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Chi mente una volta, spesso deve abituarsi alla menzogna;perché ci vogliono sette menzogne per occultarne una.Friedrich Rückert


- PremessaSi è parlato molto sul tema dell’arresto <strong>di</strong> Totò Riina e su tuttiquegli aspetti ad esso collegati, capaci <strong>di</strong> produrre sin da subitopolemiche roventi che, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> più <strong>di</strong> venti annidall’avvenimento ancora proseguono, malgrado la magistratura,a riguardo, si sia già pronunciata in maniera definitiva. Ormainon si accenna nemmeno più al fatto che l’operazione ha praticamentesegnato l’inizio della fine <strong>di</strong> cosa nostra, mentre ancorasolo nei primi novanta del secolo scorso l’organizzazione apparivacome una realtà criminale quasi in<strong>di</strong>struttibile.Scorrendo anche le cronache <strong>di</strong> oggi, appare evidente che lagran parte <strong>di</strong> coloro che si pronunciano sull’argomento, nonhanno se non una parvenza <strong>di</strong> conoscenza dei fatti, per lo piùricavata da fonti <strong>di</strong> seconda mano, e non tutte <strong>di</strong>sinteressate,che mostrano <strong>di</strong> essere ignare o volere <strong>di</strong>sattendere il cospicuomateriale documentale <strong>di</strong>sponibile sulla vicenda.In Italia sforzarsi <strong>di</strong> conoscere a fondo <strong>di</strong>viene spesso un particolaresuperfluo perché, abituati come siamo a schierarciimme<strong>di</strong>atamente pro o contro, non sempre riteniamo <strong>di</strong> avere la7


necessità <strong>di</strong> supportare i nostri ragionamenti con elementi certie provati, lasciandoci piuttosto guidare dai nostri convincimentie dall’onda emotiva.Su questa vicenda poi, se ne sono dette e se ne <strong>di</strong>cono e scrivonod’ogni sorta. E, molto spesso, si tratta <strong>di</strong> cose non vere, lequali conseguono lo scopo <strong>di</strong> alzare la nebbia su una storia già<strong>di</strong> per sé intrinsecamente complessa, col risultato finale <strong>di</strong>sminuire il valore ed il merito, agli occhi degli italiani e soprattuttodei siciliani, <strong>di</strong> quel pugno <strong>di</strong> uomini del RaggruppamentoOperativo Speciale dei carabinieri che catturò Totò Riina dopo23 anni <strong>di</strong> latitanza.La storia della “mancata perquisizione” è ormai leggendaria edaccre<strong>di</strong>tata da tutti coloro che non hanno avuto e che non hannopossibilità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re e verificare l’effettiva consistenza deifatti. E’ come un mantra, <strong>di</strong> tanto in tanto te la senti infilata daqualche parte, come ad esempio nel trailer del nuovo film <strong>di</strong>Sabina Guzzanti, “La trattativa”.Ce lo spiega Attilio Bolzoni, su Repubblica:“…alla parola farsa la Guzzanti parla in un microfono: "No, nonsi va più nel covo". È quello <strong>di</strong> Totò Riina, mai perquisito.Svuotato dai mafiosi e chissà da chi altro. Lasciato incusto<strong>di</strong>toil pomeriggio del 15 gennaio 1993, poche ore dopo la misteriosacattura del boss. La prima inchiesta su quella "<strong>di</strong>menticanza" -8


nonostante articoli <strong>di</strong> stampa molto dettagliati - fu aperta dallaprocura della repubblica <strong>di</strong> Palermo il 21 novembre del 1997.Quasi cinque anni dopo.” (Attilio Bolzoni).Noi, in questo nostro modesto lavoro, cercheremo <strong>di</strong> concentrarcisulla sostanza dei fatti, contrapponendoli alla leggenda, allevulgate.Dieci vulgate, <strong>di</strong>eci filastrocche che ormai sono entrate, trovandouna <strong>di</strong>mora permanente, nel grande contenitore nazionaledei luoghi comuni.Le esamineremo dunque, una per una, scoprendo <strong>di</strong> come nonsolo siano in generale inconsistenti, o in<strong>di</strong>mostrate, o frutto <strong>di</strong>errori o <strong>di</strong>storsioni, ma spesse volte infamanti ed ingiuste versole persone che in quel 15 gennaio 1993 hanno posato la propriavita sotto la punta della spada <strong>di</strong> Damocle della vendettamafiosa9


1 Prima vulgataIl ROS <strong>di</strong> Mori e De Caprio ha “omesso” <strong>di</strong> perquisire il covo <strong>di</strong> Riinarientrando invece tale iniziativa fra i suoi obblighi o anche soltanto tra lesue facoltà, e per poterlo fare, ha “ingannato” la procura. Per taleomissione i due ufficiali dei carabinieri sono stati processati. Nel processosono stati assolti ma la mancata perquisizione fu ritenuta comunqueun’omissione “inspiegabile” e tale da comportare “responsabilità <strong>di</strong>sciplinare”.Questa circostanza viene <strong>di</strong> norma sintetizzata dai detrattori dei carabiniericon le allocuzioni sarcastiche “<strong>di</strong>menticanza”, “hanno <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> pequisirlo”, “inspiegabilmente non perquisirono”.“La piantassero con le vite dei santi o, meglio, <strong>di</strong> personaggiambigui santificati, come il capitano Ultimo: s’è “<strong>di</strong>menticato” <strong>di</strong>perquisire il covo <strong>di</strong> Riina, se ce lo <strong>di</strong>cessero non sarebbe male”.(Marco Travaglio – cinematografo.it – 10 aprile 2013)11


“Cerasa potrebbe sforzarsi <strong>di</strong> leggere almeno 2-3 righe dellasentenza: scoprirebbe che ha stabilito che i due ufficiali nonperquisirono il covo, lasciandolo svuotare dalla mafia e ingannandola Procura, ma non c'è prova che l'abbiano fatto perfavorire la mafia. In compenso -- scrive il Tribunale -- andrebberopuniti <strong>di</strong>sciplinarmente per l'incre<strong>di</strong>bile svarione investigativo: inun altro paese li avrebbero mandati a <strong>di</strong>rigere il traffico, da noifurono entrambi promossi.” (M.Travaglio – Piccoli pigi crescono –08 luglio 2013)[Clau<strong>di</strong>o Cerasa] è così <strong>di</strong>sinformato sui fatti da scrivere che,siccome Mori e De Caprio del Ros sono stati assolti dall’accusa <strong>di</strong>aver favorito la mafia, può darsi che il covo <strong>di</strong> Riina l’abbianoperquisito, …(“Disinformati sui fatti” <strong>di</strong> M. Travaglio – Il FattoQ. 12 giugno 2013)“I giu<strong>di</strong>ci spiegano che “non è stato possibile accertare la causaledel comportamento degli imputati”: cioè perché “hanno omesso <strong>di</strong>perquisire il covo”..». (“L'Ultimo chiuda la porta” <strong>di</strong> Marco Travaglio- marcotravaglio.it - 22 Ottobre 2006)“Il 20 febbraio del 2006 si concluse il processo principale. IlTribunale <strong>di</strong> Palermo sentenziò che il fatto, cioè la mancataperquisizione, era certamente avvenuto, ma non costituiva reato.”(“Quelle omissioni coi boss mafiosi” <strong>di</strong> Nicola Biondo – L’Unità -)12


“..dobbiamo <strong>di</strong>re che tutto l'ufficio all'epoca, ancora era il 1995,… si parlava della vicenda della mancata perquisizione del covo<strong>di</strong> Riina, che per noi, insomma, era una cosa obiettivamenteinspiegata e inspiegabile. “ (dr. Alfonso Sabella – Magistrato)"Finche' non sapremo perche' e come il covo <strong>di</strong> Riina non e' statoperquisito e si e' data la possibilita' a soggetti <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> appropriarsi<strong>di</strong> quello che c' era, e' una storia irrisolta dalla quale pero'potrebbero <strong>di</strong>pendere tante altre risposte alla vera storia alla lottaalla mafia, o della non lotta alla mafia". (Giuseppe Di Lello, exmagistrato e politico, in una intervista al Tg3 regionale del21/12/2000)1-1 Ecco perché quel pomeriggio del 15 gennaio 1993 sidecise <strong>di</strong> non perquisire la villa della famiglia RiinaNon c'è nulla <strong>di</strong> inspiegabile, non c'è stata alcuna omissione, nelfatto che il 15 gennaio 1993 a Palermo, poche ore dopo l'arresto <strong>di</strong>Totò Rina, il dottor Caselli, in accordo con una richiesta degliufficiali del ROS, decise <strong>di</strong> non procedere con la perquisizionedella villa del comprensorio <strong>di</strong> Via Bernini 54, occupata da mesi13


dalla famiglia Riina.Per comprendere e tenere sempre a mente con chiarezza, durantela lettura <strong>di</strong> questo libro, quali fossero le ragioni (che esistevanoeccome) <strong>di</strong> questa scelta e come esattamente queste siano statecon<strong>di</strong>vise in quella riunione, ricorriamo sin da subito al resocontodei fatti illustrato nella sentenza <strong>di</strong> assoluzione del colonnelloUltimo e del generale Mori dal reato <strong>di</strong> favoreggiamento dellamafia, emessa in Palermo dalla 3° sezione penale il 20/02/06, evi ricorriamo per intero, in tutta la sua lunghezza, poiché in essonon c'è dettaglio che possa considerarsi secondario. Abbiamoscelto <strong>di</strong> lasciar esporre i fatti dalla sentenza cosicché anche gliscettici non possano nutrire i dubbi che potrebbero nutrire sequegli stessi fatti fossero esposti da un narratore privo delpatentino <strong>di</strong> imparzialità che invece hanno i magistrati.Dunque nella sentenza ci viene illustrato che“...l’imputato (Ultimo – ndr) chiese insistentemente <strong>di</strong> evitareogni intervento, perché avrebbe pregiu<strong>di</strong>cato ulterioriacquisizioni che avrebbero consentito <strong>di</strong> <strong>di</strong>sarticolare ilgruppo corleonese.L’intento, concordemente riferito da tutti i partecipanti aquelle <strong>di</strong>scussioni, in aderenza con quanto altresì cristallizzatonelle note scritte del dott. Caselli e dell’imputato Mori,era quello <strong>di</strong> avviare un’indagine a lungo termine sui14


Sansone, che consentisse <strong>di</strong> risalire ad altri personaggidel sodalizio e colpire gli interessi affaristicidel gruppo.L’importanza dei Sansone, ha riferito il De Caprio, era evidentea tutti ma, in verità, proprio su questo punto le valutazionidell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria e del ROS appaiono esserestate ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>verse.Nelle argomentazioni <strong>di</strong>fensive queste investigazioni assumonoun’importanza centrale, ad<strong>di</strong>rittura assorbente rispettoalla in<strong>di</strong>viduazione della villa da cui era uscito ilRiina, e proprio per consentire che venissero sviluppate ilDe Caprio chiese ed ottenne che la perquisizione fosse annullata.I Sansone erano già emersi nel corso del cd. processo Spatoladegli anni ‘80; per loro tramite, grazie all’in<strong>di</strong>cazionedel Di Maggio, era stato possibile in<strong>di</strong>viduare il complesso<strong>di</strong> via Bernini, dove abitavano, e catturare Salvatore Riina;Domenico Ganci, quando fu pe<strong>di</strong>nato ad ottobre del 1992(cfr. relazione <strong>di</strong> servizio in atti), fece perdere le sue traccein prossimità dello sbocco <strong>di</strong> via Giorgione su via Bernini,per cui poteva ragionevolmente ipotizzarsi l’esistenza <strong>di</strong>collegamenti tra i Sansone e gli stessi Ganci, sui qualil’indagine del ROS era ancora in corso; i Sansone, in quantotitolari <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>tte e società, erano portatori degli interessieconomici del gruppo corleonese; la perquisizione delcomplesso avrebbe reso noto all’associazione mafiosa la conoscenzada parte delle forze dell’or<strong>di</strong>ne del luogo ove avevaalloggiato Salvatore Riina e dunque del ruolo dei15


Sansone nella cattura del boss, svelando così anche la collaborazionedel Di Maggio.Sulla base <strong>di</strong> tutti questi elementi, avviare un’indaginesistematica su questi soggetti, in parallelo a quellagià in corso sui Ganci, avrebbe potuto portare – nellaprospettazione <strong>di</strong>fensiva - ad acquisizioni investigative<strong>di</strong> grande rilevanza, se non ad<strong>di</strong>rittura decisive per lasopravvivenza del gruppo che faceva capo al Riina, il qualeappunto, proprio sui Sansone e sui Ganci, aveva potutocontare durante la latitanza, per i suoi spostamenti nellacittà e per il sod<strong>di</strong>sfacimento delle proprie esigenze <strong>di</strong> vitaquoti<strong>di</strong>ana.Questa opzione investigativa comportava evidentementeun rischio che l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria scelse <strong>di</strong>correre, con<strong>di</strong>videndo le valutazioni espresse dagliorgani <strong>di</strong> polizia giu<strong>di</strong>ziaria, <strong>di</strong>rettamente operativisul campo, sulla rilevante possibilità <strong>di</strong> otteneremaggiori risultati omettendo <strong>di</strong> eseguire la perquisizione.Nella decisione <strong>di</strong> rinviarla appare, <strong>di</strong>fatti, logicamente,insita l’accettazione del pericolo della <strong>di</strong>spersione<strong>di</strong> materiale investigativo eventualmentepresente nell’abitazione, che non era stata ancorain<strong>di</strong>viduata dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne, dal momento chenulla avrebbe potuto impe<strong>di</strong>re a “Ninetta” Bagarella,che vi <strong>di</strong>morava, o ai Sansone, che <strong>di</strong>moravano in altreville ma nello stesso comprensorio, <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggereod occultare la documentazione eventualmente con-16


servata dal Riina – cosa che in ipotesi avrebbero potutofare anche nello stesso pomeriggio del 15 gennaio,dopo la <strong>di</strong>ffusione della notizia dell’arresto inconferenza stampa, quando cioè il servizio <strong>di</strong> osservazioneera ancora attivo - od anche a terzi che, se sconosciutialle forze dell’or<strong>di</strong>ne, avrebbero potuto recarsi alcomplesso ed asportarla senza destare sospetti.L’osservazione visiva del complesso, in quanto inerenteal solo cancello <strong>di</strong> ingresso dell’intero comprensorio,certamente non poteva essere <strong>di</strong>retta a<strong>di</strong>mpe<strong>di</strong>re tali esiti, prestandosi solo ad in<strong>di</strong>viduareeventuali latitanti che vi avessero fatto accesso ed afilmare l’allontanamento della Bagarella, che nonera comunque indagata, e le frequentazioni del sito.Questa accettazione del rischio fu con<strong>di</strong>visa da tutticoloro che presero parte ai colloqui del 15.1.93, AutoritàGiu<strong>di</strong>ziaria e reparti territoriali, dal momento che erapiù che probabile che il Riina, trovato con indosso i cd. “pizzini”,detenesse nell’abitazione appunti, corrispondenza,riepiloghi informativi, conteggi, comunque rilevanti perl’associazione mafiosa, e non potendo tutti coloro che lacon<strong>di</strong>visero non essersi rappresentati che con il rinviodella perquisizione non si sarebbe potuto impe<strong>di</strong>rnela <strong>di</strong>struzione o comunque la <strong>di</strong>spersione adopera <strong>di</strong> terzi.Inoltre, come ha riferito il dott. Caselli, i tempi del servizio<strong>di</strong> osservazione che il De Caprio avrebbe assicurato <strong>di</strong> continuare“in loco” non si annunciavano brevi, in quanto17


l’operazione da sviluppare si presentava molto complessa,considerato lo stato dei luoghi (bisognava in<strong>di</strong>viduareda quale unità il Riina fosse uscito) e la probabilepresenza in loco <strong>di</strong> “pezzi” dell’organizzazione allertati dallacattura del latitante, per cui dall’iniziale proposito <strong>di</strong>aspettare e vedere cosa sarebbe successo nelle prossime 48ore si giunse ad aspettare ben 15 giorni.Un lasso <strong>di</strong> tempo che sarebbe stato ampiamente sufficientea terzi – che pure fossero stati video ripresidal ROS entrare ed uscire dal complesso – per asportareo <strong>di</strong>struggere ogni cosa pertinente al Riina.Il profilo dell’adesione al rischio connaturato alla propostaed alla decisione <strong>di</strong> rinviare la perquisizione appare, dunque,<strong>di</strong> per sé non rilevante ai fini <strong>di</strong> determinarel’elemento psicologico degli imputati, dovendo piuttosto verificarsise i successivi comportamenti, cioè l’omessa riattivazionedel servizio <strong>di</strong> osservazione e l’omessacomunicazione <strong>di</strong> tale decisione, siano valsi ad integrare lavolontà <strong>di</strong> aiuto all’organizzazione denominata “cosa nostra”.L’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, nell’eccezionalità dell’evento chevedeva in stato <strong>di</strong> arresto il capo della struttura mafiosa eche poteva costituire un’occasione unica ed irripetibile <strong>di</strong>assestare un colpo forse decisivo all’ente criminale, operòuna scelta anch’essa <strong>di</strong> eccezione, rispetto alla alternativache avrebbe imposto <strong>di</strong> procedere alla perquisizionedel luogo <strong>di</strong> pertinenza del soggettofermato, e ciò fece nell’ambito della propria insinda-18


cabile <strong>di</strong>screzionalità nella in<strong>di</strong>viduazione della tipologiadegli atti <strong>di</strong> indagine utilizzabili per pervenireall’accertamento dei fatti.Tale scelta, però, fu adottata certamente sul presuppostoindefettibile che fosse proseguito il servizio <strong>di</strong> video sorveglianzasul complesso <strong>di</strong> via Bernini.Che questa fosse la con<strong>di</strong>zione posta al rinvio della perquisizione,è un dato certo ed acclarato non solo dalle deposizionidei magistrati e degli ufficiali dell’Arma territorialeche presero parte a quei colloqui, durante i quali comunquesi considerò la possibilità <strong>di</strong> vedere chi sarebbe venuto alcomplesso, eventualmente anche a prelevare i familiari, maanche dalla stessa nota del col. Mori del 18.2.93 ove si <strong>di</strong>ce,con riferimento all’attività <strong>di</strong> “osservazione ed analisi” dellastruttura associativa esistente intorno ai fratelli Sansone,suggerita il 15 gennaio, che tale attività veniva in effettisospesa, per motivi <strong>di</strong> opportunità operativa e <strong>di</strong> sicurezza,in attesa <strong>di</strong> una sua successiva riattivazione, esplicitando,poi, nell’<strong>ultimo</strong> periodo, che si verificò una “mancata, esplicitacomunicazione all’A.G. della sospensione dei servizi <strong>di</strong>sorveglianza su via Bernini”.Al <strong>di</strong> là delle, in più punti, confuse (v. <strong>di</strong>chiarazioni sullaasserita non importanza dell’abitazione ove il latitante convivecon la famiglia, perché non vi terrebbe mai cose chepossano compromettere i familiari) argomentazioni addottedagli imputati, che sono sembrate dettate dalla logica <strong>di</strong>fensiva<strong>di</strong> giustificare sotto ogni profilo il loro operato, devevalutarsi se quei comportamenti omissivi valgano ad inte-19


grare un coefficiente <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong>retta ad agevolare “cosanostra”.Sulla base degli elementi fattuali più innanzi richiamati,appare certo che l’attenzione investigativadel ROS, per come riferito anche dal comandante del repartomagg. Mauro Obinu, avesse ad oggetto, effettivamente,i fratelli Sansone e che in considerazione <strong>di</strong>tale indagine, la cui importanza fu esplicitata allaprocura della Repubblica e da questa con<strong>di</strong>visa, sidecise <strong>di</strong> nascondere il dato <strong>di</strong> conoscenza costituitoda via Bernini.Questo il quadro dei fatti. In sintesi si può riassumere così:Caselli dopo aver soppesato i pro e i contro, decise <strong>di</strong> rinunciarea ciò che si sarebbe potuto trovare in quella casa, in quantocon<strong>di</strong>vise la strategia investigativa del ROS, quella cioè <strong>di</strong>proseguire con la “copertura” del covo e dei Sansone per nonbruciare la pista degli stessi Sansone, che era il solo punto <strong>di</strong>partenza noto da cui poter allargare le indagini a tutta l'organizzazionecriminale <strong>di</strong> Riina. Si trattava <strong>di</strong> scegliere per unadelle due, poiché la scelta dell'una comportava l'automaticarinuncia all'altra.E Caselli ha scelto, in piena consapevolezza <strong>di</strong> ciò che sceglievae <strong>di</strong> ciò cui rinunciava.Dunque nessun inganno alla procura da parte del ROS, che èinvece una versione dei fatti da cinematografo, tant’è vero che èrappresentata nelle sale dal mese <strong>di</strong> ottobre in un film comico-20


INGROIA: Che ore erano?LA BARBERA: … la mattina, saranno state le otto…ottoe mezza… le nove…Teste BruscaINGROIA: Senta, Lei da chi e come seppe, quella mattina,della cattura <strong>di</strong> Riina?BRUSCA: Ma, dopo un quarto d'ora, <strong>di</strong>eci minuti… abbiamo trovato il Biondo, il corto... che erano davantial bar... <strong>di</strong>cendo … guarda è successa una <strong>di</strong>sgrazia… perchè sicuramente ci hanno arrestato zio...Sia il La Barbera che il Brusca poi, confermano <strong>di</strong> essersi recati“imme<strong>di</strong>atamente” nell’officina <strong>di</strong> un complice, Michele Traina,e da quel sito <strong>di</strong> avere contattato, in metà mattinata, il servizioinformazioni telefonico della SIP per verificare lo stato dellanotizia, riscontrando che detto servizio forniva già agli utentil’annuncio della cattura. Quin<strong>di</strong> il Brusca inviò il Traina pressola casa del Bion<strong>di</strong>no, l’autista arrestato con Riina, per verificarese questa fosse sotto perquisizione, ed il Traina constatòl’effettiva presenza delle forze dell’or<strong>di</strong>ne, già inviate a quelloscopo.A questo punto il Brusca, stando a quanto da lui <strong>di</strong>chiarato,avrebbe cercato <strong>di</strong> contattare i membri della famiglia residentinel comprensorio inviando un nipote incensurato <strong>di</strong> Riina alloscopo, tal Grizzafi Francesco, il quale però, sempre a suo <strong>di</strong>re,si sarebbe rifiutato <strong>di</strong> farlo, per timore <strong>di</strong> dover comunque af-23


frontare le forze dell’or<strong>di</strong>ne. Questi passaggi della testimonianzadel Brusca, a noi paiono omissivi, e comunque poco efficaci a<strong>di</strong>mostrare la “non-conoscenza” della cattura <strong>di</strong> Riina, per unperiodo <strong>di</strong> molte ore, da parte degli occupanti il comprensorio,sul cui punto il narrato del Brusca mostra qualche incongruenza:innanzitutto pare illogica la decisione <strong>di</strong> inviare una staffettasino alla casa del Bion<strong>di</strong>no per verificare l’eventualepresenza delle forze dell’or<strong>di</strong>ne, senza che sia stata <strong>di</strong>spostaun’analoga contestuale iniziativa sul sito <strong>di</strong> via Bernini, o senzache fosse attivo un canale <strong>di</strong> comunicazione con qualche fonteinformata sullo stato dei fatti all'interno del comprensorio. Sulpunto il Brusca è chiaramente reticente, in quanto, pur affermando<strong>di</strong> trovarsi prima nell'officina e poi nella casa del Traina,quin<strong>di</strong> piuttosto <strong>di</strong>stante da Via Bernini, ripete per ben trevolte ed in momenti separati della deposizione, <strong>di</strong> avereriscontrato, da quella posizione, che nel comprensorio “però nonarrivavano, però questo non accadeva”, cioè non arrivava nessunoa perquisire, ma nel ripeterlo omette del tutto <strong>di</strong> precisarequale fosse la fonte che lo teneva così informato su quantoavveniva nel comprensorio, né a Ingroia viene in mente <strong>di</strong> domandarglielo.Con riferimento poi alla <strong>di</strong>chiarata assenza <strong>di</strong>contatto con gli occupanti del comprensorio, cioè i famigliari <strong>di</strong>Riina ed i Sansone, il Brusca la mette come se quello fosse unaspecie <strong>di</strong> fortilizio dove si sarebbe potuto penetrare solo con ledovute credenziali, quelle cioè <strong>di</strong> avere fondati pretesti pervisitare i famigliari, che lui cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere come in con<strong>di</strong>zio-24


ni <strong>di</strong> totale isolamento.Ma su questo punto, il Brusca pare smentito dal report delleosservazioni effettuate dal furgone del ROS in Via Bernini:dalla visione dei filmati era dato rilevare che alle ore 13,40del 15.1.1993 davanti al cancello <strong>di</strong> via Bernini vi eraGiovanni Riina e che nella relazione <strong>di</strong> servizio a firmadello stesso Militare a p. 6 ore 13,40 vi era l’annotazione“giunge soggetto sconosciuto su Renault ClioPAB31427 e sosta <strong>di</strong> fronte al civico, escono dal civicotre soggetti sconosciuti su ciclomotori, uno conversacon il conducente della Clio”, ed ancora che il filmatorelativo al 15 gennaio risultava interrotto dalle ore 13,42 alle13,46 e che nell’annotazione inerente la ore 13,46 dellarelazione datata 15 gennaio si legge “Sansone Giuseppe suFiat Tipo PA927273 esce dal civico e si allontana in<strong>di</strong>rezione via U<strong>di</strong>tore (situazione visualizzata ma nonfilmata)”. Il teste attribuiva l’interruzione nella ripresa altempo necessario per sostituire la cassetta” (Sentenza “Mori-Ultimo” - 2006)Insomma, c’era un bel movimento in Via Bernini, tra le 13 e le14, e i residenti non erano irraggiungibili al suo interno, maavevano contatti visibili col mondo esterno, per cui è impensabileche non fossero già informati <strong>di</strong> un simile evento, alle 2 delpomeriggio, quando dalla caserma ancora si doveva partire perla perquisizione. Nè è pensabile che il capo pro-tempore della25


cosca dopo l'arresto <strong>di</strong> Riina, Giovanni Brusca, fosse lì impalato,incapace <strong>di</strong> comunicare con suoi affiliati tipo Giuseppe Sansone,mentre le prove <strong>di</strong>mostrano invece che il Sansone, tra le 13e le 14, scorazzava liberamente con la sua auto per le vie <strong>di</strong>Palermo, fuori del comprensorio.Se quin<strong>di</strong> si adattasse la logica del giu<strong>di</strong>ce alle tempistiche realie corrette relative all'orario della <strong>di</strong>ffusione della notizia inPalermo, e specie fra gli uomini della cosca <strong>di</strong> cui i Sansone (chesi trovavano nel quartiere <strong>di</strong> via Bernini 54) facevano parte,postulando realisticamente come impossibile che alle 2 delpomeriggio la Bagarella non sapesse che il marito era statoarrestato alle 8,50 del mattino, il narrato della sentenza dovrebbesubire una necessaria mo<strong>di</strong>fica da cui consegue unaricostruzione ben <strong>di</strong>versa dei fatti e quin<strong>di</strong> delle responsabilità.Ecco come (in maiuscolo la rettifica):Nella decisione <strong>di</strong> rinviarla appare, <strong>di</strong>fatti, logicamente,insita l’accettazione del pericolo della <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> materialeinvestigativo eventualmente presentenell’abitazione, che non era stata ancora in<strong>di</strong>viduata dalleforze dell’or<strong>di</strong>ne, dal momento che nulla avrebbe potutoimpe<strong>di</strong>re a “Ninetta” Bagarella, che vi <strong>di</strong>morava, o aiSansone, che <strong>di</strong>moravano in altre ville ma nello stessocomprensorio, <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere od occultare la documentazioneeventualmente conservata dal Riina – cosa che inipotesi avrebbero potuto AVERE GIA' FATTO ANCHENELLA TRASCORSA MATTINATA, APPENA APPRESA26


LA NOTIZIA, e comunque prima delle 15, ora dalla quale,ad essere ottimisti, si sarebbe potuta avviare la perquisizionenella villa <strong>di</strong> Riina.Ecco, così è verità. E le cose cambiano parecchio, perchécon l'applicazione <strong>di</strong> questa logica, considerata, con riferimentoai comportamenti, giustamente realistica dal giu<strong>di</strong>ce,alle tempistiche reali, emerge che la perquisizionepoteva tranquillamente apparire, al momento della decisioneda parte <strong>di</strong> Caselli, come un’iniziativa ad altissimotasso <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> buco nell'acqua, mentre non altrettantosi poteva <strong>di</strong>re dell'inchiesta sui Sansone. E ciò, riba<strong>di</strong>amo,sulla base <strong>di</strong> una riflessione elementare ed incontestabile.Questa circostanza avvalorerebbe la versione dei fatti cosìcome li ha sempre ricordati Ultimo, secondo il quale quandoegli espose i pro e i contro della perquisizione, i magistratinon parvero avere gran<strong>di</strong> perplessità otentennamenti su ciò che si sarebbe dovuto decidere <strong>di</strong>fare. Nessun pianto né rimpianto, per il doversi rinunciarea quella perquisizione, nei suoi ricor<strong>di</strong>.Nessuno gli rappresentò una volontà <strong>di</strong>versa, ed anzi sia i magistratiche gli ufficiali dell’Arma presenti concordarono con luisulla necessità <strong>di</strong> proseguire l’indagine, per cui la decisione <strong>di</strong>27


effettuare la perquisizione fu annullata.Ultimo” - 2006)(Sentenza “Mori-Ed è normale. Noi cre<strong>di</strong>amo che sia legittimo ritenere cheil primo pensiero che verrebbe a chiunque, e quin<strong>di</strong> anchea Caselli, in quel frangente, noto il fatto che si stava andando,alle 14, a cercare una casa per reperire qualcosache era in mano a mafiosi che dovevano verosimilmenteessere in stato d'allarme già da ore (dalle 9 alle 15 son 6ore, e che ci vuole a far sparire dei documenti?), sarebbequello <strong>di</strong> un possibile flop.Il secondo punto della ricostruzione dei fatti su cui nutriamoperplessità è questo:“Questa accettazione del rischio fu con<strong>di</strong>visa da tutti coloro chepresero parte ai colloqui del 15.1.93, Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria e repartiterritoriali, dal momento che era più che probabile che ilRiina, trovato con indosso i cd. “pizzini”, detenessenell’abitazione appunti, corrispondenza, riepiloghi informativi,conteggi, comunque rilevanti per l’associazione mafiosa,”Ed anche il terzo punto, come il precedente, è riferito allavalutazione soggettiva, nelmomento della decisione28


sull’opportunità <strong>di</strong> perquisire, sulla possibile presenza <strong>di</strong>documenti rilevanti per l’associazione mafiosa nella villaoccupata dai famigliari <strong>di</strong> Riina:Al <strong>di</strong> là delle, in più punti, confuse (v. <strong>di</strong>chiarazioni sulla asseritanon importanza dell’abitazione ove il latitante convive conla famiglia, perché non vi terrebbe mai cose che possano comprometterei familiari) argomentazioni addotte dagli imputati,che sono sembrate dettate dalla logica <strong>di</strong>fensiva <strong>di</strong> giustificaresotto ogni profilo il loro operato, ….Va rilevato che qui la Corte non sta effettuando un’analisi,a posteriori e a freddo, sulle reali possibilità che in quellacasa i Riina conservassero documenti compromettenti, masolo sull’effettiva consistenza dei dati <strong>di</strong> base valutati acaldo dall’autorità giu<strong>di</strong>ziaria, nel primo pomeriggio del 15gennaio 1993, allo scopo <strong>di</strong> decidere se perquisire o meno.In pratica sta valutando se l’argomentazione promossa daUltimo, secondo la quale non potevano esserci documenticompromettenti nella casa dove vivevano la moglie e iragazzini <strong>di</strong> Riina, potesse essere recepita o meno comeelemento fondato nel contesto della sua decisione, da parte<strong>di</strong> Caselli, e soprattutto se Ultimo potesse averla espressain buona fede ed a ragion veduta. E ciò al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni29


eventuale considerazione secondaria, <strong>di</strong> tipo più speculativo,che potesse sorgere successivamente, ad esempio aseguito delle “testimonianze” dei pentiti.Il giu<strong>di</strong>ce quin<strong>di</strong> pare ritenere che ciò non potesse essere,affermando che secondo lui Caselli avrebbe dovuto invecepresumere, con gli elementi a sua <strong>di</strong>sposizione, come piùche probabile che vi fossero documenti seri inquell’abitazione, mentre ritiene l’ipotesi <strong>di</strong> incompatibilitàfra presenza <strong>di</strong> documenti e contestuale presenza dei famigliari,“confusa” e dettata “dalla logica <strong>di</strong>fensiva – (degliimputati- ndr) <strong>di</strong> giustificare sotto ogni profilo il lorooperato”, il che equivale a mostrare scetticismo sul fattoche Ultimo possa avere effettivamente fatto valere condeterminazione tale argomentazione in sede decisionale,ritenendo che questo elemento possa essere stato invecevalorizzato maggiormente a posteriori, per ragioni <strong>di</strong>fensive.Quin<strong>di</strong> utilizza tale punto <strong>di</strong> vista, per sostenere cheCaselli, quando decise <strong>di</strong> non perquisire, doveva sapereche stava rinunciando alla ricerca <strong>di</strong> documenti la cuipresenza in quella casa doveva essere, secondo il giu<strong>di</strong>ce,presumibile per non <strong>di</strong>re quasi scontata.30


Noi non ci sentiamo del tutto d’accordo, con tale opinionedel magistrato. Riteniamo invece, anche sulla base dellaparola <strong>di</strong> Ultimo - che in questa vicenda, così come in ognialtra, ha sempre detto cose fondate (e non si vede quin<strong>di</strong>perché non dovrebbe averlo fatto proprio su questo punto)- che l’argomento delle scarse possibilità <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong>documenti in una casa occupata dai famigliari del boss, siastato da lui utilizzato ed illustrato in modo spontaneo, eche questo sia stato ben recepito dai suoi u<strong>di</strong>tori, e cheabbia quin<strong>di</strong> dato un sostanziale contributo, insieme adaltri elementi, ad una scelta <strong>di</strong> non perquisire promossa inbuona fede. Non ve<strong>di</strong>amo infatti alcun elemento <strong>di</strong> “confusione”o <strong>di</strong> illogicità in tale circostanza. Non si ha notizia,a memoria d’uomo, <strong>di</strong> ritrovamenti e sequestri rilevanti <strong>di</strong>documenti scottanti nelle residenze dei famigliari deilatitanti, specie se presenti dei ragazzini, e ciò è semplicementelogico, poiché, che ci sia o non ci sia una regolascritta nell’organizzazione criminale su come e dove sidebbano conservare carte segrete, è del tutto spontaneodedurre, e quin<strong>di</strong> ovvio presumere, che un ricercato possaistintivamente adottare decine <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>gli alternativi,per occultare qualcosa, prima <strong>di</strong> optare per le stanze giàoccupate dai propri figli piccoli. Il mafioso pentito AntonioGiuffrè, ad esempio, fece ritrovare molti pizzini che Ber-31


nardo Provenzano aveva lasciato in custo<strong>di</strong>a a lui, piuttostoche depositarli nelle stanze dei famigliari. Ma è solo unesempio. Torneremo sull’argomento nel capitolo de<strong>di</strong>catospecificatamente al materiale documentale che si è postulatoessere presente nella villa, così come torneremo sullavalutazione del magistrato in merito al fatto che “era piùche probabile che il Riina, trovato con indosso i cd. “pizzini”,detenesse nell’abitazione” altri documenti. Per il momentoperò vorremmo soltanto significare che noi, <strong>di</strong> talepresunzione, proprio non riusciamo ad apprezzare la logica:il fatto che Riina avesse alcuni pizzini indosso al momentodell’arresto, quando stava recandosi ad unariunione con i propri luogotenenti, non pare avere alcunacorrelazione razionale con l’eventuale presenza <strong>di</strong> altridocumenti nella villa. Da una cosa, non consegue l’altra.Anzi, se Riina si muoveva per Palermo portando con sépizzini, se proprio si vuole applicare una correlazionelogica, è lecito ritenere innanzitutto che lo abbia fattoproprio per non lasciare quei pizzini nella casa dei figli, insua assenza, fatto che confermerebbe la tesi <strong>di</strong> Ultimo.Altre ipotesi <strong>di</strong> tipo consequenziale, noi non ne ve<strong>di</strong>amo.Forse chi ha in tasca una ricevuta del totocalcio, deveaverne per forza altre nei cassetti <strong>di</strong> casa? Chi ha 5 bigliettida 100 euro in tasca, ne detiene conseguentemente32


altri sotto il materasso? Perché mai chi tiene in tasca undocumento compromettente, deve averne <strong>di</strong> sicuro altri acasa <strong>di</strong> sua moglie? Dove starebbe la logica?Riina aveva semplicemente annotato alcuni appunti delicatie se li era portati appresso. Una decina <strong>di</strong> foglietti. Etutto finisce lì. Il dedurre da questa circostanza la presenza<strong>di</strong> altri pizzini lasciati nella casa con moglie e figli, nonpossiede basi razionali. Si potrà semmai parlare <strong>di</strong> circostanza“non impossibile”, ma mai <strong>di</strong> situazione consequenzialeo logicamente correlata.E siamo infine giunti alla quarta ragione <strong>di</strong> perplessità,che riguarda questo passaggio della sentenza: “Tale scelta(<strong>di</strong> non perquisire – ndr), però, fu adottata certamente sulpresupposto indefettibile che fosse proseguito il servizio<strong>di</strong> video sorveglianza sul complesso <strong>di</strong> via Bernini.” Anchesu questa circostanza, ci sarà un capitolo specifico de<strong>di</strong>cato,dove pur dando atto <strong>di</strong> come anche Ultimo ammettaessersi parlato, in sede decisionale, <strong>di</strong> mantenimento dellasorveglianza (ed è ovvio, visto che lo scopo dell’inchiestache si intendeva mantenere in pie<strong>di</strong> a spese della perquisizione,comportava l’utilizzo dei Sansone come esca, ed iSansone abitavano in quel comprensorio <strong>di</strong> Via Bernini,33


per cui che ci dovesse essere una sorveglianza sui medesimi,è pacifico), ci saranno approfon<strong>di</strong>menti sia sullanatura <strong>di</strong> tale sorveglianza, sia sulle modalità esecutive esulle tempistiche, sia sull’effettiva inderogabilità dellastessa in caso <strong>di</strong> fattori negativi contingenti. Perché è suquesti aspetti della cosiddetta “sorveglianza indefettibile”che noi vorremo fare alcuni appunti esponendo le nostreragioni <strong>di</strong> “non con<strong>di</strong>visibilità”.Ad ogni modo, fatte salve le esposte perplessità in oggetto aquesti quattro punti, il resoconto dei fatti ripreso dalla sentenza,è inappuntabile e <strong>di</strong>mostra che in quelle stanze, fu assuntala decisione <strong>di</strong> non perquisire in modo con<strong>di</strong>viso da carabinieri emagistrati in quanto fu preferita un’inchiesta importante giàavviata, che la perquisizione invece avrebbe definitivamentecompromesso, e che ciò avvenne nella piena consapevolezza daparte <strong>di</strong> tutti quanti dei rischi e dei vantaggi che ciò comportava.Non solo: ai fatti in premessa i giu<strong>di</strong>ci pospongono un primoaccenno <strong>di</strong> conclusione logica, che pare escludere ipotesi <strong>di</strong>inganni, o <strong>di</strong> inopinatezze, da parte del ROS:Sulla base degli elementi fattuali più innanzi richiamati,appare certo che l’attenzione investigativa delROS, per come riferito anche dal comandante del reparto magg.Mauro Obinu, avesse ad oggetto, effettivamente, i fratelli34


Sansone e che in considerazione <strong>di</strong> tale indagine, la cuiimportanza fu esplicitata alla procura della Repubblica eda questa con<strong>di</strong>visa, si decise <strong>di</strong> nascondere il dato <strong>di</strong>conoscenza costituito da via Bernini.Restano quin<strong>di</strong> solo da approfon<strong>di</strong>re e chiarire, non parendoessere correttamente definiti in questa parte della sentenza,alcuni aspetti sull’effettiva consistenza degli argomenti relativialle scarse possibilità <strong>di</strong> successo <strong>di</strong> una perquisizione avanzatida Ultimo, e sulle concrete modalità con cui si sarebbe dovutaespletare la sorveglianza <strong>di</strong> Via Bernini secondo gli accor<strong>di</strong>effettivamente intercorsi tra ROS e magistrati, e questi li vedremonei capitoli successivi.Ma è appena normale che nella ricostruzione dei fatti dellasentenza, si possano ritrovare almeno alcune ombre <strong>di</strong> dubbio,che sono in<strong>di</strong>viduate in quei quattro “no<strong>di</strong>”, forse <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutibilecon<strong>di</strong>visibilità, poiché se è vero che, nonostante quelle quattro“concessioni” alle tesi accusatorie, gli imputati sono stati comunqueassolti, forse in assenza anche <strong>di</strong> quei quattro dubbiresidui, non si sarebbero neppure potute comprendere le ragionidella celebrazione <strong>di</strong> quel processo.1-2 La perquisizione della casa <strong>di</strong> Riina non era e nonpoteva essere programmata come attività contestuale35


all'arresto, ed infatti una “omessa perquisizione” non funeppure un fatto contestato nel processo a Mori e DeCaprio nel 2005.Innanzitutto occorre subito chiarire che non rientrava assolutamentenei doveri o comunque nella “mission” del CRIMOR <strong>di</strong>Ultimo quello <strong>di</strong> effettuare un'imme<strong>di</strong>ata perquisizione in caso<strong>di</strong> arresto del latitante e che in ogni caso tale perquisizione nonpoteva essere programmata durante la caccia al criminale; eciò che non può essere in programma, ovviamente, con buonapace <strong>di</strong> Travaglio, non può neppure risultare “<strong>di</strong>menticato”,una volta portato a termine il programma.Tant’è vero, che Mori e Ultimo, per quanto ne <strong>di</strong>cano certi giornalisti,non sono stati processati per avere “omesso la perquisizione”,non avendola in alcun modo “omessa”, ma, comevedremo, per altri fatti, soprattutto avvenuti nei giorni successivil’arresto <strong>di</strong> Riina.Il Crimor, composto da una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> uomini capitanati daUltimo, avviò nel 92 un'indagine finalizzata all'arresto <strong>di</strong> TotòRiina, e non poteva possedere, tenendola “blindata”, chequell'unica e sola priorità, se intendeva portare a termine consuccesso quella missione. La con<strong>di</strong>zione era quella <strong>di</strong> condurrel'indagine nel massimo riserbo, impedendo qualsiasi fuga <strong>di</strong>notizie. Quando si scoprì, dopo pe<strong>di</strong>namenti ed appostamenti,36


che in Via Bernini poteva risiedere la moglie <strong>di</strong> Riina, poichéera stata vista (e filmata) mentre transitava, in vettura conl'autista, nel vialetto d’accesso del comprensorio, la sola cosache si poteva fare era attendere all'ingresso del quartiere unnuovo passaggio della Bagarella pronti a pe<strong>di</strong>narla, o il possibilepassaggio del boss oppure qualche altro evento comunquecapace <strong>di</strong> condurre i militari al boss.“Il servizio, <strong>di</strong>fatti, si prestava a <strong>di</strong>versi esiti, in quanto la presenzadella Bagarella, dei figli e del De Marco (l'uomo del bossche faceva da autista alla sua signora, ripreso durante un appostamentomentre transitava sul cancello <strong>di</strong> Via Bernini con abordo i famigliari <strong>di</strong> Riina – ndr) non significava necessariamenteche nel complesso <strong>di</strong> via Bernini vi abitasse anche lo stessoRiina, ben potendo la donna recarsi ad incontrare il maritoall’esterno del residence, dove invece il boss poteva aver scelto <strong>di</strong>fare alloggiare la famiglia per ragioni <strong>di</strong> sicurezza. L’obiettivoimme<strong>di</strong>ato e certo era dunque pe<strong>di</strong>nare la moglie e l’autista delRiina, mentre ogni altra eventualità rappresentava in quel momentosolo un’ipotesi e come tale fu presa in considerazione.”(Dall’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> imputazione coatta <strong>di</strong>sposta dal G.I.P. VincenzinaMassa il 2 novembre 2004)Ecco, dunque ce lo ha spiegato il giu<strong>di</strong>ce Massa, l’oggettodelle attività del ROS, in corso quella mattina del 15 gennaio93: “pe<strong>di</strong>nare la moglie e l’autista del Riina”, o atten-37


dere altre ipotetiche “eventualità” che portassero a Riina,tutti obbiettivi che non possono logicamente comportare lacontestuale tenuta in allerta, sine <strong>di</strong>e, <strong>di</strong> risorse <strong>di</strong> personale,al fine <strong>di</strong> effettuare un’imme<strong>di</strong>ata perquisizione <strong>di</strong>qualcosa ancora ignoto, vale a <strong>di</strong>re il <strong>rifugio</strong> personale <strong>di</strong>Riina.E ciò per il fatto che non si sapeva e non si poteva sapere se nelcomplesso <strong>di</strong> via Bernini vi abitasse anche lo stesso Riina.Il solo piano percorribile in quel frangente, che poi si rivelòfruttuoso, era quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> appostarsi nelle vicinanze delcancello carraio per attendere un nuovo transito della vetturadei famigliari così da dar corso a un pe<strong>di</strong>namento, oppure unqualche evento che consentisse <strong>di</strong> afferrare al volo il superricercato.Una speculazione <strong>di</strong> natura strategica sui possibili eventi futuriche contemplasse l’opzione contestuale <strong>di</strong> un'imme<strong>di</strong>ata perquisizionedel comprensorio in caso <strong>di</strong> arresto, non era però possibilené plausibile.Tra l’altro, come abbiamo appena detto, si sarebbe trattato <strong>di</strong>tenere in stato <strong>di</strong> allerta per un tempo indefinito (e quin<strong>di</strong> anchecapace <strong>di</strong> protrarsi a lungo) apparati esterni alla sparutasquadra <strong>di</strong> “cacciatori” del Crimor, e ciò avrebbe potuto com-38


portare fuga <strong>di</strong> notizie e messa in allerta del latitante.Quando si tratta <strong>di</strong> tutelare una latitanza come quella <strong>di</strong> TotòRiina, l'organizzazione mafiosa si preoccupa <strong>di</strong> raccogliereanche solo generiche e non definite voci <strong>di</strong> operazioni in corso (iclassici, cosiddetti, “alito <strong>di</strong> vento” e “qualcosa che bolle in pentola”),per mettere così imme<strong>di</strong>atamente il latitante in sicurezza.Con tutta probabilità, anche con questo genere <strong>di</strong>attenzione e <strong>di</strong> informazioni, Riina la fece franca per circa unquarto <strong>di</strong> secolo.E' assolutamente giustificato e lineare, quin<strong>di</strong>, senza doverscomodare fantasiose consorterie fra i carabinieri e Provenzanoo altre ipotetiche “trattative”, il comportamento dell'investigatoreche si propone solo e soltanto <strong>di</strong> catturare fulminis more illatitante non appena stabilito un contatto, facendo bene attenzionea non fare, nell'attesa <strong>di</strong> tale occasione, null'altro chepossa anche solo muovere una foglia, compreso ovviamente ilpre<strong>di</strong>sporre una retata o perquisizioni a tappeto in tutte leville, allertando così reparti e uomini estranei a quell’indagine;un carabiniere alla caccia <strong>di</strong> uno dei latitanti più pericolosi esanguinari del mondo, il capo della mafia Salvatore Riina, allamacchia da oltre vent'anni, una volta fiutata una possibilità dacogliere al volo, può preoccuparsi anche delle sue scartoffie soloa con<strong>di</strong>zione che detta preoccupazione non possa intralciareneppure <strong>di</strong> un millimetro la prioritaria attività <strong>di</strong> cattura. E se39


si riflette bene ed in coscienza, anche un profano capisce checon una simile operazione in corso, è fondamentale non intrecciarealcuna operazione accessoria, concentrando ogni attenzioneesclusivamente sull’obbiettivo.Tant'è vero, circostanza che dovrebbe mettere la parola fine aquesta <strong>di</strong>scussione, che la procura era perfettamente informatache il cerchio intorno a Riina si stava stringendo in via Bernini,avendo visionato il dott. Aliquò, il 14 gennaio, il video chemostrava il passaggio della Bagarella sul cancello del comprensorio.Vedendo a quel punto che l'obbiettivo si stava focalizzandosu Via Bernini per la presenza della moglie, se il procuratoreavesse voluto pre<strong>di</strong>sporre uno stato <strong>di</strong> vigilanza dei repartinella prospettiva <strong>di</strong> dar corso ad una fulminea perquisizione incaso d'arresto, avrebbe potuto farlo e quello sarebbe stato ilmomento per farlo.Ma se non l'ha fatto, una ragione ci sarà pure .1-3 Nelle ore successive all’arresto <strong>di</strong> Riina e soprattuttonella tarda mattinata del 15 gennaio 1993, Ultimo e Morinon ebbero parte nel fatto che non si perquisì con lamassima urgenza, cosa che in astratto si sarebbe potutafare, se davvero fosse stata così perentoria e scontata,rispetto a qualsiasi altra scelta investigativa, la prioritàche avrebbe dovuto avere l’imme<strong>di</strong>ata acquisizione - inuna lotta col tempo che non poteva non tener conto della40


possibile presenza <strong>di</strong> complici nel sito - <strong>di</strong> documentipresenti nella villa <strong>di</strong> Riina, così come ci è stata <strong>di</strong>pintaper anni dai detrattori del ROS. Anzi, Mori si espresse afavore della perquisizione ed Ultimo si recò da Caselli,per chiedere espressamente <strong>di</strong> sospendere la perquisizione,solo nel primo pomeriggio.Com’è noto, nella prima mattinata (tra le 8 e le 9) del 15 gennaio,gli uomini del ROS, appostati in Via Bernini, riscontraronol’uscita dal comprensorio proprio <strong>di</strong> Totò Riina in persona, incompagnia dell’autista, sulla sua vettura. I carabinieri erano instato <strong>di</strong> attesa pronti più probabilmente ad un pe<strong>di</strong>namentodella moglie, e quello pertanto fu un evento che la logica non cipuò che far classificare come inatteso o comunque non programmato,ma che consentì al capitano Ultimo, nell’arco <strong>di</strong>pochi minuti, <strong>di</strong> bloccare il mafioso, <strong>di</strong> fronte al Motel Agip, aquasi 1 km <strong>di</strong> strada dall'abitazione, e metterlo agli arresti.Una volta <strong>di</strong>ffusa la notizia della cattura del latitante, cosa chenei confronti dell'organizzazione mafiosa era già avvenuta versole 9 del mattino subito dopo l'arresto (ve<strong>di</strong> testimonianzeBrusca e La Barbera), trascorsero ore prima del famoso “bloccodella perquisizione” deciso nel primo pomeriggio da Ultimo eCaselli, per cui egli non avrebbe potuto avere la facoltà, né lapossibilità <strong>di</strong> bloccare la perquisizione, se l'autorità giu<strong>di</strong>ziariaavesse voluto, in astratto, procedere con la stessa in tarda41


mattinata ed entro la una del pomeriggio, oppure anche soloprocedere con l’invio <strong>di</strong> reparti a presi<strong>di</strong>are il sito, nell’attesadegli incaricati a perquisire.E questo, in quanto soltanto nel primo pomeriggio, comedetto, Ultimo vide le auto dei reparti incaricati della perquisizionepronte a partire e quin<strong>di</strong> chiese a Caselli, dopo averloraggiunto, <strong>di</strong> fermare quegli uomini, consigliando <strong>di</strong> mantenereil comprensorio <strong>di</strong> Via Bernini sotto copertura per ragioni chevedremo fra poco, e soprassedendo alla perquisizione.Eppure già in mattinata, nella prima conferenza stampaindetta per l’arresto <strong>di</strong> Riina, la linea <strong>di</strong> “copertura” dell’area <strong>di</strong>Via Bernini, era stata adottata dall’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria:“Questa seconda linea fu quella adottata in sede <strong>di</strong> conferenzastampa, nel corso della quale il generale Cancellieri riferìla versione concordata, secondo cui il Riina era stato intercettato,casualmente, a bordo della sua auto guidata daSalvatore Bion<strong>di</strong>no mentre transitava sul piazzale antistanteil Motel Agip. Nessun riferimento venne fatto a via Bernini eda tutta l’attività che ivi era stata espletata.” (Tribunale <strong>di</strong>Palermo – Sez. 3° penale – S E N T E N Z Adel20/02/06)Bene, “versione concordata”, ma concordata con chi?42


Ce lo spiega Caselli, dando lettura <strong>di</strong> una nota scritta, nel corso<strong>di</strong> una sua testimonianza:CASELLI: Col permesso del signor giu<strong>di</strong>ce rileggo la nostranota del 12 febbraio 93 là dove sta scritto: “ il giorno 15 gennaio93 nelle ore successive all’ arresto del Riina, vari ufficialidell’ Arma, in particolare del ROS, ebbero amanifestare a me e ad altri magistrati del mio ufficio che ivari luoghi <strong>di</strong> interesse per le indagini, in particolare il complessoimmobiliare, erano sotto costante e attento controllo,che è assolutamente in<strong>di</strong>spensabile, per non pregiu<strong>di</strong>care ulteriorie importanti acquisizioni che dovevano consentire <strong>di</strong><strong>di</strong>sarticolare la struttura economica e quella operativa facentecapo a Riina, in<strong>di</strong>spensabile evitare ogni intervento imme<strong>di</strong>atoo comunque affrettato. Nel pomeriggio dello stessogiorno, 15 gennaio , il capitano De Caprio addusse lemedesime ragioni per richiedere pressantemente che nonvenisse eseguita perquisizione nel complesso immobiliare, dacui era stato visto uscire il Riina. (Dichiarazioni rese dal ProcuratoreGiancarlo CASELLI presso il TRIBUNALE DI MI-LANO 8^ Sezione Penale - PROCEDIMENTO PENALENR. 87/02 - U<strong>di</strong>enza del 18 novembre 2003)Ecco, facciamo dunque il punto: nel pomeriggio arrivò Ultimo edaddusse le medesime ragioni già addotte in mattinata da nonmeglio precisati “vari ufficiali dell’ Arma, in particolare del43


ROS”.Possiamo anche tranquillamente ipotizzare che fra quei “variufficiali” potesse esserci già stato, magari per un breve passaggio,lo stesso Ultimo, in quanto risulta che egli fosse occupato inRegione, un palazzo non molto <strong>di</strong>stante dalla caserma ove sitrovavano i magistrati e gli altri ufficiali dei carabinieri, e pertantoegli poteva anche facilmente effettuare visite spora<strong>di</strong>chein caserma impegnando solo pochi minuti del suo tempo per lavicinanza fra i due e<strong>di</strong>fici. E nella sentenza in effetti si parla <strong>di</strong>due passaggi in caserma, da parte del capitano Ultimo. Lacircostanza pare confermata anche da Caselli in questa parte <strong>di</strong>una sua testimonianza al processo “Mori-Obinu” nel 2009:DICH. CASELLI: viene arrestato Riina, la Procuravorrebbe intervenire, ufficiali del ROS ci prospettanol’opportunità <strong>di</strong> ritardare l’intervento per...PM: scusi, quali ufficiali del ROS?DICH. CASELLI: Capitano De Caprio e con lui altri,ecco non c’era credo <strong>di</strong>fferenza tra gli ufficiali, maquesto credo <strong>di</strong> averlo già detto effettivamente in altrecircostanze.Comunque quel che è certo è che la richiesta <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> fermarei reparti, che come vedremo solo per un caso non erano giàpartiti prima del suo arrivo, Ultimo non l’avanzò in mattinata,44


ma soltanto nel pomeriggio.La conferma arriva anche dal generale Cancellieri, riscontratanella sentenza del 2006:Il gen. Giorgio Cancellieri, comandante della Regionecarabinieri Sicilia all’epoca dei fatti, ha riferito che, nelleprime ore del pomeriggio del 15 gennaio 1993, il cap. DeCaprio richiese <strong>di</strong> non andare a mo<strong>di</strong>ficare la linea che erastata seguita nella conferenza stampa, ovvero <strong>di</strong> procrastinarela perquisizione per non danneggiare le indagini che ilROS stava svolgendo; si parlò, in quell’occasione, <strong>di</strong> accertamentiche andavano condotti sul patrimonio e suuna serie <strong>di</strong> società aventi sede nel complesso residenziale<strong>di</strong> via Bernini.Anche perchè altrimenti, se l'avesse avanzata in mattinata, nonci sarebbero stati i reparti schierati a mezzogiorno in partenzaper la perquisizione. Come è altrettanto certo che se Casellinella sua relazione parla <strong>di</strong> “vari ufficiali” che lo consigliarono<strong>di</strong> evitare in genere interventi affrettati, rilevando che Ultimonel pomeriggio ribadì le medesime ragioni, egli si debba riferiresenz’altro ad altre presenze, quel 15 gennaio, vale a <strong>di</strong>re anchead altre (“e con lui altri”), <strong>di</strong>verse da Ultimo e Mori, dalle qualifu consigliato nella stessa <strong>di</strong>rezione verso la quale fu consigliatoda Ultimo.45


E allora, per intanto, sorge spontanea una domanda: se Ultimonel pomeriggio ha soltanto addotto le medesime ragioni giàaddotte dopo la cattura <strong>di</strong> Riina ANCHE da altri, per motivareun percorso investigativo <strong>di</strong>verso dalla perquisizione, perché aprocesso c’è andato Ultimo soltanto, (insieme a Mori, che però,come vedremo, c'entrava ancor <strong>di</strong> meno) anziché questi imprecisatialtri “vari ufficiali dell’ Arma, in particolare del ROS”? Indefinitiva, se più persone hanno consigliato il procuratore nellastessa <strong>di</strong>rezione, non si comprende perché mai solo una <strong>di</strong> questenon avrebbe potuto avere motivazioni <strong>di</strong>verse da quellecriminose e invece gli altri dovrebbero averne avute <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse.Una delle risposte, può essere questa, ad esempio: forse perchéil processo era riferito più a fatti successivi al giorno dell’arrestoed ai loro eventuali risvolti penali, che non alla decisione <strong>di</strong> nonperquisire assunta il 15 gennaio, per cui non avrebbe potutocoinvolgere altri carabinieri che avessero, quella mattina, consigliatoa Caselli, <strong>di</strong> evitare ogni intervento imme<strong>di</strong>ato (consiglioche <strong>di</strong> per se stesso non basta per sospettare un reato, tutt'altro,pure se per logica emesso in quel contesto non si vede acos'altro si possa riferire se non a delle perquisizioni), ma soltantoUltimo e Mori, in ragione <strong>di</strong> altri comportamenti, adottatiDOPO la decisione <strong>di</strong> non perquisire, <strong>di</strong> cui tratteremo in seguitonel dettaglio.Tanto più che, se vogliamo recepire la testimonianza del dr.Aliquò , PM presente alla prima riunione tenuta in mattinata46


in argomento alla perquisizione, allora dobbiamo ritenere che ilrichiamo a questi ufficiali dell’ Arma, in particolare del ROS iquali avrebbero suggerito a Caselli <strong>di</strong> evitare ogni interventoimme<strong>di</strong>ato o comunque affrettato, non poteva riferirsi al colonnelloMori, poiché quando i PM deliberarono <strong>di</strong> organizzareun'imme<strong>di</strong>ata perquisizione, Mori si associò a tale decisione,che, anzi, sempre a detta <strong>di</strong> Aliquò, rimase in pie<strong>di</strong> sino all'arrivo<strong>di</strong> Ultimo.AVVOCATO MUSCO. Posso? Lei scrive così: “Si delibera <strong>di</strong> procederea perquisizione io, il generale Cancellieri...TESTE ALIQUO'. Il generale Cancellieri c'era.AVVOCATO MUSCO. “... il generale Sassi...”TESTE ALIQUO'. Perché l'avevamo aspettato infatti prima <strong>di</strong>...AVVOCATO MUSCO. “... il colonnello Cagnazzo, il colonnello Curatoli,il colonnello Mori, il maggiore Corona, ilcapitano Minicucci e poi il collega Patronaggio.”TESTE ALIQUO'. Ecco, Patronaggio c'era.AVVOCATO MUSCO. Quin<strong>di</strong>, tutte queste persone, stando al suoappunto, avete deliberato la prima perquisizione.TESTE ALIQUO'. Eravamo nella sala, questo posso ricordare consicurezza, nella sala comando, nella sala del...PRESIDENTE. Perfetto.AVVOCATO MUSCO. Quin<strong>di</strong> Mori delibera la prima perquisizione?47


TESTE ALIQUO'. Sì, sì, erano... tutti abbiamo deliberato;poi in un secondo momento (questo “secondomomento” sarebbe nel primo pomeriggio,quando Ultimo giunse al pranzo – ndr), quandoil capitano (Ultimo – ndr) fece quellafaccia delusa, in quel momento...AVVOCATO MUSCO. Quella faccia delusa?TESTE ALIQUO'. Si.AVVOCATO MUSCO. Ma, ce la descrivere un po' questa faccia?PRESIDENTE. Poco fa ha detto pure "Era sconvolto", ora<strong>di</strong>ce...AVVOCATO MUSCO. Poco fa sconvolto, poco deluso, sono...PRESIDENTE. Aspetti, aspetti...TESTE ALIQUO'. Sconvolto.PRESIDENTE. Perché lei lo definisce sconvolto?TESTE ALIQUO'. Perché era proprio... chiaramente sconvolto daquesta perquisizione, <strong>di</strong>sse “Ah, tutto il nostrolavoro se ne va a farsi bene<strong>di</strong>re, così rovinatequello che avevamo... che potremo tirar fuorida questa situazione...”Ecco, pren<strong>di</strong>amo nota: Mori, oggi processato come uno degliartefici della “trattativa” stato-mafia, quella del papello <strong>di</strong>Riina, quel papello che andava avanti e in<strong>di</strong>etro in originale ein copia tra bar, ville, cassette dello IOR e lussemburghesi,controsoffitti, casseforti, copertine <strong>di</strong> enciclope<strong>di</strong>e e sacocce delsignor Franco/Carlo, e che, come vedremo, secondo l’opinione <strong>di</strong>Brusca, i carabinieri temevano si potesse ritrovare perquisendo48


la casa <strong>di</strong> Riina, alla prima riunione in cui si deliberò <strong>di</strong> perquisire,non frappose alcun ostacolo alla delibera, e si espresseanche lui a favore. E si tenga presente che se un momentodoveva esserci per segnalare riserve su quella perquisizione,quello sarebbe stato senz'altro il più giusto e logico, trattandosi<strong>di</strong> una fase <strong>di</strong> pianificazione, con contestuale <strong>di</strong>battito, in cui ireparti non erano ancora stati radunati e pre<strong>di</strong>sposti. Se Mori eUltimo davvero fossero stati complici in un'attività <strong>di</strong> depistaggio,è del tutto illogico che la parte attiva <strong>di</strong> questo sia stataeffettuata dal secondo, inferiore in grado, e soltanto nel pomeriggio,quando i reparti erano già radunati e pronti a partire,circostanza che certamente avrebbe richiesto molte più energieper convincere il magistrato e che avrebbe comportato molta piùtensione, che non un accordo ottenuto da Mori in fase <strong>di</strong> pianificazione,prima <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre i reparti. E quando detti repartifurono pre<strong>di</strong>sposti ed attendevano sul portone della casermapronti a partire, Mori, che era presente e <strong>di</strong> questa circostanzaera consapevole, non si preoccupava minimamente <strong>di</strong> intervenireper bloccarli.Ci sarebbe in effetti uno dei tanti scritti <strong>di</strong> Bolzoni su Repubblica,e qui siamo nel 2005, dove ad un certo punto si legge: “Pochiminuti dopo la cattura, infatti, un capitano e un tenente deicarabinieri - Domenico Minicucci e Andrea Brancadore - e ilsostituto procuratore <strong>di</strong> turno Luigi Patronaggio si stavanoprecipitando nella villa covo per una perquisizione. Furono49


fermati alla porta della caserma «Bonsignore» da un appuntato,or<strong>di</strong>ne del generale Mori. Lui e il procuratore Casellidecisero <strong>di</strong> rinviare il sopralluogo là dentro.”Per quanto riguarda “i pochi minuti” e il “precipitando”, lasciamoche sia il lettore a misurare l'enfasi (dal momento dell'arrestoal momento in cui stavano per partire e furono fermati,erano passate circa 5 ore. Cioè 300 minuti, mica tanto pochi.Meno male che si stavano precipitando, perchè se se la prendevanopiù calma ...), noi invece vorremmo commentare la storiadell'appuntato che blocca il magistrato sull'uscio per or<strong>di</strong>ne delgenerale Mori. A noi pareva tanto una sciocchezza, e così siamoandati a scartabellare gli atti ma non siamo riusciti a trovarneriscontro. Abbiamo allora intervistato proprio il generaleMori sul punto, il quale ha commentato come segue: “Si tratta<strong>di</strong> un resoconto del tutto privo <strong>di</strong> fondamento. Io quella mattinasono sempre stato nella caserma, e se davvero avessi volutofermare il dr. Patronaggio, avrei cercato <strong>di</strong> farlo personalmentee non certo incaricando un “appuntato” dell'incombenza. Inrealtà questo non è mai accaduto, io non ho mai agito né <strong>di</strong>rettamentené in<strong>di</strong>rettamente per “fermare” la perquisizione ed hoanzi espresso parere favorevole nella riunione in cui si è decisoufficialmente per la stessa. Come avrei potuto, in quel contesto,inviare un appuntato dal magistrato con “l'or<strong>di</strong>ne” <strong>di</strong> sospendere?”50


In or<strong>di</strong>ne a tale posizione <strong>di</strong> Mori, Caselli fu sollecitato dal PMAntonio Ingroia a testimoniare anche il 25 settembre 2009, alprocesso “Mori -Obinu”, dove però il magistrato si trincerò<strong>di</strong>etro alla <strong>di</strong>stanza dei ricor<strong>di</strong> per confermare soltanto che conMori poteva aver parlato, ma senza poter specificare l’oggettodella conversazione. Va detto però che nello stesso contestoCaselli ammette <strong>di</strong> ricordare soltanto le sollecitazioni <strong>di</strong> Ultimo,a non perquisire, e non quelle <strong>di</strong> Mori:PM (Ingroia): senta, quando lei <strong>di</strong>ceva che fu concordato con ivertici del ROS, si riferiva anche all’allora Colonnello GeneraleMauro [sic] Mori?DICH. CASELLI: non ho capito la domanda.PM: quando lei ha detto che si concordò con i vertici del ROSpresenti il non intervento, la non perquisizione al covo, allacertezza che fosse tuttora sotto osservazione, si riferiva a qualivertici?DICH. CASELLI: mi ricordo che il Capitano Di Capriosicuramente era molto, molto determinato, nel senso chel’operazione doveva svolgersi in un certo modo e non avrebbedovuto contemplare inizialmente la perquisizione, e io dalCapitano De Caprio avevo e continuavo ad averesuccessivamente grande considerazione e stima per cui questaopinione mi è sembrata quel giorno c’erano tutti eccoPM: io le ho fatto una domanda specifica, se era in particolarepresente il Colonnello Mori, perché De Caprio non è imputato inquesto processo, il Colonnello Mori sì.DICH. CASELLI: io mi ricordo <strong>di</strong> aver parlato col Capitano De51


Caprio, ma <strong>di</strong>fficile non aver parlato anche con Mori, quel giornoc’eravamo tutti e Mori era il <strong>di</strong>rigente della struttura, però imiei ricor<strong>di</strong> son questiE' chiaro che un colonnello Mori che or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> bloccare la perquisizionenon pare compatibile con il testimoniato <strong>di</strong> Caselli, ilquale ritiene <strong>di</strong> aver potuto parlare con lui quella mattina soloin base a due deduzioni in catena: siccome c'erano “tutti”, c'erasicuramente anche il <strong>di</strong>rigente della struttura, cioè Mori, e sec'era, “<strong>di</strong>fficile” che non gli abbia parlato. Quin<strong>di</strong> in buona sostanzaritiene su basi logiche e statistiche <strong>di</strong> avere parlatoanche con Mori, e lo avrà certamente anche fatto, ma non ricordaesattamente <strong>di</strong> averlo fatto. Il che significa che non ricordacosa <strong>di</strong>sse Mori, ammesso che gli abbia detto qualcosa. Peròricorda perfettamente che Ultimo gli chiese <strong>di</strong> sospendere laperquisizione. Se un'autorizzazione ad or<strong>di</strong>nare il blocco dellastessa o un'analoga così importante richiesta gli fosse pervenutaanche dal <strong>di</strong>rigente della struttura, cioè da Mori, non potrebbenon rammentarlo. Insomma, una conferma in<strong>di</strong>retta dellaversione <strong>di</strong> Mori, che non ha mai negato <strong>di</strong> esser stato presente,ma ha sempre affermato <strong>di</strong> non aver fatto alcun interventocontro la perquisizione, per tutta la mattina, in nessuna forma.E in conclusione, non pare che la testimonianza <strong>di</strong> Caselli siacapace <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>rlo. Anzi.Quin<strong>di</strong> lasciamo le fiction <strong>di</strong> Repubblica, e torniamo ai fatti.52


Come <strong>di</strong>cevamo, trascorsero molte ore dall'arresto al momentoin cui Ultimo, “Nel pomeriggio dello stesso giorno” concordòcon Caselli <strong>di</strong> fermare la perquisizione.In tutte quelle ore, non si era ancora intervenuti nell’area delcomprensorio neppure con eventuali reparti <strong>di</strong> pronto interventoche iniziassero a censire le ville e gli occupanti allo scopo <strong>di</strong>in<strong>di</strong>viduare quella dalla quale proveniva il boss, sorvegliandol’area affinchè non avvenissero intrusioni o manomissioni evidenti,mentre il dr. Patronaggio, incaricato della perquisizione,confermò che i reparti a<strong>di</strong>biti alla stessa sarebbero stati prontia recarsi sul sito intorno alle 14.“Intorno alle 14 (QUATTORDICI) del 15 gennaio i carabinieridel reparto territoriale <strong>di</strong> Palermo erano già pronti per effettuarela perquisizione al residence <strong>di</strong> via Bernini. Non conoscevamo lavilla dalla quale era uscito Riina e per questo ci accingevamo aperquisirle tutte.” (Patronaggio)E sarà bene chiarire, che quando postuliamo la possibilità <strong>di</strong>interventi in Via Bernini, preliminari alla perquisizione, daparte <strong>di</strong> reparti celeri, non stiamo parlando <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> meramenteipotetico, bensì <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> realistico e che stavaeffettivamente per accadere, quella mattina, ma che non accadde,e non accadde per ritar<strong>di</strong> con cui il colonnello Mori e il capi-53


tano Ultimo non avevano nulla a che vedere. Ce lo confermaancora il PM Aliquò:AVVOCATO ROMITO. Senta Dottore, una volta catturato Riina, leiha detto stato avvisato dal generale Cancellieri:ricorda più o meno a che ora lei è giuntoin caserma dove era custo<strong>di</strong>to Riina?TESTE ALIQUO'. No, non lo so... verso le 10.00, 10.30, una cosadel genere sarà stato... o le 11.00, esattamentequesto non... l'orario, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo, èimpossibile ricostruirlo.AVVOCATO ROMITO. Ricorda se una volta giunto in caserma,c'erano già in atto preparativi per effettuarela perquisizione o le perquisizioni?TESTE ALIQUO'. No c'era, quando io sono giunto in caserma,sono andato subito dal generale e c'era moltissimomovimento; a che cosa fosse volto nonlo so, ma c'era un movimento notevolissimo inogni zona della caserma <strong>di</strong>ciamo, quin<strong>di</strong> c'erapraticamente quella che uno potrebbe definireconfusione, però in realtà era movimento.PRESIDENTE. Lo ha già detto questo avvocato.AVVOCATO ROMITO. Sì, io volevo sapere se era in atto al momentodell'arrivo, il preparativo o i preparativi perla perquisizione.TESTE ALIQUO'. Che cosa stessero facendo non è che si potevasapere, se non si <strong>di</strong>ceva “Stiamo andando farequesto, quest'altro...”, me lo avrebbero dovuto54


<strong>di</strong>re, ma perché non...AVVOCATO ROMITO. Allora volevo sapere, chi ha dato l'input pereffettuare le perquisizioni.TESTE ALIQUO'. Per effettuare le perquisizioni in caso <strong>di</strong>arresto <strong>di</strong> una persona, è un fatto routinario:ovviamente, data la personalità <strong>di</strong>quello che veniva arrestato, poteva avere millesfaccettature <strong>di</strong>verse e la cosa poteva essereviste maniera <strong>di</strong>versa sia da alcuni ufficialiche dati ufficiali, sia da alcuni magistrati edaltri magistrati. C'è chi poteva pensare <strong>di</strong> intervenire,come <strong>di</strong> norma, il più presto possibile,e anche <strong>di</strong> iniziativa, c'è chi invecepoteva pensare “Ve<strong>di</strong>amo che cosa stabiliscel'Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria”, oppure ancora“Cerchiamo <strong>di</strong> ottenere un rinvio delleperquisizioni, perché è meglio ottenerequesto rinvio”; sono scelte investigative,sulle quali non è che si deve essere necessariamented'accordo, inizialmentealmeno, si possono <strong>di</strong>scutere.PRESIDENTE. Sì, comunque questo in astratto: in concretochi <strong>di</strong>ede la <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> eseguire laperquisizione?TESTE ALIQUO'. Stavano... no, <strong>di</strong>edero la perquisizione...“Siamo pronti per eseguire la perquisizionetrattandosi <strong>di</strong> Riina era ovvio chechiedessero anche a noi, e infatti l'hanno55


PRESIDENTE.TESTE ALIQUO'.PRESIDENTE.TESTE ALIQUO'.PRESIDENTE.TESTE ALIQUO'.PRESIDENTE.TESTE ALIQUO'.PRESIDENTE.chiesto “Che cosa facciamo uscire, c'èuna squadra pronta, un altro la possiamopreparare nel pomeriggio sul tar<strong>di</strong>verso le 4.00, 4.30, una cosa del genere...Questo lo ha già detto sì. Quin<strong>di</strong>...Questo tipo <strong>di</strong> perquisizione si era pensato. Eallora <strong>di</strong>co “Che cosa facciamo con... perchédue squadre?” si <strong>di</strong>sse “Perché potremmoandare a vedere quale è la zona frequentatada Riina, quali sono le ville, el'altra poi procede ad una perquisizionea tappeto, cercando impronte, fotografandoluoghi...”, quello che avviene normalmente,questo era...Ma la prima squadra era già pronta?La prima squadra era già pronta.Prima del pranzo?Sostanzialmente sì, era già pronta primadel pranzo, si.E perché non partì?Non partì perché si <strong>di</strong>sse “Partiamo subitodopo, fra poco siamo pronti e...”; si aspettavami pare proprio Patronaggio, se non ricordomale... però quale fosse il motivo <strong>di</strong> protrarla,<strong>di</strong> programmare fra qualchemezz'oretta una cosa, questo non... nonlo ricordo.An<strong>di</strong>amo avanti. Prego avvocato.56


AVVOCATO ROMITO. Quin<strong>di</strong> hanno aspettato?TESTE ALIQUO'. Qualche... probabilmente si, qualche minuto<strong>di</strong>co. Nel senso che il personale da fareuscire era pronto, le macchine erano pronte,e si aspettava Patronaggio, quando arrivòPatronaggioprobabilmente si persealtro tempo spiegando qualche cosa, epoi si <strong>di</strong>sse "Usciamo fra pochi minuti", poierano già scesi, era uscito fuori, quando si allontanòinfatti e l’ho richiamato telefonicamente.(…)AVVOCATO ROMITO. Se stavano per uscire, avevano già avuto uninput in qualche modo, avevano già avuto laconferma che quello che facevano...TESTE ALIQUO'. Sì, era corretto si.AVVOCATO ROMITO. …. Sapevate chi aveva dato questa conferma,che c'erano...TESTE ALIQUO'. Ma l'avevo dato probabilmente io, certamentei magistrati presenti, quin<strong>di</strong> subito si eradetto "Facciamo uscire la squadra per laperquisizione".AVVOCATO ROMITO. Sapevate allora, visto che mandavate inavanscoperta... quante persone erano cheandavano a fare la perquisizione?TESTE ALIQUO'. Non lo so, ma dovevano essere non due, tre,dovevano essere almeno una ventina <strong>di</strong>persone... almeno.57


AVVOCATO ROMITO. Questo il primo gruppo o tutti insieme?TESTE ALIQUO'. No, il primo gruppo.AVVOCATO ROMITO. Il primo gruppo.TESTE ALIQUO'.Il primo gruppo, non lo so...AVVOCATO ROMITO. Quin<strong>di</strong> stavano per partire, erano già partiti...TESTE ALIQUO'.Erano numerose persone <strong>di</strong>ciamo, nonle ho contate.AVVOCATO ROMITO. Erano sulla rampa <strong>di</strong> lancio almeno 20 persone...PRESIDENTE. L'ho già detto avvocato.AVVOCATO ROMITO. No, sto per andare all'altra domanda.PRESIDENTE. An<strong>di</strong>amo alla domanda.TESTE ALIQUO'. Infatti ci siamo... ho detto subito "Fermiamotutto", perché c'era questa ideadel...AVVOCATO ROMITO. Su input autonomo che trova confermada parte vostra.TESTE ALIQUO'. Si.La testimonianza <strong>di</strong> Aliquò testè riportata, è importante, perché<strong>di</strong>mostra che una prima squadra <strong>di</strong> uomini da introdurre nelcomprensorio <strong>di</strong> Via Bernini era già pronta prima del pranzo, eche questa però si attardò per qualche per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo o comunqueper qualsiasi altra ragione, con la quale però Ultimonon c’entra nulla. Ultimo arrivò durante il pranzo (essendo inatti che quando egli arrivò i magistrati stavano al pranzo), la58


cui collocazione temporale esatta conosciamo ancora una voltadalle parole del dr. Aliquò:“..era un momento ribollente, non è che ... le singoleposizioni non si possono più ricordare, <strong>di</strong>ciamo; peròdevo <strong>di</strong>re che proprio prima <strong>di</strong> andare a pranzo, quin<strong>di</strong>saranno state le 13,30 o le 14,00, nel momento in cuisi stava andando a pranzo,....”Ma non solo. Tale ritardo, o tale probabile per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo,dove si protrasse, forse anche per qualche mezzoretta. l’inviodei reparti, avveniva in combinazione con un’altra circostanzaimportante, vale a <strong>di</strong>re la consapevolezza da parte dei magistratiche in quel comprensorio, oltre ai famigliari <strong>di</strong> Riina,c’erano anche i Sansone, i complici del boss:AVVOCATO ROMITO. Oh. Ma sapevate voi che il complesso eraabitato, o era frequentato da personaggiche erano oggetto <strong>di</strong> attività investigativa iniziataprima della cattura <strong>di</strong> Riina?TESTE ALIQUO'. Sì, praticamente sì... che c'era oggetto <strong>di</strong>attività investigativa, nel senso che c'eranoi Sansone oggetto dell'attenzione delR.O.S., certamente questo lo sapevamo datempo; ma che fossero in quel determinatoposto e in quella determinata vicinanza rispettoalla villa <strong>di</strong> Riina, certamente non lo59


sapevamo.AVVOCATO ROMITO. Non vi siete posti il problema che questauscita avrebbe determinato un allarme...TESTE ALIQUO'. Appunto, non sapevamo quale fosse lavicinanza rispetto alla villa dei Sansone.(quin<strong>di</strong> che la villa dei Sansone fosse nellostesso comprensorio con quella <strong>di</strong> Riina, comunquelo sapevano – ndr)AVVOCATO ROMITO. Sì, ma questo all'interno <strong>di</strong> un complessoimmobiliare fatto <strong>di</strong> quante ville, se lo ricorda?TESTE ALIQUO'. Parecchie erano, sei, sette sicuramente come<strong>di</strong>mensione...La stessa cosa fu confermata anche dal colonnello Minicucci:PUBBLICO MINISTERO....Qual era l’esigenza investigativa che rendeva importante laprosecuzione dell’attività <strong>di</strong> osservazione?TESTE MINICUCCI.Osservare l’ingresso, osservare gli accessi e continuarel’attività investigativa sui Sansone.PUBBLICO MINISTERO.Continuare l’attività <strong>di</strong> osservazione sui Sansone, lo ha giàdetto.TESTE MINICUCCI.Sui Sansone che abitavano lì.60


