13.07.2015 Views

Don Chisciotte nel cosmo, una pièce teatrale di ... - Il primo amore

Don Chisciotte nel cosmo, una pièce teatrale di ... - Il primo amore

Don Chisciotte nel cosmo, una pièce teatrale di ... - Il primo amore

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

DON CHISCIOTTENEL COSMO<strong>di</strong> Salvatore Toscano e Ciro Carlo Fico1


strada e contemporaneamente Sancio si zittisce). Sancio,smettiamola con questa scena, mi sembrano secoli che laripetiamo.SAN: Ooohh… Mai <strong>una</strong> volta che la finiamo questa!Perché avete in o<strong>di</strong>o proprio quella dei mulini a vento?DON: Sii buono Sancio, metti a posto e vai a guardarel’universo fuori dall’astronave.SAN (borbotta infasti<strong>di</strong>to, porta fuori scena la ruota concui faceva il mulino): Io vedo un mulino e vossignoria vedeun gigante… L’umanità è andata alla malora, il nostropianeta è <strong>di</strong>strutto e siamo tutti e due spersi <strong>nel</strong> <strong>cosmo</strong>. E luisi blocca sempre sulla stessa scena.Sancio ritorna <strong>di</strong> corsa in scena, fa un salto mettendo latesta dentro un oblò posto in basso che proietta <strong>una</strong> lucecolorata.DON: Cosa si vede?SAN: C’è <strong>una</strong> <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> stelle, un buio fetente, si vedetutto e non si vede niente, c’è l’universo largo che si allargae solo un trattino bianco dove qualche anno fa c’era la terra.DON: Nient’altro che un trattino bianco?SAN: Solo un trattino bianco.SCENA 2: I due polveroni.DON: Oh, Sancio, questo è il <strong>primo</strong> giorno in cui sivedrà il bene che mi riserba la sorte; questo è il giorno incui si mostrerà, più che in qualsiasi altro, il valore del miobraccio e in cui farò opere che resteranno scritte <strong>nel</strong> libro3


della Fama per tutti i secoli a venire. Ve<strong>di</strong>, Sancio, quelpolverone che si alza là? (Sancio comincia ad agitare ungrosso lenzuolo bianco a un lato del palco). Ebbene, esso èsollevato da un ingente esercito che da lì avanza in marcia,composto <strong>di</strong> genti <strong>di</strong>verse e innumerevoli.SAN: Stando a quanto vossignoria <strong>di</strong>ce, devono esseredue gli eserciti, perché anche dalla parte opposta si alza unuguale polverone.<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> dall’altro lato del palco comincia adagitare un grosso lenzuolo nero.SAN: Ebbene, signore, che cosa dobbiamo fare noi?DON: Che cosa dobbiamo fare? Favorire e aiutare ibisognosi e i deboli. Devi sapere, Sancio, che a capo <strong>di</strong> unesercito c’è il grande imperatore Alifanfarone, signore dellagrande isola Taprobana. A capo dell’altro esercito c’è il suonemico, il re dei Garamanti, Pentapolino dalla ManicaRimboccata, perché entra sempre in battaglia con il bracciodestro nudo.SAN: Ma perché si o<strong>di</strong>ano tanto questi due signori?DON: Devi sapere che questo Alifanfarone è un fanaticopagano ed è innamorato della figlia <strong>di</strong> Pentapolino, che è<strong>una</strong> bellissima dama, e, per giunta, piena <strong>di</strong> grazia, ed ècristiana, così che suo padre non vuole darla al re pagano seprima questi non si converte.SAN: Per la mia barba! (Si ferma <strong>di</strong> colpo e lasciacadere a terra il lenzuolo). Pentolino ha ragione!DON: Pentapolino, testa <strong>di</strong> zucca!4


<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> lascia cadere a terra il lenzuolo e sisposta al centro del palco. Durante tutto il monologoSancio andrà avanti e in<strong>di</strong>etro per riempire <strong>di</strong> libri le manidel suo padrone.DON: Quel cavaliere che ve<strong>di</strong> là con le armi gialle (<strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> in<strong>di</strong>ca da un lato con la palma della manorivolta verso l’alto e subito Sancio ci mette un libro sopra),che porta sullo scudo un leone coronato, docile ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>una</strong> donzella, è il valoroso Laurcalco, signore <strong>di</strong> Ponted’Argento; l’altro con l’armatura dai fiori d’oro (<strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> in<strong>di</strong>ca dall’altra parte con la mano libera, masubito Sancio mette un libro anche su questa. Adesso <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> si trova con le braccia spalancate), che portasullo scudo tre corone d’argento in campo azzurro, è iltemuto Micocolembo, granduca <strong>di</strong> Quirocia; l’altro dallemembra gigantesche, che sta alla sua destra, è l’intrepidoBrandabarbarano <strong>di</strong> Boliche, signore delle tre Arabie, ches’avanza con addosso <strong>una</strong> pelle <strong>di</strong> serpente e ha per scudo<strong>una</strong> porta che, secondo la leggenda, è <strong>una</strong> <strong>di</strong> quelle deltempio che Sansone fece crollare. (<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> resta conle braccia spalancate ma il peso dei libri che Sancio gliporta è sempre più <strong>di</strong>fficile da sostenere). Ma volgi gliocchi da quest’altra parte e vedrai <strong>di</strong>nanzi alla fronte <strong>di</strong>quest’altro esercito il sempre vincitore e mai vintoTimo<strong>nel</strong>lo <strong>di</strong> Carcassona, principe della nuova Biscaglia,che avanza armato con l’armatura inquartata <strong>di</strong> azzurro,verde, bianco e giallo, e porta <strong>nel</strong>lo scudo un gatto d’oro incampo biondo scuro con un motto che <strong>di</strong>ce Miau, che è ilprincipio del nome della sua dama, la quale, a quanto si5


