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omelia nella festa liturgica s. biagio - Chiesa Cattolica Italiana

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S.Biagio – Tivoli, 3 febbraio 2009 2009OMELIA NELLA FESTA LITURGICA DI S.BIAGIO VESCOVO E MARTIREParrocchia di S.Biagio – Tivoli, 3 febbraio 2009Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Biagio!Sono lieto di celebrare con voi l’Eucaristia in questa memoria <strong>liturgica</strong> del vostroPatrono.Saluto tutti: Mons. Garlato, mio amato predecessore; Don Ciro, i suoi collaboratori,voi tutti parrocchiani, ed anche i Cavalieri e le Dame del Santo Sepolcro di Tivoli equanti sono qui convenuti per una Veglia di preghiera e solidarietà per la Terra Santain questi momenti dove nonostante sia stata proclamata la tregua ancora siamopreoccupati per le continue tensioni che attraversano la Terra di Gesù.Celebriamo il vostro Patrono.Di lui non abbiamo grandi informazioni storiche anche se sappiamo bene come la<strong>Chiesa</strong> lo ha venerato come Vescovo e Martire degli inizi del IV secolo in Armenia,l’attuale Turchia.Di lui rimane un culto popolare legato alla guarigione della gola poiché narra latradizione che mentre veniva condotto al martirio avrebbe guarito il figlio di unadonna che stava per morire a causa di una lisca di pesce conficcatasi in gola edancora come avrebbe fatto ritrovare ad una madre vedova un maiale –il suo unicobene – e alla quale avrebbe detto di ricordarlo, dopo la morte attraverso dei riti cheprevedevano l’uso della testa e degli arti del maiale e l’offerta di ceri. Ceri con i qualianche oggi, in molte parti, si benedicono le gole e si chiede la salute.Ma di Biagio mi piace ricordare che fu martire!Un uomo dunque che ha dato la vita per Cristo, che lo ha testimoniato fino allamorte con la sicurezza che la morte da Cristo è stata vinta e che ciò che conta non ètanto salvare il corpo ma l’anima!Un messaggio, quello di Biagio, quasi contrastante con quello che il mondo oggi cipropone in maniera invasiva e spesso devastante: quello del culto del corpo finoall’eccesso dove si dimentica facilmente l’anima e che anche il corpo è unostrumento con il quale servire Dio e i fratelli se occorresse anche fino al donosupremo di sé, il martirio!1


S.Biagio – Tivoli, 3 febbraio 2009 2009Il cristiano è infatti chiamato alla testimonianza nel mondo. A non avere paura di chipuò distruggere il corpo, come ci ha ricordato il vangelo. Perché la nostra vita èconosciuta ed amata dal Signore e questo ci deve bastare! La nostra vita è destinataall’eternità.Di questa certezza i martiri hanno vissuto e per questo hanno dato la vita sostenuti enutriti dall’Eucaristia con la quale il martirio ha un profondo rapporto e sul qualevorrei fermarmi a riflettere con voi affinchè la vita eucaristica sia al centro dellavostra vita personale e comunitaria invitandovi a ben celebrarla e ad adorarla.Certamente non è possibile identificare il martire con Cristo ma l’esperienza delmartirio ha una forte valenza eucaristica. Nei momenti che precedono il martirio visono sempre – negli atti dei martiri - elementi che rimandano al Giovedì Santo comela preghiera che rimanda a quella di Gesù; l’ultima cena di cui possono usufruire icondannati a morte – come si evince dalla narrazione della Passione delle SantePerpetua e Felicita -, il desiderio molto esplicito per l’Eucaristia che viene beneesplicitato da Ignazio quando in prossimità del martirio chiede ai Romani: “Voglio ilpane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, figlio di Davide; e voglio come bevanda ilsuo sangue, cioè l’amore incorruttibile” definendo l’eucaristia: “farmacod’immortalità, antidoto che preserva dalla morte e assicura per sempre la vita inGesù Cristo” (Ignazio agli Efesini 20,2).E così comprendiamo perché l’Eucaristia è considerata il cibo proprio del martire. Ildiscepolo che si nutre di Cristo, pane di vita eterna, diventa sempre più simile a Lui:viene trasformato – per via di assimilazione – in Colui che riceve e tutta la personadel martire, anche la sua corporeità, sono preparate, rese adatte da questo ciboceleste a partecipare alle sofferenze e alla gloria di Cristo.Nutrendosi del corpo di Cristo risorto il martire non solo sperimenta di avere in séquell’amore, proveniente da Cristo, che lo porta a fare dono della sua vita, ma provache cosa significa che la sua carne, il suo corpo, la sua persona partecipanodirettamente del sacrificio di Cristo e diventano, grazie a Lui, offerta gradita alPadre, <strong>nella</strong> potenza dello Spirito Santo. Origene spiegherà come “il martirio sial’azione di grazie, l’eucaristia suprema del cristiano”.Pensando al martirio e al suo profondo legame con Cristo che sulla croce ha dato lavita per noi, questa sera, desideriamo pregare anche per i cristiani che vivono <strong>nella</strong>terra di Gesù ma anche per la pace in quelle terre e in tutto il Medioriente.2


S.Biagio – Tivoli, 3 febbraio 2009 2009Grandi apprensioni hanno prodotto tra i cristiani e tra tutti gli uomini di buonavolontà le ostilità ricominciate tra israeliani e palestinesi soprattutto di Hamasfacendo saltare in aria quel lieve ottimismo che era nato nel pensare che si potessegiungere ad uno Stato di Israele definito da precisi confini ed uno della Palestina.Purtroppo Israele ha preferito utilizzare davanti a tale provocazione – come haricordato il Cardinale Bagnasco parlando alcuni giorni fa ai Vescovi italiani –l’opzione militare creando turbamento e vittime non solo militari ma anche tra icivili e tra i bambini. Tutti ci siamo allarmati e tutti abbiamo espresso riprovazionedavanti a tali fatti ma non dobbiamo essere di parte. Giustamente il Santo Padre, il1° gennaio scorso, ha detto: una “massiccia violenza (è) scoppiata <strong>nella</strong> striscia diGaza, in risposta ad altra violenza”.Questa sera, dunque, preghiamo per la pace in Terra Santa, ma preghiamo perché icuori si aprano alla pace da entrambe le parti e perché l’opinione pubblicainternazionale faccia pressione con equilibrio e con spirito costruttivo su entrambi iprotagonisti del triste conflitto ormai troppo lungo ed estenuante.Questa sera vogliamo pregare per la pace in quella terra e soprattutto per lacomunità cristiana di Gaza, di Terra Santa e di tutto il Medio Oriente.A San Biagio che mentre andava al martirio operò guarigioni chiediamo anche noi laguarigione degli uomini che sono rimasti vittime delle violenze e della guerra echiediamo soprattutto la guarigione dei cuori degli uomini affinchè la “tregua nelfrattempo concordata si consolidi in vista di soluzioni positive più stabili”. Amen.3

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