Ebbene, dunque i magistrati e i comandanti dei reparti sapevanoche nel comprensorio c’erano i Sansone, pur non sapendoquanto vicini alla villa <strong>di</strong> Riina, e cioè alla villa n°2, o alla n°7o a chissà quale. Ma che le ville fossero 7 o anche 8 (in realtà,come vedremo, erano 14, ma soltanto 7 finite ed abitate, vale a<strong>di</strong>re 6 oltre alla villa dei Riina), il fatto che i Sansone stesseronell’una piuttosto che nell’altra, non potrebbe mo<strong>di</strong>ficare che <strong>di</strong>pochi secon<strong>di</strong>, uno-due minuti al massimo, il tempo necessarioagli stessi per raggiungere la villa dei Riina e <strong>di</strong>struggere odoccultare eventuali carte presenti.Dunque il quadro della situazione <strong>di</strong> quella mattina del 15gennaio, è piuttosto chiaro e completo: dopo l’arresto <strong>di</strong> Riina,viene pre<strong>di</strong>sposta, con l'approvazione formale anche <strong>di</strong> Mori,una squadra per il pronto intervento nel comprensorio, dovec’era la villa <strong>di</strong> Riina. Questa squadra poteva essere approntataalla partenza ben prima <strong>di</strong> pranzo, però ritarda, per ragioninon definitivamente precisate, forse anche per qualche mezzoretta,nonostante gli inquirenti fossero consapevoli della presenza<strong>di</strong> complici <strong>di</strong> Riina nello stesso comprensorio, enonostante sia lapalissiano che per manomettere una o piùprove cartacee, bastano pochi minuti.Nel primo pomeriggio all’arrivo <strong>di</strong> Ultimo, la squadra non èancora partita, e quin<strong>di</strong> l’operazione viene sospesa da Caselli suconsiglio <strong>di</strong> Ultimo, ma nel contesto <strong>di</strong> una riunione dove il61


consenso a sospendere fu concesso senza particolari resistenze.Tale corso degli eventi, pare incompatibile con la circostanza <strong>di</strong>una presunta volontà, sostenuta dai detrattori degli ufficiali delCrimor, <strong>di</strong> tutelare il covo e i suoi presunti segreti in base ad unaccordo preventivo fra i carabinieri e Provenzano e/o altri mafiosi,o in base ad una presunta volontà autonoma <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>reil ritrovamento <strong>di</strong> documentazione comunque “compromettente”per l’arma, essendo impossibile prevedere, anche da parte <strong>di</strong>personale esperto dei reparti operativi, se potessero essereinviati imme<strong>di</strong>atamente in Via Bernini reparti in avanscopertain modalità celere, oppure se questi dovessero attendere l'ora <strong>di</strong>pranzo rimanendo fermi per qualche ragione, pur essendo prontial via, sino al momento in cui pervenisse il capitano Ultimo abloccarli mentre si recava al desco, e tenuto conto che gli stessicolleghi più stretti <strong>di</strong> Ultimo non hanno effettuato, sino all'ora<strong>di</strong> pranzo, pur potendo aver consigliato Caselli per una strategia“non interventista”, alcun intervento per bloccare la primasquadra pronta all'azione, che invece rimase in attesa sino atarda mattinata per ragioni non ben chiarite ma in<strong>di</strong>pendentidall'attività <strong>di</strong> Mori e <strong>di</strong> Ultimo. La presunta esistenza, in capoa Ultimo, <strong>di</strong> un accordo o <strong>di</strong> un’intenzione <strong>di</strong> tutela del c.d.papello (o <strong>di</strong> roba simile), finalizzato ad evitare il suo ritrovamento,avrebbe comportato un’attenzione a che ciò non avvenisseche avrebbe già dovuto manifestarsi con interventoimme<strong>di</strong>ato, possibilmente subito dopo l'arresto, dove l'euforia62


per la cattura avrebbe aiutato a carpire il consenso del magistrato,o al limite nella <strong>di</strong>scussione preliminare alla conferenzastampa, ma così non fu. Mentre invece quella che si manifestò,come concludono a chiare lettere i giu<strong>di</strong>ci nella sentenza, fuuna naturale attenzione all'aspetto strategico ed investigativo,dove il blocco della perquisizione, che si <strong>di</strong>rebbe avvenuto inmodo fortuito all'ora <strong>di</strong> pranzo (la partenza dei reparti è statabloccata in zona Cesarini per puro caso, da Ultimo che si eraavvicinato dalla sede regionale non per fermare la perquisizione,ma per pranzare, perché lì in caserma c'era la mensa), parecertamente più rappresentare un elemento genuino della strategiainvestigativa che non già una finalità mirata e malandrina.Inoltre fossero anche partiti i reparti all’ora in<strong>di</strong>cata da Patronaggio,vale a <strong>di</strong>re alle 14 circa, la casa <strong>di</strong> Riina la cui ubicazioneesatta era ancora sconosciuta, non sarebbe stata in<strong>di</strong>viduatae perquisita imme<strong>di</strong>atamente, ma sarebbe trascorso altro tempodalla partenza dei reparti (ad esser ottimisti, almeno una mezzorao due).“Al momento della organizzazione non avevamo idea <strong>di</strong>quale fosse la casa <strong>di</strong> Riina all’ interno del complesso, sitrattava quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduarla me<strong>di</strong>ante accessi a tappetoin tutte le unità immobiliari. “ (maggiore Marco Minicucci)63


Si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> circa 6 ore almeno dalla notizia dell'arrestoal momento in cui si presumeva <strong>di</strong> iniziare la perquisizione(“delay” temporale non <strong>di</strong>pendente in alcun modo dallavolontà <strong>di</strong> Ultimo o dalla sua influenza) in un'abitazioneoccupata dalla famiglia e imme<strong>di</strong>atamente accessibile ai complicidel boss. E quin<strong>di</strong> ripetiamo la domanda già posta in precedenza,e la ripeteremo ancora: quanto tempo occorre a deimafiosi per far sparire qualche documento o qualche scatola <strong>di</strong>documenti? 7 ore o 7 minuti?Come è noto e come in<strong>di</strong>cato dall’esperienza e soprattutto dallalogica, non è consuetu<strong>di</strong>ne dei latitanti tenere cose compromettentinelle abitazioni dei famigliari, ma quand’anche ce ne fossestata qualcuna, anche solo per ragioni occasionali, certo in untempo <strong>di</strong> 6 ore quei “tenutari” non se ne sarebbero stati lì adaspettare gli inquirenti per consegnargli su un vassoio eventualidocumenti, tipo il papello, e quin<strong>di</strong> Ultimo rilevando nelpomeriggio che non sarebbe stato utile procedere con un blitzche già sul nascere pareva <strong>di</strong> scarse prospettive, ma che avrebbecompromesso una pista investigativa a quel punto ben piùgrassa e concreta, ha rilevato una circostanza semplicementelapalissiana: quel covo, sotto l'aspetto della capacità <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>redocumenti in sicurezza, era b-r-u-c-i-a-t-o dal momentodell'arresto <strong>di</strong> Riina, e quin<strong>di</strong> perquisire un covo bruciato da 6ore e occupato da mafiosi che aspettano i carabinieri da unmomento all'altro non è proprio come perquisire lo stesso covo a64


sorpresa, com'è avvenuto ad esempio con l'arresto <strong>di</strong> Provenzano.Circostanza tanto lapalissiana che quando in mattinata, nel<strong>di</strong>battito con vari ufficiali dell’ Arma, in particolare del ROS, siprospetta ai magistrati, subito viene attivata la copertura delcovo nella conferenza stampa <strong>di</strong> Minicucci e Caselli, con lacomunicazione ai me<strong>di</strong>a, volutamente fittizia, che Riina erastato catturato per strada senza che si conoscesse l'ubicazionedel suo covo. Quanto meno per cercare <strong>di</strong> allentare l'allarme deicomplici <strong>di</strong> Riina, e prendere tempo.Beninteso: con tutto questo non si intende sostenere chel’autorità giu<strong>di</strong>ziaria ed i reparti territoriali avrebbero dovutoagire più rapidamente, nella mattinata, e abbiano omesso <strong>di</strong>farlo. Assolutamente. Noi riteniamo non sia giusto né tecnicamentecorretto usare, in simili circostanze, il senno <strong>di</strong> poi sullapelle degli altri, andando a sindacare su comportamenti tenutida magistrati ed inquirenti in momenti <strong>di</strong> tale concitazione econfusione, né criticare in alcun modo le tempistiche ol’efficienza dei reparti o <strong>di</strong> chi li <strong>di</strong>rigeva. (tanto più che chiscrive è perfettamente convinto che, in quella casa, davvero nonvi fosse alcunchè <strong>di</strong> importante).Semplicemente rileviamo che nella mattinata del 15 gennaio,prima del pranzo, per quel che risulta in atti dalla deposizione65


del dr. Caselli e del dr. Aliquò, né Mori (che anzi ha favoritocol proprio parere la formazione dei reparti) né Ultimo hannomostrato particolari ansie comportamentali che possano indurrea ritenere anche solo da lontano che essi fossero preoccupati<strong>di</strong> salvaguardare documenti della mafia da un sequestro dellamagistratura, comportamenti che invece avrebbero dovutomanifestarsi imme<strong>di</strong>atamente, subito dopo la cattura, se davverotale preoccupazione fosse esistita, e non all'una e mezzadel pomeriggio, pochi secon<strong>di</strong> prima della partenza dei reparti.1-4 Il ruolo dei magistrati nella decisione <strong>di</strong> non perquisireCome si è già detto, è pacifico ed incontestabile che la decisionefinale <strong>di</strong> “se” e “quando” procedere ad una perquisizione in viaBernini, spettava alla procura, all’epoca <strong>di</strong>retta dal dott. Caselli.Da ciò consegue che chiunque abbia scritto o detto che quelladecisione sia stata qualcosa <strong>di</strong> “inspiegabile” si possa definirequanto meno come incauto, perché, quale che fosse la motivazioneper cui non si è perquisito, questa fu assunta, su consigliodei militari, da una persona intelligente e responsabile: Caselli.Impossibile che un magistrato <strong>di</strong> quel livello possa avere assuntouna decisione immotivata od inspiegabile, a prescindere daqualsiasi cosa. Una motivazione, una spiegazione, c’era66


senz’altro. Stiamo parlando <strong>di</strong> Caselli, non <strong>di</strong> uno sprovveduto.Tanto intelligente e tanto responsabile nella sua posizione <strong>di</strong>Procuratore Capo, da non potersi permettere <strong>di</strong> “scaricare” tuttol’onore e l’onere <strong>di</strong> tale decisione su <strong>di</strong> una presunta, quasicieca, fiducia da lui riposta nelle capacità e nell’operato del ROSe del capitano De Caprio, come se gli fosse toccato, quale capodella Procura, andare appresso ad un consiglio dei militari,senza sindacare alcunché. Non esiste. Ci stiamo riferendo,naturalmente, alla versione <strong>di</strong>ffusa dai me<strong>di</strong>a, alla vulgata,Oggi infatti si vorrebbe, da parte <strong>di</strong> una certa stampa ma anche<strong>di</strong> una certa magistratura “irriducibile”, farci credere da un latoche il non aver perquisito sia stato un gesto <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile e<strong>di</strong>nau<strong>di</strong>ta scelleratezza, una scelta esecranda, dall’altro cheCaselli avrebbe deciso per un’opzione tanto scellerata, senzaperò averne alcuna responsabilità, in quanto suggeritagli dacarabinieri esperti e comunque surrogata, per sua precisa <strong>di</strong>sposizione,dalla sorveglianza e dall’osservazione del quartierenei giorni successivi l’arresto. Ma attenzione: quello della sorveglianzaera un vincolo cui era stata subor<strong>di</strong>nata la sospensionedella perquisizione, ma non rappresentava <strong>di</strong> per sè la suamotivazione <strong>di</strong> essere. La prevista sorveglianza era un effettodella sospensione della perquisizione, ma non la sua causa, cheinvece non poteva non essere con<strong>di</strong>visa in quanto tale dai magistrati,perchè potesse essere accordato il rinvio. Per cui un'idea<strong>di</strong> esenzione <strong>di</strong> responsabilità dei magistrati dovuta soltantoall'apposizione <strong>di</strong> un presupposto per non perquisire, in totale67


con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> estraneità dalle ragioni che erano alla base dellasospensione, quasi si potessero considerare una “questioneprivata” del ROS sotto la sua esclusiva responsabilità, non pareaffatto con<strong>di</strong>visibile, essendo solare il fatto che, come si leggenella sentenza, “il servizio <strong>di</strong> osservazione non sarebbe valso a<strong>di</strong>mpe<strong>di</strong>re l’asportazione <strong>di</strong> eventuale materiale <strong>di</strong> interesse investigativo,che poteva essere evitata solo con l’imme<strong>di</strong>ata perquisizione”.Per quanto, quin<strong>di</strong>, il capitano Ultimo ispirasse fiducia, eglinon poteva certo ottenere da Caselli una concessione “in bianco”– pur con<strong>di</strong>zionata da una semplice sorveglianza del sito nelperiodo successivo - a non perquisire, senza prima aver motivatoal magistrato le ragioni della richiesta stessa e senza che lostesso Caselli fosse consapevole <strong>di</strong> che cosa significasse la rinunciaad irrompere nella villa imme<strong>di</strong>atamente; e che venisse<strong>di</strong>sposta o meno la successiva osservazione statica dei luoghi,non pare rilevante, perché ovviamente la sola <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>un’osservazione passiva non può fare da spiegazione, tutta dasola, alla scelta <strong>di</strong> non perquisire . E’ ovvio che invece talescelta si doveva fondare su altre ragioni, che la motivavano <strong>di</strong>per se stessa, vale a <strong>di</strong>re quelle che abbiamo già esaminato nelprimo paragrafo.E resta comunque il fatto che Ultimo espose le ragioni della suastrategia investigativa a Caselli, e queste furono recepite econ<strong>di</strong>vise dal magistrato, il quale quin<strong>di</strong> non decise <strong>di</strong> “non68


perquisire” alla cieca, o “inspiegabilmente”, o “inopinatamente”o “incomprensibilmente”, ma in quanto, senz’altro ed in primis,doveva aver ritenuto con<strong>di</strong>visibili sia gli obbiettivi investigativi,sia le rinunce proposte <strong>di</strong> Ultimo.E si ba<strong>di</strong> bene che, secondo logica, essendo Caselli responsabilecon facoltà <strong>di</strong> comando in quell'operazione, più si cerca oggi<strong>di</strong> rimarcare una presunta irragionevolezza, scelleratezzao una smaccata ragione <strong>di</strong> “punibilità” (Travaglio parlapersino <strong>di</strong> “incre<strong>di</strong>bile svarione”, da punirsi con il trasferimentoal controllo del traffico automobilistico) nella scelta <strong>di</strong> mantenereil sito sotto copertura rinunciando a “bruciarlo”con una perquisizione, più si finisce per trascinare ladecisione <strong>di</strong> optare per quella stessa scelta, il 15 gennaio1993, da parte del Procuratore Caselli, nello stesso presuntocontesto <strong>di</strong> scelleratezza, irragionevolezza e patenteidoneità al controllo del traffico, che egli sia statoconsigliato dal ROS o meno.La logica è semplice ma stringente: un <strong>di</strong>rigente può accogliereresponsabilmente, se questo pare razionale e vantaggioso, unconsiglio <strong>di</strong> un sottoposto che mostri pure qualche falla o comportiqualche rischio o rinuncia, ma non si potrebbe certo definireallo stesso modo come scelta responsabile l'accoglimento <strong>di</strong>un consiglio se questo fosse qualcosa <strong>di</strong> scontatamente scellerato,inspiegabile ed inopinato persino agli occhi dell'<strong>ultimo</strong> dei69


cretini, come vorrebbero Travaglio e i suoi colleghi, specialmenteil primo, quando si cimenta in teatrini televisivi contro gliuomini del ROS, quasi questi avessero recitato una gag dabarzelletta sui carabinieri anziché fare il loro lavoro. Così va inTV da Santoro e ci parla del“...covo: quello che non abbiamo mai visto, e quello dove era propriovietato entrare, il titolo del film era “non aprite quella porta”,ed era il covo <strong>di</strong> Riina. 15 gennaio 1993: Riina vienearrestato, i carabinieri che l'hanno brillantemente arrestato,toh!, si <strong>di</strong>menticano <strong>di</strong> andarlo a perquisire, o meglio,bloccano una perquisizione e poi lo abbandonano a <strong>di</strong>sposizionedella mafia, perchè poi alla fine la mafia lo ha perquisito, il covo.Lo stato no, ma la mafia si. … E recentemente è uscita lasentenza <strong>di</strong> primo grado a carico dei due ufficiali che arrestaronoe non perquisirono. (Naturalmente Travaglio non <strong>di</strong>ce che lasentenza è <strong>di</strong> assoluzione - ndr) (…) Nel processo è stato ricostruitoche cosa è accaduto intorno a quel covo e quin<strong>di</strong> che alle8:28 del mattino del 15 gennaio 1993, giorno in cui GiancarloCaselli si inse<strong>di</strong>a alla procura <strong>di</strong> Palermo, viene arrestato TotòRiina dagli uomini del Ros, gran<strong>di</strong> festeggiamenti. La prima cosache fanno i magistrati è mandare alcuni carabinieri della territorialee un pubblico ministero a perquisire la casa dove Riinaabitava anche se era stato arrestato a qualche km <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza.Mentre parte la perquisizione arriva il capitano Ultimo, il leggendariocapitano Ultimo, quello della fiction, che non è RaoulBova ma si chiama Sergio De Caprio, e chiede alla procura <strong>di</strong>soprassedere. “Blocchiamo e rinviamo <strong>di</strong> qualche giorno la per-70


quisizione.” Perchè? “Perchè il covo noi non l'abbiamo ancorabruciato, Riina l'abbiamo arrestato lontano, quin<strong>di</strong> magari imafiosi che assistono la latitanza <strong>di</strong> Riina, sono i fratelli Sansonee i loro uomini...metti che vadano a ...casa a prendere lamoglie.... ” (Marco Travaglio)Eh eh, che simpatico, a sentire lui quella del ROS parrebbeproprio una strategia-farsa, fondata sulla rinuncia a qualcosa <strong>di</strong>così platealmente irrinunciabile e senza che si capisca bene inluogo <strong>di</strong> che cosa (appostarsi per vedere i Sansone e i loro uominiperchè “metti che vadano a casa a prendere la moglie”?),tanto che avrebbe potuto essere con<strong>di</strong>visa solo da collusi o daincompetenti, i quali poi, se sono magistrati, si ha l'impressioneche abbiano persino consentito al ROS <strong>di</strong> “bloccare una perquisizione”senza una valida ragione.Ma così non può essere, perchè Caselli non era spettatore <strong>di</strong>una gag, ma attore nell'atto del decidere. Quin<strong>di</strong> la spiegazioneè una sola: sbaglia Travaglio, perchè la strategia era tantoragionevole e ponderata da esser presa sul serio da Caselli, chealtrimenti non l'avrebbe presa sul serio, e se non l'ha derisa lui,non vedo perchè dovremmo deriderla noi.E questo in quanto una scelta <strong>di</strong> questo livello, se fosse tantoscellerata da comportare il degrado <strong>di</strong> un colonnello “alla sorveglianzadel traffico”, come vorrebbe Travaglio, non potrebbe mai71


non apparire come tale (cioè scellerata) anche agli occhi delprocuratore capo che la <strong>di</strong>spone, soltanto perché consigliata daun uomo <strong>di</strong> fiducia. Non esiste. Tanto più grave è lo “svarione”<strong>di</strong> un <strong>di</strong>rigente, e tanto meno può essere “scaricato” sui subor<strong>di</strong>natidai quali il <strong>di</strong>rigente si è fatto consigliare.Naturalmente qui la verità è ben <strong>di</strong>versa: la strategia era seria,e serissimo e più che competente era il procuratore <strong>di</strong>rigenteche l’ha recepita. Tutt'altro che una farsa gestita da collusi egabbati.E la <strong>di</strong>mostrazione pratica e fattuale che una via <strong>di</strong> mezzo tra laserietà o la farsa, cioè quella <strong>di</strong> una scelta <strong>di</strong> non perquisiretotalmente scellerata ed ingiustificata, accolta e con<strong>di</strong>visa daun magistrato comunque scrupoloso e non responsabile <strong>di</strong> taleaccoglimento solo in forza della prescrizione accessoria <strong>di</strong> unasorveglianza statica del comprensorio ove si sarebbe dovutoperquisire, non è realistica ma appartiene piuttosto al mondodelle fiction, ci è piovuta dal cielo, proprio mentre era in corso lascrittura <strong>di</strong> questo capitolo, grazie alla regista Sabina Guzzanti,che dovendo rappresentare questa scena, nel suo film “La trattativa”presentato al festival del cinema <strong>di</strong> Venezia e nelle salenel mese <strong>di</strong> ottobre, si è vista obbligata ad effettuare una scelta,scatenando così un pandemonio <strong>di</strong> polemiche.Ve<strong>di</strong>amo dunque quel che è accaduto.72


SABINA GUZZANTI E LA SUA RAPPRESENTAZIO-NE CINEMATOGRAFICA DELLA DECISIONE DINON PERQUISIRESabina Guzzanti, nel suo film “La trattativa”, ricostruisce allasua maniera il momento in cui, il 15 gennaio 93, Caselli decide<strong>di</strong> non perquisire, consigliato da Ultimo.Nel farlo, noi riteniamo che la regista si sia posta un precisoobbiettivo: quello <strong>di</strong> rappresentare in modo plausibile lo scenariodei fatti già <strong>di</strong>pinto, ad esempio, dal suo amico Travaglio, uncopione dove, a esser generosi, “Mori e Ultimo sono due <strong>di</strong>lettantiallo sbaraglio” che avrebbero comunque commesso un“incre<strong>di</strong>bile svarione investigativo: in un altro paese li avrebberomandati a <strong>di</strong>rigere il traffico”. Se infatti l'appostamento fu“ritenuto inutile, chi prese quella decisione meriterebbe unaperizia psichiatrica, visto che restando lì i Ros avrebbero avvistato,e dunque catturato, i fratelli Sansone.”Ecco, a questo punto però, per rappresentare al pubblico unasimile circostanza, la Guzzanti doveva fare i conti con la secondaparte della vulgata: il passaggio dove i magistrati venivano,pur “ingannati”, convinti a con<strong>di</strong>videre questo incre<strong>di</strong>bile svarioneinvestigativo da questi due <strong>di</strong>lettanti allo sbaraglio meri-73


tevoli <strong>di</strong> una perizia psichiatrica. E allora la regista deve ricorreread un espe<strong>di</strong>ente scenico: quello <strong>di</strong> conferire agli stessimagistrati come una sorta <strong>di</strong> ingenuità, con alcune puntatinenel ri<strong>di</strong>colo. Se ci pensiamo bene, non aveva altra scelta: conun Caselli realistico, serio, attento e scrupoloso come siamocerti egli sia stato nel valutare l'operazione proposta dal ROS,sarebbe scaturita una rappresentazione della verità: ciò che eraavvenuto tra militari e magistrati, altro non era che una pianificazionerazionale e con un obbiettivo importante, tanto dagiustificarla.Ma se lo scopo della Guzzanti era invece quello <strong>di</strong> dare materialitàall'idea che in quella stanza, in quei momenti, si fosseroassunte invece decisioni tanto sprovvedute che solo personequanto meno anch'esse un po' sprovvedute le avrebbero potuteassumere lasciandosi ingannare, allora Caselli e tutti gli altripresenti appartenevano a quell'ambito decisionale, per cui laloro caratterizzazione scenica doveva conformarsi per forza aquell'atmosfera <strong>di</strong> ingenuità e sprovvedutezza che la registaintendeva sceneggiare.E quin<strong>di</strong>, come riferisce il Corriere della Sera, ecco che Casellinella “scena clou del film della Guzzanti appare come unosprovveduto che si fa abbindolare dai carabinieri <strong>di</strong> Mori pernon perquisire il covo <strong>di</strong> Riina.”74


Tutto questo, naturalmente, a fin <strong>di</strong> bene, come ci spiegherà lastessa Guzzanti sulle pagine del Fatto Quoti<strong>di</strong>ano: “Sono sicura<strong>di</strong> aver agito, nel realizzare questo film, in nome dei principi percui Gian Carlo Caselli si è sempre battuto, così come mi auguroche la <strong>di</strong>ffusione del mio lavoro possa dare un contributo importantein questa <strong>di</strong>rezione. Sarebbe un vero peccato sequest’occasione non venisse raccolta e venisse anzi avversata dachi, pur avendo sempre sposato queste battaglie, stavolta èinsod<strong>di</strong>sfatto del modo in cui viene rappresentato.” Traduzione:ah, ma non è forse questa la versione giusta, quella “sposata”anche da Caselli per bacchettare il ROS? Io non ho fatto altroche dare il mio contributo affinchè questa versione abbia cre<strong>di</strong>toancor più <strong>di</strong> prima. Perchè proprio “stavolta”? (come <strong>di</strong>re: “contutte le altre volte in cui si è messa in ri<strong>di</strong>colo quella scelta suigiornali e in televisione, perchè proprio stavolta? Cosa c'è <strong>di</strong><strong>di</strong>verso in come l'ho rappresentata io?) La <strong>di</strong>ffusione del miofilm produrrà questo vantaggio, un prezzo che val bene qualchepiccola messa in ri<strong>di</strong>colo.Invece, com'era ovvio, Caselli non ha gra<strong>di</strong>to, ed è subito intervenutosui giornali lamentando l'uso <strong>di</strong> una 'tecnica da cabaretper raccontare la pagina grave e oscura come la mancata perquisizionedel covo'.«LA MIA SQUADRA FERMÒ LA MAFIA, MERITA UN RI-CORDO SENZA DILEGGIO», titola il suo pezzo.75


Quin<strong>di</strong> Caselli cerca <strong>di</strong> rammentare alla Guzzanti quella chesecondo lui era la vera motivazione, seria e non risibile, per cuiegli avrebbe con<strong>di</strong>viso la scelta <strong>di</strong> non perquisire, decisione, aquanto sembrerebbe voler lasciare intendere, assunta non inforza del vantaggio investigativo che in qualche mese, forseanche solo settimana, avrebbe potuto portare l'inchiesta delROS impostata sul mantenimento della copertura sul covo e suicomplici, che era la vera posta messa sulla bilancia in alternativaalla perquisizione, bensì in forza del vincolo della sorveglianzaindefettibile <strong>di</strong> Via Bernini nei giorni dopo l'arresto,sorveglianza che invece noi, pur sforzando le meningi in ogni<strong>di</strong>rezione, proprio non riusciamo a comprendere come avrebbepotuto razionalmente rappresentare, in tema <strong>di</strong> conservazionedelle prove, qualcosa <strong>di</strong> più vantaggioso od anche solo sostitutivo<strong>di</strong> una perquisizione, né <strong>di</strong> così inderogabile da essere mantenutaad ogni costo anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> estrema stanchezzao <strong>di</strong> scarsa sicurezza degli operatori, o <strong>di</strong> inquinamento deiluoghi per la presenza <strong>di</strong> giornalisti. Eppure spiega il magistrato:“Raccontare con tecnica da "cabaret" la pagina grave e oscuradella mancata sorveglianza (certamente non addebitabile allaprocura) e della conseguente mancata perquisizione del "covo" <strong>di</strong>Riina è offensivo”A parte la sconcertante successione temporale (come potrà maila “mancata perquisizione” del 15 gennaio essere la “conseguen-76


za” della “mancata sorveglianza” dei giorni successivi? Mah...),il messaggio lanciato dal PM alla cineasta, pare chiaro: come se<strong>di</strong>cesse: “per raccontare i fatti mantenendomi indenne da qualsiasisospetto <strong>di</strong> “ingenuità” nella mia decisione <strong>di</strong> non perquisire,bastava limitarsi a riferire della mia <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>mantenere in pie<strong>di</strong> una sorveglianza poi <strong>di</strong>sattesa dal ROS,senza bisogno <strong>di</strong> caricaturare lo scenario con tecnica da cabaret.Uscire da questa linea, è impossibile senza che si finisca perrecarmi offesa”. O senza che si finisca per giustificare e scagionareil ROS da sospetti, aggiungeremmo noi.Ma evidentemente, esporre anche questa versione, quella dellaperquisizione surrogata dalla sorveglianza, in modo realistico,lineare e non caricaturale, per la regista non doveva esseremetodo abbastanza efficace per comunicare la percezione deifatti così come aveva in animo, ed infatti ella ha preferito “ilcabaret”.“Nel corso della mia lunga carriera, non ho fatto che riceverelezioni non richieste su cosa sia la “vera satira” e quali siano isuoi presunti limiti.”, è la contro-replica della Guzzanti a Caselli.Però a noi non pare che Caselli abbia voluto <strong>di</strong>scutere la suamaniera <strong>di</strong> fare satira, ma che piuttosto abbia lamentato il fattoche nella maniera in cui è stata fatta, si sia trasmesso al pub-77


lico un messaggio sbagliato sulle modalità <strong>di</strong> espletamento deifatti e sui ruoli.Che la critica fosse questa la Guzzanti deve averlo comunquerecepito, visto che nel replicare a Caselli ha pure precisatoquanto segue: “Le proteste del procuratore Caselli mi hannomolto sorpresa avendo messo in scena i fatti nella versione chelui stesso mi ha riferito in una lunga conversazione telefonica eche avrebbe sicuramente raccontato in video se i suoi numerosiimpegni glielo avessero consentito. L’episo<strong>di</strong>o, così come vienenarrato nel film, coincide tra l’altro con quanto lo stesso Caselliha <strong>di</strong>chiarato nel corso <strong>di</strong> una sua deposizione resa a Palermo alprocesso sulla mancata perquisizione del covo <strong>di</strong> Riina.Chi legge <strong>di</strong>strattamente o ascolta i commenti relativi alla letterainviata al suo giornale dal procuratore è indotto a pensareche nel mio film ci siano delle inesattezze. Ma, se fosse questal’obiezione, Caselli avrebbe sicuramente replicato: le cose nonsono andate come le racconta la Guzzanti, sono andate invececosì e così..”,Ecco: i fatti sono stati messi in scena così come sono stati riferitidallo stesso Caselli a me personalmente, nonché al processo <strong>di</strong>Palermo in carico a Ultimo, replica la Guzzanti. E qui la satiraevidentemente non c'entra.Ma non solo, c'è ben <strong>di</strong> più: infatti, sempre sull'ira <strong>di</strong> Caselli, la78


Guzzanti torna a commentare sul suo blog, e questa volta èanche più esplicita e pre<strong>di</strong>sposta ad un certo tipo <strong>di</strong> ammissioni:mi è <strong>di</strong>spiaciuto molto perché ho raccontato la storia così comela racconta lui e se ci sono state delle omissioni sono statesolo a suo favore.Eh, questa si, che è onestà intellettuale: se ho omesso alcunecircostanze, è stato nel suo interesse, confessa Sabina.Chissà a quali omissioni si vorrà riferire, la Guzzanti. Saperlo.Noi possiamo fare solamente delle ipotesi.Certo se la versione dei fatti riferiti da Caselli alla regista fossestata completa, allora avrebbe dovuto comprendere anche esoprattutto la parte in cui i convenuti <strong>di</strong>scutevano seriamente<strong>di</strong> cose <strong>di</strong> cui non c'è nulla da ridere, cioè da un lato dei vantaggiinvestigativi che si sarebbero potuti conseguire col mantenimento<strong>di</strong> una copertura sul covo e sui complici, dall'altro delleragioni più che logiche per cui <strong>di</strong>fficilmente una perquisizionein quel momento, in quella villa, avrebbe potuto consegnarequalcosa <strong>di</strong> rilevante quanto la posta che invece era in gioco; neconsegue che la versione “satirica” confezionata dalla Guzzantifarà anche ridere, ma nel farlo assume ed induce ad assumereper buona una visione quanto meno omissiva dei fatti, perchèche quella sia stata una strategia adottata in quanto fondata suquesti soli<strong>di</strong>, razionali, e non risibili presupposti (possibilità <strong>di</strong>altri rilevanti successi investigativi e probabile inutilità della79


perquisizione), che è la sola ed unica verità, dal suo film nonpare che si evinca.Bisogna quin<strong>di</strong> fare attenzione quando si sente parlare <strong>di</strong> “satira”,perchè anche la satira, quando funge da supporto ad unaversione forzata o omissiva dei fatti, pur sempre lecita specie se<strong>di</strong>vertente, <strong>di</strong>viene comunque essa stessa forzatura.Né pare utile, a lenire questo concetto, il soccorso <strong>di</strong> Travaglio,che nel tentativo <strong>di</strong> dare supporto all’amica Sabina, ha scrittoquesto:“Tutto questo Sabina Guzzanti lo affida alla scena <strong>di</strong> pochisecon<strong>di</strong> che ha fatto infuriare Caselli, col linguaggio non delcabaret, ma della satira: il genere narrativo che, con due parolee due immagini fulminanti, aiuta lo spettatore a coglierel’essenza <strong>di</strong> una realtà complessa. (ma anche no, <strong>di</strong>ciamo noi, avolte lo porta tranquillamente a cogliere una realtà <strong>di</strong>storta –ndr)Sappiamo tutti che Caselli non <strong>di</strong>ede il contror<strong>di</strong>ne al blitzsulla pubblica piazza, né <strong>di</strong>sse ai giornalisti che sperava <strong>di</strong>trovare nella cassaforte <strong>di</strong> Riina l’organigramma <strong>di</strong> Cosa Nostra(della cassaforte parlò Brusca solo nel ‘96). Ma l’aspettativa suquel che si sarebbe trovato nel covo era enorme. E quella scenadescrive il fatto storico fondamentale: il Ros gabbò la Procura.È comprensibile che il capo dei gabbati non ami essere <strong>di</strong>pinto80


così, specie se gli manca il contesto del resto del film.Ma, come Caselli constaterà quando vedrà il film nella suainterezza, non c’è alcun intento <strong>di</strong> farlo passare per fesso né percolluso: l’inganno è colpa degli ingannatori, non degli ingannati,il depistaggio è colpa dei depistatori, non dei depistati.”(Marco Travaglio)Belle piroette, quelle <strong>di</strong> Travaglio, ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> ricapitolarle: inquella scena, ritenendo la regista che lui sia stato gabbato dalROS, Caselli viene rappresentato come un gabbato, cioè uno chesi lascia gabbare.Il capo dei gabbati. Però anche se in quella scena a Casellivengono conferiti alcuni tratti tipici del babbio, guardando ilresto del film, <strong>di</strong>ce Travaglio, lui dovrebbe constatare che nonc’era alcun intento <strong>di</strong> farlo passare per fesso.Noi questo modo <strong>di</strong> ragionare stentiamo a capirlo: secondo noiinvece, molto semplicemente, se c’è l’attenzione a non far passareper fesso qualcuno <strong>di</strong> provata intelligenza e serietà, alloranon può esserci allo stesso tempo una scena dove il medesimoviene <strong>di</strong>pinto come uno sprovveduto a capo <strong>di</strong> una squadra <strong>di</strong>patatucchi, perché è questo quel che accade, nel film, anchesecondo quanto riferisce Travaglio (un gabbato a capo <strong>di</strong> unasquadra <strong>di</strong> gabbati).In realtà, la sostanza del pensiero travagliesco, pare essere laseguente: Caselli non è fesso, ma è il ROS che lo ha fatto fesso,81


e l’inganno è colpa degli ingannatori, non degli ingannati.Quin<strong>di</strong>, in buona sostanza, un tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa fondato sulla<strong>di</strong>stinzione dei ruoli. E va bene, caro Travaglio, però per farcapire al suo pubblico l’essenza <strong>di</strong> una realtà complessa, e cioèche il ROS lo avrebbe fatto fesso, la Guzzanti ha usato un espe<strong>di</strong>ente“satirico”, conferendo al personaggio che impersonaCaselli, la postura dello zùfolo. Un modo piuttosto inconsueto,per rappresentare un grave inganno ai danni <strong>di</strong> un procuratorecapo della DIA, che se fosse vero sarebbe anche un serissimoatto criminale, quello <strong>di</strong> conferire i tratti del babbione al magistrato.Invece noi, nella caricatura della Guzzanti, non ve<strong>di</strong>amotanto l’intento <strong>di</strong> rappresentare un inganno perpetrato ai danni<strong>di</strong> Caselli, o comunque non soltanto, bensì più quello <strong>di</strong> assecondareil pubblico <strong>di</strong> Travaglio, che poi in gran parte è anche ilsuo pubblico, nell’idea che in quella stanza si sia preso unenorme “svarione”, sia stata fatta, insomma, una bella sciocchezza,<strong>di</strong> quelle che giustificano il <strong>di</strong>leggio, quello appunto cheil giornalista va portando avanti da sempre contro i carabinieridel ROS.A ben vedere, tutto pare basato su una considerazione semplicesemplice: per fare certe minchiate, bisogna essere almeno un po’minchioni. Questo però nella satira, eh, <strong>di</strong>cono Marco e Sabina.No, questo nella realtà, <strong>di</strong>ciamo noi. La satira c'entra solo marginalmente.Perché se una grossa sbandata, se un grosso “svarione”è stato realmente commesso ed è questo che si vuolerappresentare in un film, allora certamente non si può <strong>di</strong>pinge-82


e come un’aquila, o come un saggio Salomone, il magistratoche si è lasciato convincere a commetterlo, nell'atto del commetterlo.Non funzionerebbe. E infatti non lo ha <strong>di</strong>pinto comeun’aquila, astuta regina dei rapaci, ma come un merlo, uccellopasseraceo della famiglia dei tur<strong>di</strong><strong>di</strong>, e pure un po' vanesio. Ildubbio sta nel fatto che, in questo caso, la caricatura non siasolo qualcosa che nasce in mero ossequio ad uno stile, quellosatirico, ma un vero e proprio espe<strong>di</strong>ente scenico per potercaratterizzare e connotare il fatto ed i suoi protagonisti, nellaversione che si intende comunicare.Tutto questo scaturisce proprio dall'insieme <strong>di</strong> considerazionida noi fatte in premessa, in questo capitolo: quello <strong>di</strong> martellareper anni, sui giornali ed in televisione, sulla visione <strong>di</strong>storta e<strong>di</strong>nfamante (e per giunta negata da una sentenza definitiva)secondo la quale i carabinieri per non perquisire quella casapotevano essere soltanto o degli evidenti sprovveduti, o deglievidenti delinquenti, è un gioco molto pericoloso, in quantoprima o poi rischia <strong>di</strong> creare dei seri problemi al magistrato cheha con<strong>di</strong>viso ed accolto quella scelta. Perché non sarà maibastevole il fatto che lo stesso affermi <strong>di</strong> aver in<strong>di</strong>viduato nella<strong>di</strong>sposta sorveglianza in Via Bernini una funzione sostitutiva ocomunque lenitiva dei presunti effetti del non perquisire (specialmentese tali effetti vengono gonfiati in modo abnorme daime<strong>di</strong>a), per evitare del tutto <strong>di</strong> essere comunque coinvolto almenoper un pezzetto nello stesso ingiurioso <strong>di</strong>leggio; <strong>di</strong>leggio83


cui egli può porre termine soltanto assumendo una posizione <strong>di</strong>fermo <strong>di</strong>niego della leggenda me<strong>di</strong>atica che vorrebbe che inquelle stanze si siano assunte decisioni immotivate soltantosulla base dell'assunzione <strong>di</strong> palliativi.Noi queste considerazioni le facciamo ormai da anni, e la forma<strong>di</strong> rappresentazione che ha inteso usare la Guzzanti, è un po'come un redde rationem: prima o poi, doveva accadere.Già nel 2005, su Repubblica, il compianto Giuseppe D'Avanzoesponeva la seguente riflessione:“L' altro improvviso capovolgimento della ragione riguardaGiancarlo Caselli, allora procuratore <strong>di</strong> Palermo (ora è procuratoregenerale a Torino). Gli chiedono: che cosa pensa delprocesso a Mori e Ultimo? Risponde: ho le mie idee ma, allostato degli atti, non ho elementi per esprimere un giu<strong>di</strong>zio.Giancarlo Caselli è un protagonista dell' affare, però.Ha, e ha avuto, sul tavolo tutti «gli elementi» per maturarein do<strong>di</strong>ci anni una convinzione su che cosa, in quei giorni <strong>di</strong>gennaio del 1993, è accaduto, perché, per la responsabilità <strong>di</strong>chi. Se ha delle convinzioni, non è una cortesia, ma un dovereriferirle al giu<strong>di</strong>ce. Convocato o sua sponte, lo ha fatto? Perchése (come <strong>di</strong>cono i pubblici ministeri) c' è stato «inganno»,è lui l' ingannato. Se (come sostiene il giu<strong>di</strong>ce)[D'Avanzo si riferiva al giu<strong>di</strong>ce del rinvio a giu<strong>di</strong>zio, dott.ssaMassa, le cui valutazioni però non paiono essere state con<strong>di</strong>visedal giu<strong>di</strong>ce del processo, se ha assolto gli imputati – ndr]84


l' inchiesta è stata sciatta e connivente, è lui sciatto oconnivente. Se si è convinto che Mori e Ultimo hannogiocato sporco, ha l' obbligo <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo. Se, al contrario,pensa che Mori e Ultimo siano cristallini servitori delloStato è un dovere civico e morale riferirlo al giu<strong>di</strong>ce.Sono molte le mosse che Giancarlo Caselli può decidere <strong>di</strong>fare, la sola che gli è interdetta dalla decenza è <strong>di</strong> vestire ipanni dell' osservatore attento e <strong>di</strong>staccato. In questa storiaè attore protagonista.”Caselli replicherà a D'Avanzo con una lettera al giornale, dovesi <strong>di</strong>fenderà spiegando che le parole attribuitegli erano statedette in una circostanza non consona al rilascio <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazioni,e farà riferimento alle sue precise e compiute deposizioni processualigià rese in precedenti <strong>di</strong>battimenti, e concludendo: “Hopertanto sempre adempiuto i miei doveri istituzionali e continueròa farlo, pur consapevole dei miei limiti, con costantefedeltà ( che credo <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>mostrato sia nelle inchieste <strong>di</strong>terrorismo, sia nell' impegno antimafia) proprio quella "ragionegiuri<strong>di</strong>ca" che giustamente D' Avanzo evoca come modello.”Tuttavia resta il fatto, che se a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> vent'anni, all'uscita<strong>di</strong> un film si <strong>di</strong>scute ancora in modo così appuntito sulla suaposizione nella vicenda, ciò potrebbe significare che alcune dellequestioni poste da D'Avanzo nel 2005, forse attendono ancora <strong>di</strong>essere risolte.85


Ad ogni modo, L’alternativa al cabaret, per la regista, nonavrebbe potuto essere che quella <strong>di</strong> rappresentare, senza possibilità<strong>di</strong> canzonature, la realtà, la verità, cioè quella <strong>di</strong> un meetingdove i presenti, tutte persone serissime e non babbei elucìgnoli, convergevano su una strategia investigativa fondatasu presupposti logici, uno dei quali consisteva, ad esempio,nella percezione del fatto che in una casa occupata da moglie,figli e complici <strong>di</strong> un boss mafioso organizzatissimo, dopo oredalla notizia dell’arresto del capofamiglia, una perquisizione siprospetta come un flop, perché <strong>di</strong>fficilmente può riscontrarequalcosa (salvo le stesse cose trovate 19 giorni dopo e cioè mobilio,stoviglie, tende, saponette bigo<strong>di</strong>ni spazzolini, caschi damotocicletta, <strong>di</strong>segni, temini e figurine dei bambini, e se latappezzeria era graffiata, i mobili spostati o <strong>di</strong>sposti a torciglione,i bidet posati sul marciapiede, il vestiario bruciato e l'argenteriaimboscata, chissenefrega). Come peraltro hannoconfermato anche alcuni testimoni, tipo Brusca, come vedremoin seguito. Soltanto se fossero impazziti d'improvviso e tuttiinsieme, da una parte il boss, per tenere carte compromettentinell’alloggio dei ragazzini adolescenti e della sua signora,dall'altra i suoi complici e i suoi famigliari, per preservare lecarte, se ve ne fossero state, a <strong>di</strong>sposizione degli inquirenti unavolta appresa la notizia della cattura, allora forse si sarebbepotuto portare a casa qualcosa con una perquisizione. Però nonrisulta che quella gente fosse pazza o sprovveduta. Tant'è veroche i mafiosi, non avendo notizie <strong>di</strong> particolari acca<strong>di</strong>menti in86


via Bernini, ma aspettandosi senz'altro una perquisizione, nellamattinata stessa dell'arresto manderanno una vedetta (MicheleTraina) alla volta della casa del Bion<strong>di</strong>no, l'autista catturatocon Riina, per verificare se questa fosse sotto perquisizione; e<strong>di</strong>nfatti, la trovarono sotto perquisizione. E nota bene: a detta <strong>di</strong>Brusca, ciò sarebbe avvenuto nella mattinata, dunque per laperquisizione delle stanze dell'autista non si sarebbe atteso conqualche probabile per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo, forse anche per qualchemezzoretta (cfr. testimonianza Aliquò), sino alle 14 fuori dellacaserma, come per quella della casa del boss. Pren<strong>di</strong>amo atto.Infatti, come spiega la sentenza, Brusca non appena avutanotizia della cattura dai “colleghi” al bar (10-15 minuti dopol'arresto, nella prima mattinata)“si recò, assieme a Leoluca Bagarella, nell’officina <strong>di</strong> MicheleTraina, per avere la conferma della notizia dai mezzi <strong>di</strong> informazioneed i particolari <strong>di</strong> come era avvenuta la cattura; (…)Visto che sulla stampa non usciva alcuna ulteriore notizia, <strong>di</strong>edeincarico al Traina <strong>di</strong> recarsi a casa <strong>di</strong> Bion<strong>di</strong>no Salvatore perverificare se fosse in atto la perquisizione dell’abitazione, ovequegli in effetti constatò la presenza <strong>di</strong> forze dell’or<strong>di</strong>ne. (Sentenza“Mori-Ultimo” - 2006)Il che comunque significa, com'era ovvio prevedere, che glistessi non potevano che essere sulle spine, in stato <strong>di</strong> massimavigilanza, nell'ansia se potessero arrivare o meno dei reparti, e87


che pertanto qualsiasi carta compromettente fosse stata presentein quella casa in quelle ore <strong>di</strong> ansia dei mafiosi, questaavrebbe certo potuto avere qualche <strong>di</strong>fficoltà a confermare lastessa presenza al momento <strong>di</strong> un'ipotetica perquisizione, ancoraintera ed in buono stato <strong>di</strong> salute, quando i reparti avesserofatto irruzione nell'abitazione all'ora prevista, verso le 15 delpomeriggio. Ora: la prospettiva <strong>di</strong> questa situazione, non potevanon essere tenuta nel dovuto conto da parte <strong>di</strong> coloro cui quelpomeriggio spettava decidere, come rileva a chiare lettere lasentenza del 2006. Stralciando invece dall’ossatura strategicatutti gli argomenti logici come questo, e rendendo così incomprensibilile ragioni vere <strong>di</strong> una scelta investigativa, per volerlainvece rappresentare come una mera rinuncia ad un blitzsenz’altro irrinunciabile sostituita soltanto dal mantenimento<strong>di</strong> un mezzo <strong>di</strong> osservazione nel vicolo, cui altresì pure in seguitosi rinunciò, si finisce per trasformare quello fra il ROS e imagistrati in una specie <strong>di</strong> convegno fra truffatori e babbialoni,una scellerata combutta fra un pinocchietto da una parte ed ilgatto e la volpe che lo manovrano dall’altra.Ma per noi questa, satira o meno, è solo mistificazione.E questo spiega come mai Caselli fa fatica ad ingoiar la pillola,che se fosse solo vera ed onesta satira, lo farebbe senza <strong>di</strong>fficoltà.Non per questo ci sentiamo però <strong>di</strong> compatire del tutto il dottor88


Caselli in questa imbarazzante situazione.Se infatti an<strong>di</strong>amo alla sentenza, a quei passaggi fondamentalidove viene illustrato un concetto ovvio, vale a <strong>di</strong>re:“Il servizio <strong>di</strong> osservazione, come già innanzi precisato, nonpoteva avere una valenza sostitutiva rispetto alla mancata perquisizionedel complesso e del cd. “covo”, in quanto non potevaimpe<strong>di</strong>re la <strong>di</strong>struzione od il trafugamento <strong>di</strong> materiale cartaceo,rilevante per la prosecuzione delle indagini, a mano dellastessa Bagarella o dei Sansone che vi abitavano”, e quin<strong>di</strong> lostesso “servizio <strong>di</strong> osservazione non sarebbe valso ad impe<strong>di</strong>rel’asportazione <strong>di</strong> eventuale materiale <strong>di</strong> interesse investigativo,che poteva essere evitata solo con l’imme<strong>di</strong>ata perquisizione”noi non possiamo credere che tale circostanza potesse non esserepercepita, al momento del decidere, da un magistrato dellasua intelligenza ed esperienza. E allora, se il dottor Caselli nonci aiuta a chiarire se sia vero o meno che il suo assenso a nonperquisire non fosse SOLTANTO motivato e fondato sul vincolodel mantenimento della sorveglianza <strong>di</strong> Via Bernini, come daanni tutti ci vogliono far credere, in quanto questo “non sarebbevalso ad impe<strong>di</strong>re l’asportazione <strong>di</strong> eventuale materiale <strong>di</strong> interesseinvestigativo, che poteva essere evitata solo conl’imme<strong>di</strong>ata perquisizione” , ma anche e soprattutto su ragionilogiche ed investigative razionali, in<strong>di</strong>pendenti da detto vincoloed importanti <strong>di</strong> per se stesse, e se non da atto insieme a noi <strong>di</strong>89


quanto rilevato dai giu<strong>di</strong>ci della sentenza, vale a <strong>di</strong>re che:Sulla base degli elementi fattuali più innanzi richiamati, apparecerto che l’attenzione investigativa del ROS... avesse ad oggetto,effettivamente, i fratelli Sansone e che in considerazione <strong>di</strong>tale indagine, la cui importanza fu esplicitata alla procura dellaRepubblica e da questa con<strong>di</strong>visa, si decise <strong>di</strong> nascondere il dato<strong>di</strong> conoscenza costituito da via Bernini, rischia <strong>di</strong> essere luistesso a suscitare perplessità, (e tanto da indurre i comici asentirsi autorizzati a fare del <strong>di</strong>leggio), per una scelta che invecenon avrebbe ragione <strong>di</strong> suscitarne, in termini <strong>di</strong> ponderatezza,se sostenuta sulla base delle sue integrali e realimotivazioni.Comunque sul finale la querelle si è ridotta, nelle ultime repliche,ad un comune convenire su quanto sia stato brutto, cattivo,e truffal<strong>di</strong>no il ROS dei carabinieri, sul quale lo sparpagliarefango, in certi ambienti, funziona sempre come un buon catalizzatore<strong>di</strong> un certo senso <strong>di</strong> fratellanza, come un buon apripistaper convergere tutti verso la fumata finale del calumet dellapace. Così la Guzzanti : “Nessuno mette in dubbio la versionedei fatti in cui il Ros agisce alle spalle della Procura <strong>di</strong> Palermo,con una serie <strong>di</strong> iniziative che portano alla mancata perquisizionedel covo <strong>di</strong> Riina. Questa versione è accolta perfino nellasentenza che assolve Mori perché il fatto non costituisce reato.”In realtà, cara Guzzanti, è proprio quella sentenza definitiva, a90


mettere in dubbio, ed anzi a smentire, quella “versione”, sentenzache sì, assolve Mori perchè il fatto non costituisce reato,ma sulla base <strong>di</strong> una motivazione esattamente contraria aquella da te postulata, espressa proprio quale conclusione dellasentenza stessa: “In conclusione, gli elementi che sono statiacquisiti non consentono ed anzi escludono ogni logicapossibilità … <strong>di</strong> affermare che la condotta tenuta dagliimputati nel periodo successivo all’arresto sia stata determinatadalla precisa volontà <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fatto affinché fosse eliminata ogni prova potenzialmentedannosa per l’associazione mafiosa.”Traduzione: è accertato che non c'è stato, essendo da escludersiogni logica possibilità che ci sia stato -, esclusa altresì la volontà<strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> fatto affinché fosse eliminataogni prova, - alcun inganno alla procura. Nessuna azione “allespalle” della stessa. Nessun dolo. Ovviamente, altrimenti sarebbestato reato. Altro che “versione accolta persino nellasentenza”!Non contenta poi la comica prosegue nel suo attacco al ROS, conuna bella petitio principii; “come mai, una volta appurato cheil Ros non ha rispettato le <strong>di</strong>rettive della procura provocandoquella che il dottor Scarpinato nel film definisce “unadelle più gravi per<strong>di</strong>te del patrimonio investigativo degliultimi anni”, la Procura <strong>di</strong> Palermo, che lui guidava, ha aspet-91


tato tanti anni per aprire un’inchiesta contro Mori, tanto che ilprocesso è iniziato nel 2003, <strong>di</strong>eci anni dopo l’accaduto?”Cara Sabina, come <strong>di</strong>ceva una battuta del <strong>di</strong>vertente repertorio<strong>di</strong> famiglia, “la domanda è mal posta”, perché che il ROS abbia“provocato” una grave per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> patrimonio investigativo, non èmai stato “appurato” e mai lo sarà, non essendo neppure plausibile.In questo libro ne avrai la <strong>di</strong>mostrazione.La domanda giusta invece era questa: come mai è stato apertoun processo contro gli uomini che catturarono Riina dopo ben 10anni dai fatti, senza che vi fosse neppure una sola prova o unasola testimonianza oculare e <strong>di</strong>retta non solo che il ROS avesseprovocato una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> patrimonio investigativo, ma che taleper<strong>di</strong>ta vi sia effettivamente stata? Eccola la domanda giusta,cara Guzzanti.In conclusione, a noi pare evidente che la cineasta sia dovutaricorrere, nel suo film, al cabaret, alla caricatura, perché <strong>di</strong>versamentequel colloquio, se reso nei suoi esatti termini, avrebbepotuto palesare il fatto che quella scelta investigativa concordatatra Ultimo e Caselli, era invero ragionata, ragionevole etutt’altro che “scellerata”, con buona pace dei vari giornalistiche hanno scritto il contrario, deridendone gli ideatori. E taletono canzonatorio, pare il frutto machiavellico <strong>di</strong> una tecnicaben precisa: affinché il pubblico possa maturare un’autonoma92


convinzione, pur in assenza <strong>di</strong> riscontri, dell'esistenza <strong>di</strong> un<strong>di</strong>segno criminale “<strong>di</strong>etro” ad un determinato comportamento,la prima regola è quella <strong>di</strong> far percepire tale comportamentocome, all'apparenza, clamorosamente privo <strong>di</strong> motivazioni comprensibilmenteserie. E allora, che cosa <strong>di</strong> meglio che non farsenebeffe, cercando <strong>di</strong> farlo apparire come la trama <strong>di</strong> unabarzelletta? Ed è ovvio che per la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> quei “principi percui Gian Carlo Caselli si è sempre battuto”, si debba impiegaresoltanto il meglio, come ad esempio lo sberleffo. Peccato peròche vestire <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>colo quel convegno, come vorrebbero Travaglio& Guzzanti, funziona sino a che non si deve affrontare il problema<strong>di</strong> quale ruolo e parte avesse avuto Caselli, in quel ri<strong>di</strong>coloconvegno, perché a quel punto all'ilarità rischia <strong>di</strong> sostituirsil'imbarazzo.E allora si passa alla fase successiva. Dopo gli sfottò e le risatine,i detrattori <strong>di</strong> Ultimo ritornano alle cose gravi: in realtà c'èpoco da ridere, ci ammoniscono (ricomposti) in un guizzo <strong>di</strong>seriosità, perché l'aver convinto Caselli a non perquisire, secondonoi ha comportato un inganno e comunque, quanto meno, peri giu<strong>di</strong>ci del processo, ha comportato una bella responsabilità<strong>di</strong>sciplinare.In un suo articolo, ad esempio, Marco Travaglio ci da dentroper contestare il collega Clau<strong>di</strong>o Cerasa, che su “Il Foglio”aveva osato far cenno al ruolo determinante <strong>di</strong> Caselli nella93


decisione <strong>di</strong> non perquisire, un po' sdegnato ed infasti<strong>di</strong>to daldover replicare a quello che definisce “un minore del giornalismo”(eh, sempre simpatico, Travaglio, sempre umile e brillanteallo stesso tempo). Ad ogni modo lo fa, cioè replica, e tanto perdare al collega una lezione da maggiore del giornalismo, glispiattella una bella sciarada, così come ora andremo ad illustrare.Infatti, pur <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che nell’azione <strong>di</strong> non perquisirei giu<strong>di</strong>ci nel 2006 avrebbero riscontrato una responsabilità<strong>di</strong>sciplinare del ROS e soltanto del ROS, ricorre a stralci testualidella sentenza <strong>di</strong> assoluzione <strong>di</strong> Mori e Ultimo, in questomodo:“l’omessa perquisizione e la <strong>di</strong>sattivazione del <strong>di</strong>spositivo<strong>di</strong> controllo” all’insaputa dei pm è “elemento certamenteidoneo all’insorgere <strong>di</strong> una responsabilità <strong>di</strong>sciplinare”dei due ufficiali. (“Disinformati sui fatti” <strong>di</strong> M. Travaglio – IlFatto Q. 12 giugno 2013)E’ importante, per fare chiarezza, cercare <strong>di</strong> non confondere omescolare o, ancor più grave, manipolare i capi d’imputazione ele varie condotte contestate, e soprattutto non assumere ilgiu<strong>di</strong>zio “A”, dato in sentenza alla condotta “B” , ed assegnarloimpropriamente alla condotta C, trasferendo, come si suol <strong>di</strong>re,la pallina da sotto il bicchierino A al bicchierino D con un abilegioco <strong>di</strong> destrezza tipico dei piccoli truffatori da metropolitana.94


Ma questo è invece proprio quanto avviene in questo passaggiodell'articolo <strong>di</strong> Travaglio.Ora lo <strong>di</strong>mostreremo nel dettaglio.LE SCIARADE DI MARCO TRAVAGLIOMarco Travaglio utilizza due virgolettati estratti testualmentedalla sentenza, per lasciar credere che “l’omessa perquisizione”sarebbe stata, secondo i giu<strong>di</strong>ci, un elemento dovuto ad unaqualche forma <strong>di</strong> irresponsabile in<strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> Mori e De Caprio.In realtà il primo virgolettato (“l’omessa perquisizione e la <strong>di</strong>sattivazionedel <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> controllo”) è “pescato” a pag. 93della sentenza (dove non si parla affatto <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong>sciplinari),il secondo invece (“elemento certamente idoneoall’insorgere <strong>di</strong> una responsabilità <strong>di</strong>sciplinare”) staziona apag. 107 (dove non si parla per niente <strong>di</strong> omessa perquisizionema <strong>di</strong> omesso invio <strong>di</strong> comunicazioni, com'è ovvio, altrimentiTravaglio non avrebbe avuto che da ricopiare la frase intera,invece <strong>di</strong> mettersi a sfogliare le pagine alla ricerca <strong>di</strong> quel chegli sembrava bello incerottare), sicché due porzioncine <strong>di</strong> frasisenza alcuna reciproca attinenza, essendo per giunta separatefra <strong>di</strong> loro da ben 14 pagine <strong>di</strong> sentenza, nell’articolo del vice<strong>di</strong>-95


ettore del Fatto, vengono sra<strong>di</strong>cate dalla loro sede naturale (equin<strong>di</strong> dal significato originale) e cucite artatamente fra <strong>di</strong> loro,con l’ausilio <strong>di</strong> un suo piccolo trait-d’union personale(“all’insaputa dei PM è”) così da assumere il significato desiderato,un significato tanto sconcertante (una responsabilità<strong>di</strong>sciplinare nell'omessa perquisizione? Ma per piacere...) quantomendace.Utilizzando lo stesso metodo, unendo cioè due virgolettatiestratti da uno stesso testo, dove essi sono si presenti, ma achilometri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza tra <strong>di</strong> loro, potremmo tranquillamenteaffermare che, su or<strong>di</strong>ne della regina malvagia “Il guar<strong>di</strong>acacciaportò Biancaneve nella foresta,” e, all’insaputa della regina,“la fece salire sul cavallo e partì con lei verso il suo palazzo trale nuvole... dove vissero, per sempre, felici e contenti!” E nonimporta se ci sono molte pagine <strong>di</strong> mezzo tra un virgolettato el’altro (dove tra l’altro al guar<strong>di</strong>acaccia subentrava pure unprincipe, a sposarsi Biancaneve per vivere poi nel castello fra lenuvole che era ovviamente suo, mica del cacciatore), ciò checonta è che le parole siano tutte estratte dalla stessa fontesenza essere mo<strong>di</strong>ficate, belle belle nelle loro virgolette. O no?96


Questo giochino, anche se in forma più “soft”, Travaglio lo aveva97


già collaudato nel 2006, quando nella foga <strong>di</strong> replicare ad unacritica della giornalista Antonella Serafini sul sitod’informazione “Censurati.it”, scrisse un articolo dal titolo“L'Ultimo chiuda la porta”, dove affermava:I giu<strong>di</strong>ci spiegano che “non è stato possibile accertare lacausale del comportamento degli imputati”: cioè perchéhanno omesso <strong>di</strong> perquisire il covo”Precisiamo che la frase è riportata in modo testuale, cosìcom’era pubblicata nell’originale <strong>di</strong> Travaglio, con uno stralciodella sentenza inserito fra due virgolette, ed una terza virgoletta<strong>di</strong> chiusura dopo la parola “covo”, mancante però della corrispondentee necessaria virgoletta <strong>di</strong> apertura. Sarà senz’altroun refuso, ma guarda caso il lettore da questo refuso ricaval’errata sensazione che anche le ultime parole siano estrattedalla sentenza. Invece, purtroppo, non è così, quelle sono madein Travaglio. Ma non solo. Anche il testo della sentenza compresonelle virgolette è stato mo<strong>di</strong>ficato. L’originale era:non è stato possibile accertare la causale delle condottedegli imputati.Qualcuno potrà ritenere strana ma irrilevante ed involontariaquesta alterazione del testo. Può darsi, ma siccome98


invece secondo noi nessuna alterazione “giornalistica” <strong>di</strong>un testo ufficiale è per caso, si trattasse anche <strong>di</strong> unavirgola, proviamo a riscrivere per intero la frase <strong>di</strong> Travaglionon mo<strong>di</strong>ficando il testo della sentenza originale:I giu<strong>di</strong>ci spiegano che “non è stato possibile accertare la causaledelle condotte degli imputati”: cioè perché hanno omesso <strong>di</strong>perquisire il covo”E si, suona un po’ male. Qualche lettore più attento sisarebbe potuto domandare il perché dell’uso del plurale (lecondotte) se si voleva in<strong>di</strong>care un’unica condotta omissiva,definita da Travaglio come l’aver “omesso <strong>di</strong> perquisire ilcovo”.Invece sostituendo quel plurale con il singolare “comportamento”,uno quella domanda non se la pone. Peccato,perché se qualcuno se la fosse posta andando a controllarela sentenza, avrebbe scoperto che i giu<strong>di</strong>ci quando parlavano<strong>di</strong> quelle “condotte”, non si stavano riferendo perniente all’aver “omesso <strong>di</strong> perquisire il covo” (frase chenella sentenza non esiste neppure), bensì al fatto che “Ilsito fu abbandonato e nessuna comunicazione ne vennedata agli inquirenti.”, circostanze, come vedremo nel99


dettaglio nel paragrafo a seguire, <strong>di</strong> nessuna attinenza conla “non perquisizione” del covo, perchè quando il giu<strong>di</strong>cerileva che Il sito fu abbandonato, egli non si riferisceall'abbandono del sito in danno ad una prospettata perquisizione,ma soltanto all'allontanamento dell'autoveicolo<strong>di</strong> sorveglianza statica dell'ingresso del quartiere in unafase in cui alla perquisizione si era già soprasseduto, dopoil 15 gennaio.Quin<strong>di</strong> non è vero, che i giu<strong>di</strong>ci abbiano rilevato responsabilità<strong>di</strong>sciplinari in merito alla “omessa perquisizione”, ma soltanto,semmai, in merito alla carenza <strong>di</strong> comunicazioni <strong>di</strong> servizio dalROS alla Procura (già, <strong>di</strong> quello si parlava, a pag. 107), aspettoben più marginale della vicenda e la cui evenienza, come sivedrà nei prossimi capitoli, era conseguente ad una condottatenuta in modo coerente tanto dal ROS quanto dalla Procura.Anzi, a sconfessare in maniera ancora più circostanziata lesciarade <strong>di</strong> Travaglio, sempre a pag. 107, i magistrati, a propositodell’interruzione della sorveglianza, proseguivano precisandopuntualmente:“Il servizio <strong>di</strong> osservazione, come già innanzi precisato, nonpoteva avere una valenza sostitutiva rispetto alla mancataperquisizione del complesso e del cd. “covo”, in quanto non100


poteva impe<strong>di</strong>re la <strong>di</strong>struzione od il trafugamento <strong>di</strong> materialecartaceo, rilevante per la prosecuzione delle indagini,a mano della stessa Bagarella o dei Sansone che vi abitavanoo anche <strong>di</strong> terzi che vi avessero acceduto, prestandosisolo ad in<strong>di</strong>viduare chi si sarebbe recato al residence edunque i contatti che la famiglia e i Sansone avrebberoavuto, tanto più considerando che, anche nelle valutazionidell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, si trattava <strong>di</strong> un’attività <strong>di</strong> duratanel tempo. Il ROS, sulla scorta <strong>di</strong> questa considerazione,<strong>di</strong>ede importanza precipua all’indagine sui Sansone, in senoalla quale il servizio <strong>di</strong> osservazione, a suo avviso, avevasenso se ed in quanto fosse stato possibile, in termini <strong>di</strong> sicurezza,ed utile in termini <strong>di</strong> risultati, per avere i Sansoneripreso, con la recuperata “tranquillità” dell’area, i loro contattiilleciti.”Ecco: una cosa era il “non perquisire”, il 15 gennaio, e completamenteun’altra era il “non sorvegliare” il cancello <strong>di</strong> Via Bernini,nei giorni successivi non potendo l’una avere una valenzasostitutiva dell’altra. Conseguentemente: quand'anche la carenza<strong>di</strong> aggiornamenti dal ROS alla Procura sullo stato dellasorveglianza possa correlarsi in qualche modo a carenze <strong>di</strong>natura “<strong>di</strong>sciplinare”, lo stesso fatto non può comportare inalcun modo analoga correlazione per quanto concerne invece ladecisione <strong>di</strong> non perquisire assunta il 15 gennaio, con buonapace <strong>di</strong> Travaglio e delle sue sciarade.101


Ma questo è un aspetto che sarà meglio approfon<strong>di</strong>to nei capitolisuccessivi.1.5 In conclusione: nessuna omissione e nessuna <strong>di</strong>menticanzanella decisione <strong>di</strong> non perquisireAd ogni modo, nessuna “colpa”, nessuna “omissione”, nessuna“<strong>di</strong>menticanza”, nulla <strong>di</strong> “inspiegabile” nella decisione <strong>di</strong> nonperquisire: la motivazione doveva esserci e doveva essere razionalee capace <strong>di</strong> per se stessa <strong>di</strong> prevalere rispetto alle altreopzioni, ed infatti c’era, era razionale, ed era prevalente, ederivava dalla messa a confronto fra le minime possibilità (ipotetiche,certo, ma comunque ponderate) <strong>di</strong> ottenere qualcherisultato utile da una perquisizione fatta dopo tante oredall’arresto in un comprensorio dove non risultava la presenza<strong>di</strong> un “covo” del solo Riina, bensì dell’abitazione dei famigliari(moglie e 4 ragazzini) e <strong>di</strong> qualche probabile complice (l’autistadella Bagarella e i Sansone), i quali stavano certamente prontia tenere in salvo, agendo nell’arco <strong>di</strong> pochi minuti, eventualicarte (ove esistessero), e le maggiori possibilità <strong>di</strong> arrivareinvece a catturare altri latitanti della cosca, del calibro ad es. <strong>di</strong>Bagarella, mantenendo “sotto copertura” i dati relativi alleconoscenze in possesso degli inquirenti - covo, e identità deicomplici – e facendo così in modo che gli stessi “tenutari” <strong>di</strong>quella villa, ritenendo <strong>di</strong> averla fatta franca, fungessero da“esca lunga” per far cadere nella rete, prima o poi, il maggior102


numero possibile <strong>di</strong> pesci, grossi e meno grossi.Nel lasso temporale tra l’arresto ed il pranzo <strong>di</strong> fine mattinata/primopomeriggio, frangente in cui Ultimo si presentò aCaselli, c’era, come abbiamo <strong>di</strong>mostrato, il tempo <strong>di</strong> inviare perintanto delle prime squadre <strong>di</strong> pronto intervento a presi<strong>di</strong>are ilcomprensorio <strong>di</strong> Via Bernini ed a verificare la posizione dei varioccupanti le ville, in maniera da incominciare ad in<strong>di</strong>viduarequella giusta e cercando d'impe<strong>di</strong>re così eventuali tentativid’inquinamento delle possibili prove al suo interno, mentreUltimo non avrebbe potuto controllare o evitare questo eventoavendo trascorso la maggior parte della mattinata in Regione,né egli ha agito in alcun modo che potesse indurre a sospettareche intendesse farlo.Lo stesso fece Mori, che nella riunione in cui si deliberò <strong>di</strong> perquisire,si espresse persino a favore.E, si ba<strong>di</strong> bene, non solo non è <strong>di</strong>mostrata un’imme<strong>di</strong>ata preoccupazioneda parte <strong>di</strong> Ultimo e Mori, nei momenti successivil’arresto, <strong>di</strong> tutelare il covo da perquisizioni me<strong>di</strong>ante la propriainfluenza, ma è <strong>di</strong>mostrata su basi logiche l’inesistenza <strong>di</strong> talepreoccupazione o <strong>di</strong> attività conseguenti da parte <strong>di</strong> entrambi.Se fosse vero che esisteva un accordo preciso tra il ROS edelementi criminali affinché il covo non fosse visitato dopol’arresto, Ultimo avrebbe dovuto cercare <strong>di</strong> ottemperare a taleaccordo imme<strong>di</strong>atamente dopo l’arresto, concordando subito ilrinvio con i magistrati, e NON fermando in extremis il reparto,103


soltanto nel primo pomeriggio, che è invece quanto avvenuto.E soprattutto, nella mattinata, avrebbe dovuto farlo Mori, cheinvece non l'ha fatto.In conclusione: domandarsi perché non fu effettuata la perquisizionedella villa <strong>di</strong> Via Bernini quel 15 gennaio 1993, significanon sapere che la ragione era da ricercarsi in una <strong>di</strong>versa strategiainvestigativa mirata allo smantellamento ed annichilimentodella cosca, strategia fondata sul metodo “Dalla Chiesa”.Il giornalista Pecorelli scriveva che Dalla Chiesa applicava ilprincipio: meglio una gallina domani che l’uovo oggi. Preferivapuntare ad un colpo più grosso piuttosto che intervenire subitoo affrettatamente. Questa era quin<strong>di</strong> una strategia che non sipoteva perseguire se si fosse perquisita la villa con molte ore <strong>di</strong>ritardo rispetto al tempo utile a reperire prove significative, colsolo risultato <strong>di</strong> mettere in allarme i mafiosi e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> annichilirel'inchiesta, in cambio <strong>di</strong> un probabile nulla, una strategia<strong>di</strong> cui Caselli, capo della Procura, era stato informato e chelo stesso Caselli ha adottato, con<strong>di</strong>videndola; perché un capo,una strategia, se non la con<strong>di</strong>vide, non la adotta.Molti invece, come ad esempio Travaglio, danno mostra <strong>di</strong> nonsaperlo.104


2 Seconda vulgataPoiché il magistrato ha <strong>di</strong>sposto <strong>di</strong> sospendere la perquisizione della casa<strong>di</strong> Riina “sull’indefettibile presupposto” che questa sarebbe rimasta sottostretta sorveglianza da parte del ROS, la decisione <strong>di</strong> Ultimo <strong>di</strong> sospenderedetta sorveglianza comporta l’automatica e univoca responsabilità dello stessocapitano Ultimo per l’eventuale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong> interesse giu<strong>di</strong>ziariopresente nel covo che si sarebbe potuto riscontrare invece perquisendo,ovvero sorvegliando la casa anziché perquisendola.Ne consegue che l’omissione della sorveglianza della casa <strong>di</strong> Riina nei giornisuccessivi al suo arresto, dovendo detta sorveglianza protrarsi in surrogaall’omessa perquisizione e dovendone elidere o sopperire le conseguenzenegative per l’indagine, <strong>di</strong>viene il solo ed unico comportamento censurabileanche nelle veci dell’omessa perquisizione stessa, con l’effetto <strong>di</strong> ricondurreogni responsabilità, per l’eventuale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> prove, al ROS e soprattutto adUltimo, e tenendo invece completamente indenne la procura da ogni possibilegiu<strong>di</strong>zio per l'avere <strong>di</strong>sposto essa stessa la sospensione della perquisizione, il15 gennaio 1993, essendo stato il magistrato or<strong>di</strong>nante, <strong>di</strong> fatto, “ingannato”dai carabinieri.105


“L’or<strong>di</strong>ne Caselli lo <strong>di</strong>ede, poi lo revocò perché Mori e DeCaprio chiesero un rinvio: ma “sul presuppostoindefettibile che fosse proseguito il servizio <strong>di</strong> videosorveglianza”,che invece fu subito ritirato;” …(“Disinformatisui fatti” <strong>di</strong> M. Travaglio – Il Fatto Q. 12 giugno 2013)“E lì succede quel fatto increscioso: il R.O.S. arresta Riinapromette che sorveglierà giorno e notte la casa doveRiina era latitante per vedere se arrivavano altri mafiosi,perché i mafiosi non sapevano che era stato scoperto il covo,Riina era stato arrestato lontano da casa, dopo<strong>di</strong>chéingannando la procura <strong>di</strong> Caselli, gli uomini del R.O.S.abbandonano il covo, lo lasciano incusto<strong>di</strong>to e lo lascianoperquisire a Cosa Nostra. Che l'abbiano fatto apposta, che nonl'abbiano fatto apposta, che si siano <strong>di</strong>menticati, che si sianosbagliati, non lo sappiamo. Il processo che si è tenuto fino adue anni fa a Palermo, non ha appurato il dolo, non poteva delresto appurare che Mori e l'allora capitano Ultimo avesserofatto apposta queste omissioni per favorire la mafia, questa eral'accusa, da questa sono stati assolti, ma il processo haappurato che il covo non è stato sorvegliato e non è statoperquisito e quin<strong>di</strong> chi lo ha perquisito? Cosa Nostra,capeggiata da chi? Dopo l'arresto <strong>di</strong> Riina, da Provenzano.”(IL PATTO TRA STATO E MAFIA - <strong>di</strong> Marco Travaglio daDvd: "Passaparola Vol. 3 - Mafiocrazia")106


“La Procura riteneva, secondo quanto emerge dall' accusa, cheil blitz fosse stato sospeso perché l' attività <strong>di</strong> controllo eosservazione al covo sarebbe proseguita. Invece nessunocontrollò e quel covo fu "perquisito" soltanto 17 giorni dopo. Lamoglie <strong>di</strong> Totò Riina ed i figli se n' erano andati in<strong>di</strong>sturbati aCorleone ed in quella casa non fu trovato nulla.” –(“Patronaggio parla del covo <strong>di</strong> Riina: Caselli ci fermò surichiesta dei Ros” <strong>di</strong> Francesco Viviano - Repubblica — 27settembre 2005)“Il pm Prestipino va al cuore dell' accusa: «Questo non è ilprocesso al Ros né alla brillante carriera <strong>di</strong> due ufficiali. Maera stata data assicurazione che l' osservazione del covosarebbe proseguita. Solo per questo motivo fu sospesa laperquisizione che la territoriale era pronta a fare.Invece, già alle 16 del giorno della cattura, il servizio del Rosveniva interrotto. E non venne mai data alcuna comunicazioneall' autorità giu<strong>di</strong>ziaria». (“Covo <strong>di</strong> Riina, assolvete Mori” <strong>di</strong>Salvo Palazzolo - Repubblica — 14 febbraio 2006)“i magistrati … citano uno dopo l' altro i fatti avvenuti. Primo:«La mancata perquisizione è addebitabile a indubbie condotteanomale <strong>di</strong> ufficiali del Ros che avevano suggerito <strong>di</strong> rinviarel' imme<strong>di</strong>ata perquisizione assicurando agli altri loro colleghi107


dell' Arma e alla Procura che la villa sarebbe rimasta sottocostante osservazione al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare altri mafiosi che vifossero recati». Secondo: «Incomprensibilmente invece taleattività <strong>di</strong> osservazione fu sospesa senza preavvertire nessuno».Terzo: «L' inopinata sospensione...consentì invece ai mafiosi<strong>di</strong> agire in<strong>di</strong>sturbati, provvedendo allo svuotamento dellacasa...fino al prelievo <strong>di</strong> una cassaforte che, secondo GiovanniBrusca, avrebbe potuto anche contenere documenti <strong>di</strong> Riina».(“Un <strong>di</strong>ario accusa Mori sui misteri del covo <strong>di</strong> Riina” – <strong>di</strong>Attilio Bolzoni - Repubblica — 25 maggio 2003)2.1 l'effettiva importanza del sorvegliare via BerniniAbbiamo visto nel capitolo precedente quali fossero le ragioniche in<strong>di</strong>rizzarono gli inquirenti alla decisione <strong>di</strong> nonperquisire la casa dei Riina. Si tratta <strong>di</strong> ragioni in<strong>di</strong>pendenti,<strong>di</strong> natura strategica, valutate nel corso <strong>di</strong> una riunione in cuisi presentava la necessità <strong>di</strong> effettuare imme<strong>di</strong>atamente unascelta: o cercare e perquisire una casa, dall'ubicazione esattaancora ignota, dove vivevano la moglie e i ragazzini <strong>di</strong> Riina edove da alcune ore si trovavano, probabilmente già in statod'allerta e <strong>di</strong> emergenza, per la cattura del boss, alcuni suoicomplici, oppure mantenere la copertura e proseguireun'inchiesta già avviata che prevedeva <strong>di</strong> usare come esche glistessi complici, me<strong>di</strong>ante metodo d'indagine classico checomportava sorveglianze, pe<strong>di</strong>namenti, ricerche, ed anche108


l'impiego <strong>di</strong> intercettazioni (che tra l'altro erano già in corso, ilgiorno dell'arresto), per potere arrivare a <strong>di</strong>sarticolare lastruttura militare e quella finanziaria della cosca, edarrestare altri appartenenti alla stessa, magari latitanti <strong>di</strong>spicco, essendo quella l'unica pista aperta e possibile, in quelmomento, in quella <strong>di</strong>rezione. La perquisizione invece avrebbechiuso e bruciato quella pista.Caselli scelse <strong>di</strong> rinunciare alla perquisizione, ma con laprescrizione accessoria ma, a suo <strong>di</strong>re, inderogabile, <strong>di</strong>mantenere in essere l'osservazione <strong>di</strong> Via Bernini. E bene, oraapprofon<strong>di</strong>remo.Che la prescrizione fosse inerente alla sola sorveglianza dellavia in prossimità del cancello carraio <strong>di</strong> ingresso alcomprensorio delle ville dei Sansone, e non al covo specifico <strong>di</strong>Riina o ad altri luoghi particolari maggiormente definiti, loconferma il PM Aliquò in questa sua testimonianza:ALIQUO' - …. se ne parlò anche con Caselli e con gli altricolleghi presenti e alla fine si decise <strong>di</strong> fare così. Dico, “ beh ...rischiamo, è una scelta <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> politica giu<strong>di</strong>ziaria, largoconsenso ... <strong>di</strong> politica investigativa". E potevamo sceg1iere<strong>di</strong> procedere imme<strong>di</strong>atamente oppure <strong>di</strong> aspettarequalche giorno. E abbiamo detto: “aspettiamo, non oltre lequarantotto ore e ve<strong>di</strong>amo che cosa succede , purchè sia109


tenuta sotto sorveglianza l'uscita" che noi conoscevamo. ““L'uscita” che loro conoscevano, sarebbe quella delcomprensorio, protetta da un cancello carraio.Tutto il comprensorio era recintato per un'altezza <strong>di</strong> 2 metri emezzo, e pertanto il “mandato” dei magistrati, non poteva cheessere circoscritto alla sola osservazione del cancello. E frapoco vedremo anche meglio <strong>di</strong> come e quanto ne fosseroconsapevoli, i magistrati, <strong>di</strong> tale circostanza.Inoltre, siccome siamo in presenza del passaggio certamentepiù delicato <strong>di</strong> tutta la vicenda, vorremmo permetterci <strong>di</strong> farnotare che quando il dr. Aliquò pronuncia le parole “potevamosceg1iere <strong>di</strong> procedere imme<strong>di</strong>atamente oppure <strong>di</strong> aspettare110


qualche giorno”, non sta in realtà parlando <strong>di</strong> due opzioniproprio proprio <strong>di</strong> valenza analoga, nonostante l'utilizzo deltermine “oppure”. Procedere imme<strong>di</strong>atamente, era una cosa, easpettare qualche giorno, completamente un'altra,“sorveglianza” <strong>di</strong> via Bernini, o meno. Non dobbiamo infatti<strong>di</strong>menticare che l'obbiettivo <strong>di</strong> un'eventuale perquisizione, nonpoteva che riguardare materiale documentale. Quando siirrompe nell'abitazione dei famigliari <strong>di</strong> un latitante, unaseconda fonte <strong>di</strong> interesse giu<strong>di</strong>ziario, oltre ad eventualidocumenti, può riguardare anche ogni traccia generica chepossa condurre al ricercato, come ad esempio la ricevuta <strong>di</strong>una pizzeria, un numero <strong>di</strong> telefono appuntato, un cellulareriservato. Ma nel caso della villa <strong>di</strong> Via Bernini, questo genere<strong>di</strong> cose non poteva più interessare, perché il boss era già statocatturato. Quin<strong>di</strong> si parla <strong>di</strong> eventuali carte personali <strong>di</strong>Riina, magari anche riferibili ad altri mafiosi o a complici o aconniventi anche politici, dal rilevante interesse giu<strong>di</strong>ziario,ma soltanto <strong>di</strong> quelle.Il pericolo eventuale da scongiurare, era quello della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>quel materiale documentale, se vi fosse stato.E allora noi ci troviamo, semplicemente, da una parte Ultimo,che afferma <strong>di</strong> aver consigliato il mantenimento dellacopertura sul comprensorio e sui complici del boss nonvedendo prospettive nel perquisire, essendo convinto che inquella casa abitata dai famigliari e presi<strong>di</strong>ata dai complici,nel pomeriggio del 15 gennaio, dopo alcune ore dalla cattura <strong>di</strong>111