<strong>di</strong>ce, è l’impareggiabile Miaulina, figlia del ducaAlfeniquen dell’Algarve. (A questo punto <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>non ce la fa più a tenere le braccia spalancate con le manipiene <strong>di</strong> libri e cambia posizione: si sistema la pila <strong>di</strong> librisulle mani unite aiutandosi con il busto e piegando un po’le gambe come se stesse a cavallo). Questo squadrone cheabbiamo <strong>di</strong> fronte è formato e composto da genti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versipaesi: qui sono quelli che bevono le dolci acque del famosoXanto; quelli che calpestano le montuose regioni dellaMassilia; quelli che godono le fresche rive del chiaroTermodonte; quelli che raccolgono per molte e <strong>di</strong>verse viel’oro del Pattolo; i numi<strong>di</strong>, <strong>di</strong> dubbia fede <strong>nel</strong>le loropromesse; i persiani, famosi per gli archi e le frecce; i parti,i me<strong>di</strong>, che combattono fuggendo; gli arabi, <strong>di</strong> vita nomade;gli sciti, così bianchi come crudeli; gli etiopi dai labbriforati, e infiniti altri popoli <strong>di</strong> cui vedo e conosco i voltibenché non ne ricor<strong>di</strong> i nomi. (Sancio continua araccogliere libri e a portarli a <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> che adessofatica a stare in pie<strong>di</strong> e ha la faccia quasi nascosta dallapila che regge).In quest’altro squadrone vengono coloro che bevono lecorrenti cristalline del Betis, fertile d’ulivi; quelli chedetergono e rendono nitido il loro volto con l’acqua <strong>di</strong> cuisempre abbonda il dorato Tago; quelli che godono dellebenefiche acque del <strong>di</strong>vino Genil; quelli che calpestano icampi Tartesi dai ricchi pascoli; quelli che si allietano deicampi elisi <strong>di</strong> Jerez; quelli della Mancia, ricchi e coronati <strong>di</strong>bionde spighe; quelli vestiti <strong>di</strong> ferro, antichi resti del sanguegoto; quelli che si bagnano <strong>nel</strong> Pisuerga, famoso per il suoplacido corso; quelli che pascolano il loro bestiame negli6


estesi pascoli della tortuosa Gua<strong>di</strong>ana, celebre per il suocorso sotterraneo; quelli che tremano al freddo dei selvosiPirenei o ai bianchi fiocchi <strong>di</strong> neve dell’alto Appennino;infine, tutti quelli che l’Europa intera contiene e racchiudein sé. (<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> lascia finalmente cadere tutti i libri aterra). Ma adesso è ora <strong>di</strong> agire!Parte la musica <strong>di</strong> Steve Hillage (con percussioni equalche accordo <strong>di</strong>storto suonato con la chitarra elettrica).<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> e Sancio si riposizionano ai lati del palco ericominciano a scuotere i due lenzuoli.SAN: Aspettate signore! Non si vede in giro nemmenouno <strong>di</strong> tutti gli uomini, giganti, cavalieri che vossignoria<strong>di</strong>ce; per lo meno io non li vedo: forse sarà un incantesimo!DON: Come puoi <strong>di</strong>re questo? Non senti il nitrito deicavalli, il suono delle trombe, il rullo dei tamburi?SAN: Io non sento altro che molti belati <strong>di</strong> pecore emontoni.Sancio e <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> sempre continuando a scuotere ilenzuoli si avvicinano al centro del palco.DON: È la paura che hai, Sancio, che non ti fa vedere néu<strong>di</strong>re bene: perché uno degli effetti della paura è <strong>di</strong> turbare isensi e far sì che le cose non appaiano come sono; ma se haitanta paura, se avete tanta paura tutti voi Sanci del mondofatevi da parte che non servite. Per la bella Dulcinea io miscaravento al centro della battaglia tra gli eserciti!7


Sancio e <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> girano freneticamente unointorno all’altro con i lenzuoli che si agitano come duelunghe code.SAN: Torni in<strong>di</strong>etro vossignoria che, giuro a Dio chesono montoni e pecore quelli che va ad attaccare!DON: Sono eserciti!SAN: Disgraziato il padre che mi ha fatto nascere! Chepazzia è questa? Ba<strong>di</strong> che non ci sono né giganti nécavalieri, né gatti, né armature, né scu<strong>di</strong>… Sono pecore.Sancio continua a girare in senso orario intorno a <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> coprendolo con il lenzuolo mentre <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> gira in senso antiorario intorno a se stessoavvoltolandosi dentro il proprio lenzuolo.DON: Eserciti!SAN: Pecore! Pecore e montoni!DON: Eserciti!<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> cade a terra avvolto come <strong>una</strong> mummiadentro i due lenzuoli. Si interrompe la musica.SCENA 3: Balsamo <strong>di</strong> Fierabraccio e bocca sdentata.Sancio raccoglie da terra il bozzolo <strong>di</strong> lenzuola condentro <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>, se lo sistema su <strong>una</strong> spalla e loporta in giro sul palco fino a lasciarlo a proscenio.8


compenso dei miei molti e buoni servigi se non la ricetta <strong>di</strong>così straor<strong>di</strong>nario liquore.DON: Vieni qui Sancio, avvicinati e guarda quantimolari e quanti denti d’avanti mi mancano, perché hol’impressione che non me ne sia rimasto nessuno in bocca.SAN: Devo fare un’ispezione?<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> rovescia la testa verso l’alto e spalancala bocca. Sancio fruga all’interno della bocca del suopadrone con un <strong>di</strong>to.SAN: Quanti denti avevate qui?DON (in<strong>di</strong>cando il numero quattro anche con la mano):Quattro…SAN: Ne siete proprio sicuro?DON: Quattro, forse cinque.SAN: Fatemi contare… Sotto sono rimasti solo due dentie sopra… Niente. (Muovendo il <strong>di</strong>to <strong>nel</strong>la bocca <strong>di</strong> <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong>). È liscia come il palmo della mano. (Ride). Ahpadrone, state <strong>di</strong>ventando un vecchio sdentato pieno <strong>di</strong>acciacchi.<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> farfuglia qualcosa <strong>di</strong> poco chiaro per viadel <strong>di</strong>to che Sancio continua a tenergli in bocca: fa unmonologo incomprensibile. Contemporaneamente Sanciopronuncia con chiarezza e solennità le parole che <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> pronuncia a fatica, restandogli attaccato allabocca come se fosse un suo prolungamento.10


