stratigrafie di dipinti senza prelievi mediante analisi xrf e ...

MASCHERONI ILARIA A.A. 2002/03matr. 548686STRATIGRAFIE DI DIPINTISENZA PRELIEVIMEDIANTE ANALISI XRFE SPETTROFOTOMETRICHERIASSUNTOLe metodologie scientifiche per l’analisi di opere pittoriche hanno iniziato,negli ultimi anni, a non essere più finalizzate esclusivamente alla conservazionee al restauro, e si sono dimostrate di interesse specifico nello studiodell’opera d’arte, permettendo una conoscenza più approfondita del modusoperandi dell’artista, non solo nell’ambito dei materiali a lui disponibili, maanche del loro impiego, consentendo, quindi, di cogliere aspetti stilistici chelo possano meglio inquadrare nel contesto artistico del suo tempo.In quest’ottica, il presente lavoro verte sull’uso congiunto di più metodologiedi indagine non invasive, applicabili allo studio di strati pittorici e quindiutilizzabili, sia in laboratorio che in situ, su quadri, sculture policrome, affreschi.Il metodo sviluppato, pur non necessitando di microprelievi, è sufficientementeaffidabile nell’individuazione dei pigmenti e della loro successione all’internodegli strati pittorici. La sua non invasività garantisce il rispettodell’esigenza primaria di conservazione dell’opera d’arte.La tecnica si basa fondamentalmente sull’esame comparato dei risultatidi due metodologie di analisi: spettroscopia X (X-Ray Fluorescence o XRF)e spettrometria in riflettanza nel visibile e nel vicino infrarosso (spettrofotometriaVis-NIR).L’analisi XRF sfrutta le righe di emissione caratteristica del campione inesame per individuarne gli elementi presenti e identificare così il pigmentoutilizzato. Poiché nel campione intervengono effetti di eccitazione secondaria1

degli elementi costituenti e di autoassorbimento delle loro emissioni caratteristiche,l’intensità dei picchi di fluorescenza non è strettamente correlabilealla concentrazione, nel campione, dell’elemento a cui si riferiscono; diconseguenza è possibile ottenere solo informazioni qualitative. Per ottenereinformazioni di carattere semiquantitativo o addirittura quantitativo si puòricorrere a una variante della tecnica XRF, che si basa su analisi di fluorescenzain riflessione totale (Total X-Ray Fluorescence o TXRF) e consentedi raggiungere precisioni sulle concentrazioni relative dell’ordine di qualcheparte su cento.La spettrofotometria fornisce, invece, una caratterizzazione della superficiedel materiale in analisi, misurando il rapporto tra l’intensità della radiazioneriflessa e incidente, in funzione della lunghezza d’onda di quest’ultima:nel nostro caso si è considerata la porzione dello spettro che si estende tra leregioni del visibile e del vicino infrarosso (da 380 nm a 1000 nm circa).La curva di riflettanza così ricavata è caratteristica del pigmento, anche aparità di colore.Si noti che, mentre l’indagine XRF dà informazioni sugli elementi dell’interostrato pittorico fino alla preparazione, la spettrofotometria permette diriconoscere i pigmenti presenti alla superficie. È quindi possibile distinguere,per confronto tra le due misure, quelli appartenenti agli strati sottostanti.Nel corso del lavoro di tesi si sono effettuate misure preliminari su singolipigmenti (sia stesi che in polvere) per identificarne la riposta alle varie tecnichedi analisi XRF e spettrofotometriche. È stato così possibile realizzareun database di riferimento relativo a pigmenti stesi e in polvere e a differentileganti utilizzati.In tal modo si è chiarito quali pigmenti siano identificabili con certezza mediantel’applicazione congiunta delle due tecniche e per quali, invece, le misureconsentano di arrivare solo ad ipotesi da confermare con analisi basate sumicroprelievi. Nel caso di analisi su stesure multiple, si è indicato, dove possibile,una ricostruzione della successione stratigrafica.Si è quindi dimostrata l’applicabilità di questo metodo d’indagine allostudio di dipinti, con particolare riferimento a opere eseguite con la tecnicaper velature successive di pigmenti puri, o al più schiariti con biacca, cometipico della scuola veneta e fiamminga del Quattrocento. In particolare sonostate analizzate opere di Hans Memling e di scuola belliniana e montagnesca(Cima da Conegliano, Bartolomeo Montagna, Giovanni Bonconsiglio, MarcelloFogolino). Per verificare i limiti della tecnica si sono successivamentestudiate opere del Seicento e Settecento (Anton Van Dyck, Giambattista2

Tiepolo, Francesco del Cairo).Il lavoro ha contribuito alla realizzazione del primo tomo del catalogo dellaPinacoteca Civica di Vicenza, recentemente pubblicato.3