Riina, non fosse possibile rinvenire nulla <strong>di</strong> rilevante, edall'altra i magistrati, che volendo invece considerare comepresumibile che in quella casa nel pomeriggio del 15 gennaiovi fossero documenti scottanti, affermano <strong>di</strong> aver scelto,avendone la possibilità (“potevamo”), <strong>di</strong> aspettare qualchegiorno lasciando la casa in mano ai mafiosi che lapresi<strong>di</strong>avano, perchè comunque avevano previstoun'osservazione <strong>di</strong> un cancello carraio dal quale si potevasorvegliare solo un viottolo, nessuna delle abitazioni interneessendo visibile, (il comprensorio era circondato da unarecinzione alta più <strong>di</strong> 2 metri). Eh, ma se le cose stanno così,allora l'inganno <strong>di</strong> cui parlano Travaglio e la Guzzantipotrebbe esserci davvero stato, nel senso che i magistratipotrebbero effettivamente essersi ingannati, ma da soli,perchè non risulta mica essere stato Ultimo a convincerli cheuna sorveglianza del genere sarebbe stata così utile da potersopperire alle per<strong>di</strong>te conseguenti dal non perquisire, fino agiustificarlo.Se poi Travaglio nei suoi articoli rileva che da parte dei magistrati,quel pomeriggio in cui decisero, “l’aspettativa su quelche si sarebbe trovato nel covo era enorme.” tanto da poteressere convinti, secondo Travaglio, solo con l''inganno, come siconcilia questa visione dei fatti con quella <strong>di</strong> Aliquò quando<strong>di</strong>chiara “ potevamo sceg1iere <strong>di</strong> procedere imme<strong>di</strong>atamenteoppure <strong>di</strong> aspettare qualche giorno”?112


Possiamo prenderci la licenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che la versione <strong>di</strong> Ultimopare coerente, e invece quella dei magistrati, o peggio quelladei magistrati in combinazione con quella <strong>di</strong> Travaglio, nonaltrettanto?Come può sussistere la possibilità <strong>di</strong> aspettare qualche giorno,se si ritiene <strong>di</strong> potere o dovere mettere in salvo eventualemateriale probatorio facilmente occultabile o sopprimibile(carte) sulla quale si nutrono “enormi aspettative”, quando si èpienamente consapevoli che i complici <strong>di</strong> Riina, in allarme perla cattura, presi<strong>di</strong>avano la casa e che la casa era ignota e<strong>di</strong>solata, e pertanto non osservabile dal punto <strong>di</strong> osservazioneprevisto nella via, per cui i mafiosi erano certamente liberi <strong>di</strong>agire all'interno della casa per tutto il periodo del rinvio? Saràpure per questa ragione che i giu<strong>di</strong>ci nella sentenza del 2006hanno osservato che anche i magistrati, in merito aidocumenti, non potevano “non essersi rappresentati checon il rinvio della perquisizione non si sarebbe potutoimpe<strong>di</strong>rne la <strong>di</strong>struzione o comunque la <strong>di</strong>spersione adopera <strong>di</strong> terzi.”E allora, prima <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care Ultimo per il modo in cui hagestito l'osservazione <strong>di</strong> Via Bernini, vogliamo prima cercare<strong>di</strong> capire quanto realmente poteva contare, questaosservazione , per quei magistrati che oggi la definiscono113


“indefettibile” ,e per quelle che potevano essere le loro realiaspettative?Ci proviamo.Dunque ancora il dr. Aliquò, nella sua testimonianza, ci aiutaa capire il reale stato dei fatti.Incalzato dalla <strong>di</strong>fesa degli imputati e dal presidente chevorrebbero sapere da lui se e in che circostanze avesse assuntoinformazioni sulle modalità <strong>di</strong> abbandono della villa da partedella Bagarella, egli ad un certo punto, non essendo in grado<strong>di</strong> fornire una risposta precisa e sotto evidente pressione, silascia sfuggire una giustificazione che ha dell'incre<strong>di</strong>bile:AVVOCATO MUSCO. Senta, ma nessuno in Procura poi hachiamato gli ufficiali della Territoriale o delR.O.S. per <strong>di</strong>re "Come è uscita la Bagarella?Avete filmato la Bagarella?” nessuno hachiesto conto...?TESTE ALIQUO'. Certo che è stato reso conto.AVVOCATO MUSCO. E a chi l'avrebbe chiesto?TESTE ALIQUO'. A chi è... ai vari ufficiali, probabilmente fuchiesto un po' a tutti, ma che io sappianessun chiarimento si è avuto subito... come èuscita!AVVOCATO MUSCO. Lei ricorda chi l'ha chiesto? Lei ha convocato114


qualcuno, ha convocato De Caprio che era ilresponsabile della..?TESTE ALIQUO'. No, ho affidato questa indagine ad uno deicolleghi che faceva... che seguiva...AVVOCATO MUSCO. E ricorda chi era questo collega che seguivaqueste cose?TESTE ALIQUO'. No, questo non gli ho posso... forse Lo Voi,ma non ne sono sicuro.AVVOCATO MUSCO. Lei non ne è sicuro.PRESIDENTE. Ma con riferimento...TESTE ALIQUO'. Ma sicuramente posso essere sicuro che nonportò ad alcun risultato concreto.PRESIDENTE. Con riferimento a questo episo<strong>di</strong>o, lei poco faha detto che in Procura si avvertì dellostupore.TESTE ALIQUO'. Eh certo, come fece a uscire!PRESIDENTE. E ha detto "È passata sotto gli occhiqualcuno". Questo presuppone...AVVOCATO MUSCO. Va bene, glielo stavo chiedendo io... vabbe’,glielo stavo chiedendo io ma... faccia,faccia.PRESIDENTE. Credevo che lei stesse passando ad altro,quin<strong>di</strong> questa era una esigenza <strong>di</strong> continuitàlogica.AVVOCATO MUSCO. No, ma ci stavo andando ho il testo...PRESIDENTE. Quin<strong>di</strong> con riferimento a questo stupore, sichiesero notizie in merito, per sapere comeera uscita, se era stata vista o no... uscire dalcomplesso <strong>di</strong> via Bernini?115


TESTE ALIQUO'.Vede Presidente, una macchina cheporta una persona, può anchenascondere questa persona fra un se<strong>di</strong>lee l'altro per cui non si vede nemmeno.Quin<strong>di</strong>, anche a voler ipotizzare unasorveglianza continua sul posto, possononon rendersi conto che è passata unamacchina...Attenzione dunque a questo passaggio. Per chi non avesse bencompreso, cercheremo <strong>di</strong> spiegare perché è così importante: alfine <strong>di</strong> negare e/o <strong>di</strong> motivare la mancanza, postulata dalla<strong>di</strong>fesa degli imputati, <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento con il ROS e lacarenza <strong>di</strong> richieste <strong>di</strong> informative al ROS da partedell'autorità giu<strong>di</strong>ziaria, persino in uno dei momenti, a dettadegli stessi PM, più sconcertanti, vale a <strong>di</strong>re la c.d. “fugain<strong>di</strong>sturbata” della Bagarella dal comprensorio (in realtà nonc'era nulla <strong>di</strong> sconcertante, la Bagarella non era una latitanteed il suo fermo non era assolutamente pianificato, perché, tral'altro, incompatibile con la strategia investigativa adottata,quella <strong>di</strong> mantenere Via Bernini sotto copertura; una voltaarrestato il marito, se ne andò semplicemente alla casa <strong>di</strong>Corleone, dove l'attendevano carabinieri e polizia per uncontrollo), Aliquò arriva ad ammettere che la previstasorveglianza continua non avrebbe comunque potutogarantire un'osservazione dei dettagli relativi alle modalità <strong>di</strong>116


fuga, anzi, non avrebbe neppure potuto garantire lapercezione, <strong>di</strong> questa fuga, perchè bastava che la Bagarellachinasse il capo <strong>di</strong>etro ai se<strong>di</strong>li, e quello sarebbe statoregistrato come il passaggio <strong>di</strong> una vettura rientrante nelnormale traffico veicolare del comprensorio. E la ragione percui noi possiamo tranquillamente ritenere che il dr. Aliquòstia parlando in piena consapevolezza ed a ragion veduta enon per ipotesi, in merito alle scarse possibilità e quin<strong>di</strong> allereali finalità <strong>di</strong> quell'osservazione, era che i procuratoriavevano già potuto visionare, alla data dell'arresto, le ripresevideo dei giorni precedenti (e da quello che già doveva essere ilmiglior punto <strong>di</strong> ripresa), e quin<strong>di</strong> avevano già recepito, almomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre la continuazione della sorveglianza nelpomeriggio del 15 gennaio, che tale sorveglianza non potevaprodurre nulla <strong>di</strong> più che la registrazione delle varie auto alpassaggio dal cancello del comprensorio, senza neppure poterpercepire da quali case provenissero, e figuriamoci se potevarilevare documenti nascosti a bordo.Ecco, forse quel PM non si è reso conto <strong>di</strong> averecontestualmente ammesso, con quelle parole, che questasorveglianza, <strong>di</strong>pinta dai procuratori e dai giornalisti comesacrosanta, indefettibile, inderogabile, inamovibile einsospen<strong>di</strong>bile, in realtà aveva tutti i requisiti e le carte inregola per non servire a un bel nulla (salvo forse a far saltarel'operazione in corso se i mafiosi in stato <strong>di</strong> allerta avessero117


iscontrato la presenza fissa del furgone sul cancello, conrischio per la sicurezza degli occupanti), ed era elu<strong>di</strong>bile daimafiosi semplicemente chinandosi <strong>di</strong>etro ai se<strong>di</strong>li al passaggiodal cancello della loro auto. Non solo: il dr. Aliquò ha anche<strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> essere ben consapevole delle modalità con cuidoveva espletarsi detta “indefettibile sorveglianza continua”:si trattava <strong>di</strong> un'osservazione del cancello carraio ( e NON delcovo, o dell'ingresso del covo, perchè lì la Bagarella si sarebbesenz'altro vista) e quin<strong>di</strong> soltanto del transito, attraverso lostesso, <strong>di</strong> veicoli che avrebbero potuto tranquillamentetrasportare persone capaci <strong>di</strong> rendersi invisibili abbassando ilcapo (per non parlare <strong>di</strong> ciò che avrebbe potuto esserci neibauli). E precisiamo: il fermo o il pe<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> tali veicolinon era previsto in alcun modo, nell'ambito <strong>di</strong> quella strategiainvestigativa. Soltanto la sorveglianza statica. Questo concettoè ben riba<strong>di</strong>to nella sentenza <strong>di</strong> Palermo del 2006:“ La telecamera (piazzata sul furgone <strong>di</strong> sorveglianza – ndr) ,però, era in grado <strong>di</strong> riprendere solo per pochi metri il vialeinterno e dunque non era possibile “seguire” le auto che vitransitavano sino alle singole unità immobiliari, alle qualierano <strong>di</strong>rette o dalle quali uscivano; pertanto, non era neppurepossibile stabilire quante fossero le villette esistenti nelresidence”E allora, ci doman<strong>di</strong>amo: dunque il capitano Ultimo ed il suo118


comandante, che hanno sospeso la sorveglianza in via Berniniallo scopo <strong>di</strong> lasciar raffreddare il luogo ed i mafiosi che sitrovavano in stato <strong>di</strong> allerta per l'arresto del capo e per lapresenza <strong>di</strong> giornalisti in zona, sono stati processati in un'aula<strong>di</strong> giustizia, con l'accusa <strong>di</strong> aver favorito la mafia, solo per aversospeso per ragioni <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> tutela dell'inchiesta incorso, una sorveglianza <strong>di</strong> simil fatta? Sarebbe quella lasorveglianza, il presupposto indefettibile sul quale la procurasi è determinata a non perquisire, ed in mancanza del quale lastessa procura si è sentita ingannata?Quin<strong>di</strong> che gli dessero un taglio una buona volta, Travaglio elo stormo <strong>di</strong> corvi neri che gli va appresso, a sparate del tipo“promisero alla Procura <strong>di</strong> sorvegliare 24 ore su 24 il covo <strong>di</strong>Riina, poi l'abbandonarono dopo poche ore, lasciando credereper 19 giorni che fosse ancora pattugliato e consentendo allamafia <strong>di</strong> svuotarlo <strong>di</strong> tutto, compresi i documenti”poiché, fermo per intanto il fatto che la sorveglianza non erarivolta al “covo <strong>di</strong> Riina”, che non si sapeva neppure qualefosse, ma soltanto all'esterno del comprensorio, comunque nonera certo mantenendo quella sorveglianza che si sarebbepotuto evitare l'asportazione <strong>di</strong> documenti, anche volendoipotizzare che ve ne fossero:“il servizio <strong>di</strong> osservazione non sarebbe valso ad impe<strong>di</strong>rel’asportazione <strong>di</strong> eventuale materiale <strong>di</strong> interesse investigativo, che119


poteva essere evitata solo con l’imme<strong>di</strong>ata perquisizione” (sentenza“Mori-Ultimo 2006)Quella sola osservazione statica non sarebbe stata, perammissione persino <strong>di</strong> un PM, all'epoca incaricato, in<strong>di</strong>battimento, <strong>di</strong> alcun impe<strong>di</strong>mento se qualcuno avessevoluto trasferire in modo occulto la moglie <strong>di</strong> Riina,figuriamoci dunque se non sarebbe potuta avvenire la stessacosa con della documentazione nascosta in qualche veicolo, pertrasferirla fuori del comprensorio, o ancor meglio per<strong>di</strong>struggerla all'interno dei 2,5 metri <strong>di</strong> recinzione delcomprensorio stesso, senza che potesse essere “osservata” inalcun modo dal punto <strong>di</strong> sorveglianza <strong>di</strong> via Bernini. Anzi, lapresenza del furgone <strong>di</strong> sorveglianza nella strada, avrebbepotuto dare persino copertura ad eventuali operazioni benpianificate ed occultate <strong>di</strong> trasferimento o <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione (che<strong>di</strong>avolo può fare o osservare, un servizio <strong>di</strong> sorveglianzastatica esterno, se qualcuno sta sciogliendo ad esempionell'acido, o triturando, o bruciando, un kg <strong>di</strong> documenti nelbagno <strong>di</strong> un'abitazione, o se intervengono due imbianchini perritinteggiare dei muri, oppure Tito per ri<strong>di</strong>pingere il tetto, o setransita un'autovettura col baule pieno <strong>di</strong> chissà cosa?). E ciò,a maggior ragione qualora i vertici del ROS, come insinua ildelirio dei “trattativisti”, avessero davvero stipulato unaccordo con la mafia per la salvaguar<strong>di</strong>a dei documenti <strong>di</strong>Riina: ecco, a quel punto or<strong>di</strong>nare al furgone <strong>di</strong> mantenersi120


fermo a filmare e tenere sotto sorveglianza l'uscita delquartiere senza muoversi per almeno una bella settimana,sarebbe stata la copertura perfetta, mentre i mafiosi, fortidegli accor<strong>di</strong> della trattativa, trasferivano in 15-30 minuti lamattina stessa dell'arresto, o anche il giorno dopo, l'interacopia dell'archivio <strong>di</strong> Andreotti o del SID deviato, passandoin<strong>di</strong>sturbati dal cancelletto sul retro o magari anche da quelloprincipale, rannicchiati nella centina <strong>di</strong> un motocarro. Perchèdunque allontanarlo, quel furgone, se il piano era quello <strong>di</strong>coprire i mafiosi nell'occultamento <strong>di</strong> documentazione?Bastava or<strong>di</strong>nare al furgone <strong>di</strong> stare immobile e riprenderetutto quel che succedeva al cancello <strong>di</strong> Via Bernini, e così sisarebbe rispettata sia la <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> sorveglianza <strong>di</strong>Caselli, evitando umilianti processi, sia la trattativa con lamafia che avrebbe potuto accendere il camino con tutto quelche gli pareva.Si tratta <strong>di</strong> considerazioni talmente lineari ed evidenti, cheper non correre il rischio che qualche lettore più sveglio possaarrivarci da solo, domandandosi quanto potesse essererealmente utile e capace <strong>di</strong> surrogare una perquisizione, unasorveglianza stradale da Via Bernini, alcuni giornalisti piùattenti a che la riscrittura della storia sia ben blindata,provvedono ad inserire alcune menzogne ben stu<strong>di</strong>ate nelquadro circostanziale, frottole <strong>di</strong> quelle capaci <strong>di</strong> convincereanche un mulo, qualora avesse dubbi sulla plausibilità121


dell'idea che una persona come il capitano Ultimo possa celareun temperamento criminale. E così, tanto per prenderne uno acaso, Marco Travaglio va in televisione, sorridente comesempre, e spara questa balla: “inopinatamente alle 4 dellostesso pomeriggio <strong>di</strong> quel 15 gennaio, il furgone camuffato deiRos, abbandona la zona antistante via Bernini e staccaanche la telecamera che era nascosta in un lampione eriprendeva giorno e notte l'ingresso della zonaresidenziale” . Poi, non contento, mette giù la stessa ballaanche per iscritto “tolgono pure la telecamera nascosta inun lampione”, nel suo articolo “l'Ultimo chiude la porta”.Eh beh, così sì. Se c'è una telecamera nascosta su un lampionee questa viene tolta a bella posta, come poter nutrire ancoradubbi sulle intenzioni criminali che si possono nascondere<strong>di</strong>etro ad un'azione simile? Un conto è allontanare un furgonedotato <strong>di</strong> telecamera a bordo per ragioni <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong>tutela <strong>di</strong> un'indagine sotto copertura, tutto un altro èarrampicarsi su un lampione per rimuovere una telecameranascosta. Si tratterebbe quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un elemento <strong>di</strong> prova <strong>di</strong>un’intenzione maligna e dolosa, contro il quale neppureUltimo potrebbe <strong>di</strong>fendersi, se fosse vero. Peccato però che siauna balla, ed una balla, tanto per chiarire, scritta in unarticolo dove lo stesso Travaglio scrive anche: “penso sia giustoche chi vuole saperne <strong>di</strong> più abbia a <strong>di</strong>sposizione la sentenzadel Tribunale <strong>di</strong> Palermo che ricostruisce l’intera vicenda. Cosìsi vedrà chi <strong>di</strong>ce il falso e chi <strong>di</strong>ce il vero.”122


Ecco, ma in quella sentenza c'è giustappunto scritto che “nonera stata utilizzata una telecamera fissa esterna, bensì unfurgone attrezzato con telecamera”, e così si è subito visto, chi<strong>di</strong>ce il vero e chi <strong>di</strong>ce il falso. Per non essere da meno delcollega, anche Bolzoni su Repubblica è sceso in argomento, edanzi, forse per primeggiare, lui le telecamere smontate dalROS le ha moltiplicate pure, come i pani e i pesci: “Quattro ocinque ore dopo avevano smontato le telecamere intorno al covo<strong>di</strong> via Bernini,”. E sempre decisamente amante delplurale, ancora Bolzoni è tornato lo scorso 28 settembresu Repubblica a rammentarci <strong>di</strong> quelle “telecamere spentepochissime ore dopo il fermo <strong>di</strong> Riina”. E certo che eranospente: non sono neppure mai esistite.Nel corso degli anni questa bugia è stata contestata più volteai vari autori, tanto che oggi Travaglio ha deciso <strong>di</strong> correggereil tiro, temperando una nuova versione. Infatti in un suorecente articolo, egli scrive che la telecamera sul palo il ROSavrebbe dovuto piazzarla essendo una delle con<strong>di</strong>zioni postedai magistrati per non perquisire, il che significa che harinunciato a sostenere che detto <strong>di</strong>spositivo fosse stato rimossodal palo, per sposare una versione più tranquilla, secondo laquale i PM ne or<strong>di</strong>narono il piazzamento, ma il ROS <strong>di</strong>sattesel'or<strong>di</strong>ne. “Ma posero una con<strong>di</strong>zione: che il complesso <strong>di</strong> viaBernini 54 dove sorgeva la villetta, ancora da in<strong>di</strong>viduare, cheaveva ospitato negli ultimi mesi Riina, fosse sorvegliato giornoe notte dagli uomini del Ros e/o appostati da giorni in un123


furgone anonimo <strong>di</strong>nanzi al cancello e da una telecameranascosta in un palo.” Certo che quello <strong>di</strong> Travaglio è proprioun palo... pardon, un chiodo fisso. Comunque è una ballaanche questa: nessuno or<strong>di</strong>nò a Ultimo <strong>di</strong> piazzare telecameresu pali <strong>di</strong> sorta. E' scritto chiaro in sentenza: “La scelta dellatecnologia da impiegare per l’effettuazione delle video ripreseera <strong>di</strong> pertinenza esclusiva del ROS, il quale ritenne che ilmezzo più appropriato in considerazione dello stato dei luoghinon fosse una telecamera fissa, che avrebbe avuto bisogno <strong>di</strong>un adeguato supporto logistico, quale un palo della luce [chequin<strong>di</strong> non c'era – ndr] o altro, e <strong>di</strong> idonea copertura perrendersi invisibile, bensì una mobile, che poteva esserefacilmente occultata all’interno <strong>di</strong> un automezzo; così come erastato fatto anche nell’indagine sui Ganci.”E ancora:“erano note le caratteristiche morfologiche della strada, che giàaveva impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> collocare telecamere fisse – in quanto erapriva <strong>di</strong> supporti adeguati ad ospitare ed occultareefficacemente mezzi <strong>di</strong> video ripresa – e che non consentivano –per la limitata ampiezza della carreggiata nonché l’ampiavisibilità delle auto che si fossero parcheggiate in prossimitàdel civico nn. 52/54 – <strong>di</strong> farvi rimanere posizionato il furgoneper un tempo prolungato e continuato, la cui presenza sarebbestata senz’altro notata da esponenti dell’organizzazione, resivieppiù attenti ed accorti dalla cattura del Riina.”124


Carta canta, caro Marco.2.2 l'equivoco fra il ROS e i magistrati sul tema dellasorveglianza <strong>di</strong> via BerniniI magistrati presenti quel pomeriggio in caserma con Ultimo,in Via Bermini affermano <strong>di</strong> essere stati molto chiari sullaperentorietà indefettibile della sorveglianza in Via Bernini.Ultimo invece ha sempre sostenuto esserci stato un equivoco,affermando che se i magistrati pensavano ad una osservazionecontinua ed incon<strong>di</strong>zionata, lui invece non l'ha intesa a quelmodo, non potendo <strong>di</strong> fatto espletarsi a quel modo talesorveglianza.Così scrive il colonnello in una sua memoria <strong>di</strong>fensiva:In tale contesto, mentre io ed il Generale Mori ritenemmo l’osservazione sul cancello carraio <strong>di</strong> via Bernini 54 come unaopportunità per le investigazioni , da utilizzare a ragionveduta e comunque senza renderla manifestamentericonoscibile dagli indagati Sansone, dagli altri presentivenne ritenuta come un obbligo, un vincolo sine qua non.Questo fu equivocato come riconoscono in atti ilProcuratore Caselli, il Ten Col De Caprio ed il GeneraleMori.125


E ancora, in quest'altra <strong>di</strong>chiarazione:Prendo atto che da questa annotazione e da altri appunti deldr. ALIQUO’ si desume che i magistrati della Procura e deicolleghi della territoriale fossero convinti che l’attività <strong>di</strong> osservazione<strong>di</strong> via Bernini fosse continuata anche nei giornisuccessivi al 15.Si è trattato evidentemente <strong>di</strong> un grosso equivoco, nato anchedalla concitazione <strong>di</strong> quei giorni in cui però nessuno mi chieseesplicitamente conferma dell’attività che stavo svolgendo dopoil 15 .Anche i giu<strong>di</strong>ci della sentenza <strong>di</strong> Palermo del 2006in<strong>di</strong>viduano nella riunione dell'ora <strong>di</strong> pranzo, il contesto in cuisarebbe sorto il contrasto,“...essendo il momento in cui, nella prospettiva accusatoria, sisarebbe manifestato l’inganno da parte degli imputati ovvero,secondo quella <strong>di</strong>fensiva, si sarebbe ingenerato l’equivoco tra,da una parte, l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria e la territoriale, e,dall’altra, gli imputati.”Il maggiore Obinu, a sua volta, riferì <strong>di</strong> aver inteso, essendopresente, che il mantenimento della presenza del furgone sulposto, non dovesse essere inderogabile, ma compatibile con lostato dei luoghi:Alla domanda se l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria avesse con<strong>di</strong>viso126


questo piano operativo <strong>di</strong> indagine strutturato sul lungoperiodo, richiedendo però nel contempo al ROS anchel’espletamento <strong>di</strong> un’attività <strong>di</strong> osservazione su via Bernini ese il raggruppamento avesse assicurato che avrebbe svolto taleservizio, il teste ha risposto che la linea operativa fuautorizzata dalla magistratura con “l’ovvia necessità <strong>di</strong>mantenere un velo <strong>di</strong> contatto” con l’area <strong>di</strong> via Bernini,contatto inteso come mantenimento della presenza del furgonesul posto sino a quando fosse stato ritenuto possibile.Successivamente la stessa sentenza stigmatizza le posizioniantitetiche delle due parti:In definitiva, la decisione, da tutti con<strong>di</strong>visa, <strong>di</strong> non effettuarela perquisizione fu assunta, nella ricostruzione che ne danno i<strong>di</strong>retti protagonisti, sulla base <strong>di</strong> presupposti tra loroantitetici: quello della continuazione del servizio <strong>di</strong>osservazione sul complesso <strong>di</strong> via Bernini, nelle valutazionidella Procura della Repubblica e dell’Arma territoriale; quellodella pianificazione <strong>di</strong> un’attività <strong>di</strong> indagine a me<strong>di</strong>o-lungotermine da intraprendere una volta “raffreddato” il luogo,nelle argomentazioni del ROS.Ma per quanto siano in contrasto e mai conciliate queste dueposizioni (ci sono testimoni che confermano una versione, edaltri testimoni che confermano l'altra) noi <strong>di</strong> una cosapossiamo essere certi: che se, come <strong>di</strong>ce la sentenza, i127


magistrati dovevano essere consapevoli che quellasorveglianza, continua o meno, non sarebbe valsa ad evitare laper<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> eventuali prove documentali, e se, come <strong>di</strong>ce Aliquò,erano consapevoli che con quel tipo <strong>di</strong> sorveglianza, continua omeno, avrebbero potuto benissimo transitare dal cancellopersone nascoste tra i se<strong>di</strong>li senza poter essere in<strong>di</strong>viduate,allora ciò significa che quando Ultimo e Caselli stavanoparlando della sorveglianza, comunque la intendessero l'uno ol'altro, essi stavano parlando <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> oggettivamenteinidoneo alla salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> materiale probatorio, e pertantoderogabile, se ragioni <strong>di</strong> sicurezza o <strong>di</strong> mantenimento dellacopertura ne avessero imposto la deroga. Ma allora, quandoUltimo afferma che, nel concordare la strategia con imagistrati, egli ha inteso la <strong>di</strong>sposta sorveglianza della viacome “un'opportunità per le investigazioni da utilizzare aragion veduta”, e non come un obbligo, inderogabile aqualunque costo, compreso a quello, ad esempio, <strong>di</strong>compromettere l'indagine quando la via veniva invasa daigiornalisti, come si può pretendere che menta, e che lo scopofosse invece quello malandrino <strong>di</strong> favorire la mafia nelcommettere azioni come la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> documenti, se eranoto che quella sorveglianza, presente o meno, non potevacomunque scongiurare quella <strong>di</strong>struzione?Egli ha soltanto inteso che si stesse parlando <strong>di</strong> un cavallobianco in un contesto in cui l'oggetto della <strong>di</strong>scussione era un128


cavallo bianco.“se, nel corso <strong>di</strong> un pranzo con moltissime persone epersonalità, ed in un clima <strong>di</strong> generale euforiaconfusione,avere equivocato ed essere stato equivocatoda altri, sulle medesime impostazioni investigative o su<strong>di</strong>verse impostazioni e su <strong>di</strong>verse aspettative, configurae costituisce il reato <strong>di</strong> favoreggiamento aggravato omeno nei confronti <strong>di</strong> Cosa Nostra, allora io oggi comeuomo e come carabiniere, riven<strong>di</strong>co con orgoglio questomio crimine e mi rendo conto <strong>di</strong> averlo perseguito pertutta la vita, perché per tutta la vita ho sempre e solovoluto l’annientamento dell’associazione mafiosa CosaNostra e dell’ingiustizia che la sostiene.” (da unamemoria <strong>di</strong>fensiva del Capitano Ultimo).2.3 La sospensione della sorveglianza in Via Bernininon ha prodotto <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> un bel nulla, perché imafiosi non sono mai usciti dal comprensorio conalcunché <strong>di</strong> rilevante.Sul punto il teste Brusca, che <strong>di</strong>spose le operazioni sulla casadopo la cattura <strong>di</strong> Riina, non <strong>di</strong>mostra tentennamenti:soltanto un po' <strong>di</strong> argenteria e “qualche quadro” avrebberolasciato la casa nei giorni dopo l'arresto, e null'altro.129


L'eventuale documentazione doveva essere <strong>di</strong>strutta “in situ”dalla moglie <strong>di</strong> Riina, Ninetta Bagarella, la quale - Bruscaafferma <strong>di</strong> saperlo per certo - aveva il mandato a fare ciòIMMEDIATAMENTE, “la prima cosa che doveva fare”, nonappena avuto anche solo il sospetto <strong>di</strong> un arresto.Di questa circostanza dà atto la sentenza:In proposito, Giovanni Brusca ha detto <strong>di</strong> ritenere che [i documenti]furono bruciati dalla Bagarella, perché, se c’era qualcosa<strong>di</strong> importante, la moglie sapeva che andava eliminata,come imponevano le regole dell’organizzazione.E lo stesso Brusca afferma che avendo sempre dato perscontato che ella l'avesse fatto (aveva l'or<strong>di</strong>ne “<strong>di</strong> mangiarseli,<strong>di</strong> bruciarseli, facesse quel che voleva, doveva <strong>di</strong>struggerli”) ,egli non affrontò mai neppure il problema dei documenti <strong>di</strong>Riina coi complici rimasti a pulire la casa. Infatti lui si occupòsolo delle fasi successive a quella della <strong>di</strong>struzione deglieventuali documenti da parte della signora Riina, che dovevaessere avvenuta in pochi minuti dopo aver appreso la notizia,fasi che erano: uno, trasportare a Corleone la famiglia delboss, e due togliere dal covo le tracce della presenza del bossper cercare <strong>di</strong> evitare guai all'intestatario della casa e aglialtri favoreggiatori.130


AVV. PIETRO MILIO: Senta lei ha parlato anche <strong>di</strong>… dellanecessità <strong>di</strong> togliere qualunque traccia dall’abitazione dov’erastato Riina prima dell’arresto. Può <strong>di</strong>re, per cortesia, che cosaintende “<strong>di</strong> togliere qualunque traccia” Traccia <strong>di</strong> che?TESTE BRUSCA: Della presenza <strong>di</strong> Salvatore Riina.Qualunque traccia che portasse a lui, <strong>di</strong> toglierla.Durante poi quest'attività <strong>di</strong> “pulizia”, Brusca afferma che glieffetti personali furono bruciati nel cortile della villa. Nulla <strong>di</strong>rilevante e soprattutto <strong>di</strong> voluminoso, fu portato fuori delcomprensorio, infatti fra i capi bruciati, Brusca cita più <strong>di</strong> unavolta persino “le pellicce” della signora Riina. E forse l'unicovero mistero <strong>di</strong> tutta questa vicenda, resta quello <strong>di</strong> capire chese ne faceva <strong>di</strong> tutte quelle pellicce la Bagarella alla latitu<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> Palermo. Forse amava possederle pur senza indossarle.Abbiamo interpellato in proposito un amico siciliano, che ci hasuggerito che forse la signora le usava a Corleone: climamontano.Ad ogni modo dalla villa non uscì praticamente nulla, salvo unpo' <strong>di</strong> argenteria e qualche quadro, forse anche qualchegioiello, (naturalmente occultati sugli autoveicoli, mica inbella vista sul cruscotto), e pertanto la sorveglianza fosseanche stata attiva, in quei giorni <strong>di</strong> massima circospezione daparte dei criminali, non avrebbe potuto registrare nulla <strong>di</strong>rilevante ai fini giu<strong>di</strong>ziari, ed anzi nulla a qualsiasi a fine.131


AVV. PIETRO MILIO: ...lei ha detto che è stata bruciata labiancheria.TESTE BRUSCA: Si, per non uscire, precisamente, pernon uscire con questi involucri dalla casa, hannopreferito bruciarli, quin<strong>di</strong> gli è spiaciuto al La Barbera cheha bruciato la biancheria, il corredo della moglie, più tuttauna serie <strong>di</strong> pellicce e quant’altro, pur <strong>di</strong> non uscire da lidentro con…ma perchè si spaventava che potevano esserecontrollati, o quant’altro, che qualcuno gli <strong>di</strong>ce: Da dovevengono queste cose, perché li stai togliendo? quin<strong>di</strong> hannopreferito <strong>di</strong>struggerli nel sito.AVV. PIETRO MILIO: Quin<strong>di</strong> lei è sicuro <strong>di</strong> questo fatto,che non è uscito nulla dalla casa <strong>di</strong> Riina?TESTE BRUSCA: Per quello che mi ha detto Angelo laBarbera, è uscita solo l’argenteria e qualche quadroDelle due fasi <strong>di</strong> cui si occupò Brusca dunque, agli inquirentinon poteva importare particolarmente, poichè il trasferimentodella Bagarella era preve<strong>di</strong>bile e non era ostacolabile,soprattutto nel contesto dell'inchiesta in corso, né sarebbevalso ad alcunché ostacolarlo, mentre i favoreggiatori, tracceo non tracce <strong>di</strong> Riina, e roghi <strong>di</strong> vestiario o meno, erano giàincastrati allo stato dei fatti anche se a loro insaputa (comevedremo nei capitoli successivi) , pertanto che ci fosse o menola sorveglianza nella via, risultava circostanza del tuttoininfluente, in relazione all'una come all'altra attività.Per quanto riguarda invece la <strong>di</strong>struzione dei documenti,mettendo insieme le certezze <strong>di</strong> Brusca e la tempistica della<strong>di</strong>ffusione della notizia dell'arresto, entro le 16 del pomeriggiodel 15 gennaio gli eventuali documenti dovevano già essere132


<strong>di</strong>strutti, e sino a quell'ora la sorveglianza era attiva; manaturalmente la telecamera non può aver percepito nulla <strong>di</strong>ciò che faceva in casa la Bagarella, dall'esterno delcomprensorio. In<strong>di</strong>, della sospesa osservazione <strong>di</strong> via Berniniin relazione alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> documenti non val neppure la penaparlarne, essendo persino fatti non correlabili, ed anzi,essendo attiva la sorveglianza nel momento logico della<strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> presunti documenti.Pertanto chi afferma che con la sospensione della sorveglianzasi è consentita l'asportazione o la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> materialeprobatorio, o si è consentito comunque alla mafia <strong>di</strong> farechissà che cosa, allo stato delle testimonianze, della logica, edelle prove, <strong>di</strong>ce una cosa non vera o comunque ben lungidall'esser <strong>di</strong>mostrata.C'è poi Travaglio, che ci prova, ad inventarsi un possibilenefando effetto della sospensione della sorveglianza, quandonel suo articolo “l'Ultimo chiude la porta” scrive “Se invecel’appostamento era ritenuto inutile, chi prese quella decisionemeriterebbe una perizia psichiatrica, visto che restando lì i Rosavrebbero avvistato, e dunque catturato, i fratelli Sansone.”,ma francamente non sappiamo che cappero gli sia preso, aTravaglio, per <strong>di</strong>re una simile corbelleria: i Sansone micaerano latitanti, per catturarli non serviva “avvistarli”, bastavabussare alla porta e ammanettarli, come fece la territoriale il2 febbraio, avendo il mandato. Prima invece non c'era nessun133


mandato. Quin<strong>di</strong> si, se avessero avvistato i Sansone avrebberopotuto catturarli, peccato però che non dovessero farlo. Anzi,era in corso un'operazione fondata proprio sulla strategia dellasciarli tranquilli.Forse quell'ideuzza della perizia psichiatrica... quella non eramale, e non andrebbe accantonata, ma mica per i ROS.2.4 La sospensione della sorveglianza è un fattoeffettivamente inspiegabile (ma non stiamo parlando <strong>di</strong>quella stradale, bensì <strong>di</strong> quella telefonica).Chiunque abbia seguito sui giornali o su altri mezzid'informazione la vicenda delle indagini sul covo <strong>di</strong> Riina dopoil suo arresto, è perfettamente a conoscenza del fatto che ilROS non ha effettuato la sorveglianza visiva <strong>di</strong> Via Bernininel periodo successivo alla cattura. Pochi però <strong>di</strong> quelli che losanno, conoscono anche le ragioni per cui Ultimo avrebberimandato quella sorveglianza, e soprattutto gli effettivi scopied efficacia, che avrebbe dovuto avere quella sorveglianza,perché su questi aspetti l'informazione è stata molto piùreticente. Ma praticamente nessuno, dal momento che mai134


alcun organo <strong>di</strong> informazione e nessun giornalista ne haparlato, sa che in quegli stessi giorni, mentre la sorveglianzadella via veniva sospesa, anche un'altra sorveglianza, valea <strong>di</strong>re quella delle utenze telefoniche dei Sansone, icomplici <strong>di</strong> Riina impegnati proprio in quei giorni nelleattività del “dopo-arresto”, (le quali utenze si trovavano giàtutte sotto controllo al momento dell'arresto, e continuavanoad esserlo anche dopo la cattura, essendo questa una delleattività d'indagine precipue, nel contesto dell'inchiesta deicarabinieri sulla cosca <strong>di</strong> Riina), veniva incre<strong>di</strong>bilmenteinterrotta dall'oggi al domani, il 20 gennaio 1993.E bisogna altresì aggiungere che tale fermo della sorveglianza,non interveniva solo sull'intercettazione già in corso da partedel cosiddetto “gruppo 2” della territoriale, ma anche suquella, sempre relativa alle utenze dei Sansone, appenapromossa, nel contesto dell'indagine per associazione mafiosa,“dal gruppo 1” della territoriale, sotto il comando <strong>di</strong> Minicucci,pochi giorni prima (tra il 15 gennaio, data dell'arresto, ed il20, data della revoca).AVVOCATO ROMITO.Nell’imme<strong>di</strong>atezza invece ricorda se sui Sansoneci furono delle intercettazioni richieste dal suogruppo ?TESTE MINICUCCI.Allora, ci furono intercettazioni telefoniche suiSansone sud<strong>di</strong>vise anche come ascolto tra me e ilgruppo 2. La richiesta prima... Io ricordo <strong>di</strong>135


avere fatto la richiesta dopo l’arresto <strong>di</strong>Riina; la precedente mi sembra che fu fattadal gruppo 2.AVVOCATO ROMITO.Si.TESTE MINICUCCI.Fu fatta nel senso che fu firmata, parliamo <strong>di</strong>questo; poi è ovvio che facevamo...AVVOCATO ROMITO.Si. Ricorda se il decreto che <strong>di</strong>spose quelle intercettazioniera in relazione ad un determinatoreato? Sono documenti agli atti Presidente.TESTE MINICUCCI.Io ricordo il mio, nel senso che noi dopo l’arrestofacemmo... nel motivare – ovviamente l’arrestoera avvenuto – nel motivare il decreto ho sottolineatoil favoreggiamento a Riina – vistoche era praticamente uscito da quell’ambiente,da quel residence – a la partecipazione deiSansone all’Associazione. Queste erano lemotivazioni del secondo decreto.AVVOCATO ROMITO.Quin<strong>di</strong> le intercettazioni erano anche per il 416bis.TESTE MINICUCCI.Appartenenza all’Associazione, si.Nonostante quin<strong>di</strong> si tratti <strong>di</strong> un evento piuttosto clamoroso(a nostro giu<strong>di</strong>zio ben più rilevante della sospensionedell'osservazione visiva), non ha avuto alcuna risonanza, né sene trova cenno nei vari supporti me<strong>di</strong>atici. A Travaglio adesempio, nonostante <strong>di</strong>a mostra <strong>di</strong> aver ripassato molte voltela sentenza anche per trastullarsi nel suo hobby preferito,quello delle sciarade, pare sia sfuggito completamente. Forse136


la ragione del minore interesse dei me<strong>di</strong>a, sta nel fatto chequella sorveglianza non fu sospesa dal ROS, che in questavicenda incarna il mostro da sbattere in prima pagina, madalla Procura, fatto invece che, se conosciuto, potrebbeprovocare qualche incrinatura negli schemini “qui buoni, lì icattivi” tratteggiati sui bignamini più in voga in uso aiprincipianti dell'antimafia passionale. E si noti bene che, inquesto caso, gli operatori <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> sorveglianza noncorrevano, ovviamente, neppure un briciolo dei rischi chepotevano correre gli operatori dell'osservazione visiva in viaBernini, né si poteva trattare <strong>di</strong> una decisione presanell'incombenza <strong>di</strong> dover effettuare forzatamente una scelta,quella <strong>di</strong> intercettare o meno, in quanto la sorveglianzatelefonica proseguiva da giorni per conto suo e nessuna sceltasul sospendere o sul continuare, poteva configurarsi comeobbligata per motivi <strong>di</strong> sorta. No, lì ci fu proprio una decisionevolontaria e totalmente <strong>di</strong>screzionale: quella <strong>di</strong> revocarel'attività <strong>di</strong> sorveglianza con apposito provve<strong>di</strong>mento. Infatti,come ci spiega la sentenza del 2006, il 20 gennaio 1993, 5giorni dopo l'arresto <strong>di</strong> Riina e 6 giorni dopo l'avvio <strong>di</strong>quell'attività <strong>di</strong> sorveglianza, per ragioni che i giu<strong>di</strong>ci nonsono riusciti ad in<strong>di</strong>viduare e quin<strong>di</strong> ignote, “verrà emessodalla Procura della Repubblica un decreto <strong>di</strong> revoca”delle intercettazioni dei telefoni dei suoi “tenutari”, i Sansone,e persino <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> via Bernini.Dopo tale iniziativa, che ne fosse o meno consapevole137


l'assuntore, i complici <strong>di</strong> Riina avrebbero potuto, in astratto,sfruttare i telefoni fissi <strong>di</strong> Via Bernini, tra il 20 e il 30 gennaio(proprio il periodo dei lavori <strong>di</strong> “rinnovamento” in casa Riina)come mezzo d'emergenza per ricevere comunicazioni urgentidall'esterno, in<strong>di</strong>sturbati, senza essere rilevati e senzalasciare traccia degli avvenuti contatti:Ulteriore dato <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile decifrazione, alla luce delleacquisizioni <strong>di</strong>battimentali, è costituito dal fatto che unprovve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> revoca delle intercettazionitelefoniche sulle utenze dei Sansone, tra le qualiquella <strong>di</strong> via Bernini, risulta essere stato adottatoquello stesso 20 gennaio 1993 (cfr. decreto in atti, giàcitato al quarto par.). In <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ogni altra risultanza,non è stato possibile accertare le motivazioni cheindussero a ritenere non più utile l’ascolto delleconversazioni telefoniche dei sopra nominatisoggetti. (Sentenza “Ultimo-Mori “ 2006)Che non sia stato possibile accertare le motivazioni cheindussero a ritenere non più utile l’ascolto lo possiamo benimmaginare, anche perché <strong>di</strong> solito l'inutilità dell'ascolto <strong>di</strong>una conversazione, specie fra mafiosi sotto sorveglianza, la sipuò stabilire solo DOPO averla ascoltata, e non prima.Comunque un metodo per accertarle, quelle motivazioni, cidovrebbe essere: ad esempio facendosele illustrare da colui cheda esse “fu indotto” ad assumere e firmare questo stupefacenteprovve<strong>di</strong>mento. Ci pare ingiusto che, mentre chi per aver138


inviato per necessità la sorveglianza visiva dell'immobile deiSansone è <strong>di</strong>ventato un famoso processato, chi invece, nelpieno della stessa operazione, ha interrotto in tutta<strong>di</strong>screzionalità quella telefonica sia costretto a languirenell'anonimato. E siamo sicuri che Ultimo questa volta nonc'entri, perché se avesse avuto qualcosa a che fare con questarevoca, il suo processo non sarebbe certo finito con unaassoluzione, in quanto l'aver sollevato immotivatamente iSansone anche dalla sorveglianza telefonica, per lui, nelcontesto delle accuse che gli eran già state mosse, avrebbepotuto comportare la contestazione del dolo.Ma in quale contesto non avrebbe potuto comportarlo?Non possiamo celare <strong>di</strong> ritenere abbastanza vergognoso chedalla stessa procura che revocò per propria <strong>di</strong>screzioneun'importante sorveglianza, quella telefonica, sia stato datoimpulso ad un'indagine, scaturita in un processo, contro chisospese, per ragioni invece cogenti, l'altra sorveglianza, quellavisiva. Troviamo la circostanza <strong>di</strong> un'incre<strong>di</strong>bile, iniqua,prepotente, incoerenza.E non inten<strong>di</strong>amo con questo riferirci alla legge del taglione, oal detto “mal comune mezzo gau<strong>di</strong>o”, o al famigerato “tutticolpevoli nessun colpevole”, ma precisamente all'incoerenza <strong>di</strong>un percorso logico: come può, da una procura che ha ritenuto,in regime <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità, non più utile controllare leutenze telefoniche <strong>di</strong> via Bernini 54 tanto da revocare unasorveglianza attiva, scaturire negli anni successivi139


un'iniziativa giu<strong>di</strong>ziaria contro i cacciatori vittoriosi <strong>di</strong> Riina,per l'avere essi, nello stesso periodo, analogamente sospesouna sorveglianza statica/visiva <strong>di</strong> Via Bernini 54, e per ragioniesterne ben in<strong>di</strong>viduate? Dove sta la coerenza?140


3 Terza vulgataNon esisteva una motivazione logica o comprensibile per interromperel’osservazione in Via Bernini dopo l’arresto <strong>di</strong> Riina, e soprattutto non ècomprensibile la ragione per cui dopo averlo fatto Ultimo non abbia informatoimme<strong>di</strong>atamente la procura. Pertanto, nel farlo, Ultimo ha compiuto,se non una vera e propria attività <strong>di</strong> favoreggiamento della mafia, quantomeno una grave omissione nell’ambito dei propri uffici.« Perché non fu tenuta sotto osservazione? Gli ufficiali delRos sentiti dai magistrati hanno gettato acqua sul fuoco dellepolemiche, parlando <strong>di</strong> un malinteso fra i magistrati e gliinvestigatori che operarono: il generale Mario Mori, oggi <strong>di</strong>rettoredel Servizio segreto civile, ha sempre sostenuto <strong>di</strong> averdato tutte le spiegazioni necessarie. Ma intanto, nella villa,erano entrati in azione gli uomini della mafia. ». (“I misteri delcovo <strong>di</strong> Riina il gip non chiude l'inchiesta” Di Salvo Palazzolo -Repubblica — 19 novembre 2002)« La sua sorveglianza è stata «inopinatamente» e «incom-141


prensibilmente» abbandonata, (…) …Incomprensibilmenteinvece tale attività <strong>di</strong> osservazione fu sospesa senza preavvertirenessuno». (“Un <strong>di</strong>ario accusa Mori sui misteri del covo <strong>di</strong>Riina” – <strong>di</strong> Attilio Bolzoni - Repubblica — 25 maggio 2003)« Ma, inspiegabilmente, alle 16 <strong>di</strong> quel 15 gennaio, il film siinterrompe. Il servizio <strong>di</strong> osservazione cessa.». (“Dubbi 'legittimi'sul covo <strong>di</strong> Riina” <strong>di</strong> Enrico Bellavia - Repubblica — 11febbraio 2004)« Fu l' allora colonnello Mario Mori, oggi generale nominatoprefetto e <strong>di</strong>rettore del Sisde, a or<strong>di</strong>nare al famoso capitanoUltimo e agli altri carabinieri dei suoi reparti speciali <strong>di</strong> abbandonare«l' osservazione» della casa <strong>di</strong> un boss che era latitanteda quasi un quarto <strong>di</strong> secolo. Una decisioneapparentemente incomprensibile. ». (“Così la mafia ripulìil covo del boss Riina” <strong>di</strong> Attilio Bolzoni - Repubblica — 19novembre 2005)« Perché dunque il Ros abbandonò la zona e <strong>di</strong>sattivò la videosorveglianza?.».(“L'Ultimo chiuda la porta” <strong>di</strong> Marco Travaglio- marcotravaglio.it - 22 Ottobre 2006)142


3.1 Le ragioni della mancata riattivazione della sorveglianzavisiva in Via Bernini, dopo l'arresto <strong>di</strong> Riina.Innanzitutto ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> chiarire una volta e per sempre leragioni per cui fu sospesa la sorveglianza continuativa <strong>di</strong> ViaBernini dopo l’arresto <strong>di</strong> Riina, in modo che resti <strong>di</strong>mostratoche anche in quella decisione, come già in quella <strong>di</strong> rinunciarealla perquisizione, non c’era nulla <strong>di</strong> “incomprensibile”, o <strong>di</strong>“inopinato”, o <strong>di</strong> “inspiegabile”.Le ragioni <strong>di</strong> tale sospensione, sono essenzialmente due.La prima, non sarà <strong>di</strong> per se stessa una ragione sufficiente pervalidare la decisione <strong>di</strong> sospendere il presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sorveglianza<strong>di</strong> Via Bernini, ma la sua sussistenza rappresenta una con<strong>di</strong>zionenecessaria a che tale decisione potesse essere adottata,ed è questa: la sorveglianza stessa, ai fini dell’operazioneprogrammata dal ROS, non doveva e non poteva essere <strong>di</strong> tipocontinuativo e ininterrotto, ma selettivo. Si tratta, in buonasostanza dell'equivoco <strong>di</strong> cui si è già parlato nel capitolo precedente:secondo il ROS la sorveglianza non doveva (ancheperchè non era strumento idoneo per esserlo) essere finalizzataalla preservazione <strong>di</strong> oggetti contenuti nella villa o allacattura <strong>di</strong> eventuali mafiosi <strong>di</strong> passaggio, ma doveva essere143


solo uno dei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> informazioni nel contesto<strong>di</strong> una lunga indagine finalizzata a ricostruire, in<strong>di</strong>viduare equin<strong>di</strong> annichilire, l’organigramma dell’organizzazione criminalefacente capo a Riina, nel modo più ampio possibile. Dispositiviche sarebbero stati pe<strong>di</strong>namenti, ricerche d’archivio,intercettazioni telefoniche e ambientali, contatti con gli informatori;ed anche osservazioni <strong>di</strong> Via Bernini ed in seguito, contutta probabilità, anche <strong>di</strong> altri siti, sicuro. Ma se questo dovevaessere il tipo <strong>di</strong> indagine, ne consegue che l’attività <strong>di</strong>osservazione <strong>di</strong> Via Bernini dopo l’arresto, doveva essere subor<strong>di</strong>nataall’assenza <strong>di</strong> fattori straor<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> rischio e quin<strong>di</strong><strong>di</strong> compromissione dell’inchiesta nel suo complesso, ed essereeffettuata soltanto “a sito freddo”, cioè quando i mafiosi avesseroridotto il livello d’allarme.Per comprendere <strong>di</strong> come detta causale non sia artificiosa opretestuosa, non si ha che da verificare come la stessa sorveglianzavenisse espletata anche nel periodo precedente l'arresto<strong>di</strong> Riina, quando ancora si stava sorvegliando Via Berniniallo scopo specifico <strong>di</strong> catturare il boss, laddove quin<strong>di</strong> il sospettoche Ultimo possa avere utilizzato artifici o rimozioni <strong>di</strong>telecamere non può esistere, essendo scontate le sue priorità emai imputabili a malafede. Così dagli atti scopriamo che ancheil giorno prima della cattura, quando i militari del ROSstavano appostati nella via e marcavano stretti i residenti neltentativo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare il boss, e quin<strong>di</strong> nel momento <strong>di</strong> massimointeresse alla sorveglianza, gli uomini <strong>di</strong> Ultimo preferi-144


ono interrompere un pe<strong>di</strong>namento e lo stesso Ultimo preferìallontanare il furgone nella fase notturna, per ragioni <strong>di</strong> sicurezza,sospendendo <strong>di</strong> fatto la sorveglianza per alcune ore. Celo spiega la sentenza:Quel 14.1.93, tutto era stato pre<strong>di</strong>sposto per assicurare il controlloed il pe<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> Giuseppe Sansone, che era statoin<strong>di</strong>viduato all’interno del residence e che il Di Maggio avevain<strong>di</strong>cato come fiancheggiatore del Riina, nonché l’osservazione<strong>di</strong> tutti coloro che fossero pervenuti o fuoriusciti dal complesso<strong>di</strong> via Bernini.Uno degli uomini della squadra <strong>di</strong> “appoggio” provvide a parcheggiareil furgone, con all’interno l’app.to Coldesina, nel luogoprestabilito, <strong>di</strong> fronte al cancello <strong>di</strong> ingresso, dal quale siallontanò a pie<strong>di</strong> per essere recuperato da altra autovettura; imar.lli Pinuccio Calvi e Riccardo Ravera (cfr. deposizione resaall’u<strong>di</strong>enza del 15.6.05), assieme ad altri colleghi della sezione,si occuparono personalmente del pe<strong>di</strong>namento del Sansone,che fu visto uscire a bordo <strong>di</strong> una Fiat Tipo.Presto i predetti si resero conto che sarebbe stato impossibileproseguire il servizio senza essere notati, a causa del comportamentoparticolarmente guar<strong>di</strong>ngo ed accorto del sopranominato in<strong>di</strong>viduo, che procedeva a bassissima velocità e ad<strong>di</strong>ritturasi fermava per guardare chi vi fosse all’interno delleauto che lo sorpassavano.Pertanto, nel pomeriggio, comunicarono al cap. De Capriola necessità <strong>di</strong> sospendere le attività <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>namentoper evitare <strong>di</strong> essere scoperti e fecero rientro in caserma.Il servizio <strong>di</strong> video sorveglianza, invece, continuò sino alle ore16.58, quando un altro componente della sezione andò a prelevareil furgone, al cui interno era celato il Coldesina, per ricondurloin caserma, ove l’appuntato relazionò il comandantesul servizio svolto, consegnandogli le videocassette delle regi-145


strazioni effettuate senza segnalargli nulla <strong>di</strong> particolare (nonconosceva le sembianze fisiche della Bagarella, moglie del Riina,e del Di Marco, che sarebbero stati in<strong>di</strong>viduati, poche oredopo, dal Di Maggio); il cap. De Caprio prese in consegnale cassette e gli or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> riprendere il servizio la mattinaseguente. (Sentenza “Ultimo-Mori” – 2006)Ecco dunque: “sorveglianza stretta”, non significa sorveglianzaa qualunque costo, e soprattutto non significa sorveglianzaanche a costo <strong>di</strong> qualsiasi imprudenza, neppure quando sitratta <strong>di</strong> catturare Riina, altrimenti può essere pure controproducenteper l'inchiesta.“Nell’unica occasione, il 13 gennaio 1993, in cui il dott. Aliquòinterloquì con il ROS in merito a come pensava <strong>di</strong> eseguirel’osservazione”, lo stesso “dott. Aliquò raccomandò che tutte leattività, in quanto <strong>di</strong>rette alla cattura <strong>di</strong> Riina, si svolgesserosempre con la massima attenzione per la sicurezza degli operanti.“ (Sentenza “Ultimo-Mori” – 2006)Una volta definita tale modalità <strong>di</strong> espletamento della sorveglianza,o comunque una volta definito come questa dovevaprospettarsi, in regime <strong>di</strong> buona fede, negli intenti investigativi<strong>di</strong> Ultimo e del ROS, si può automaticamente comprendere,quale naturale conseguenza, la seconda ragione, quellacausale, per cui tale sorveglianza fu interrotta <strong>di</strong> fatto alle 16del 15 gennaio, e non riattivata nei giorni successivi. Vale a<strong>di</strong>re la seguente: per quanto riguarda il rientro del furgone nel146


giorno della cattura, alle ore 16, questo faceva parte <strong>di</strong> unaprassi già in uso nei giorni precedenti; quella <strong>di</strong> non mantenereil furgone e gli occupanti in un'area a rischio, col calaredelle tenebre. Dopo l'arresto <strong>di</strong> Riina tale ragione era ancorapiù evidente, essendo da un lato gli uomini già stanchi peressere fermi all'interno del veicolo da circa 10 ore, in uno stato<strong>di</strong> massima tensione per l'importanza dell'evento accaduto inmattinata, ed in compagnia, sullo stesso furgone, <strong>di</strong> un collaboratore<strong>di</strong> giustizia che aveva consentito <strong>di</strong> catturare il capo<strong>di</strong> cosa nostra, il Di Maggio (volto ben noto ai mafiosi), in unsito <strong>di</strong>venuto ad altissimo rischio per l'estrema tensione edattenzione (proprio e specialmente su quei luoghi) che dovevaavere l'organizzazione criminale nelle ore successive a talecattura. E se i vetri scuri del furgone potevano servire acelare la presenza degli occupanti nei giorni calmi, con il clima<strong>di</strong> tensione ed attenzione del dopo-cattura, rappresentavanoinvece un dettaglio che poteva certamente attirare l'attenzionedei mafiosi in stato <strong>di</strong> allerta. Per Ultimo quin<strong>di</strong> allontanarequel furgone nel tardo pomeriggio e far rientrare insicurezza il suo collega ed il collaborante, era routine metodologica.“Tra l'altro erano note le caratteristiche morfologiche dellastrada, che già aveva impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> collocare telecamere fisse –in quanto era priva <strong>di</strong> supporti adeguati ad ospitare ed occultareefficacemente mezzi <strong>di</strong> video ripresa – e che non consen-147


tivano – per la limitata ampiezza della carreggiata nonchél’ampia visibilità delle auto che si fossero parcheggiate inprossimità del civico nn. 52/54 – <strong>di</strong> farvi rimanere posizionatoil furgone per un tempo prolungato e continuato, la cuipresenza sarebbe stata senz’altro notata da esponentidell’organizzazione, resi vieppiù attenti ed accorti dalla catturadel Riina. (…) ... nel pomeriggio, realizzò che per quelgiorno non si poteva fare <strong>di</strong> più e che, dopo la <strong>di</strong>ffusione daparte dei mezzi <strong>di</strong> informazione della notizia sull’arresto, erafortissimo il rischio che il furgone, a bordo del quale c’era pureil collaboratore, venisse notato. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezzaerano a suo avviso compromesse, per cui decise <strong>di</strong> fare rientrareil mezzo e <strong>di</strong> sospendere, per il giorno seguente,l’attività.” (Sentenza “Mori-Ultyimo” - 2006)Per quanto riguarda invece i giorni successivi, il ripristinodella sorveglianza col furgone sarebbe senz'altro potuto rientrarenei programmi <strong>di</strong> Ultimo, ma nella mattinata del 16gennaio accadde qualcosa che gli fece cambiare idea.Ce lo spiega ancora la sentenza:Il 16 gennaio accadde un fatto nuovo, e <strong>di</strong>fatti il predetto DeCaprio vide in televisione <strong>di</strong>verse troupes <strong>di</strong> giornalistiche passavano davanti al cancello del complesso <strong>di</strong> via Berninialla ricerca del cd. “covo”.Ne rimase sconcertato, ma ciò valse, da una parte, a confermarglil’esattezza della decisione che aveva preso nel pomeriggioprecedente <strong>di</strong> non riattivare il servizio con il furgonel’indomani, che altrimenti sarebbe stato certamente scoperto,148


dall’altra, a consolidare questa sua decisione, determinandoloa non ripristinarlo neppure i giorni successivi, in attesa che“si calmassero le acque” per poi avviare l’attività <strong>di</strong> indagine<strong>di</strong>namica, me<strong>di</strong>ante pe<strong>di</strong>namenti ed osservazione con mezzi <strong>di</strong>video ripresa, mirata sui Sansone.Al riguardo l’imputato ha <strong>di</strong>chiarato che non comunicò ad alcunola sua decisione, che riteneva fisiologica alla scelta investigativagià fatta il giorno dell’arresto del Riina, neppure alproprio superiore Mario Mori con il quale ne parlò solo a finegennaio.Si era dunque verificato, il primo vero grosso intoppo all'attivitàdel ROS: qualcuno, con una soffiata, aveva già in<strong>di</strong>rizzatoi giornalisti nella zona del covo <strong>di</strong> Via Bernini.“...quel 16.1.93 <strong>di</strong>versi giornalisti, tra cui Alessandra Ziniti edAttilio Bolzoni – come da loro deposto in <strong>di</strong>battimentoall’u<strong>di</strong>enza dell’11.7.05 - ricevettero da parte dell’allora magg.Roberto Ripollino una telefonata con la quale quest’<strong>ultimo</strong> glirivelò che il luogo in cui Salvatore Riina aveva trascorso la sualatitanza era situato in Via Bernini, senza però specificarne ilnumero civico.Si recarono, quin<strong>di</strong>, imme<strong>di</strong>atamente sul posto, ove furonoraggiunti anche da altri giornalisti e troupes televisive, tuttialla ricerca del cd. “covo”.Quella sera stessa la Ziniti mandò in onda, sulla televisionelocale per la quale lavorava, un servizio nel quale mostrava leriprese <strong>di</strong> via Bernini e tra queste anche quella relativa alcomplesso situato ai nn. 52/54, aggiungendo che in base ad“in<strong>di</strong>screzioni” che le erano pervenute quella era la zona ove ilRiina aveva abitato.Lo stesso 16.1.93 apparve sulla stampa la notizia che “un siciliano<strong>di</strong> nome Baldassarre” stava collaborando con i carabinie-149


i ed aveva dato dal Piemonte, ove si era trasferito, un inputfondamentale alla in<strong>di</strong>viduazione del Riina (cfr. lancio Ansaacquisito all’u<strong>di</strong>enza del 9.1.06).Posto <strong>di</strong>nnanzi a queste risultanze <strong>di</strong> fatto, il magg. RobertoRipollino – escusso all’u<strong>di</strong>enza del 21 novembre 2005 – ha <strong>di</strong>chiaratoche all’epoca dei fatti era addetto all’ufficio OperazioniAddestramento Informazioni e Or<strong>di</strong>namento (OAIO) delcomando Regione Carabinieri Sicilia, il quale aveva competenzemeramente gestionali, a livello regionale, in merito ai fenomenicriminali ed alle operazioni condotte sul territorio, concompiti informativi all’interno del comando.A seguito dell’arresto del Riina, ricevette dal comandol’incarico <strong>di</strong> gestire i rapporti con i giornalisti accre<strong>di</strong>tati (<strong>di</strong>versedecine) che contattò telefonicamente in occasione dellaprima conferenza stampa e <strong>di</strong> tutte quelle che ne seguirono.Interrogato specificatamente in merito alle telefonate effettuateil 16 gennaio, il teste ha precisato <strong>di</strong> avere solo un ricordogenerale <strong>di</strong> continui contatti con i giornalisti, ma <strong>di</strong> nonricordare la circostanza contestata né <strong>di</strong> aver fornitol’in<strong>di</strong>cazione su via Bernini come possibile sito <strong>di</strong> localizzazionedel “covo” del Riina, e <strong>di</strong>fatti non conosceva tale via, inquanto gli era stato detto solo che il Riina era stato catturatoin prossimità del motel Agip.Se pure avesse dato tale in<strong>di</strong>cazione – ha <strong>di</strong>chiarato in sede <strong>di</strong>indagini preliminari e confermato in <strong>di</strong>battimento – non potrebbeche averlo fatto in esecuzione <strong>di</strong> specifiche <strong>di</strong>sposizioniimpartitegli dal suo superiore col. Sergio Cagnazzo il quale,tuttavia, ha negato, in <strong>di</strong>battimento, <strong>di</strong> avergli mai dato or<strong>di</strong>nein tal senso, aggiungendo che non era certamente interesse<strong>di</strong> nessuno “bruciare” il sito <strong>di</strong> via Bernini.Il gen. Cancellieri ha, sul punto, <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> non essere maistato a conoscenza <strong>di</strong> tale fuga <strong>di</strong> notizie, che avrebbe appresosolo nel corso della sua deposizione nel presente <strong>di</strong>battimento.L’imputato De Caprio ha, invece, <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> avere visto intelevisione, quello stesso 16.1.93, un servizio che mostrava ilcancello del complesso <strong>di</strong> via Bernini, apprendendo così che la150


notizia era in qualche modo filtrata, e <strong>di</strong> avere commentato lacosa con il proprio collaboratore mar.llo Santo Caldareri, <strong>di</strong>cendogliche il sito era stato “bruciato”; circostanza che ha trovatoconferma nella deposizione resa dallo stesso Caldareri. “(Sentenza “Mori-Ultimo” - 2006)Dunque la presenza dei giornalisti provocò il <strong>di</strong>sappunto <strong>di</strong>Ultimo, che a quel punto mantenne in sospeso la sorveglianza,per attendere <strong>di</strong> nuovo il ritorno della calma nei luoghi. Secondoi giornalisti l'imbeccata fu data dal maggiore Ripollinodella territoriale, il Ripollino invece non ha voluto confermarequesta circostanza, pur essendo l'addetto stampa in forzaall'epoca.Ad ogni modo, stando a quanto si è appena letto in sentenza,i vertici della territoriale parevano persino ignari <strong>di</strong> tale fuga<strong>di</strong> notizie, così come del presunto ruolo del Ripollino, e ciòancora all'epoca del processo, a 12 anni dai fatti.E allo stesso modo, la testimonianza del dott. Aliquò <strong>di</strong>mostraun'attenzione non certo altissima, per l'episo<strong>di</strong>o, anche daparte dell'Autorità giu<strong>di</strong>ziaria:AVVOCATO MUSCO.Senta, lei ha mai saputo che un certo Ripollino, il giorno successivoalla cattura <strong>di</strong> Riina, informò i giornalisti sul luogo dove Riina erastato catturato e da dove era uscito prima della cattura?TESTE ALIQUO'.Chi è ‘sto Ripollino... Ripollino... che io ricor<strong>di</strong> in questo momento, le<strong>di</strong>rei <strong>di</strong> no, però ripeto, sono tutti elementi che probabilmente sonoreperibili negli atti. Perché, oltre tutto i giornalisti avevano unaserie <strong>di</strong> informazioni, certamente provenienti da varie persone, non151


so se era Ripollino o qualcun altro, ma certo ci stavano per arrivarelì.Va osservato che alcune posizioni della procura, paiono piuttostosingolari: da un lato accusano il ROS <strong>di</strong> aver compromessol’inchiesta per aver allentato una sorveglianza secondo lorofondamentale ed inderogabile, dall’altro non mostrano <strong>di</strong> averavuto particolare interesse nell’accertare le origini e le eventualiresponsabilità della fuga <strong>di</strong> notizie che <strong>di</strong> fatto ha compromessol’efficace espletamento <strong>di</strong> quella sorveglianza.Abbiamo comunque appreso la ragione del rinvio dell'attività<strong>di</strong> sorveglianza <strong>di</strong> via Bernini, il 16 gennaio, da parte <strong>di</strong> Ultimo;la presenza dei giornalisti. A questa circostanza, dopoqualche giorno, se ne aggiunsero altre due, una meno nota, il20 gennaio, ed una maggiormente nota, il 21 gennaio, <strong>di</strong> frontealla quale Ultimo si vide costretto a prorogare ancora l'attività<strong>di</strong> sorveglianza in loco.Secondo il quoti<strong>di</strong>ano La Stampa, e<strong>di</strong>zione del 21 gennaio, perla firma <strong>di</strong> Antonio Ravidà, il 20 gennaio, forze “militari” nonmeglio precisate (forse carabinieri) irruppero in via Berniniper tenere alla larga i giornalisti. (!)“A sei giorni dalla sua cattura, un EDIFICIO IN VIA BER-NINI, vicino a dove i carabinieri del ROS venerdì mattinahanno messo fine ai suoi 24 anni <strong>di</strong> latitanza, ieri è stato152


circondato in forze. A cronisti, fotografi e teleoperatori imilitari hanno impe<strong>di</strong>to tanto <strong>di</strong> accedere quanto <strong>di</strong> avvicinarsial palazzo abitato da gente <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>a borghesia. E’stato dunque in<strong>di</strong>viduato l’<strong>ultimo</strong> covo della “belva”?. (LaStampa, e<strong>di</strong>zione del 21 gennaio, orario <strong>di</strong> stampa: nella nottatatra il 20 ed il 21 gennaio)La cronaca dunque riferisce <strong>di</strong> un palazzo, ma quand'anche sifosse trattato <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong>verso dal covo <strong>di</strong> Riina, sta <strong>di</strong>fatto che sempre in via Bernini siamo, vale a <strong>di</strong>re nella zonache si sarebbe dovuta lasciare raffreddare per poter avviarefinalmente una sorveglianza sicura ed efficace, cosa impossibilecon i mafiosi in stato d'allarme. E che cosa può allarmare153


maggiormente i mafiosi che non un'irruzione <strong>di</strong> forze dell'or<strong>di</strong>nenella via del comprensorio?Ora, la cosa incre<strong>di</strong>bile è che, ancora oggi mentre stiamo scrivendo,<strong>di</strong> questa circostanza, il capitano Ultimo, da noi interpellato,ha riferito <strong>di</strong> non essere mai stato a conoscenza, nonavendo letto il quoti<strong>di</strong>ano all'epoca e non avendone mai avutaalcuna comunicazione.E a <strong>di</strong>re il vero, neppure in sentenza si fa menzione dell'importantenotizia data dal giornale <strong>di</strong> Torino. Importante, sepur povera <strong>di</strong> dettagli. Infatti non è chiarito neppure chiavrebbe <strong>di</strong>sposto quell'operazione in via Bernini. Ma <strong>di</strong> chialtri potrebbe trattarsi se non dell'Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria?Ma a questo punto, un dubbio sorge spontaneo: che senso haparlare <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> sorveglianza sotto copertura, e checosa ci sarebbe <strong>di</strong> così sconcertante in tale mancanza <strong>di</strong> sorveglianza,se la via da sorvegliare viene presi<strong>di</strong>ata, anche soloper un periodo limitato, da una parte da sentinelle in <strong>di</strong>visadall'altra da giornalisti?E come può la procura affermare <strong>di</strong> aver data per scontata lasorveglianza e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> aver subìto un grave danno all'inchiestaper non esser stata avvisata della sua mancanza, se ritenevail luogo da sorvegliare così <strong>di</strong>sturbato dai giornalisti dadover fare intervenire le proprie truppe senza avvisare in154


alcun modo il ROS dell'iniziativa, senza consultarsi e coor<strong>di</strong>narsicon esso, e mettendo forse pure a repentaglio la coperturanei confronti dei sorvegliati?Pare piuttosto scontato, infatti, che se dei militari irromponoin una strada già “calda” anche per la presenza <strong>di</strong> giornalisti,eventuali mafiosi residenti non si potrebbero accontentare <strong>di</strong>un ritiro delle truppe al termine dell'operazione, senza poitenere sotto stretto controllo la via per verificare che nellastessa non permangano eventuali osservatori mimetizzati(Brusca testimoniando parla persino <strong>di</strong> una sussistente preoccupazione,un sospetto, nei mafiosi, nel periodo successivo allacattura, <strong>di</strong> una possibile “trappola” tesa all'esterno del comprensorio,non vedendo alcun intervento <strong>di</strong> persone in <strong>di</strong>visaal suo interno, figuriamoci quanto poteva lievitare tale preoccupazionedopo aver visto le forze dell'or<strong>di</strong>ne irrompere nonnel comprensorio <strong>di</strong> Riina, bensì soltanto a presi<strong>di</strong>are la viaper allontanare i giornalisti, per poi al termine dell'operazioneritirarsi in buon or<strong>di</strong>ne). E' scontato che in quella circostanzadei mafiosi possano aver percepito come il reale scopo<strong>di</strong> quell'iniziativa, quello <strong>di</strong> tutelare, per forzarlo verso unostato <strong>di</strong> quiete, un luogo dove risiedevano delle persone, iSansone, verso i quali poteva essere in corso chissà qualeoperazione.E tutto questo, non <strong>di</strong>mentichiamo, in un contesto in cui, comestigmatizzano i giu<strong>di</strong>ci nella sentenza del 2006:155


Che ci fosse il pericolo, gravissimo <strong>di</strong> essere notati e cosìsvelare le acquisizioni investigative possedute è indubitabile,in considerazione del fatto che il territorio (zonaU<strong>di</strong>tore), ove aveva trascorso la latitanza Riina, era sotto ilsistematico controllo mafioso della "famiglia" del quartiere ela cattura del boss costituiva senz'altro un evento idoneo adallertare gli "osservatori" dell'organizzazione criminale.Come si conciliano le due circostanze? E come è possibile che imagistrati, sapendo che si inviavano forze in <strong>di</strong>visa doveavrebbe dovuto esserci, nella loro prospettiva, un furgone <strong>di</strong>sorveglianza del ROS sotto copertura, non abbiano coor<strong>di</strong>natol'intervento con lo stesso ROS né abbiano verificato, per mezzodegli ufficiali in campo, lo stato della presenza del furgone?Eppure lo scenario è chiaro: sarà pur vero che nella prospettivadei magistrati, in quella via avrebbe dovuto esserci unfurgone in incognito a riprendere l’ingresso del cancello carraioper sorvegliare l’attività dei mafiosi a loro insaputa, macome hanno potuto, gli stessi magistrati, non sentire compromessatale prospettiva, con una frotta <strong>di</strong> giornalisti nella via a<strong>di</strong>sturbare così tanto tale attività da dover decidere essi stessi<strong>di</strong> collocare un presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> forze dell'or<strong>di</strong>ne nella stessa via?Ed in sintesi: se Ultimo era ritenuto così responsabile, inprima persona, <strong>di</strong> quell'osservazione in Via Bernini, nonchécosì tanto obbligato al suo corretto e continuo espletamento,156


come non interpellarlo prima <strong>di</strong> mandare nella via gente in<strong>di</strong>visa? E come si è potuto, soltanto dopo 10 giorni, mostraretutto questo stupore e “rammarico” per il fatto che Ultimo nonaveva voluto mantenere il furgone nella via, pur essendoconsapevoli <strong>di</strong> tutto il bailamme occorso in quella zona neigiorni precedenti?A questo punto non ci è possibile evitare <strong>di</strong> rilevare, chequell'irruzione non coor<strong>di</strong>nata, in via Bernini, nel corso <strong>di</strong>un'inchiesta del ROS sotto copertura, ove sia effettivamenteavvenuta (e salvo prova contraria non lo mettiamo in dubbio,perchè c'è la testimonianza oculare <strong>di</strong> un corrispondente <strong>di</strong>indubbia serietà quale è Antonio Ravidà), induce ad un parallelismocon un'analoga nota operazione “<strong>di</strong>rompente” fatta dalROS <strong>di</strong> Ultimo a Terme Vigilatore, mentre erano in corsointercettazioni ambientali in un ufficio che si riteneva frequentatodal latitante Santapaola. Sono due circostanze chepaiono con<strong>di</strong>videre molti aspetti. Tuttavia nel caso dei fatti <strong>di</strong>Terme Vigilatore, nonostante precedenti sentenze che dovrebberoaverli già chiariti, il procuratore Scarpinato ha chiesto <strong>di</strong>a<strong>di</strong>re nuovamente a <strong>di</strong>battimento nel processo d'appello incorso a Palermo a carico del generale Mori e del colonnelloObinu, ritenendo che quell'operazione fosse mirata a <strong>di</strong>sturbarele indagini su Santapaola. E lo ha fatto adducendo nuovepresunte prove sulle quali però noi riteniamo, se si andrà a<strong>di</strong>battimento, ci sarà una bella <strong>di</strong>scussione.157