SAN: Come se fosse in mio potere fermare il tempoperché non passi solo per me, come se mi fossi procurato lemie ferite in qualche bettola e non <strong>nel</strong>le più illustri battaglieche abbiano visto i secoli passati e i presenti, e che possanosperare <strong>di</strong> vedere i futuri. Se le mie ferite non risplendonoagli occhi <strong>di</strong> chi le guarda, hanno pregio, per lo meno, <strong>nel</strong>lastima <strong>di</strong> coloro che sanno dove furono ricevute, perché ilsoldato fa migliore figura morto in battaglia che salvo infuga; e io ne sono talmente convinto, che se per assurdo miproponessero <strong>di</strong> cambiare il passato e avere tutti i miei dentiin bocca, e nessun segno in faccia o sul corpo, rifiuterei,perché le ferite riportate in battaglia sono stelle che guidanogli altri al desiderio dell’onore.Sancio toglie il <strong>di</strong>to dalla bocca <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>pulendosi la mano addosso.DON: Sii buono Sancio, metti a posto e vai a guardarel’universo fuori dall’astronave.SAN (raccoglie le lenzuola, le piega accuratamente e lemette via andando fuori scena): Ecco cos’è la cavalleriaerrante, un momento bastonate e un momento dopo forse tifanno imperatore. Ed eccoci qua, siamo gli unici duesopravvissuti alla catastrofe che ha spazzato via il nostropianeta, e come cavalieri erranti an<strong>di</strong>amo menando avanti ein<strong>di</strong>etro per il <strong>cosmo</strong>, alla ricerca <strong>di</strong> un’altra civiltà a cuinarrare le gesta dell’Ingegnoso Hidalgo <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>della Mancia.11


Sancio ritorna <strong>di</strong> corsa in scena, fa un salto mettendo latesta dentro l’oblò posto in basso che proietta <strong>una</strong> lucecolorata.DON: Cosa si vede?SAN: C’è <strong>una</strong> <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> stelle, un buio fetente, si vedetutto e non si vede niente, c’è l’universo largo che si allargae solo un trattino bianco dove qualche anno fa c’era la terra.DON: Nient’altro che un trattino bianco?SAN: Solo un trattino bianco.SCENA 4: Follie per Dulcinea.<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> urla, si toglie <strong>di</strong> dosso con frenesia latuta spaziale e resta in maglietta e mutande.Contemporaneamente sia <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> che Sancioindossano i caschi e subito parte la registrazione delrespiro registrato dell’astronauta <strong>di</strong> 2001 O<strong>di</strong>ssea <strong>nel</strong>lospazio.<strong>Il</strong> palco è come <strong>di</strong>viso a metà: da un lato c’è <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> che comincia a fare acrobazie, salti, dà testatecontro il pavimento, si colpisce la testa con oggetti vari,dall’altro c’è Sancio che si allontana lentamente dal suopadrone camminando come in assenza <strong>di</strong> gravità.SAN: Questo è il luogo, oh cieli, che scelgo per piangerela sventura in cui voi tutti mi avete messo. Questo è il postodove le lacrime dei miei occhi faranno aumentare le acque<strong>di</strong> questo piccolo ruscello e i miei incessanti e profon<strong>di</strong>sospiri muoveranno <strong>di</strong> continuo le foglie <strong>di</strong> questi alberi12


ho compiuto facendo il <strong>di</strong>sperato, lo stolto, il frignone e ilfurioso, a imitazione <strong>di</strong> Orlando e <strong>di</strong> Ama<strong>di</strong>gi <strong>di</strong> Gaula? Sunon stare in silenzio, non negarmi la felicità che mi puoidare con le notizie che porti della mia bella Dulcinea.SAN (solleva <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> e lo mette <strong>di</strong> spalle alpubblico): A me pare che i cavalieri che fecero tali cosefurono indotti da un motivo a compiere sciocchezze epenitenze; ma vossignoria che motivo aveva per <strong>di</strong>ventarematto?DON (solleva Sancio mettendolo <strong>di</strong> spalle al pubblico):Questo è il punto Sancio, qui sta il pregio; perché se uncavaliere errante <strong>di</strong>venta pazzo per <strong>una</strong> ragione, non c’ènessun merito; il nodo della questione sta <strong>nel</strong> perdere ilsenno senza motivo, e lasciare capire alla mia dama che sefaccio questo a freddo, che cosa potrei combinare a caldo?Pazzo sono stato, pazzo sono e pazzo sarò fintanto che tunon mi darai notizie della mia in eterno signora Dulcineadel Toboso.SAN (solleva <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> e lo mette <strong>di</strong> spalle alpubblico): Per Dio, signor Cavaliere dalla Triste Figura, nonposso proprio rassegnarmi a sopportare in pace certe coseche vossignoria <strong>di</strong>ce e fa e a causa delle quali arrivo asospettare che tutto quel che mi racconta <strong>di</strong> cavalleria e <strong>di</strong>conquistare regni e imperi, <strong>di</strong> dare isole e <strong>di</strong> concedere altrifavori e onori, com’è costume dei cavalieri erranti, deveessere un mucchio <strong>di</strong> pallonate e <strong>di</strong> bugie. Ma chi ce lo <strong>di</strong>cea noi? Io non ce la faccio a continuare…DON (si libera furiosamente dall’abbraccio <strong>di</strong> Sancioscaraventandolo a terra e si mette al centro del palco tutto14


impettito): Ah, Sancio! Ti giuro che sei lo scu<strong>di</strong>ero più corto<strong>di</strong> cervello che sia mai esistito o esista al mondo.Sancio raccoglie un libro da terra e lo lancia contro <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong>. (Da questo momento in poi tutta la scena èdominata dai libri sfogliati, soppesati e lanciati dai dueprotagonisti).SAN: Ma se fosse tutto sbagliato? Chi ce lo <strong>di</strong>ce che èproprio il <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>? Chi ci <strong>di</strong>ce che qui dentro c’èdavvero tutto ciò che dell’uomo si può ricordare?DON: Chetati Sancio! Quando cominci così mi sembripiù bestia che uomo. Ma lo ve<strong>di</strong> o non lo ve<strong>di</strong> che staimaneggiando un’enciclope<strong>di</strong>a e non un libro qualsiasi? Tene sei accorto o no che <strong>nel</strong>la cavalleria errante c’è dentroproprio tutto?SAN: A me pare che si piglino solo botte, mazzate esorbottate, che ho ancora tutto il corpo cincischiato <strong>di</strong> segni.E mi pare che non si faccia altro che dormire all’aperto,esposti alle intemperie e morire <strong>di</strong> fame, quando non ci sisfami con qualche ghianda o qualche erbetta.DON: È l’avventura Sancio. Ecco, cominciamo propriodalla “A”. Sì, facciamo in questa maniera: sarò il <strong>di</strong>to in<strong>di</strong>ceche ti guida tra le pagine <strong>di</strong> codesta enciclope<strong>di</strong>adell’umano. Nella “A” ci sono Avventura, Amore. Nella“B” c’è…SAN: Ma chi ce lo <strong>di</strong>ce? Siamo <strong>nel</strong> buio dello spazio,così lontani da dove c’era la Terra che quasi non si vedononeppure le polveri dell’esplosione che ci ha annientati.Siamo sicuri che quando troveremo questa nuova civiltà15


