una Cattedralecon 16 fra dignità, e canonici, con otto eddomadari, e contaluni sacerdoti, e chierici.In essa si ammira un bel quadro di San Giuseppe fatto contutte le regole <strong>della</strong> pittura da un celebre pittore Spigna <strong>della</strong>comune del <strong>La</strong>cco; e nella sacrestia si osserva un’anticapittura, e bella assai in tavola, che esprime un vivo combattimentodi un Cavaliere con spada su di un coraggioso,<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013 35


e spiritoso cavallo con un mostro da dragone, per chi digià stava esposta, e destinata una donzella; Intanto al forte,ed invitto Cavaliere venne fatto di ammazzare il dragone,e così venne liberata la donzella, e forsi quel paese, chesoffriva tale peso.Ci esiste la Chiesa dello Spirito Santo di dritto di marinari,e dagli stessi governata, che servita da un clero.Nella stessa ci è una buona, e bella pittura del celebre DeMattei, esprimente la Madonna delle Grazie coll’anime delpurgatorio; ed un quadro del mentovato Spigna dinotantel’apparizione dello Spirito Santo agli Apostoli. Siccome ciè un quadro, in dove tra gli Apostoli spiccano, e risaltanodue celebri teste; una del Salvatore, l’altra di San Pietro: lapittura è del 17 secolo.Attaccata alla detta chiesa ci è una congregazione, indove li fratelli ascritti si radunano nel giorno di domenica.Su la villa di Campagnano ci è una buona chiesa dedicataall’Annunziata.Molto al di sotto di tale villa ci è la chiesa detta di SanDomenico, perchè governata da Domenicani, ed è moltoantica, e fatta alla gotica: In essa ci erano de tumoli, e delleiscrizioni, ma al presente nulla si trova. Ciò che ho potutoraccogliere, si trova trascritto nel ragguaglio <strong>della</strong> chiesad’Ischia.A vista <strong>della</strong> Città su di un rialto dell’arso ci è la chiesadi Sant’Antonio governata dalle monache gentildonne, cheun tempo esistevano sul Castello. Il titolo è <strong>della</strong> Madonnadelle Grazie.Nella villa de’ bagni ci è una bella chiesa per uso di quelliabitanti sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie; e volgarmentela chiesa del purgatorio.Dove sta la presente cattedrale esisteva un’antica chiesa,che divenuta diruta, e cadente si dovè formare la nuovachiesa: <strong>La</strong> stessa era governata dalli dimessi monaci Agostiniani,che stavano in Ischia prima di mettersi a regolal’ordine degli Agostiniani, ed erano di quelli dispersi perl’occidente; i quali ebbero dagli antichi Signori Coscia ilsito, siccome più appresso riceverono la torre, che al presenteè campanile.Nella vecchia, e nella nuova chiesa niuna pietra, e niunaiscrizione ci era: solo nell’angolo <strong>della</strong> stessa rimpetto lafontana, dalla parte di fuori ci è una pietra rozza, che divisalo stemma delli Coscia colle barre.Dove sta costruita la chiesa dello Spirito Santo esistevaun’antica Cappella d’essi Signori Coscia sotto il titolo diSanta Sofia, che fu profanata da più di tre secoli: Né <strong>della</strong>stessa ci è stata tramandata veruna notizia dinotante alcunacosa particolare.Fu il titolo con alcun rudere, e colla dotetraslato in una cappella dell’antica Cattedrale, ma la dote apeso di certe famiglie non fu corrisposta.Attaccato alla cennata torre divenuta campanile essendosifatto uno scavamento, ed al lido del mare, si è trovatouna fabrica con magazini, ne quali ancora esistevano leporte con catenacci, che dimostravano di uscirsi al livellodel lido, e del mare; Dappoi tale fabrica fu seppellita dallasabbia, e dalle pietre sin'al lastraco: Onde si conosce nellittorale d’Ischia il mare quanto si è elevato, e quanto èentrato. <strong>La</strong> popolazione d’Ischia, e delle sue ville venivagovernata da due eletti, che in ogni anno venivano dal parlamentodesignati. Essi avevano la facoltà di nominare inogni anno un sindaco, che doveva governare, ed amministrarela terra di Forio, ed un altro sindaco, che entrava nelgoverno, e nell’amministrazione de’ Casali di Casamicciola,del <strong>La</strong>cco, di Fontana, e Serrara, di Barano, e di Testaccio,e tale dritto di nomina derivava dall’antico governoeconomico, ed amministrativo, che stava nel Castello, eche si estendeva per tutta l’isola.Dopo l’anno 1806 avvenne una mutazione nel governoeconomico, ed amministrativo, e nel politico. Si stabilì,che ogni comune come sopra divisato fusse nell’economia,e nella grassa governato da un sindaco, e da due Eletti daeleggersi, e designarsi dal Decurionato succeduto al parlamento;e la di loro procedura, e la reddizione delli contierano, come sono soggetti al sottintendente residente inPozzuoli, ed all’Intendente di Napoli.Parimenti di un solo governatore, e giudice se ne formarono,e stabilirono due giudici, che dell’<strong>Isola</strong> si formaronodue Circondari, uno d’Ischia con Barano, Testaccio, Fontana,e Serrara: l’altro di Forio col <strong>La</strong>cco, e Casamicciola.Prima del 1806 il Governo amministrativo col rendimentode’ conti stava soggetto ad un Sopraintendente Capo Rotadel Sacro Regio Consiglio.Dal littorale del monte di Campagnano tirandosi perspiaggia romana, per il ninfario, per la costa, sin al Castello,dal Castello per il lido <strong>della</strong> Città, <strong>della</strong> spiaggia diSant’Antonio, per il littorale delle cremate, <strong>della</strong> spiaggia<strong>della</strong> villa de’ bagni, del colle di San Pietro, e dell’altro collerimpetto, ove sta sito il Real Casino che del littorale di S.Alessandro, onde viene l’acqua minerale di Fornello, e diFontana, ci erano tante acque minerali, e sorgive, le qualisi sono tutte perdute, attesoche il mare essendo entrato dimolto in dentro, l’have tutte occupate, ed assorbite; in manierache nuotandosi circa quattro passi dentro il mare, siosservano le acque calde, e le sorgive calorose.Nel divisato territorio del Pontano poco discosto dall’arsoci è un largo pezzo, nel di cui fondo scaturisce un’acquaminerale limpida, ed atta a beversi, ed have la virtù di farcacciare li calcoli, e di sminuzzare la pietra, che di sanareil dolore de reni.Strabone in generale fa menzione di tali attività, ed effettiprofigui ne’ minerali dell’isola.Nella riva del divisato lago, e nel laterale verso il sud,che è una falda di certi colli, e monti, ci sono delle moltivisibili sorgive di acque minerali, ma in particolare ci sonole perenni, ed abbondanti acque, che formano de’ bagni.II - Continua36 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 4/2013

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!