Invece nel caso dell'irruzione in Via Bernini non si è nemmenomai <strong>di</strong>battuto, anzi non si conosceva neppure, se non fossestato per il quoti<strong>di</strong>ano “La Stampa”, né è identificata l'autoritàche l'avrebbe <strong>di</strong>sposta, così come non lo sono i suoi reali scopi.E pensare che tale operazione, se è vero che è avvenuta il 20gennaio, risulta contestuale, incre<strong>di</strong>bile coincidenza, con un'altrainiziativa piuttosto sconcertante, intrapresa, come abbiamogià visto, proprio lo stesso 20 gennaio: la revoca dellasorveglianza delle utenze telefoniche dei Sansone.Fortuna che si trattava <strong>di</strong> iniziative dell'Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria,per cui sono rimaste persino giacenti nell'oblio per tutti questianni, perché se fossero state invece iniziative del ROS oggiavremmo sicuramente una pista in più nel calderone della“trattativa”.3.2 La “finta” perquisizione <strong>di</strong> Fondo Gelsomino.Fondo Gelsomino era un immobile prossimo al comprensoriodei Sansone <strong>di</strong> Via Bernini, che il Di Maggio, una volta datocorso alla sua collaborazione, rivelò trattarsi <strong>di</strong> un luogo doveavrebbe bazzicato il Riina. A quel punto il PM Aliquò e il ilcol. Cagnazzo dell'Arma Territoriale, proposero la sua perquisizione,ma De Caprio si oppose e riuscì ad evitarla. Fortunatamente,perché con tutta probabilità avrebbe fatto sfumare lacattura del boss, che viveva in prossimità, mettendolo in al-158


larme. Ma 5 giorni dopo l'arresto <strong>di</strong> Riina, il 20 gennaio, imagistrati si riunirono con i carabinieri della territoriale edecisero <strong>di</strong> perquisire comunque il Fondo Gelsomino a scopo <strong>di</strong>“depistaggio”, per <strong>di</strong>stogliere cioè l'attenzione dei giornalisti edallontanarli da via Bernini. Però non avvisarono Ultimo. Mentreinvece, naturalmente, quando ci fu il processo, sostenneroche Ultimo fu avvisato e che partecipò, insieme a Mori, persinoalla riunione decisiva, e che fu d'accordo <strong>di</strong> compiere ildepistaggio. A supporto <strong>di</strong> alcuni delle circostanze sostenute,furono mostrati anche degli “appunti scritti” <strong>di</strong> Aliquò, cheperò a seguito <strong>di</strong> controlli, si <strong>di</strong>mostrarono “errati” (e quin<strong>di</strong>stralciati, in quanto i due ufficiali del ROS <strong>di</strong>mostrarono <strong>di</strong>non aver partecipato a quella decisione e comunque <strong>di</strong> nonessere stati interpellati. Mori poi si trovava insieme ai PM incarcere, ad interrogare Vito Ciancimino. Chissà se però sarebbestato stralciato, quel <strong>di</strong>ario “errato”, e se si sarebbecreduto ai due ufficiali, se non ci fosse stata la possibilità <strong>di</strong><strong>di</strong>mostrare documentalmente la loro assenza). Si può seguiredettagliatamente tutta la vicenda, lasciando che a raccontarlasia la sentenza del 2006:Nei giorni seguenti [l'arresto <strong>di</strong> Riina - ndr], ha aggiunto il teste,la scelta del ROS fu quella <strong>di</strong> “far raffreddare i luoghi”, inattesa <strong>di</strong> una ripresa delle attività investigative quando lecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> recuperata “tranquillità” dell’area lo avesseroconsentito, e, cioè, quando i Sansone avessero ripreso i loro159


normali contatti, cosa che però non avvenne mai perchéle perquisizioni al cd. “fondo Gelsomino” del 21.1.93 eda “Casa del Sole” vanificarono, a suo <strong>di</strong>re, questi intenti,così come le iniziative giu<strong>di</strong>ziarie che condurranno ai primi <strong>di</strong>febbraio all’arresto dei Sansone.In quest’ottica – ha precisato il teste – appariva scontato, ecome tale non fu oggetto <strong>di</strong> alcuna specifica <strong>di</strong>scussione né conil De Caprio né con altri, che non sarebbe stato possibile proseguireil servizio <strong>di</strong> osservazione con quelle modalità con lequali si stava ancora svolgendo quello stesso 15.1.93.Difatti, la conformazione dei luoghi (via Bernini presentavaun andamento lineare in quel tratto, con auto parcheggiate suentrambi i lati), le caratteristiche del comprensorio (era visibilesolo la cancellata <strong>di</strong> ingresso per le auto e non le singoleunità immobiliari), la sua ubicazione nella zona U<strong>di</strong>tore dellacittà, sottoposta al controllo sistematico del territorio da partedella famiglia mafiosa <strong>di</strong> appartenenza, rendeva evidentel’impossibilità <strong>di</strong> replicare, il giorno dopo l’eclatante catturadel boss corleonese, il servizio riposizionando il furgone <strong>di</strong>fronte all’ingresso del complesso.La presenza <strong>di</strong> tale mezzo, estraneo a quelli solitamente presentisulla via, sarebbe stata senz’altro notata – ha concluso ilteste – vanificando ogni futura proiezione investigativa.E pertanto:“L’attività <strong>di</strong>namica sui Sansone ... non venne mai intrapresa,a causa – ha <strong>di</strong>chiarato l’imputato – del precipitare degli eventie, cioè, dell’ulteriore fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo costituito dalla per-160


quisizione del cd. “fondo Gelsomino”, avvenuta in data 21.1.93.“E infatti, sarà un caso, ma....“Va qui precisato che l’annotazione in senso contrario riportatanella comunicazione del 12.2.93 a firma del dott. Caselli,laddove menziona una riunione del 20.1.93 nel corso della qualeil cap. De Caprio avrebbe suggerito, unitamente ad altri colleghidella territoriale, <strong>di</strong> effettuare al più presto laperquisizione al cd. “fondo Gelsomino” “al fine <strong>di</strong> deviarel’attenzione dall’obiettivo reale delle indagini al quale – fu detto– alcuni giornalisti erano ormai arrivati assai vicini e cheinvece conveniva tenere ancora sotto controllo”, si è rivelata erronea.In proposito, deve rilevarsi che per la redazione <strong>di</strong> quella notail dott. Caselli si basò su un appunto manoscritto redatto daldott. Aliquò - che ne ha riconosciuto la paternità in <strong>di</strong>battimento- il 7 o l’8 febbraio 1993, quando, eseguita la perquisizioneed appurato che il cd. “covo” <strong>di</strong> Riina era stato svuotatoda ignoti, si pose il problema <strong>di</strong> chiedere all’Arma ed al ROSchiarimenti su quanto era accaduto.Fu allora che il procuratore aggiunto, che aveva partecipato atutte le riunioni operative, redasse, a mano, un <strong>di</strong>ario degliavvenimenti nonché la bozza della lettera per il dott.Caselli, utilizzando quelli che erano i suoi ricor<strong>di</strong> ed i daticontenuti in una nota dattiloscritta elaborata, sempre successivamenteagli eventi, dai colleghi sostituti procuratori.161


Documenti a loro volta contenenti alcuni dati erronei,come l’istruzione <strong>di</strong>battimentale ha consentito <strong>di</strong> accertare.In merito alla riunione in oggetto, è stato provato – sulla base<strong>di</strong> quanto riferito concordemente da tutti testi <strong>di</strong> seguito nominati- che non vi partecipò personalmente il dott. Caselli mail dott. Aliquò, e che vi prese parte solo l’Arma territoriale nellepersone del gen. Cancellieri, del col. Cagnazzo e del cap.Minicucci.Fu proprio il col. Cagnazzo a suggerire - avendo appreso danotizie <strong>di</strong> stampa che i giornalisti stavano battendo la zona <strong>di</strong>via Bernini alla ricerca del cd. “covo” - <strong>di</strong> effettuare quella perquisizionea scopo <strong>di</strong>versivo. Valutazione che venne accolta econ<strong>di</strong>visa dall’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria e che portò, il giorno seguente(21.1.93), all’esecuzione ex art. 41 TULPSdell’operazione, con grande clamore e <strong>di</strong>spiegamento <strong>di</strong> mezziper garantirne la più ampia pubblicità.Anche l’annotazione manoscritta del dott. Aliquò non menziona,tra i partecipanti, gli imputati; in proposito però l’alloraprocuratore aggiunto ha <strong>di</strong>chiarato, in <strong>di</strong>battimento, che qualcunodel raggruppamento doveva essere presente e ciò non perun suo preciso ricordo – inesistente sul punto – ma perché,comunque, il raggruppamento non poteva non esserne informato.Deduzione <strong>di</strong> carattere logico che è stata espressa anchedal gen. Cancellieri, secondo cui la territoriale era “servente”rispetto al ROS in quell’operazione e che vale a spiegare comemai il cap. De Caprio fu in<strong>di</strong>cato come presente nella letteradel 12.2.93, quando invece non lo era.162


Neppure vi partecipò il col. Mori che quel giorno alle ore 13.00fece rientro da Palermo a Roma (cfr. consuntivo dei servizifuori sede depositato dalla <strong>di</strong>fesa), della cui presenza, <strong>di</strong>fatti,non ha riferito alcuno.La finalità dell’iniziativa – ha riferito il gen. Cancellieri – eraduplice, ovvero investigativa, tenuto conto che il fondo “Gelsomino”era stato sempre considerato uno degli obiettividell’indagine, avendone parlato il Di Maggio come uno dei luoghiche il Riina aveva frequentato, e <strong>di</strong> depistaggio dellastampa, che proprio per questo fu preavvertita della perquisizionedal magg. Ripollino.Sempre il gen. Cancellieri ha aggiunto che in considerazione<strong>di</strong> quella finalità investigativa, quando si scoprirà che non viera alcun servizio <strong>di</strong> osservazione in atto su via Bernini, nonavvertì la necessità <strong>di</strong> riparlare della perquisizione eseguita il21 gennaio, sulla base <strong>di</strong> un presupposto inesistente, in quantoquell’operazione “andava comunque fatta”. (Si, ma nota bene:un simile assunto presuppone che comunque il generale Cancellierisi sia dotato, in coscienza, <strong>di</strong> una motivazione a suo <strong>di</strong>relogica per non “avvertire la necessità <strong>di</strong> riparlarne”, vale a<strong>di</strong>re <strong>di</strong> dover giustificare - in quanto “andava COMUNQUEfatta” - la perquisizione <strong>di</strong> Fondo Gelsomino in quell'occasione,fatto che induce a sospettare <strong>di</strong> una determinazione a non parlarnecomunque motivata, e quin<strong>di</strong> intenzionale, pur in un contestoin cui il soggetto da l'impressione <strong>di</strong> percepire lapertinenza del parlarne - ndr)163


Le superiori emergenze, quin<strong>di</strong>, portano a ritenere che l’Armaterritoriale agì in quell’occasione in piena autonomia,nell’intento <strong>di</strong> rendere un servizio al ROS ma senza interloquireed interagire con il medesimo.In proposito, il Collegio osserva che la mancanza <strong>di</strong> raccordotra i due organismi debba essere valutata tenendo conto delfatto che ciascuno, all’epoca in oggetto, conservava e proteggevagelosamente le proprie prerogative ed era impegnato a portareavanti il proprio filone <strong>di</strong> indagini.Qui sul finale, il giu<strong>di</strong>ce ha perfettamente ragione, ma si potrebbetranquillamente anche aggiungere, con specifico riferimentoalla perquisizione <strong>di</strong> Fondo Gelsomino, che questa fu<strong>di</strong>sposta, in accordo con la territoriale, dall'Autorità Giu<strong>di</strong>ziariapresente, e che pertanto a questa, più che alla territoriale,sarebbe spettato <strong>di</strong> informare il ROS dell'iniziativa, essendo lacoor<strong>di</strong>natrice delle indagini, ma il ROS non fu comunqueavvisato.3.3 La “mancata comunicazione” della sospensionedella sorveglianza.Ultimo dunque, come abbiamo appena visto, non attivò lasorveglianza in via Bernini dopo la cattura <strong>di</strong> Riina, per unaconcatenazione <strong>di</strong> ragioni logiche: nella serata del 15 gennaio,per questioni <strong>di</strong> sicurezza e per concedere una pausa <strong>di</strong> riposoall'operatore del ROS ed al collaborante (Di Maggio), nei gior-164


ni successivi per la presenza dei giornalisti nella via, ed infine,a partire dal 21 gennaio, a causa <strong>di</strong> una debordante operazione<strong>di</strong> polizia giu<strong>di</strong>ziaria (fatto per lui inau<strong>di</strong>to, nel senso che“non” l'ha proprio “u<strong>di</strong>to”, poiché non fu minimamente avvisato),nei paraggi della zona <strong>di</strong> osservazione, che allontanavavigorosamente il ritorno <strong>di</strong> quelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> quiete e cessatoallarme che egli riteneva in<strong>di</strong>spensabili per l'osservazione.Si deve infatti ed inoltre considerare che dal suo punto <strong>di</strong> vista(che tra l'altro era pure realistico, e non il mero frutto <strong>di</strong> un'ipotesi)quella sorveglianza doveva fare da supporto silenziosoad un'indagine sui Sansone molto ampia, che si sarebbe dovutaprotrarre nel tempo ed in vari luoghi, ben oltre i confini <strong>di</strong>via Bernini, ma sempre avendo come punto <strong>di</strong> partenza i Sansonein stato <strong>di</strong> ritrovata, almeno parziale, tranquillità, mentreinvece non poteva essere in alcun modo intesa come unasorta <strong>di</strong> imboscata finalizzata a bloccare imme<strong>di</strong>atamentequalsiasi carriola <strong>di</strong> documenti uscisse dal cancello o eventualivip della latitanza in pellegrinaggio al tempio <strong>di</strong> Riina, perchèper lui una cosa simile non poteva esistere, essendo un carabinieredei reparti scelti, e non uno sceneggiatore <strong>di</strong> gialli perragazzi come quelli che <strong>di</strong> tanto in tanto vengono letti ai bambininel prologo <strong>di</strong> Annozero. Ma soprattutto lui riteneva chegli stessi pensieri li avesse la procura, la quale, nella suaprospettiva (confermata peraltro come realistica nella sentenza),doveva essere consapevole <strong>di</strong> quale tipo <strong>di</strong> sorveglianzadovesse essere condotta, intrinsecamente non capace <strong>di</strong> impe-165


<strong>di</strong>re manomissioni all'interno del comprensorio, e pertantodella sua derogabilità, ma meglio <strong>di</strong>re della sua necessariaderogabilità, in assenza delle con<strong>di</strong>zioni necessarie al suoespletamento.In poche parole, egli in coscienza non riteneva altro che <strong>di</strong>stare conducendo la sua “mission” naturale e secondo lui con<strong>di</strong>visadai magistrati: quella <strong>di</strong> condurre una sorveglianzaprudente e compatibile con la sicurezza e lo stato dei luoghi esoprattutto intrinsecamente derogabile, e pertanto quella <strong>di</strong>attendere la cessazione <strong>di</strong> tutte le con<strong>di</strong>zioni contrarie all'espletamentodell'attività, in quel momento correnti. E dunqueche cosa doveva comunicare alla procura? Che stava facendoquel che doveva fare?Perchè qui sta il punto: nella testa dei suoi accusatori, Ultimoha interrotto un'attività <strong>di</strong>sattendendo una <strong>di</strong>sposizione. Enon l'ha comunicato. Invece nella sua prospettiva, nonchénella realtà, lui non ha interrotto alcunché, ma stava semplicementeaspettando <strong>di</strong> poter dar corso a quella <strong>di</strong>sposizionenell'unico modo secondo lui possibile, e non aveva un bel nienteda comunicare. Questa situazione <strong>di</strong> stasi passiva, è compatibileanche con quanto <strong>di</strong>chiarato da Ultimo e dai suoicolleghi del reparto, in merito al fatto che egli non avrebbeavvisato, non avendo nulla <strong>di</strong> cui avvisarli, neppure i suoicomandanti, i quali quin<strong>di</strong> a loro volta non <strong>di</strong>sponevano <strong>di</strong>nulla <strong>di</strong> particolare da riferire ai magistrati. E d'altro canto166


dalla parte dei magistrati non giungeva alcun segnale <strong>di</strong> interesse,per quanto dovesse fare Ultimo. Nessuna convocazionealle riunioni in procura o nella caserme, nessuna informazionesulle operazioni e sui depistaggi <strong>di</strong>sposti (ve<strong>di</strong> Fondo Gelsomino),nessuna richiesta <strong>di</strong> informazioni o <strong>di</strong> rapporti, neppureuna telefonata. Anzi: il 20 gennaio con decreto specifico revocavanola sorveglianza dei telefoni dei Sansone. Nessun segnaleinsomma che inducesse a pensare che la procura potesseintendere la situazione più critica o comunque <strong>di</strong>versa daquanto Ultimo si configurasse, ed anzi impliciti segnali <strong>di</strong>assenza <strong>di</strong> interesse per quanto lui o i Sansone stessero facendo.Questa circostanza è ben chiara è molto rilevante per i giu<strong>di</strong>cinella sentenza “Mori-Ultimo” del 2006:“L’omessa comunicazione della cessazione del servizio siinnestò, quin<strong>di</strong>, in una serie concatenata <strong>di</strong> omissioni,già enucleate, anch’esse significative della eccezionalità delcontesto nel quale maturarono quegli acca<strong>di</strong>menti, quali: ilgiorno dell’arresto, la omessa specificazione, neppuresollecitata dalla Procura, <strong>di</strong> quali attività avrebbero dovutoessere condotte e con quali modalità; la omissione,da quel giorno in poi, <strong>di</strong> ogni flusso comunicativo e<strong>di</strong>nformativo tra la Procura della Repubblica ed i repartiterritoriali con il ROS; la omissione <strong>di</strong> riunioniche vedessero la partecipazione <strong>di</strong> tutti e tre gli organismi;l’omesso coinvolgimento del ROS nella per-167


quisizione al fondo Gelsomino; la omissione <strong>di</strong> qualsiasirichiesta <strong>di</strong> informazioni e <strong>di</strong> chiarimenti alROS, sin dal 17 gennaio, quando fu comunicata lanotizia del rientro della Bagarella a Corleone, e pertutti i giorni a seguire, anche dopo la manifestazione<strong>di</strong> perplessità, da parte degli ufficiali della territorialee <strong>di</strong> alcuni magistrati che avevano visionato ifilmati su via Bernini, sulla sussistenza in attodell’osservazione, ed anche dopo la frase accennatadal col. Mori sulla sospensione del servizio.Tutto ciò nonostante fosse stato arrestato non uncriminale qualsiasi ma proprio uno dei latitanti piùpericolosi e più ricercati, coinvolto nelle stragi <strong>di</strong>Capaci e <strong>di</strong> via D’Amelio e già condannatoall’ergastolo per gravissimi delitti.”Dunque per la corte, se da un lato il non relazionare sulla suaattività <strong>di</strong> osservazione, può avere comportato un'omissione daparte <strong>di</strong> Ultimo, dall'altra per la stessa corte la procuraavrebbe per parte sua commesso alcune analoghe omissioni,che il giu<strong>di</strong>ce pare assimilare a quella <strong>di</strong> Ultimo, ponendoletutte sullo stesso piano contestuale, anche se, sotto il profilostrettamente legale e quin<strong>di</strong> formale, è pur vero che, comerileva la corte, Ultimo avrebbe dovuto comunicare ogni suainiziativa per obbligo <strong>di</strong> legge, mentre la procura no, essendol'uno un sottoposto dell'altra.E avrebbe dovuto comunicarla, ogni sua iniziativa, “seppure168


motivata con gli elementi successivamente emersi, relativi allapresenza in loco <strong>di</strong> operatori della stampa, alla fuga <strong>di</strong> notizieche aveva avuto ad oggetto via Bernini e dunque agli aggravatiproblemi <strong>di</strong> sicurezza della zona” , e ciò in base all'’art. 348co. 3 c.p.p., e per costante giurisprudenza: Cass. 7.12.98 n.6712; … e Cass questa e Cass quest'altra, le quali regole vedrebbero“una volta intervenuta l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, ununico limite alle scelte <strong>di</strong>screzionali della polizia giu<strong>di</strong>ziaria,quello della impossibilità <strong>di</strong> compiere atti in contrasto con le<strong>di</strong>rettive emesse. “Come <strong>di</strong>re: se Ultimo vedeva problemi <strong>di</strong> sicurezza o <strong>di</strong> gestionedel controllo in via Bernini, siccome il magistrato gli avevadetto <strong>di</strong> sorvegliare, allora doveva sorvegliare lo stesso oppureinformare il magistrato dell'impossibilità <strong>di</strong> sorvegliare, anchese riteneva in buona fede <strong>di</strong> fare la sola ed unica cosagiusta. Perchè lo <strong>di</strong>ce il regolamento.Ma non <strong>di</strong>mentichiamo che nella coscienza <strong>di</strong> Ultimo, le cosenon stavano così, non avendo egli inteso che le <strong>di</strong>rettive sullasorveglianza fossero rigide in quanto mirate alla tutela <strong>di</strong>eventuale materiale probatorio presente nella villa (e qui c'èun piccolo cortocircuito, perché abbiamo già visto che ancheper la corte era oggettivo che quella sorveglianza non potevaservire a quello scopo) ma fossero effettivamente riferite ad un<strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> sorveglianza, soltanto “modulata” in base alleopportunità, e quin<strong>di</strong> non costante:169


Non ho informato la Procura della Repubblica della sospensionedel servizio <strong>di</strong> osservazione proprio perché avevocapito <strong>di</strong> potermi muovere nell’ ambito <strong>di</strong> un’ azione investigativa<strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo periodo sui fratelli Sansone e non<strong>di</strong> dover svolgere una osservazione costante e fissasul cancello carraio <strong>di</strong> via Bernini 54.Questo è l’ equivoco, il semplice puro equivoco che ho riconosciutoe che come tale ha riconosciuto il Procuratore Caselli. Questa è la realtà, la semplice realtà come io l’ hovissuta e come ho sempre esposto in totale onestà concettuale,anche negli atti <strong>di</strong> questo proce<strong>di</strong>mento. (CapitanoUltimo)A <strong>di</strong>mostrazione della sua buona fede, Ultimo rileva che neigiorni dopo l’arresto, egli, non potendo sorvegliare, non potèneppure prelevare il collaborante Di Maggio che avrebbe dovutocontinuare a partecipare all’’osservazione. E il Di maggioera sotto la tutela dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, la quale quin<strong>di</strong>non poteva non sapere che l’operazione era sospesa:: circa la <strong>di</strong>smissione del servizio <strong>di</strong> osservazione nel pomeriggiodel 15 gennaio esso fu chiaro ai magistrati ed ai carabinieridella Territoriale in quanto il collaboratore BalduccioDi Maggio che era parte integrante e fondamentale del <strong>di</strong>spositivo<strong>di</strong> osservazione venne riconsegnato senza ritardoalcuno alla stessa Arma Territoriale a <strong>di</strong>sposizione dell’ A.G.<strong>di</strong> Palermo la stessa sera del 15 gennaio 1993, circostanzaquesta che il PM ha inspiegabilmente voluto ignorare. E’170


evidente che se il Collaboratore DI MAGGIO era stato autorizzatodall’ AG a osservare il cancello <strong>di</strong> via Bernini insiemeai miei militari, il fatto che tale presenza non veniva rinnovatail giorno 16 ed i giorni successivi, in<strong>di</strong>cava inequivocabilmenteed oggettivamente che l’ osservazione , come erastata impostata dalla stessa A.G. era stata sospesa. (CapitanoUltimo)Ecco dunque perché, in presenza <strong>di</strong> un comportamento “omissivo”(se così si deve definire) comunque coerentemente congiunto,la mancanza <strong>di</strong> comunicazioni in merito allo statodell'osservazione (cioè in merito allo stato <strong>di</strong> attesa a chevenissero superate le con<strong>di</strong>zioni locali <strong>di</strong> incompatibilità conl'osservazione, che secondo il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Ultimo dovevanoessere palesi anche per i magistrati i quali, fosse anche percoincidenza, interagivano con lui come se tali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>necessaria attesa fossero note, vale a <strong>di</strong>re non interagivano inalcun modo), è stata vista dal giu<strong>di</strong>ce, nel 2006, come qualcosa<strong>di</strong> appartenente ad un contesto non doloso, ma fondamentalmentespiegabile con l'equivoco o con le errate convinzioni.Dopo l’arresto del Riina, ogni reparto si occupò del filone <strong>di</strong>indagine rimesso alla propria competenza e cessarono quelleriunioni <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> informazioni cheavevano avuto luogo, sino al giorno della cattura, tra il nucleooperativo e la sezione comandata dal cap. De Caprio.171


D’altronde, c’era la convinzione che il ROS si stesse occupando<strong>di</strong> via Bernini, mentre invece era impegnato negli accertamenti<strong>di</strong> carattere documentale sui cd. “pizzini” trovati indossoal Riina ed al Bion<strong>di</strong>no ed in quelli <strong>di</strong> carattere patrimoniale esocietario sui Sansone, oggetto <strong>di</strong> una specifica relazione del26.1.93. (Sentenza “Mori-Ultimo” - 2006)Rilevano poi i giu<strong>di</strong>ci in altra parte della sentenza:Altro elemento <strong>di</strong> fatto che l’istruzione <strong>di</strong>battimentale ha consentito<strong>di</strong> accertare è che Sergio De Caprio, dal giornodell’arresto <strong>di</strong> Riina, non partecipò più ad alcuna riunione nécon l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria in Procura né con l’Arma territoriale.Difatti, mentre sino a quel momento il ROS ed il Nucleo Operativo,per esigenze <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento delle indagini e <strong>di</strong> scambio<strong>di</strong> informazioni, avevano avuto contatti continui ed eranostati coinvolti, con cadenza quoti<strong>di</strong>ana, in riunioni operative,dopo la cattura ciascuno si concentrò sulle attività <strong>di</strong> propriacompetenza e tra i due organismi il flusso <strong>di</strong> notizie e comunicazionisi interruppe. (Sentenza “Mori-Ultimo” - 2006)Un'altra circostanza che può aver favorito l'equivoco, sta nelfatto che non si parlò, il 15 gennaio, delle modalità tecnichecon sui si sarebbe dovuta espletare l'osservazione, né deglieffettivi esiti che si contava <strong>di</strong> acquisire con la stessa osservazione:172


“...in merito al tipo <strong>di</strong> esiti che si contava <strong>di</strong> acquisire e, dunque,specularmente, al tipo <strong>di</strong> servizio tecnico che il ROSavrebbe dovuto svolgere, il dott. Caselli ha risposto chiarendoche non se ne parlò affatto, nello specifico.Questo in quanto - ha aggiunto - lo spazio <strong>di</strong> autonomiadecisionale ed operativa lasciato ai membri del raggruppamentoera amplissimo, sia perché il profilo tecnico<strong>di</strong> esecuzione delle attività <strong>di</strong> investigazione era rimesso allaloro precipua competenza quali organi <strong>di</strong> polizia giu<strong>di</strong>ziaria,sia per ragioni <strong>di</strong> sicurezza legate all’eventualità <strong>di</strong> trovarsicoartato, in eventuali frangenti <strong>di</strong> privazione della libertà personale,a rivelare notizie sulle operazioni in corso.” (Sentenza“Mori-Ultimo” - 2006)I magistrati comunque hanno concluso sentenziando che sequesto della mancanza <strong>di</strong> comunicazioni poteva rappresentareun problema <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>sciplinare, cioè un'infrazione al regolamento<strong>di</strong> polizia, che formalmente prevede la trasmissione <strong>di</strong>rapporti dall'operatore all'autorità giu<strong>di</strong>ziaria che qui invecenon è avvenuta, certo però non poteva in alcun modo rappresentareanche la volontà <strong>di</strong> favorire la mafia o <strong>di</strong> ingannarechicchessia, soltanto sulla base <strong>di</strong> quella mancanza <strong>di</strong> comunicazione.Secondo i giu<strong>di</strong>ci, ciò era logicamente impossibile.E allora non ci resta che concludere rilevando che, per quantoci consta, contestare sui me<strong>di</strong>a, per quasi vent'anni ed in modo173


continuativo, un vizio <strong>di</strong> forma, esente da malafede per accertamentogiu<strong>di</strong>ziario, all'uomo che ha catturato Riina, è unabella piccineria.174


4 Quarta vulgataLa perquisizione non fu sospesa da Caselli senza termini <strong>di</strong> rinvio, masoltanto <strong>di</strong>fferita <strong>di</strong> 48 ore, tuttavia al termine <strong>di</strong> questo intervallo il ROSnon effettuò comunque la perquisizione.«“alle ore 16,00 era stato <strong>di</strong>sposto un rinvio <strong>di</strong> 48 ore”». (testeAliquò)«“allora <strong>di</strong>ssi: “Riferiteci ogni ventiquattr'ore, però non an<strong>di</strong>amooltre le quarantott’ore. Quarantotto ore <strong>di</strong> sospensione, poive<strong>di</strong>amo..." Caselli <strong>di</strong>sse “Beh ve<strong>di</strong>amo, se si chiedono un po' <strong>di</strong>tempo, ve<strong>di</strong>amo cosa fanno in quarantotto ore e poi ci riferiranno,vedremo che cosa...”». (teste Aliquò)«“dopo l’intervento del Col. Mori e consultazioni con Spallitta eCaselli alle ore 16,00 era stato <strong>di</strong>sposto un rinvio <strong>di</strong> 48 ore ”».(Dall’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> imputazione coatta <strong>di</strong>sposta dal G.I.P.Vincenzina Massa il 2 novembre 2004)«“La perquisizione fu <strong>di</strong>fferita, prima <strong>di</strong> 48 ore e poi <strong>di</strong> due175


settimane,”». (Marco Travaglio per “Il Fatto Quoti<strong>di</strong>ano”)Questa storia del “<strong>di</strong>fferimento” <strong>di</strong> 48 ore della perquisizione,nasce sostanzialmente dalla testimonianza del dr. Aliquò esoprattutto da una sua personale nota scritta, consegnata inatti dal medesimo, appunto in cui il PM annotò la frase: “Garanziacontrollo assoluto e costante. Ore 16 rinvio <strong>di</strong> 48 ore”.In verità, mentre sulla valenza ed atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> questi appunti“postumi” del dr. Aliquò, noi cre<strong>di</strong>amo ci sia qualchemotivo <strong>di</strong> riserva “a prescindere”, a causa dei <strong>di</strong>fettucci giàemersi nel capitolo precedente, sta <strong>di</strong> fatto che stando a quantorilevato dai giu<strong>di</strong>ci nella sentenza <strong>di</strong> Palermo del 2006, nonpare proprio che Caselli abbia avvallato questa versione deifatti:“... [il dr. Caselli] assunse la decisione, concordandola con tuttigli altri colleghi, <strong>di</strong> rinviare la perquisizione.Il medesimo dott. Caselli, tuttavia, non ha saputo precisare itermini <strong>di</strong> tale rinvio e, <strong>di</strong>fatti, non venne concordato un precisomomento finale, trascorso il quale, in <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> nuove acquisizioniinvestigative provenienti dall’osservazione delcomplesso, si sarebbe dovuto procedere alla perquisizione, matale valutazione fu rimessa all’esito degli sviluppidell’operazione che - si credeva - il ROS avrebbe portato avanti.Operazione complessa, “che voleva i suoi tempi” – ha <strong>di</strong>chiaratoil dott. Caselli – atteso lo stato dei luoghi (non era noto176


da quale villetta, delle numerose ivi esistenti, fosse uscito ilRiina) e la “ben ipotizzabile presenza <strong>di</strong> pezzidell’organizzazione nei pressi e nei <strong>di</strong>ntorni”. “Quin<strong>di</strong> , stando alla sentenza, Caselli non avrebbe fatto altroche confermare sostanzialmente quanto replicato dallo stessocapitano Ultimo, in una sua memoria <strong>di</strong>fensiva, alla circostanzapostulata da Aliquò:“la Procura della Repubblica <strong>di</strong> Palermo ed il ProcuratoreGiancarlo Caselli , avevano ben recepito il contenuto dellaproposta del capitano De Caprio che era finalizzata, scrive e<strong>di</strong>chiara il Procuratore Caselli, “ a <strong>di</strong>sarticolare la strutturaeconomica e quella operativa facente capo a Riina .”Operazione che evidentemente nessuno poteva allora e puòora immaginare <strong>di</strong> realizzare in 48 ore come incongruamentescrive il teste Aliquò nei suoi appunti postumi,dogmaticamente recepiti dalla Pubblica Accusa.Sembra pertanto ampiamente confermato come io ed il GeneraleMori abbiamo focalizzato nella esposizione dellenostre motivazioni la prevalente necessità <strong>di</strong> seguire ifratelli Sansone (costruttori e<strong>di</strong>li) piuttosto che la sorveglianzadel cancello e ancora meno i visitatori dell’ abitazione<strong>di</strong> Riina che peraltro non poteva essere osservata,come a tutti era ben noto.” (col. De Caprio)Dello stesso avviso, fu il capitano (poi colonnello) Minicucci,177


nella sua testimonianza:PUBBLICO MINISTERO.Quin<strong>di</strong> si trattava <strong>di</strong> un rinvio o <strong>di</strong> una revoca della perquisizione?TESTE MINICUCCI.No, fu un rinvio.PUBBLICO MINISTERO.Un rinvio. Venne detto quando si sarebbe fatta?TESTE MINICUCCI.Non fu data in<strong>di</strong>cazione.Resta poi comunque, elemento piuttosto tranchant, il fatto chedopo 48 ore dall'arresto <strong>di</strong> Riina, che ci siano state o menopianificazioni <strong>di</strong> tal fatta, competesse sempre e comunque aCaselli l'eventuale riavvio delle operazioni <strong>di</strong> perquisizione,riavvio però mai avvenuto. Il ROS mica aveva or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> perquisiredopo 48 ore, anzi, per Ultimo questa storia delle 48 orenon esisteva proprio, mai sentita. Sul punto, è piuttosto eloquentela testimonianza in aula dello stesso Aliquò, che alladomanda del PM su che cosa successe dopo 48 ore rispose, inbuona sostanza: nulla.PUBBLICO MINISTERO.… avete avuto dopo quarantott'ore, entro... nelle quarantott'oresuccessive cosa è accaduto?…178


TESTE ALIQUO'.…... io chiesi a Caselli se era il caso <strong>di</strong> fare qualcosa e <strong>di</strong>sse"No, stanno continuando, ve<strong>di</strong>amo che cosa ne esce fuori".Quin<strong>di</strong>, secondo Aliquò, dopo 48 ore lui chiese a Caselli se erail caso <strong>di</strong> fare qualcosa e Caselli gli rispose <strong>di</strong> no, chel’indagine del ROS stava continuando, e preferiva aspettarecosa ne veniva fuori.Ma, tra l'altro, tutto questo, come poteva essere possibile,come poteva accadere, senza che fosse interpellato in alcunmodo Ultimo?Lo stesso capitano Ultimo, infatti, contesta tale contrad<strong>di</strong>zione,con una nota con la quale noi riteniamo <strong>di</strong> poter mettere laparola fine a questo capitolo:“io rimasi a Palermo negli uffici ben noti ai magistratidella Procura ed ai Carabinieri della Territoriale.Chiunque avesse voluto avere notizie sull’ andamentodell’ attività avrebbe potuto rivolgersi a me <strong>di</strong>rettamente,sia alla riconsegna del DI MAGGIO sia alloscadere delle presunte 48 ore come scrive il DottorAliquò nei suoi appunti postumi,...” (col. De Caprio).179


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5 Quinta vulgataLa sorveglianza <strong>di</strong> Via Bernini doveva servire ad in<strong>di</strong>viduare altri latitanti invisita al covo. Grave, quin<strong>di</strong>, che il ROS l’abbia interrotta.“i magistrati … citano uno dopo l' altro i fatti avvenuti. Primo:«La mancata perquisizione è addebitabile a indubbie condotteanomale <strong>di</strong> ufficiali del Ros che avevano suggerito <strong>di</strong> rinviarel' imme<strong>di</strong>ata perquisizione assicurando agli altri loro colleghidell' Arma e alla Procura che la villa sarebbe rimasta sottocostante osservazione al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare altri mafiosiche vi fossero recati»… (“Un <strong>di</strong>ario accusa Mori sui misteridel covo <strong>di</strong> Riina” <strong>di</strong> Attilio Bolzoni - Repubblica — 25 maggio2003)« L’osservazione visiva del complesso, in quanto inerente alsolo cancello <strong>di</strong> ingresso dell’intero comprensorio, certamentenon poteva essere <strong>di</strong>retta ad impe<strong>di</strong>re tali esiti, prestandosisolo ad in<strong>di</strong>viduare eventuali latitanti che vi avesserofatto accesso ed a filmare l’allontanamento della Bagarella,che non era comunque indagata, e le frequentazioni del sito.Tribunale <strong>di</strong> Palermo – Sez. 3° penale – S E N T E N ZA del 20/02/06)181


Quest’idea, secondo la quale doveva rientrare nei propositi delCapitano Ultimo dover in<strong>di</strong>viduare, per mezzo <strong>di</strong>un’ininterrotta sorveglianza in Via Bernini, eventuali latitantiche andavano e/o che venivano dal covo, pare sia sorta nelcontesto dell’ultima indagine istruttoria, poiché essa emergenel testo della richiesta <strong>di</strong> archiviazione del proce<strong>di</strong>mento neiconfronti <strong>di</strong> Ultimo e Mori avanzata dalla Procura nel 2004,richiesta poi respinta dal GIP con l’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> imputazionecoatta.Recita infatti il PM, fra le altre cose, in quell’istanza: >Questa apparente contrad<strong>di</strong>zione rimarcata dal PM, consegue182


con tutta probabilità da una <strong>di</strong>chiarazione attribuita ad Ultimo,sempre in fase istruttoria, così come emergenell’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> rinvio a giu<strong>di</strong>zio: “preciso <strong>di</strong> ricordare che ineffetti il 15 gennaio, durante i colloqui con i magistrati, fecianche cenno - fra i possibili obbiettivi investigativi che sconsigliavanola perquisizione imme<strong>di</strong>ata - quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare imafiosi che sarebbero eventualmente andati nei giorni successiviin via Bernini a prelevare i familiari <strong>di</strong> RIINA.”Tuttavia occorre comprendere che la circostanza prospettatain questo caso da Ultimo, era soltanto uno fra i possibili elementidel contesto investigativo da lui pianificato, che eraquello <strong>di</strong> tracciare tutta una serie <strong>di</strong> eventi che sarebberopotuti incorrere indagando sui Sansone e sulle loro proprietàimmobiliari, in Via Bernini o altrove, allo scopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduareun’intera organizzazione criminale, quella che faceva capo aRiina, stringendo il cerchio intorno ad essa così da poterlasgominare nella sua interezza o comunque assicurando allagiustizia il maggior numero <strong>di</strong> mafiosi e latitanti, secondo ilmetodo del generale Dalla Chiesa.Questo metodo, anche se in scala ridotta, era già stato applicatoda Ultimo a Palermo nel 1987, quando riconobbe, pressol’ingresso <strong>di</strong> un condominio del quartiere Acquasanta, il latitanteFrancesco Madonìa, capo della famiglia <strong>di</strong> Resuttana-183


San Lorenzo, uomo legatissimo a Totò Riina. Il boss era incompagnia del figlio Giuseppe, pure latitante, uno degli assassinidel capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Ultimorinunciò ad agire personalmente, ma rientrò in caserma perpianificare un ‘osservazione dei luoghi con il colonnello Mori.Tra l'altro, agendo personalmente, avrebbe esposto a rischi sestesso ed altri residenti nel palazzo. Catturare i latitanti vabene, ma ove possibile, meglio farlo tutelando anche la propriavita e quella degli altri. Ad ogni modo fu organizzata la sorveglianzadel sito, la quale dopo pochi giorni, consentì <strong>di</strong> tirarenella rete dei carabinieri non soltanto Francesco e Giuseppe,ma anche Aldo, l’altro figlio latitante.Se i Madonia non si fossero più presentati in quel luogo e fossefiltrata la notizia che Ultimo se li era fatti sfuggire anzichéarrestarli, oggi probabilmente anche per quell'episo<strong>di</strong>o apriticielo, la trattativa, la protezione dei latitanti e altre sciocchezze.Ad ogni modo, per tornare a via Bernini ed alla strategia <strong>di</strong>Ultimo che abbiamo appena illustrato, va da sé quin<strong>di</strong> che sela finalità era quella, in<strong>di</strong>viduare gli eventuali accompagnatoridella famiglia Riina (incensurata) verso la nuova residenzasarebbe stato soltanto uno degli elementi possibili daacquisire e classificare nell’inchiesta, certamente però nonvolto all’imme<strong>di</strong>ata cattura <strong>di</strong> tali accompagnatori e soprattuttonon determinante, ma <strong>di</strong> rilievo minore e comunque non184


tale da essere perseguito ad ogni costo con una sorveglianza<strong>di</strong>venuta poi, come vedremo in seguito, rischiosa e comunqueinefficace, a causa della presenza nell’area <strong>di</strong> giornalisti “convocati”da una soffiata, proprio nelle stesse ore in cui la Bagarellaavrebbe lasciato la villa. Circostanze tutte checomportavano il rischio <strong>di</strong> compromettere l’operazione investigativa,qualora un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> sorveglianza (come ad esempioun furgone occupato da carabinieri sostante in prossimitàdel cancello) fosse stato in<strong>di</strong>viduato da mafiosi dotati in quelmomento <strong>di</strong> un livello d’allerta molto alto ed anche, potremmo<strong>di</strong>re, prossimo ad una crisi <strong>di</strong> nervi.Insomma, come in tutte le operazioni complesse e composite,c’era una questione <strong>di</strong> priorità, e quella <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare glieventuali accompagnatori della Bagarella, non era certo prevalente,rispetto al mantenimento generale della copertura <strong>di</strong>tutta l’operazione. Tanto più che, al solo passaggio delle autovetturesul cancello carraio del comprensorio che avrebbedovuto essere sorvegliato, l’identificazione degli occupanti nonpoteva essere certa, ma <strong>di</strong>pendeva dalle con<strong>di</strong>zioni visive, edanche per questo Ultimo parlò <strong>di</strong> obbiettivi “possibili” anzichècerti, oltre che per l'ovvio fatto che, con la cattura fresca <strong>di</strong>Riina, in un sito così scottante, anzi rovente, non proprio tuttii delinquenti fremono dall'ansia <strong>di</strong> bazzicarci.185


Così il ten. Col. De Caprio, nella sua memoria <strong>di</strong>fensiva,respingerà sdegnosamente la circostanza <strong>di</strong> aver mai prospettatol’attività <strong>di</strong> sorveglianza come finalizzata alla mera in<strong>di</strong>viduazione“<strong>di</strong> altri latitanti” (oltre a Riina) che si fossero“recati, nelle ore successive, presso il complesso <strong>di</strong> via Bernini”,ravvedendo così, nella formulazione del PM, una petitioprincipii:“La Procura era perfettamente a conoscenza – come <strong>di</strong>chiaratodal teste Aliquò il 16 <strong>di</strong>cembre 2003, dal MaggioreBalsamo il 7 maggio 2003 e dal maggiore Menicucci il 15aprile 2003, che l’ osservazione del cancello carraio <strong>di</strong> viaBernini non consentiva l’ osservazione dell’ ingresso dell’abitazione dove alloggiava Riina (abitazione che non erastata in<strong>di</strong>viduata e che non era visibile dal cancello carraio).A tale proposito il dottor Vittorio Aliquò afferma che unaprima squadra <strong>di</strong> carabinieri aveva avuto il compito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduareesattamente dove fosse la villa del Riina . Quin<strong>di</strong>, dalla prosecuzione dell’ osservazione sul medesimo cancellocome sarebbe stato possibile vedere chi entrava ed uscivadalla casa <strong>di</strong> Riina?Come sarebbe stato possibile vedere i latitanti che entravanoed uscivano dalla casa <strong>di</strong> Riina? Come avrei potutoconvincere i magistrati con le motivazioni attribuitemi?Il dottor Vittorio Aliquò e gli altri soggetti interessati all’esecuzione della perquisizione il 15 gennaio 1993 , erano186


consapevoli che non si poteva mettere in relazione l’ ingresso<strong>di</strong> una autovettura dal cancello carraio <strong>di</strong> via Bernini conla frequentazione dell’ abitazione <strong>di</strong> Riina. Significa cheosservare delle autovetture in ingresso ed in uscita dal carraionon avrebbe determinato l’ imme<strong>di</strong>ato riconoscimento equin<strong>di</strong> la cattura <strong>di</strong> latitanti ne tantomeno la visionedello smantellamento e della ”bonifica” della abitazione <strong>di</strong>Riina Salvatore ed in special modo delle “molte carte” ipotizzatedal “testimone privilegiato” dell’ Accusa GiovanniBRUSCA .”Più avanti, prosegue:“…le conclusioni a cui giunge la Pubblica Accusa sono coerentisolo rispetto a premesse costruite in maniera <strong>di</strong>fformedalla realtà, e sono funzionali ad una tramadogmaticamente da qualcuno tracciata e da altri ben recepita.La Pubblica Accusa in <strong>di</strong>fformità dai contenuti degliatti, riconduce sempre ossessivamente le mie <strong>di</strong>chiarazionialla volontà <strong>di</strong> vedere se altri latitanti si sarebberorecati presso il complesso <strong>di</strong> via Bernini.Omette sistematicamente <strong>di</strong> rappresentare le complete e piùvolte riba<strong>di</strong>te motivazioni ben recepite dalla Procura nellanota 12 febbraio 93 , riba<strong>di</strong>te dal testimone questo sì privilegiato, il Procuratore Caselli nel 18 novembre 2003 al Tribunale<strong>di</strong> Milano e che si rilevano anche dalle<strong>di</strong>chiarazioni del teste Aliquò del 16 <strong>di</strong>cembre 2003. Non sivuole accettare la realtà dei fatti e degli atti , cioè che il ca-187


pitano De Caprio propose all’ Autorità giu<strong>di</strong>ziaria nellapersona del Procuratore Giancarlo Caselli, senza ingannoalcuno, al posto della perquisizione <strong>di</strong> un immobile da in<strong>di</strong>viduareall’ interno del complesso <strong>di</strong> via Bernini 54, unaimpostazione investigativa <strong>di</strong>versa e più ampia, focalizzatasui fratelli Sansone che risiedevano nel complesso <strong>di</strong> viaBernini. Ora l’ equivoco sta nel fatto che molti immaginaronoo recepirono che sarebbe stata mantenuta una sorveglianzafissa sul cancello carraio del complesso <strong>di</strong> viaBernini, mentre il capitano De Caprio recepì che fosse stataaccettata l’ impostazione investigativa <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo periodosui fratelli Sansone al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>sarticolare la strutturaeconomica ed operativa facente capo a Riina, partendodalla loro residenza <strong>di</strong> via Bernini 54. Quin<strong>di</strong> sempre inmaniera da non far in<strong>di</strong>viduare i militari operanti, si sarebbeprovveduto ad integrare le intercettazioni telefonichegià in atto con attività <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> osservazione,nella considerazione che l’ osservazione veniva da me recepitacome opportunità-risorsa per le investigazioni e noncome un obbligo da adempiere per due giorni.”E infine, affonda:E’ allora evidente che con tale consapevolezza, la prospettazione<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare latitanti – come asserisce irrealmentela Pubblica accusa - o persone che sarebberoandate a prelevare la moglie <strong>di</strong> Riina , come scrive il testeAliquò nei suoi appunti postumi – attraverso quella stessa188


osservazione, non avrebbe dovuto e potuto essere accettatain alcun modo dai medesimi soggetti. E’ inveceevidente che la proposta <strong>di</strong> non eseguire la perquisizione nelcomplesso <strong>di</strong> via Bernini venne formulata nei termini e nellemodalità compiutamente e coerentemente in<strong>di</strong>cate da me,dal generale Mori e dal Procuratore Caselli . (Col. SergioDe Caprio)In sintesi, secondo Ultimo, quella <strong>di</strong> sorvegliare Via Berninidopo la cattura <strong>di</strong> Riina soltanto al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare eventualilatitanti <strong>di</strong> passaggio era un’idea così bislacca, che sedavvero fosse stata da lui prospettata in quei termini ai magistratiil giorno dell’arresto, questi avrebbero dovuto respingerlao <strong>di</strong>scuterla per evidente illogicità.E come dargli torto? Anche perché, a parte qualche picciottosacrificabile giusto nel supporto del trasloco della Bagarella,che <strong>di</strong>avolo dovrebbero andarci a fare dei latitanti <strong>di</strong> rilievonella casa appena lasciata da Riina e famiglia, causa arresto,rischiosissima da frequentarsi?Forse per testare, a mo' <strong>di</strong> esperimento, l'arrivo <strong>di</strong> qualcunoad arrestarli?Infatti, nei mesi successivi, dal <strong>di</strong>battimento processuale enello specifico dalla testimonianza <strong>di</strong> alcuni “pentiti”, compresopersino Gioacchino La Barbera, sarebbe poi emerso ciò che189


era ovvio supporre: dopo l'arresto <strong>di</strong> Riina soltanto i membridella famiglia Sansone, domiciliata in quell'immobile, e glioperatori e<strong>di</strong>li or<strong>di</strong>nari, avrebbero frequentato la villa, mentrei latitanti come Bagarella e Brusca, come qualsiasi altro pregiu<strong>di</strong>cato,si sarebbero guardati bene dall' avvicinarsi ad essa,mantenendo contatti soltanto attraverso interme<strong>di</strong>ari incensuratie molto attenti a non essere sorvegliati.Come infatti si leggerà nella sentenza, Giovanni Brusca“mandò a chiamare Giovanni Sansone, genero <strong>di</strong> SalvatoreCancemi e cugino <strong>di</strong> quei fratelli Sansone che avevano curatosino ad allora la latitanza del Riina, per incaricarlo <strong>di</strong> mettereal riparo la Bagarella con i figli e far sparire tutte le traccericonducibili al boss; a tal fine lo incontrò nei pressi del carcere“Pagliarelli” <strong>di</strong> Palermo e gli or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> tenere i contatti, daquel momento in avanti, con Antonino Gioè, il quale a suavolta avrebbe contattato Gioacchino La Barbera, che eraallora incensurato e dunque si poteva muovere per lacittà senza eccessivi rischi.Il Brusca ha spiegato che l’incarico fu dato al Sansone perchéera l’unica persona che potesse recarsi, senza destaresospetto nelle forze dell’or<strong>di</strong>ne, al complesso <strong>di</strong> via Bernini,in quanto vi abitavano quei suoi familiari, per cui, anchese fosse stato fermato, avrebbe senz’altro potuto giustificare lasua presenza sui luoghi.190


Fu dunque uno dei Sansone (Giuseppe), che risiedeva nel complesso<strong>di</strong> via Bernini, ad accompagnare la Bagarella ed i figlinei pressi del motel Agip, dove furono prelevati da La Barberae Gioè e condotti alla stazione ferroviaria, ove presero un taxiper rientrare a Corleone.E fu sempre il Sansone ad occuparsi <strong>di</strong> ripulire la casa da ognitraccia, affidando anche ad una <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> operai e<strong>di</strong>li i lavori <strong>di</strong>ristrutturazione della villa; operazioni in merito alle qualirelazionava, giorno per giorno, Gioacchino La Barbera che asua volta riferiva le notizie a Leoluca Bagarella ed al Brusca.”Insomma, anche sotto questo profilo, si fosse pure mantenutala sorveglianza nei giorni dopo la cattura, si sarebbe prodottocomunque un buco nell'acqua.L'ennesima <strong>di</strong>mostrazione del fatto che quando una ricostruzioneipotetica è supportata da logiche ovvie ed elementari,trova poi riscontro in fase <strong>di</strong> accertamento dei fatti, mentre lelogiche bislacche, <strong>di</strong>fficilmente trovano conferme (anzi, nellevicende <strong>di</strong> mafia, proprio mai).191


6 Sesta vulgataNella casa della famiglia <strong>di</strong> Riina (moglie e 4 figli) in Via Bernini, almomento dell’arresto del boss, c’era “l’archivio-tesoro” della mafia. Papelli,carte “compromettenti”, pizzini, elenchi, “miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore edocumenti che potevano rovinare uno Stato intero”. Il “finimondo”. Se sifosse proceduto con la perquisizione i magistrati avrebbero messo le manisu questo tesoro.«Se arrivavano a fare ' sta perquisizione succedeva un finimondo.C' erano miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore e documenti chepotevano rovinare uno Stato intero». Sono le parole <strong>di</strong> GiusyVitale, ultima pentita <strong>di</strong> Cosa nostra, a rispolverare le verità<strong>di</strong> Giovanni Brusca e a ravvivare l' atmosfera <strong>di</strong> un processo,quello per la mancata perquisizione del covo <strong>di</strong> Totò Riina, chenessuno voleva fare. (…) «Mio fratello mi <strong>di</strong>sse - ha <strong>di</strong>chiaratoGiusy Vitale ai pm - che nella villa <strong>di</strong> via Bernini c' eranoabbastanza cose da compromettere persone importanti, chefacevano parte dello Stato. (…) Oltre alla presenza <strong>di</strong> documentinella villa, secondo la pentita, «c' erano anche oggetti <strong>di</strong>valore, quadri <strong>di</strong> pittori importanti, d' oro e d' argento, e ad<strong>di</strong>ritturaun pianoforte». – ('Troppi segreti in quel covo se entravanoera il finimondo” Repubblica — 04 maggio 2005ALESSANDRA ZINITI )193


La presenza <strong>di</strong> documentazione <strong>di</strong> elevato interesse investigativo(e quin<strong>di</strong> la sua “asportazione” da parte dei complici <strong>di</strong>Riina dopo il suo arresto), quel 15 gennaio 1992 all’internodella villa <strong>di</strong> Via Bernini, non è mai stata provata. Ma nonsolo: non è neppure mai stato <strong>di</strong>mostrato, in concreto o su basilogiche <strong>di</strong> qualche tipo, che l’assunto teorico che il ROS haposto alla base delle sue scelte, secondo il quale se Riina avesseavuto documenti da tenere in sicurezza, avrebbe scelto unnascon<strong>di</strong>glio che non fosse innanzitutto l’abitazione <strong>di</strong> suamoglie e dei suoi quattro figli (e quin<strong>di</strong> NON Via Bernini),possa considerarsi errato.Questa circostanza è reale, e non toccherebbe a noi <strong>di</strong>mostrarlain questa sede, essendo tanto complesso quanto inutilecercare <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare l’inesistenza <strong>di</strong> qualcosa, se questo effettivamentenon esisteva o se non esiste traccia della sua esistenza,mentre semmai sarebbe compito <strong>di</strong> chi azzardal’ipotesi che Riina potesse conservare in<strong>di</strong>zi o carte sulla suaattività stragistica o mafiosa nelle stesse stanze dove vivevanoi suoi ragazzini, provare tale improbabile circostanza.E guarda caso, ciò non si è mai verificato.Ve<strong>di</strong>amo dunque <strong>di</strong> quali elementi <strong>di</strong>spongono, a sostegno194


della loro tesi, coloro che ritengono che nella casa della famigliaBellomo alias Riina, potesse essere custo<strong>di</strong>ta roba tipo ilpapello, o la copia dell’archivio <strong>di</strong> Andreotti, o l’elenco deiGla<strong>di</strong>atori delle centurie, o l’elenco dei conti della mafia pressolo IOR, et similia.Sostanzialmente, si tratta <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> due tipi: testimonialee deduttivo.Sotto il profilo testimoniale, molti “pentiti” si sono resi <strong>di</strong>sponibilia parlare dell’argomento, ma non si è trattato MAI, innessun caso, neppure uno, <strong>di</strong> testimonianze <strong>di</strong>rette, cioè <strong>di</strong>apporti da parte <strong>di</strong> qualcuno effettivamente in grado <strong>di</strong> affermare,per testimonianza <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong> aver visto o <strong>di</strong> avere notiziacerta e riscontrabile anche <strong>di</strong> un solo pizzino nella casa <strong>di</strong>Via Bernini. Questo non esiste. Sul punto, ad esempio, Bruscaha palesato conoscenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> documenti inben tre covi precedenti, ma non su quello <strong>di</strong> Via Bernini.Si tratta invece <strong>di</strong> mere manifestazioni d’opinione (del tipo:secondo me, oppure… secondo me e secondo tizio che ne abbiamoparlato, li c’era o poteva esserci il papello, o traccia delpapello…) oppure <strong>di</strong> riporti <strong>di</strong> notizie de relato, naturalmenteavute da parte <strong>di</strong> terzi mai capaci o mai <strong>di</strong>sponibili a confermare(del tipo: ho sentito Tizio <strong>di</strong>re, oppure ho sentito Sem-195


pronio che parlava con Caio che <strong>di</strong>cevano che lì c’era un finimondo<strong>di</strong> documenti…). In seguito, le poche volte che si ètentato <strong>di</strong> verificare sentendo <strong>di</strong>rettamente Tizio o Caio(quando quin<strong>di</strong> non erano già morti), questi hanno puntualmentenegato <strong>di</strong> aver mai avuto contezza, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> averneparlato in quei termini, dell’esistenza <strong>di</strong> papelli in Via Bernini.E’ il caso ad esempio <strong>di</strong> Giusy Vitale, che <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> aversentito il fratello Vito parlare <strong>di</strong> un archivio <strong>di</strong> stato nascostoin quel covo, che se scoperto avrebbe provocato il finimondo,poi seccamente smentita dal fratello.“Nessuno dei collaboratori <strong>di</strong> giustizia ha, però, <strong>di</strong>chiarato<strong>di</strong> aver mai visto questi documenti, dopo l’arrestodel Riina e negli anni a seguire, o <strong>di</strong> avere appreso qualesorte abbiano avuto.” (Sentenza “Ultimo-Mori” – 2006)Quin<strong>di</strong> un binario morto, <strong>di</strong> cui daremo dettaglio imme<strong>di</strong>atamentenel prossimo paragrafo.Il secondo elemento è <strong>di</strong> natura deduttiva. E qui, ci spiace, madovremo per la prima volta motivare il nostro <strong>di</strong>saccordo anchecon i giu<strong>di</strong>ci della sentenza <strong>di</strong> assoluzione del febbraio2006, i quali hanno provato per l’appunto ad introdurre nellemotivazioni alcune valutazioni logiche a sostegno della tesiche la presenza <strong>di</strong> carte scottanti in quella casa, fosse in qualchemodo confermabile. Noi sul punto, pur col massimo ri-196


spetto per lo stesso, esporremo le nostre legittime e pacateragioni <strong>di</strong> non con<strong>di</strong>visibilità.Ma chiariamo bene: le valutazioni dei magistrati sulla plausibilitàdella presenza <strong>di</strong> carte compromettenti in casa Riina,sono comunque da considerarsi meramente circostanziali edaccessorie ai fini della valutazione delle condotte dei carabinieriimputati, poiché gli stessi magistrati, pur affermando inlinea teorica <strong>di</strong> voler ritenere possibile la presenza <strong>di</strong> documentiin Via Bernini, non strumentalizzeranno mai tale presuntapossibilità allo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la malafede del ROSin relazione alle proprie convinzioni e alle proprie scelte; inparole semplici: non accuseranno mai il ROS <strong>di</strong> non aver volutoscientemente considerare elementi logici possibilistici,formulando invece soltanto delle ipotesi in astratto (ed anzi,come vedremo, ipotesi tutt’altro che scontate e neppure incontrovertibilmenteoggettive) al fine <strong>di</strong> comprendere megliol’effettivo quadro generale dei fatti, senza trascurare alcunelemento.Proce<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong>, uno per uno, con l’analisi dettagliata <strong>di</strong>tutti gli elementi <strong>di</strong> cui abbiamo detto.197


La testimonianza <strong>di</strong> Giovanni BruscaIl 13 febbraio 1998 Giovanni Brusca depone sull’argomentoin procura a Palermo, e mette a verbale la <strong>di</strong>chiarazione che inquesta vicenda produrrà, sui giornali, più polverone <strong>di</strong> qualunquealtra:Parlando con BAGARELLA , con Leonardo, prima, econ Vito VITALE , poi, siamo perciò giunti alla conclusioneche i Carabinieri non sono voluti entrare subitonell'abitazione del RIINA in quanto temevano che all'internodella stessa potesse trovarsi traccia del papello.(…)Al riguardo posso <strong>di</strong>re che se fosse stata scoperta tracciadel papello, sarebbe stata compromessa l'immaginedell'Arma dei Carabinieri.Caspita, acuta questa “conclusione” cui sono giunte questementi raffinatissime: effettivamente a pensarci bene, comepoteva Riina non conservare una traccia del papello, tipo unafotocopia, o una trascrizione, o un appuntino con su scrittocose come “oggi in data tale e all'ora tale io Totò Riina ci hodato ‘stu papello ai carabinieri con su scritto questi 12 punti!”E via <strong>di</strong> seguito con i punti, cosicchè con una simile notaavrebbe potuto <strong>di</strong>mostrare in qualsiasi momento, nel caso lostato trattante non fosse stato galantuomo, che cazzate tipo198


“levare tasse carburanti come Aosta” o “arresto solo fragranza[sic] reato” le aveva scritte proprio lui in quella data e aquell'ora, e non magari qualche falsario che si crede furbo, eche pertanto dovevano rientrare nel contratto in fase <strong>di</strong> stipulatra comare Mafia e compare Stato.Ora, al <strong>di</strong> là del fatto che è rilevabile imme<strong>di</strong>atamente che nonsi tratta <strong>di</strong> una testimonianza oculare riferita a qualcosa <strong>di</strong>reale, ma soltanto dell'espressione <strong>di</strong> una mera ipotesi delteste, un'opinione che potrebbe serenamente essere anchecampata per aria, così come allo stesso modo è una personaleopinione del mafioso già gregario <strong>di</strong> Riina ciò che avrebbepotuto comportare o meno per i carabinieri che arrestarono ilsuo capo il ritrovamento in quella casa <strong>di</strong> qualche “traccia delpapello” (nota bene: non “il papello” ma una “traccia del papello”),a questo punto ci è parso comunque interessante confrontarequesta deposizione con quanto <strong>di</strong>chiarato dallo stessoBrusca soltanto meno <strong>di</strong> un mese prima, vale a <strong>di</strong>re a metàgennaio 1998, al processo <strong>di</strong> Firenze sulle stragi del ‘93, doveegli, testimoniando sotto i vincoli <strong>di</strong> legge, affermò <strong>di</strong> nonsapere con certezza se il papello fosse un documento scritto:“Potrebbero essere anche richieste verbali, io non c'ero.” Il fattodunque che a febbraio 98, ai PM <strong>di</strong> Palermo, il teste abbia<strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>scusso, in epoca passata, con alcuni mafiosi,<strong>di</strong> circostanze dove veniva dato per scontato, dai convenuti,che le richieste della mafia allo stato fossero state199


avanzate me<strong>di</strong>ante un papello “materiale”, in quanto capace<strong>di</strong> lasciare <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé una “traccia” altrettanto materiale nelcovo <strong>di</strong> Riina, mentre un mese prima, in aula a Firenze,come riba<strong>di</strong>ranno i giu<strong>di</strong>ci in quella sentenza: , “il Brusca ha<strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> non sapere se vennero formulate per iscritto” , èsintomatico del livello <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> queste testimonianze,poiché è logicamente ovvio che nel momento in cui un testeafferma in una sede <strong>di</strong> non avere mai avuto certezza sul fattoche il papello fosse effettivamente un documento scritto oppureun modo gergale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care una richiesta verbale <strong>di</strong> uncerto peso, non avendo apparente ragione per mentire, quandopoi meno <strong>di</strong> un mese dopo, in altra sede giu<strong>di</strong>ziaria, dovendoinvece testimoniare in un contesto in cui una pubblica accusasta cercando <strong>di</strong> accertare la presenza <strong>di</strong> carte scottanti nelcovo <strong>di</strong> Riina al momento del suo arresto, parla come se per luifosse scontata già da anni l’esistenza dello stesso papello qualeoggetto materiale capace <strong>di</strong> aver lasciato “traccia” nel covomedesimo (circostanza che parrebbe <strong>di</strong> tale rilievo, da provocaresconcerto se si pensa che il Brusca a Firenze, meno <strong>di</strong> unmese prima, nonostante una deposizione-fiume durata ben 5giorni dove il teste fu sollecitato più volte a parlare del “papello”,non ha fatto il minimo cenno a questa presunta tracciadella sua presenza nel covo, da lui ipotizzata insieme a colleghimafiosi, il giorno dell’arresto del boss), allora qualchedubbio sulla sua buona fede si potrebbe pure avanzare, no?200


E i dubbi non <strong>di</strong>minuiscono certo, (anzi), se passiamo al microscopioanche il seguito <strong>di</strong> quella testimonianza <strong>di</strong> febbraio1998, dove il Brusca aggiungeva:“L'Ufficio mi segnala però che, al contrario <strong>di</strong> quanto dame affermato, il Col. M0RI ha pubblicamente riferito deisuoi contatti con CIANCIMINO, ma in merito devo <strong>di</strong>reche l'alto Ufficiale ha parlato <strong>di</strong> tali contatti solo dopoche ne avevo trattato io.”Questa affermazione è rilevante e merita approfon<strong>di</strong>mento,per due ragioni.La prima ragione, è perché è sostanzialmente errata. Errata omendace: Brusca infatti parlò del papello <strong>di</strong> Riina per la primavolta nel settembre 1996. Ma né lui in quella deposizione né iPM che lo interrogavano, si sognarono <strong>di</strong> associarequell'episo<strong>di</strong>o ai contatti fra il ROS e don Vito, anzi, si ipotizzòben altro, e pertanto nessun carabiniere commentò in alcunmodo questa sua testimonianza né si presentò in qualche sedegiu<strong>di</strong>ziaria per parlare <strong>di</strong> “tali contatti”. In seguito, nelgennaio 98, lo stesso Brusca a Firenze interrogato daChelazzi, a livello <strong>di</strong> mera ipotesi, butto lì il nome <strong>di</strong>Ciancimino come possibile destinatario del papello <strong>di</strong> Riina,ma a quella data Mori a Chelazzi, dei suoi incontri con donVito aveva già fornito dettaglio da 5 mesi, cioè dall'agosto 97,in quanto chiamato a farlo da Chelazzi stesso, un anno dopo201


che Brusca raccontò la storia del papello. Questo lo spiegabene Mori a Firenze, nella sua deposizione <strong>di</strong>battimentale del<strong>di</strong>cembre 97TESTE MORI: … L’inizio delle escussioni delCiancimino avviene verso la metà <strong>di</strong> febbraio [1993].Ad alcune ho assistito anch’io. Nel contesto <strong>di</strong> queste<strong>di</strong>chiarazioni che rese ai magistrati della Procura <strong>di</strong>Palermo, Ciancimino fece cenno a tutta la vicendadel rapporto tra <strong>di</strong> noi e lui. Il capitano De Donno,che compilò gli atti relativi e tutti gli accertamenticonnessi alle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Ciancimino, riferì anchesui nostri rapporti. La Procura <strong>di</strong> Palermo non ciha mai chiesto alcunché su questo fatto.PUBBLICO MINISTERO: Ecco. Lei ricorda,generale, questa vicenda <strong>di</strong> averla illustrata, primache in questa Corte <strong>di</strong> Assise, anche ai magistratidella Procura <strong>di</strong> Firenze?TESTE Mori: Certo.PUBBLICO MINISTERO: Ricorda la data in cui èavvenuto questo esame?TESTE Mori: Il 1 <strong>di</strong> agosto mi sembra.PUBBLICO MINISTERO: Di quale anno?TESTE Mori: Di quale anno? Di… del ’97.PUBBLICO MINISTERO: Ecco, quin<strong>di</strong> prima <strong>di</strong>questa data a lei non era mai stato richiesto <strong>di</strong>illustrare questa situazione in un atto formale…202


TESTE Mori: No. No, dopo l’escussione fatta da lei,sono stato inteso, sullo stesso motivo, dalla Procuradella Repubblica <strong>di</strong> Caltanissetta.In conclusione, Brusca non ha mai parlato dell’episo<strong>di</strong>o delpapello (Riina che gli <strong>di</strong>ce: si sono fatti sotto e gli ho dato unpapello) come <strong>di</strong> qualcosa che avesse a che fare con i contattifra Mori e Ciancimino finalizzati alla collaborazione <strong>di</strong> questo,non aveva proprio mai fatto cenno , ai contatti fra Mori eCiancimino, nelle sue testimonianze, PRIMA che Mori,nell'agosto 97, avesse testimoniato davanti al dr. Chelazziillustrando già ogni particolare dei suoi incontri conCiancimino, e naturalmente ben lungi dall'associarli inqualsiasi modo ai racconti <strong>di</strong> Brusca. Pertanto non è vero che“l'alto Ufficiale ha parlato <strong>di</strong> tali contatti solo dopo che ne “ hatrattato Brusca. Da questa prima ragione, conseguel'importanza <strong>di</strong> questo passaggio testimoniale, dove unmafioso pentito, fatto un po' inquietante, entra nel proprioverbale <strong>di</strong> deposizione in considerazioni sulla capacità del suotestimoniato <strong>di</strong> mettere in dubbio la buona fede dell'indagato,cioè del generale Mori, autore dell'arresto del capo della suacosca mafiosa, me<strong>di</strong>ante un confronto sulle tempistiche dellaprogressione testimoniale, tra l'altro errato e perciò deviante.La seconda ragione per cui questa considerazione messa averbale da Brusca assume importanza, sta nel fatto che203


me<strong>di</strong>aticamente essa <strong>di</strong>venterà strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong>un’ulteriore “vulgata” veicolata, soprattutto e come naturavuole, da Marco Travaglio, che infatti ha parlato più volte <strong>di</strong>tale circostanza.Nello specifico, questa porcheriuola, la possiamo ascoltare, adesempio, nel video d’archivio, presente sul sito internet “Youtube”,del suo intervento alla festa de "Il Fatto Quoti<strong>di</strong>ano",svoltasi al circolo ARCI <strong>di</strong> Taneto <strong>di</strong> Gattatico il 07/06/13:“Quel governo lì l’ha iniziata, [la trattativa], mandando avantii carabinieri, che non sono Gianni e Pinotto, sono il GeneraleMORI e il capitano DE DONNO che hanno dovuto anni dopoAMMETTERE <strong>di</strong> avere trattato con Ciancimino perché facesseda tramite con Riina, e hanno parlato <strong>di</strong> TRAT-TA-TI-VA,loro, davanti ai giu<strong>di</strong>ci, non Ingroia, Di Matteo, il Fatto Quoti<strong>di</strong>ano,Ciancimino. Loro!... quando Giovanni Brusca harivelato la trattativa e il papello, SONO CORSI daigiu<strong>di</strong>ci a <strong>di</strong>re: è vero, ci siamo <strong>di</strong>menticati <strong>di</strong> <strong>di</strong>rvelo,mentre la mafia ammazzava Falcone e Borsellino noitrattavamo con quelli che avevano le mani grondanti <strong>di</strong>sangue mentre pubblicamente facevamo finta <strong>di</strong> combatterli.”(M. Travaglio)A parte il fatto che non pare proprio un campione <strong>di</strong> logica chedue carabinieri siano “mandati avanti” dal governo per204


condurre una trattativa con la mafia, se poi quei carabinieriprima <strong>di</strong> iniziare questa trattativa si rivolgono ad unfunzionario del governo (la dottoressa Ferraro, magistratocollega ed amica <strong>di</strong> Falcone e Borsellino) per avere supportoall'eventuale collaborazione <strong>di</strong> don Vito e concordano con lostesso funzionario <strong>di</strong> rivolgersi a Paolo Bosellino percoor<strong>di</strong>narla, cose tutte che invece si sarebbero dovute evitarecon cura se quella fosse davvero stata “un'attività <strong>di</strong> minacciaad un corpo politico” fondata su scambi <strong>di</strong> papelli e promessecome sostiene Travaglio ma soprattutto come sostiene laprocura che con questa accusa ha voluto avviare un processo(se si ha un mandato dal governo per farsi consegnare unpapello da Riina e cercare <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarlo, che bisogno c'è <strong>di</strong>andarsi a consultare prima con un funzionario del governo perchiedere supporto politico all'operazione? E se l'operazione eraquella, un sor<strong>di</strong>do e grottesco scambio <strong>di</strong> papelli, perchèrivolgersi ad un funzionario moralmente integro, unmagistrato <strong>di</strong> chiara fama e serietà, per poi concordare conquesto un coinvolgimento nientemeno che <strong>di</strong> Paolo Borsellinonell'operazione, anziché a qualche maneggione <strong>di</strong> quelli chepurtroppo nei nostri palazzi non è <strong>di</strong>fficile reperire?), si, èvero, l’hanno chiamata “trattativa”, perché quella condotta dalROS con don Vito, per utilizzarlo come collaboratore ed avereinformazioni, si chiama “trattativa” anche quella, pur nonessendo una trattativa finalizzata a piegarsi a richieste <strong>di</strong>Cosa Nostra o <strong>di</strong> Provenzano su mandato dello “Stato”, ma205


tutto un altro tipo <strong>di</strong> trattativa. E’ solo questione <strong>di</strong> ripassareil <strong>di</strong>zionario, per averne conferma: è un termine usato dachiunque nella quoti<strong>di</strong>anità, mica uno <strong>di</strong> quelli inseriti inEchelon che fanno tintinnare gli allarmi alla CIA quando lipronunci, e forse questo lo sa anche Travaglio. Quin<strong>di</strong> cheimportanza può avere l'uso del termine “trattativa” da parte <strong>di</strong>Mori se questo avviene in un contesto in cui lo stesso Moricerca accoratamente <strong>di</strong> mostrare, con l'esposizione dei fatti, <strong>di</strong>non aver mai avuto la minima intenzione <strong>di</strong> condurrenegoziati fondati su concessioni <strong>di</strong> sorta, ma soltanto <strong>di</strong>arrivare a catturare latitanti? Quale rilevanza, se comunquenel momento in cui Vito Ciancimino comunicò <strong>di</strong> avere, persua esclusiva iniziativa, un abboccamento con Cinà che Morivide configurarsi come una sorta <strong>di</strong> trattativa, lo stesso Morichiuse imme<strong>di</strong>atamente tutte le porte puntualizzando che lasola circostanza su cui si poteva <strong>di</strong>scutere era che i latitanti sicostituissero? Fermo comunque e sempre il fatto che per unuomo come Mori, comandante <strong>di</strong> un reparto operativo deicarabinieri estremamente aggressivo nei confronti dellacriminalità ed allievo e stretto collaboratore <strong>di</strong> Dalla Chiesa,qualunque cosa egli <strong>di</strong>cesse nei suoi colloqui con Ciancimino,va considerata come semplice strumento del reale obbiettivodel suo lavoro: carpire informazioni. Questa era la priorità deicarabinieri che parlavano con Ciancimino, e qualsiasistrumento <strong>di</strong>alettico fosse possibile utilizzare per raggiungerel'obbiettivo, questo non poteva che rientrare nei legittimi spazi206


strategici degli investigatori, in coerenza con la loro scuola. Neconsegue che anche il giu<strong>di</strong>ce della sentenza del 2006 parepiuttosto convinto del fatto che se a un certo punto siconfigurò, nel corso dei colloqui fra Mori e don Vito, una specie<strong>di</strong> apparente negoziato, questo fu solo per dar corda alCiancimino al fine <strong>di</strong> carpire informazioni:


manifesta. Ed ecco quin<strong>di</strong> Travaglio subito a modellarequesta bella patacca, vale a <strong>di</strong>re che Mori nel 96,“smascherato” dalle rivelazioni <strong>di</strong> Brusca sul papello, si siavisto costretto a correre dai giu<strong>di</strong>ci a giustificare il suoprecedente silenzio sulla trattativa con don Vito, <strong>di</strong> propriavolontà, sino a quel momento, a detta <strong>di</strong> Travaglio, rinchiusanell’arma<strong>di</strong>o degli in<strong>di</strong>cibili segreti <strong>di</strong> stato.“quando Giovanni Brusca ha rivelato la trattativa e il papello,SONO CORSI dai giu<strong>di</strong>ci a <strong>di</strong>re: è vero, ci siamo <strong>di</strong>menticati<strong>di</strong> <strong>di</strong>rvelo”Questa circostanza invece, purtroppo per Travaglio, non èvera per niente. Mentre è vero quanto ora riba<strong>di</strong>remo:esattamente Brusca parlò <strong>di</strong> Riina che si vantava (sempre chenon millantasse proprio), con lui, <strong>di</strong> avere davanti a sé lo Statoche se la faceva nei pantaloni (già, ma che stranezza,interrogato da Brusca sugli sviluppi delle stragi, ad agosto,dopo l’emanazione <strong>di</strong> un migliaio <strong>di</strong> decreti ex 41bis, e con laSicilia piantonata dall'esercito in ogni angolo, ci mancherebbeancora che uno come Riina ammettesse un errore con il suogregario, errore per il quale l’organizzazione stava subendo larappresaglia delle istituzioni, invece <strong>di</strong> pavoneggiarsi con unbel “li tengo in pugno”), dal 10 settembre del 1996 davanti a 4magistrati <strong>di</strong> Palermo, 3 <strong>di</strong> Caltanissetta e 2 <strong>di</strong> Firenze, e208


dunque se fosse vero che Mori è corso dai giu<strong>di</strong>ci a <strong>di</strong>re: è vero,ci siamo <strong>di</strong>menticati <strong>di</strong> <strong>di</strong>rvelo, oppure, come ha scritto inaltra occasione sul suo giornale “corse dai giu<strong>di</strong>ci a confermarela trattativa”, allora sarebbe stata una corsa durata quasi unanno, prima <strong>di</strong> arrivare dai giu<strong>di</strong>ci, perché per quelladeposizione, a Firenze, si parla dell’agosto del 97. E andò adeporre perché fu chiamato per essere sentito, non perché glisiano venuti strani impulsi irrefrenabili, come insinuaTravaglio. E, naturalmente, non è vero che confermò latrattativa Stato-Mafia, ma soltanto la sua trattativa con donVito, negli stessi termini, tra l’altro, già espressi dallo stessodon Vito, come vedremo fra poco: era una trattativa tracarabinieri e un mafioso potenziale collaborante, non traStato e mafia o viceversa. Trattativa CHE NON ERAANCORA STATA IDENTIFICATA DA BRUSCA come quellapresunta, con l’accessorio del papello, <strong>di</strong> cui aveva u<strong>di</strong>toparlare da Riina.D’altro canto non c’era alcuna fretta, <strong>di</strong> “correre dai giu<strong>di</strong>ci” inquanto, checché ne <strong>di</strong>ca Travaglio, la trattativa fra Mori e donVito era già più che nota alla Procura <strong>di</strong> Palermo, tant’è veroche sin dal 93 ne parlavano persino i giornali.Anzi, così, tanto per capacitarci anche meglio delle proporzioni<strong>di</strong> questa bufala, non dobbiamo far altro che leggere questopassaggio <strong>di</strong> una testimonianza <strong>di</strong> Brusca del 2009:209


“nel ’96 io vengo tratto in arresto, comincio acollaborare, mentre mi trovavo all’aula bunkerdell’Ucciardone per essere esaminato mi arriva ilgiornale, che <strong>di</strong> solito si compravaquoti<strong>di</strong>anamente, e leggo in manierasbalor<strong>di</strong>ta che uno dei contatti con... percondurre le trattative con lo Stato conriferimento alle stragi del ’92 era il Cianciminocon Antonino Cinà e poi il Comandante deiCarabinieri Mori. “ (TESTE BRUSCA 21/05/2009)Quin<strong>di</strong>, se vogliamo riassumere la situazione, secondoTravaglio il generale Mori si sarebbe precipitato, a metà 97,dai giu<strong>di</strong>ci a <strong>di</strong>re è vero, ci siamo <strong>di</strong>menticati <strong>di</strong> <strong>di</strong>rvelo,con riferimento alla sua trattativa con don Vito, un anno dopoche Brusca parlò <strong>di</strong> un'altra trattativa dove però Mori e donVito non c'entravano nulla, e quin<strong>di</strong> senza nominarli in alcunmodo, nonostante <strong>di</strong> quella trattativa <strong>di</strong> Mori e don Vitoavesse già letto sui giornali, i quali ne parlavano sin dal 93. Ilquale Brusca poi pensò bene <strong>di</strong> <strong>di</strong>re al PM Chelazzi, in aulanel gennaio 98, che forse il papello era destinato a Cancimino,ma senza <strong>di</strong>rgli che la bella idea gli era venuta solo dopoaver letto sui giornali che don Vito aveva trattato la suacollaborazione con i carabinieri, e soprattutto dopo che Mori,210


nel 97, fu sentito dallo stesso Chelazzi sul punto, così tutti,compresi i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Firenze nella sentenza, pensarono chefosse un pensiero genuino del mafioso scaturito dal suocolloquio con Riina, e nacque la leggenda della trattativastato-mafia intrapresa dal ROS.Ci auguriamo che questo quadretto possa rendere bene l’ideadel livello <strong>di</strong> cialtroneria mistificatoria <strong>di</strong> questa“informazione”.I giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Palermo infatti (presenti anche loro, alle<strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Brusca del 96, ed eppure, dopo quelle, a Morigli han mica chiesto niente), e non giu<strong>di</strong>ci qualsiasi, ma deisignori giu<strong>di</strong>ci, cioè Caselli ed Ingroia, quanto poi ripetuto nel97 da Mori a Firenze su quella trattativa, lo conoscevano già,perché gli era stato raccontato negli stessi termini da don Vitosin dai primi mesi del 93, raccontato e verbalizzato, e davantia de Donno (che ha persino controfirmato i verbali, insieme adIngroia) ed in qualche occasione anche davanti a Mori.Quin<strong>di</strong>, nel 96, non “avevano <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> <strong>di</strong>re” un belniente, caro Travaglio, perché quella storia era stataverbalizzata per esteso, e sottoscritta dai magistrati e daicarabinieri presenti, sin dal 93.211