saremo capaci <strong>di</strong> spiegare loro che cos’erano il tempo,l’arte, l’infelicità, la paura… Io non credo più a niente. Ionon ci credo più <strong>nel</strong>l’Ingegnoso Hidalgo <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>della Mancia.DON (raccoglie un libro e lo lancia a Sancio che siritrae spaventato): Ah… Sancio a furia <strong>di</strong> cavalcare <strong>una</strong>sino lo stai <strong>di</strong>ventando! Orsù, dove potrai mai trovare untale misto <strong>di</strong> saggezza e follia? (Soppesando un libro tra lemani). Una siffatta sequela <strong>di</strong> scelleratezza e <strong>di</strong> genialità, <strong>di</strong>comicità e <strong>di</strong>sperazione? Io ti sfido a singolar tenzone.Avvicinati Sancio, in nome della bella Dulcinea, davanti aquesto pubblico <strong>di</strong> vermoni spaziali, <strong>di</strong> esserucoli ver<strong>di</strong> conle teste piene <strong>di</strong> antenne, <strong>di</strong> fronte a questi spettatori un po’violacei dalle carni molli e gelatinose: proviamo acombattere con le parole. <strong>Il</strong> campo <strong>di</strong> battaglia saranno i duetomi dell’Ingegnoso Hidalgo <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> della Mancia.Partiamo da dove vuoi, lasciamo perdere la “A”. Dimmi tu<strong>una</strong> qualsiasi lettera dell’alfabeto e io ti troverò <strong>una</strong> frase,un concetto, un monologo, <strong>una</strong> qualsiasi scaglia <strong>di</strong> veritàche <strong>di</strong>ca tutto su chi erano gli esseri umani.SAN: A caso? Devo scegliere proprio a caso?DON: A caso! A caso!SAN: Posso scegliere <strong>una</strong> qualsiasi lettera dell’alfabeto?DON (tirando un libro addosso a Sancio): Scegli quellache vuoi! <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> non ha nulla da temere.SAN: Allora… “Erre”. Proviamo con la “erre”.DON: (me<strong>di</strong>ta su cosa rispondere, poi sfogliafreneticamente un libro): “Erre”… “Erre”… Sì! (Si fermacon il <strong>di</strong>to puntato su <strong>una</strong> pagina). Te lo ricor<strong>di</strong> ilmonologo sull’età dell’oro?16


SAN: Quin<strong>di</strong> “erre” come Rimpianto?DON: Esatto! <strong>Il</strong> rimpianto <strong>di</strong> un passato migliore.Durante il monologo <strong>di</strong> Sancio <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> locolpisce tirandogli libri addosso da <strong>di</strong>versi punti del palcospostandosi con movimenti stilizzati e seguendo percorsilineari (da definire con precisione).SAN: Felice età e secoli felici quelli a cui gli antichi<strong>di</strong>edero il nome <strong>di</strong> età dell’oro, e non per l’abbondanza <strong>di</strong>oro <strong>di</strong> cui adesso <strong>nel</strong>la volgare età del ferro siamo cosìghiotti, ma perché allora si ignoravano queste due parole:tuo e mio. In quell’età tutte le cose erano comuni: a nessunoera necessario lavorare, per nutrirsi bastava alzare la mano eraccogliere i frutti maturi delle robuste querce; le chiarefonti e i fiumi correnti offrivano in meravigliosaabbondanza deliziose e limpide acque; <strong>nel</strong>le fen<strong>di</strong>ture dellerocce e <strong>nel</strong> cavo degli alberi le ingegnose api costituivano laloro repubblica offrendo a qualunque mano l’abbondanteraccolto del loro dolcissimo lavoro; i grossi sugheristaccavano da sé, senz’altro stimolo che quello della lorocortesia, le larghe e leggere cortecce, con cui sicominciarono a coprire le capanne per null’altro che per<strong>di</strong>fenderle dall’inclemenza del cielo. Ancora il pesantevomere del curvo aratro non aveva osato fendere le viscerepietose della nostra madre terra; giacché essa, senza esservicostretta, offriva, in ogni parte del suo fertile e spaziosogrembo ciò che potesse nutrire, saziare e <strong>di</strong>lettare i figli cheallora la abitavano. Non esisteva ancora la frode, perchél’inganno e la malizia non si erano frammischiati alla verità17


e alla schiettezza. Tutto era pace allora, tutto amicizia, tuttoconcor<strong>di</strong>a.DON: La verità, mio buon Sancio, è che non c’è maistata un età dell’oro ma che per un qualche balordo motivogli uomini si sono sempre affannati a sognare un passatomigliore, o un al<strong>di</strong>là migliore, piuttosto che adoprarsi amigliorare il presente e il futuro. Adesso però mettiamoancora alla prova questo libro: proviamo con la “B”.SAN (me<strong>di</strong>ta, poi sfoglia rapidamente un libro): “B”come… “B” come… (Si blocca su <strong>una</strong> pagina). Ecco: ilmonologo <strong>di</strong> Marcella, “B” come Bellezza.Durante il monologo <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> Sancio locolpisce tirandogli libri addosso da <strong>di</strong>versi punti del palco.Anche lo scu<strong>di</strong>ero si sposta lungo percorsi rigidamenteprefissati e con movimenti stilizzati, come <strong>una</strong> marionetta.DON: Mi chiamo Marcella. <strong>Il</strong> cielo, a quel che voi <strong>di</strong>te,mi ha fatto bella, e a tal punto che la mia bellezza vicostringe ad amarmi senza che possiate fare altrimenti; e perl’<strong>amore</strong> che mi <strong>di</strong>mostrate, <strong>di</strong>te, e perfino pretendete, che iosia obbligata ad amarvi. Io ammetto, per la naturaleintelligenza che <strong>di</strong>o mi ha dato, che tutto ciò che è bello èdegno <strong>di</strong> essere amato, ma non arrivo a capire che, solo peril fatto <strong>di</strong> essere amato, chi è amato perché è bello, siaobbligato ad amare chi lo ama. Tanto più che potrebbeaccadere che colui che ama il bello sia brutto, ed essendociò che è brutto degno <strong>di</strong> essere aborrito, stonerebbe molto<strong>di</strong>re: “ti amo perché sei bella e tu mi devi amare anche sesono brutto”. Ma, anche dato il caso che le bellezze siano18


