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Ombrone 2007 - cupano

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01./$2$%&-%)/$%&'()*+$,-./'3%4)5'1+)*2$/*di Alessandra PincaSabato 20 febbraio si è svolta all’International WineAcademy di Roma (IWAR) un’interessantissimadegustazione di Supertuscans..I vini in degustazione erano otto ma, come spessoaccade alla IWAR, siamo stati deliziati da una sorpresafinale, non in tema ma, di sicuro, estremamentegradita.Due parole introduttive, prima di entrare nel vivo delladegustazione, sui Supertuscans.La nascita di questa denominazione va fatta risalireagli anni settanta, quando alcuni produttori toscanidecisero di abbandonare la procedura di preparazionedel Chianti, abolendo la percentuale del 30% di uvebianche prevista dal disciplinare, per sostituirla conaltre varietà quali Cabernet, Merlot, Syrah e altri vitigniinternazionali. O magari per produrre un sangiovesein purezza, possibilità che non era alora contemplatadal disciplinare, appunto creato seguendo l’anticanozione che il Chianti dovesse essere sempre ecomunque un uvaggio o un blend.L’esperimento risultò particolarmente interessante ma,soprattutto, apprezzato all’estero, per le caratteristichedi corposità e morbidezza dei vini che fecero loromeritare, dalla stampa inglese, la denominazione diSuperTuscans.In Italia i Supertuscans non seguirono inizialmentesevere regole per la classificazione delle DOCG efurono quindi immessi sul mercato come “vini datavola”. Solo successivamente, con il riconoscimentodella categoria Indicazione Geografica Tipica, sonoriusciti a meritare una classificazione di qualità piùelevata, e altri oggi hanno addirittura la loro DOCG (adesempio, il Sassicaia).Parliamo di vini molto conosciuti all’estero, i cui capofilasono stati sicuramente il Sassicaia, il Vigorello, e poi ilTignanello, per proseguire con il Solaia e l’Ornellaiama che, oggi, vantano una produzione estremamentericca e diversificata sul territorio toscano.In Italia non sempre sono stati considerati veraespressione del terroir, considerandoli piuttosto unaforma di produzione marketing oriented in rapportoagli storici Brunello, Nobile di Montepulciano e Chianti.La realtà, come sempre, è forse nel mezzo. Dopoi primi Supertuscan - forse - il dilagare di tentativiinnovativi e che dessero nuovo carburante al motoredell’enologia toscana ha prodotto risultati nonsempre soddisfacenti. E’ vero che i Supertuscan nonnascono completamente da vitigni autoctoni toscanima riescono, in alcuni esempi di indubbia eccellenza,a generare vini di alto pregio che invecchiano benenel tempo e che sono capaci di dare quelle emozioniche spesso si associano a questa interessante edaffascinante regione.#$%&'()*+$,-./'Degli otto vini presenti in degustazione, i primi trefanno parte della DOC S. Antimo che prende il nomedalla zona di appartenenza – a sud di Siena - e dallabellissima abbazia romanica che sovrasta le verdi collinecon la sua silente maestosità, I tre rappresentano lediverse anime dei Supertuscan, con un vino che nasceda un blend di sangiovese, merlot e cabernet, un altrocon un 20% di Syrah e con le consuete caratteristichespeziate di questo vitigno, un altro ancora un syrah inpurezza.I restanti cinque Supertuscan degustati nascono dalmedesimo blend ma in zone diverse e con l’eccezionedi un vino prodotto con Sangiovese in purezza e di unCabernet in purezza.Ma entriamo in dettaglio:Cupano<strong>Ombrone</strong> <strong>2007</strong>Il vino prende il nome dal fiume che costeggia la zonadi produzione e uno dei tre che fa parte della DOC S.Antimo.Il produttore – sicuramente uno diquelli definibilidi culto - nonnecessita di presentazioni, tale lafama che accompagna, soprattutto negli Stati Uniti, ilsuo Brunello.Annata calda quella del <strong>2007</strong>. Il vino è il risultato di unblend di Cabernet, Merlot e Sangiovese, presenti nelblend per un 33% circa ciascuno. Rosso scuro e denso,naso complesso ma meno ricco di quanto non lo siaal palato. Vellutato al primo approccio in bocca, caldoe alcolico, astringente sul finale per i tannini ancoragiovani. Buona acidità.!"

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