E senza che i magistrati <strong>di</strong> Palermo <strong>di</strong>mostrassero particolareagitazione, per quella trattativa descritta nel loro verbale,evidentemente perché così come veniva descritta, e come è <strong>di</strong>fatto avvenuta, era considerata un episo<strong>di</strong>o dell’attivitàinvestigativa del ROS privo <strong>di</strong> scopi <strong>di</strong>versi dalla stessa, e noncerto un delirante filarino con quelli che avevano le manigrondanti <strong>di</strong> sangue.E infatti (sorpresa!), se torniamo al verbale della deposizione<strong>di</strong> Brusca del 13/2/98 in argomento alla “mancataperquisizione del covo” ed alla sua espressa opinione che inquel covo potesse esserci “traccia del papello”, ci troviamoquesto:“L'Ufficio (leggasi: l’ufficio della Procura <strong>di</strong> Ingroia–ndr) mi fa presente (leggasi: fa presente a Brusca– ndr) che - poiché non v'è nulla <strong>di</strong> anormalenel fatto che, dopo le stragi, qualche esponentedelle Istituzioni si attivasse, più o menoapertamente, per cercare <strong>di</strong> capire cosa stessesuccedendo e per porre fine alla strategiasanguinaria del RIINA e che, al contrario, ci potevaessere un interesse investigativo enorme nelprendere possesso, a fini investigativi e processuali,212


<strong>di</strong> tutte le carte del RIINA - appare <strong>di</strong>fficile concordarecon tale nostra ricostruzione.Al riguardo posso <strong>di</strong>re che se fosse stata scopertatraccia del papello, sarebbe stata compromessal'immagine dell'Arma dei Carabinieri.L'Ufficio mi segnala però che, al contrario <strong>di</strong>quanto da me affermato, il Col. M0RI ha pubblicamenteriferito dei suoi contatti conCIANCIMINO, ma in merito devo <strong>di</strong>re che l'altoUfficiale ha parlato <strong>di</strong> tali contatti solodopo che ne avevo trattato io.”Ecco, attenzione bene: siamo nel febbraio 1998, mese in cui, adetta <strong>di</strong> Travaglio, il mondo avrebbe già dovuto aver presonota, da alcuni mesi, <strong>di</strong> una corsa precipitosa <strong>di</strong> Mori daimagistrati per “ammettere” <strong>di</strong> aver trattato con quelli cheavevano le mani grondanti <strong>di</strong> sangue., iniziativa chepertanto nelle sue intenzioni, sempre secondo Travaglio,sarebbe dovuta rimanere segreta, se non ci avesse messo lozampino Brusca. E invece compare a verbale una circostanzaben <strong>di</strong>versa: l’ufficio <strong>di</strong> Ingroia, nell’interrogare Brusca, gli fapresente, in buona sostanza, che il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> quellostesso ufficio sulle citate attività <strong>di</strong> contatto fra il ROS e donVito, era che non dovesse esserci alcunchè “<strong>di</strong> anormale”,tanto da rammentargli che Mori ne aveva “pubblicamente213


iferito”. Vale a <strong>di</strong>re ne aveva pubblicamente riferito come <strong>di</strong>una cosa normale, e secondo i termini <strong>di</strong> una cosa normale.E soltanto a quel punto, nella “ragionata ricostruzione”dell’interrogatorio trascritta a verbale, Brusca replica ai PM (ocomunque sottoscrive la parte <strong>di</strong> quello che replica)puntualizzando che però Mori avrebbe “parlato <strong>di</strong> tali contattisolo dopo che ne avevo trattato io”. Come <strong>di</strong>re: chissà se peròMori ne avrebbe parlato, in pubblico, <strong>di</strong> questo fatto normale,se non ne avessi parlato io.”, (constatazione piuttostoinquietante, se si pensa che proviene da un testimone chedecide <strong>di</strong> porre a confronto sul proprio verbale duetestimonianze, la sua e quella dell’indagato, in termini <strong>di</strong>originalità, e specula sullo stesso verbale sulle capacità dellasua testimonianza <strong>di</strong> confutare quella dell’ indagato, cheguarda caso è un nemico storico della mafia, avendo catturatoil suo capo) questione sostanzialmente congrua con lacircostanza postulata da Travaglio. Ma con buona pace <strong>di</strong> chivolesse prendere seriamente questa ricostruzioneinsinuatoria, dobbiamo subito precisare che questaaffermazione finale, che dovrebbe servire ad innestare il semedel dubbio sulla “spontaneità” <strong>di</strong> quanto pubblicamenteriferito da Mori, come abbiamo già detto, è incongrua emendace, perché invero Brusca non risulta avere mai parlatopubblicamente, sino al gennaio 98 a Firenze, in alcuna forma,dei contatti fra Mori e don Vito Ciancimino, né mai avevaaffermato <strong>di</strong> ritenere identificata in quei contatti, la trattativa214


“del papello” <strong>di</strong> cui gli parlò Riina durante un incontro estivo.Nel frattempo invece <strong>di</strong> quel contatto si era già letto suigiornali e Mori lo aveva illustrato a Chelazzi nell'agosto 97 aFirenze, e quin<strong>di</strong> ben prima <strong>di</strong> Brusca in aula, che quin<strong>di</strong> non<strong>di</strong>ce il vero affermando <strong>di</strong> averne parlato per primopubblicamente, per cui si comprende perfettamente lapalesata, almeno in apparenza, opinione della procura,secondo la quale, alla data dell’interrogatorio, 13 febbraio 98,non parevano sussistere elementi per ritenere che nei citaticontatti fra l’arma e Ciancimino, potesse riscontrarsi qualcosa“<strong>di</strong> anormale”.E d'altra parte basta leggersi il verbale della deposizione <strong>di</strong>Brusca a Firenze, la prima in cui il teste accennò a Cianciminoe ai “carabinieri”, per capire che si trattava sostanzialmente <strong>di</strong>nulla <strong>di</strong> più che mere ipotesi insinuatorie:PUBBLICO MINISTERO: Ecco, io ho bisogno <strong>di</strong> capire:lei si è fatto un'idea, ha avuto anche un'in<strong>di</strong>cazione, la piùpiccola, la più elementare, su chi fossero questi soggettiesterni a Cosa Nostra, chi fosse questo soggetto esterno aCosa Nostra che aveva avviato questa trattativa con Riina?IMPUTATO Brusca G.: Credo che questa domanda mi èstata fatta...PUBBLICO MINISTERO: Io so <strong>di</strong> avergliela fatta più <strong>di</strong>una volta.215


IMPUTATO Brusca G.: Sì.PUBBLICO MINISTERO: Ecco.IMPUTATO Brusca G.: E io ho dato una risposta. Io, conoscendogli uomini <strong>di</strong> Cosa Nostra e chi vicino a Riina inquel momento orbitava, cioè chi in quel momento orbitavavicino a Riina, la persona che poteva consigliare sotto certiaspetti culturali e <strong>di</strong> perfezione <strong>di</strong> stilare il famoso papello,per miei piccoli in<strong>di</strong>zi era il dottor Antonino Cinà. Echi per lui.Poi verso <strong>di</strong> lui credo che si è fatto anche il nome <strong>di</strong> Ciancimino,<strong>di</strong> qualche altra persona.Credo che questo argomento l'abbiamo affrontato, dottorChelazzi.PUBBLICO MINISTERO: Sì, sì, l'ho seguita.IMPUTATO Brusca G.: Queste mie deduzioni, non...PUBBLICO MINISTERO: Eccoci.IMPUTATO Brusca G.: Gliel'ho detto, io non ho mai avutonessuna conferma attuale. Ma, conoscendo uomini efatti, in quel momento la persona che poteva consigliaresotto certi aspetti a Salvatore Riina era ildottor Antonino Cinà. Per l'uomo <strong>di</strong> Salvatore Riinache aveva, con chi per lui, da parte delle istituzioni.A questo punto sarà bene rilevare, prima <strong>di</strong> proseguire, cheBrusca invece non si sognò neppure <strong>di</strong> fare il nome <strong>di</strong> Cinà nelsettembre 96 quando veniva pressantemente interrogato in216


merito alle persone coinvolte nella trattativa del papello,mentre lo fa qui a Firenze nel 98, solo dopo che Chelazzi avevamanifestato interesse, avendo già interrogato sia Mori che ilBrusca medesimo sul punto in fase istruttoria, ad una vicendadove atti acquisiti da Palermo avevano mostrato il coinvolgimentodel Cinà da parte <strong>di</strong> Vito Ciancimino. Insomma, <strong>di</strong>ce<strong>di</strong> aver sempre pensato al morto, ma lo <strong>di</strong>ce solo dopo avervisto il cadavere. Prima non lo <strong>di</strong>ceva.PUBBLICO MINISTERO: Per esser sicuri, siccome lei miha risposto con questa deduzione...IMPUTATO Brusca G.: Sì.PUBBLICO MINISTERO: ... io ne debbo trarre, per conseguenza,che lei elementi concreti, specifici, <strong>di</strong>retti non neconosce?IMPUTATO Brusca G.: No, aspetti.PUBBLICO MINISTERO: Non vorrei fosse contorta la miadomanda. Gliela faccio in maniera più piana.Io le ho chiesto: lei è al corrente, sulla base <strong>di</strong> elementi concreti,specifici, quale potesse essere, o quali potessero esserei soggetti che stavano dall'altra parte del tavolo inquesta trattativa?IMPUTATO Brusca G.: No.PUBBLICO MINISTERO: E lei mi ha risposto con unadeduzione. Allora vuol <strong>di</strong>re che elementi concreti,specifici lei non ne conosce.IMPUTATO Brusca G.: No, io, aspetti, dall'altro lato del...217


PUBBLICO MINISTERO: Del tavolo.IMPUTATO Brusca G.: ... del tavolo non conosco con chitrattava. Non so se erano magistrati, carabinieri, poliziotti,massoni, Presidente della Repubblica. Non so chidall'altro lato c'era. Io intuivo chi c'era da questo lato,cioè sempre dalla parte <strong>di</strong> Cosa Nostra.PUBBLICO MINISTERO: Ho capito.IMPUTATO Brusca G.: Cioè, dall'altro lato non potevo darenessuna... non potevo immaginare nessuno, perché le mieesperienze potevano essere dal primo... non dal primo, odall'uno o dall'altro. Tipo io ho avuto un'esperienza, che giàin questo processo ne ho parlato per altri fatti, per altri fattisempre che riguardano questo processo, tipo con un taleBellini.Quin<strong>di</strong>, non è che nessuno sapeva; lo sapeva Riina con chiio stavo trattando. Quin<strong>di</strong> non credo che gli altri sapesseroche io avevo questo canale. Non so se sono stato chiaro.PUBBLICO MINISTERO: Sì, sì. Poi tanto l'affronteremo inmaniera...IMPUTATO Brusca G.: No, no, perfetto. Per <strong>di</strong>re...PUBBLICO MINISTERO: ... approfon<strong>di</strong>ta questo argomento.IMPUTATO Brusca G.: Per <strong>di</strong>re, Riina conosceva <strong>di</strong> tutti e<strong>di</strong> tutto, però noi non conoscevamo gli altri. Però ognuno <strong>di</strong>noi conosceva gli elementi per chi, dentro Cosa Nostra, potevagestire le altre trattative. Quin<strong>di</strong>, siccome per l'esperienzache io ho, dall'altro lato ci potevano essere tutti etutto.218


Ecco: pare evidente che più che <strong>di</strong> una testimonianza si tratta<strong>di</strong> mere deduzioni personali del teste, più che altroinsinuatorie. E tutt'altro che convincenti.Tant'è vero che, non appena esternate dal Brusca, nell’arco <strong>di</strong>poche ore, provocarono una secca ed imme<strong>di</strong>ata presa <strong>di</strong>posizione in favore dei carabinieri da parte del procuratorenazionale antimafia Pierluigi Vigna, il quale comunicò che"i collaboratori, e a maggior ragione coloro che non sono tali easpirano a esserlo, devono riferire solo fatti vissuti evitando <strong>di</strong>fare affermazioni suppositive traendo spunto anche da notizieapparse sui giornali". Il magistrato poi nella stessa occasione,espresse la sua stima al comandante generale dei carabinieri e"a tutti coloro che combattono la criminalita' mafiosa".Quin<strong>di</strong>, all'epoca, si era ben <strong>di</strong>stanti dal ritenere identificatiCiancimino e i carabinieri come i destinatari del papello e iconduttori <strong>di</strong> una trattativa stato-mafia.Ci sono voluti invece anni <strong>di</strong> “progressioni <strong>di</strong>chiaratorie” deivari testi e <strong>di</strong> graduale mistificazione me<strong>di</strong>atica, per indurregli italiani a dare per scontato che quella fra il ROS e donVito fosse una trattativa scellerata giocata sul sangue <strong>di</strong>Falcone e Borsellino, ed uno dei tasselli <strong>di</strong> questo lavaggio delcervello, è proprio questo: la bufala che questo fosse unepiso<strong>di</strong>o segreto, e che tale dovesse rimanere se Brusca non ci219


avesse messo lo zampino. Non ci stancheremo mai <strong>di</strong>sottolineare quanto sia <strong>di</strong>abolica questa manipolazione: servead infondere nell’inconscio collettivo il dato <strong>di</strong> una coincidenza<strong>di</strong> identità fra la trattativa portata avanti dal ROS con donVito per farlo collaborare, ed il famoso “si sono fatti sotto” cheBrusca affermò <strong>di</strong> aver u<strong>di</strong>to da Riina dopo le stragi, pur nonessendo minimamente provata, ancora oggi allo stato dei fattie degli atti, tale coincidenza, a meno che non si voglia crederea Ciancimino JR e alla bande dessinèe del sig. Franco/carloche faceva la spola Roma-Palermo-Milano portando avanti ein<strong>di</strong>etro fotocopie del papello e <strong>di</strong> lettere-collage doveProvenzano chiedeva l'uso <strong>di</strong> canali televisivi a Berlusconi.E se è pur vero, come si legge in qualche sentenza, che lacoincidenza dei tempi e <strong>di</strong> talune circostanze fra i contattiMori-Ciancimino e quelli Riina-uomini delle istituzioni narratida Brusca indurrebbe a pensare che si tratti dello stessoevento, non si può però non considerare che lo stesso Brusca,come abbiamo visto prima, ha confermato <strong>di</strong> aver soloipotizzato che Riina quando gli fece quel <strong>di</strong>scorsetto, siriferisse ai contatti fra il ROS e don Vito, dopo aver letto <strong>di</strong>questi sui giornali. E non solo: anche lo stesso racconto sulpapello, del settembre 96, Brusca lo promosse soltanto dopoaver letto sui giornali dei contatti Ros- Ciancimino. Dal che sipuò legittimamente ipotizzare, una fra tutte le ipotesiplausibili, che le citate coincidenze temporali e circostanzialifra le due “trattative”, possano semplicemente essere il frutto220


<strong>di</strong> un’elaborazione deduttiva <strong>di</strong> un teste che era a benconoscenza dei contatti fra Mori e don Vito, anche solo dallalettura dei giornali. Ed infatti attenzione: Brusca questo (cioè<strong>di</strong> aver appreso <strong>di</strong> Mori, Ciancimino e Cinà, nel 96, dallalettura dei giornali) lo ammette OGGI, cioè lo <strong>di</strong>ce in u<strong>di</strong>enzanel 2009, dopo quin<strong>di</strong> che tutti quanti abbiamo capitoperfettamente, anche solo leggendo i giornali, che c'è tutto unmondo, dentro ai palazzi <strong>di</strong> giustizia così come fuori, che nonsta nella pelle per vederla provata, quella coincidenza, e che atale scopo e <strong>di</strong>sposto a credere a qualsiasi cosa. Quando invecené parlò a mente fresca e <strong>di</strong>stanza ravvicinata dai fatti, nel96, pur avendo già letto, a quanto <strong>di</strong>ce, quei giornali che, aquanto racconta OGGI, lo lasciarono così tanto sbalor<strong>di</strong>to suicontati fra don Vito ed il ROS, ipotizzò qualsiasi cosa menoche Riina si riferisse a quello. (Che stranezza, eh. ).E quando <strong>di</strong>ciamo “qualsiasi cosa”, lo <strong>di</strong>ciamo a ragion veduta,se leggiamo i verbali del 96:BRUSCA G.:P.M.:Dopo che sono avvenuti i due attentati, incontrandomiper altri motivi con Salvatore RIINA,gli spiego, ci <strong>di</strong>co "che previsioni abbiamo? Chec'è nell'aria?" Dice niente, stiamo un pochettinoa vedere, ma <strong>di</strong>ce qualcuno ha portato stuBOSSI, ma è una cosa inutile, cioè uno stravagante...Qualcuno ha portato?221


BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:(…)P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:BOSSI.Ah, BOSSI.Ma <strong>di</strong>ce è una cosa inutile, uno stravagante,<strong>di</strong>ce non ...non c'è sostanza, <strong>di</strong>ce, completamente,<strong>di</strong>ce lasciamolo stare. Dice "an<strong>di</strong>amo vedendo.Dice si va vedendo chi si farà sotto o chiverrà". …(…) non...non aveva fiducia in questo BOSSI, nonaveva fiducia in questa persona, <strong>di</strong>ce vabè poi sivede, an<strong>di</strong>amo vedendo. Quin<strong>di</strong> poi abbiamo parlato<strong>di</strong> altri fatti. Nell'altra occasione...Siamo sempre nel '92?Sì, sì, sempre....prima dell'estate, siamo nelperiodo...cioè dopo le stragi, fino al momentodell'estate. Dico "che si <strong>di</strong>ce, che non si <strong>di</strong>ce?"Quin<strong>di</strong> siamo ad agosto.Ad agosto.O ai primi <strong>di</strong> settembre.I primi <strong>di</strong> settembre, o... o...siamo ad<strong>di</strong>rittura...giugno,fine giugno...E allora mancava la strage del dottore BOR-SELLINO.No, no, fine giugno, luglio, luglio, le stragi giàerano fatte, luglio.Quin<strong>di</strong> dopo il 19 luglio.Perfetto. Perché gli spiego subito qual è ilpunto <strong>di</strong> vista, cioè le parole che non mi posso222


<strong>di</strong>menticare. Dice già qualcuno si è fatto sotto,cioè dopo però...escludendo fattore BOSSI, Lega,<strong>di</strong>ce qualcuno si è fatto sotto per contattarci e ciha dato delle...cioè gli abbiamo dato un papello,cioè delle richieste, un papello <strong>di</strong> richieste peravere il riscontro. Al che ci <strong>di</strong>ssi "ma speriamoche tutto va bene". No, <strong>di</strong>ce, aspetto risposta.Risposta che non è avvenuta.Brusca viene poi sollecitato a parlare <strong>di</strong> don Vito, ma dallarisposta non da esattamente l’impressione <strong>di</strong> pensarlo comecoinvolto nella trattativa del papello <strong>di</strong> Riina, anzi:P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:Lei sa che opinione RIINA aveva <strong>di</strong> CIANCI-MINO?Negativa.Cioè?Che non lo vedeva, cioè lo vedeva un traffichino,lo vedeva uno che si interessava solo per isuoi interessi, cioè non lo vedeva <strong>di</strong> buon occhio,cioè non lo vedeva <strong>di</strong>... Invece al contrario eraBernardo PROVENZANO che credeva che quellogli <strong>di</strong>ceva “lo scecco vola” cioè “l’asino ha le ali”PROVENZANO ci credeva, quando RIINA non cicredeva sotto questo profilo. Cioè RIINA erapiù... gli interessavano più i fatti, non le parole,223


chiacchiere o le allusioni.Eppure nel formulare ipotesi sui presunti interlocutori <strong>di</strong>Riina, il teste non <strong>di</strong>mostrava particolari timori, ma questenon riguardavano comunque per niente la trattativa fra Morie don Vito, ma piuttosto ad altri in<strong>di</strong>vidui:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:Uno dei messaggi che io ... uno dei messaggi cheposso ricollegare a quel famoso <strong>di</strong>ciamo papello,una idea mia sarebbe al Vice<strong>di</strong>rettore GiovanniPEPI del Giornale <strong>di</strong> Sicilia. Io credo, però solocosì, perchè RIINA un bel momento mi viene a<strong>di</strong>re, quando si parla <strong>di</strong> stragi, <strong>di</strong> non stragi,“Perchè non andate a chiedere al Vice<strong>di</strong>rettoreGiovanni PEPI che lui ne sa più <strong>di</strong> me, e nonpiù <strong>di</strong> me”? E allora a questo punto, io conoscendoRIINA, conoscendo queste parole, mi ricollegoa questi fatti.Scusi, lo ricapitola dall’inizio come funzionaquesto <strong>di</strong>scorso? Che non mi è chiaro.Succede i contatti ... cioè sono venuti dalleparti dello Stato uomini da parte dello Statocon dei papelli, con dei ...La trattativa del 1992 mentre RIINA era ancoralibero, quella a cui RIINA presentò un papello <strong>di</strong>richieste?La trattativa, perfettamente.224


Ci scusiamo, ma a questo punto vorremmo aprire un siparietto;un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione.Lo facciamo rilevando l’enorme gaffe appena commessa daBrusca, che come uno scolaretto che non ha stu<strong>di</strong>ato bene lalezione <strong>di</strong> storia e che non ha una visione reale <strong>di</strong> ciò che staraccontando, come accade quando un fatto si acquisisce svogliatamentememorizzando una <strong>di</strong>spensa anziché avendolovissuto, nel riprendere la narrazione relativa alla trattativadel papello, inverte, oggetto, soggetto, pre<strong>di</strong>cato, e numero,trasformando il papello consegnato dalla mafia agli uominidelle istituzioni, in papelli consegnati dagli uomini delle istituzionialla mafia. Tanto che viene frettolosamente correttodal PM, a cui egli poi annuisce: “perfettamente”. Eh, ma perfettamentemica tanto. E’ un vero peccato che una deposizionein procura non sia un’interrogazione <strong>di</strong> storia delle scuoleelementari, e che a fronte del narratore ci siano dei PM e nonuna maestra con la bacchetta. Un vero peccato.Per certi tipi <strong>di</strong> testimonianze si tratta <strong>di</strong> un lapsus tipico,infatti questo fa il paio con un altro episo<strong>di</strong>o, avvenuto alprocesso Mori-Obinu nel 2009, durante la deposizione delpentito Giuffrè.Ecco lo stralcio <strong>di</strong> quanto è avvenuto:PM. INGROIA: sì, però eravamo partiti da un presupposto <strong>di</strong>verso,lei ha detto prima che l’arresto [<strong>di</strong> Riina – ndr] è pilotato, e volevo225


chiederle che intende quando <strong>di</strong>ce “pilotato”.IMP. DI R.C.: ma precisamente che fosse stato arrestato, fossestato, come <strong>di</strong>re, chiaro chiaro venduto.PM. INGROIA: venduto. Ma venduto in che... scusate, venduto inche senso e nell’interesse <strong>di</strong> chi?IMP. DI R.C.: venduto nell’interesse <strong>di</strong> chi?PM. INGROIA: o <strong>di</strong> cosa?IMP. DI R.C.: <strong>di</strong>ciamo venduto nell’interesse <strong>di</strong> quella parte <strong>di</strong>“Cosa Nostra” che aveva <strong>di</strong>chiarato guerra allo Stato, quin<strong>di</strong><strong>di</strong> Salvatore Riina e compagni.PM. INGROIA: aspetti un attimo.IMP. DI R.C.: giustamente...PM. INGROIA: scusi un attimo!E ti credo che Ingroia lo volesse fermare un attimo. Il testeaveva appena detto che Riina era stato venduto e quin<strong>di</strong> arrestatonell’interesse <strong>di</strong> Riina e della parte stragista <strong>di</strong> “CosaNostra”. Non è che avesse stu<strong>di</strong>ato tanto, evidentemente.Ma chiu<strong>di</strong>amo il siparietto e proseguiamo con la deposizione <strong>di</strong>Brusca del 96:BRUSCA G.:P.M.:Allora, al che, quando RIINA lancia questimessaggi, lo <strong>di</strong>ce a noi, lo <strong>di</strong>ce a voi, per <strong>di</strong>re ...“Andate a cercare ...Questo in <strong>di</strong>battimento.226


BRUSCA G.:In <strong>di</strong>battimento, nel momento che RIINA faqueste <strong>di</strong>chiarazioni: -”Andate a cercare a GiovanniPEPI il motivo <strong>di</strong> questi fatti, o non il motivo<strong>di</strong> questi fatti”. Cioè al che significa cheGiovanni PEPI secondo me è a conoscenza <strong>di</strong> coseche possibilmente io neanche so. Non so serendo l’idea. A questo punto c’è qualcosa che c’è.Cioè non lo <strong>di</strong>ce perchè è pazzo o perchè non vuolemettere trage<strong>di</strong>a a Giovanni PEPI. Non so sesono stato chiaro.E quando i PM provano a scavare nella memoria <strong>di</strong> Brusca pervedere se proprio non ricordava qualche particolare che potesseaiutarli a saperne <strong>di</strong> più sui presunti contatti <strong>di</strong> Riina, eccocome risponde il teste:P.M.:… Lei poco fa accennava a persone palermitane,persone a proposito sempre <strong>di</strong> queste trattative edel papello, persone palermitane, avvocati, altrepersone e così via. E’ anche a questo episo<strong>di</strong>o chesi riferiva?BRUSCA G.: Sì. Non ci siamo arrivati, finalmente ci siamoarrivati.P.M.:E altri ne ricorda?BRUSCA G.: No.P.M.: Cioè siccome poco fa aveva fatto un elenco <strong>di</strong> ...un elenco! Aveva in<strong>di</strong>cato ...BRUSCA G.: No, io penso ...227


P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:P.M.:BRUSCA G.:Di giornalisti non ne aveva in<strong>di</strong>cato. Aveva dettoAvvocati o altre persone ...O Avvocati o persone vicine a lui, cioè non so chipotevano avere questo tipo <strong>di</strong> ... a chi potevanoportare questo tipo <strong>di</strong> messaggi. (…)Altre <strong>di</strong>chiarazioni che le fanno venire in mentequesta trattativa o le persone con cui aveva avutoa che fare, per ritornare alla domanda cheaveva fatto il Dottore Scarpinato?Altre <strong>di</strong>chiarazioni in mente io non me nericordo.Altri segnali <strong>di</strong> altro genere? A propositosempre <strong>di</strong> quella domanda.No, completamente. Più <strong>di</strong> una volta conBAGARELLA ci siamo ricapitolati e <strong>di</strong>re: -”Machi era questo”? E lui non ... cioè neanche lui sapevacon chi aveva questo tipo <strong>di</strong> contatto. (…).cioè <strong>di</strong>co: -”Ma tu ne sai parlare con chi avevatuo cognato questo contatto, con chi non lo aveva,<strong>di</strong>ciamo”? Completamente, neanche luisapeva niente.Ecco, quin<strong>di</strong> in conclusione, in quel settembre 96 Brusca parlando<strong>di</strong> presunti contatti istituzionali con Riina, arrivò a fareil nome <strong>di</strong> Bossi (su cui, nota bene, i PM glissarono alla grande)e <strong>di</strong> Pepi, per poi concludere però che né lui né il cognatostesso <strong>di</strong> Riina avevano la più pallida idea delle reali circo-228


stanze a cui il boss <strong>di</strong> riferiva quando gonfiava la coda fregiandosidel ruolo <strong>di</strong> ricattatore delle istituzioni. E secondoTravaglio, spinto da simili elucubrazioni, Mori si sarebbeprecipitato dai giu<strong>di</strong>ci ad ammettere ciò che fino ad alloraavrebbe voluto tenere segreto, e cioè i suoi colloqui, nellaseconda metà del 92, con don Vito Ciancimino, per portarlo acollaborare.Una menzogna grottesca, anche perché la verità è che Mori,nel 96, non aveva ancora deposto personalmente eformalmente davanti a Pubblici Ministeri sui suoi incontri condon Vito, semplicemente perché, come spiegato da lui stesso aFirenze, in u<strong>di</strong>enza, non era mai stato chiamato a farlo primadell’agosto 97, nonostante alle Procure, e ciò con specificoriferimento a quella <strong>di</strong> Palermo, fossero noti da anni.Ad ogni modo, su quanto detto da Brusca a proposito dellapossibile presenza del papello in Via Bernini, abbiamo<strong>di</strong>mostrato che si tratta <strong>di</strong> una mera ipotesi, campata lì esenza alcun elemento fattuale o logico a supporto, ed anzi giàmessa in dubbio su basi logiche dallo stesso ufficio dellaprocura durante l'interrogatorio, dubbio contro cui Brusca haimme<strong>di</strong>atamente cercato <strong>di</strong> reagire, ma con argomentazionierrate.229


Su quanto testimoniato da Brusca sul papello, inoltre, oggi cisono delle novità. Ci sono le registrazioni <strong>di</strong> Riina chechiacchiera con Lorusso in un cortiletto del carcere <strong>di</strong> opera,nell’ora d’aria.Conversazioni dove l’8 novembre, si sente <strong>di</strong>re, fra l’altro:“… Giovanni Brusca <strong>di</strong>ce che io gli ho detto… Brusca fa una<strong>di</strong>chiarazione cattiva, “mi ha detto Riina che gli ha presentatoil papello”, ma questo papello non si trova, non c’è… sonoandati a fare tutte le indagini sui miei figli, le mie sorelle, amia moglie, a mia madre…». Lorusso: «E non hanno trovatonessun riscontro…». Riina: «A mio fratello, a tutti, ai bambini…non risulta, non risulta… perciò questo (Giovanni Brusca,ndr) è un pallista, è un pallista che io gli ho detto questo,questo papello, questo papello… gli ho detto: interessati pertuo padre, no che gli ho dato il papello».Dopo alcuni minuti Riina aggiunge che «il papello fu una cosadetta da lui (Brusca, ndr) e stu<strong>di</strong>ata da lui, sentimentosuo»,Certo, sono sempre parole <strong>di</strong> Riina, è chiaro. Eppure qualcunogiura che Riina in queste conversazioni sia atten<strong>di</strong>bile. Chi?Travaglio stesso, ad esempio, quando scrive che Riina nonsapeva <strong>di</strong> essere intercettato e quin<strong>di</strong> era atten<strong>di</strong>bile. Già:230


quando una ricostruzione storica è errata, è normale cheavvengano questi corto-circuiti.Abbiamo comunque voluto esporre questa lunga premessasulle testimonianze <strong>di</strong> Brusca del 96/98, per far comprenderecon la massima chiarezza <strong>di</strong> come la sua affermazione sullapossibile presenza del papello in casa Riina il 15 gennaio,fosse fondata semplicemente sul nulla.Al contrario gli apporti <strong>di</strong> Brusca possono tornare utili,quando si tratta <strong>di</strong> apporti oculari e testimonianze <strong>di</strong>rette.Testimoniando al processo a Mori ed Ultimo, nel 2005, egliriferirà <strong>di</strong> avere avuto visione <strong>di</strong>retta della presenza idocumenti “contabili” (appalti, traffico <strong>di</strong> droga, ecc…) in unacassaforte <strong>di</strong> un covo <strong>di</strong> Riina in Borgo Molara, alla fine deglianni 70. Lo stesso Brusca poi riferisce che quando Riinatraslocò da questo covo a causa dell’avvio in Palermo della“guerra <strong>di</strong> mafia”, all’inizio degli anni 80, si trasferì prima aSan Giuseppe Jato, in<strong>di</strong> a Mazara del Vallo. Nell’85 poi,risulta in atti che fu occupato il covo <strong>di</strong> Via Bernini, dove lafamiglia restò per 7-8 anni, sino al giorno della cattura.Tuttavia, se a Borgo Molara alla fine degli anni 70 (quando lasua prole era ancora nella culla) egli conservava i documentiin casa, in cassaforte, così non avvenne per i due covisuccessivi, a San Giuseppe Jato e a Mazara del Vallo, dove iragazzini stavano crescendo. In questi due covi, riferisce ilBrusca in qualità <strong>di</strong> testimone oculare, e non de relato, il231


Riina non conservava in casa i documenti, bensì “fuori”, innascon<strong>di</strong>gli anche interrati, come un fusto da 200 litrisigillato e occultato nelle vicinanze <strong>di</strong> un fiume, o bomboledel gas truccate con un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> apertura “a vite”,(Brusca lo chiama anche “un segreter”) e collocate ad unacerta <strong>di</strong>stanza dai locali abitati. Il Brusca nella suadeposizione afferma che il Riina sarebbe ricorso a questinascon<strong>di</strong>gli nonostante avesse “l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tenere idocumenti in cassaforte”, in quanto quei due covi “non c’eranocasseforti”. Ma non è cre<strong>di</strong>bile, non ci pare proprio. La logicainfatti rileva che se un uomo facoltoso come Riina volesseveramente tenere i documenti in cassaforte, farebbe moltoprima a comprarsene una piuttosto che non truccare duebombole del gas con dei <strong>di</strong>spositivi a vite posticci, un lavoro damaestro. No, li è evidente una volontà precisa, motivata, <strong>di</strong>non tenere i documenti in casa, ma <strong>di</strong> tenerli bensì fuori <strong>di</strong>casa, ben occultati con <strong>di</strong>spositivi capaci <strong>di</strong> proteggerlinonostante la collocazione in esterno. E’ chiaramente unaprecisa strategia, e guarda caso corrisponde con quella chesecondo il capitano Ultimo ci si sarebbe potuti aspettare. Fustistagni sepolti, non le stanze dei famigliari.Secondo invece la corte che giu<strong>di</strong>cò Ultimo e Mori nel 2006, cisarebbero due in<strong>di</strong>zi che indurrebbero a ritenere chedocumenti importanti in quella casa, ve ne fossero.232


Uno lo abbiamo già esaminato nel primo capitolo, e riguardauna specie <strong>di</strong> sillogismo: se Riina aveva 10 pizzini indosso,quando è stato catturato, doveva averne altri in casa. Noiriba<strong>di</strong>amo la totale assenza <strong>di</strong> logica <strong>di</strong> tale deduzione. Anzi,secondo noi, se aveva ben 10 pizzini indosso in giro perPalermo, potrebbe significare solo che non intendeva lasciarliin casa.La seconda “deduzione” dei magistrati, la leggiamo qui <strong>di</strong>seguito:“La preoccupazione iniziale, dovuta al timore che da unmomento all’altro gli organi investigativi facessero irruzionenel comprensorio, cedette il posto, con il passaredei giorni, alla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> constatare che tutto stavaprocedendo per il meglio, tanto che, ad<strong>di</strong>rittura, c’erastato il tempo <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare ra<strong>di</strong>calmente lo stato deiluoghi (cfr. deposizione del La Barbera e del Brusca).In definitiva – <strong>di</strong>sse il Sansone a Gioacchino La Barberache lo ha riferito in <strong>di</strong>battimento - “abbiamo salvato ilsalvabile” .Dal che, i giu<strong>di</strong>ci, propendono per“ritenere che l’omessa perquisizione della casa el’abbandono del sito sino ad allora sorvegliato abbianocomportato il rischio <strong>di</strong> devianza delle indagini che, <strong>di</strong>-233


fatti, nella fattispecie si è pienamente verificato, standoalle manifestazioni <strong>di</strong> sollievo e <strong>di</strong> gioia manifestate daBernardo Provenzano e da Benedetto Spera al Giuffré (iquali ebbero a <strong>di</strong>chiarare che per fortuna le forzedell’or<strong>di</strong>ne non avevano potuto trovare “nulla” con ciòintendendo riferirsi proprio a documenti) ed, ancora, allasod<strong>di</strong>sfazione espressa, durante le fasi dello svuotamentodella casa, da parte del Sansone, e con<strong>di</strong>vise dalLa Barbera, dal Gioè, dal Brusca, dal Bagarella per ilfatto che stava procedendo tutto “liscio” (cfr. in particolarele <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Gioacchino La Barbera).”Siamo molto <strong>di</strong>spiaciuti, ma per quanto rispetto riteniamopossa meritare questa corte per l’attenzione e lo scrupolo usatiin <strong>di</strong>battimento e per la correttezza <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, non troviamocon<strong>di</strong>visibile questo assunto, non in questa forma. Il fatto cheil Giuffrè abbia riferito della sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> Provenzano eSpera per il fatto che nella villa non si sarebbero potutisequestrare documenti, è totalmente irrilevante al fine dellaprova dell’esistenza <strong>di</strong> materiale documentale in casa Riina,innanzitutto perché al solito c’è un pentito, il Giuffrè, cheriferisce opinioni <strong>di</strong> persone estranee ai fatti <strong>di</strong> quei giorni,non testimoni oculari, e che tra l’altro non confermano quantoda lui riferito. In secondo luogo perché si sta parlando <strong>di</strong>opinioni provenienti da ambito mafioso in merito a cosenotissime, (quin<strong>di</strong> nessun elemento nuovo), opinioni utilizzate234


in danno ai carabinieri del ROS, che della mafiarappresentano una controparte.In<strong>di</strong>, in mancanza <strong>di</strong> riscontri più precisi, non possono cheessere considerati alla stregua <strong>di</strong> malevoli pettegolezzi, estupisce che il giu<strong>di</strong>ce abbia voluto considerarli nel suo<strong>di</strong>spositivo, non volendo invece, per contro, considerare le<strong>di</strong>chiarazioni del Brusca, testimone oculare <strong>di</strong> circostanzeprecise, e non <strong>di</strong> opinioni, sulla collocazione “in esterno” deidocumenti nei precedenti covi del Riina.Idem <strong>di</strong>casi per la “sod<strong>di</strong>sfazione” crescente dei Sansone,manifestata in modo sempre più energico <strong>di</strong> giorno in giorno,durante i cosiddetti lavori “<strong>di</strong> svuotamento”, al La Barbera eal Brusca. Questa infatti, per logica, non può essere riferitaalla <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> eventuali documenti, perché quella non erauna sede bancaria federale dove ogni giorno si devonomandare al macero tonnellate <strong>di</strong> banconote, ma un’abitazionedove tutt’al più c’erano un po’ <strong>di</strong> documenti in cassaforte, onascosti nel garage. Per cui se la sod<strong>di</strong>sfazione doveva essereriferita alla <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> documenti, questa non si sarebbedovuta manifestare come qualcosa che si protraeva nel tempo,in maniera crescente, per giorni e giorni, e con corredo <strong>di</strong>commenti del tipo “sta andando tutto liscio”, perché quella<strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> documenti non poteva essere qualcosa chenecessitasse <strong>di</strong> molte giornate e molte nottate, per essereportata avanti, bensì <strong>di</strong> pochi minuti. Invece il riferimentoevidente, ammesso che sia vero che il Sansone manifestasse235


tutta questa “sod<strong>di</strong>sfazione” crescente e non sia invece unostrattagemma “testimoniale” non supportato da riscontrioggettivi (al solito) per mettere in cattiva luce il ROS egenerare su <strong>di</strong> lui il sospetto, è alla circostanza dellapercezione <strong>di</strong> averla fatta franca, perché ogni giorno chepassava i Sansone lustravano e tinteggiavano, e non vedevanoarrivare nessun carabiniere, pensando così <strong>di</strong> poterscongiurare la galera. Ma quella era giustamente la strategia<strong>di</strong> Ultimo, che stava quin<strong>di</strong> procedendo alla grande, e nonqualcosa <strong>di</strong> deviante.Ad ogni modo, c’è un altro fatto, un altro elemento,abbastanza inquietante, che in questa vicenda non si è maivoluto considerare, e che potrebbe aiutare a capire qualcosasulla reale collocazione dei documenti <strong>di</strong> Riina, nei mesi primidel suo arresto. Stiamo parlando del mistero della scomparsa<strong>di</strong> Angelo Gullo.Il mistero della scomparsa <strong>di</strong> Angelo Gullo.Ve<strong>di</strong>amo innanzitutto <strong>di</strong> capire chi era Angelo Gullo e che cosagli accadde, attraverso una scheda biografica della trasmissioneRAI “Chi l’ha visto”.Angelo Gullo, 26 anni, viveva in una villet-236


ta <strong>di</strong> Palermo con il padre, la madre e seifratelli, dei quali lui è il terzo. Tra la finedel 1992 e l’inizio del 1993 ha trovato lavorocome muratore e si è fidanzato con unaragazza del quartiere, che pensava <strong>di</strong> sposare.Una sera d’autunno del 1992, èentrato in una villa abbandonata, lungoil muro della quale stava camminando conun amico. Dopo avere scavalcato, i due sonostati sorpresi dagli uomini <strong>di</strong> SalvatoreRiina (e quin<strong>di</strong> non era poi così “abbandonata”,la villa – ndr), in quel momentol'uomo più ricercato d`Italia, che ignoravanoessere il proprietario della villa.L’amico è riuscito a scappare, ma AngeloGullo è stato bloccato e picchiato.L’incidente sembrava essere chiuso inquesto modo, secondo le regole mafiose, enei mesi successivi il giovane aveva riacquistatopian piano la serenità. La sera del22 gennaio 1993 (una settimana dopol’arresto <strong>di</strong> Riina – ndr) è stato visto perl’ultima volta in una piazzetta, dopo esserestato dalla fidanzata, sulla via verso casa,dove però non è mai arrivato. "La sera cheè scomparso era tranquillo. Mi aveva ab-237


acciato. E non l’ho più visto", ha ricordatola madre. La sua auto venne ritrovata ilgiorno dopo davanti a un bar, lungo la circonvallazione<strong>di</strong> Palermo. Di lui nessunatraccia.Alcuni giorni prima della sua scomparsa,il 15 gennaio 1993, i carabinieri avevanoarrestato Salvatore Riina. Dopo l’arresto ifedelissimi del capomafia che avevano ripulitoaccuratamente il covo del boss, perproteggere i suoi segreti (o anche per altraragione, <strong>di</strong>ciamo noi – ndr) , si sono ricordatiche alcuni mesi prima qualcuno eraentrato in un’altra villa <strong>di</strong> Riina nellaborgata sotto Monreale e si sono ricordati<strong>di</strong> Angelo Gullo. Secondo quanto racconterannoin seguito alcuni collaboratori<strong>di</strong> giustizia, temendo che possa aver vistoo preso qualcosa <strong>di</strong> compromettente,avrebbero deciso <strong>di</strong> far sparire anche lui.Ecco, ma sull’ipotesi finale, sarà meglio approfon<strong>di</strong>re.Innanzitutto non pare esserci una correlazione fra ciò chepoteva essere la villa <strong>di</strong> Via Bernini una settimana dopol’arresto del boss, e cioè una casa sfitta e vuota (e certamentepriva <strong>di</strong> qualsiasi documento compromettente, dopo 7 giorni) e238


ciò che poteva sapere il Gullo <strong>di</strong> quella villa e del suo contenuto,sia con riferimento al momento dell’arresto che a quellisuccessivi, dal momento che, come si legge, lui era penetrato ascopo <strong>di</strong> furto, circa tre mesi prima, in un altro covo datutt’altra parte, “nella borgata sotto Monreale”, vale a <strong>di</strong>reBorgo Molara:“ il furto non era avvenuto nell'<strong>ultimo</strong> covo <strong>di</strong> ViaBernini, ma in quello <strong>di</strong> Borgo Molara, una villa<strong>di</strong> proprietà dello stesso boss” (da: “Il ragazzo uccisoperché rubò nella villa <strong>di</strong> Totò Riina” – <strong>di</strong> AlfioSciacca – Corriere della Sera - 17 settembre2008)A via Bernini, dove vivevano, come è provato, la moglie e i 4figli <strong>di</strong> Riina, il Gullo non si era mai neppure avvicinato, equin<strong>di</strong> non poteva aver visto nulla a quell’in<strong>di</strong>rizzo, né saperealcunché <strong>di</strong> quella casa.Viceversa, può aver visto certamente qualcosa nell’altro covo,quello dove si introdusse per rubare.Secondo la cronaca del corsera, infatti, “il pentito CalogeroGanci, figlio del boss della Noce Raffaele, ha raccontato che«subito dopo il furto il ragazzo venne pestato, ma fu uccisomesi dopo, a freddo». Una ricostruzione confermata dal pentitoSalvatore Cangemi.”Dunque: introdottosi in un covo <strong>di</strong> Riina in Borgo Molara, il239


agazzo viene catturato, pestato, e quin<strong>di</strong> liberato. Dopo alcunimesi, mentre veniva pulito e ritinteggiato il covo <strong>di</strong> ViaBernini a seguito del trasloco della famiglia Riina, i mafiosi lovanno a cercare, e lo eliminano a freddo.“Una circostanza confermata anche dalla madre: «Unasera tornò a casa pieno <strong>di</strong> livi<strong>di</strong>, ma non volle spiegarecosa gli era successo, sembrava terrorizzato». A pestarloera stato lo stesso Ganci ed altri due mafiosi. «Ritenevamoche quella fracchiata (scarica) <strong>di</strong> legnate bastasse— ha detto il pentito — e non ci fu spiegato perché a<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo venne poi eliminato». Perché nonucciderlo subito e eliminarlo solo dopo la cattura <strong>di</strong>Riina? Si possono fare mille congetture. Forse il giovaneaveva visto qualcosa <strong>di</strong> scottante che, solodopo l'arresto del capo <strong>di</strong> Cosa Nostra, rendevanecessaria la sua eliminazione. “(da: “Il ragazzo uccisoperché rubò nella villa <strong>di</strong> Totò Riina” – <strong>di</strong> AlfioSciacca – Corriere della Sera - 17 settembre 2008)Il 15 settembre 2008, Giovanna Maggiani Chelli, Presidentedell’Associazione familiari vittime della strage <strong>di</strong> via dei Georgofili,scrive in un comunicato stampa:“Auspichiamo davvero che le nuoverivelazioni <strong>di</strong> collaboratori <strong>di</strong> giustizia,circa la morte del giovane240


Angelo Gullo che rubò in casa <strong>di</strong>Riina , e morto dopo poco tempol’arresto del boss il 15 Gennaio1993, portino a nuove indagini suciò che potevano contenere le casedel capo <strong>di</strong> “cosa nostra”. Inmodo particolare cosa c’era nellacasa <strong>di</strong> via Bernini, la quale non fuperquisita come si sarebbe dovutofare.”Nobile auspicio, ma purtroppo la casa <strong>di</strong> Riina in cui penetrò ilGullo, non era quella in Via Bernini, ma un’altra, e quin<strong>di</strong> nonsi comprende come sarebbe potuto essere d’aiuto il Gullo percapire cosa c’era in quella <strong>di</strong> Via Bernini. E’ vero che la signorapresidente usa il plurale “le case”, “ciò che potevano contenerele case”, come se Riina fosse tipo da tenere una copia delpapello per ciascuna sua abitazione (un po’ come Ciancimino,che ne aveva una nascosta in un’enciclope<strong>di</strong>a, una in unacontrosoffitta, una in una cassetta dello IOR, una in Liechtenstein,e una nelle mani del Sig. Franco,e così via), così daaverlo sempre sotto mano, ma se purtroppo il testimone èstato eliminato, ciò non può essere allo scopo <strong>di</strong> tenere nascostociò che potevano contenere “le case”, bensì soltanto “unacasa”, vale a <strong>di</strong>re quella dove si era introdotto, che purtropponon era quella <strong>di</strong> Via Bernini, ma un’altra, ed un'altra cui nel241


processo del 2005/2006 non si è fatto il benchè minimo cenno,pur essendo l'esistenza <strong>di</strong> un secondo covo nelle <strong>di</strong>sponibilità<strong>di</strong> Riina, nell'autunno 92, un fatto rilevantissimo.E attenzione: mentre questa informazione, inerente ciò chepoteva aver visto il Gullo in Borgo Molara, non rappresentavarischi per Cosa Nostra nell’autunno 92 (che infatti punì ilGullo solo con percosse), <strong>di</strong>viene invece movente perl’eliminazione URGENTE del Gullo il 22/23 gennaio 1993.Inoltre riflettiamo bene: la mafia avrebbe dovuto uccidere unragazzo soltanto perché questo avrebbe potuto testimoniare,attraverso un ragionamento induttivo, che Riina nei suoi covi,in generale, poteva tenere documenti? Come movente per unomici<strong>di</strong>o, francamente, non sta in pie<strong>di</strong>, anzi, pare una bellasciocchezza. Una volta ripulita la villa <strong>di</strong> via Bernini, che<strong>di</strong>avolo poteva importare alla mafia, in un’ottica <strong>di</strong> autotutela,che si venisse a sapere che da qualche altra parte tre mesiprima c’erano dei documenti?Il 22 gennaio 1993 (data della sparizione del Gullo), col covo <strong>di</strong>Via Bernini pulito e in fase <strong>di</strong> tinteggiatura, non vi era alcunanecessità né esigenza <strong>di</strong> eliminare una persona che dello stessocovo in Via Bernini non era neppure a conoscenza, soltantoin ragione <strong>di</strong> una sua ipotetica capacità <strong>di</strong> testimoniare lapresenza coeva <strong>di</strong> documenti in un altro covo. Non c’è logica. O242


meglio, una ci sarebbe si, ma <strong>di</strong> ben <strong>di</strong>versa natura. Ne parliamodopo.Continua poi la signora Chelli:“Da sempre abbiamo esternato il nostro dubbioche il famosissimo “papello” stilato da Riina eda consegnarsi a settori deviati dello Stato, potesseessere conservato in copia in quella suacasa non perquisita in tempo reale. Un documentoche è costato la vita i nostri parenti infase <strong>di</strong> trattativa , morti, per far annullare il 41bis , non confiscare più i beni mafiosi, zittire i“pentiti”, riaprire i processi, e avere beneficicarcerari. Leviamo come sempre il <strong>di</strong>to controtutte le responsabilità morali per quella mancataperquisizione, e auspichiamo finalmentegiustizia completa.”Dubbi forse legittimi, quelli della signora Chelli, certamente,ma che forse potremmo fugare se ad esempio potessimo averela <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un testimone capace <strong>di</strong> confermare che nellacasa <strong>di</strong> Riina in Borgo Molara si riscontrava, nell’autunno1992, una documentazione riconducibile alla mafia <strong>di</strong> Riina243


Ma basterebbe anche solo una testimonianza capace <strong>di</strong> confermarel’esistenza e la funzionalità <strong>di</strong> quel covo, da parte cichi ci era entrato a scopo <strong>di</strong> furto. Stiamo parlando infatti <strong>di</strong>un altro covo, esistente alla fine del 92, facente capo a Riinacosì come la villa in via Bernini, quella dei famigliari. Villache era utilizzata dalla famiglia, secondo i riferimenti provenientidal proprietario ing. Montalbano, come vedremo megliofra poco, dal 1985. Quin<strong>di</strong> 2 covi, nello stesso periodo.Basterebbe, per tratteggiare un quadro interessante: il 22gennaio 1993, alla vigilia <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> “svuotamento”aventi il vago fetore della messinscena, in una villa <strong>di</strong>Riina in via Bernini 54, quando il capitano Ultimo avevaappena azzardato un’inchiesta rischiosa sulla base della convinzione,nota in certi ambienti, che in quella casa non potesseroesserci documenti essendo la casa dei famigliari, unapersona capace <strong>di</strong> testimoniare dell’esistenza <strong>di</strong> un covo alternativo“privato” (cioè <strong>di</strong>stante dalla famiglia) e del suo probabilecontenuto, viene eliminata alla lupara biancadall’organizzazione criminale. Quella sua capacità <strong>di</strong> testimoniare,invece, prima dell’arresto <strong>di</strong> Riina non pareva comportareproblemi a quel poveretto.Ad ogni modo, la conclusione della nostra analisi, per ilmomento non può essere che una: non esistono elementiconcreti, né elementi logici, a prova del fatto che nella villa <strong>di</strong>244


Via Bernini Riina custo<strong>di</strong>sse un determinato documento oaltri documenti in particolare, mentre esiste la circostanza chenello stesso periodo un ragazzo si introdusse a scopo <strong>di</strong> furtoin UN ALTRO covo <strong>di</strong> Riina in Palermo, <strong>di</strong>stante e <strong>di</strong>verso daquello <strong>di</strong> Via Bernini, dove, pur in assenza <strong>di</strong> occupanti, videqualcosa. Qualcosa <strong>di</strong> non così compromettente a quella data(autunno 1992), ma che invece poteva essere <strong>di</strong>venuto moltocompromettente alla data del suo omici<strong>di</strong>o, il 22 gennaio 1993.245


7 Settima vulgataA causa della sospensione della sorveglianza <strong>di</strong> Via Bernini decisa da Ultimodopo la rinuncia alla perquisizione, ai mafiosi fu possibile svuotare il covo<strong>di</strong> tutto il contenuto, ripulendolo <strong>di</strong> ogni elemento <strong>di</strong> interesse giu<strong>di</strong>ziario,e asportando persino la cassaforte.«L' inopinata sospensione...consentì invece ai mafiosi <strong>di</strong> agirein<strong>di</strong>sturbati, provvedendo allo svuotamento della casa... fino alprelievo <strong>di</strong> una cassaforte che, secondo Giovanni Brusca,avrebbe potuto anche contenere documenti <strong>di</strong> Riina». … E'….emerso che la sospensione dell' attività <strong>di</strong> osservazione rese<strong>di</strong> fatto più agevole lo svuotamento della villa»». (“Un <strong>di</strong>arioaccusa Mori sui misteri del covo <strong>di</strong> Riina” <strong>di</strong> Attilio Bolzoni -Repubblica — 25 maggio 2003 )“I carabinieri del Ros che arrestarono Totò Riina abbandonaronola postazione nascondendo al procuratore Caselli che se n'erano andati, che avevano lasciato libera una squadretta <strong>di</strong>mafiosi <strong>di</strong> infilarsi là dentro e svuotare il covo del boss deiboss..” (“Riina, a processo Mori e Ultimo” <strong>di</strong> Attilio Bolzoni -Repubblica — 19 febbraio 2005 )246


“la sentenza … ha stabilito che i due ufficiali non perquisironoil covo, lasciandolo svuotare dalla mafia e ingannando laProcura, ….” (M.Travaglio – Piccoli pigi crescono – 08 luglio2013)“quando detta perquisizione venne effettuata (in data 2 febbraio‘93, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> ben 18 giorni dalla cattura) la casavenne rinvenuta completamente svuotata <strong>di</strong> ogni cosa, al puntoche al suo interno erano stati financo rimossi molti dei mobiliesistenti e tutti gli effetti personali degli occupanti, erano statieffettuati lavori <strong>di</strong> <strong>di</strong>smissione della carta e <strong>di</strong> alcuni rivestimentidelle pareti della stanza, ed era stata interamente asportatauna cassaforte incassata a muro” (Antonio Ingroia).“…promisero alla Procura <strong>di</strong> sorvegliare 24 ore su 24 il covo <strong>di</strong>Riina, poi l'abbandonarono dopo poche ore, lasciando credereper 19 giorni che fosse ancora pattugliato e consentendo allamafia <strong>di</strong> svuotarlo <strong>di</strong> tutti, compresi i documenti, e ad<strong>di</strong>rittura<strong>di</strong> ri<strong>di</strong>pingerlo facendo sparire ogni traccia organica utile peril Dna. “ (da: “se non assolvono non li vogliamo” <strong>di</strong> Marcotravaglio – l’Unità – 20 febbraio 2005 )“Quel covo, prima dei carabinieri, fu "perquisito" dagli uominipiù fidati <strong>di</strong> Totò, Riina, guidati da Giovanni Brusca checomandava una squadra <strong>di</strong> "picciotti" trasformati in muratori.247


Quella casa fu messa a soqquadro. "Facemmo scomparire ognicosa -ha poi raccontato il neo pentito Giovanni Brusca- furonoanche <strong>di</strong>velti i pavimenti ed abbattute pareti, utilizzammoanche un aspirapolvere per evitare che i carabinieri potesserotrovare anche qualche capello e risalire all' identità <strong>di</strong> chifrequentava quella casa". (La villa <strong>di</strong> Riina sotto sequestrodopo sette anni – <strong>di</strong> F. VIVIANO - Repubblica — 15 marzo2000)“il procuratore Caselli scoprì che qualcuno era entrato nellavilla <strong>rifugio</strong> <strong>di</strong> Totò Riina e l' aveva ripulito con un aspirapolvere,che aveva cancellato impronte <strong>di</strong>gitali, che aveva <strong>di</strong>velto isanitari del bagno e ri<strong>di</strong>pinto i muri, che aveva accatastato imobili al centro <strong>di</strong> un grande salone” (Riina, a processo Mori eUltimo <strong>di</strong> ATTILIO BOLZONI - Repubblica — 19 febbraio2005)“…si è scritto che il Ros avesse volutamente permesso ai mafiosi<strong>di</strong> ripulire il covo. Peggio: che i carabinieri avessero compiutoper loro conto la perquisizione occultando i documenti. Dipiù: anche della cattura <strong>di</strong> Riina si è dubitato dopo le <strong>di</strong>chiarazione<strong>di</strong> alcuni pentiti che hanno parlato <strong>di</strong> un Riina vendutoagli sbirri da Bernardo Provenzano. Vero? Falso?” (“'MANOI NON SIAMO NEMICI DELLA PROCURA' – <strong>di</strong> LilianaMilella - Repubblica — 05 novembre 1997)248


“Di certo, quella villa <strong>di</strong> via Bernini fu ripulita dagli emissari<strong>di</strong> Cosa nostra: la storia è ormai consacrata nei verbali deipentiti Giovanni Brusca, Gioacchino La Barbera, Santino DiMatteo e Giusto Di Natale.” (“I misteri del covo <strong>di</strong> Riina il gipnon chiude l' inchiesta” – <strong>di</strong> S. Palazzolo - Repubblica — 19novembre 2002)“In questi anni il fascicolo dell' indagine, coor<strong>di</strong>nato dal sostitutoprocuratore Antonio Ingroia, si è arricchito anche delle<strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> alcuni pentiti: da Giovanni Brusca a GioacchinoLa Barbera, da Santino Di Matteo a Giusto Di Natale,tutti a raccontare che quella villa fu ripulita in tutta frettadagli uomini della mafia. E furono portati via non solo i vestitie i mobili della famiglia Riina, ma soprattutto - sembra - l'archivio del capo. Senza che nessun carabiniere si accorgesse<strong>di</strong> nulla.” (“'Indagate sul covo <strong>di</strong> Riina' <strong>di</strong> - ENRICO BELLA-VIA e SALVO PALAZZOLO - Repubblica — 19 <strong>di</strong>cembre2002)“…nessuno l' ha mai neanche controllato da fuori, anche secosì avevano fatto credere ai procuratori <strong>di</strong> Palermo. La suasorveglianza è stata «inopinatamente» e «incomprensibilmente»abbandonata, poi è stato violato da una mezza dozzina <strong>di</strong>mafiosi che l' hanno ripulito persino con un aspirapolvere, chesi sono portati via una cassaforte, che hanno «sottratto beni e249


valori <strong>di</strong> pertinenza del latitante e atti e documenti <strong>di</strong> sicurointeresse investigativo»” (“Un <strong>di</strong>ario accusa Mori sui misteridel covo <strong>di</strong> Riina” <strong>di</strong> Attilio Bolzoni - Repubblica — 25 maggio2003 )“E proprio attorno alla telecamera piazzata davanti al complessodelle ville <strong>di</strong> via Bernini ruota il mistero mai risoltodella cattura <strong>di</strong> Riina: perché la telecamera fu tolta poche oredopo l' arresto del boss alla rotonda <strong>di</strong> via Leonardo da Vinci?Il covo all' interno del complesso non era stato ancora in<strong>di</strong>viduato:gli uomini della mafia ebbero così tutto il tempo <strong>di</strong>ripulire la casa, portando via anche l' archivio del capo deicapi. La perquisizione del Ros arrivò solo venti giorni dopo.”(“Filmò la villa <strong>di</strong> Riina ora <strong>di</strong>cono: è una talpa” – <strong>di</strong> SalvoPalazzolo - Repubblica — 11 gennaio 2004)“«Giorni cruciali», hanno sostenuto i pentiti, in cui i boss ebberoil tempo <strong>di</strong> ripulire il covo e portare via l' archivio segreto <strong>di</strong>Riina. “ (“Mori, no all' archiviazione sul giallo del covo <strong>di</strong> Riina”– <strong>di</strong> Salvo Palazzolo - Repubblica — 16 settembre 2004)«Arrestando Totò Riina - ha detto il prefetto Mori - non hocertamente favorito la mafia». Aggiungendo poi che in quellavicenda ci fu «un frainten<strong>di</strong>mento» sulla mancata perquisizionedell' abitazione <strong>di</strong> Riina che fu effettuata 19 giorni dopo la250


cattura quando già il covo era stato "ripulito" (“Covo <strong>di</strong> Riina,Mori innocente” <strong>di</strong> Francesco Viviano - Repubblica — 04 febbraio2005)“Fu una cattura molto silenziosa. E ancora più silenzio ci fudopo, dopo 19 giorni e 19 notti, quando il procuratore Caselliscoprì che qualcuno era entrato nella villa <strong>rifugio</strong> <strong>di</strong> TotòRiina e l' aveva ripulito con un aspirapolvere, che aveva cancellatoimpronte <strong>di</strong>gitali, che aveva <strong>di</strong>velto i sanitari del bagnoe ri<strong>di</strong>pinto i muri, che aveva accatastato i mobili al centro <strong>di</strong>un grande salone.” (“Riina, a processo Mori e Ultimo” <strong>di</strong> AttilioBolzoni - Repubblica — 19 febbraio 2005 )“Per il Gup i due sono responsabili <strong>di</strong> non avere perquisito nelgennaio del 1993 il «covo» <strong>di</strong> Totò Riina subito dopo il suoarresto, avvenuto il 15 gennaio, e neppure nei 19 giorni successivi.E quando lo fecero, non trovarono nulla. La villetta <strong>di</strong> viaBernini 15 era pulita come uno specchio. Prima dell' irruzionedei carabinieri, sostiene l' accusa, quella casa era stata «ripulita»da cima a fondo dai fedelissimi <strong>di</strong> Riina. Non solo: lamoglie e i figli <strong>di</strong> Riina si allontanarono in<strong>di</strong>sturbati da quellacasa facendo ritorno a Corleone. Si portarono via pure i mobili.”(“Processate Mori e Ultimo” <strong>di</strong> Francesco Viviano - Repubblica— 19 febbraio 2005)251


“Cominciò male do<strong>di</strong>ci anni fa e sta finendo anche peggioquesto intrigo mafioso-giu<strong>di</strong>ziario della Palermo più infida.Mistero <strong>di</strong> mafia e mistero <strong>di</strong> antimafia che si sfiorano, che siconfondono intorno al covo <strong>di</strong> un boss latitante da 25 anni cheè stato ripulito sotto gli occhi <strong>di</strong> procuratori capi e prefettidella Repubblica, generali <strong>di</strong> corpo d' armata, questori, giu<strong>di</strong>ci<strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado. Ma non ci sono state solo le scorribande(??? – ndr) dei reparti speciali dei carabinieri nell'operazione per la cattura <strong>di</strong> Totò Riina, l' affaire ha tante«anomalie» anche altrove, negli apparati della giustizia, nellesegrete stanze del Tribunale siciliano. Forse l' inchiesta sisarebbe dovuta aprire molto, molto tempo prima <strong>di</strong> quanto èavvenuto.” (Palermo, Grasso contro i suoi sostituti così laprocura si spaccò sull' inchiesta – <strong>di</strong> Attilio Bolzoni - Repubblica— 20 febbraio 2005)“L' inchiesta che ha portato al rinvio a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Mori e DeCaprio era nata proprio dalla mancata perquisizione che,secondo il pentito Giovanni Brusca che si occupò <strong>di</strong> "pulire" l'abitazione <strong>di</strong> Riina due giorni dopo il suo arresto, non fu "visitata"dai carabinieri perché avrebbero potuto trovare documenticompromettenti, tracce cioè della "trattativa" che ci sarebbestata tra uomini delle istituzioni e Totò Riina per far cessare lestragi. “ (“Quei colloqui con Ciancimino nell' agenda del generale”– <strong>di</strong> Francesco Viviano - Repubblica — 21 febbraio 2005252


“Ma dopo l' arresto <strong>di</strong> Riina nessuno, per 17 giorni, controllòpiù quel luogo: la moglie <strong>di</strong> Riina ed i figli fecero ritorno in<strong>di</strong>sturbatia Corleone e pochi giorni dopo un paio <strong>di</strong> boss ripulironola villa. E quando poi i carabinieri decisero <strong>di</strong> compierela perquisizione non trovarono nulla.” (“Ultimo in aula si<strong>di</strong>fende sul covo del boss” <strong>di</strong> Francesco Viviano - Repubblica— 17 maggio 2005)“Mori e De Caprio sono imputati per la mancata perquisizionedel covo <strong>di</strong> Riina, l' elegante villa <strong>di</strong> via Bernini lasciata incusto<strong>di</strong>taper più <strong>di</strong> due settimane dopo la cattura del boss e perquesto ripulita in tranquillità dagli uomini delle cosche. Oggettipersonali del numero uno della mafia e della sua famigliafurono bruciati per cancellare ogni traccia. Fu fatto sparire,forse anche quello bruciato, l' enorme archivio che Riina custo<strong>di</strong>vain una cassaforte dentro la villa. «Documenti in grado<strong>di</strong> far saltare lo Stato», ha sostenuto la collaboratrice GiusyVitale. Il costruttore che curava la logistica del capo ebbe tuttoil tempo <strong>di</strong> portarla via, aprirla e coprire la cavità lasciata nelmuro.” (“Arresto <strong>di</strong> Riina, pentito accusa Potevano prenderetutta la cupola – <strong>di</strong> Enrico Bellavia - Repubblica — 20 novembre2005)“La sentenza … lascia in pie<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> interrogativi sulperché il covo dove Riina aveva trascorso gli ultimi anni della253


sua latitanza assieme alla famiglia non fu imme<strong>di</strong>atamenteperquisito e - soprattutto - non fu tenuto sotto controllo, abbandonatoinvece dai carabinieri del Ros poche ore dopo lacattura del boss senza che la Procura ne fosse stata informata.Quando i carabinieri finalmente fecero irruzione in quella casanon trovarono nulla, perché gli uomini <strong>di</strong> Riina erano riuscitiad entrare prima ed a ripulirla da cima a fondo. Attorno aquesti interrogativi ha ruotato il processo cominciato nel maggioscorso, dopo che la Procura aveva indagato Mori e De Caprioperché tirati in ballo dai pentiti (uno in particolare, MarioSanto Di Matteo), i quali avevano sostenuto che nella cassaforte<strong>di</strong> quella casa Riina teneva documenti sottratti dai carabinieriperché <strong>di</strong> contenuto «esplosivo». “ (Caso Riina, assoltiMori e Ultimo – <strong>di</strong> Francesco Viviano - Repubblica — 21febbraio 2006)“La cattura <strong>di</strong> Totò Riina nel covo <strong>di</strong> Via Bernini a Palermoperché non portò alla tempestiva perquisizione del suo appartamentoad opera dei carabinieri, dando invece il tempo amani ignote <strong>di</strong> ripulirlo completamente? Interrogativi aperti etuttora irrisolti. Dubbi su dubbi, misteri su misteri.” (MAFIASTORY QUELLA FAVOLA NERA INCUBO DELLA SICILIA– <strong>di</strong> Gabriele Barone - Repubblica — 04 maggio 2009“avevano assicurato al procuratore Caselli che erano ancora lì,254


ma per <strong>di</strong>ciannove giorni la villa fu un porto <strong>di</strong> mare. Entraronotre o quattro mafiosi che - sereni e tranquilli - lo ripulirono.Perché andarono così le cose? «Una <strong>di</strong>menticanza», <strong>di</strong>sse ilcolonnello. Fu smentito clamorosamente dal «<strong>di</strong>ario» <strong>di</strong> unprocuratore aggiunto, che aveva preso nota <strong>di</strong> tutti i suoi rapportiin quei <strong>di</strong>ciannove giorni <strong>di</strong> falso controllo del covo. Perchési comportarono così quei carabinieri?” (“Dalla svista suRiina a don Vito i misteri del generale-negoziatore” – <strong>di</strong> AttilioBolzoni - Repubblica — 24 luglio 2009)“Giovanni Brusca ha poi raccontato dell’incontro avuto, unasettimana dopo l’arresto <strong>di</strong> Riina, con Michelangelo La Barbera,e che questi gli aveva confidato <strong>di</strong> aver “ripulito” per bene ilcovo bruciando biancheria, corre<strong>di</strong> e quant’altro e <strong>di</strong> aver“conservato”argenteria, quadri e altro materiale in un garage.(…)Il racconto dell’ex boss <strong>di</strong> San Giuseppe Jato sulla“ripulitura” del covo si è poi concentrato sulla mancata perquisizionenei giorni successivi da parte <strong>di</strong> alcuna forza <strong>di</strong> polizia:“…hanno continuato a lavorare con degli operai – ha specificatoBrusca riferendosi alla “squadra” <strong>di</strong> Cosa Nostra capeggiatada Leoluca Bagarella – per non far capire che lì ci aveva abitatoTotò Riina..”. “Mi fu detto da Giovanni Sansone: , nel senso <strong>di</strong>: siamo riusciti atogliere tutto…” (“Un mistero infinito” <strong>di</strong> Giorgio Bongiovannie Lorenzo Baldo - ANTIMAFIADuemila N°47)255


“il villino era praticamente, oltre ad essere <strong>di</strong>sabitato, era conpochissimi mobili concentrati nel salone messi tutti insieme, enon aveva più quadri alle pareti, non aveva niente <strong>di</strong> utilizzabile,praticamente era ripulito <strong>di</strong> qualsiasi oggetto che potesseessere stato dentro, anche che so, giornali e cose <strong>di</strong> questo genere,non c’era niente” (dr. Aliquò)“abbiamo trovato un po' <strong>di</strong> mobili ammassati in una stanza,molti a1tri mancanti, si vedevano dei punti... non c'erano piùquadri per esempio, mentre alcuni pentiti <strong>di</strong>ssero che i quadric'erano, ad<strong>di</strong>rittura uno che gliel'aveva <strong>di</strong>pinto lui. Poi c'eranotutte le stanze completamente vuote, c'era una stanza blindata,quella che si usa per le pellicce, e poi c' era la traccia <strong>di</strong> unacassaforte che avrebbe dovuto essere posata da qualche parte,c'erano le mura graffiate come per la ricerca <strong>di</strong> qualche cavo oqualche cosa del genere. La villa era messa tutta sotto sopra,praticamente.” (dr. Aliquò)“la villa del Riina era stata agevolmente in<strong>di</strong>viduatae rinvenuta, in esito all’espletata perquisizione,praticamente vuota con alcuni mobiliammassati in una stanza e perfino con le tappezzerieed i rivestimenti staccati: unico documento ritrovato,che consentiva <strong>di</strong> confermare la titolaritàdell’appartamento ed i rapporti del latitante con gli256


impren<strong>di</strong>tori SANSONE era una fotografia dei figlidel Riina.” (Dall’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> imputazione coatta<strong>di</strong>sposta dal G.I.P. Vincenzina Massa il 2 novembre2004)“…appare impensabile che ufficiali <strong>di</strong> tale esperienzae conoscenza del fenomeno mafioso fossero del tuttoinconsapevoli dell’elevata probabilità che la sospensionedell’attività <strong>di</strong> osservazione avrebbe quasi certamentecomportato ciò che poi effettivamenteavvenne, e cioè lo svuotamento del covo” (Tribunale<strong>di</strong> Palermo – Sez. 3° penale – S E N T E N ZA del 20/02/06)Nei giorni successivi l'arresto <strong>di</strong> Riina, i Sansone e i suoi uominisi misero a ripulire il covo.I giornalisti più furbi amano usare il termine “svuotare”,molto più che ripulire.Ma questo è un termine che si usa più propriamente per ilcaveau <strong>di</strong> una banca o per l'archivio della “spectre”, o per ilmagazzino <strong>di</strong> un “pusher”, mentre pare del tutto improprioquando si tratta, pur essendo il capofamiglia un grosso latitantedella mafia, della normale abitazione <strong>di</strong> una famiglia257


con quattro ragazzini, dove, una volta <strong>di</strong>strutti eventualidocumenti da parte dei famigliari prima <strong>di</strong> dar corso al proprioesodo, i lavori <strong>di</strong> pulizia successivi potrebbero riguardaresoltanto oggetti capaci <strong>di</strong> avere rilevanza investigativa o giu<strong>di</strong>ziarianon maggiore <strong>di</strong> quella che avrebbe un bel pezzo <strong>di</strong>cippa.Non pare infatti sussistere alcuna <strong>di</strong>fferenza, ai fini dellarilevanza giu<strong>di</strong>ziaria, fra una casa con le poltrone poste agliangoli <strong>di</strong> una stanza o una con le stesse poltrone spostate nelcentro della stessa stanza, fra una casa con le tappezzerieintegre o una con le stesse strappate o graffiate, fra una casacon le pareti bianche invece che gialle, fra una casa con 6 cessial loro posto ed una con 4 cessi al loro posto e due sul marciapiede,o fra una casa con molte tende ed una con poche tende.Comprendere quin<strong>di</strong> in che cosa sia consistita esattamentetale ripulitura, al solo fine <strong>di</strong> capire se Ultimo non abbia commessoqualche nefanda omissione non osservando quel checapitava nella via mentre la mafia “perquisiva il covo al postodello stato” (M. Travaglio), non ci serve.Infatti noi, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Travaglio, sappiamo che, per quelche realmente accadde in quella casa, la programmata osservazione,quand'anche ci fosse stata, non sarebbe comunquevalsa ad impe<strong>di</strong>re alcunchè, non essendo proprio finalizzataad impe<strong>di</strong>re spostamenti <strong>di</strong> mobili, o ritinteggiature, a sosti-258


tuzioni <strong>di</strong> piastrelle, o <strong>di</strong>struzioni <strong>di</strong> vestiario anche perchèinadeguataa percepire qualsiasi cosa accadesse in quellacasa, in quanto separata da essa da 300 metri <strong>di</strong> recinti, muri,siepi, e ville.AVVOCATO MILIO.Bene. Allora le chiedo... Lei conosce ovviamente lavia Bernini, ha presente il cancello del civico 54:da quel punto <strong>di</strong> osservazione, le chiedo, sivede la casa abitata da Riina Salvatore?TESTE MINICUCCI.No.AVVOCATO MILIO.E mi vuole spiegare perché...... Lei ha in<strong>di</strong>cato cosìpoco fa, a destra a sinistra e poi ancora a sinistra:se è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>rci quanto tragitto bisognafare, e in che senso, per arrivare a quella ubicazione.PRESIDENTE.Dal cancello d’ingresso?AVVOCATO MILIO.Dal cancello d’ingresso. Grosso modo, per carità.TESTE MINICUCCI.300 metri, 400...Il tutto, fatto comunque ben salvo un bel chissenefrega perqualsiasi cosa potesse accadere ai mobili, alle tappezzerie, aitubi, o ai cessi ed ai bidet <strong>di</strong> quella casa.E' invece molto interessante capire che cosa sia veramente259


accaduto in quella casa, allo scopo <strong>di</strong> porlo a confronto con lemenzogne e le iperbole della stampa nazionale, che su questoargomento, come si evince dai copiosi stralci <strong>di</strong> giornale intesta al capitolo, ci ha dato dentro. Un po' troppo, dentro.Tanto dentro, da arrivare a consentirci <strong>di</strong> vedere, <strong>di</strong> percepire,in questo specifico capitolo della vicenda, il vero volto dellamenzogna e della mistificazione, che qui gettano la maschera.E dunque cominciamo.Abbiamo pensato <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre in quattro categorie l'elencodelle “manomissioni” o delle “asportazioni” avvenute in quellacasa tra il 16 gennaio ed il 2 febbraio, data dell'avvenutaperquisizione e dell'arresto dei Sansone, vale a <strong>di</strong>re:Prima categoria: documentiSeconda categoria: altri elementi noti <strong>di</strong> interesse giu<strong>di</strong>ziarioTerza categoria: elementi ignoti <strong>di</strong> possibile interesse giu<strong>di</strong>ziarioQuarta categoria: elementi noti privi <strong>di</strong> qualsiasi interessegiu<strong>di</strong>ziarioOra le analizzeremo una per una.260


Prima categoria: i documentiQuesta categoria non riguarda i lavori <strong>di</strong> pulizia effettuatidopo la fuoriuscita dei famigliari <strong>di</strong> Riina dalla casa, perchècome <strong>di</strong>ce la logica, come <strong>di</strong>ce Brusca e come ritiene anche ilgiu<strong>di</strong>ce nella sentenza del 2006, ammesso che vi fossero deidocumenti, questi sarebbero stati <strong>di</strong>strutti dalla Bagarellaimme<strong>di</strong>atamente, circostanza che abbiamo già visto nei capitoliprecedenti.“nulla avrebbe potuto impe<strong>di</strong>re a “Ninetta” Bagarella,che vi <strong>di</strong>morava, o ai Sansone, che <strong>di</strong>moravanoin altre ville ma nello stessocomprensorio, <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere od occultare la documentazioneeventualmente conservata dal Riina– cosa che in ipotesi avrebbero potuto fareanche nello stesso pomeriggio del 15 gennaio, dopola <strong>di</strong>ffusione della notizia dell’arresto in conferenzastampa, quando cioè il servizio <strong>di</strong>osservazione era ancora attivo - od anche aterzi che, se sconosciuti alle forze dell’or<strong>di</strong>ne,avrebbero potuto recarsi al complesso ed asportarlasenza destare sospetti. (…) In proposito,Giovanni Brusca ha detto <strong>di</strong> ritenere che furonobruciati dalla Bagarella, perché, se c’era qualcosa<strong>di</strong> importante, la moglie sapeva che andava eliminata,come imponevano le regoledell’organizzazione.” (Sentenza “Mori-Ultimo”2006)E' assolutamente logico che il mandato a tutelare i segreti e lecose delicate <strong>di</strong> Riina in caso <strong>di</strong> arresto, fosse affidato alla261


moglie, la Bagarella, mandato <strong>di</strong> cui Brusca era a conoscenza.Riba<strong>di</strong>amo però che qui ci troviamo a dover verificare uncomportamento non solo su basi logiche, ma anche in base alleconferme che provengono dalle conoscenze oculari e <strong>di</strong>rette delBrusca.Brusca infatti <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essersi occupato personalmente <strong>di</strong>controllare, pur tenendosi a debita <strong>di</strong>stanza e quin<strong>di</strong> utilizzandoemissari, i lavori <strong>di</strong> pulizia, ed in quel contesto chiarisce<strong>di</strong> non essersi occupato <strong>di</strong> documenti o <strong>di</strong> segreti <strong>di</strong> Riina,perchè quello fu compito della Bagarella, quello cioè della<strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> ciò che il marito non avrebbe mai voluto vederfinire nelle mani sbagliate, già portato a termine quandoentrarono in gioco “i ripulitori”, dopo la partenza della stessaBagarella: “la moglie sapeva quel che doveva fare... e quin<strong>di</strong>comportarsi <strong>di</strong> conseguenza” (Brusca)Il capitolo “documenti” pertanto si trova qui “fuori concorso”,in quanto non attiene al confronto fra le attività <strong>di</strong> “pulizia”,che possiamo chiamare anche, se fa piacere a qualcuno, <strong>di</strong>“svuotamento” della casa, ed il supposto favoreggiamento dellestesse dovuto all'assenza del furgone <strong>di</strong> sorveglianza in viaBernini. E questo in quanto eventuale documentazione presente(che comunque a nostro giu<strong>di</strong>zio continua a non poteressere rilevante, nell'abitazione della famiglia) non avrebbepotuto che essere <strong>di</strong>strutta dalla Bagarella (che poco dopo sene andrà alla stazione ferroviaria alla volta <strong>di</strong> Corleone) pri-262


ma delle 16 del 15 gennaio, quando la sorveglianza, la stessache era servita a catturare Riina, era ancora operativa e con latelecamera a bordo funzionante, nonché in un momento in cuipersino la perquisizione, quand'anche non fosse stata sospesatra le 14 e le 15 del pomeriggio, non sarebbe arrivata in tempoper impe<strong>di</strong>re tale <strong>di</strong>struzione.Ci si dovrà dunque concentrare, nella presente analisi, soltantosulle altre tre categorie.Seconda categoria: altri elementi noti <strong>di</strong> interesse giu<strong>di</strong>ziarioCi sono altri 4 elementi, soltanto 4, oltre ai documenti, in<strong>di</strong>viduatifra quelli <strong>di</strong> possibile interesse giu<strong>di</strong>ziario, che possonoessere stati manomessi o alterati dai mafiosi per l'aver potutoagire “in<strong>di</strong>sturbati”, e sono i seguenti:- la cassaforte- le tracce <strong>di</strong> DNA- le impronte <strong>di</strong>gitali- le carte e gli effetti personali certamente riconducibiliai famigliari <strong>di</strong> Riina263