uguali, non per questo saranno uguali i desideri, perché nontutte le bellezze innamorano: ve ne sono alcune che dannogioia agli occhi ma non soggiogano il cuore, che se tutte lebellezze facessero innamorare e asservissero gli animi, idesideri andrebbero confusi e sviati, non sapendo su qualebellezza posarsi; perché, essendo infinite le bellezze, infinitisarebbero i desideri…SAN (interrompendo <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>): “P”… “P”…Proviamo con la lettera “P”.DON: Questa è sin troppo facile Sancio! Avanti, che iltuo ingegno non è secondo al mio.Ora è nuovamente <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> a tirare libri addossoa Sancio.SAN: Poesia! La poesia, a mio giu<strong>di</strong>zio, è come <strong>una</strong>delicata fanciulla <strong>di</strong> giovane età e <strong>di</strong> perfetta bellezza chemolte altre fanciulle, le quali sono tutte le altre <strong>di</strong>scipline(<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> fa volare in aria un mucchio <strong>di</strong> libri),hanno cura <strong>di</strong> arricchire, abbellire e ornare, ed ella deveservirsi <strong>di</strong> tutte, e tutte devono ricevere prestigio da lei. Edella è fatta <strong>di</strong> un metallo <strong>di</strong> tal valore, che chi la sa trattare lamuterà in oro purissimo <strong>di</strong> inestimabile prezzo. Non deveessere in nessun modo messa in ven<strong>di</strong>ta; non deve lasciarsimaneggiare dai buffoni né dal volgo ignorante, incapace <strong>di</strong>riconoscere e apprezzare i tesori che si racchiudono in essa.E sia chiaro che non è <strong>una</strong> questione <strong>di</strong> lignaggio: chiunquenon sa, sia pur signore e principe, può e deve esserecompreso <strong>nel</strong> novero del volgo ignorante.19


DON (sorridendo sarcastico): Vedo che inizi a vacillare.Ti stai convincendo o vogliamo provare con la “effe”?SAN (facendo saltellare un libro da <strong>una</strong> mano all’altrapronto a lanciare): Sì, ve<strong>di</strong>amo se vossignoria mi convincecon la “effe”.Sancio ricomincia a lanciare libri addosso al suopadrone.DON: È ben nota la mia fedeltà alla impareggiabilebellezza della mia Dulcinea del Toboso. Quin<strong>di</strong> “effe” comeFedeltà:“se si <strong>di</strong>pinge su un <strong>di</strong>pinto nulla appare né risalta;dove già regna <strong>una</strong> bella non c’è posto per un’altrala fermezza negli amanti è la dote più pregiatafa per essa amor pro<strong>di</strong>gi e gli amanti a sé li innalza.”No, Sancio, nemmeno la più grande bellezza della terra,può essere motivo perché io cessi <strong>di</strong> adorare colei che portoincisa e stampata in mezzo al cuore e <strong>nel</strong>la parte piùnascosta delle mie viscere. Che tu sia, mia signora,trasformata in volgare conta<strong>di</strong>na tozza come <strong>una</strong> cipolla, oin ninfa del dorato Tago, dovunque e sempre tu sarai mia eio sarò tuo.SAN: “I”. Ve<strong>di</strong>amo se mi sapete <strong>di</strong>re qualcosa sulla “I”<strong>di</strong>… (Sorride convinto <strong>di</strong> mettere in <strong>di</strong>fficoltà <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong>). “I” <strong>di</strong> Igiene. Igiene personale.DON (sorridendo): Dunque, dunque… Tu adesso tiappresti a governare un’isola. (Sancio sta per lanciare unlibro ma si immobilizza). Ma per quanto riguarda il modo incui devi governare la tua persona, Sancio, la prima cosa che20


ti raccomando, è <strong>di</strong> essere pulito, <strong>di</strong> tagliarti le unghie e nonlasciarle crescere, come fanno alcuni a cui l’ignoranza hadato a credere che le unghie lunghe abbelliscano loro lemani, come se quella roba da eliminare fosse soltantounghia, mentre è artiglio <strong>di</strong> uccello predatore <strong>di</strong> lucertole.SAN (con un misto <strong>di</strong> sorpresa e rassegnazione lasciacadere a terra il libro che tiene in mano): C’è anche la “I”<strong>di</strong> Igiene personale. (Quasi chiedendo a se stesso, confuso).“Elle”, forse c’è pure la “elle”…Per la prima volta è chi recita il monologo (<strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong>) a lanciare libri sull’altro cheascolta:evidentemente la <strong>di</strong>sputa ha un vincitore.DON: Accade <strong>nel</strong>la comme<strong>di</strong>a e <strong>nel</strong>la vita <strong>di</strong> questomondo, che alcuni facciano gli imperatori, altri i pontefici,insomma, tutte quante le parti che possono introdursi in <strong>una</strong>comme<strong>di</strong>a; ma, arrivati alla fine, cioè quando la vitatermina, la morte toglie a tutti le vesti che li<strong>di</strong>fferenziavano, e restano uguali <strong>nel</strong>la tomba.Si interrompe definitivamente il lancio <strong>di</strong> libri.SAN (con meraviglia): Ci sta pure “’a livella” <strong>di</strong> Totò.DON: C’è dentro ogni cosa Sancio! E potremmoripercorrere in su e in giù tutti i lemmi <strong>di</strong> tutte leenciclope<strong>di</strong>e mai scritte in tutte le lingue e <strong>di</strong>aletti… C’è ilpeggio <strong>di</strong> ciò che siamo stati, il peggio del peggio, provacon la “V” <strong>di</strong> Violenza. Prova con “esse” <strong>di</strong> Sete <strong>di</strong> sangue.21


SAN (ormai convinto parte con sicurezza): Quandol’avversario rinunciò al duello tutti proclamarono la vittoria<strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>, ma i più rimasero tristi e malinconici <strong>nel</strong>vedere che i tanto attesi combattenti non si erano fatti apezzi, proprio come i ragazzi restano delusi quando nonviene fuori il condannato alla forca da essi tanto atteso,perché o la parte lesa o la giustizia lo hanno perdonato.DON: E c’è il meglio Sancio! <strong>Il</strong> meglio del meglio, ve<strong>di</strong>alla lettera “emme”, “emme” <strong>di</strong> Musica, Sancio!SAN: Signora, dove c’è musica non ci può essere cosacattiva.DON: Hai capito finalmente Sancio! Cervantes scrivevacome <strong>di</strong>o.SAN: Ma a questo punto non è più importante se <strong>di</strong>oesiste o no.DON: Quin<strong>di</strong> “enne”, “enne” come Nulla.SAN: Non è nemmeno importante se è tutto vuoto, unnulla fitto, bianco abbagliante, nero appiccicoso, grigiosterile e smorto. Non è importante perché ci siamo noi.DON: “Ci” come Corpo.SAN: Noi, qui, con questa carne, queste gambe,possiamo correre, possiamo saltare, con queste braccia cipossiamo afferrare, ci possiamo accapigliare, con questatesta che possiamo scuotere, con cui possiamo dare testate,spaccare muri, questo bel testone largo fatto per colpire eper sognare. E se qualcuno ha saputo sognare <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> e Sancio, questi due…DON: Sogni, “esse” come Sogni.SAN: Allora possiamo sognare qualunque cosa. Lenostre fantasticherie, le incantagioni, i nostri deliri, i nostri22