La cassaforteQuello della cassaforte, è stato senz'altro il tema su cui si sonomaggiormente concentrati i detrattori del ROS, anche perchèera l'unico <strong>di</strong>sponibile, l'unico su cui si poteva “lavorare”, inun'abitazione ad uso <strong>di</strong> residenza familiare.La vulgata, vuole che nella casa <strong>di</strong> Riina ci fosse una cassaforteal momento dell'arresto, e che questa sia stata smurata,cioè strappata dal suo alloggio nel muro della casa, ed asportatachissà come, grazie ovviamente all'assenza della sorveglianzain via Bernini. Qualcuno pare abbia persino parlato <strong>di</strong>una mezza dozzina <strong>di</strong> picciotti saldatori dotati <strong>di</strong> saldatriciche ci avrebbero dato dentro per aprirla ed asportarne il contenuto.Questa vulgata è stata trasmessa all'unisono, dai pentiti, daigiornali, ed anche dai PM.Fra i pentiti, che naturalmente sul punto hanno sempre e soloriferito per “sentito <strong>di</strong>re”, spicca il La Barbera:«Hanno tinto le pareti e smurata la cassaforte. La portaronovia e rimurarono il buco perché non si vedesse più nulla» Eancora: “Il primo giorno lui (Sansone - ndr) era sod<strong>di</strong>sfattoperché <strong>di</strong>ceva : siamo riusciti a togliere la cassaforte” … “Miricordo che parlavano (i Sansone - ndr).. an … “c’abbiamo264


avuto pure il tempo <strong>di</strong> smurare una cassaforte… abbiamo puremurato la parete, quin<strong>di</strong> non si vede niente”Il La Barbera quin<strong>di</strong> parlava per sentito <strong>di</strong>re, come riferisce lasentenza del 2006, la quale aggiunge che anche il collaboratoreCamarda <strong>di</strong>sse che il la Barbera gli <strong>di</strong>sse che il Sansone gli<strong>di</strong>sse <strong>di</strong> aver smurato la cassaforte:“La Barbera gli rivelò (a Camarda - Nd.r.) <strong>di</strong>avere portato via i familiari lo stesso giornodell’arresto o quello successivo e che a “ripulire” lacasa ci avevano pensato i Sansone che abitavanonello stesso residence, i quali gli avevano raccontatoche erano riusciti a portare via tutto, aristrutturare i locali della villa, e che avevanoavuto persino il tempo <strong>di</strong> estrarre dal murouna cassaforte e murare il vano in cui eraposizionata.”Teniamo sempre bene a mente, che quando un pentito riferisce<strong>di</strong> una cazzata che gli avrebbe detto qualcun altro, qualunquesia la cazzata, <strong>di</strong> norma scampa dall'accusa <strong>di</strong> falsatestimonianza, specie se l'altro è un mafioso che non parla,cioè che non rilascia <strong>di</strong>chiarazioni, o se comunque è un mafiosoche si possa ritenere in conflitto d'interessi nello smentire ilpentito. Non <strong>di</strong>mentichiamolo mai.265


Nell'ambiente mafioso poi, vengono acquisiti anche i riporti“de relato” <strong>di</strong> testimoni del tutto esterni ed estranei ai fatti,poiché basta essere mafiosi per poter essere accre<strong>di</strong>tati ariferire qualsiasi <strong>di</strong>ceria raccolta in quell'ambiente. E' il casoad esempio <strong>di</strong> Angelo Siino, dal quale, il 28 agosto 1997, siraccolse la seguente “testimonianza”: “I corleonesi entraronovestiti da operai, portarono via i mobili, tinteggiarono le pareti,cambiarono pure i servizi igienici, fecero sparire la cassaforte”.Le testimonianze furono comunque prese per buone dal giu<strong>di</strong>cedel rinvio Vincenzina Massa, che nel suo atto <strong>di</strong> rinvio agiu<strong>di</strong>zio coatto rileva <strong>di</strong> come sia “stata anche asportata contutta probabilità una cassaforte”.Naturalmente, la cassa me<strong>di</strong>atica, fu enorme, e ci pare che laparte del leone, l'abbia voluta fare Bolzoni, su Repubblica:“L' inopinata sospensione...consentì invece aimafiosi <strong>di</strong> agire in<strong>di</strong>sturbati, provvedendo allosvuotamento della casa...fino al prelievo <strong>di</strong>una cassaforte “ (Bolzoni, Repubblica – 2003),“Cosa c' era dentro quella cassaforte scar<strong>di</strong>natada un muro, aperta con la fiammaossidrica da una mezza dozzina <strong>di</strong> mafiosiche entrarono in<strong>di</strong>sturbati nella villa appe-266


na qualche giorno dopo la cattura del loro capo?”(Bolzoni, Repubblica – 2003), “si sono portativia una cassaforte” (Bolzoni, Repubblica –2005), “Hanno cancellato tutto con l'aspirapolvere,portato via vestiti, documenti e le cose piùimportanti. E poi tinto le pareti e smurata lacassaforte” (Bolzoni, Repubblica – 2005)Ma naturalmente, ci sono anche i colleghi, quelli più attenti aquesta vicenda:“Solo qualche mobile ammassato in una stanza.Le tappezzerie e i rivestimenti staccati. Le paretiri<strong>di</strong>pinte <strong>di</strong> fresco. Ovviamente non c'e'piu' la cassaforte del boss.” (M.Tavaglio, da“Gli intoccabili” e<strong>di</strong>z. BUR)“Un gruppo picciotti aveva già portato via tutto,persino una cassaforte" (Nicola Biondo,l'Unità)Tuttavia Bolzoni primeggia senz'altro, perché, grazie al miracolodella moltiplicazione degli oggetti, come già fece per letelecamere nella via, preso dall'entusiasmo alla notizia che ilGUP Mazzeo aveva deciso <strong>di</strong> dar corso al processo controUltimo, nel suo articolo “Riina, a processo Mori e Ultimo” (delfebbraio 2005), le casseforti asportate le fa <strong>di</strong>ventare persinodue, (melius abundare quam deficere):267


“ il procuratore Caselli scoprì che qualcuno era entrato nellavilla <strong>rifugio</strong> <strong>di</strong> Totò Riina e l' aveva ripulito con un aspirapolvere,che aveva cancellato impronte <strong>di</strong>gitali, che aveva <strong>di</strong>velto isanitari del bagno e ri<strong>di</strong>pinto i muri, che aveva accatastato imobili al centro <strong>di</strong> un grande salone. E si era portato viadue casseforti piene <strong>di</strong> documenti. è andata così nella villadel capo dei capi che il generale Mori e il capitano "Ultimo"dovevano sorvegliare e non hanno sorvegliato”Ora: la smuratura e l'asportazione <strong>di</strong> una cassaforte, sarebberofatti effettivamente abbastanza gravi (e due casseforti, poi,doppiamente grave), se imputati ad una carenza <strong>di</strong> sorveglianza,circostanza subito sposata dai giornalisti.Peccato però che fosse una balla.La pacchia infatti durò sino a quando nel <strong>di</strong>battimento processuale,nel 2005, furono resi pubblici i verbali della perquisizionedel 2 febbraio 1993 , dove nelle allegate fotografie dellacasa <strong>di</strong> Riina, faceva bella mostra <strong>di</strong> sé, in piena salute e bellasalda nel suo muro, la cassaforte.La circostanza non ebbe naturalmente grande risalto su queigiornali che prima amavano parlarne tanto; anzi, silenzioassordante. Però qualcuno ne riferì, come Gianmarco Chioccisul Giornale, e Franco Castaldo, che su “Diario”, il 23 settem-268


e 2005, nell’articolo “Via Bernini, il segreto <strong>di</strong> Cosa Nostra”,scriveva: “La vulgata del covo racconta che primadell’arrivo dei carabinieri, una squadra <strong>di</strong> Cosa nostra haripulito la casa <strong>di</strong> Riina, portando via perfino la cassaforte.Ora le foto scattate dai carabinieri nel 1993, insieme aquelle scattate nel 2005 nel corso delle indagini <strong>di</strong>fensivedell’avvocato <strong>di</strong> Mori, Pietro Milio, mostrano che la cassaforteè ancora lì. “Eccole, le foto della cassaforte, allegate al verbale, sul fronte:269


e sul retro, forzato dai carabinieri, durante la perquisizione,dal lato cucina:Superato lo choc del ritrovamento della cassaforte laddove sipensava <strong>di</strong> ritrovare il rappezzo d'intonaco più famoso dellastoria della nostra repubblica, qualche volpe provò a ipotizzareche le casseforti in casa Riina fossero due, una asportata, el'altra no. Ovvero, nel caso ipotizzato da Bolzoni ,dove le cassefortiasportate avrebbero dovuto essere due, allora le casseforti<strong>di</strong> Riina, avrebbero dovuto essere tre, <strong>di</strong> cui due asportate,ed una lasciata tranquilla.Forse collezionava casseforti, Riina, oppure teneva lezioni perscassinatori su vari modelli, come il buon Totò ne “I solitiignoti”.270


Naturalmente si tratta <strong>di</strong> sciocchezze, non esiste un solo elementoche possa confermare la bizzarria che Riina avesse incasa due o tre casseforti, ed infatti non risulta in atti il riscontro<strong>di</strong> alcun rappezzo <strong>di</strong> muratura ed intonaco delle <strong>di</strong>mensioni<strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> simile ad una cassaforte, in alcun murodella casa, e tanto meno <strong>di</strong> due, <strong>di</strong> rappezzi.Se ci fossero stati, figuriamoci se la procura, così meticolosanel raccogliere le prove per sostenere l'accusa, avrebbe rinunciatoa presentare la sola ed unica prova possibile <strong>di</strong> manomissione<strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> interesse giu<strong>di</strong>ziario, attraverso laproduzione <strong>di</strong> una normale perizia, con cui la presenza <strong>di</strong>questo tipo <strong>di</strong> interventi murari, può essere accertata senzaalcuna <strong>di</strong>fficoltà. Già, perchè come vedremo, altre notizie oriscontri <strong>di</strong> “elementi pertinenti”, non ce ne sono. C'era soltantoquesto della cassaforte, che però era una bufala, sorta, comeda copione, dai soliti “sentiti <strong>di</strong>re” dei pentiti.Per capire meglio come può entrare in un'aula <strong>di</strong> giustizia unpettegolezzo, o una sbruffonata, o una falsità costruita a tavolino(noi non possiamo sapere esattamente <strong>di</strong> cosa si tratti), èinteressante e <strong>di</strong>vertente questo passaggio del La Barbera.Divertente, soprattutto se letto come <strong>di</strong>dascalia alla foto dellacassaforte <strong>di</strong> Riina che abbiamo appena mostrato:271


INGROIA: Quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>sse che … ques.. <strong>di</strong>u… dell’esistenza<strong>di</strong> una cassaforte, e che questa cassaforte era stata smurataed era stata svuotata.LA BARBERA: Si, no…svuota..INGROIA: Smurata o svuotata?LA BARBERA: Intanto smurata. E poi sicuramentesvuotata … non so cosa … cosa ci poteva essere, ‘nsomma.PRESIDENTE: Scusi, le fu detto che era stata aperta esvuotata, la cassaforte?LA BARBERA: Portata via. Si parlava <strong>di</strong> “portare via” emurare il posto dove era messa la cassaforte. … hannoavuto il tempo pure <strong>di</strong> fare proprio la muratura.INGROIA: Perché non bisognava, secondo… quello che le… quello de ….venne detto che non bisognava lasciaretracce neanche della presenza della cassaforte, questoquello che lei sente <strong>di</strong>re?LA BARBERA: Si, non so perché. a volte c’erano cose chemagari … io non mi spiegavo, (e ti credo che non se lespiegava, soprattutto perché la cassaforte non si era maimossa <strong>di</strong> lì – ndr) però dovevo portare.. le le …. dovevorapportare le cose che mi <strong>di</strong>ceva il Sansone a Bagarella.272


Qualche spiegazione in più su questo punto misterioso, inmerito ad una cassaforte smurata che poi ricompare nel suomuro il giorno della perquisizione, forse potrebbero suggerircelaanche i PM, che sul punto hanno fornito <strong>di</strong>chiarazionipersonali, nel contesto del proce<strong>di</strong>mento Lodato-Bolzoni del2004, <strong>di</strong>chiarazioni che fanno pensare a qualche loro conoscenza<strong>di</strong>retta da noi non ben definita:“Quando detta perquisizione venne effettuata(in data 2 febbraio ‘93, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> ben 18giorni dalla cattura) la casa venne rinvenutacompletamente svuotata <strong>di</strong> ogni cosa, al puntoche al suo interno erano stati financo rimossimolti dei mobili esistenti e tutti gli effetti personalidegli occupanti, erano stati effettuati lavori<strong>di</strong> <strong>di</strong>smissione della carta e <strong>di</strong> alcuni rivestimentidelle pareti della stanza, ed ERA STATAINTERAMENTE ASPORTATA UNA CASSA-FORTE INCASSATA A MURO (Antonio Ingroia).Su questa relazione <strong>di</strong> Ingroia trasmessa al tribunale <strong>di</strong> Milano,torneremo dopo a riguardo <strong>di</strong> altri argomenti (anche sequella della “<strong>di</strong>smissione della carta” da parati, andrebbesegnalata subito a Crozza per il suo repertorio, e comunque va273


tenuta in caldo per quando si telefona al tappezziere: buongiorno,vorrei <strong>di</strong>smettere la mia carta da parati.). Per quantoriguarda invece l'asportazione della cassaforte, che Ingroiariferisce per quel giu<strong>di</strong>zio come certamente avvenuta, non sicapisce se la sua sia una testimonianza oculare e <strong>di</strong>retta, o serappresenti una deduzione <strong>di</strong> qualche tipo. Mentre infatti ènormale riferire delle cose che si sono viste in una casa duranteuna perquisizione, è un po' meno normale riferire <strong>di</strong> ciò chenon si è potuto vedere, dal momento che per l'appunto non si èpotuto vedere, ed è il caso ad esempio <strong>di</strong> una “cassaforteasportata”. Se in un luogo invece che una cassaforte c'è unmuro, come può affermare, in toni oggettivi, che costì sarebbestata asportata una cassaforte, una persona che in quel luogonon c'è mai stata prima? Ma come abbiamo detto, ritorneremosul punto quando si parlerà del mobilio.Ancora più sconcertante, in quel giu<strong>di</strong>zio, è stata la testimonianzadel dottor Aliquò:AVV. MALAVENDA - Ha partecipato; ecco, da quellache è la sua esperienza professionale, ha avuto l'impressioneche qualcuno fosse passato da lì prima <strong>di</strong>voi?ALIQUO' - Qualcuno... non qualcuno, molti, perchè noiabbiamo trovato ... .(...) c'erano tutte le stanze completamentevuote, c'era una stanza blindata, quella che si274


usa per le pellicce, E POI C' ERA LA TRACCIA DIUNA CASSAFORTE CHE AVREBBE DOVUTO ES-SERE POSATA DA QUALCHE PARTE.Quin<strong>di</strong> non c'era una cassaforte, ma una traccia <strong>di</strong> una cassaforte,che avrebbe dovuto essere posata da qualche parte. Daquale parte? Posata come, dove? Ma i pentiti non hanno dettoche era murata e quin<strong>di</strong> smurata? Quale traccia? Che tipo <strong>di</strong>traccia lascia una cassaforte quando viene posata da qualcheparte? Un quadrato nella polvere? Una striscia sul pavimento?E come si può <strong>di</strong>re che una traccia <strong>di</strong> qualche tipo appartengaad una cassaforte, se non c'è nei paraggi la cassaforte cheavrebbe lasciato la traccia? Non l'avrà lasciata qualcos'altro,quella traccia? Un frigorifero, un televisore?Con questa serie <strong>di</strong> domande cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> aver ben motivato lanostra decisione <strong>di</strong> stendere un pietoso velo e chiudere l'argomentodelle testimonianze sulla cassaforte fantasma.Piuttosto vorremmo concentrarci su quella vera, quella trovatanello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Riina, che era vuota, quando invece <strong>di</strong> normauna cassaforte è fatta per contenere qualcosa, tipo documentio preziosi.Invece quella cassaforte era CHIUSA, MAI FORZATA in275


precedenza, e VUOTA, perchè è stata forzata dai carabinieridal retro, e ritrovata completamente vuota.Questa circostanza, è rilevante sotto il profilo logico, poichélascia aperte soltanto due ipotesi:1) Se solo Riina sapeva aprirla, nel senso che solo luiaveva la chiave o la combinazione per aprirla, alloraquella cassaforte era già vuota prima dell'arresto.Quin<strong>di</strong> Riina non vi conservava documenti. Quin<strong>di</strong>aveva ragione Ultimo, e torto Brusca, quandoaffermava che Riina doveva tenere i documenti incassaforte.2) Se i famigliari <strong>di</strong> Riina avevano la chiave, o non hannoavuto necessità <strong>di</strong> usarla perchè la cassaforte eravuota, e allora ve<strong>di</strong> punto 1, oppure hanno svuotato lacassaforte e <strong>di</strong>strutto i documenti dopo l'arresto. Inquesto caso, avrebbe ragione il Brusca, quando <strong>di</strong>ce chei documenti erano nella cassaforte e che la Bagarellaaveva il mandato a custo<strong>di</strong>rli, vale a <strong>di</strong>re a <strong>di</strong>struggerliin caso <strong>di</strong> emergenza. E siccome, stando a quanto <strong>di</strong>ceBrusca e a quanto rilevato dal giu<strong>di</strong>ce in sentenza, talecompito non può che essere stato assoltoimme<strong>di</strong>atamente appena appresa la notizia, allora siritorna al caso precedentemente esposto in merito alla“prima categoria” <strong>di</strong> prove presenti: stiamo parlando <strong>di</strong>276


fatti inevitabili avvenuti non appena la Bagarella hasaputo dell'arresto del marito, quin<strong>di</strong> non dopo le 16, equin<strong>di</strong> con la sorveglianza ancora attiva, che purtropponulla poteva rilevare. Per cui anche il capitolo“cassaforte”, come già quello “documenti” non puòessere attinente al confronto fra le attività <strong>di</strong> “pulizia”ed il supposto favoreggiamento delle stesse dovutoall'assenza del furgone <strong>di</strong> sorveglianza in via Bernini.IMPRONTE DIGITALI E DNANe trattiamo, anche se è ri<strong>di</strong>colo trattarne. Si tratta infatti <strong>di</strong>capire se i mafiosi hanno cancellato impronte <strong>di</strong>gitali e tracce<strong>di</strong> DNA per impe<strong>di</strong>re, come espongono Brusca e La Barbera,che si potesse capire che quella era stata l'abitazione <strong>di</strong> Riina,in un contesto in cui non c'era alcuna <strong>di</strong>fficoltà, per altre vie,per accertare che quella era la casa <strong>di</strong> Riina. Quin<strong>di</strong> è un meroesercizio accademico. Abbiamo da un lato comunque alcunigiornalisti che pongono l'accento su questo tipo <strong>di</strong> manomissionecome se in quella casa si fosse dovuto trovare traccia delpassaggio <strong>di</strong> Licio Gelli, e dall'altro le testimonianze degliinquirenti che invece, com'era logico intuire, non mostrano <strong>di</strong>aver avuto alcun interesse per il DNA e le impronte <strong>di</strong>gitali,non essendo quella la scena <strong>di</strong> alcun delitto e sapendo giàperfettamente chi ci abitava e da chi era frequentato.277


“promisero alla Procura <strong>di</strong> sorvegliare 24 ore su 24 il covo <strong>di</strong>Riina, poi l''abbandonarono dopo poche ore, lasciando credereper 19 giorni che fosse ancora pattugliato e consentendo allamafia <strong>di</strong> svuotarlo <strong>di</strong> tutti, compresi i documenti, e ad<strong>di</strong>rittura<strong>di</strong> ri<strong>di</strong>pingerlo facendo sparire ogni traccia organicautile per il Dna.” (Marco Travaglio - 2005)“Poi svuotano il villino e lo fanno ristrutturare e ri<strong>di</strong>pingere dacima a fondo, eliminando ogni traccia <strong>di</strong> Dna. “ (MarcoTravaglio - 2014)Ecco, pare ne parli solo Travaglio, in effetti, <strong>di</strong> DNA. E alloraavremmo per lui alcune domande, e lo sfi<strong>di</strong>amo a risponderci:ma tu che parli <strong>di</strong> cancellazione <strong>di</strong> DNA, caro Travaglio, hainotizia <strong>di</strong> eventuali analisi del DNA effettuate inquell'occasione, o <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> DNA da parte degliinquirenti, in quella casa? Se tu fossi stato un inquirente,avresti cercato il DNA? E per compararlo con che cosa, nel 93,quando non esisteva una banca dati? Con quello <strong>di</strong> Riina? E aquale scopo, forse accertare che Riina frequentava casa sua?Facci sapere.Ma veniamo ora alle impronte <strong>di</strong>gitali.Su questo punto, ci sono dei pentiti che effettivamente parlano<strong>di</strong> rimozione delle impronte <strong>di</strong>gitali (sempre de relato, però,chiaramente). Il Brusca. Il La Barbera:278


LA BARBERA “Stavamo cercando <strong>di</strong> fare ilpossibile per evitare che nella villa ci potesserorimanere impronte o cose che potevano ritenereche là c’aveva vissuto Totò Riina.”Lavoro inutile, come abbiamo già detto, se è stato fatto. Gliinquirenti avevano già gli elementi per attribuire quell'abitazionea Riina, impronte o meno.Tuttavia, sulla scia delle <strong>di</strong>chiarazioni dei pentiti, giunge ilmemo del solito Bolzoni:“ il procuratore Caselli scoprì che qualcuno era entrato nellavilla <strong>rifugio</strong> <strong>di</strong> Totò Riina e l' aveva ripulito con un aspirapolvere,che aveva cancellato impronte <strong>di</strong>gitali,... “Comunque <strong>di</strong> impronte nella perquisizione del 93 ne furonoraccolte, qualche campione.Quin<strong>di</strong> impronte ce n'erano, mica era stato poi così ripulito.Soltanto che dagli atti non è dato sapere neppure se queicampioni siano stati utilizzati.D'altro canto, ma forse questo Travaglio e Bolzoni non lo sanno,la perquisizione riscontrò molti oggetti che potevano tranquillamenteessere riconducibili ai famigliari <strong>di</strong> Riina, oggetti279


personali, altro che cancellazione del DNA: bigo<strong>di</strong>ni, spazzolini,pinze per capelli, <strong>di</strong>segni dei ragazzini, cuscini e materassi,fogli a quadretti manoscritti, caschi da moto, bigliettini.Già: ma che combinano 'sti mafiosi? Cancellano il DNA e leimpronte <strong>di</strong>gitali perchè non possano ricondurre agli occupanti,e poi lasciano in bella vista un “taglian<strong>di</strong>no della <strong>di</strong>ttaInvernizzi (come avere in regalo la piletta <strong>di</strong> Susanna) intestatoa Bellomo Lucia (cioè Lucia Riina, la figlia del boss, “Bellomo”era il noto alias - ndr) Via Gianlorenzo Bernini 52/54,Palermo”? Si, perchè così sta scritto, nel verbale <strong>di</strong> perquisizione.E <strong>di</strong> qui si capisce che pagliacciata sia questa storiadella ripulitura <strong>di</strong> ogni traccia <strong>di</strong> Riina, del DNA, delle impronte.Una farsa che ha il vago aroma della messinscena.Tant'è vero che quando, nel <strong>di</strong>battimento del processo “Lodato-Bolzoni” del 2004, l'avvocato Malavenda domanda al dottorAliquò:AVV. MALAVENDA - Avete trovatotracce organiche, <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong> personein quella villa? Cioè impronte... immaginoche si facciano anche questi rilievi.Lui risponde:280


ALIQUO' - Non lo sò.Eh, beh, non lo sapeva il PM, però lo sa Travaglio.Le carte e gli effetti personali certamente riconducibiliai famigliari <strong>di</strong> <strong>riina</strong>Come abbiamo appenda detto, dal verbale <strong>di</strong> perquisizione del2 febbraio 1993 risulta una copiosa quantità <strong>di</strong> oggetti riconducibilialla famiglia, a partire dagli album da <strong>di</strong>segno deiragazzi con tutti i <strong>di</strong>segni, e per giunta persino una ricevutaintestata a “Bellomo Lucia”, cioè alla nota seconda identitàdella figlia <strong>di</strong> Riina, e con tanto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, ma non solo:anche un biglietto, trovato <strong>di</strong>etro ad un cassetto, “con la scrittaa mano “numero <strong>di</strong> telefono delle mie amiche Rita Bion<strong>di</strong>no– Rosi Gambino – Gianni Sansone – questi sono tutti i numeridelle mie amiche e dei miei amici” siglato “LB”, che ne avrebbeconsentito l’attribuzione alla figlia <strong>di</strong> Salvatore Riina. “. Infine,come non bastasse, una sua fotografia. Però magari senzatracce <strong>di</strong> DNA, eh.281


Comunque, appunto, stavano lì, nessuno li aveva asportati. Esono elementi <strong>di</strong> prova. Ma non interessano a nessuno. Quin<strong>di</strong><strong>di</strong> cosa stiamo parlando?Terza categoria: elementi ignoti <strong>di</strong> possibile interessegiu<strong>di</strong>ziarioIn questa categoria, c'è un aspetto lu<strong>di</strong>co: ci si può <strong>di</strong>vertireprovando ad immaginare tutte quelle cose che si possono inserirein un elenco <strong>di</strong> oggetti ghiotti per la giustizia e per la lottaalla mafia, che nella casa <strong>di</strong> Riina, una volta bruciati gli eventualidocumenti, restavano da <strong>di</strong>struggere. Se qualcuno ciriesce ad in<strong>di</strong>viduarne uno, vince un premio, perchè i testimoni“pentiti” non ci sono riusciti. Sia Brusca che La Barbera, chesono le due persone che hanno raccolto tutte le informazioni<strong>di</strong>rette dai Sansone sui “lavori” nella villa, non sono riusciti a<strong>di</strong>n<strong>di</strong>care un oggetto che sia uno, che fosse <strong>di</strong> un minimo interesseper la giustizia e per le inchieste, fra quelli che a <strong>di</strong>r lorosarebbero andati <strong>di</strong>strutti. E <strong>di</strong>re che sul punto sono statienergicamente interrogati.Emblematica e tragicomica, la sequenza <strong>di</strong> risposte data dalLa Barbera, quando dopo aver parlato dell'avvenuta <strong>di</strong>struzio-282


ne delle “cose più importanti dove potevano interessare acosa nostra…”, e delle “cose compromettenti” e delle “coseessenziali”, viene sollecitato dall'Avvocato Pietro Milio aspiegare che cosa fossero quelle “cose essenziali”. Il La Barberarisponderà che erano “la cassaforte e le cose più importanti”.Ma l'avvocato Milio, insistente: “Lei ha parlato <strong>di</strong>cose compromettenti da tirare via. Sa quali erano questecose compromettenti.?”E il teste: “No non l’ho mai saputo, ho solo visto Sansone sod<strong>di</strong>sfattoper aver tirato via la cassaforte e le cose più importanti”Insomma, il <strong>di</strong>sco s'era rotto.Ma poverello, il La Barbera. Anche un uomo <strong>di</strong> grande fantasiasi troverebbe in imbarazzo dovendosi inventare lì per lì unoggetto importante particolare che potesse interessare a cosanostra, in una casa ad uso familiare, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> una cassaforte.E quin<strong>di</strong>, che cosa avrebbe dovuto osservare l'osservazione? Oche cosa avrebbe dovuto sorvegliare la sorveglianza?Quarta categoria: elementi noti privi <strong>di</strong> qualsiasi interessegiu<strong>di</strong>ziario283


Si tratta <strong>di</strong> tutti gli elementi noti oggetto della pulizia e dello“svuotamento” denunciato da Travaglio & Co, da parte deimafiosi, nella villa. Quin<strong>di</strong> mobili, suppellettili, tende, tappeti,vestiti, pellicce, effetti personali della moglie e dei figli, quadri,argenteria, e roba del genere. Insomma, tutta roba <strong>di</strong> cui anoi non frega nulla, e men che meno poteva interessare allaprocura, fatto forse salvo il relativo valore dei preziosi se sifossero potuti confiscare.Ma anche qui, nonostante non sia rilevante né interessanteapprofon<strong>di</strong>re su ciò che può essere accaduto ai calzini o alletappezzerie, o ad un letto ritrovato al centro della camerapiuttosto che contro la parete, o a 2 w.c., su 6 presenti nellacasa, portati sul marciapiede per essere sostituiti, ci vogliamosoffermare comunque su alcune testimonianze secondo noipiuttosto significative, per capire come proprio su questo puntosi è voluto persistere cercando <strong>di</strong> enfatizzare uno scenariosino ai limiti della messinscena.E già, proprio su questo punto, perchè <strong>di</strong> altri da enfatizzarecomunque non ce n'erano.E allora ve<strong>di</strong>amo che cosa hanno detto, anche in aula, gliinquirenti su questo punto, mentre erano in veste <strong>di</strong> testimonio <strong>di</strong> relatori.Cominciamo con Aliquò, al processo “Bolzoni-Lodato”:284


AVV. MALAVENDA - Ha partecipato; ecco,da quella che è la sua esperienza professionale,ha avuto l'impressione chequalcuno fosse passato da lì prima <strong>di</strong> voi?ALIQUO' - Qualcuno... non qualcuno,molti, perchè noi abbiamo trovato ... e poisuccessivamente ne hanno parlato anchei pentiti <strong>di</strong> queste ricerche <strong>di</strong> cose varie,eccetera; abbiamo trovato un po' <strong>di</strong>mobili ammassati in una stanza, moltialtri mancanti, si vedevano dei punti...non c'erano più quadri per esempio,mentre alcuni pentiti <strong>di</strong>ssero che i quadric'erano, ad<strong>di</strong>rittura uno che gliel'aveva<strong>di</strong>pinto lui. Poi c'erano tutte le stanzecompletamente vuote, c'era una stanzablindata, quella che si usa per le pellicce,e poi c' era la traccia <strong>di</strong> una cassaforteche avrebbe dovuto essere posata daqualche parte, c'erano le mura graffiatecome per la ricerca <strong>di</strong> qualche cavoo qualche cosa del genere. La villaera messa tutta sotto sopra,praticamente.285


Ed ecco la testimonianza dello stesso Aliquò, al processo controUltimo:PUBBLICO MINISTERO.In che con<strong>di</strong>zioni l’ha trovata?TESTE ALIQUO’.... il villino era praticamente, oltre adessere <strong>di</strong>sabitato, era con pochissimimobili concentrati nel salone messitutti insieme, e non aveva più quadrialle pareti, non aveva niente <strong>di</strong> utilizzabile,praticamente era ripulito <strong>di</strong>qualsiasi oggetto che potesse esserestato dentro, anche che so, giornali ecose <strong>di</strong> questo genere, non c’era niente.Analogamente, come abbiamo già detto in precedenza, ancheAntonio Ingroia, comunicò la sua conoscenza personale agliatti del processo Ultimo/Bolzoni, così come segue:“Quando detta perquisizione venne effettuata(in data 2 febbraio ‘93, a <strong>di</strong>stanza<strong>di</strong> ben 18 giorni dalla cattura) la casa286


venne rinvenuta COMPLETAMENTESVUOTATA DI OGNI COSA, AL PUN-TO CHE AL SUO INTERNO ERANOSTATI FINANCO RIMOSSI MOLTI DEIMOBILI ESISTENTI E TUTTI GLI EF-FETTI PERSONALI DEGLI OCCU-PANTI, erano stati effettuati lavori <strong>di</strong><strong>di</strong>smissione della carta e <strong>di</strong> alcuni rivestimentidelle pareti della stanza, edERA STATA INTERAMENTE ASPOR-TATA UNA CASSAFORTE INCASSATAA MURO (Antonio Ingroia).Ora, è interessante porre a confronto questi apporti dei magistrati,con queste piantine dotate <strong>di</strong> corredo fotografico estrattedal verbale <strong>di</strong> perquisizione del 2 febbraio 1993:il piano terra:287


Il piano rialzato:288


La dependance:Ora, francamente a noi non pare <strong>di</strong> riscontrare, in questefotografie, soltanto “un po' <strong>di</strong> mobili ammassati in una stanza,molti altri mancanti”, o “pochissimi mobili concentrati nelsalone messi tutti insieme”, o “tutte le stanze completamentevuote”. O un immobile “ripulito <strong>di</strong> qualsiasi oggetto che potesseessere stato dentro” o una casa “completamente svuotata <strong>di</strong>ogni cosa, al punto che al suo interno erano stati financo rimossimolti dei mobili esistenti”. Di mobili poi, ci pare non nemanchi neppure uno, anche se si, molti sono accatastati alcentro delle stanze onde evitare che si sporchino con le tinte,ma chisseneimporta. Anzi, a ben vedere, parebbe quasiun’esposizione <strong>di</strong> mobili.Non ve<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong>, in questa specie <strong>di</strong> mobilificio, come si289


possa <strong>di</strong>re che erano stati financo rimossi molti dei mobiliesistenti. Per poterlo <strong>di</strong>re, bisognerebbe avere avuto una conoscenzaaccurata della casa già in epoca precedente l’arresto,così da poter in<strong>di</strong>viduare, in mezzo a tutti quegli arma<strong>di</strong>,tavoli, tavolini, credenze, letti, poltrone e como<strong>di</strong>ni, un elementomancante, chissàmai, forse un sofà, forse un secretaire.Ma naturalmente, è assolutamente impensabile che Ingroia,così come Aliquò, fossero frequentatori <strong>di</strong> casa Riina primadella cattura, per cui non ci resta che pensare ad una sorta <strong>di</strong>impeto narrativo un po’ eccessivo, chiamiamolo così.Ma soprattutto, quand'anche mancasse una poltrona o untavolino, chissenefrega? Perchè dargli importanza? Perchèquesto senso <strong>di</strong> rammarico? Che si sarebbe voluto fare conquei mobili mancanti, ammesso che mancassero?Aliquò <strong>di</strong>ce che nel villino non c'era “niente <strong>di</strong> utilizzabile”.Chie<strong>di</strong>amo venia, dottor Aliquò, ma se in una casa ci sonotutti i mobili compresi letti, cuscini e materassi per dormire, 4bagni puliti e funzionanti, 2 cucine mancanti <strong>di</strong> nulla, tutte lestoviglie necessarie per cucinare e per pranzare ed in abbondanza,citofono, ascensore, carta e penne, necessaire per icapelli e cosmetici, quando lei <strong>di</strong>ce “non aveva niente <strong>di</strong> utilizzabile”,a che cosa si riferisce? Non è che gli stiamo dando unpo' sotto con l'enfasi?290


Così come <strong>di</strong> enfasi ci pare si possa tranquillamente parlare,quando lo stesso Aliquò scende nell'argomento della carta daparati, dove egli rilevando degli inquietanti “graffi”, paresospettare <strong>di</strong> una specie <strong>di</strong> caccia al tesoro, da parte dei “ripulitori”,la ricerca <strong>di</strong> un cavo, o <strong>di</strong> uno sportello, o insomma <strong>di</strong>chissà quale segreto celato dalla tappezzeria.TESTE ALIQUO'.Le pareti dove c'erano... nelle stanze in cuic'era la carta da parati erano accuratamentegraffiate, non...che io sappia nonsi...PUBBLICO MINISTERO.In che senso, scusi dottore Aliquò, in chesenso graffiate?TESTE ALIQUO'.Graffiate! La carta era stracciata in varipunti.PUBBLICO MINISTERO.Perché, volevo capire: lei nella sua deposizioneresa davanti al Tribunale <strong>di</strong> Milanoil 16 <strong>di</strong>cembre 2003, ha detto, a propositodelle mura graffiate, riferendo questa stessacircostanza, lei ha detto: "C'erano lemura graffiate come per la ricerca <strong>di</strong>291


qualche cavo o qualcosa del genere.”Cioè?TESTE ALIQUO'.Certo, esattamente. E cioè praticamente,graffiando all'alto in basso, se si trovaun punto vuoto lo in<strong>di</strong>vidui, se c'è unosportello sotto la carta lo trovi...AVVOCATO ROMITO.Presidente, è una considerazione.TESTE ALIQUO'.È una desunzione... una deduzione.PRESIDENTE.Sta spiegando cosa... perché ha usato questotermine "graffiato", quin<strong>di</strong>... questa èuna considerazione: è ovvio, è evidente, everrà quin<strong>di</strong> valutata come tale.TESTE ALIQUO'.Dio solo lo sa perché l'avessero graffiate...Amen.Dunque, per capire cosa stava vedendo Aliquò, possiamo aiutarcicon un dettaglio rintracciato tra le foto del verbale <strong>di</strong>perquisizione, dove effettivamente si scorge la tappezzeria constrappi e graffi:292


Noi naturalmente siamo grati alla sorte, per il fatto che Aliquòè un magistrato, e non un tappezziere. Tuttavia se fosse untappezziere saprebbe che la carta da parati incollata comequesta che si vede in fotografia, con colla a base vinilica, èdura da scollare, e per essere staccata dalle pareti deve esseregraffiata o squarciata a strisce, per consentire la <strong>di</strong>ffusionedello scollante che si applica in superficie.Quin<strong>di</strong>, senza scomodare Dio che effettivamente è onniscientema non cre<strong>di</strong>amo sia interessato più <strong>di</strong> tanto alla scollaturadelle tappezzerie, Aliquò potrebbe darsi una spiegazione aigraffi e alle fen<strong>di</strong>ture nella carta da parati, con questo manualefai-da-te rintracciabile con google, dove ti mostrano293


anche l'attrezzo che usano i tappezzieri per fare tali graffi etali fen<strong>di</strong>ture:294


Un altro elemento inquietante <strong>di</strong> questi lavori <strong>di</strong> pulitura esvuotamento, ce lo rivela ancora il La Barbera; un elementoche ci fa capire quanto in certi frangenti sappia essere <strong>di</strong>abolicae machiavellica cosa nostra quando non la sorvegli:LA BARBERA: … perché loro hannolavorato il secondo, il terzo giorno, il quartogiorno… mi ricordo che hanno avutoad<strong>di</strong>rittura il tempo <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare… <strong>di</strong>ceabbiamo pure mo<strong>di</strong>ficato per evitare chequalcuno poteva pure spiegare com’erala casa… non so… ha avuto il tempoad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> muovere qualcheparete…Minchia, le stu<strong>di</strong>ano tutte, sti mafiosi. Mimetizzare una villa<strong>di</strong> 300 mq con piscina e dependance, spostando qualche pareteinterna, è un piano geniale, così dopo chi la riconosce più.Furbi, eh?Stupisce che una fregnaccia come questa delle pareti spostate,così raffinata, non sia stata riferita anch'essa dai giornalisti,ad esempio, da Travaglio, nei suoi articoli, che poteva benmetterla in coppia con quella del DNA. Faceva “pendant”.295


In conclusione, a ben vedere, non possono esserci misteri <strong>di</strong>sorta, in quelle attività <strong>di</strong> ripulitura della villa dei Riina.Lì il problema era semplicemente quello <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> evitareche l'intestatario della villa, un insospettabile ingegnere palermitanoincensurato, tal Montalbano, e soprattutto gli altricomplici <strong>di</strong> Riina, i Sansone, finissero in galera per il favoreggiamento<strong>di</strong> Riina, per il quale stavano rischiando una condannaa, <strong>di</strong>ciamo, un bel sette anni come minimo. Ebbene, losapete come andò a finire? Nel dettaglio lo spiegheremo frapoco, e sarà molto interessante, ma comunque finirono naturalmentetutti “pizzicati”.Ora, qualcuno potrà pensare: ecco, però, almeno questo, lagiusta punizione per il reato <strong>di</strong> favoreggiamento, se non cifosse stata quella provvidenziale perquisizione del 2 febbraio,non si sarebbe mai potuta ottenere, perchè anche le ultimetracce fisiche capaci <strong>di</strong> far risalire all'identità degli occupanti,come i bigliettini <strong>di</strong> Lucia Riina, i <strong>di</strong>segni dei bambini, bigo<strong>di</strong>nie spazzolini, il DNA <strong>di</strong> Travaglio e le impronte <strong>di</strong>gitali,sarebbero andati <strong>di</strong>strutti.No, questo soltanto nelle sceneggiature dei “gialli per ragazzi”,per l'appunto quelli <strong>di</strong> Travaglio.Nel mondo reale invece trovare quella villa, unica fra le 7296


ville del comprensorio occupata per mesi forse per anni dallafamiglia Riina, non sarebbe stato esattamente come trovareun ago in un pagliaio; piuttosto un palo <strong>di</strong> 6 quintali, in unpagliaio.Ora <strong>di</strong>mostreremo che rintracciare la villa era piuttosto semplice,pur affermando il contrario il colonnello Minicucci inquesta sua testimonianza:PUBBLICO MINISTERO.Senta, avete avuto <strong>di</strong>fficoltà a<strong>di</strong>n<strong>di</strong>viduare la villa <strong>di</strong> Riina tra lealtre nel complesso?TESTE MINICUCCI.Abbiamo avuto <strong>di</strong>fficoltà a capireche quella era la villa <strong>di</strong> Riinaperché all’interno a noi ci si èpresentata una struttura in rifacimento:quin<strong>di</strong> bagni <strong>di</strong>velti,mobili accentrati sulle stanze ecoperti da cellophane e quin<strong>di</strong>come se fosse un’abitazione nonpiù abitata ma in fase <strong>di</strong> ristrutturazione.Allora: qui abbiamo il colonnello Minicucci che parla <strong>di</strong> “<strong>di</strong>fficoltàa capire” quale fosse mai la villa non più abitata dai297


Riina, in un complesso <strong>di</strong> 14 ville <strong>di</strong> cui 7 ancora da costruireper metà, 6 abitatissime, ed una, la più grande e la più nascosta,come se fosse un’abitazione non più abitata, occupatasoltanto dagli imbianchini che stavano ritinteggiando imuri. C'è bisogno <strong>di</strong> commentare? Direi <strong>di</strong> no, piuttosto bastaleggere la sentenza:“L’in<strong>di</strong>viduazione dell’unità dove aveva abitatoSalvatore Riina si rivelò piuttosto agevole, dalmomento che il complesso si componeva <strong>di</strong> 14 villette,<strong>di</strong> cui la metà erano ancora in corso <strong>di</strong> costruzione,mentre delle rimanenti, sei erano <strong>di</strong>fatto abitate per cui furono perquisite ed identificatii proprietari, tra i quali i fratelli Sansone Giuseppe,Gaetano ed Agostino; successivamente siscoprirà che le ville erano <strong>di</strong> proprietà della SamaCostruzioni s.r.l. <strong>di</strong> Sansone Gaetano e della moglieMatano Concetta e che quella abitata dal Riinaera stata alienata alla società Villa Antica <strong>di</strong> MontalbanoGiuseppe, che sarà sottoposto ad autonomoproce<strong>di</strong>mento penale.”E <strong>di</strong>re che i dati fondamentali pare li conoscesse:TESTE MINICUCCI.Quattor<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> cui sette finite, e quin<strong>di</strong> abitabili,e sette invece erano scheletri.298


...TESTE MINICUCCI.No, erano abitate. Questa era l’unica casaabitabile ma non abitata.A quella casa quin<strong>di</strong> si arrivava in carrozza, perchè si sapevagià, perquisizione o meno, che apparteneva ad un gruppo <strong>di</strong> 7ville abitabili <strong>di</strong> un comprensorio recintato, che, unica fra lesette, aveva i contratti <strong>di</strong> luce, acqua e gas con intestazioniin<strong>di</strong>zianti, (la presenza <strong>di</strong> un contratto telefonico intestato aSansone, già sospettato per le <strong>di</strong>chiarazioni del Di Maggio,che lì non risultava residente, era stato uno degli in<strong>di</strong>zi cheavevano spinto Ultimo a puntare l'attenzione sul comprensorio<strong>di</strong> Via Bernini), che era stata occupata da una famiglia chesi interfacciava col mondo esterno (scuole, servizi, acquisti,concorsi a taglian<strong>di</strong>ni della Invernizzi, ecc...) col cognomeBellomo e che a quel nome e a quell'in<strong>di</strong>rizzo quin<strong>di</strong> ricevevala corrispondenza, che quella famiglia con quattro ragazziniaveva occupato quella casa sino al 16 gennaio 1993 e poi l'avevaabbandonata, e che quin<strong>di</strong> era l'unica fra le 7 ville che, nelcontesto dell'inchiesta che Ultimo avrebbe voluto condurredopo l'arresto, una volta raffreddati e tranquillizzati i luoghi ele persone tanto da poter attivare dei controlli più ravvicinati,si sarebbe dovuta presentare o vuota o appena rioccupata, oin fase <strong>di</strong> rioccupazione. Insomma, non c'era bisogno <strong>di</strong> Sher-299


lock Holmes o <strong>di</strong> bigliettini dei bambini per in<strong>di</strong>viduare lavilla, l'avessero anche spianata con degli escavatori, c'eranocomunque in<strong>di</strong>zi a volontà, dei quali anche solo un paio sarebberobastati a costituire prova. Le altre 6 ville erano occupateda terzi, quin<strong>di</strong> bastava controllare i vicini, e andare peresclusione, perchè quella era l'unica “come se fosseun’abitazione non più abitata “.Se qualcuno si stesse chiedendo se dunque i mafiosi nel “ripulire”la villa dalle tracce degli occupanti non fossero consapevolia questo punto <strong>di</strong> stare lavorando per nulla, viste tutte leevidenze appena esposte, in quanto traslochi, tinte e strofinaccinon sarebbero comunque valsi ad impe<strong>di</strong>re agli inquirenti <strong>di</strong>rintracciare la villa, la risposta è, sotto il profilo teorico, NO,perchè qui scattava la “copertura” voluta da Ultimo, dove imafiosi dovevano operare nel convincimento o nella speranzache non fossero ancora stati in<strong>di</strong>viduati il comprensorio e iSansone in quanto complici. Se così fosse stato, tutto il quadroin<strong>di</strong>ziario suddetto sarebbe effettivamente <strong>di</strong> poco valore:ignoto il comprensorio, ignota la villa, ignoti i tenutari. Macosì non era: alla villa si sarebbe comunque arrivati, solo sullabase delle informazioni già in possesso, circostanza <strong>di</strong> cui peròi mafiosi non avrebbero dovuto esser consapevoli . Circostanzainvece <strong>di</strong> cui era ben consapevole Ultimo quando interruppela sorveglianza per lasciar raffreddare luoghi e persone, decisioneche pertanto non poteva arrecare e non ha arrecato300


alcun danno serio al quadro probatorio acquisibile, specie serapportato all'enorme vantaggio che la giustizia avrebbepotuto conseguire se Ultimo avesse potuto concludere la suainchiesta positivamente, con l'arresto <strong>di</strong> molti uomini dellacosca, al solo prezzo <strong>di</strong> non aver tenuto d'occhio (e non “<strong>di</strong>aver consentito”, perchè la presenza della sorveglianzanon l'avrebbe comunque impe<strong>di</strong>to), un'irrilevante <strong>di</strong>struzione<strong>di</strong> vestiario, pellicce ed effetti personali ed un ancor piùinutile tentativo <strong>di</strong> tener nascosta la presenza dei precedenti,“scomo<strong>di</strong>“, occupanti me<strong>di</strong>ante pulizie e tinteggiature.Sin qui poi, siamo rimasti strettamente sui binari <strong>di</strong> quelli chepotevano e dovevano essere gli inten<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> Ultimo, a<strong>di</strong>mostrazione del suo corretto operato. Una specie <strong>di</strong> processoalle intenzioni, dove l'imputato risulta già ampiamente assolto.Se poi an<strong>di</strong>amo a vedere al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> questi, allora ci sonoaltri in<strong>di</strong>zi impreve<strong>di</strong>bili scaturiti nella perquisizione, checomunque sarebbero saltati fuori anche con perquisizionirinviate ancora più avanti nel tempo, e che pertanto avrebberoconsentito comunque <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la villa anche se questafosse stata ripulita al vapore. Stiamo parlando del bigliettinomanoscritto da Lucia Riina con i numeri <strong>di</strong> telefono delle sueamichette, che fu ritrovato nascosto sotto ad un cassetto e chepertanto era sfuggito a chi aveva svuotato i cassetti. Stiamoparlando della ricevuta della Invernizzi con su nome cognomee in<strong>di</strong>rizzo della figlia <strong>di</strong> Riina. E stiamo parlando del vano301


segreto nascosto da un pannello <strong>di</strong> legno delle boiserie, chesarebbe comunque stato scoperto. E poi c'è la pletora <strong>di</strong> pentitiche affermavano <strong>di</strong> avere informazioni che avrebbero potutoportare alla villa, in primis Brusca, che essendosi auto<strong>di</strong>chiaratocome uno <strong>di</strong> quelli che si è occupato della ripulitura, purnon <strong>di</strong>rettamente ma solo impartendo or<strong>di</strong>ni, pentito com'èsarebbe stato certamente entusiasta <strong>di</strong> condurre gli inquirentialla villa sotto la guida ad esempio degli imbianchini chel'avevano ritinta, se gli inquirenti fossero stati in <strong>di</strong>fficoltà nelrintracciarla. E poi suvvia: se Brusca si incarica <strong>di</strong> ripulireuna villa in maniera da proteggere l'intestatario incensuratodal rischio <strong>di</strong> un arresto, vogliamo che non sia informatosull'identità del suo protetto?Quin<strong>di</strong> alla villa si sarebbe arrivati comunque, in più mo<strong>di</strong><strong>di</strong>versi, ma ciò che conta è il fatto che molti <strong>di</strong> questi eranogià pianificabili e pianificati prima dell'avvenuta perquisizione.Così come era preve<strong>di</strong>bile che all'interno del comprensorioi favoreggiatori avrebbero cercato <strong>di</strong> occultare in qualche modola presenza dei Riina, onde evitare la galera, con ritinteggiatureed altri vani interventi per dare l'illusione che la villa nonfosse stata abitata (come se si fossero potuti cancellare i precedenticonsumi delle varie utenze...), tutti fatti preve<strong>di</strong>bili e<strong>di</strong>ninfluenti ai fini delle inchieste giu<strong>di</strong>ziarie. Anzi, proprioquelle operazioni in corso erano la prova che la trappola <strong>di</strong>Ultimo stava scattando, stava funzionando: i Sansone stavano302


cercando <strong>di</strong> riportare le cose alla normalità nell'illusione <strong>di</strong>averla potuta fare franca, e se non fossero stati bruscamentebloccati da quell'inquietante soffiata all'ANSA, cui seguìquella vana perquisizione del 2 febbraio ed il loro arresto, <strong>di</strong>lì a poco avrebbero forse normalizzato i rapporti con altriappartenenti alla cosca facendo così da esca per nuove vittoriosecatture (perchè quella, era l'operazione in corso.)Ad ogni modo, tutto questo è un Truman Show, dove ci sitrova obbligati a valutare, approfon<strong>di</strong>re e contestare, semprequalcosa <strong>di</strong> surreale, più <strong>di</strong> sceneggiato che <strong>di</strong> materiale.Nella vita reale i fatti, quelli che purtroppo rimangono per lopiù ignoti, sono sempre più lineari e terra-terra, e quin<strong>di</strong>proprio per questo, più <strong>di</strong>fficili da credersi, in un mondo <strong>di</strong>cospirazioni e <strong>di</strong> cancellature notturne virtuali <strong>di</strong> DNA.Qui infatti semplicemente accadde che l'Ing. Montalbano,proprietario della villa <strong>di</strong> Riina oggi confiscata e concessa inuso all'arma dei carabinieri, pensò bene <strong>di</strong> costituirsi, troncandocosì sul nascere qualsiasi <strong>di</strong>scussione sul fatto che fosseprovata o meno la presenza <strong>di</strong> Riina nella sua casa.Lo ha raccontato Enrico Deaglio per Antimafia Duemila. Anzi,no scusate, un lapsus: per Vanity Fair, nel maggio 2011:“Pochi giorni dopo la cattura <strong>di</strong> Riina, si presentòin Procura a Palermo il <strong>di</strong>stinto ingegnereGiuseppe Montalbano, noto impren<strong>di</strong>tore comuni-303


sta e figlio del deputato omonimo, fondatore e iconadel Pci nell’isola. L’ingegnere spiegò che era luimedesimo ad aver affittato la villa a Riina e apagargli mensilmente le bollette, ma <strong>di</strong> nonaver mai immaginato che quella famiglia, la famigliaBellomo, fosse in realtà quella del capo dellamafia. Venne creduto e rilasciato. Ma non <strong>di</strong>cevala verità: l’anno scorso Montalbano è statocondannato in appello per essere stato – dasempre – il prestanome <strong>di</strong> Riina e Provenzanoin colossali proprietà immobiliari (compresala villa della cattura). Insomma, il capo <strong>di</strong> Cosanostra si affidava per i suoi affari e per la sua latitanzaa un famoso comunista siciliano. Equest’<strong>ultimo</strong> non tradì la sua fiducia.Curioso che nessuno ne parli; in fin dei conti è unpezzo <strong>di</strong> storia italiana. Ma certe volte il Pakistan èpiù vicino <strong>di</strong> Palermo.”Ecco come funziona. Mentre si <strong>di</strong>scute per anni, insieme aTravaglio, se sia stato asportato o meno il DNA dei Riina nellavilla <strong>di</strong> Via Bernini, soltanto nel 2011, (e <strong>di</strong>ciamo grazie aDeaglio e a Vanity Fair), veniamo a sapere che pochi giornidopo l'arresto il proprietario della villa si presentò in Procurae intonò: eccomi qui, sono il proprietario della villa dei Riina.304


Loro erano lì, ma credevo fossero i Bellomo. Brava gente, tantoche gli pagavo io le bollette, le ho pagate per 8 anni.E la procura gli credette, non lo mandò nemmeno a processo,quin<strong>di</strong> che se ne faceva del DNA e delle impronte <strong>di</strong>gitali <strong>di</strong>Riina?Quin<strong>di</strong> non parliamone pure più, <strong>di</strong> Montalbano, salvo un'ultimapiccola curiosità: sempre nel 2010, mentre veniva condannatoin appello per un processo partito al tribunale <strong>di</strong>Sciacca per essere stato un prestanome dei vertici della Cupolache avrebbe aiutato anche «per la latitanza durata un ventennio»,invece un altro delicato processo a suo carico, venivamandato all'archiviazione da un GIP a Palermo, tra l'altro conalcune code polemiche sulla stampa antimafiosa locale. QuelGIP si chiamava Piergiorgio Morosini, qualcuno lo ricorderà.Si occupò anche <strong>di</strong> un altro famoso processo,che però nonarchiviò come fece per quello del presunto prestanome <strong>di</strong> Riinae Provenzano: quello sulla “trattativa”.Ma a questo punto, ci si potrebbe domandare: ma se la sorveglianzaera statica, esterna e <strong>di</strong> così scarse prospettive investigative,se c'erano così evidenti in<strong>di</strong>zi per in<strong>di</strong>viduarecomunque la villa al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> qualsiasi manomissione interna(anzi, una volta in<strong>di</strong>viduata la villa i tentativi <strong>di</strong> manomissioneavrebbero potuto costituire prova o comunque elemento305


aggravante) tanto che il proprietario della villa pensò <strong>di</strong> andarepersino personalmente, giocando d'anticipo, a confermarelui stesso, in procura, che nella sua villa c'erano i Riina, sedopo 19 giorni si era consapevoli che comunque in quel periodoi mafiosi residenti avevano avuto tutto il tempo <strong>di</strong> occultareeventuali “prove” <strong>di</strong> qualcosa o <strong>di</strong> qualsiasi cosa, se avevanoritenuto inutile sorvegliare i telefoni dei Sansone, revocandol'attività d'intercettazione in corso, perchè il 30 gennaio, omeglio, come vedremo, l'1 febbraio, i procuratori decisero <strong>di</strong>perquisire? Quale scopo avrebbe avuto a quel punto la perquisizione?Valeva davvero la pena agire a quel modo per mandarecosì all'aria l'inchiesta in corso del ROS? Perquisendo 19giorni dopo l'arresto una casa che, sorveglianza o meno, era a<strong>di</strong>sposizione dei Sansone che vi accedevano dall'interno delcomprensorio, che cosa si aspettavano realmente <strong>di</strong> trovare, iprocuratori, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> mobili, tappezzerie, quadri e suppellettili,ed effetti personali privi <strong>di</strong> qualsiasi valore probatorio ,nulla mutando ai fini giu<strong>di</strong>ziari che questi fossero presenti omeno all'interno della casa o fossero al loro posto o accatastatinel centro delle loro stanze?A noi non pare che ci fosse quest'esigenza <strong>di</strong> perquisire, allasola notizia che in via Bernini non sussisteva sorveglianza.Eppure Caselli e Aliquò <strong>di</strong>chiararono <strong>di</strong> aver deciso <strong>di</strong> perquisirenon appena la cessazione dell'osservazione nella via fu“accertata”, il 30 gennaio. Ma le cose andarono veramentecosì? Ne parleremo ora nel capitolo successivo.306


8 Ottava vulgataIl 30 gennaio i magistrati, appena avuta conferma ufficiale della cessazionedella sorveglianza <strong>di</strong> Via Bernini, or<strong>di</strong>narono <strong>di</strong> dar corso alla perquisizione.«“A fine gennaio ‘93, la Procura scopre che i carabinieri sonoscappati. Caselli <strong>di</strong>spone la perquisizione, ma non trova piùniente: invece dello Stato, il covo l’ha perquisito la mafia.».(“L'Ultimo chiuda la porta” <strong>di</strong> Marco Travaglio - marcotravaglio.it- 22 Ottobre 2006)«“Solo il 30 gennaio, dopo vari solleciti <strong>di</strong> Caselli, Mori e DeCaprio si decidono a sputare finalmente il rospo: il covo èincusto<strong>di</strong>to da 15 giorni. Caselli, incredulo, protesta con ilcomandante Giuseppe Subranni e <strong>di</strong>spone il blitz, ma ètroppo tar<strong>di</strong>.». (Marco Travaglio per “Il Fatto Quoti<strong>di</strong>ano” perguzzanti)307


Il 30 gennaio 1993, ebbe luogo in procura una riunione, allapresenza del dott. Caselli, del dott. Aliquò, della territorialenelle persone del gen. Cancellieri, del col. Cagnazzo, del comandantedella sezione anticrimine cap. A<strong>di</strong>nolfi, del cap.Minicucci, e del colonnello Mori del ROS.Nel corso <strong>di</strong> questa riunione Mori esplicitò ciò che, “in verità,era ormai noto, e cioè: che il servizio <strong>di</strong> osservazione e controllonon esisteva; che era cessato nello stesso pomeriggio del 15gennaio; che aveva riguardato solo il cancello esternodell’intero complesso; che era stato sospeso perché la permanenza<strong>di</strong> personale adeguatamente attrezzato sarebbe statanotata con grave rischio per gli operanti.” (sentenza “Ultimo-Mori” - 2006).A questo punto, su ciò che avvenne in quella riunione, ci sonodue versioni non perfettamente concordanti: quella dei procuratori,che affermano <strong>di</strong> avere, non appena accertata l’assenzadella sorveglianza in via Bernini, ,”deciso” imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>perquisire il comprensorio, e quella <strong>di</strong> Mori che <strong>di</strong>ce che invecenon si parlò <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata perquisizione, ma solo <strong>di</strong> maggiorecoor<strong>di</strong>namento fra gli organi inquirenti. La versione dellaprocura, è recepita nella sentenza <strong>di</strong> assoluzione del 2006:“La Procura della Repubblica decise, allora, d’accordo con laterritoriale, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre le perquisizioni domiciliari in tutte le308


ville <strong>di</strong> via Bernini, che vennero eseguite il giorno 2.2.93”.Tuttavia, in una sua testimonianza del 2004 al processo Bolzoni-Lodato,Caselli pare vagamente confermare un atteggiamentopiuttosto in linea con quanto già riferito da Mori, noncontestando, pur non con<strong>di</strong>videndole certo espressamente,alcuna anomalia nelle ragioni addotte dal ROS per non aversorvegliato la via:CASELLI: Questo è un giu<strong>di</strong>zio , signorgiu<strong>di</strong>ce. Io ho preso atto <strong>di</strong> queste<strong>di</strong>chiarazioni, ho risposto ad<strong>di</strong>ritturaringraziando per questa precisazione,pregando che per il futuro ci fosse piùcoor<strong>di</strong>namento. Questo è il mio… <strong>di</strong> più noncredo <strong>di</strong> avere il titolo ne il ruolo peraggiungere.Ma la versione <strong>di</strong> Mori, comunque, pare più convincente,poiché è logicamente confortata dagli eventi successivi.Infatti avvenne che, due giorni dopo quella riunione, l’1 febbraio,il reparto territoriale dell’arma, inoltrò alla procuraun’istanza <strong>di</strong> autorizzazione a perquisire. Il che significainnanzitutto una cosa sola: che nella riunione del 30 gennaionessuno aveva ancora “deciso” <strong>di</strong> perquisire, così come affermaMori, altrimenti non sarebbe occorsa alcuna istanza per invitarela procura ad una valutazione decisionale. Questa sichiama logica.309


E cosa <strong>di</strong>ceva dunque, quell’istanza?Quali argomentazioni stringenti conteneva, in buona sostanza,questa richiesta <strong>di</strong> autorizzazione a perquisire la villa <strong>di</strong>Riina promossa dal reparto territoriale? Aliquò ci riferiscequel che <strong>di</strong>ceva in una forma estremamente sintetica. Diceva:“Beh, perquisiamo questo locale”. Cioè, dei motivoni.Comunque a quest'istanza della mattinata del primo <strong>di</strong> febbraio,non seguì ancora un'imme<strong>di</strong>ata autorizzazione da parte<strong>di</strong> Caselli. Forse quin<strong>di</strong> non c'era tutta questa urgenza, oforse mancavano persino i presupposti ad autorizzare, e quel “Beh, perquisiamo questo locale” non rappresentava ancoraqualcosa <strong>di</strong> così perentorio da convincere Caselli a risolvere lacosa in pochi minuti.No, a dare il vero “via libera” alla perquisizione, fu un altroevento, che con incre<strong>di</strong>bile tempestiva casualità, capitò propriola sera del primo febbraio. Quella sera alle 20 e 50 ci fuun lancio d'agenzia, dell'ANSA, che in modo fulmineamentegaribal<strong>di</strong>no, metteva la parola fine all’inchiesta corrente delROS finalizzata ad usare i tenutari <strong>di</strong> Riina come esca perarrivare ad una pesca grossa.Eccola qui:310


MAFIA: RIINA; INDIVIDUATO IL RIFUGIO 19930201 00344ZCZC100/99 U CRO S0B S41 QBKS MAFIA: RIINA; INDIVIDUA-TO IL RIFUGIO (ANSA) - PALERMO, 1 FEB - Il ''covo'' <strong>di</strong> Toto'Riina sarebbe stato in<strong>di</strong>viduato dai carabinieri del Ros in uncomplesso residenziale <strong>di</strong> via Bernini, nel quartiere U<strong>di</strong>tore <strong>di</strong>Palermo, dove sorgono numerose ville. Una sarebbe stata occupatadal boss <strong>di</strong> Corleone e dalla sua famiglia. il complesso e' su un' areavicina al fondo U<strong>di</strong>tore, un terreno della Regione occupato abusivamenteda Francesco Gelsomino e nei giorni scorsi ispezionato nell'ipotesi che Riina avesse trovato <strong>rifugio</strong> in una costruzione rurale.Dopo i nuovi accertamenti, i carabinieri ritengono, invece, che il bosssia passato dal fondo prima <strong>di</strong> essere arrestato la mattina del 15gennaio. Le indagini, coperte da stretto riserbo, non sono ancoraconcluse. In un rapporto della magistratura i carabinieriavrebbero anche segnalato i nomi <strong>di</strong> alcune persone che conRiina avrebbero avuto in qualche modo rapporti. La loroposizione e' adesso al vaglio della Procura <strong>di</strong>strettuale. (ANSA).XNI-RED/LU 1-FEB-93 20:52 NNNNEcco, in buona sostanza, era accaduto che qualcuno avevasputtanato la copertura adottata dagli inquirenti, con unasoffiata, una violazione del segreto d’ufficio anonima, fredda epriva <strong>di</strong> scrupoli, dove non solo si rivelava il dato della conoscenzadell’in<strong>di</strong>rizzo del covo, ma persino quellodell’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> complici in quel periodo sottoposti a<strong>di</strong>ntercettazione.Senza quella soffiata criminale, su quell'istanza <strong>di</strong> perquisizionequella notte tutti ci avrebbero fatto ancora un bel sonno<strong>di</strong> sicuro, e dopo averne fatte già altre due, <strong>di</strong> belle dormite, daquella riunione del 30 gennaio in cui sarebbe sorto quello chesecondo i riuniti sarebbe stato “l'elemento cogente” per perqui-311


sire, cioè la cessata sorveglianza. E se le ore ed i giorni stavanopassando senza che si or<strong>di</strong>nasse realmente <strong>di</strong> perquisire,mentre appena vista l'ANSA si <strong>di</strong>spose imme<strong>di</strong>atamente laperquisizione nel cuore della notte, evidentemente allo statodei fatti così come accertati il 30 gennaio, quell'elemento cogentenon doveva essere poi così cogente, mentre al contrariolo era senz'altro il lancio d'agenzia.Infatti non appena uscì quell'ANSA, il capitano Minicucci siprecipitò da Caselli quella notte stessa ed ebbe imme<strong>di</strong>atamentela firma del magistrato su quell'autorizzazione.TESTE MINICUCCI.Il 30 la riunione in Procura, oltre i magistratidella Procura interessati al caso, partecipò il ColonnelloCagnazzo, io e il Maggiore Balsamo sicuramente.PUBBLICO MINISTERO.Dopo<strong>di</strong>chè questa richiesta e poi vengono...TESTE MINICUCCI.La giornata del primo febbraio io avanzo unarichiesta <strong>di</strong> perquisizione e viene accelerataquesta esigenza da una notizia ANSA che nellaserata (ore 20,50 – ndr) dell’1 dà come in<strong>di</strong>viduatoil covo <strong>di</strong> via Bernini. Quin<strong>di</strong> questo acceleratutta l’attività: mi ricordo <strong>di</strong> essermi recato(dopo aver recepito l'ANSA delle 20,50, quin<strong>di</strong>nella nottata - ndr) nell’abitazione del ProcuratoreCaselli, mi ricordo che lì fu sottoscritto il verbaleche ci autorizzava a perquisire il giornodopo e il giorno dopo entrammo nel complesso <strong>di</strong>via Bernini.312


PUBBLICO MINISTERO.Il 2 febbraio.TESTE MINICUCCI.Il 2 febbraio.Questo concetto, espresso da Minicucci, della “accelerazione”“dell'esigenza” <strong>di</strong> perquisire merita attenzione. Infatti è un po'<strong>di</strong>verso da quello espresso da Caselli nella sua testimonianza,quando <strong>di</strong>ce: “Allora d’ intesa con gli ufficiali dell’ Arma siconcorda <strong>di</strong> eseguire perquisizione domiciliare in tutte le ville<strong>di</strong> via bernini 54, i cui proprietari non erano ancora stati compiutamenteidentificati, ma poi si deve accelerare l’ emissione<strong>di</strong> questi provve<strong>di</strong>menti e la loro esecuzione, l’esecuzione avverrà nella mattinata del 2 febbraio, perché c’è unlancio <strong>di</strong> agenzia la sera del 1.02”La versione <strong>di</strong> Caselli viene recepita poi nella sentenza:La Procura della Repubblica decise, allora,d’accordo con la territoriale, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre le perquisizionidomiciliari in tutte le ville <strong>di</strong> via Bernini,che vennero eseguite il giorno 2.2.93, aseguito dell’accelerazione dei tempi deiprovve<strong>di</strong>menti imposta da un lancio <strong>di</strong> agenziaAnsa <strong>di</strong> Palermo dell’1.2.93, secondo il quale leforze dell’or<strong>di</strong>ne avevano finalmente in<strong>di</strong>viduatoil covo del Riina nel complesso <strong>di</strong> via Bernini.(sentenza“Mori-Ultimo” - 2006))313


Noi, francamente, questa circostanza dell’accelerazione deitempi <strong>di</strong> emissione dei provve<strong>di</strong>menti, stentiamo a comprenderlabene. La tempistica per l’emissione <strong>di</strong> un simile provve<strong>di</strong>mento,cioè un’or<strong>di</strong>nanza urgente <strong>di</strong> perquisizione, è <strong>di</strong> persé ristrettissima, risolvibile nello spazio <strong>di</strong> poche decine <strong>di</strong>minuti (come <strong>di</strong>mostrato dal fatto che non appena uscìl’ANSA, fu risolta appunto con quella tempistica,nell’imme<strong>di</strong>ato dopo-cena). Una volta presa la decisione <strong>di</strong>or<strong>di</strong>nare, si procede e si or<strong>di</strong>na, in<strong>di</strong>pendentemente da eventualicircostanze “acceleratorie”.Più con<strong>di</strong>visibile quin<strong>di</strong> pare la definizione del Minicucci, cheparla <strong>di</strong> “accelerazione dell’esigenza” <strong>di</strong> perquisire. Come <strong>di</strong>reche prima dell’ANSA la decisione tardava ad essere assuntaper carenze motivazionali che si sarebbero invece risolte conl’uscita del lancio d’agenzia.Infatti un'esigenza non può subire “accelerazioni” bensì puòsoltanto passare da una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> assenza ad una <strong>di</strong> presenza.O c'è esigenza, o non c'è.Pare infatti logicamente sostenibile che questa “esigenza” <strong>di</strong>perquisizione cui fa cenno il Minicucci sia riferibile al genericoapparato motivazionale posto a giustificazione della chiusurarepentina dell’inchiesta del ROS con l’irruzione nel comprensorioe l’arresto dei complici <strong>di</strong> Riina, piuttosto che non alla314


necessità <strong>di</strong> un intervento <strong>di</strong> tutela delle prove presenti nelcomprensorio molto più rapido ed urgente rispetto a quello chesi era affermato come necessario a seguito della cessata sorveglianza.E questo per due ragioni: la prima, in quanto la procura hasempre <strong>di</strong>pinto, da che si è iniziato a formulare accuse controMori e Ultimo, quella “cessata osservazione” come qualcosa <strong>di</strong><strong>di</strong>sastroso e che stava senz’altro procurando enormi danni alleindagini, tanto che si stenta a comprendere, se le cose stavanoveramente così, la ragione per cui, alla presa d’atto “ufficiale”<strong>di</strong> tale cessata sorveglianza, nella riunione del 30 gennaio, laprocura non ha or<strong>di</strong>nato il suo imme<strong>di</strong>ato ripristino, o in alternatival’imme<strong>di</strong>ata perquisizione, o perché non l’abbia fattoalmeno il 31 gennaio, o l’1 febbraio. La seconda ragione, stanel fatto che non pare esserci alcuna evidente correlazionelogica tra l’ufficiale presa d’atto da parte dei Sansone, per viadell’Ansa, <strong>di</strong> essere “segnalati”, cioè in<strong>di</strong>viduati insieme alcovo da loro custo<strong>di</strong>to, ed un’effettiva esigenza <strong>di</strong> interventopiù imme<strong>di</strong>ato ed urgente nel comprensorio, salvo quella <strong>di</strong> unpossibile pericolo <strong>di</strong> fuga degli stessi Sansone, che già potevanosentirsi le manette ai polsi, pericolo che però non dovrebbeavere nulla a che vedere con un’esigenza <strong>di</strong> perquisire comequella postulata nell’istanza della territoriale che secondoMinicucci sarebbe stata “accellerata” dall’ANSA, la quale erainvece riferita soltanto alla ricerca <strong>di</strong> eventuale materiale315


probatorio o in<strong>di</strong>ziario.Insomma, gli inquirenti ci hanno sempre detto <strong>di</strong> ritenere quei18 giorni senza sorveglianza qualcosa in cui sarebbe <strong>di</strong> sicuroaccaduto, a causa <strong>di</strong> questa carenza, un <strong>di</strong>sastro perl’inchiesta, con i mafiosi, per <strong>di</strong>rla alla Travaglio “lasciatitranquilli a perquisire al posto dei carabinieri”, per cui non sicapisce, dopo 18 giorni <strong>di</strong> simile vituperio, perché sarebbe<strong>di</strong>ventato perentorio decidere la notte per la mattina soltantoper quel lancio d’agenzia, come se quell’ANSA nell’arco <strong>di</strong>poche ore avesse potuto arrecare danni, allo stato dei luoghi,maggiori <strong>di</strong> quelli che si sarebbero potuti verificare dopol’arresto <strong>di</strong> Riina nei 18 giorni in cui i custo<strong>di</strong> del covo eranoliberi <strong>di</strong> accedervi (sorveglianza o meno, tra l’altro).No, questa logica non regge. Esiste invece, come detto, quella“motivazionale”, senz’altro: quel lancio d’agenzia non solo“accellerava”, ma <strong>di</strong> fatto CONSENTIVA l’avvio delle attività,in quanto GIUSTIFICAVA l’imme<strong>di</strong>ata irruzione nel comprensorioe la contestuale chiusura dell’inchiesta del ROS,parendo esso con<strong>di</strong>zione sufficiente a motivarle, quando invecealla sola presa d’atto della mancanza della sorveglianza in ViaBernini, tra l’altro ripristinabile se proprio necessaria, potevaforse conseguire una riflessione o una rivisitazione della strategiainvestigativa, ma comunque da ponderare bene prima <strong>di</strong>assumere decisioni imme<strong>di</strong>ate (che <strong>di</strong> fatto è quanto stava316


avvenendo il 30, il 31 gennaio e l’1 febbraio: l’istanza dellaterritoriale che altro poteva essere se non una “proposta avalutare”?), mentre invece non pare che potesse rappresentarecircostanza sufficiente per motivare attività imme<strong>di</strong>ate (eneppure meno imme<strong>di</strong>ate).Invece, non appena preso atto che gli organi <strong>di</strong> stampa avevanorivelato tutti i dettagli “coperti” dell'inchiesta in corso, ilsolo ripiego investigativo possibile, l'unico estremo tentativo <strong>di</strong>recuperare qualche elemento, anche comportamentale riferitoai complici <strong>di</strong> Riina prima che questi si ritirassero nel carapace,pareva proprio consistere nell'irruzione nel comprensorio.E' evidente quin<strong>di</strong> che a determinare materialmente quellaimme<strong>di</strong>ata perquisizione, fu un grave reato <strong>di</strong> violazione <strong>di</strong>segreti d'ufficio, una fuga <strong>di</strong> notizie, ben più che la cessazionedella sorveglianza.Ma non solo: se si esaminano attentamente i documentidell’epoca, può nascere il dubbio che quell’evento abbia potutorappresentare, in<strong>di</strong>pendentemente da quelle che potevanoessere le entità responsabili della soffiata e dalle loro realimotivazioni, proprio solo e soltanto un supporto “<strong>di</strong> facciata”,cioè una causale più formale che non reale e concreta, alledecisioni che si stavano per assumere. Infatti non si può nonrilevare che il contenuto dell’ANSA del 2 febbraio “Il ''covo''317


<strong>di</strong> Toto' Riina sarebbe stato in<strong>di</strong>viduato dai carabinieridel Ros in un complesso residenziale <strong>di</strong> via Bernini, nelquartiere U<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Palermo” altro non era che la ripetizione<strong>di</strong> quanto già comunicato, ad esempio dal quoti<strong>di</strong>ano “Lastampa” del 21 gennaio, a seguito della prima “soffiata” giàavvenuta subito dopo l’arresto del boss: “A sei giorni dalla suacattura un e<strong>di</strong>ficio in via Bernini, vicino a dove i carabinieridel Ros venerdì mattina hanno messo fine ai suoi24 anni <strong>di</strong> latitanza, ieri è stato circondato in forze. Acronisti, fotografi e teleoperatori i militari hanno impe<strong>di</strong>totanto <strong>di</strong> accedere quanto <strong>di</strong> avvicinarsi al palazzo abitato dagente <strong>di</strong> piccola e me<strong>di</strong>a borghesia. E' stato dunque in<strong>di</strong>viduatol'<strong>ultimo</strong> covo della «belva»? La zona è <strong>di</strong>etro ilmotel Agip tra viale Michelangelo, via Leonardo daVinci e viale Regione Siciliana.”Ecco, e a questo punto la domanda che ci dobbiamo porre, èovvia: come può essere stata, la comunicazione da partedell’ANSA dell’in<strong>di</strong>viduazione del covo <strong>di</strong> Via Bernini, elementodeterminante per decidere “in notturna” un’imme<strong>di</strong>atairruzione nel comprensorio, il 2 febbraio, se già il 21 gennaioerano avvenute comunicazioni analoghe da parte <strong>di</strong> altri importantiorgani <strong>di</strong> stampa, mentre contestualmente eranostate persino inviate forze dell’or<strong>di</strong>ne a “circondare” il palazzo<strong>di</strong> Via Bernini, per impe<strong>di</strong>re l’accesso a cronisti, fotografi eteleoperatori, senza che non solo si fosse deciso, a quel punto,318


<strong>di</strong> irrompere nel comprensorio, ma persino senza che fosseneppure convocata una riunione con il ROS <strong>di</strong> Ultimo pervalutare per lo meno lo stato e l’opportunità <strong>di</strong> mantenimentodell’inchiesta e della copertura, a seguito della fuga <strong>di</strong> notizie?Che sussista qualche elemento <strong>di</strong> contrasto logico fra le duecircostanze, pare evidente.Tuttavia, tralasciando queste perplessità fondate su considerazionilogiche piuttosto sottili, resta comunque il fatto che,quanto meno sotto l’aspetto formale, l’ANSA dell’1 febbraiorappresentava una “bruciatura” ufficiale della copertura, equin<strong>di</strong> era bastevole per motivare ex-abrupto l’interruzionedell’inchiesta del ROS con l’arresto dei Sansone e la verificadello stato dei luoghi, mentre, sempre con riferimento allaforma, l’assenza dell’osservazione in Via Bernini non pareavere la stessa valenza. Ed è questo che ci pare importanteevidenziare, in questa sede, perché l’informazione che inveceha raggiunto la popolazione su questo punto, è stata senz’altroomissiva, per non <strong>di</strong>re mistificatoria, come si può percepire adesempio negli articoli <strong>di</strong> Travaglio citati in premessa, chein<strong>di</strong>cano nella presa d’atto della mancanza <strong>di</strong> osservazione lasola ed unica motivazione per cui Caselli avrebbe imme<strong>di</strong>atamenteazionato la perquisizione del comprensorio, in<strong>di</strong>rizzandoquin<strong>di</strong> sul ROS <strong>di</strong> Ultimo l’esclusiva responsabilità dellaforzata svolta investigativa, e trascurando invece del tutto <strong>di</strong>319


fare anche solo un cenno alla responsabilità ben maggiore (pernon <strong>di</strong>re esclusiva) che hanno avuto gli autori malandrini <strong>di</strong>quella “fatale” violazione del segreto d’ufficio.Va detto tuttavia che in questo caso i giornalisti come Travaglio,hanno trovato supporto alla loro versione dei fatti nelletestimonianze, ad esempio, dei procuratori, che nel loro narratosono stati talvolta analogamente approssimativi. Lo ve<strong>di</strong>amoad esempio in questa testimonianza del dottor Aliquò:TESTE ALIQUO'....poi successivamente, si fece un altroincontro, mi pare verso ad<strong>di</strong>rittura a finegennaio, se non ricordo male il 30...PUBBLICO MINISTERO.Il 30 gennaio si.TESTE ALIQUO'.E in questo incontro lo <strong>di</strong>sse chiaramente "No,ci sono stati... abbiamo tolto sin da subitoquesta... perché era troppo rischioso, c'eratroppo... c'era il personale che non ce la facevapiù, non si può stare lì con il furgone blindato,o meglio schermato, perché era... viene notataquesta presenza eccetera." A questo puntoabbiamo detto "Allora acceleriamoimme<strong>di</strong>atamente, ve<strong>di</strong>amo cosa dobbiamoperquisire, e perquisiamo." Qualche giornodopo, un giorno dopo credo, la Territoriale cichiese la perquisizione <strong>di</strong>cendo “ Beh,perquisiamo questo locale che... questo, tutto il320


complesso” e fu imme<strong>di</strong>atamenteaccordato, si fecero gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>perquisizione, e vennero eseguiti già nelleprime mattinate del giorno... del 2 febbraio senon ricordo male. Nella prima mattinataperché quando io venni in ufficio, già eranostati identificati questi luoghi, e si partì quasiimme<strong>di</strong>atamente.Ma noi ora sappiamo che in realtà le cose non andarono propriocome racconta Aliquò: l’autorizzazione a perquisire, nonfu imme<strong>di</strong>atamente accordata, a seguito <strong>di</strong> quell’istanza, malo fu soltanto dopo che la copertura fu compromessa dal lanciod’agenzia, nella nottata dell’1 febbraio. Omettendo questodettaglio, si da la possibilità a Travaglio <strong>di</strong> raccontare ai suoifedeli che, non appena a conoscenza del fatto che “il covo èincusto<strong>di</strong>to da 15 giorni. Caselli, incredulo, … <strong>di</strong>spone ilblitz, ma è troppo tar<strong>di</strong>.” alimentando così una delle vulgatepiù denigranti per il ROS.321