desideri sono tutto ciò che abbiamo da portare a chiincontreremo, qui dentro ci sono oro, incenso e mirra.DON: Quin<strong>di</strong> ancora “D”, “D” come Dio.SAN: Ripeto che non abbiamo bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>o perché celo sappiamo inventare, lo abbiamo escogitato noi e lopossiamo escogitare ancora.DON: “E” come eternità?SAN: Non abbiamo bisogno nemmeno dell’eternitàperché l’abbiamo già concepita e fantasticata più <strong>di</strong> <strong>una</strong>volta, e lo possiamo rifare.DON: Allora “emme”, “emme” come morte.SAN: E quando alla fine le nostre teste si <strong>di</strong>sattiverannoe le nostre carcasse cadranno giù al rallentatore, qualcosa <strong>di</strong>minuscolo e denso come <strong>una</strong> goccia <strong>di</strong> miele colerà via daun orecchio e precipiterà a bagnare l’universo o quello chec’è.DON (scandendo bene): spaziotempo.SAN: Da qualche parte, in qualche tempo, qualcuno oqualcosa si troverà <strong>di</strong> fronte la triste figura <strong>di</strong> questocavaliere errante che si staglia <strong>nel</strong>la notte contro la lucefioca <strong>di</strong> <strong>una</strong> lanterna come l’ha vista Sancio la prima volta<strong>nel</strong> <strong>di</strong>ciannovesimo capitolo del <strong>primo</strong> tomo. Oppure lavedrà attraverso un velo <strong>di</strong> lacrime o ad<strong>di</strong>rittura con gliocchi strizzati per le troppe risate. Sarà qualcosa come uncolpo <strong>di</strong> vento improvviso, <strong>una</strong> traccia incandescente sullaretina, un’antica pittura rupestre, il <strong>primo</strong> e ultimomiserabile scarabocchio <strong>di</strong> questo cavaliere, filiforme,sperduto, bastonato, con mezzo orecchio strappato via incombattimento, senza i denti tirati giù a sassate e nonostantetutto impettito come un torero.23


<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> si riposiziona al centro del palco confierezza. Si spengono le luci e resta acceso solo un faro chelo illumina da <strong>di</strong>etro mostrando la silhouette impettita delcavaliere errante.DON: L’uomo.SAN: Ecco cosa devono sapere dell’uomo tutte le altrespecie che vivono <strong>nel</strong> <strong>cosmo</strong>. Possiamo pure tacere <strong>di</strong> tuttoil resto e raccontare soltanto cosa ho visto io, Sancio Panza,quando mi sono trovato <strong>di</strong> fronte il Cavaliere dalla TristeFigura. Questo è l’uomo e così ve lo consegniamo.SCENA 6: Caverna <strong>di</strong> Montesinos.<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> resta immobile al centro della scena.L’illuminazione dopo qualche secondo torna normale.Sancio, che <strong>nel</strong> frattempo era uscito <strong>di</strong> scena, ritorna sulpalco con la tuta spaziale <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> in mano. <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> continua a restare immobile mentre Sancio loriveste. Sancio poi prende <strong>una</strong> corda, la lega intorno altorso <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> e si allontana leggermente da lui.DON: Non c’è dubbio, Sancio, che questa deve essere<strong>una</strong> gran<strong>di</strong>ssima e pericolosissima avventura, forsead<strong>di</strong>rittura la più grande e pericolosa che io abbia maiaffrontato. Con questa corda tu mi calerai <strong>nel</strong> profondoantro <strong>di</strong> Montesinos dove sarà necessario che io mostri tuttoil mio valore e la mia forza.24


<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> cade addormentato tra le braccia <strong>di</strong>Sancio che lo sistema a terra, sdraiato in posizione supina,e comincia a trascinarlo lungo tutta l’estensione del palcotirandolo con la corda. Lo scu<strong>di</strong>ero continuerà atrascinarlo da destra a sinistra e da sinistra a destradurante tutto il <strong>di</strong>alogo in cui, con voce cavernosa,interpreta il vecchio Montesinos.DON (parlando <strong>nel</strong> sonno): Sono dentro, <strong>nel</strong> buio dellaterra, in questa oscura regione sotterranea. C’è un’ampiaarcata. Filtra un po’ <strong>di</strong> luce da chissà dove. Mi ritrovo in unprato, il più bello e rigoglioso che possa creare la natura oimmaginare la più viva fantasia. C’è un castello <strong>di</strong> cristallo.Terso e trasparente. E un vecchio, un vecchio venerandoche viene ad abbracciarmi. Mi parla, mi <strong>di</strong>ce…SAN: È tanto tempo o valoroso cavaliere <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>della Mancia, che noi, incantati in questi luoghi solitari,aspettavamo <strong>di</strong> vederti. Seguimi, io sono quel Montesinosdal quale la caverna prende il nome.DON: Lo seguo dentro quella cristallina <strong>di</strong>mora. In <strong>una</strong>sala freschissima oltremodo, tutta <strong>di</strong> alabastro, c’è unsepolcro <strong>di</strong> marmo, costruito con grande arte, sul quale c’èun cavaliere <strong>di</strong>steso, non scolpito in bronzo né in marmo néin <strong>di</strong>aspro, ma proprio in carne ed ossa.SAN: Questo è il mio amico Durandarte, fiore e specchiodei cavalieri innamorati e valenti del suo tempo. Lo tienequi incantato, come tiene me e altri, molti e molte, Merlinoquel francese incantatore figlio del <strong>di</strong>avolo.25


DON (scandendo bene il nome): Du-ran-dar-te. Morto<strong>nel</strong>la battaglia <strong>di</strong> Roncisvalle, a cui Montesinos ha strappatovia il cuore per portarlo alla sua amata Belerma.SAN: Già feci, carissimo cugino mio Durandarte, ciò chemi or<strong>di</strong>naste prima <strong>di</strong> morire in battaglia: vi cavai il cuorecome meglio potei, senza lasciarne neanche un brandello<strong>nel</strong> petto; lo pulii con un fazzolettino <strong>di</strong> pizzo; partii conesso <strong>di</strong> corsa per la Francia dopo avervi seppellito, con tantelacrime che bastarono a lavarmi le mani e pulirle del sangueche le ricopriva per essere andato frugando <strong>nel</strong>le vostreviscere; e lo portai al cospetto della signora Belerma.DON: E c’era lo scu<strong>di</strong>ero <strong>di</strong> Durandarte, Gua<strong>di</strong>ana, ilfedele Gua<strong>di</strong>ana, che piangeva anche lui la sua <strong>di</strong>sgrazia eversò tante lacrime che fu trasformato <strong>nel</strong> fiume che oggiporta il suo nome e che dovunque scorre mostra la suatristezza e malinconia.SAN: Sappiate, cugino del mio cuore Durandarte, cheavete qui al vostro cospetto quel gran cavaliere <strong>di</strong> cui ilmago Merlino ha profetizzato tante cose: quel <strong>Don</strong><strong>Chisciotte</strong> della Mancia che ha risuscitato l’ormai<strong>di</strong>menticata cavalleria errante e per mezzo e favore delquale potrebbe darsi che noi veniamo <strong>di</strong>sincantati, poiché legran<strong>di</strong> imprese sono riservate ai gran<strong>di</strong> uomini.Si comincia a sentire un flebile canto femminile.DON: All’improvviso vedo attraverso le pareti <strong>di</strong>cristallo un corteo <strong>di</strong> bellissime donzelle, tutte vestite alutto, con bianchi turbanti in testa. In fondo al corteo c’è<strong>una</strong> dama che si <strong>di</strong>stingue dalle altre con veli bianchi così26


ampi e lunghi che sfiorano la terra, ha sulla testa il turbantepiù grande, ha le sopracciglia unite, il naso un po’schiacciato, labbra rosse, denti ra<strong>di</strong> e non ben <strong>di</strong>sposti mabianchi come mandorle sgusciate.SAN: Sono ancelle <strong>di</strong> Durandarte e Belerma, quiincantate con i loro due padroni. L’ultima che ve<strong>di</strong> è lasignora Belerma che porta fra le mani il cuore <strong>nel</strong> drappo.Lei e le sue donzelle fanno questo corteo quattro volte lasettimana e cantano, o, per meglio <strong>di</strong>re, piangono neniefunebri sul cuore e sul corpo del misero Durandarte.<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> si sveglia all’improvviso, si alza a sederetirando la corda e facendo cadere a terra Sancio. <strong>Il</strong> canto siinterrompe.DON: Basta così Sancio. Verrà poi il tempo in cui tiracconterò altre <strong>di</strong> quelle mirabili cose che ho visto <strong>nel</strong>laprofonda grotta <strong>di</strong> Montesinos. Adesso sii buono: toglimi <strong>di</strong>dosso quest’imbracatura, metti a posto e vai a guardarel’universo fuori dall’astronave.Mentre <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>, rimessosi in pie<strong>di</strong>, se ne stafermo, impettito, Sancio gli toglie la corda borbottando e vaa posarla <strong>di</strong>etro le quinte.SAN: Fai questo e fai quello! Mi promette il governo <strong>di</strong>un’isola e mi fa fare lo sguattero. Mi <strong>di</strong>ce: oggi il cavaliereè il più sfort<strong>una</strong>to e bisognoso in<strong>di</strong>viduo del mondo edomani avrà due o tre isole da donare al suo scu<strong>di</strong>ero. Maquando mai la vedrò quest’isola?27


Una volta uscito, Sancio ritorna <strong>di</strong> corsa in scena, fa unsalto mettendo la testa dentro l’oblò posto in basso cheproietta <strong>una</strong> luce colorata.DON: Cosa si vede?SAN: C’è <strong>una</strong> <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> stelle, un buio fetente, si vedetutto e non si vede niente, c’è l’universo largo che si allargae solo un trattino bianco dove qualche anno fa c’era la terra.DON: Nient’altro che un trattino bianco?Sancio non risponde: si è addormentato.DON: Oh, Sancio! C’è solo un trattino bianco? Sancio!Ti sei addormentato?<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> si avvicina al corpo <strong>di</strong>steso <strong>di</strong> Sancio egli dà un calcetto quasi come a voler capire se è vivo omorto.DON: Oh tu, beato sopra quanti vivono sulla faccia dellaterra, poiché senza avere invi<strong>di</strong>a né essere invi<strong>di</strong>ato, dormicon l’anima tranquilla, né ti perseguitano incantatori, né tispaventano incantamenti! (Dà un calcio più forte a Sancio).Dormi senza che ti tenga sempre sveglio la gelosia per latua dama, non t’inquieta l’ambizione né ti travaglia la vanapompa del mondo, poiché i limiti dei tuoi desideri nonvanno al <strong>di</strong> là del pensiero del tuo somaro.Sono meravigliato, Sancio (dà un altro calcio più forte),dall’in<strong>di</strong>fferenza della tua indole: io credo che tu sia fatto <strong>di</strong>marmo o <strong>di</strong> duro bronzo (dà un altro calcio) in cui non è28


possibile commozione o sentimento alcuno. Io veglio e tudormi; io piango e tu campi; io svengo per il <strong>di</strong>giuno e tu tene stai sazio a boccheggiare. È dovere dei buoni servicon<strong>di</strong>videre le pene dei loro padroni, e dolersi dei lorodolori. (Dà un ultimo calcio a Sancio poi si allontanaguardando verso l’alto). Guarda la serenità <strong>di</strong> questa notte,guarda le stelle: la solitu<strong>di</strong>ne in cui siamo immersi ci invitaa interporre un po’ <strong>di</strong> veglia <strong>nel</strong> nostro sonno.SCENA 7: Clavilegno.<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> si avvicina con dolcezza a Sancio. Eprova a svegliarlo.DON (quasi sussurrando e scuotendo leggermenteSancio): Sancio, Sancio. C’è un solo modo, mio fedeleamico, per provare a capire le stelle. Non ci dobbiamorassegnare alla per<strong>di</strong>ta del pianeta Terra. Sveglia! <strong>Il</strong> <strong>cosmo</strong>ci aspetta...SAN (si risveglia <strong>di</strong> colpo e scappa via terrorizzato):Nooo! Clavilegno no!DON: A<strong>di</strong>amo Sancio! Solo cavalcando Clavilegno ci sipossono schiudere i segreti dell’universo. Possiamo capireveramente chi o che cosa siamo.SAN: Io non so perché vossignoria vuole affrontarequesta così terribile avventura: siamo <strong>nel</strong> cuore della notte edel nulla, ma perché dobbiamo montare in groppa a uncavallo <strong>di</strong> legno volante?DON: Oh pusillanime, furfante, villanzone,ignorantaccio. Che hai bisogno <strong>di</strong> un motivo? Ti serve un29