9 Nona vulgataUltimo e Mori sono stati assolti soltanto perché non è stato accertato ildolo pur sussistendo il fatto, vale a <strong>di</strong>re perché non è stato possibilereperire le prove che abbiano assunto comportamenti finalizzati a bellaposta a favorire la mafia.«Il processo che si è tenuto fino a due anni fa a Palermo, non ha appurato ildolo, non poteva del resto appurare che Mori e l’allora capitano Ultimoavessero fatto apposta queste omissioni per favorire la mafia». (“Borsellino:omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Stato?” <strong>di</strong> Marco Travaglio – passaparola – 19 gennaio2009)“la sentenza … ha stabilito che i due ufficiali non perquisirono il covo,lasciandolo svuotare dalla mafia e ingannando la Procura, ma non c'è provache l'abbiano fatto per favorire la mafia.” (M.Travaglio – Piccoli pigicrescono – 08 luglio 2013)“Al processo, scartata l’ipotesi-incapaci, i giu<strong>di</strong>ci non troveranno le prove del“dolo”, cioè della volontà <strong>di</strong> favorire la mafia..” (M.Travaglio)323


In realtà le cose non stanno esattamente come vorrebbe la vulgata.Mori e Ultimo non sono stati assolti perché non è stato appurato ildolo, bensì perché è stato appurato che non c’è stato dolo.Qualcuno riesce a percepire la sottile <strong>di</strong>fferenza?Non mancanza <strong>di</strong> prove del dolo, ma presenza <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> certezzadell’assenza <strong>di</strong> dolo.E' pur vero infatti che al termine della ricostruzione degli eventi attraversol'analisi delle testimonianze, sia quelle dei rappresentanti delleistituzioni che quelle dei collaboratori <strong>di</strong> giustizia, i giu<strong>di</strong>ci giungevanoalla seguente conclusione preliminare:“Così ricostruita la vicenda in fatto, ritiene il Collegio chele risultanze della compiuta attività istruttoria nonconsentano <strong>di</strong> affermare la penale responsabilità degliimputati in or<strong>di</strong>ne al reato <strong>di</strong> favoreggiamento aggravatoloro ascritto, per <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> prova in or<strong>di</strong>ne alla sussistenzadell’elemento soggettivo.”Tuttavia nella parte successiva della sentenza, dopoaver affrontato, oltre a quello fattuale e probatorio,anche la presenza dell'elemento logico in or<strong>di</strong>ne allasussistenza dell’elemento soggettivo, gli stessi giu<strong>di</strong>ci324


giungono alle seguenti, definitive, conclusioni:“gli elementi che sono stati acquisiti …escludono ogni logica possibilità … chela condotta tenuta dagli imputati nel periodosuccessivo all'arresto sia stata determinatadalla precisa volontà <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fatto affinché fosse eliminata ogni prova potenzialmentedannosa per l'associazione mafiosa.”(Tribunale <strong>di</strong> Palermo – Sez. 3°penale – S E N T E N Z A del20/02/06)Ma anche nelle premesse, i giu<strong>di</strong>ci erano già stati chiari:“La mancanza <strong>di</strong> prova sull’esistenza <strong>di</strong> ...“motivi <strong>di</strong> Stato” che avrebbero spinto gli imputatiad agire, ed anzi la <strong>di</strong>mostrazionein punto <strong>di</strong> fatto della loro inesistenzaed incongruenza sul piano logico, per leconsiderazioni già esposte – considerato, altresì,che la controprestazione promessaavrebbe vanificato tutti gli sforzi investigativicompiuti sino ad allora dagli stessi imputati,325


anche a rischio della propria incolumità personale,e lo straor<strong>di</strong>nario risultato appenaraggiunto - non consente <strong>di</strong> ritenere integratoil dolo della fattispecie incriminatricein nessuna sua forma..”(Tribunale <strong>di</strong> Palermo – Sez. 3° penale –S E N T E N Z A del 20/02/06)Quin<strong>di</strong> non soltanto “irreperibilità delle prove della volontà <strong>di</strong> favorirela mafia”, ma anche “esclusione <strong>di</strong> ogni logica possibilità che vi sia statauna volontà <strong>di</strong> favorire la mafia”. Chissà se Travaglio riesce a capire la<strong>di</strong>fferenza.Ad ogni modo pren<strong>di</strong>amo atto <strong>di</strong> uno strano fenomeno: quando cisono conclusioni <strong>di</strong> sentenze definitive che pervengono ad accertamentigiu<strong>di</strong>ziari <strong>di</strong> merito contrari alle sue tesi, Travaglio non leconosce, o le <strong>di</strong>mentica, o le legge e le traduce con una certa <strong>di</strong>sattenzionee comunque alla sua maniera, quelle che invece confortano lesue tesi, anche se sono solo valutazioni soggettive esposte da magistratiin assenza <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>torio o <strong>di</strong>battimento in presenza <strong>di</strong> tutte leparti (come nella sentenza “Tagliavia” <strong>di</strong> primo grado <strong>di</strong> Firenze, dove igiu<strong>di</strong>ci esternano <strong>di</strong> possedere un’opinione “sufficientemente tranquilla”che il gen. Mori abbia condotto una trattativa con la mafia fondatasul “do ut des”, ma senza che a Mori in quel processo sia stata data lapossibilità <strong>di</strong> controdedurre), allora quelle per lui sono “certificazioni”giu<strong>di</strong>ziarie <strong>di</strong> un fatto cotte e mangiate, e quin<strong>di</strong> non perde occasione326


<strong>di</strong> ricordarle.327


10 Decima vulgataLa cattura <strong>di</strong> Riina e la non-perquisizione del covo sono state operazioninate nell’ambito dei contatti fra il ROS e Vito Ciancimino nell’autunno1992, o comunque scaturite da una soffiata <strong>di</strong> Provenzano in cambio dellacopertura alla sua latitanza ed alla documentazione <strong>di</strong> Riina, o comunquequale elemento della “trattativa” stato-mafiaQuesta, tra l'altro, è una versione dei fatti sostenuta da MassimoCiancimino, e pertanto non c’è bisogno <strong>di</strong> citare l’eco deigiornali, perché ci troviamo ai massimi vertici della narrativasul tema, come quando una vicenda rivelata <strong>di</strong>venta verbo.Per intanto va detto subito che questa vulgata è pienamentesmentita dalla sentenza <strong>di</strong> assoluzione <strong>di</strong> Mori e De Caprio,che, come abbiamo già visto, conclude escludendo ogni logicapossibilità <strong>di</strong> sussistenza del favoreggiamento alla mafia.(Vale a <strong>di</strong>re, nessun accordo con contropartita l’impegno adomettere la perquisizione). Ma con specifico riferimento allacollaborazione <strong>di</strong> Vito Ciamcimino e quin<strong>di</strong> ai nuovi elementitestimoniali introdotti dal figlio Ciancimino junior dopo questa329


sentenza del 2006, che parevano poter apportare nuovi in<strong>di</strong>zia favore <strong>di</strong> questa teoria, allora lì c'è un'altra sentenza, quelladel 17 luglio 2013 <strong>di</strong> assoluzione <strong>di</strong> Mori e Obinu dal reato <strong>di</strong>favoreggiamento del latitante Provenzano, dove i giu<strong>di</strong>ci dopoaver analizzato scrupolosamente i racconti <strong>di</strong> Ciancimino,ribocciano per la seconda volta la teoria per patente inatten<strong>di</strong>biliàdel teste. E così le sentenze che negano questa vulgata,sono già due.Per quanto concerne la sceneggiatura <strong>di</strong> Ciancimino e le ragionidell'insufficienza assegnatagli dalla corte, riman<strong>di</strong>amoalla successiva “Appen<strong>di</strong>ce” <strong>di</strong> questo libro, dove è riportataper intero la lunga parte della sentenza che tratta questoargomento, dal titolo “Il presunto contributo dato da VitoCiancimino, con l’ausilio <strong>di</strong> Bernardo Provenzano, alla cattura<strong>di</strong> Salvatore Riina.”. Sì, è lunga, ma se ne consiglia vivamentela lettura, essendo quello un pezzo esemplare <strong>di</strong> letteraturagiu<strong>di</strong>ziaria: una corte <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci che non concede un millimetro<strong>di</strong> vantaggio al falso o comunque all'incongruente.Quale anticipazione, qui riporteremo soltanto alcuni stralcimolto eloquenti dalle conclusioni cui pervengono le toghe:- A fini della valutazione delle contrastantiversioni illustrate non può che assumere notevolerilievo la vistosissima incoerenza chepuò ravvisarsi, anche su questo specifico330


punto, nella narrazione <strong>di</strong> Massimo CIANCI-MINO(...)Non occorre <strong>di</strong>lungarsi in particolari commenti perrimarcare che tali affermazioni sono in cosìstridente contrasto con le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong>battimentalida dare l’impressione che questeultime siano il frutto <strong>di</strong> un aggiustamento artificioso,frutto <strong>di</strong> una libera rielaborazionedella vicenda operata nelle more dal CIAN-CIMINO. ... si deve concludere che il medesimoabbia parlato a casaccio, senza alcunacura <strong>di</strong> riferire in modo genuino quanto effettivamentericordava dello svolgimento deinon recenti avvenimenti.(...)Infine, mette conto ricordare una affermazione dellostesso Massimo CIANCIMINO che sembraescludere che i CC. avessero in<strong>di</strong>viduato la abitazionedel RIINA utilizzando informazioni ricevutedal padre: il predetto ha, infatti, riferito (u<strong>di</strong>enzadel 2 febbraio 2010) che il padre ipotizzava chequel risultato fosse stato raggiunto pe<strong>di</strong>nando il <strong>di</strong>chiaranteed il dr. CINA’ e dava come scontato chei CC. avessero già da tempo identificato nello stessoCINA’ (e non già nel PROVENZANO) il suo in-331


terlocutore...(...)In definitiva, nel trarre le conclusioni in or<strong>di</strong>neall’effettivo svolgimento dell’esaminato segmentodella articolata vicenda, il Tribunale non puòche rilevare che, anche a tal proposito, le affermazioni<strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO, valutatenel loro complesso e messe a confronto conin<strong>di</strong>cazioni esterne ad esse, appaiono inaffidabilie certamente inidonee a smentire laversione dell’imputato MORI e del DE DON-NO, ovvero quella del col. Sergio DE CAPRIO,il quale ha reiteratamente negato che la catturadel RIINA, della quale è stato il protagonista,fosse stata agevolata da apporti occulti…(...)Ad avvalorare il convincimento negativo circala affidabilità <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO sipuò aggiungere la scarsa coerenza intrinsecache si può riscontrare anche nel racconto <strong>di</strong>battimentaledel medesimo, laddove, nellapremura <strong>di</strong> sostenere la tesi secondo cui ilpadre, dopo il suo arresto del 19 <strong>di</strong>cembre1992, si era sentito vittima <strong>di</strong> una trappolaor<strong>di</strong>ta dai CC., che avrebbero mirato a met-332


terlo da parte dopo aver ottenuto quello chevolevano – e, cioè, la localizzazione del RIINAa mezzo delle annotazioni apposte sulle mappe-, il <strong>di</strong>chiarante ha <strong>di</strong>menticato che avevapoco prima sostenuto che la relativa documentazioneera stata consegnata al cap. DEDONNO soltanto dopo l’arresto <strong>di</strong> Vito CIAN-CIMINO (


<strong>di</strong>sse in un... me lo <strong>di</strong>sse proprio il... poco dopo incarcere, in uno dei primi colloqui.>>).A causa della precaria atten<strong>di</strong>bilità della fonte,alle specifiche <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> MassimoCIANCIMINO non può essere riconosciutacre<strong>di</strong>bilità e tale giu<strong>di</strong>zio non può esserescalfito dalla vicenda dell’omessa perquisizionedella abitazione del RIINA successivamenteall’arresto <strong>di</strong> quest’<strong>ultimo</strong>, vicenda che haavuto ampia risonanza me<strong>di</strong>atica. E’ indubbiamentevero che la stessa vicenda possa, a tutta prima,suggerire l’inserimento della cattura del RIINA inun quadro compatibile con un previo accordo cheprevedesse un deliberato atteggiamento non invasivonei confronti della famiglia del boss appenaarrestato: la notazione, infatti, potrebbe richiamarel’offerta che, secondo il MORI, sarebbe stata avanzataa Vito CIANCIMINO (i latitanti si consegninoe tratteremo bene le famiglie), se non ostasse ilfatto che, per comune in<strong>di</strong>cazione degli imputatie dello stesso Massimo CIANCIMINO(oltre che <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO), quella offertanon era stata considerata idonea ad esseretrasmessa ai mafiosi (si ricorderà che VitoCIANCIMINO avrebbe reagito veementemente,334


avvertendo che se avesse effettivamente comunicatoquella proposta avrebbe messo a repentaglio lavita sua e degli ufficiali). Peraltro, il caso concretonon proponeva una spontanea auto-consegna delRIINA, da ripagare, secondo quella offerta, con unatteggiamento “rispettoso” verso i familiari.Deve, poi, aggiungersi che con la sentenza del26 febbraio 2006 questo Tribunale (Sez. III)ha assolto, con la formula perché il fatto noncostituisce reato, Mario MORI e Sergio DeCAPRIO dalla imputazione <strong>di</strong> favoreggiamentopersonale aggravato avente ad oggettola mancata perquisizione della abitazione delRIINA, escludendo, in sostanza:a) che i predetti avessero dolosamente omesso<strong>di</strong> procedere a detta perquisizione perperseguire la finalità <strong>di</strong> agevolare Cosa Nostrao per “ragione <strong>di</strong> Stato”, in qualche modocollegata alla “trattativa” fra il col. MORI eVito CIANCIMINO, a proposito della quale èstato considerato che );335


) che la cattura del RIINA fosse stata il frutto<strong>di</strong> un accordo.(...)In ogni caso, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> suggestive ricostruzioninon prive <strong>di</strong> qualche plausibilità, anchesulla scorta dell’argomentato, negativo giu<strong>di</strong>ziosulla specifica atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> MassimoCIANCIMINO, si deve concludere che gli elementiacquisiti non consentono <strong>di</strong> ritenereprovato:A) che il col. MORI ed il cap. DE DONNO sianostati messi a conoscenza della <strong>di</strong>retta interazionefra Vito CIANCIMINO e BernardoPROVENZANO e della loro comune, effettiva<strong>di</strong>sponibilità ad agevolare la cattura <strong>di</strong> SalvatoreRIINA;B) che Bernardo PROVENZANO abbia effettivamentecontribuito alla cattura del RIINA;3. che Vito CIANCIMINO abbia fornitoin<strong>di</strong>cazioni che siano state concretamenteutilizzate per catturare il RIINA.La sentenza “Mori-Ultimo” del 2006 poi, sul punto, concludevain modo ancor più determinato:336


Passando dal piano delle mere congetture a quellodelle risultanze probatorie, la consegna del bosscorleonese, nella quale avrebbe dovuto consisterela prestazione della mafia, è circostanza rimastasmentita dagli elementi fattuali acquisiti al presentegiu<strong>di</strong>zio.L’istruzione <strong>di</strong>battimentale ha, al contrario,consentito <strong>di</strong> accertare che il latitante non fuconsegnato dai suoi sodali, ma localizzato inbase ad una serie <strong>di</strong> elementi tra loro coerentie concatenati che vennero sviluppati, inprimo luogo, grazie all’intuito investigativodel cap. De Caprio.Va da sé che con due sentenze che concludono in questo modo,<strong>di</strong> cui una definitiva, pare piuttosto ingiusto e meschino persisterecon le insinuazioni e con il fango contro questi due carabinieri.Ad ogni modo per chi non conoscesse le modalità con cui si èsviluppata l'indagine che portò all'arresto <strong>di</strong> Riina, la qualecome vedremo non passa per Provenzano, riportiamo alcuneparti <strong>di</strong> un <strong>di</strong>screto resoconto <strong>di</strong> Giorgio Bongiovanni, <strong>di</strong>rettoreAntimafia duemila, da una vecchia lettera/articolo da luiinviata alla Procura della Repubblica <strong>di</strong> Palermo e al Coman-337


do del Ros dei carabinieri, il 13 febbraio 2001, dal titolo:“LA CATTURA - La vera storia dell'arresto <strong>di</strong> Riinae della mancata perquisizione del suo covo”, <strong>di</strong>Giorgio Bongiovanni.”Tutti hanno dato la loro versione lasciando spazioad ogni tipo <strong>di</strong> teorema: il complotto, la collusione,la copertura e il semplice malinteso.Abbiamo indagato e condotto molte interviste cheoltre ad aggiungere preziosi elementi, vanno aconfermare quanto il Capitano Ultimo ha<strong>di</strong>chiarato nel libro <strong>di</strong> Maurizio Torrealta Ultimo.Il capitano dei carabinieri Ultimo, allora parte deiROS (Raggruppamento operativo speciale), oggimaggiore in servizio al NOE (Nucleo operativoecologico) e suoi uomini si sono inse<strong>di</strong>ati per mesiall'interno del centralissimo mandamento dellaNoce e per ventiquattro ore su ventiquattro hannospiato e ascoltato, con l'ausilio dei pochi mezzitecnici a <strong>di</strong>sposizione, i movimenti degli uominid'onore legati al boss. E' stata però la giustaintuizione <strong>di</strong> seguire da vicino i Ganci a portarlidritti al covo <strong>di</strong> Riina in via Bernini, nel cuore <strong>di</strong>Palermo. Era proprio in una <strong>di</strong> quelle ville che sinascondeva "u' zu Totò", lo aveva confermato iltanto <strong>di</strong>scusso collaboratore <strong>di</strong> giustizia BalduccioDi Maggio che aveva riconosciuto in un filmato <strong>di</strong>sorveglianza Ninetta Bagarella, fedele moglie delboss, il giar<strong>di</strong>niere <strong>di</strong> fiducia e uno dei figli. Sarà luiad identificare il volto <strong>di</strong> Riina.338


Pronti per entrare in azione, hanno atteso che ilcapo <strong>di</strong> Cosa Nostra uscisse <strong>di</strong> casa con il suobraccio destro e uomo d'onore tra i più fidati,Salvatore Bion<strong>di</strong>no. I due hanno percorso qualchecentinaia <strong>di</strong> metri quando, al primo stop, si sonoritrovati asse<strong>di</strong>ati dagli uomini <strong>di</strong> Ultimo. Li hannoimmobilizzati e trascinati alla centrale deicarabinieri <strong>di</strong> Palermo mettendo così fine ad unalatitanza <strong>di</strong> 25 anni e assestando un duro colpo aCosa Nostra.Una ricostruzione lineare, un'operazione damanuale. Perfetta. E <strong>di</strong> routine, per i servizi speciali senon si fosse trattato del boss dei boss.(…)Sia durante i primi appostamenti che nei giorniprecedenti l'operazione, venne suggerito a Ultimo eai suoi uomini <strong>di</strong> spostarsi altrove, e se non fossestato per una precisa e ferma presa <strong>di</strong> posizione delcapitano, sicuro della pista che avevano seguitofino a quel momento, oggi probabilmente Riinasarebbe ancora latitante.Chi non voleva che gli uomini del Crimorprendessero il capo <strong>di</strong> Cosa Nostra? Chi ha volutodepistarlo? Sono forse le stesse persone chegarantiscono a Provenzano la sua incre<strong>di</strong>bilelatitanza? Sono coloro che hanno fatto sì che Ultimolasciasse Palermo e si de<strong>di</strong>casse ad altro?339


A parte la mancata perquisizione sul cui caso staindagando la magistratura, forse sarebbe il caso <strong>di</strong>occuparsi anche <strong>di</strong> rispondere a queste domande,soprattutto se si pensa che tra i vari riscontri eaccertamenti effettuati sul campo Ultimo e i suoiavevano documentazioni filmate e registrate chenon fanno altro che infittire il mistero nel mistero.Macchine della polizia entrare nel cantiere <strong>di</strong> Ganci efermarsi amichevolmente a parlare in presenza del bossRaffaele e persone scendere da macchine del Ministero <strong>di</strong>Giustizia <strong>di</strong> via Arenula e della presidenza della regioneSicilia ed entrare nella macelleria "<strong>di</strong> famiglia".-------Una cosa è certa. Se non sono riusciti ad impe<strong>di</strong>re aUltimo <strong>di</strong> catturare Riina, hanno fatto sì che nonprendesse Provenzano.DESTABILIZZAZIONE INTERNASecondo le deposizioni dei collaboratori <strong>di</strong> giustizia Riinaaveva uomini infiltrati ovunque ed era in grado <strong>di</strong><strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> informazioni molto riservate con un margine <strong>di</strong>anticipo tale da consentirgli un ampio spazio <strong>di</strong> manovra.E' per questo che la sua cattura si è rivelata cosìimprevista da suscitare dubbi e sospetti tanto nelleistituzioni quanto all'interno Cosa Nostra.Era preciso intento <strong>di</strong> Ultimo creare all'internodell'organizzazione una sorta <strong>di</strong> destabilizzazioneinterna per cui non perquisendo la casa <strong>di</strong> Riina,340


nei mafiosi si insinuasse il sospetto che qualcunopotesse aver venduto il capo per prenderne il posto.Salvatore Cancemi, boss mafioso reggente delmandamento <strong>di</strong> Porta Nuova, oggi collaboratore <strong>di</strong>giustizia, non appena si fu consegnato aicarabinieri <strong>di</strong> Palermo, chiese <strong>di</strong> vedere Ultimo.Lo voleva avvertire che Provenzano durante unariunione della Commissione aveva <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong>aver l'opportunità <strong>di</strong> prendere il capitano vivo pertorturarlo e fargli rivelare come era riuscito aprendere Riina.Secondo la ricostruzione <strong>di</strong> Brusca come riportata nel libroHo ucciso Giovanni Falcone(e<strong>di</strong>z. Mondadori) a cura <strong>di</strong>Saverio Lodato, effettivamente si creò all'indomani delblitz un clima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza tra le varie fazioni interne aCosa Nostra. Dice Brusca "Bagarella pensò subito aSalvatore Cancemi, <strong>di</strong> cui non si è mai fidato fino in fondo;a me invece, venne in mente Balduccio <strong>di</strong> Maggio".Una delle ipotesi più quotate è senza dubbio lapossibilità che sia stato Bernardo Provenzano, ilsuo successore a fare in modo che Riina venissearrestato. Brusca però non ci crede "Io non credoche Provenzano abbia venduto Riina. Che l'arrestogli abbia fatto comodo, questo sì. Ma che abbiaavuto contatti <strong>di</strong>retti con i carabinieri è una tesiche non sta in pie<strong>di</strong>".Per la maggiore Brusca crede alla versione <strong>di</strong>Ultimo " è una pista autentica. Ecco la ricostruzione341


a cui credo sino in fondo".(…)Il resoconto <strong>di</strong> Bongiovanni che abbiamo appena riportato, è ingenerale con<strong>di</strong>visibile ed abbastanza aderente alla realtà deifatti.Tra l'altro fa cenno anche ad un episo<strong>di</strong>o importante, e chenon bisognerebbe mai <strong>di</strong>menticare: il 13 gennaio qualcunocercò <strong>di</strong> convincere Ultimo della necessità <strong>di</strong> procedere conuna perquisizione del fondo Gelsomino, prossimo al comprensorio<strong>di</strong> Via Bernini dove c'era la villa <strong>di</strong> Riina, al che, comegiustamente rileva il Bongiovanni: “se non fosse stato per unaprecisa e ferma presa <strong>di</strong> posizione del capitano, sicuro dellapista che avevano seguito fino a quel momento, oggi probabilmenteRiina sarebbe ancora latitante.” Lo stesso Bongiovanniquin<strong>di</strong> si domanda: “Chi non voleva che gli uomini del Crimorprendessero il capo <strong>di</strong> Cosa Nostra? Chi ha voluto depistarlo?Sono forse le stesse persone che garantiscono a Provenzano lasua incre<strong>di</strong>bile latitanza?”Era il 2001, quando il Bongiovanni scriveva. Dal 2006, grazieanche alla sentenza che contribuì a renderlo pubblico, i soggettiche suggerirono a Ultimo un'operazione che per fortunaegli contestò, e che avrebbe con tutta probabilità potuto provocarela fuga del latitante, sono noti:342


“fu sempre il cap. De Caprio, il 13 gennaio 1993, aproporre nel corso <strong>di</strong> una riunione con la territorialee con il procuratore aggiunto dott. VittorioAliquò, che suggerivano <strong>di</strong> eseguire una perquisizionenel “fondo Gelsomino”, un altro dei luoghiin<strong>di</strong>cati dal Di Maggio, <strong>di</strong> non procedere con dettaperquisizione, dal momento che riteneva dannosaogni iniziativa <strong>di</strong>retta, ed invece concentrare leinvestigazioni sui Sansone, ottenendol’autorizzazione a mettere sotto osservazione ilcomplesso <strong>di</strong> via Bernini purché svolgesse analogoservizio sul predetto fondo.”E in altro paragrafo, rileva:In quest’occasione emersero per la prima volta due <strong>di</strong>versiorientamenti investigativi, tra loro contrapposti:l’uno, portato avanti dai superiori gerarchici della territorialee dalla procura, favorevole ad un’azione imme<strong>di</strong>atasul territorio; l’altro, sostenuto dal magg.Domenico Balsamo e dal cap. Sergio De Caprio che, invece,riteneva, avendo cognizione <strong>di</strong>retta dal punto <strong>di</strong>vista operativo delle indagini, fosse più utile e proficuo,in vista <strong>di</strong> futuri risultati, evitare iniziative <strong>di</strong>rette sulcampo che avrebbero potuto mettere in allarmel’organizzazione mafiosa e vanificare le attività in corso.Anche perché le vedute aeree del sito non avevano evi-343


denziato movimenti <strong>di</strong> una qualche utilità investigativae dunque non poteva esservi alcuna certezza sulla presenzain loco del latitante Riina, che il Di Maggio viaveva visto ben cinque anni ad<strong>di</strong>etro.Il De Caprio, come riferito in sede <strong>di</strong> esame, propose<strong>di</strong> non procedere con la perquisizione ed invececoncentrare le investigazioni sui Sansone, (notabene: esattamente come proporrà dopo due giorni relativamentealla villa <strong>di</strong> Riina, identico, quin<strong>di</strong> una strategiagiò adottata con due giorni <strong>di</strong> anticipo, in tempi nonsospetti – ndr) da lui ritenuti, per i motivi già innanziesposti, soggetti <strong>di</strong> particolare rilevanza nell’ambito delleindagini che stavano conducendo, riuscendo ad ottenere,all’esito della <strong>di</strong>scussione, l’autorizzazione amettere sotto osservazione il complesso <strong>di</strong> via Bernini,purché assicurasse analogo servizio anche sul “fondoGelsomino” che rimaneva, per l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, ilprincipale obiettivo.”Quella circostanza fu così commentata dal generale Mori inuna sua <strong>di</strong>chiarazione spontanea: ““Se noi avessimo volutoevitare la cattura <strong>di</strong> Riina era molto semplice, il 13 mattina(gennaio 1993 - ndr) avremmo potuto avallare pienamentel’idea prospettata dal dott. Aliquò e dal col. Cagnazzo <strong>di</strong> perquisireil Fondo Gelsomino (che invece avvenne il 21 gennaio’93 ndr), si sarebbe fatta una bellissima sceneggiata al termine344


della quale Riina avrebbe constatato che qualcuno parlava eche era meglio cambiare aria…”Fortuna che Ultimo tenne duro, opponendosi a quell'iniziativa,e riuscì così a catturare Riina.Ciò nonostante, dopo 12 anni fu processato per le vicende <strong>di</strong>quei giorni, mentre i promotori <strong>di</strong> quell'iniziativa, che avrebbepotuto far sfumare la cattura, parteciparono al processo inqualità <strong>di</strong> testi dell'accusa. Fatto però legittimo, anche seapparentemente grottesco, perché comunque l'avere il col.Cagnazzo e il dr. Aliquò promosso un'iniziativa, a 2 soli giornidall'arresto, che avrebbe senz'altro potuto provocare la fugadel latitante, non significa affatto che essi <strong>di</strong> questo fosseroconsapevoli, o peggio che potessero essere dei favoreggiatoriche avrebbero “voluto depistarlo”, come ipotizza il Bongiovanni.Basta usare la logica: se lo fossero stati, favoreggiatori ocollusi, nel vedere che il cerchio del ROS sul boss si stavastringendo verso via Bernini, avrebbero potuto facilmente (edanzi dovuto, se fossero stati “venduti”) far pervenire <strong>di</strong>rettamentel'allarme a Riina invece che inscenare perquisizioni sufon<strong>di</strong> attigui per avvisarlo trasversalmente. E ciò specialmentela sera del 14 gennaio, quando fu noto anche a loro che dalcancello posto sotto osservazione, era stato filmato il passaggiodella Bagarella.345


Invece nella realtà Riina se ne uscì tranquillo la mattina del15 gennaio, completamente ignaro <strong>di</strong> qualsiasi minacciosapresenza, cadendo nella rete. Nessuna informazione o soffiatagli era quin<strong>di</strong> pervenuta.Ecco, questa si chiama logica: prima <strong>di</strong> pensar male <strong>di</strong> unoperatore <strong>di</strong> giustizia o <strong>di</strong> polizia bisogna sempre confrontareil suo operato con la logica complessiva dei fatti. Ci si puòimbattere in iniziative apparentemente, ad un'analisi superficiale,<strong>di</strong>scutibili o sbagliate, ma se queste non possono esseremotivate solo con una volontà criminale ed anzi questa vienesmentita da altri fattori, allora una società civile deve condannarechiunque promuova insinuazioni, sberleffi, strizzatined'occhio, bisbigli e fanghiglia. E soprattutto devecondannare chiunque persista nell'insinuazione, spesso lucrandosu <strong>di</strong> essa, anche dopo che le conclusioni <strong>di</strong> lungheindagini e processi dovrebbero averla scongiurata.Così, quando, ad esempio, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> vent'anni dai fatti ungiornalista scrive ancora che solo il 30 gennaio, due settimanedopo l'arresto, “De Caprio si decide a sputare finalmente ilrospo” quando invece c'è una sentenza che <strong>di</strong>mostra che inquei 15 giorni a De Caprio tutti si sono guardati bene dalfare anche solo una telefonata per fare il punto, e che pertantolui da parte sua non doveva “decidere”, né era stato sollecitato346


a farlo, in merito ad alcun rospo da sputare, questo non faaltro che mantenere in vita una fangosa e mendace insinuazione,e allora bisogna avere il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re in faccia, aquesto giornalista, che il suo comportamento, se non <strong>di</strong>ffamatorio,è comunque incivile, perché incapace <strong>di</strong> osservare ilrispetto civile per le persone.Questa forma <strong>di</strong> inciviltà trova un'aggravante nel fatto chel'immagine <strong>di</strong> un uomo che ha sacrificato la serenità sua e deisuoi famigliari per catturare il più feroce e ven<strong>di</strong>cativo capomafiadella storia <strong>di</strong> questo paese, è un bene comune, un benenazionale, e quin<strong>di</strong> la tutela <strong>di</strong> quest'immagine è cosa d'interessepubblico.Gettare fango su <strong>di</strong> lui senza fondatissime ragioni, significadanneggiare inopinatamente l'immagine <strong>di</strong> tutto il paese <strong>di</strong>fronte all'universo mondo, che dall'esterno poteva vedere, esenza sbagliarsi, la presenza della parte più sana, risoluta,incorrotta <strong>di</strong> questo paese, che invece è sempre visto comemafioso e corrotto, proprio nei vittoriosi cacciatori del capo <strong>di</strong>cosa nostra; per non parlare dei danni concreti arrecati alleforze dell'or<strong>di</strong>ne ed al loro lavoro, alle loro motivazioni: qualestimolo possono ricavare, ad accettare il sacrificio ed il rischiocui vengono sottoposti gli operatori delle forze dell'or<strong>di</strong>ne, nelvedere che persino da un successo importante come la cattura347


<strong>di</strong> Riina, sono scaturite tonnellate <strong>di</strong> fango per il suo artefice,e continuano e continueranno a scaturirne per tutta la suaesistenza? Quale sottufficiale dei carabinieri <strong>di</strong> belle speranze,come era Ultimo quando alla fine degli anni 80 approdò inSicilia, si sentirà ancora così motivato a rischiare la pelle allaricerca <strong>di</strong> un successo investigativo così importante, sullascorta <strong>di</strong> un'esperienza dove per quasi vent'anni non è passatogiorno, o comunque settimana, in cui le amarezze e le offeseconseguite dal fautore <strong>di</strong> quel successo e proprio a seguito <strong>di</strong>quel successo, non fossero fisicamente percepibili da chiunque?E quin<strong>di</strong>, in conclusione, una sola, lapidaria, domanda assolutamenteretorica ed autoconclusiva: chi in Sicilia, ma anche intutta Italia, trae maggior giovamento dalla persecuzione me<strong>di</strong>atica<strong>di</strong> un eroe della lotta al crimine, così come da tutto ciòche può demotivare gli operatori delle forze dell'or<strong>di</strong>ne nelproprio impegno contro le più potenti organizzazioni criminali?348


Appen<strong>di</strong>ceDalla sentenza del 17 luglio 2013 nel proce<strong>di</strong>mento iscritto aln° 1760/08 R.G.T., promosso dal Pubblico Ministero C O N TRO MORI Mario e OBINU Mauro – Sezione IV penale delTribunale <strong>di</strong> Palermo(...)6.- Il presunto contributo dato da Vito Ciancimino, con l’ausilio <strong>di</strong>Bernardo Provenzano, alla cattura <strong>di</strong> Salvatore Riina.A <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO, il padre aveva effettivamente fornito ai CC.in<strong>di</strong>cazioni utili alla cattura <strong>di</strong> Salvatore RIINA ().Dopo aver precisato che Vito CIANCIMINO aveva avuto – dall’agosto alnovembre 1992 - <strong>di</strong>versi incontri con il PROVENZANO per convincerlo acollaborare alla cattura del RIINA (


Bernardo Provenzano? - CIANCIMINO: Si, c’erano più incontri tra mio padre e il LoVerde, Provenzano, più incontro tra mio padre e gli uomini delle forze dell’or<strong>di</strong>ne, epiù incontro tra mio padre e il signor Franco. Io ogni volta per incontri, premetto chesempre un rapporto a tre...>>), Massimo CIANCIMINO ha risposto come seguealla richiesta <strong>di</strong> precisare dove si erano svolti detti incontri dal 25 agosto alnovembre 1992 (il brano dell’esame <strong>di</strong>battimentale si riporta testualmentenon tanto per la sua intrinseca importanza, ma perché costituisce un buonesempio della tendenza del CIANCIMINO a prendere tempo, eludendo ledomande e <strong>di</strong>vagando – nella specie richiamando anche circostanze estraneeal quesito, che avrebbe raccontato successivamente, come quelladell’annullamento <strong>di</strong> un incontro nei giorni imme<strong>di</strong>atamente successivi allastrage <strong>di</strong> via D’Amelio -):


quello che temeva mio padre che per la prima volta stava assistendo a quella cheera realmente una.. la vera, la definiva la vera, il vero pericolo per Cosa Nostra, cioèquella per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> consenso sociale che sempre per mio padre era stata per decennila forza, il concime <strong>di</strong> Cosa Nostra. In quel momento c’era veramente una grandepresa <strong>di</strong> posizione della società civile che si ribellava. Ovviamente questo avevadeterminato anche una paura per quello che era il controllo logistico, le coperture.Ovviamente tutto questo sistema sempre è stato retto da questo consenso socialeche determina omertà.>>.Solo in seguito, ma sempre in modo vago, il <strong>di</strong>chiarante ha specificato che sierano svolti incontri molto prudenti sia a Roma che a Palermo (). A <strong>di</strong>re <strong>di</strong> MassimoCIANCIMINO, il padre aveva messo al corrente il col. MORI ed il cap. DEDONNO del fatto che incontrava il PROVENZANO per convincerlo acollaborare alla cattura <strong>di</strong> RIINA: anzi, il predetto aveva, in proposito, chiesto(ed ottenuto) specifica autorizzazione; da parte loro, i due ufficiali non avevanomai chiesto <strong>di</strong> catturare il PROVENZANO – si noti la consueta propensionedel <strong>di</strong>chiarante a motivare la sua ricostruzione degli avvenimentiricorrendo anche all’uso <strong>di</strong> espressioni (“è chiaro che”) che inducono il sospettoche il predetto, più che limitarsi a rivelare quanto a sua conoscenza, si siaimpegnato nella elaborazione <strong>di</strong> una versione congrua dell’accaduto - (


trando con Provenzano per cercarlo <strong>di</strong> convincerlo a questa finalizzazionedelle notizie per la cattura <strong>di</strong> Riina? - CIANCIMINO: Certo, e nechiede anche l’autorizzazione, perché ovviamente nel momento in cuimio padre propone quella che è la sua tesi iniziale e <strong>di</strong>ce secondo metrattare con l’uomo con cui non si tratta, come <strong>di</strong>ciamo ha usatol’espressione <strong>di</strong>ciamo chi “nasce tondo non muore quadrato”, <strong>di</strong>ceneanche è nato né tondo e né quadrato, ancora dobbiamo capire la forma, comunqueè nato in quella maniera e non si cambierà mai. Per cui mio padre dalla...inizialmente aveva detto che secondo lui l’unica maniera possibile era <strong>di</strong>... era quella<strong>di</strong> mettere fine alla latitanza facendo si che si potesse catturare Provenzano. Erastato Provenzano che aveva detto a mio padre facciamo questo tentativo. Poi c’e’quella presa <strong>di</strong> responsabilità e quin<strong>di</strong>... <strong>di</strong> questa seconda fase <strong>di</strong> trattative è chiaroche mio padre informa i suoi interlocutori <strong>di</strong>retti, anche perché giungere alla cattura<strong>di</strong> Provenzano non doveva essere mio padre ma dovevano essere loro, per cui era unlavoro... - P.M.: Alla cattura <strong>di</strong>? - CIANCIMINO: Di Riina, mi scusi, doveva essere unlavoro congiunto. - P.M.: E in quella fase i carabinieri, visto quello che lei hadetto ora, cioè che sapevano che suo padre incontrava Provenzano, nonchiesero mai <strong>di</strong> potere catturare Provenzano? - CIANCIMINO: No. Nonfu mai chiesto, non e’ stata mai chiesta questo tipo... questa tipo <strong>di</strong> richiestanon e’ stata mai avanzata, ma credo che neanche era stata mai ipotizzata, inquanto credo gli stessi furono informati sin dall’inizio che l’interlocutore privilegiato <strong>di</strong>questo tipo <strong>di</strong> rapporto era Provenzano, anche per giungere a Riina. Mio padre sindall’inizio informò <strong>di</strong> non avere rapporti, <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care Riina come <strong>di</strong>ciamo un poco <strong>di</strong>buono e sicuramente non un mente aperta a potere effettuare questo tipo <strong>di</strong><strong>di</strong>alogo. Per cui è chiaro che... ovviamente si cercava <strong>di</strong> essere prudenti, però…>>) -.Secondo la versione del DE DONNO e del MORI, Vito CIANCIMINO avevaeffettivamente manifestato la sua <strong>di</strong>sponibilità ad adoperarsi per la cattura delRIINA, ma i due non hanno mai confermato <strong>di</strong> essere stati informati della352


identità dei referenti dello stesso CIANCIMINO e men che meno del fattoche lo stesso si identificasse nel PROVENZANO; anzi, il DE DONNO, nelcorso della sua deposizione <strong>di</strong>battimentale, ha espressamente negato <strong>di</strong> avermai parlato del PROVENZANO con Vito CIANCIMINO ().Ora, in merito alla atten<strong>di</strong>bilità della contraria in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Massimo CIAN-CIMINO non mancano insuperabili perplessità, ra<strong>di</strong>cate da qualche incoerenzaed anche da qualche incongruenza, che emergono da una analisi comparativadelle affermazioni del medesimo.Sotto il primo profilo, si può evidenziare come siano state <strong>di</strong> ben <strong>di</strong>versotenore le affermazioni rese in proposito dal predetto nel corsodell’interrogatorio del 18 giugno 2008, allorché egli ha espressamente affermato<strong>di</strong> non sapere se il padre avesse rivelato ai CC. che il suo interlocutore<strong>di</strong>retto era il PROVENZANO, sostenendo, per contro, peraltro con tonitutt’altro che persuasivi (connotati da una iniziale incertezza – “sicuramenterivelò che l’avrebbe dovuto incontrare però non credo … non penso che era <strong>di</strong>fficile…però questo si tratta <strong>di</strong> deduzioni e non voglio… perché per il…” -), che ilpadre medesimo gli aveva rivelato <strong>di</strong> aver detto al cap. DE DONNO, a propositodella richiesta del passaporto, che il documento gli occorreva perrecarsi all’estero al fine <strong>di</strong> incontrare il PROVENZANO (


questo si tratta <strong>di</strong> deduzioni e non voglio … perché per il … - P.M.:Come fa a <strong>di</strong>re sicuramente rivelò che avrebbe dovuto incontrare Provenzanoproprio Provenzano? - CIANCIMINO: Come? - P.M.: Come fa<strong>di</strong>re: sicuramente rivelò ai Carabinieri che lui avrebbe dovuto incontrareProvenzano? - CIANCIMINO: Glielo <strong>di</strong>sse in occasione della richiesta delPassaporto che doveva recarsi all’Estero per incontrare, lui mi <strong>di</strong>sse chegli aveva detto per incontrare Provenzano poi non so cosa ha detto e cosa hascritto a verbale nei vostri interrogatori ma lui mi <strong>di</strong>sse che proprio il motivo eraquesto e il consiglio che gli aveva dato proprio Provenzano. - P.M.: Ho capito. -CIANCIMINO: Questo, questo non è deduzione; cioè io non so se ha messo alcorrente i Carabinieri che l’interlocutore <strong>di</strong>retto era … però non, non …- P.M.: Però lei <strong>di</strong>ce, sa che gli aveva detto che il soggetto che si doveva incontrare inGermania, che doveva incontrare in Germania, era Provenzano … - CIANCIMINO:… sì, era Provenzano. Sì, come poi nel secondo tempo e credo che ne era presentegià il dott. Ingroia, ha riferito che il contatto <strong>di</strong>ciamo, in<strong>di</strong>retto tra mio padre e ilRiina era il dott. Cina’, Jolanda per <strong>di</strong>rci come lo conoscevo io, l’Ingegnere Jolanda.>>).Che la menzione del PROVENZANO ai CC. fosse stata circoscritta al programmatoincontro all’estero cui era funzionale il rilascio del passaporto,Massimo CIANCIMINO lo ha ripetuto in occasione dell’interrogatorio del 21giugno 2008, nel quale ha ad<strong>di</strong>rittura affermato che il padre aveva omesso <strong>di</strong>parlare ai militari dei precedenti due o tre incontri che aveva già avuto con ilboss corleonese (


erano avvenuti, perché mio padre il Provenzano in quel periodo l’avevaincontrato 2 – 3 volte>>). Sotto il secondo profilo si deve ricordare cheMassimo CIANCIMINO ha avuto occasione <strong>di</strong> precisare che il col. MORIveniva ritenuto un valido esponente delle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne impegnato nellalotta alla mafia e che sia il padre che, soprattutto, il PROVENZANO <strong>di</strong>ffidavano<strong>di</strong> lui. A parte il già ricordato, più che eloquente, riferimento latino (“TimeoDanaos et dona ferentes”) <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO, si possono, al riguardo,riportare le seguenti <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO:


chiaro, l'ha detto… - CIANCIMINO: L'ho detto svariate volte. Ci sono due fasi… -PRESIDENTE: Quando gliela <strong>di</strong>ce suo padre questa cosa, come <strong>di</strong>re, questo scetticismo,chiamiamolo così, nei confronti… - CIANCIMINO: Questo scetticismo me lomanifesta anche proprio sul momento, che era… - PRESIDENTE: Anche nel '92? -CIANCIMINO: Anche nel '92 mi manifesta un po' questa <strong>di</strong>ffidenza, peròriba<strong>di</strong>sco come, visto, come ho detto antecedentemente in qualcheu<strong>di</strong>enza, visto l'autorità ed anche lo spessore morale, lo spessore deisoggetti preposti a questa "trattativa", esercitava in mio padre unquesito: "come mai, due soggetti così vali<strong>di</strong>, un colonnello Mori", chemio padre definiva veramente come la punta della lotta al crimineorganizzato, venisse a proporre questo, per cui si chiese… lo trovavaanomalo, per cui cercò <strong>di</strong> sincerare quelle che erano le intenzioni, anchepresso terzeamicizie e terzi suoi canali.>>;


po'... <strong>di</strong>ciamo anche se <strong>di</strong> fatto non era la realtà, <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che qualora questa trattativadoveva andare incontro, specialmente dopo la consegna <strong>di</strong> Riina, il tutto eramolto più prudente avvenisse in territorio estero. Ovviamente l'ipotesi <strong>di</strong> fare perseguirequesta trattativa in territorio estero era qualcosa che era un po' data così, unpo' per depistare. Da lì appunto la famosa volontà dei carabinieri nell'aiutarlo nelrilasciare il famoso passaporto. Per cui <strong>di</strong> fatto era una specie <strong>di</strong> alibi per un po'smistare quello che potevano essere... eventuali pe<strong>di</strong>namenti, ma <strong>di</strong> fatto gli incontridovevano normalmente continuare a avvenire in territorio italiano. Una specie <strong>di</strong>alibi che era stata data per un po' sviare eventuali pe<strong>di</strong>namenti.>>.La <strong>di</strong>ffidenza <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO ed anche del PROVENZANO verso il col.MORI ed il cap. DE DONNO era stata affermata da Massimo CIANCIMINOanche nel corso dei suoi interrogatori. Si possono, al riguardo, citare il puntodell’interrogatorio del 15 maggio 2008 concernente l’esigenza del padre <strong>di</strong>mettere alla prova i CC. chiedendo loro, su sollecitazione del suo interlocutore(PROVENZANO), <strong>di</strong> procurargli il passaporto () e quello dell’interrogatorio del 9 luglio 2008 concernentela cautela usata dal padre nel comunicare quanto sapeva in merito alla ubicazionedella abitazione del RIINA (


Riina, già ne era a conoscenza da circa 20 giorni, un mese, mio padre era a conoscenza<strong>di</strong> dove abitava Riina dal mese <strong>di</strong> novembre, me lo specificò chiaramente. -P.M.1: Quin<strong>di</strong> suo padre dal mese <strong>di</strong> novembre sapeva dove stava Riina? - CIAN-CIMINO: Sapeva dove stava Riina, sì! Ovviamente coi pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> piombodava le notizie a chi doveva anche perché, riba<strong>di</strong>sco che non c’eraun’estrema fiducia nel… - P.M.1: Sapeva perché, glielo aveva detto il Lo Verde?– CIANCIMINO: Glielo aveva detto il Lo Verde, sì.>>).Ma, del resto, che l’opinione corrente sul col. MORI fosse quella <strong>di</strong> un valido eleale protagonista della lotta al crimine emerge, in primo luogo, dalle in<strong>di</strong>cazioniprovenienti da autorevolissimi ambienti istituzionali, davvero al <strong>di</strong> sopra<strong>di</strong> ogni sospetto. Ci si può limitare a ricordare, in proposito:--- le <strong>di</strong>chiarazioni dell’on. Luciano VIOLANTE, che ha definito il col. MORI uneccellente ufficiale ();--- le <strong>di</strong>chiarazioni della dr.ssa Liliana FERRARO, che ha ricordato come imagistrati che ella frequentava (e primo fra tutti il dr. Giovanni FALCONE,della quale era stata stretta collaboratrice) avessero la massima fiducia nel col.MORI (


incontrato anche durante il periodo del terrorismo, era… per me era il… il…l’ufficiale che aveva collaborato nel tempo con Piero Vigna, con Giancarlo Caselli,con… con Ilda Boccassini, oltre che con Giovanni, sapevo dell’indagine che avevanoportato avanti, questa “<strong>ultimo</strong>”, <strong>di</strong> mafia (INCOMPRENSIBILE). Cioè per me era unufficiale che… <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> cui i… i magistrati che io in quell’epoca frequentavoaveva… nel quale avevano massima fiducia.>>);--- le <strong>di</strong>chiarazioni del dr. Gian Carlo CASELLI, che ha precisato come, malgradoi <strong>di</strong>verbi causati dalla vicenda della mancata perquisizione della abitazione<strong>di</strong> Salvatore RIINA, i rapporti con il ROS, che ha definito “corpoaltissimamente specializzato alla lotta del crimine organizzato”, fossero proseguiticon la stessa intensità ed ha negato <strong>di</strong> aver mai ricevuto segnalazioni <strong>di</strong> inaffidabilitàdei capi del ROS (


lotta contro Cosa Nostra…” insomma una cosa del genere si ricorderebbe sequalcuno ha segnalato una cosa del genere credo piuttosto grave. - CASELLI: noncredo <strong>di</strong> aver avuto segnalazioni del genere.>>);--- le <strong>di</strong>chiarazioni del dr. Fausto CARDELLA, attuale Procuratore dellaRepubblica <strong>di</strong> Terni e già impegnato, quale applicato alla Procura della Repubblica<strong>di</strong> Caltanissetta, nelle indagini sulle stragi del 1992 per le quali collaboròanche con gli imputati, verso cui nutriva “alta considerazione”, con<strong>di</strong>visa nelsuo gruppo <strong>di</strong> lavoro; il teste ha escluso <strong>di</strong> aver mai percepito perplessità sullalealtà dei predetti (


sionali con i predetti ufficiali? - CARDELLA: Guar<strong>di</strong>..... adesso non cerchiamo (incomprensibile),comunque sono stati rapporti <strong>di</strong> grande collaborazione, che poi sonoanche sopravvissuti anche se non è più capitato neanche <strong>di</strong> incontrarci, ogni tantocon Generale Mori è capitato <strong>di</strong> farsi qualche augurio magari per interposta personain occasione <strong>di</strong> Natale, con Obinu neanche questo. Però allora furono dei rapporti <strong>di</strong>collaborazione, e insomma almeno da parte mia nei loro confronti anche <strong>di</strong> altaconsiderazione.>>; );--- le <strong>di</strong>chiarazioni del dr. Gioacchino NATOLI, il quale ha riferito dell’ottimaopinione che lo stesso dr. FALCONE aveva del MORI, con il quale, perragioni <strong>di</strong> servizio, aveva frequenti contatti. Il dr. NATOLI ha, altresì, parlato


<strong>di</strong> alcuni dubbi espressi (dalla dr.ssa PRINCIPATO) sul MORI in relazione allacorrettezza della gestione della vicenda ILARDO, escludendo che in precedenzaaveva avuto mai sentore <strong>di</strong> perplessità in or<strong>di</strong>ne alla lealtà del MORI(


iunione mentre ci si spostava eccetera. Quin<strong>di</strong> particolare non sono in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><strong>di</strong>re nulla, ma certamente la vicenda del Colonnello Riccio eccetera eccetera...... -PRESIDENTE: Si, quella....... - NATOLI: La vicenda della....... del collaboratore chevenne ucciso subito dopo, come si chiama non me lo ricordo più. - PRESIDENTE:Ilar<strong>di</strong>. - NATOLI: Ilar<strong>di</strong>, Luigi Ilar<strong>di</strong> questa..... ecco lì si..... si sollevarono..... - PRESI-DENTE: Delle perplessità. - PRESIDENTE: Dei dubbi, delle perplessità sulla,tra virgolette....... - PRESIDENTE: In precedenza no. - NATOLI: Correttagestione della questione, e mi tengo questa definizione. - PRESIDENTE:In precedenza invece no. - NATOLI: In precedenza assolutamente no,come ho detto...... - PRESIDENTE: Va bene. - NATOLI: Lei mi avevachiesto il dottore Falcone...... - PRESIDENTE: Si. - NATOLI: Il dottoreFalcone aveva una ottima considerazione del Colonnello Mori, perquello che ho potuto ascoltare io.>>). Per inciso si osserva che la in<strong>di</strong>cazionedel dr. NATOLI non si conciliacon la appena ricordata affermazione delCapo della Procura <strong>di</strong> Palermo dell’epoca, dr. Gian Carlo CASELLI, il quale,per la sua veste istituzionale, non poteva non essere messo al corrente <strong>di</strong>eventuali dubbi sulla lealtà del MORI. Quanto alla dr.ssa PRINCIPATO, lastessa ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> aver coltivato perplessità sull’operato del ROS inoccasione dell’incontro <strong>di</strong> Mezzojuso, che ha, però, ricondotto, in terminigenerali, alle modalità “atten<strong>di</strong>ste” che solitamente ne ispiravano l’azione,senza adombrare perplessità sulla lealtà degli imputati. La stima che i magistratipiù impegnati sul versante della lotta alla mafia nutrivano per l’imputatoMORI trova conferma nelle <strong>di</strong>chiarazioni del gen. Antonio VIESTI, già comandantegenerale dell’Arma (


qualità e le capacità investigative. – AVV. MILIO: Può <strong>di</strong>rci, per quelle che sono le sueconoscenze, quale era la valutazione del Colonnello Mori che veniva fatta dagli altriMagistrati <strong>di</strong> Palermo? - VIESTI: Quando io andavo in contatto gli chiedevo chec'erano problemi o meno e avevo occasione, mi riferivano, nessun... Cioè erano tuttifavorevoli alla sua presenza qui in area. – AVV. MILIO: Ricorda quale era la considerazionedel dottor Paolo Borsellino nei confronti del Colonnello Mori? - VIESTI: Lostesso, perché Paolo Borsellino avevamo occasione più <strong>di</strong> sentirci per telefono che <strong>di</strong>vederci, poi ebbi anche una occasione <strong>di</strong> vederlo <strong>di</strong>rettamente. E credo mi dette una(PAROLA INCOMPRENSIBILE) favorevole nei riguar<strong>di</strong> del Colonnello Mori. Chiedoscusa per la voce, mi si è abbassata repentinamente.>>).Ma, a proposito della considerazione in cui veniva tenuto il ROS, si può fareriferimento anche ai rapporti che il dr. Paolo BORSELLINO intrattenne, fino apochi giorni prima della sua morte, con i CC. (vedansi, tra l’altro, le <strong>di</strong>chiarazionidei testi MANDUZIO e CANALE) ed alle in<strong>di</strong>cazioni provenienti daambienti mafiosi.Al riguardo, si possono citare le seguenti, eloquenti <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> GiovanniBRUSCA, il quale ha usato una colorita espressione metaforica (“<strong>di</strong>avolo”) perdare l’idea del modo in cui veniva valutato, dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Cosa Nostra,l’imputato MORI (


pur non avendomelo detto, quin<strong>di</strong> questo mi stranizzò, <strong>di</strong>co: “guarda, pur <strong>di</strong> ottenereun beneficio...”, perché lui in quel momento storico, chi non lo sapesse, era solocondannato all’ergastolo per il maxi uno, vai a fare il patto con il <strong>di</strong>avolo, fra virgolette.- T: il <strong>di</strong>avolo era Mori? - IMP. DI R.C. BRUSCA: chiedo scusa, nel senso secondoloro. - T: va bene, secondo la sua... - IMP. DI R.C. BRUSCA: sì, sì, era il ragionamento...- P.M. DI MATTEO: dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> “Cosa Nostra”. - IMP. DI R.C. BRUSCA:sì.>>).La in<strong>di</strong>cazione circa la <strong>di</strong>ffidenza che il col. MORI incuteva in Vito CIANCIMI-NO e nel PROVENZANO appare, questa sì, più che plausibile: un minimo <strong>di</strong>prudenza, invero, avrebbe dovuto consigliare ai predetti <strong>di</strong> non affidarsitotalmente ai CC. e <strong>di</strong> non escludere che i medesimi potessero approfittaredelle confidenze del primo per trarre in arresto il secondo, la cui cattura nonera molto meno appetibile, per un investigatore, <strong>di</strong> quella del RIINA. In buonasostanza, non sembra affatto logico (o, usando il linguaggio <strong>di</strong> MassimoCIANCIMINO, non è affatto “chiaro”) che Vito CIANCIMINO, il cui plausibilescopo poteva essere effettivamente quello <strong>di</strong> agevolare la cattura del RIINAper acquisire consistenti benefici personali in vista della prossima definizionedei proce<strong>di</strong>menti penali in cui era coinvolto, abbia rivelato ai CC. i suoicontatti con il PROVENZANO, esponendo quest’<strong>ultimo</strong>, ed anche, in definitiva,se stesso ad un rischio inutile. Vito CIANCIMINO era persona quanto maiastuta, permeata da cultura mafiosa, attenta a quanto <strong>di</strong>ceva ed assai pocopropensa alle confidenze (significative appaiono le seguenti <strong>di</strong>chiarazionidell’avv. Giorgio GHIRON, che pure all’epoca era persona <strong>di</strong> fiducia delpredetto, essendo uno dei suoi <strong>di</strong>fensori:


lei lo conosce?>" Quin<strong>di</strong> lei ha detto che nel momento in cui ha parlato con VitoCiancimino del capitano De Donno, chiedendogli "ma che c'ha… che ci sta a farequa?" e Ciancimino non… non rispose, imme<strong>di</strong>atamente chiese anche se avevaconosciuto anche Mori. - GHIRON: E' una domanda <strong>di</strong>versa da quello che mi hafatto prima. Io non ho domandato a Ciancimino cosa c'entra il colonnello Mori,domandai se conosceva anche la… il colonnello Mori, è una cosa <strong>di</strong>versa. – P.M.: Iole avevo detto se aveva conosciuto… va beh, comunque, questo che… gliel'ha fattaquesta domanda… - GHIRON: Si, si. – P.M.: … Conosceva il colonnello… - GHI-RON: Certo. – P.M.:: … Mori? - GHIRON: Certo. - P.M.: Gliel'ha fatta nel contesto incui aveva precedentemente fatto inutilmente la domanda… - GHIRON: Sissignore. –P.M.: … "Ma De Donno che ci sta a fare qua?" - GHIRON: Sissignore. – P.M.: Si. Esiamo prima del 3 Luglio. A… a questa sua domanda che cosa risponde? - GHI-RON: Rispose con una barzelletta prima <strong>di</strong> tutto, che non voglio ripetere qua, peròmi <strong>di</strong>sse in pratica che ognuno sa le cose sue. E lì stetti zitto. – P.M.: Cioè che vuol<strong>di</strong>re ha risposto con una barzelletta? - GHIRON: Mi fece una barzelletta… <strong>di</strong>ce:"ma lei la sa la barzelletta dei Carabinieri… su quel carabiniere che vuole farel'esame per <strong>di</strong>ventare sottufficiale?" Dico: "no". "Allora, questo gli domanda: sa la<strong>di</strong>fferenza fra Giulio Cesare e Napoleone? Lui gli risponde . Senta, ma allora leilo sa chi è il Presidente della repubblica italiana? E quello gli fa: . Gli fa altredue domande e lui risponde: . Allora gli fa, senta la voglio aiutare: qual è lasigla <strong>di</strong> Bologna? >E che ne so io>. Cioè invece <strong>di</strong> rispondere BO cosa ne so".>>).E’, allora, assai più logico pensare che il predetto [Vito Ciancimino] abbiarivelato ai CC. Soltanto quanto era strettamente necessario. E, in quel contesto,non era certamente necessario che, per raggiungere i suoi scopi, rivelasseai CC. la identità dei suoi interlocutori mafiosi e men che meno che riferisse<strong>di</strong> avere in programma ripetuti incontri con il PROVENZANO, chiedendo,ad<strong>di</strong>rittura, una specifica autorizzazione in proposito.Né, d’altro canto, appare logico pensare che il PROVENZANO avrebbe366


consentito a Vito CIANCIMINO <strong>di</strong> mettere in pericolo la sua già lunga latitanzaparlando agli ufficiali dei CC. dei suoi contatti con lui. Ma un ulterioreelemento logico idoneo a convalidare l’esposto convincimento si trae dallemodalità <strong>di</strong> ricerca della abitazione del RIINA, alle quali Vito CIANCIMINO,con il coinvolgimento dei CC., fece, almeno all’apparenza, ricorso. Va premessoche, secondo Massimo CIANCIMINO, nel mese <strong>di</strong> novembre del 1992il padre aveva chiesto al cap. DE DONNO documentazione, costituita damappe catastali e tabulati <strong>di</strong> utenze telefoniche, elettriche ed idriche,relativa ad una vastissima area dell’abitato <strong>di</strong> Palermo (da Monrealefino al porto), documentazione funzionale alla in<strong>di</strong>viduazione dellaabitazione del RIINA. La ragione <strong>di</strong> tale specifica richiesta risiedeva nellacircostanza che Vito CIANCIMINO aveva già ricevuto alcune in<strong>di</strong>cazioni daimpren<strong>di</strong>tori che avevano eseguito lavori (il resoconto del <strong>di</strong>chiarante sulpunto non appare affatto chiaro e sembra mutuato dalle vaghe notizie desumibilidagli scritti del padre sui quali ci si soffermerà) e che la documentazioneavrebbe dovuto essere consegnata al PROVENZANO perché costui fornisseuna informazione più precisa <strong>di</strong> quella, più generica (riguardante una più vastazona in cui era ubicata la abitazione del RIINA), che aveva dato in precedenzaal padre(


esatte per giungere alla cattura. Ovviamente mio padre in<strong>di</strong>cò una zona che lui inlinea <strong>di</strong> massima sapeva dove poteva essere, ovviamente le in<strong>di</strong>cazioni precisedovevano venire dal Provenzano. - P.M.: Quin<strong>di</strong> in quel momento, quando chiede lemappe, ancora Provenzano non gli aveva dato nessuna in<strong>di</strong>cazione? - CIANCIMINO:Provenzano gli aveva in<strong>di</strong>cato, aveva confermato a mio padre che la zona <strong>di</strong>ciamoera quella. - P.M.: Generica. - CIANCIMINO: La zona da cercare era, i sospetti <strong>di</strong>mio padre, <strong>di</strong>ce quando, mi ricordo quando fui coinvolto in dei lavori che bisognavafare urgentemente in una certa zona, la conferma arrivò. Poi ovviamente il Provenzano<strong>di</strong>sse che potere arrivare <strong>di</strong>ciamo alla identificazione precisa serviva anche unaserie <strong>di</strong> documentazione, che poi fu richiesta ai carabinieri.>>).Al <strong>di</strong> là della intrinseca confusione, il racconto sembra delineare che fosse nelpatrimonio delle conoscenze <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO qualche informazioneconcernente lavori e<strong>di</strong>li che potessero aver riguardato il fabbricato in cuirisiedeva il RIINA. Si stenta, allora, a comprendere quale necessità <strong>di</strong>consultare mappe o utenze potesse avere il PROVENZANO e, inmodo più ra<strong>di</strong>cale, quale utilità avesse il coinvolgimento <strong>di</strong>quest’<strong>ultimo</strong>: ed invero, se è plausibile – ancorché niente affattocerto - che il boss mafioso non conoscesse, con un margine <strong>di</strong> approssimazioneassai contenuto, la zona in cui era ubicata la abitazionedel RIINA, non si comprende, invero, come potesseagevolarlo in modo decisivo nella ricerca la consultazione <strong>di</strong> elenchi<strong>di</strong> utenze o <strong>di</strong> piantine o <strong>di</strong> mappe. Più in particolare: se il PRO-VENZANO conosceva qualche possibile falso nome usato dal RII-NA, avrebbe potuto senz’altro riferirlo a Vito CIANCIMINO, cheavrebbe trasmesso l’informazione agli inquirenti, i quali avrebberopotuto svilupparla; se sapeva chi fossero gli impren<strong>di</strong>tori che potesseroaver messo a <strong>di</strong>sposizione del RIINA la casa in cui abitava, avrebbe senz’altropotuto riferirlo a Vito CIANCIMINO, che avrebbe trasmesso l’informazioneagli inquirenti che avrebbero potuto svilupparla; se era in possesso <strong>di</strong> qualsi-368


voglia altra informazione utile alla ricerca della abitazione del RIINA, avrebbesenz’altro potuto riferirla a Vito CIANCIMINO, il quale la avrebbe trasmessaagli inquirenti.E’ vero che, in astratta ipotesi, il PROVENZANO (o lo stesso CIANCIMINO)potrebbe essere stato restio a fornire ai CC. in<strong>di</strong>cazioni che potessero comprometterei favoreggiatori del RIINA, ma, a parte che il reperimento delmedesimo attraverso la conoscenza della ubicazione della zona in cui risiedevaavrebbe pressoché inevitabilmente comportato la in<strong>di</strong>viduazione della suaabitazione, con conseguente identificazione dei favoreggiatori, non si vededavvero la ragione per cui lo stesso PROVENZANO (o il CIANCIMINO), unavolta determinatosi a tra<strong>di</strong>re il suo compaesano, dovesse preoccuparsi <strong>di</strong> nonpregiu<strong>di</strong>care coloro che ne avevano agevolato la latitanza mettendogli a<strong>di</strong>sposizione la casa in cui viveva. Anzi, ci si potrebbe spingere più in là nellapossibile ricostruzione logica fondata sulle in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Massimo CIANCIMI-NO: se il PROVENZANO si fosse effettivamente persuaso a collaborare allacattura del RIINA in quanto convinto che la strategia stragista abbracciata daquest’<strong>ultimo</strong> e dai suoi fedelissimi fosse foriera <strong>di</strong> gravi danni per la organizzazionemafiosa e dovesse essere abbandonata (vedasi infra), nell’ottica <strong>di</strong> unritorno alla normalità era, semmai, interesse del predetto agevolare l’arrestodegli esponenti mafiosi più vicini allo stesso RIINA.Ma non ci si può fermare alle riflessioni appena esposte.Il collaboratore <strong>di</strong> giustizia Giovanni BRUSCA, pur riconoscendo <strong>di</strong>non poter essere categorico in relazione allo specifico periodo in cuiil RIINA era stato catturato, ha fatto appello alle sue conoscenzeventennali (dell’ambiente <strong>di</strong> Cosa Nostra) ed ha espresso il convincimentoche il PROVENZANO fosse fra i pochi che avevano liberoaccesso alla abitazione del RIINA, aggiungendo che, comunque,ammesso che non ne conoscesse l’esatta ubicazione, era perfettamentein grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare chi la volesse in<strong>di</strong>viduare senza neces-


sità <strong>di</strong> consultare all’uopo mappe o tabulati (


Bocca<strong>di</strong>falco. E che rapporti ci ha con la Noce Bocca<strong>di</strong>falco? - BRUSCA: per quelloche io... erano le mie conoscenze <strong>di</strong> allora, ottime. - T: voglio <strong>di</strong>re, fa parte delmandamento della Noce? - BRUSCA: no. - T: no? - BRUSCA: no, sono due mandamenti<strong>di</strong>versi, però i rapporti erano ottimi. - T: uhm! E Raffaele Ganci che rapportiaveva con Riina? - BRUSCA: sino... prima <strong>di</strong> quell’incontro che è dopo il suo arresto,che ha cambiato atteggiamento, ottimissimi! - T: ottimissimi. Vuol <strong>di</strong>re, potevaandare a casa <strong>di</strong> Riina? - BRUSCA: sì. - T: cioè era, come <strong>di</strong>re, uno dei pochi che... -BRUSCA: più che... - T: ... aveva... - BRUSCA: non lo <strong>di</strong>co... non lo <strong>di</strong>co oggi perché loso, era... più che lui, quelli che potevano andare a casa sua erano: Giuseppe GiacomoGambino, Antonino Cinà, quello veniva a San Giuseppe... andava dovunquequello, Antonino Cinà, Domenico Ganci, e quin<strong>di</strong> Raffaele Ganci, e... i Sansone che loavevano nelle mani, e... Provenzano, Leoluca Bagarella ultimamente, perché anchelui per un momento non ci poteva andare, ma poi c’è andato, e... e qualche altrosoggetto, ma il cerchio... quello... Bion<strong>di</strong>no Salvatore che ha... Bion<strong>di</strong>no Salvatore inquanto proveniva dalla famiglia <strong>di</strong> San Lorenzo, Giuseppe Giacomo Gambino, cioè inriferimento a Giuseppe Giacomo Gambino, e che era uno <strong>di</strong> quelli che potevaandarci. Questi soggetti, per quelle che sono le mie conoscenze ventennali, avevanosempre accesso libero a casa <strong>di</strong> Salvatore Riina. - T: va bene. Provenzano... - BRU-SCA: Antonino Madonia... - T: quin<strong>di</strong> dobbiamo concludere che Provenzano nonavesse bisogno <strong>di</strong> mappe per in<strong>di</strong>care dove abitava Riina? - BRUSCA: e... assolutamenteno, Signor Presidente. - INTERVENTI: (fuori microfono). - BRUSCA: bastavadare... se questo... - T: <strong>di</strong>co: lei è certo <strong>di</strong> questa cosa? - BRUSCA: e... Signor Presidente,come... non ho la prova, però se devo deciderlo io, Provenzano non avevabisogno <strong>di</strong>... <strong>di</strong> mappe o <strong>di</strong>... o <strong>di</strong> altra... o <strong>di</strong> altra circostanza, poteva dare benissimola dritta.>>).Nel corso del suo <strong>ultimo</strong> esame (u<strong>di</strong>enza del 18 settembre 2011) ilBRUSCA ha, inoltre, voluto spontaneamente chiarire, esprimendosiin modo piuttosto involuto, che Massimo CIANCIMINO potevaessere stato fuorviato dal padre a proposito delle mappe (vedasi


infra) ed ha riba<strong>di</strong>to che, comunque, Bernardo PROVENZANO nonaveva necessità <strong>di</strong> consultare mappe per venire a conoscenza delluogo in cui abitava il RIINA ().La, si deve riconoscere, non <strong>di</strong>rimente in<strong>di</strong>cazione del BRUSCA trova, però,rispondenza in una affermazione dello stesso Massimo CIANCIMINO, il qualeha <strong>di</strong>chiarato che, secondo quanto riferitogli dal padre, il PROVENZANO erain grado, comunque, <strong>di</strong> reperire in breve tempo il RIINA ().372


Del resto, se si volesse dare cre<strong>di</strong>to allo stesso CIANCIMINO, si dovrebberitenere che già attorno al novembre del 1992 il padre fosse a conoscenza,per averla appresa dal PROVENZANO, della ubicazione della abitazione delRIINA (si veda, in particolare, la trascrizione dell’Interrogatorio del 21 giugno2008: ).Ma se il PROVENZANO era in grado <strong>di</strong> reperire prontamente il RIINA non sicomprende quale necessità vi fosse del ricorso alle mappe ed ai tabulatirichiesti dallo stesso CIANCIMINO ai CC., a meno <strong>di</strong> non contemplare duepossibili ipotesi, alternative fra loro: a) il PROVENZANO era, in realtà,estraneo alla specifica vicenda, sicché Vito CIANCIMINO aveva effettivanecessità <strong>di</strong> ricorrere a quei supporti documentali per promuovere e valorizzarele informazioni solo frammentarie <strong>di</strong> cui poteva venire in possesso; b)Vito CIANCIMINO (a maggior ragione, se già nel novembre 1992 era aconoscenza della ubicazione della <strong>di</strong>mora del RIINA) volle rappresentare


fittiziamente ai CC. che la ricerca della abitazione del RIINA si stava svolgendoattraverso un percorso in<strong>di</strong>retto e laborioso, per nascondere ai predetti <strong>di</strong>essere, in realtà, in collegamento con una fonte (il PROVENZANO) che, alcontrario, era in grado <strong>di</strong> reperirla.In buona sostanza, se, come sostenuto da Massimo CIANCIMINO, ilPROVENZANO fu effettivamente <strong>di</strong>sponibile a collaborare allacattura del RIINA ritenendo che la leadership del predetto fosseormai dannosa per le sorti <strong>di</strong> Cosa Nostra, deve ragionevolmenteescludersi che tale <strong>di</strong>sponibilità sia stata rivelata da Vito CIANCI-MINO agli ufficiali dei CC. con i quali interloquiva.In ogni caso, a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO, nel novembre del 1992 il cap.DE DONNO aveva procurato la documentazione richiesta che aveva consegnatoin due fasi: una prima parte la aveva recata al <strong>di</strong>chiarante, che, a suavolta, la aveva portata al padre; una seconda parte la aveva portata <strong>di</strong>rettamentea Vito CIANCIMINO.Quest’<strong>ultimo</strong>, esaminata la documentazione, aveva concentrato l’attenzione suun’area della città <strong>di</strong> Palermo compresa fra Baida e la zona sottostante la viaLeonardo da Vinci, la cui mappa aveva incaricato il <strong>di</strong>chiarante <strong>di</strong> fotocopiarein due fogli A3, che avrebbero dovuto essere recati a Palermo. Le stessefotocopie, insieme ai tabulati delle utenze elettriche e telefoniche e ad unbiglietto <strong>di</strong> accompagnamento, erano state, quin<strong>di</strong>, portate a Palermo daMassimo CIANCIMO e consegnate al PROVENZANO nei primi giorni <strong>di</strong><strong>di</strong>cembre del 1992, .La stessa documentazione era stata successivamente restituita dal PROVEN-ZANO; il <strong>di</strong>chiarante ed il padre si erano recati a Palermo e lo stesso MassimoCIANCIMINO la aveva ritirata presso persone vicine al boss, imparentate374


con il geom. LIPARI. Imme<strong>di</strong>atamente dopo, però, Massimo CIANCIMINO, inconformità con una interlocuzione del P.M., ha <strong>di</strong>chiarato che la documentazioneera stata ritirata dal padre, che egli aveva accompagnato. In ogni caso,Vito CIANCIMINO era ripartito per Roma, lasciando al figlio l’incarico <strong>di</strong>portare nella capitale la documentazione restituita dal PROVENZANO, cheavrebbe dovuto essere consegnata al DE DONNO, con il quale era già statofissato un appuntamento per il 17, o il 18 o il 19 <strong>di</strong>cembre 1992 (


appuntamento in via Leonardo Da Vinci a ritirare questa busta. Mio padre mi daquesta busta, mi <strong>di</strong>ce che lui parte prima, e io lo raggiungevo uno, due giorni dopo.>>).Il <strong>di</strong>chiarante ed il padre avevano fugacemente aperto la busta che contenevala documentazione in questione ed avevano constatato che (sulla mappa) erastato cerchiato un quartiere <strong>di</strong> Palermo e che erano state evidenziate alcuneutenze elettriche, telefoniche ed idriche ().Il cap. DE DONNO, peraltro, non aveva ritirato la documentazione a causa376


del sopravvenuto arresto del padre, sicché la consegna della stessa all’ufficialeera stata curata dallo stesso <strong>di</strong>chiarante ().Massimo CIANCIMINO ha precisato, in proposito, che il cap. DE DONNO,al quale aveva chiesto ragguagli sull’inatteso arresto del padre, avvenuto il 19<strong>di</strong>cembre 1992, gli aveva manifestato il suo stupore, aggiungendo <strong>di</strong> nonessere riuscito a contattare Vito CIANCIMINO (ed a recuperare la documentazionegià pre<strong>di</strong>sposta) in quanto aveva visto che nella abitazione del predettoera in corso una operazione <strong>di</strong> Polizia. Successivamente, avvalendosi deltelefono mobile del cap. DE DONNO che nel frangente si trovava accanto alui, il padre lo aveva chiamato dal carcere <strong>di</strong> Rebibbia e lo aveva invitato aconsegnare allo stesso DE DONNO la documentazione, cosa che egli avevafatto dopo un paio <strong>di</strong> giorni. Nell’occasione aveva consegnato anche gli originali,che i CC. avevano preteso sostenendo che era più prudente che non liconservasse lui; egli, in verità, avrebbe voluto trattenerli, ma il padre gli avevadetto <strong>di</strong> consegnarli (


era stato lì, anzi credo che lo chiamo io perché avevo saputo dell’arresto <strong>di</strong> miopadre, gli stavo chiedendo a Giuseppe cosa stava succedendo, cosa era successo. Miricordo che Giuseppe <strong>di</strong>ce non ne so niente, non mi ricordo se mi <strong>di</strong>ce ti giuro chenon c’entro niente, io stesso stavo andando da tuo padre e mi sono accorto cheinsomma era tutta la casa piena <strong>di</strong> polizia, avevamo appuntamento e non sonoriuscito a arrivare, perché c’era una operazione. Per cui sono all’oscuro <strong>di</strong> quello cheera il provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a cautelare nei confronti <strong>di</strong> mio padre.Poi... - P.M.: Suo padre venne arrestato a Palermo o a Roma? - CIANCIMINO: ARoma, il 19 <strong>di</strong>cembre del 92. - P.M.: Allora lei chiama... quando <strong>di</strong>ce Giuseppe siriferisce al Capitano De Donno. - CIANCIMINO: Al Capitano De Donno si. - P.M.:Che le <strong>di</strong>ce ti giuro che io non c’entro niente, che cosa succede con riguardo allaconsegna <strong>di</strong> questa documentazione che suo padre aveva ricevuto in<strong>di</strong>etro daBernardo Provenzano? - CIANCIMINO: Poi vengo, poi ovviamente arrestato a miopadre raggiungo Roma subito, anche per potere essere utile anche, non era la primavolta che sapevo quali erano i tristi rituali che... da, mi scusi sempre se ogni tanto, daadottare, per cui cerco <strong>di</strong> fare richiesta, cerco anche <strong>di</strong> capire da dove arrivava. Parlocon gli avvocati, per cui insomma cerco anche... Mi viene detto in questo caso chenon c’era neanche bisogno <strong>di</strong> autorizzazione da parte dei giu<strong>di</strong>ci per potere entrarea fare il colloquio in quanto lo stesso non era stato subito sottoposto a regime <strong>di</strong>isolamento, in quanto non era l’esecuzione <strong>di</strong> una misura cautelare ma era ilripristino. Per cui <strong>di</strong> fatto veniva attuata quella che era già la normale regime <strong>di</strong>detenzione, era un proseguo della detenzione per cui potevo accedere normalmentecon un documento a colloquio. Mi ricordo come, il tutto fu anticipato da mio padreperché il... il Capitano De Donno mi chiamo dal carcere <strong>di</strong> Rebibbia con mio padreaccanto, mi chiamarono dal telefonino del Capitano De Donno suppongo, anzi nosuppongo, sono sicuro perché, cioè era il telefono del Capitano De Donno, <strong>di</strong>ciamoche ho riconosciuto la voce, mi ha chiamato, mi ha passato mio padre, che mi hadetto <strong>di</strong> consegnare la documentazione che avevamo portato da Palermo al Capitano.Per cui il giorno dopo mi incontro, uno, due giorni dopo mi incontro con il Capita-378


no, restituisco a lui questa, questo tipo <strong>di</strong> documentazione. - P.M.: Quin<strong>di</strong> i carabinieriritornano in possesso <strong>di</strong> questa documentazione... - CIANCIMINO: Si. - P.M.: Conle in<strong>di</strong>cazioni e subito dopo... - CIANCIMINO: Volevano anche gli originali. - P.M.:Subito dopo il 19 <strong>di</strong>cembre. - CIANCIMINO: Si. E ne volevano anche consegnati glioriginali, non solo le copie con le in<strong>di</strong>cazioni, ma mi ha detto il capitano che era piùprudente che consegnassi loro anche tutta la documentazione in originale. - P.M.:Cosa che lei fece? - CIANCIMINO: Si. Volevo conservarmela insomma, però miopadre mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> consegnare tutto, e l’ho consegnato.>>).Il <strong>di</strong>chiarante ha proseguito precisando che ai CC. era stato specificato che leannotazioni sulla documentazione restituita erano del PROVENZANO eribadendo che fin dall’inizio era stato chiarito il necessario coinvolgimentonella operazione dello stesso PROVENZANO, che era stato convinto acollaborare anche con una serie <strong>di</strong> rassicurazioni sul buon trattamento dellafamiglia del RIINA, come il padre gli aveva spiegato in tempi più recenti(


appunto il coinvolgimenti <strong>di</strong> terzi.>>).Sollecitato dal P.M., Massimo CIANCIMINO ha ulteriormente precisato che,come il padre gli aveva accennato all’epoca dei fatti e meglio chiarito nelperiodo 2000/2002, era stato prospettato ai CC. che il PROVENZANO era ilsolo esponente <strong>di</strong> Cosa Nostra che potesse guidare la associazione mafiosafuori dalla logica stragista e verso il ritorno alla tra<strong>di</strong>zionale attività silenziosa elontana da eclatanti azioni <strong>di</strong> contrapposizione allo Stato; era stato, altresì,prospettato che sarebbe stato pericolosissimo che altri prendesse il comandodella organizzazione. Pertanto, mentre il padre aveva agito per ottenerebenefici processuali, al PROVENZANO era stata garantita dai CC., in cambiodella sua collaborazione, una sorta <strong>di</strong> immunità, anche in vista della realizzazionedel programma <strong>di</strong> riportare Cosa Nostra ai tra<strong>di</strong>zionali atteggiamenti“sommersi”. Di ciò era stato informato anche il sig. FRANCO (


vecchio stampo, alla sommersione, alla riconquista <strong>di</strong> quello che era il consensosociale, l’anima in genere <strong>di</strong> tutte queste associazioni. E soprattutto una garanzia apotere agire, a potersi muovere tranquillamente in quella che doveva essere appuntoquesto tipo <strong>di</strong>... <strong>di</strong>... questo tipo <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> attuazione <strong>di</strong> questo suo programma <strong>di</strong>raggiungere... -P.M.: Perché Provenzano era latitante, che vuol <strong>di</strong>re ottenere questagaranzia <strong>di</strong> potersi muovere liberamente? Cosa le <strong>di</strong>sse suo padre a questo proposito,Provenzano era un latitante, che vuol <strong>di</strong>re... - CIANCIMINO: Ovviamente... - P.M.:Garanzia <strong>di</strong> potersi muovere. - CIANCIMINO: Per potere garantire che Provenzanopotesse essere <strong>di</strong> fatto, secondo come mio padre aveva in<strong>di</strong>cato ai carabinieri, l’unicapersona capace a ricondurre un fenomeno Cosa Nostra, che a detta sia dei carabinieri,sia del... con, anche con la con<strong>di</strong>visione sia da mio padre che con la con<strong>di</strong>visionedei carabinieri, <strong>di</strong>ceva sempre mio padre non è che... ormai è qualcosa chesecondo, che era l’interpretazione anche <strong>di</strong> mio padre, va riportata quanto meno inuna strada ragionevole. L’unico personaggio che poteva fare questo tipo <strong>di</strong>, potevacondurre Cosa Nostra <strong>di</strong> nuovo in una strada <strong>di</strong> non stragi, in una strada <strong>di</strong> nonvisibilità, in modo da dare quanto meno anche alla Sicilia... meno attenzioni, eralasciarlo lavorare Provenzano in questo senso. Per cui era una serie <strong>di</strong> conseguenzeche poi dovevano essere fatte, non era solo Riina, ma dovevano essere attuate ancheuna serie <strong>di</strong> cose in una seconda fase. Per cui ne fu garantita l’impunità per potereattuare questo tipo <strong>di</strong> situazione. Soprattutto mio padre informò i carabinieri comequalsiasi personaggio all’interno <strong>di</strong> Cosa Nostra dopo Provenzano sarebbe statopericolassimo, per cui l’unica salvezza per potere evitare questo tipo <strong>di</strong> situazioni eralasciare Provenzione, che mio padre riteneva l’unica teste pensante reale all’internodella organizzazione. Questo fu detto ai carabinieri, questo fu assicurato dai carabinieri,questo fu detto a Provenzano, e <strong>di</strong> questo fu informato anche il signor Franco,costantemente, sempre per ritornare a quel raporto <strong>di</strong> triangolazione. - P.M.: Questecose suo padre in termini espliciti quando gliele <strong>di</strong>ce, <strong>di</strong> questa garanzia del perduraredella latitanza sostanzialmente. - CIANCIMINO: Me lo accenna allora e me leconferma poi nel momento in cui, riba<strong>di</strong>sco nel 2000, 2002, mettiamo a fuoco tutta


una documentazione atta a quello che doveva essere il racconto <strong>di</strong> questi anni, unadocumentazione che ovviamente con la dovuta... cura e con la dovuta cautela poi èstata anche conservata da me, perché parliamo sempre che su questa documentazioneinsomma ce ne era una documentazione che secondo noi andava, era unadocumentazione molto più reale <strong>di</strong> quello che era accaduto, andava conservata,mentre poi c’era altra documentazione <strong>di</strong>ciamo... meno, meno impegnativa perquello che potevo essere gli eventuali sviluppi dai ritrovamenti, per cui il mio compitoprima <strong>di</strong> tutto era quello <strong>di</strong> occultare quella dove realmente avrei avuto sicuramentedei... da dove dovermi giustificare in vari ambiti. - P.M.: Senta... - CIANCIMINO:Certamente non era mio interesse conservare il memoria <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci pagine deicarabinieri, quello non era mio interesse conservarlo. - P.M.: Poi noi arriveremo atutta una serie <strong>di</strong> domande sui vari documenti ritrovati, su tutto, perora concentriamocisu quel momento. - CIANCIMINO: Si. >>).Prima <strong>di</strong> procedere alla valutazione delle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Massimo CIANCI-MINO è necessario soffermarsi sulla parte della narrazione appena illustrataper precisare che, secondo la versione del DE DONNO e del MORI, VitoCIANCIMINO aveva effettivamente manifestato la sua <strong>di</strong>sponibilità ad adoperarsiper la cattura del RIINA ed aveva, all’uopo, chiesto documentazione utilead in<strong>di</strong>viduarne la abitazione (mappe ed utenze relative ad una vasta zona <strong>di</strong>Palermo); tali documenti, però, non erano mai stati restituiti dal predettocorredati da utili in<strong>di</strong>cazioni. In particolare, il 24 gennaio 1998, <strong>di</strong>nanzi allaCorte <strong>di</strong> Assise <strong>di</strong> Firenze, nella veste <strong>di</strong> testimone, il MORI ha <strong>di</strong>chiarato cheil 18 <strong>di</strong>cembre 1992 il cap. DE DONNO aveva recato la documentazionerichiesta a Vito CIANCIMINO, il quale la aveva visionata ed aveva chiestoalcune integrazioni. Al ritorno, il cap. DE DONNO aveva riferito al col. MORIdei movimenti sospetti che aveva visto nei pressi della casa del CIANCIMINO,il quale, in effetti, il giorno dopo era stato arrestato. Successivamente, VitoCIANCIMINO era stato ricontattato in carcere, il 22 gennaio 1993 (e, dunque,dopo la cattura del RIINA, avvenuta il 15 gennaio precedente), data in cui382


si era svolto un colloquio investigativo debitamente autorizzato dal procuratoreCASELLI (


Io <strong>di</strong>ssi all'avvocato che non avevo nessuna <strong>di</strong>fficoltà, però erano cambiati tutti itermini del nostro rapporto in quanto lui era detenuto. Contattai il dottor Caselli, chenel frattempo era <strong>di</strong>venuto Procuratore della Repubblica a Palermo, gli raccontaitutta la vicenda, lui fu molto interessato e ovviamente autorizzò il colloquio investigativoda parte mia e da parte del capitano De Donno. Colloquio investigativo cheavvenne il giorno 22 <strong>di</strong> gennaio <strong>di</strong> quell'anno, nella mattinata, a Rebibbia nuovocomplesso. E Ciancimino esternò la sua volontà <strong>di</strong> continuare il rapporto.>>).Quanto al cap. DE DONNO, nella medesima u<strong>di</strong>enza <strong>di</strong>nanzi alla Corte <strong>di</strong>Assise <strong>di</strong> Firenze egli ha <strong>di</strong>chiarato che, perseguendo il loro tentativo <strong>di</strong>procurarsi qualche utile in<strong>di</strong>cazione investigativa tramite i contatti instauraticon Vito CIANCIMINO, avevano ottenuto che quest’<strong>ultimo</strong>, che mirava adottenere benefici per i proce<strong>di</strong>menti che aveva in corso, accettasse <strong>di</strong> collaborarealla cattura del RIINA. In quest’ambito, il CIANCIMINO aveva chiestodocumentazione utile ad in<strong>di</strong>viduare la abitazione del RIINA (mappe ed utenzedella città <strong>di</strong> Palermo), documentazione <strong>di</strong> cui una prima parte il DE DONNOgli aveva consegnato verso la metà <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre del 1992. Il 19 <strong>di</strong>cembre 1992aveva portato al CIANCIMINO l’altra parte, ma nello stesso giorno il predettoera stato arrestato, sicché quella collaborazione si era interrotta. I rapporticon il CIANCIMINO erano, poi, ripresi in carcere, allorché si erano svolticolloqui investigativi autorizzati dal procuratore CASELLI (


qualche riserva, chiedendo eventualmente qualche cosa come contropartita <strong>di</strong>questa. - DE DONNO: No. – P.M.: Voglio <strong>di</strong>re, il quadro... - DE DONNO: Sì, èchiaro... – P.M.: Mutava ra<strong>di</strong>calmente insomma. - DE DONNO: Certo. E' chiaro checomunque il Ciancimino... – P.M.: Sennò sembrerebbe proprio un rapporto così. Manon gliene faccio una colpa. E' che queste vicende possono avere degli sviluppi così,quasi banali, ecco. Allora... - DE DONNO: Ma no, ma è chiaro che Ciancimino nellasua accettazione <strong>di</strong> questa ipotesi, comunque si riproponeva poi <strong>di</strong> ottenerne deivantaggi nelle sue vicende processuali, che quello che il suo... Cioè, Ciancimino avevala necessità, la volontà, la <strong>di</strong>sperata voglia <strong>di</strong> essere libero. Cioè, assolutamente nonpoteva, non voleva sopportare la detenzione ormai imminente per vari processi.Quin<strong>di</strong> è chiaro che la sua collaborazione mirava a ottenere un ritorno. […] Cioè, loscopo principale poi del nostro rapporto col soggetto era sempre quello poi <strong>di</strong>ottenerne un vantaggio e comunque un'attività investigativa. Quin<strong>di</strong> questo era ilsenso <strong>di</strong> questi incontri. Comunque, tra l'altro poi tutta questa attività che si eraconcretizzata in questi mesi, poi sostanzialmente, oltre ad avvicinarci, a fare tuttoquello che abbiamo descritto fino adesso, però poi concretamente eravamo rimastisempre lì. Cioè, non c'era stato nessuno sviluppo che comunque ci permetteva <strong>di</strong>intervenire sul territorio poi. – P.M.: Sì. - DE DONNO: Questo era il problemafondamentale. – P.M.: Sì. Allora ho capito che ci fu una specie <strong>di</strong> trasformazione. -DE DONNO: Sì. – P.M.: Delle posizioni. - DE DONNO: Sì. Ciancimino praticamenteaccettò <strong>di</strong> farci da, <strong>di</strong>ciamo così da confidente, insomma <strong>di</strong> darci queste in<strong>di</strong>cazioni...(voci sovrapposte) – P.M.: In che cosa si concretizzarono poi queste in<strong>di</strong>cazioni? - DEDONNO: Lui ci chiese <strong>di</strong> avere dei documenti, che praticamente consistevano inalcune mappe particolareggiate <strong>di</strong> una parte della città <strong>di</strong> Palermo. – P.M.: Sì. - DEDONNO: E <strong>di</strong> alcuni documenti dell'azienda municipale per la fornitura <strong>di</strong> acqua,quin<strong>di</strong> contratti <strong>di</strong> acqua relativi a un certo periodo. Perché, almeno così <strong>di</strong>sse, daquesti lui era in grado, in base a sue conoscenze pregresse, a situazioni che luicomunque aveva nella <strong>di</strong>sponibilità, <strong>di</strong> poterci in<strong>di</strong>rizzare sull'abitazione del Riina. –P.M.: Sì. - DE DONNO: Io procurai questi documenti e glieli consegnai nella sua


abitazione, a metà <strong>di</strong>cembre, 19 <strong>di</strong>cembre gli portai l'ultima parte <strong>di</strong> questi documenti.Quello stesso giorno però il Ciancimino venne arrestato, credo dalla Polizia <strong>di</strong>Stato, perché era <strong>di</strong>ventata definitiva una sua condanna a sette-otto anni. Questopraticamente interruppe chiaramente tutto il <strong>di</strong>alogo, tutto il <strong>di</strong>scorso che c'era statoe, a fronte <strong>di</strong> questo arresto, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> questo fatto improvviso, noi, su - io e ilcolonnello Mori - su autorizzazione del dottor Caselli della Procura <strong>di</strong> Palermo,chiedemmo <strong>di</strong> avere colloqui investigativi col Ciancimino in carcere.>>).Nel corso della deposizione resa nella u<strong>di</strong>enza dell’8 marzo 2011, il DEDONNO ha fornito una versione sostanzialmente conforme sia sulla genesidella collaborazione <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO alla cattura del RIINA – anche sesembra aver attribuito la relativa proposta al predetto e non ad una esplicitasollecitazione <strong>di</strong> esso <strong>di</strong>chiarante - (), che sull’esito negativo dellaconsegna delle mappe della città <strong>di</strong> Palermo (


lei il 19 <strong>di</strong>ce è andato... - DE DONNO: No io avevo già dato... - PRESIDENTE: Haconsegnato le mappe. Cosa le <strong>di</strong>sse Ciancimino? - DE DONNO: No, io avevo giàprima, fatto una prima consegna <strong>di</strong> carte. Ciancimino le esaminò e nel successivoincontro imputati <strong>di</strong>sse che era necessario integrare, aveva necessità <strong>di</strong> altri dettaglisu alcune zone. Noi acquisimmo questi ulteriori documenti che lui ci aveva richiesto,che io gli portai il 19. E quin<strong>di</strong> glieli lasciai perché lui li esaminasse, però il 19pomeriggio venne arrestato. - PRESIDENTE: Quin<strong>di</strong> non le ha dato una risposta... -DE DONNO: Non abbiamo più avuto modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere su questo argomento. -PRESIDENTE: Ma non le ha dato una risposta imme<strong>di</strong>ata. - DE DONNO: No.>>).A fini della valutazione delle contrastanti versioni illustrate non puòche assumere notevole rilievo la vistosissima incoerenza che puòravvisarsi, anche su questo specifico punto, nella narrazione <strong>di</strong>Massimo CIANCIMINO. Costui, infatti, nel corso dell’interrogatorio del 7aprile 2008, nell’intrattenersi sulla collaborazione del padre alla cattura delRIINA e sulle mappe che sarebbero state fornite al cap. DE DONNO alloscopo <strong>di</strong> localizzare la zona (<strong>di</strong> Palermo) in cui abitava il boss mafioso, ebbe a<strong>di</strong>chiarare: che il padre gli aveva consegnato le mappe sulle quali erano stateapposte le annotazioni utili ed egli le aveva, quin<strong>di</strong>, restituite al cap. DEDONNO; che non sapeva come il padre fosse venuto a conoscenza dellaubicazione della abitazione del RIINA; che credeva che il padre si fosse nelfrangente recato a Palermo, ma era certo che non aveva portato con sé lemappe, che erano rimaste nella abitazione romana del predetto; che credevache le in<strong>di</strong>cazioni fossero state fornite dal padre al cap. DE DONNO nellaabitazione romana del primo; che le stesse in<strong>di</strong>cazioni erano frutto <strong>di</strong> informazioniacquisite dal padre presso terzi, in quanto il padre medesimo (ricevute lemappe) si era preso (per rispondere) uno o due giorni <strong>di</strong> tempo (così ilCIANCIMINO ha risposto ad una sollecitazione del magistrato che lo interrogava,smentendo quanto aveva affermato poco prima a proposito della suaignoranza circa il modo in cui il padre fosse venuto a conoscenza della ubica-


zione della abitazione del RIINA); che non sapeva <strong>di</strong>re se il padre avesseassunto informazioni a Roma o a Palermo; che tutto (consegna e restituzionedelle mappe e della restante documentazione annotata) si era svolto nel giro<strong>di</strong> una settimana circa; che (pur sollecitato ad uno sforzo mnemonico dalmagistrato che lo interrogava) non sapeva chi avesse incontrato suo padre inquei frangenti; che semplicemente ipotizzava che il referente <strong>di</strong> Vito CIAN-CIMINO fosse stato in quelle circostanze il PROVENZANO, con il quale ilprimo aveva un rapporto privilegiato ed usava incontrarsi, a <strong>di</strong>re del padre,fino agli anni 2000; che, comunque, gli sembrava che il padre avesse incontratoil PROVENZANO o che avesse manifestato l’intenzione <strong>di</strong> incontrarlo; chepiù che consegnare le mappe annotate al cap. DE DONNO, il padre avevafornito [oralmente, si deve supporre] in<strong>di</strong>cazioni all’ufficiale; che il padre gli<strong>di</strong>sse che era facile catturare il RIINA: era, infatti, sufficiente seguire il CINA’,che faceva da tramite fra Vito CIANCIMINO ed il RIINA, per localizzarequest’<strong>ultimo</strong> (


Ora dottore, mi dovrei fare pure mente locale anche… - P.M.1: Guar<strong>di</strong> che èimportante, suo padre è sceso a Palermo ed è sceso con le mappe o senza lemappe? - CIANCIMINO: No, le mappe non sono scese sicuro, glielo assicuro ioperché mio padre quando De Donno mi consegnò le mappe, mio padre mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong>nasconderle… <strong>di</strong> nasconderle, <strong>di</strong> metterle in qualche posto lì nel salone a casa aRoma, dopo<strong>di</strong>chè gli… mi ri<strong>di</strong>ede le mappe, le prese dopo che… mi <strong>di</strong>sse che lepotevo riconsegnare al Capitano De Donno. - P.M.1: E c’erano le annotazioni? -CIANCIMINO: Ma credo che ci fu un incontro dove mio padre nelle mappe in<strong>di</strong>cò alCapitano De Donno, credo che ci fu un incontro, sì, c’è stato un incontro proprio conle mappe a casa. - P.M.1: Cioè il punto è, lei sa… - CIANCIMINO: Prego dottore. -P.M.1: Le faccio una domanda <strong>di</strong>retta sulla cosa… - CIANCIMINO: Specifica. -P.M.1: … lei sa se suo padre… - CIANCIMINO: Ha in<strong>di</strong>cato la zona? Sì. - P.M.1:No, calma, ha in<strong>di</strong>cato e lei ha detto <strong>di</strong> sì, io le domando se quello che suo padrein<strong>di</strong>cò era frutto <strong>di</strong> conoscenza <strong>di</strong> suo padre o era frutto <strong>di</strong> un’acquisizione <strong>di</strong>informazione che suo padre fece… - CIANCIMINO: Di acquisizione <strong>di</strong> informazioni.- P.M.1: … con altri? - CIANCIMINO Di acquisizione <strong>di</strong> informazioni perché miopadre si è preso 24 ore <strong>di</strong> tempo. - P.M.1: E… - CIANCIMINO: 24 ore o due giorni,però non mi ricordo se… - P.M.1: E pure informazioni che suo padre acquisì aRoma o a Palermo? - CIANCIMINO: No, non lo ricordo dottore, però fu una cosaveloce, non so se mio padre andò e tornò a Roma, non me lo ricordo. - P.M.1: E leinon l’ha accompagnato a Palermo? - CIANCIMINO: No, se c’è, gliel’ho accompagnatoio, però mi creda, non mi ricordo proprio… mi ricordo che dalla consegna, chemio padre mi <strong>di</strong>sse che se li poteva venire a prendere passò un 5 – 6 giorni, 7giorni. - P.M.1: Se lei sforzandosi riesce a in<strong>di</strong>viduare chi può avere incontrato suopadre… - CIANCIMINO: No. - P.M.1: … e potere avergli chiesto informazioni. -CIANCIMINO: No, io <strong>di</strong>co che la seconda, la seconda fase proprio è stata fatta…cioè non ha voluto escludere, è stata fatta… per questo io dentro <strong>di</strong> me penso chesia stata fatta col, col <strong>di</strong>ciamo col Provenzano, perché è stata fatta molto <strong>di</strong>retta,siccome so, mi ha sempre raccontato e come ho visto, neanche questo soggetto era


uno che c’era… cioè era molto <strong>di</strong>retto l’incontro, telefono, arrivo, non arrivo… comeho detto a Panorama, questo telefonava: sto venendo… cioè se telefonava questomio padre doveva essere svegliato… - P.M.: E lei a Panorama, credo <strong>di</strong> non sbagliarenel ricordo… - CIANCIMINO: Prego. - P.M.: … anche se non ce l’ho qua l’articolo,mi pare che affermò pure, comunque le faccio la domanda, che comunque in quelperiodo del ’92 suo padre ebbe modo <strong>di</strong> incontrare il Provenzano, o no? Cioè le orasta <strong>di</strong>cendo: i contatti sono stati molto <strong>di</strong>retti… - CIANCIMINO: Sì, guar<strong>di</strong>… - P.M.:Io, io chiedo, ma nel ‘92… - CIANCIMINO: Sì, sì… - P.M.: … o nel periodo… -CIANCIMINO: … non so… - P.M.: … precedentemente alle stragi, successivamente,a cavallo… - CIANCIMINO: Sa cos’è dottore, che non… mi veniva più facile ricordareuna faccia nuova come quel soggetto, una faccia nuova come il Cinà che non unoche mi vedevo dai tempi <strong>di</strong> quando avevo 7 anni a casa, cioè… - P.M.: Sì, peròsignor Ciancimino… - CIANCIMINO: Sì, capisco benissimo… - P.M.: … poi ovviamentequello è un periodo che anche nella sua memoria sarà rimasto più focalizzatorispetto a quando… - CIANCIMINO: Mi sembra che l’ha incontrato… - P.M.: Equesto come… - CIANCIMINO: … o che abbia detto che aveva intenzione <strong>di</strong>vederlo, cioè mi sembra <strong>di</strong> aver capito questo però sa, non riesco a… (inc.) glielopotrei man mano… - P.M.: E anche… fino a quando, fino a quando sono… hannoavuto luogo questi incontri <strong>di</strong> suo padre con Provenzano? – CIANCIMINO: Visti dame… - P.M.: O visti da lei… - CIANCIMINO: …o detti da mio padre… - P.M.: … odetti da suo padre… - CIANCIMINO: No, detti da mio padre, detti da mio padre,mio padre mi ha detto sino agli anni 2000, perché ogni tanto mi rimproverava e mi<strong>di</strong>ceva che amici dell’amico suo gli aveva detto che io facevo lo spaccone a Palermo,cioè… tanto gli arrivavano notizie <strong>di</strong> prima mano che neanche riuscivo a capirecome… tant’è poi ho riscop… per assurdo, restiamo nel merito del mio processo, horiscoperto in un verbale del mio processo, un interrogatorio <strong>di</strong> Siino dove <strong>di</strong>chiara chegli era arrivato l’or<strong>di</strong>ne, tramite non so chi, che io non dovevo comprare un motorino,una macchina a Palermo… cioè mio padre cercava <strong>di</strong> controllarmi perché <strong>di</strong>ce cheero un po’ spaccone… a buon ragione credo. - P.M.1: Senta, un’altra cosa… -390


CIANCIMINO: Prego dottore. - P.M.1: … che non ho ben capito, lei ha detto quin<strong>di</strong>queste mappe sono passate a suo padre tramite lei, suo padre fece su delle annotazioni…- CIANCIMINO: No, credo ne parlò con De Donno, cioè fece, in<strong>di</strong>cò a DeDonno la zona… - P.M.1: … <strong>di</strong>ede delle in<strong>di</strong>cazioni a De Donno, dopo<strong>di</strong>chè lei hadetto poc’anzi, ha riferito poc’anzi un commento <strong>di</strong> suo padre che non, che non mi èchiaro, che suo padre <strong>di</strong>sse che sarebbe stato… - CIANCIMINO: Facile catturareRiina sapendo che l’interlocutore era Cinà, sapendo dove abit… la zona dove…questo fu un commento che mi fece dopo. - P.M.1: Cioè? - CIANCIMINO: Mi <strong>di</strong>sse:certamente non è <strong>di</strong>fficile catturare Riina dal momento in cui so la zona dove sta, gli<strong>di</strong>co il nome del mio interlocutore, basta seguire l’interlocutore mio che sanno che è<strong>di</strong>retto interlocutore <strong>di</strong> Riina, saprà la zona dove sta… […] P.M.1: Quin<strong>di</strong> lui… malei sa… quin<strong>di</strong> non sa se lui nelle sue in<strong>di</strong>cazioni cui faceva riferimento prima con lemappe eccetera, fece mai riferimento a Cinà - CIANCIMINO: No, non lo so, questonon lo so, io so solo che la volta che è stato detto credo che c’era lei presente. -P.M.1: In un interrogatorio! - CIANCIMINO: Sì, è vero. - P.M.1: Ma mi sembra dopo,successivo. - CIANCIMINO: E’ stato dopo l’arresto <strong>di</strong> Riina? Ma credo (inc.) non loso, può essere che me l’ha accennato, mi creda, non posso <strong>di</strong>re, non mi possopermettere <strong>di</strong> <strong>di</strong>re cose che non so… - P.M.1: (inc.) che è facile… - CIANCIMINO:… le cose che…>>).Solo in occasione dell’interrogatorio del 23 gennaio 2009 Massimo CIANCI-MINO,peraltro con le <strong>di</strong>chiarazioni quanto mai confuse che, come <strong>di</strong> consueto,verranno riportate testualmente, ebbe ad affermare per la prima volta chele mappe erano state sottoposte al PROVENZANO, sostenendo che laconsegna delle stesse al DE DONNO nel <strong>di</strong>cembre del 1992 era stata una suainiziativa, per la quale era stato richiamato dal padre. Nella circostanza, dopoche il padre era stato arrestato, aveva consegnato al DE DONNO l’originaledella documentazione, trattenendo una copia (


papello, quin<strong>di</strong> del foglio scritto, altri fossero a conoscenza, non del fatto che ci fossestata la trattativa, cioè il… cioè gli incontri con i Carabinieri, questo è un altro datoche è pure importante ma un altro dato. La domanda iniziale non ho capito sequesta sua precisazione è su questa domanda, la domanda iniziale è stata questa,forse non è stata chiara e gliela riba<strong>di</strong>sco: del fatto che suo padre avesse conservatola documentazione relativa alle richieste scritte <strong>di</strong> Riina ne è a conoscenza qualcuno?- CIANCIMINO: Sì, il Lo Verde e il signor Franco sicuramente… - P.M.: E questo leilo sa… - CIANCIMINO: Per certezza, per certezza perché parlando con mio padre,<strong>di</strong>ce, sapeva benissimo che mio padre custo<strong>di</strong>va tutta la documentazione finalizzataa scrivere un giorno che doveva raccontare tutto, se ne parlava così, ma sapevanotutti e due erano informati della… che mio padre custo<strong>di</strong>va tutta la documentazionein merito. - P.M.: E gliel’hanno mai richiesta? - CIANCIMINO: L’unicarichiesta che ho avuto <strong>di</strong> restituzione <strong>di</strong> documentazione, per giunta l’hofatta senza consultare mio padre e sono stato richiamato, è stato nelmomento in cui nel <strong>di</strong>cembre ’92 mi trovavo a Palermo, mio padre èstato arrestato, raggiunto Roma e il Capitano De Donno mi chiese <strong>di</strong>restituire le mappe catastali della zona <strong>di</strong> Palermo- Monreale dove miopadre aveva in<strong>di</strong>cato la zona dove… che poi queste mappe catastalierano state consegnate dal Lo Verde, dove mio padre aveva in<strong>di</strong>cato lazona dove doveva risiedere il, il Provenzano e poi c’era… - P.M.: Il…? -CIANCIMINO: Il Lo Verde… il, mi scusi, il Riina, no scusi ho sbagliato. -P.M.: Da chi erano state consegnate queste mappe catastali? - CIANCIMINO: DaProvenzano a mio padre; mio padre me le aveva fatte co… l’originale era rimasto acasa e mio padre mi aveva fatto fotocopiare, perché era una cosa lunga e grandeme l’aveva fatta copiare in tante fotocopie che poi unite sarebbe stato tutto stotubone che si apriva e sia lo stesso per le utenze telefoniche e dell’acqua perché miopadre si era fatto dare questo tipo <strong>di</strong> documentazione per dare in<strong>di</strong>cazioni sul covo<strong>di</strong> Riina da parte del Capitano De Donno, l’aveva consegnato a me, mi avevaconsegnato stu plico che era un, come questi delle stampanti che era riferito alle392


utenze telefoniche, acqua e altro e poi dei tuboni che erano mappe catastali. Io 2-3,una decina <strong>di</strong> questi fogli piegati che riguardavano mappe, cioè in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>telefono e acqua le ho fotocopiate, come ho fatto sempre su <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> miopadre, le fotocopie <strong>di</strong> quello che era la zona del… che mio padre mi aveva in<strong>di</strong>catoperché la mappa catastale era tutta la città e mio padre mi ha detto fai la fotocopia,perché queste hanno le zone tipo B2… B… mi ha detto: fai queste 4 zone, leho fotocopiate e gliele ho date. Quando il Capitano De Donno mi chiede la restituzione<strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> documentazione, mio padre mi richiama e mi <strong>di</strong>ce se avevodato pure le copie che inizialmente avevo fatto. gli ho detto; no ho restituito solo glioriginali. - P.M.: Questa è la prima volta che <strong>di</strong>ce che a suo padre queste mappegliele fornì Provenzano, ho capito bene? - CIANCIMINO: No, gliele ha fornite DeDonno… - P.M.: De Donno… - CIANCIMINO: … De Donno per identificare unazona possibile dove cercare il… dove cercare Riina; mio padre… - P.M.: E poi suopadre cosa fece? - CIANCIMINO: … mi ha fatto fotocopiare parte <strong>di</strong> questa mappaperché lui doveva incontrarsi col Lo Verde per identificare, per cercare, credo dadare questo aiuto, ma la mappa gliel’ha fornita, me l’ha fornita a me personalmenteDe Donno , le ha date a me, i tuboni gialli e tutto un tabulato così. Io li ho dati a miopadre e mio padre dopo un giorno mi ha detto: vammi a fare la fotocopia <strong>di</strong>, dellapiantina, questi 4, <strong>di</strong>ciamo, queste 4… - P.M.: Zone – CIANCIMINO: … zone e <strong>di</strong>quello che riguarda le utenze telefoniche <strong>di</strong> una ventina <strong>di</strong> pagine. E così ho fatto.quando il De Donno mi chiede la restituzione in originale <strong>di</strong> questa documentazioneche aveva tutti i timbri, che era in originale, io incontro De Donno e gli ridò tutto emio padre mi <strong>di</strong>ce: ma gli hai dato pure le copie? Gli ho detto: no le copie le hotenute, <strong>di</strong>fatti poi sono state messe a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> mio padre.>>).Non occorre <strong>di</strong>lungarsi in particolari commenti per rimarcare chetali affermazioni sono in così stridente contrasto con le <strong>di</strong>chiarazioni<strong>di</strong>battimentali da dare l’impressione che queste ultime siano ilfrutto <strong>di</strong> un aggiustamento artificioso, frutto <strong>di</strong> una libera rielaborazionedella vicenda operata nelle more dal CIANCIMINO.


Ed infatti, inspiegabilmente scompaiono al <strong>di</strong>battimento, per lasciare il posto acertezze, le mere ipotesi o i dubbi <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO concernenti ilviaggio a Palermo del padre (nel quale, peraltro, secondo la versione <strong>di</strong>battimentale,egli lo avrebbe accompagnato), l’identità del referente del medesimo,il coinvolgimento del PROVENZANO; altrettanto inspiegabilmente, poi,mutano in modo ra<strong>di</strong>cale le affermazioni relative al trasporto a Palermo delladocumentazione (nella prima versione escluso), alla presenza del <strong>di</strong>chiarante aPalermo in compagnia del padre (in precedenza era stato soltanto ipotizzatoche il padre si fosse recato a Palermo, senza alcun accenno della presenza del<strong>di</strong>chiarante al momento del ritiro della documentazione restituita dal PRO-VENZANO nei pressi <strong>di</strong> viale Lazio), alla mera esposizione (orale, si devesupporre) al DE DONNO dei risultati dell’esame della documentazione daparte <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO, alla restituzione della stessa al cap. DE DONNO.Deve ancora una volta sottolinearsi come i fatti in questione siano stati vissutiin prima persona da Massimo CIANCIMINO e come alcuni dettagli gli sianostati riferiti, a suo <strong>di</strong>re, dal padre, deceduto nel 2002. Deve, dunque, escludersiche all’origine <strong>di</strong> tante e tali contrad<strong>di</strong>zioni possa in<strong>di</strong>viduarsi un aggiornamentodelle cognizioni del <strong>di</strong>chiarante, ma si deve concludere che ilmedesimo abbia parlato a casaccio, senza alcuna cura <strong>di</strong> riferire inmodo genuino quanto effettivamente ricordava dello svolgimentodei non recenti avvenimenti.Una giustificazione delle palese oscillazioni del <strong>di</strong>chiarante non può in<strong>di</strong>viduarsiin una sorta <strong>di</strong> timore, solo gradualmente superato, <strong>di</strong> rivelare il riferitocoinvolgimento del PROVENZANO nella cattura del RIINA: siffatta evenienzanon spiegherebbe, infatti, numerose incongruenze, giacché il CIANCIMINOavrebbe potuto limitarsi a tenere ferma la affermazione secondo cui egliignorava come il padre fosse venuto a conoscenza della zona della abitazionedel RIINA, senza alcuna necessità <strong>di</strong> fornire in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> dettaglio poi da luistesso contraddette, quali quelle legate ai viaggi a Palermo, allo spostamento394


della documentazione da Roma a Palermo, alla illustrazione soltanto orale alDE DONNO dei risultati della <strong>di</strong>samina della documentazione.Né può ritenersi che la memoria <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO sia stata ravvivatadalla lettura (o dalla rilettura) <strong>di</strong> scritti del padre, posto che dagli stessi siricava che, in realtà, Vito CIANCIMINO è stato arrestato senza aver ancoradato ai CC. Alcuna in<strong>di</strong>cazione utile alla in<strong>di</strong>viduazione della ubicazione dellaabitazione del RIINA. Ed invero, come già accennato, nell’ambito del fascicolomanoscritto, certamente da attribuire a Vito CIANCIMINO, dal titolo “ICARABINIERI”, sequestrato a Massimo CIANCIMINO il 17 febbraio 2005, sidescrive sommariamente la vicenda dei contatti fra lo scrivente ed i CC.. Alriguardo, si possono evidenziare i seguenti punti della narrazione <strong>di</strong> VitoCIANCIMINO: --- il cap. Giuseppe DE DONNO aveva in varie occasioniincontrato il figlio Massimo e gli aveva ripetutamente chiesto con cortesia unabboccamento con lui; --- “con altrettanta cortesia”, egli aveva “ogni volta”rifiutato il colloquio; --- “la successione <strong>di</strong> tre fatti clamorosi” (l’omici<strong>di</strong>oLIMA, che lo aveva sconvolto; la strage <strong>di</strong> Capaci che lo aveva inorri<strong>di</strong>to; lastrage <strong>di</strong> via D’Amelio, che lo aveva lasciato sgomento) lo aveva, però, indottoa cambiare idea, sicché aveva accettato <strong>di</strong> incontrare il cap. DE DONNO nellasua abitazione romana “(Via S Sebastianello)”; --- nel corso del colloquio,avvenuto alla fine <strong>di</strong> agosto del 1992 (25 o 26 agosto), aveva manifestato il suosdegno e la sua angoscia per i recenti avvenimenti ed aveva <strong>di</strong>chiarato la suaampia <strong>di</strong>sponibilità a collaborare;--- l’1 settembre 1992 aveva incontrato nuovamente, sempre nella sua abitazioneromana, il cap. DE DONNO, che era stato nella circostanza accompagnatodal col. MORI: nell’occasione aveva esposto il suo piano <strong>di</strong> azione, cheprevedeva un contatto con i mafiosi volto a verificare la possibilità <strong>di</strong> un<strong>di</strong>alogo, tenendo conto che la iniziativa dei CC. doveva, allo stato, considerarsistrettamente personale; --- dopo circa venti giorni era riuscito a fissare unincontro con un interme<strong>di</strong>ario che aveva assunto un atteggiamento arrogante,


ponendo quale precon<strong>di</strong>zione ad un <strong>di</strong>alogo la soluzione delle pendenzegiu<strong>di</strong>ziarie <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO; --- successivamente, però, era stato delegatoa trattare, sicché aveva contattato i CC., i quali avevano proposto che incambio della consegna <strong>di</strong> alcuni gran<strong>di</strong> latitanti le famiglie avrebbero ricevutoun buon trattamento: aveva giu<strong>di</strong>cato tale proposta inidonea ad aprire unavalida trattativa, sicché aveva convenuto con i CC. <strong>di</strong> non trasmetterla e <strong>di</strong>comunicare “a quelle persone” che le trattative dovessero considerarsi chiuse;--- aveva, peraltro, proseguito a titolo personale ad incontrare i CC. e, decidendo<strong>di</strong> “passare il Rubicone”, aveva comunicato ai medesimi che intendevacollaborare efficacemente chiedendo in cambio che i suoi processi si concludesserobene. Aveva consegnato un copia del suo “libro-bozza”; --- in talefrangente aveva proposto un suo inserimento nell’organizzazione “a vantaggiodello Stato” ed aveva detto al cap. DE DONNO che avrebbe chiesto il passaportoche gli era necessario all’uopo, ma anche per curare le trattative con une<strong>di</strong>tore straniero - “Proposi, come ipotesi <strong>di</strong> collaborazione, un mio inserimentonell’organizzazione a vantaggio dello Stato. Ero consapevole che se fossi statoscoperto avrei potuto rimetterci la pelle, ma volevo così riscattare la mia vita. Dissi alcap. De Donno che avrei chiesto il passaporto per le vie normali, poiché il passaportomi occorreva per l’ipotesi <strong>di</strong> inserimento <strong>di</strong> cui sopra (oltre che per le trattativecon l’e<strong>di</strong>tore straniero <strong>di</strong> cui ho parlato in altro verbale)” -; --- i CC. avevanoaccolto la sua proposta e, su sua richiesta, gli avevano procurato mappe edelenchi <strong>di</strong> utenze AMAP <strong>di</strong> alcune zone della città <strong>di</strong> Palermo, ; --- aveva ,inoltre, proposto ai CC. <strong>di</strong> mettere a frutto sue pregresse conoscenze concerte imprese al fine <strong>di</strong> verificare se potesse procurarsi qualche confidenzautile; --- il 17 <strong>di</strong>cembre si era recato a Palermo, dove aveva incontrato


sivo. Infatti, io gli avevo raccontato (d’intesa coi Carabinieri) una “palla” sonora,grossa come una casa, vale a <strong>di</strong>re che un’altissima personalità politica (che nonesisteva) che era una invenzione mia e dei Carabinieri, voleva ricreare un rapportotra le imprese senza che potesse riprodursi l’effetto Di Pietro, così da consentire alleimprese (ormai tutte senza una lira) <strong>di</strong> riprendere il cammino produttivo>;--- il sabato aveva comunicato al cap. DE DONNO l’impegno del suo interlocutorea dargli una risposta entro martedì e nel frangente aveva, altresì,riferito all’ufficiale che il suo avvocato gli aveva preannunciato l’imminenteemissione nei suoi confronti <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> espatrio;mezzora dopo il colloquio [con DE DONNO] era stato arrestato ().Una analoga versione dei fatti è stata fornita da Vito CIANCIMINO nel corsodell’interrogatorio reso ai magistrati della Procura della Repubblica <strong>di</strong> Palermo(dr.i CASELLI ed INGROIA) il 17 marzo 1993: nell’occasione, su sollecitazionedei P.M., ha precisato il nome dell’“interme<strong>di</strong>ario-ambasciatore” che aveva, asuo <strong>di</strong>re, incontrato nei mesi <strong>di</strong> settembre e <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre dell’anno precedente:si trattava del dr. Antonino CINA’ (). Lo stesso Vito CIANCIMINO ha espostola medesima versione (secondo cui il suo arresto, sopravvenuto sabato 19<strong>di</strong>cembre 1992, prima che ricevesse - il martedì successivo - la in<strong>di</strong>cazione dalsuo referente, gli avrebbe impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> portare in fondo la sua collaborazionealla cattura del boss) anche nei manoscritti nei quali usava riepilogare e commentarei verbali dei suoi interrogatori. In particolare, nel commentare ilverbale del citato interrogatorio del 17 marzo 1993, ha rassegnato in modotelegrafico quanto segue: “Chiesi miei processi “inventati” si concludessero bene.


Consegnai libro-bozza ai carabinieri PASSAPORTO a De Donno per vie normaliConsegna mappe città, utenze Amap. Utilizzo per conoscere possibile ricovero boss.17.12.92 partenza per PA Propongo appalti privi effetti Di Pietro (grossa balla). Mipromisero che mi avrebbero risposto esiti Martedì successivo Rientro Sabato 19-12-92 comunico risultato a De Donno Mezz’ora dopo arrestato.”.Il tenore degli appena citati scritti <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO potrebbe presentarequalche margine <strong>di</strong> ambiguità in or<strong>di</strong>ne al contributo dato dal predetto (e,dunque, dal suo eventuale informatore) alla in<strong>di</strong>viduazione della abitazione delboss, posto che il rassegnato viaggio a Palermo del 17 <strong>di</strong>cembre 1992, contrariamentea quanto prospettato da Massimo CIANCIMINO, sembra esserecollegato piuttosto ad un contatto finalizzato a promuovere la proposta(politica) <strong>di</strong> introdurre un nuovo (piuttosto vago) sistema per regolare gliappalti, in relazione alla quale la risposta gli sarebbe stata data solo il martedìsuccessivo, che ad accertamenti volti ad in<strong>di</strong>viduare la <strong>di</strong>mora del RIINA.Potrebbe, pertanto, ritenersi dubbio se, in relazione a tale <strong>ultimo</strong> aspetto,siano state o meno fornite al cap. DE DONNO utili in<strong>di</strong>cazioni – in ipotesi,dando retta a Massimo CIANCIMINO, provenienti dal PROVENZANO -.Più preciso appare il contenuto della pag. 5 del manoscritto intitolato “PA-RADIGMA COLLABORAZIONE”: nell’occasione Vito CIANCIMINO riconosceche la collaborazione con i CC., “che si stava <strong>di</strong>mostrando foriera <strong>di</strong> buonirisultati”, era stata interrotta dal suo arresto, senza fare alcun riferimento,neppure in termini meramente generici ed allusivi, a risultati già raggiunti, che,se, come affermato dal figlio, si fossero concretizzati in un effettivo contributoalla cattura del RIINA, sarebbero stati <strong>di</strong> tale importanza da giustificare laferma riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> consistenti benefici – per contro, Vito CIANCIMINOrimase in carcere fino alla fine del 1999, allorché gli vennero accordati gliarresti domiciliari - (


con loro. Questa collaborazione che si stava <strong>di</strong>mostrando foriera <strong>di</strong> buoni risultati, èstata interrotta dall'arresto del 19 <strong>di</strong>cembre 1992.>).Il contenuto <strong>di</strong> un ulteriore manoscritto <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO, a lui sequestratoin carcere il 3 giugno 1996 – vedasi l’acquisito verbale <strong>di</strong> sequestro -,prodotto dal P.M. nella u<strong>di</strong>enza del 20 settembre 2011, consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipareogni residuo dubbio in or<strong>di</strong>ne alla versione tramandata da Vito CIANCIMINOa mezzo <strong>di</strong> suoi scritti autografi: in esso, infatti, egli riconosce che la suacollaborazione con i CC. non aveva avuto effetto pratico, sia sul versante dellein<strong>di</strong>cazioni utili per la cattura del boss, sia su quello “politico”, ma addebita ilfallimento alla lacunosità delle carte fornitegli dal cap. DE DONNO ed al suosopravvenuto arresto (). Infine, mette conto ricordare unaaffermazione dello stesso Massimo CIANCIMINO che sembraescludere che i CC. avessero in<strong>di</strong>viduato la abitazione del RIINAutilizzando informazioni ricevute dal padre: il predetto ha, infatti,riferito (u<strong>di</strong>enza del 2 febbraio 2010) che il padre ipotizzava chequel risultato fosse stato raggiunto pe<strong>di</strong>nando il <strong>di</strong>chiarante ed il dr.CINA’ e dava come scontato che i CC. avessero già da tempo iden-


tificato nello stesso CINA’ (e non già nel PROVENZANO) il suointerlocutore ().A proposito delle mappe, nella u<strong>di</strong>enza dell’8 marzo 2011 il DE DONNO ha400


iferito che le stesse erano state consegnate ai magistrati inquirenti nel corso<strong>di</strong> uno degli interrogatori <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO – e, dunque, dopo l’arrestodel RIINA -, come i magistrati presenti avrebbero potuto confermare:nell’occasione, lo stesso DE DONNO aveva chiamato dal carcere <strong>di</strong> RebibbiaMassimo CIANCIMINO, il quale, su suo invito, aveva, quin<strong>di</strong>, recato le mappeproprio in carcere (


Magistrati. - DE DONNO: Assolutamente, autorizzati perché il Procuratore mi <strong>di</strong>sseche... - PRESIDENTE: Quando già... - DE DONNO: Assolutamente. - PRESIDENTE:Quin<strong>di</strong> quando già Riina era stato catturato sostanzialmente. - DE DONNO GIU-SEPPE: Assolutamente, mentre eravamo in carcere... - PRESIDENTE: Perché gliinterrogatori sono certamente successivi. - DE DONNO: Sì, sì assolutamente sì,Presidente. - PRESIDENTE: Quin<strong>di</strong> i Magistrati potrebbero confermarlo questo. - DEDONNO: Assolutamente sì. - PRESIDENTE: Siccome nella massa <strong>di</strong> documentazioneche c’è stata prodotta, queste mappe non le abbiamo viste noi però, sono statesequestrate dalla Procura della Repubblica. - DE DONNO: Ma guar<strong>di</strong> che, se miconsente... - PRESIDENTE: No ma <strong>di</strong>co non è un rilievo che faccio a lei. - DE DON-NO: No, no, no ma... - PRESIDENTE: Lei riferisce questa cosa, ma insomma non loso. - DE DONNO: Ma guar<strong>di</strong>... - PRESIDENTE: Capisco che è <strong>di</strong>fficile reperireinterrogatori. - DE DONNO: Ma per <strong>di</strong>rle Presidente, su questa attività, io dal 1993ho eseguito deleghe fino al 1997, cioè la massa <strong>di</strong> documentazione scaturita dalle<strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Ciancimino è enormi quin<strong>di</strong> in Procura ci sarà... - PRESIDENTE: Equesto conferma che è <strong>di</strong>fficile trovarli.>>).In definitiva, nel trarre le conclusioni in or<strong>di</strong>ne all’effettivo svolgimentodell’esaminato segmento della articolata vicenda, il Tribunalenon può che rilevare che, anche a tal proposito, le affermazioni <strong>di</strong>Massimo CIANCIMINO, valutate nel loro complesso e messe aconfronto con in<strong>di</strong>cazioni esterne ad esse, appaiono inaffidabili ecertamente inidonee a smentire la versione dell’imputato MORI edel DE DONNO, ovvero quella del col. Sergio DE CAPRIO, il qualeha reiteratamente negato che la cattura del RIINA, della quale èstato il protagonista, fosse stata agevolata da apporti occulti (


svolto per l’attività investigativa dei Carabinieri con la collaborazione <strong>di</strong> Di Maggio,dopo<strong>di</strong>ché altre cose sono false. […] - PRESIDENTE: E cioè qual è la realtà? - DECAPRIO: Che abbiamo lavorato noi insieme, avvalendoci del profilo informativoimportante, fornito dal collaborare Di Maggio e abbiamo catturato Riina Salvatore,tutto il resto non capisco e non capisco proprio perché ci sia ancora da <strong>di</strong>scutere,ecco questo non lo capisco evidentemente... - PRESIDENTE: Quin<strong>di</strong> che è a suaconoscenza. - DE CAPRIO: Ha dato fasti<strong>di</strong>o a tutti che abbiamo preso Riina non loso. - PRESIDENTE: No va be... - DE CAPRIO: Dopo <strong>di</strong>eci anni ancora ne stiamoparlando. - PRESIDENTE: Per favore questi apprezzamenti li lasci perdere, ladomanda quin<strong>di</strong> è lei è a conoscenza o no che ci possano essere stati dei contributi<strong>di</strong> ambienti mafiosi? - DE CAPRIO: Allora io siccome ho partecipato e portareavanti... - PRESIDENTE: E risponda <strong>di</strong> no e basta ed è chiuso il <strong>di</strong>scorso. - DECAPRIO: No ma... assolutamente no. - PRESIDENTE: Allora assolutamente no.Perfetto an<strong>di</strong>amo avanti.>>;


- DE CAPRIO: Non lo... A me non risulta.>>).Ad avvalorare il convincimento negativo circa la affidabilità <strong>di</strong> MassimoCIANCIMINO si può aggiungere la scarsa coerenza intrinsecache si può riscontrare anche nel racconto <strong>di</strong>battimentale del medesimo,laddove, nella premura <strong>di</strong> sostenere la tesi secondo cui ilpadre, dopo il suo arresto del 19 <strong>di</strong>cembre 1992, si era sentitovittima <strong>di</strong> una trappola or<strong>di</strong>ta dai CC., che avrebbero mirato ametterlo da parte dopo aver ottenuto quello che volevano – e, cioè,la localizzazione del RIINA a mezzo delle annotazioni apposte sullemappe -, il <strong>di</strong>chiarante ha <strong>di</strong>menticato che aveva poco prima sostenutoche la relativa documentazione era stata consegnata al cap.DE DONNO soltanto dopo l’arresto <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO ().A causa della precaria atten<strong>di</strong>bilità della fonte, alle specifiche <strong>di</strong>chiarazioni<strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO non può essere riconosciutacre<strong>di</strong>bilità e tale giu<strong>di</strong>zio non può essere scalfito dalla vicendadell’omessa perquisizione della abitazione del RIINA successiva-404


mente all’arresto <strong>di</strong> quest’<strong>ultimo</strong>, vicenda che ha avuto ampiarisonanza me<strong>di</strong>atica. E’ indubbiamente vero che la stessa vicendapossa, a tutta prima, suggerire l’inserimento della cattura del RIINAin un quadro compatibile con un previo accordo che prevedesse undeliberato atteggiamento non invasivo nei confronti della famigliadel boss appena arrestato: la notazione, infatti, potrebbe richiamarel’offerta che, secondo il MORI, sarebbe stata avanzata a VitoCIANCIMINO (i latitanti si consegnino e tratteremo bene le famiglie),se non ostasse il fatto che, per comune in<strong>di</strong>cazione degli imputatie dello stesso Massimo CIANCIMINO (oltre che <strong>di</strong> VitoCIANCIMINO), quella offerta non era stata considerata idonea adessere trasmessa ai mafiosi (si ricorderà che Vito CIANCIMINOavrebbe reagito veementemente, avvertendo che se avesse effettivamentecomunicato quella proposta avrebbe messo a repentagliola vita sua e degli ufficiali). Peraltro, il caso concreto non proponevauna spontanea auto-consegna del RIINA, da ripagare, secondoquella offerta, con un atteggiamento “rispettoso” verso i familiari.Deve, poi, aggiungersi che con la sentenza del 26 febbraio 2006questo Tribunale (Sez. III) ha assolto, con la formula perché il fattonon costituisce reato, Mario MORI e Sergio De CAPRIO dalla imputazione<strong>di</strong> favoreggiamento personale aggravato avente ad oggettola mancata perquisizione della abitazione del RIINA, escludendo, insostanza: a) che i predetti avessero dolosamente omesso <strong>di</strong> procederea detta perquisizione per perseguire la finalità <strong>di</strong> agevolareCosa Nostra o per “ragione <strong>di</strong> Stato”, in qualche modo collegataalla “trattativa” fra il col. MORI e Vito CIANCIMINO, a propositodella quale è stato considerato che


nostra” e sull’in<strong>di</strong>viduazione dei latitanti.>>); b) che la cattura delRIINA fosse stata il frutto <strong>di</strong> un accordo.A quest’<strong>ultimo</strong> riguardo, si possono riportare i seguenti brani della sentenza:


ecarono, su or<strong>di</strong>ne del De Caprio, in via Bernini a verificare i luoghi ed accertaronosul citofono del complesso <strong>di</strong> villette il nominativo dei Sansone, con le rispettive mogli,che dunque domiciliavano <strong>di</strong> fatto proprio in quel residence, invece che nel luogo <strong>di</strong>residenza. Fu subito inoltrata la richiesta <strong>di</strong> autorizzazione all’intercettazionetelefonica dell’utenza fissa localizzata all’interno del complesso, le cui operazioni <strong>di</strong>ascolto iniziarono nel pomeriggio del 14.1.93.E va qui ripetuto che fu sempre il cap. De Caprio, il 13 gennaio 1993, a proporrenel corso <strong>di</strong> una riunione con la territoriale e con il procuratore aggiunto dott. VittorioAliquò, che suggerivano <strong>di</strong> eseguire una perquisizione nel “fondo Gelsomino”, unaltro dei luoghi in<strong>di</strong>cati dal Di Maggio, <strong>di</strong> non procedere con detta perquisizione, dalmomento che riteneva dannosa ogni iniziativa <strong>di</strong>retta, ed invece concentrare leinvestigazioni sui Sansone, ottenendo l’autorizzazione a mettere sotto osservazione ilcomplesso <strong>di</strong> via Bernini purché svolgesse analogo servizio sul predetto fondo.L’osservazione del 14 gennaio, quin<strong>di</strong>, aveva ad oggetto il Sansone, che fu anchepe<strong>di</strong>nato nel corso <strong>di</strong> quello stesso pomeriggio dagli uomini delle auto civetta inservizio, ed invece consentì <strong>di</strong> video filmare “Ninetta” Bagarella e Vincenzo DeMarco, in<strong>di</strong>cato dal Di Maggio come l’autista dei figli, mentre uscivano dal complesso,i quali furono riconosciuti dal Di Maggio nella notte, quando ancora il cap. DeCaprio, assieme al magg. Balsamo, al mar.llo Merenda ed al collaboratore, procedetteroa visionare le riprese effettuate dall’appuntato Coldesina. La reiterazione delservizio il giorno seguente, con la presenza del collaboratore sul furgone, consentìl’imme<strong>di</strong>ata osservazione del Riina, in auto con Bion<strong>di</strong>no Salvatore, mentre usciva dalcomplesso. La presenza del Riina all’interno del residence ove abitava la famiglia nonera affatto scontata e <strong>di</strong>fatti il servizio si svolse con le stesse modalità <strong>di</strong> quelloeffettuato il giorno precedente, tranne che per la presenza del collaboratore e dellostesso De Caprio, con l’obiettivo certo <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>nare la Bagarella e il De Marco perarrivare al latitante.>.Ora, per quanto il giu<strong>di</strong>cato penale abbia una valenza solo in<strong>di</strong>cativa e nonprecluda un nuovo apprezzamento delle circostanze acquisite in altro proces-


so definito con sentenza assolutoria (cfr. Cass., Sez. II, 13.11.2008, n. 45153,secondo cui è legittima la valutazione, con autonomo giu<strong>di</strong>zio, <strong>di</strong> circostanze <strong>di</strong>fatto raccolte in altro proce<strong>di</strong>mento conclusosi con una sentenza irrevocabile <strong>di</strong>assoluzione, in quanto la preclusione <strong>di</strong> un nuovo giu<strong>di</strong>zio impe<strong>di</strong>sce soltanto l'eserciziodell'azione penale in or<strong>di</strong>ne al reato che è stato oggetto del giu<strong>di</strong>cato, mentrenon riguarda la rinnovata valutazione <strong>di</strong> dette circostanze, una volta stabilito che lestesse possano essere rilevanti per l'accertamento <strong>di</strong> reati <strong>di</strong>versi da quelli giàgiu<strong>di</strong>cati), in assenza <strong>di</strong> pregnanti, nuovi elementi (che non possono esserecerto assicurati dalle inatten<strong>di</strong>bili <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO,sopravvenute ai fatti, dai quali è possibile che il predetto abbia tratto spunto),non ci si può spingere fino al punto <strong>di</strong> rinnegarlo, ritenendo, sia pure incidentalmente,una dolosa attività già in precedenza esclusa sulla scorta <strong>di</strong> elementi,peraltro, tanto persuasivi (si rinvia alla articolata ricostruzione della in<strong>di</strong>viduazionedel RIINA esposta nella citata sentenza) da non essere stati oggetto <strong>di</strong>impugnazione da parte del P.M.. Benché la interazione fra Vito CIANCIMINOe Bernardo PROVENZANO risulti enunciata dal solo Massimo CIANCIMINOe benché negli scritti e nelle <strong>di</strong>chiarazioni del primo non vi sia, in generale,traccia <strong>di</strong> essa, si potrebbe trarre qualche conferma in proposito: a) dallalaconica e piuttosto ambigua annotazione “Binnu” contenuta nella pag. 5 delmanoscritto <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO intitolato “PARADIGMA COLLABORA-ZIONE”; b) dalla in<strong>di</strong>cazione del collaboratore Antonino GIUFFRE’, il quale hariferito che, verso l’inizio del 1993, rispondendo a denti stretti ad una suadomanda occasionata da notizie <strong>di</strong> stampa sulla scorta delle quali si era <strong>di</strong>ffusevoci <strong>di</strong> “sbirritu<strong>di</strong>ne” a carico <strong>di</strong> Vito CIANCIMINO, il PROVENZANO avevanegato ogni rilievo <strong>di</strong> tal genere, affermando che il predetto era andato inmissione nel loro interesse (


icordo se ciò avveniva anche tramite stampa. – P.M.: tramite? - IMP. DI R.C.: se siaavvenuto anche tramite stampa. – P.M.: tramite stampa. - IMP. DI R.C.: se sia uscitoqualche cosa, non ricordo con precisione, ma c’è stato un momento in cui io ho dettoe probabilmente che sia stato a livello stampa lo potevo chiedere, ma Ciancimino luiha afferrato subito il <strong>di</strong>scorso mi ha detto a denti stretti... - P: lui chi? - IMP. DI R.C.:Provenzano. - P: Provenzano... - IMP. DI R.C.: “no no, no Ciancimino è andato inmissione nel nostro interesse”, va bene, il <strong>di</strong>scorso si è chiuso là.>>).Peraltro, la in<strong>di</strong>cazione del GIUFFRE’ appare piuttosto incerta, dato che egli hacollocato la interlocuzione del PROVENZANO all’inizio del 1993, epoca in cuiappare tutt’altro che sicuro che fossero state pubblicate notizie sui rapporti <strong>di</strong>CIANCIMINO con apparati investigativi; inoltre, a rendere ambigua la affermazionedel GIUFFRE’ concorre anche la circostanza che il predetto sembraaver confermato che il PROVENZANO avesse alluso ad una attività delCIANCIMINO posta in essere su sollecitazione del RIINA, mentre non èstato in grado <strong>di</strong> precisare se successivamente all’arresto <strong>di</strong> quest’<strong>ultimo</strong> ilPROVENZANO medesimo avesse autonomamente proseguito quel <strong>di</strong>scorso(). Cosicché rimane incerto a cosa si sia esattamente riferito il


PROVENZANO allorché ha laconicamente alluso alla missione del CIANCI-MINO, che, in ogni caso, alla stregua <strong>di</strong> quanto precisato dal GIUFFRE’,concerneva una attività <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione a tutela <strong>di</strong> tutti gli interessi <strong>di</strong> CosaNostra. Non può, comunque, affermarsi con certezza che in quel frangente ilPROVENZANO abbia alluso alla collaborazione dell’ex uomo politico allacattura del RIINA. In ogni caso, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> suggestive ricostruzioni non prive <strong>di</strong>qualche plausibilità, anche sulla scorta dell’argomentato, negativo giu<strong>di</strong>zio sullaspecifica atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> Massimo CIANCIMINO, si deve concludere che glielementi acquisiti non consentono <strong>di</strong> ritenere provato:A) che il col. MORI ed il cap. DE DONNO siano stati messi a conoscenzadella <strong>di</strong>retta interazione fra Vito CIANCIMINO e Bernardo PROVENZANOe della loro comune, effettiva <strong>di</strong>sponibilità ad agevolare la cattura <strong>di</strong> SalvatoreRIINA;B) che Bernardo PROVENZANO abbia effettivamente contribuito alla catturadel RIINA;C) che Vito CIANCIMINO abbia fornito in<strong>di</strong>cazioni che siano state concretamenteutilizzate per catturare il RIINA.410


Estratto Dal blog “SEGUGIO”16 gennaio 2013I magistrati tranquillizzanoi Corleonesi: “l’arresto <strong>di</strong>Totò Riina è stato uno specchiettoper le allodole .”I magistrati rasserenanoi Corleonesi:“l’arresto <strong>di</strong> TotòRiina è stato unospecchietto per le allodole.”“”Quando due forze come mafia e Stato si trovanosullo stesso territorio possono fare due cose:combattersi o cercare un punto d’equilibrio. InSicilia sono successe entrambe le cose:l’arresto <strong>di</strong> Totò Riina è stato uno specchiettoper le allodole che ha sancito il ritrovatoequilibrio“. Così parlò ieri il procuratoreaggiunto Vittorio Teresi, uno dei magistrati cheil 15 gennaio <strong>di</strong> vent’anni fa erano in servizioalla Procura <strong>di</strong> Palermo, ricostruendo quel gior-


no durante il <strong>di</strong>battito conclusivo del “Festivaldella legalità in tour” che ha ricordato a Corleoneil ventennale della cattura del boss.Da un uomo <strong>di</strong> Stato come Teresi, a Corleone peril ventennio dell’arresto <strong>di</strong> Riina, ci si aspetterebbeun messaggio ai giovani un po’ più costruttivo,roba del tipo: “delinquere non paga,anche i capi più in alto nell’organizzazionesono finiti e finiscono nelle maglie della giustizia”.Invece no, lui va a raccontare, proprio a Corleone,che quella cattura fu uno specchietto perle allodole, insinua che sia un truschino framafia e stato, cosicchè il messaggio che passa,lui volente o nolente, è che in Sicilia siasempre ben chiaro chi comanda, e che non muovefoglia (neppure l’arresto del capo) che qualcuno<strong>di</strong> Cosa Nostra non voglia. Complimenti davvero,valeva la pena farci un convegno a Corleone.Ma Teresi, a sostegno delle sue teorie, si richiamaad alcuni fatti. Ve<strong>di</strong>amo dunque quali.“Quel pomeriggio – ha ricordato – in Procura fuconvocata una riunione ai massimi livelli el’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> perquisire il covo fu revocato surichiesta dei carabinieri, che <strong>di</strong>ssero <strong>di</strong> volersorprendere i fiancheggiatori <strong>di</strong> Riina. Ho controllatopersonalmente i nastri delle telecamere<strong>di</strong> videosorveglianza della zona: i controlli sierano interrotti alle 14, prima della riunione”.Un cortocircuito, un inspiegabile buco nerointorno alla cattura unito a un “depistaggio”dei giornalisti: “Per giorni non si <strong>di</strong>sse qualefosse davvero il covo, poi fu organizzato ungrande evento al ‘fondo Gelsomino’ con elicotteri,uomini che si calavano dall’alto equant’altro. Dissero: ‘È quello il covo’. Ma ilgiocattolo si ruppe ben presto in mano a Mori”412


Siamo alle solite: la questione, secondo noi,non è capire perché non si sia perquisito ilcovo, perché è già risaputo e <strong>di</strong>mostrato, ma,semmai, perché magistrati della Repubblica inpubbliche manifestazioni come la festa dellalegalità e quin<strong>di</strong> in veste “ufficiosa” <strong>di</strong> fronteai me<strong>di</strong>a, promuovono ricostruzioni che paionoinesatte, per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong> peggio,sull’argomento.La <strong>di</strong>scussione sull’opportunità <strong>di</strong> effettuareuna perquisizione era già stata avviata, il15/1/93, a fine mattinata, momento cruciale incui si doveva decidere se perquisire o meno. Laseconda linea fu “appoggiata” sin da subito, conla conferenza stampa avvenuta in tarda mattinata,tanto che, come si legge nella sentenza <strong>di</strong>assoluzione “Mori-De caprio” del 20/2/2006,“Questa seconda linea fu quella adottata in sede<strong>di</strong> conferenza stampa, nel corso della quale ilgenerale Cancellieri riferì la versione concordata,secondo cui il Riina era stato intercettato,casualmente, a bordo della sua auto guidatada Salvatore Bion<strong>di</strong>no mentre transitava sulpiazzale antistante il Motel Agip. Nessun riferimentovenne fatto a via Bernini ed a tuttal’attività che ivi era stata espletata.”Il dott. Luigi Patronaggio, Pubblico Ministero,ha reso <strong>di</strong>chiarazioni affermando che le squadreper la perquisizione sarebbero state pronte apartire dalle 14: “Intorno alle 14 (QUATTORDICI)del 15 gennaio i carabinieri del reparto territoriale<strong>di</strong> Palermo erano già pronti per effettuarela perquisizione al residence <strong>di</strong> viaBernini. Non conoscevamo la villa dalla qualeera uscito Riina e per questo ci accingevamo aperquisirle tutte.”Questa testimonianza si incrocia con quelle deldr. Aliquò e del col. Balsamo:


ALIQUO’: … si doveva in<strong>di</strong>viduare quale fosse lavilla e che cosa ci fosse nella villa. Si eranofatti quin<strong>di</strong> due tipi <strong>di</strong> perquisizioni; unaprima doveva partire subito e serviva a in<strong>di</strong>viduarela villa, una seconda. che avrebbe dovutoprovvedere a tutto quello che era necessario peresaminare quello che c’era in questa possibilevillino, villa… non si sapeva che tipo <strong>di</strong> <strong>rifugio</strong>avesse. L’UNA DOVEVA PARTIRE SUBITO E STAVAANDARE PER ANDARE VIA, ERANO GIÀ DISPONIBILI,C’ERA IL CAPITANO MENICUCCI MI PARE E CON ILCOLLEGA PATRONAGGIO [alle 14, ve<strong>di</strong> testimonianzaPatronaggio – ndr] e un’altra perquisizionedoveva partire verso … due ore dopo, quandosarebbe state possibile. (…)…proprio nell’imminenza dell’ uscita e quin<strong>di</strong>anche del pranzo [al pranzo le autorità si recaronoverso le 13,30, è in atti – ndr] , perchènoi come loro uscivano ci saremmo seduti altavolo, hanno detto, <strong>di</strong>ce “no, ma non sarebbemeglio procedere all’altro tipo <strong>di</strong> indagine?” iCarabinieri…(…) … Lo stesso Capitano De Caprio egli altri componenti del R.O.S. in particolare,perchè erano loro che avevano operato e mi specificaronoche loro avevano avuto delle precedentiesperienze <strong>di</strong> tal genere, per cuiritardando e mantenendo una osservazione avremmopotuto avere maggiori risultati. Io rimasi unpochino… se ne parlò anche con Caselli e con glialtri colleghi presenti E ALLA FINE SI DECISE DIFARE COSÌ. Dico, “ beh … rischiamo, è una scelta<strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> politica giu<strong>di</strong>ziaria, largo consenso… <strong>di</strong> politica investigativa”. …E siamo dunque al pranzo, intorno alle 14. Maproseguiamo con la verifica delle testimonianze.Dal confronto tra De Caprio Sergio e BALSAMODomenico effettuato in data 7 maggio 2003 h.12,40:414


BALSAMO:” … bisogna ricostruire, secondo me,visivamente, mentalmente riuscire a fare quelloche <strong>di</strong>cevo prima, stiamo in un cortilone, dacome si legge giustamente uno che non lo sa,riunione, cose, sembra che uno sta ad un tavolorotondo, siamo in un cortilone pieno <strong>di</strong> gente <strong>di</strong>tutti i generi, <strong>di</strong> reparti <strong>di</strong>versi, <strong>di</strong> gra<strong>di</strong><strong>di</strong>versi, dove chi va chi viene, chi si spostadalle macchine già pronte, allora “an<strong>di</strong>amo an<strong>di</strong>amo”,nel frattempo quello <strong>di</strong>ce, “ma forse èmeglio, pensiamoci un attimo, cioè non è statauna cosa imme<strong>di</strong>ata, c’è stato un .. sicuramentehanno parlato tra <strong>di</strong> loro mentre noi preparavamole macchine, i mezzi, … (…) … può darsi che fudetto prendete pure qualcuno in <strong>di</strong>visa e portatevelo,può darsi benissimo, però il nucleoandante era la mia macchina, quella del colonnelloMenicucci, le macchine del Nucleo Operativocivili, con quelle si andava a fare questeattività. Non le sto parlando <strong>di</strong> una cosa che èdurata un minuto, perché il tempo <strong>di</strong> farli venire,probabilmente la <strong>di</strong>scussione tra i presentiche io non posso <strong>di</strong>re, avete sentito chesono gli altri, qualcuno avrà pur detto “nonan<strong>di</strong>amo, è meglio aspettare, forse è meglio..”CIOÈ È STATA UNA COSA CHE È MATURATA IN UN LASSODI TEMPO NON IMMEDIATO E NON IN UN PUNTO DEFINI-TO, TIPO CHE SI PUÒ DEFINIRE RIUNIONE O INCON-TRO.” … anche perché far fare una perquisizionein un comprensorio enorme senza sapere dove erala casa, quin<strong>di</strong> c’era anche questo motivo chemagari nella verbalizzazione non è stato approfon<strong>di</strong>to,ma c’era anche il motivo <strong>di</strong> andare acercare una fra tante villette dove non c’eranonomi, cognomi, non c’era niente, quin<strong>di</strong> bisognavafare più ville che sarebbero otto, nove forseanche <strong>di</strong>eci, con terreni ecc. quin<strong>di</strong> ci volevauna cosa imponente, quin<strong>di</strong> si rischiava forseandando là in maniera prematura anche <strong>di</strong> andarenon <strong>di</strong>co a vuoto, ma bisognava fare un’ attività,forse il battaglione serviva a questo, percircondare fuori..”


Ad ogni modo, ciò che risulta dagli atti è chealle 14 si era pronti ad intervenire in ViaBernini, ma ciò non avvenne, e questo, – altrimentivi sarebbe un’incongruenza temporale – ,non può essere certo a seguito <strong>di</strong> una “riunioneconvocata nel pomeriggio”, come sostiene Teresi.La “riunione ai massimi livelli” del pomeriggio<strong>di</strong> cui parla Teresi, agli atti non risulta essereesistita. Infatti recita la sentenza: “Laconcitazione <strong>di</strong> quei momenti, il gran numero <strong>di</strong>in<strong>di</strong>vidui che affollava il cortile dove tutti sierano informalmente riuniti e ritrovati, spiega– COME RIFERITO DA TUTTI I TESTIMONI CHE VIPRESERO PARTE – il perché NON SI SVOLSE ALCUNARIUNIONE DI CARATTERE FORMALE, SOSTITUITA, DIFATTO, DA DISCUSSIONI, che ormai evidentementesi concentravano “sul che fare ora” e come proseguirel’azione <strong>di</strong> contrasto a “cosa nostra”, eche avvenivano proprio in quel medesimo contesto<strong>di</strong> luogo, <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> persone.Il dr. Aliquò, nella sua testimonianza, registradal primo pomeriggio in avanti soltanto“l’intervento del Col. Mori e CONSULTAZIONI conSpallitta e Caselli” e conclude che “alle ore16,00 era stato <strong>di</strong>sposto un rinvio <strong>di</strong> 48 ore”Quin<strong>di</strong> alle 16 si era senz’altro deciso in viadefinitiva <strong>di</strong> rinviare o sospendere del tutto(sul punto vi sono versioni <strong>di</strong>scordanti, malogica vuole che sia la seconda delle due) laperquisizione, la quale però era stata già sospesae tenuta “ferma” a tarda mattinata, bloccataalle 14 nonostante a quell’ora Patronaggiostesse per muoversi con alcune squadre, ed ampiamente<strong>di</strong>scussa in ogni sua ragione durante ilpranzo.Non può esistere quin<strong>di</strong> alcun sospetto od anomaliadel tipo descritto da Teresi, che pare volercollocare, tanto per incru<strong>di</strong>re ancor <strong>di</strong> più le416


circostanze ed i sospetti <strong>di</strong> quanto non si siafatto sino ad ora, tale presunta riunione incui si <strong>di</strong>scusse sull’opportunità <strong>di</strong> perquisire omeno in un’ora SUCCESSIVA a quella in cui il ROScessò la sorveglianza e le videoregistrazioni,ora CHE LUI COLLOCA, PER SUA TESTIMONIANZA DI-RETTA, ALLE 14: “Ho controllato personalmente inastri delle telecamere <strong>di</strong> videosorveglianzadella zona: i controlli si erano interrotti alle14, prima della riunione”. Anche questa secondacircostanza, <strong>di</strong> cui Teresi si assume la responsabilitàdella testimonianza oculare, pare smentitadai documenti. Infatti così rilevano imagistrati della sentenza: ““Il Coldesina [ilcarabiniere sul furgone – ndr] , cui nel frattempoera stata data la notizia dell’arresto,ricevette l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> continuare il servizio,CHE DIFATTI PROSEGUÌ CON LE STESSE MODALITÀ EDUNQUE CON LA PRESENZA DEL DI MAGGIO SINO ALLEORE 16.00, quando gli venne comunicato che uncollega sarebbe giunto a prelevare il furgone eli avrebbe riportati in caserma.”..Ed allo stesso modo nell’or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> rinvio agiu<strong>di</strong>zio coatto:“il 27 gennaio venivano depositati negli Uffici<strong>di</strong> Procura i filmati realizzati fino alle ore16.00 del 15.1.1993”Ma la prova definitiva, sta proprio in altravecchia contestazione mossa in istruttoria aicarabinieri, in merito ad un’interruzione “tecnica”della registrazione che è documentatoessere avvenuta, per un periodo <strong>di</strong> soli 4 minuti,poco prima delle 14. “…dalla visione deifilmati era dato rilevare che alle ore 13,40 del15.1.1993 davanti al cancello <strong>di</strong> via Bernini viera Giovanni Riina e che nella relazione <strong>di</strong>servizio a firma dello stesso Militare a p. 6ore 13,40 vi era l’annotazione “giunge soggettosconosciuto su Renault Clio PAB31427 e sosta <strong>di</strong>


fronte al civico, escono dal civico tre soggettisconosciuti su ciclomotori, uno conversa con ilconducente della Clio”, ed ancora che il filmatorelativo al 15 gennaio RISULTAVA INTERROTTODALLE ORE 13,42 ALLE 13,46 e chenell’annotazione inerente la ore 13,46 dellarelazione datata 15 gennaio si legge “SansoneGiuseppe su Fiat Tipo PA927273 esce dal civico esi allontana in <strong>di</strong>rezione via U<strong>di</strong>tore (situazionevisualizzata ma non filmata)”. IL TESTE AT-TRIBUIVA L’INTERRUZIONE NELLA RIPRESA AL TEMPONECESSARIO PER SOSTITUIRE LA CASSETTA soggiungendo“Se nella relazione ho scritto il nome <strong>di</strong>Sansone, evidentemente è perché ho visto che inauto era da solo”-“Ricapitolando: se alle 13,46 veniva inseritauna nuova videocassetta perché la vecchia eraandata ad esaurimento, e se questa per qualcheragione fosse stata nuovamente e definitivamenteinterrotta alle 14, cioè dopo soli 14 minuti <strong>di</strong>funzionamento e ben 2 ore prima della fine delturno <strong>di</strong> sorveglianza, certamente tale circostanzarisulterebbe agli atti, poiché come sipuò vedere i magistrati hanno verificato, minutoper minuto sostituzione della cassetta compresa,i vari passaggi <strong>di</strong> quelle ore <strong>di</strong> osservazionepomeri<strong>di</strong>ane, anche al fine <strong>di</strong> comprendere leragioni dell’interruzione del video per 4 minutidalle ore 13,42, e quin<strong>di</strong> per verificare laveri<strong>di</strong>cità della versione fornita dal Coldesina,concludendo univocamente che i filmati eranostati “realizzati fino alle 16.00”.Quin<strong>di</strong> il dott. Teresi, avrà pure “controllatopersonalmente i nastri”, ma i suoi ricor<strong>di</strong> degliorari e delle circostanze evidentemente sonooffuscati od errati, a meno che non lo siano, ecompletamente, le risultanze dell’istruttoria edel processo.Si può pertanto considerare ovvio il fatto che418


se alle 14 le prime squadre pronte ad intervenirenon furono inviate, qualcosa, a fermarle,doveva già essere accaduto, e prima delle 14. Ese è pur vero che comunque anche dopo la conferenzastampa e dopo le 14 si sarebbe ancorapotuto tranquillamente perquisire (anche se nonsi capisce a quale scopo si sarebbe dovuto fare,dal momento che è provato che dalle 9,30 delmattino i mafiosi erano già in allarme perl’arresto <strong>di</strong> Riina, e pertanto la Bagarella ed icomplici della famiglia come i Sansone, presentiin mattinata nell’inse<strong>di</strong>amento, avevano giàavuto a <strong>di</strong>sposizione più <strong>di</strong> 5 ore per occultareo <strong>di</strong>struggere qualsiasi documento potesse trovarsiin quella casa, come impongono le regole<strong>di</strong> Cosa Nostra in caso <strong>di</strong> cattura del boss ecome ha riba<strong>di</strong>to anche Brusca in aula), in ognicaso la successione temporale che ci proponeTeresi, secondo la quale la decisione <strong>di</strong> nonperquisire sarebbe stata presa decisamente DOPOl’interruzione delle riprese con la telecamerapiazzata sul furgone, a suo <strong>di</strong>re avvenuta alle14, pare forzata e viziata, sia perché il bloccodella perquisizione era già <strong>di</strong> fatto in corsoalle 14, sia perché gli atti lo smentisconosull’orario dell’interruzione del filmato, chepare invece risalire alle 16 in punto, salvo unapausa <strong>di</strong> 4 minuti dalle 13,42 alle 13,46.Infine c’è quest’altro passaggio <strong>di</strong> teresi,sulla perquisizione del Fondo Gelsomino: “Pergiorni non si <strong>di</strong>sse quale fosse davvero il covo,poi fu organizzato un grande evento al ‘fondoGelsomino’ con elicotteri, uomini che si calavanodall’alto e quant’altro. Dissero: ‘È quelloil covo’. Ma il giocattolo si ruppe ben prestoin mano a Mori”Francamente non si capisce che cosa voglia <strong>di</strong>requi Teresi. Il ROS e Mori, con quella perquisizioneal Fondo Gelsomino del 21/1/1993, nonc’entrano nulla. Infatti, come si legge in sen-


tenza: “Neppure alla riunione del 20 gennaio,nella quale si deliberò a scopo <strong>di</strong> “depistaggio”dei giornalisti la perquisizione al cd. “fondoGelsomino”, il ROS era presente, E L’INIZIATIVAFU ASSUNTA DALLA TERRITORIALE CONCORDEMENTE CONL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA.” (…) La mancanza <strong>di</strong>comunicazione e l’assenza <strong>di</strong> un flusso informativotra l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria, la territorialeed il ROS, DAVVERO ECLATANTE E PARADOSSALE NELCASO DELL’OPERAZIONE “FONDO GELSOMINO”, apparecomunque aver contrad<strong>di</strong>stinto, sotto <strong>di</strong>versiprofili, tutte le fasi della vicenda in esame.”In altro punto la stessa sentenza parla espressamente<strong>di</strong> “omesso coinvolgimento del ROS nellaperquisizione al fondo Gelsomino” da partedell’autorità giu<strong>di</strong>ziaria.Insomma, al fondo Gelsomino ci saranno anchestati elicotteri, uomini che si calavanodall’alto, e quant’altro, ma il ROS <strong>di</strong> Mori eUltimo non ne sapeva nulla. E se, con riferimentoall’operazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sarticolazione dellacosca mafiosa, il giocattolo si ruppe ben prestoin mano a Mori, ciò non fu certo per colpa<strong>di</strong> Mori o <strong>di</strong> Ultimo. Eppure sotto processo cisono andati loro, e qualcuno pare voglia farceliritornare.420

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