logico perché? Volgarissimo omuncolo incapace <strong>di</strong> sogni e<strong>di</strong> visioni. Monta in groppa a Clavilegno che ti porto ascoprire il <strong>cosmo</strong> intero.SAN: Ma soffro <strong>di</strong> vertigini, sono debole <strong>di</strong> stomaco...DON: Ci saliremo su bendati, che le verità <strong>di</strong> cuian<strong>di</strong>amo in cerca non sono cibo per gli occhi ma perl’anima tutta.Sancio e <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> si bendano a vicenda usando ilembi <strong>di</strong> un lungo tessuto elastico. Per tutta questa scenaarrancano sul palco come due ciechi, con le braccia protesein avanti muovendosi come in un liquido amniotico. Siavvicinano e si allontanano uniti da questa specie <strong>di</strong> grandeelastico che spesso tenderanno fino al limite. Parte lamusica <strong>di</strong> Brian Eno.SAN: Vossignoria, siamo già in volo o siamo ancorafermi?DON: Non è chiaro Sancio. Non si riesce nemmeno acapire se siamo entrati o siamo usciti.SAN: Io sento freddo alle punte dei gomiti, mi sembra <strong>di</strong>impalli<strong>di</strong>re tutto. Forse siamo vicini a qualche iceberg, aqualche montagna innevata, a qualcuno <strong>di</strong> quegli asteroi<strong>di</strong>ghiacciati che galleggiano <strong>nel</strong>le zone più remote del sistemasolare.DON: A me invece pare <strong>di</strong> sentire puzza <strong>di</strong> bruciato, misi stanno strinando tutti i peli sulle braccia, stoavvampando: secondo me siamo nei pressi <strong>di</strong> <strong>una</strong>supernova, <strong>di</strong> <strong>una</strong> gigante rossa che sta per esplodere.30


SAN: Qui si avvampa e si impalli<strong>di</strong>sce <strong>nel</strong>lo stessoistante. Che posto è mai questo? E mi sento pure tirare tuttoda un lato come quando mi addormento sul mio somaro erischio <strong>di</strong> cadere e fracassarmi la testa.DON: Allora stiamo attenti Sancio perché siamo vicini aun buco nero! Lo senti questo forte rumore <strong>di</strong> risucchio? Ècome quando bevi gli ultimi sorsi <strong>di</strong> vino da un otre con latesta rovesciata e gli occhi rivolti al firmamento.SAN (muovendo la bocca come se ce l’avesse impastata,facendo sentire il rumore della lingua appiccicosa contro ilpalato): Vossignoria mi ha fatto venire sete. Ma non visembra <strong>di</strong> avvertire uno spiffero, <strong>una</strong> specie <strong>di</strong> vento?DON: Mi pare <strong>di</strong> avere attorno alle orecchie tanti <strong>di</strong> queifischi e sonagli, che non si capisce se siamo in chiesa aNatale o in <strong>una</strong> piazza a Carnevale.SAN: Io sento tutto bagnato intorno… O siamo finiti in<strong>una</strong> tempesta fitta o sotto un oceano. Ma come facciamo arespirare negli abissi marini?DON: Non sono gli abissi marini Sancio! Siamoall’interno <strong>di</strong> nostra madre! Non siamo ancora nati! Stiamoper precipitare all’in<strong>di</strong>etro <strong>nel</strong> brodo <strong>primo</strong>r<strong>di</strong>ale da cuiveniamo: tieniti forte adesso che potremmo perderci persempreee…SAN: Padroneeee…I due cadono. La musica si ferma <strong>di</strong> colpo. Si spengonotutte le luci: resta accesa solo <strong>una</strong> luce a pioggia su un latodel palco. Si sente Sancio che raglia come un asino.31


SCENA 8: Sancio caduto <strong>nel</strong>l’abisso.SAN (ragliando ed entrando a quattro zampe <strong>nel</strong> cono <strong>di</strong>luce che viene dall’alto): Ma quanti fatti impensatiaccadono a ogni passo a quelli che vivono in questomiserabile mondo! (Raglia). Chi l’avrebbe detto che coluiche ieri si vide installato al governo <strong>di</strong> un’isola ecomandava a servi e sud<strong>di</strong>ti, dovesse oggi vedersi seppellitoin <strong>una</strong> caverna buia? Qui dovremo morire <strong>di</strong> fame, io e ilmio asino. (Raglia). Non sarò così fort<strong>una</strong>to come il miosignore <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> quando si calò e scese <strong>nel</strong>la grotta <strong>di</strong>quell’incantato Montesinos. Lì ebbe visioni belle epiacevoli, mentre io qui vedrò solo rospi, serpenti e melma.Ah, quanto sono infelice, dove mi hanno portato le miepazzie e le mie fantasticherie. Io governatore! (Raglia). Iogovernatore <strong>di</strong> un’isola! (Raglia).Si accende <strong>una</strong> luce che parte dal basso sul lato oppostodel palco. <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> si affaccia verso la fonte <strong>di</strong> lucecome se guardasse dentro un buco: durante la prima partedel <strong>di</strong>alogo Sancio guarda in alto e <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> guardain basso.DON: Chi è laggiù? Chi si lamenta?SAN: Chi volete che sia, se non quel perseguitato <strong>di</strong>Sancio Panza, governatore, per i suoi peccati e per sfort<strong>una</strong>,<strong>di</strong> un’isola, e già a suo tempo scu<strong>di</strong>ero del famoso cavaliere<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> della Mancia.DON: Ti scongiuro in nome <strong>di</strong> tutto ciò per cui possoscongiurarti: <strong>di</strong>mmi chi sei? E se sei un fantasma, <strong>di</strong>mmi32


che cosa vuoi che faccia per te, perché siccome è la miaprofessione favorire e soccorrere i bisognosi <strong>di</strong> questomondo, lo sarà anche per soccorrere e aiutare i bisognosidell’altro mondo.SAN: Allora vossignoria che mi parla deve essere senzadubbio il mio signore <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> della Mancia.DON: Sono io, <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>, colui che professa <strong>di</strong>soccorrere e aiutare <strong>nel</strong>le loro necessità i vivi e i morti,perciò <strong>di</strong>mmi chi sei, che mi tieni così sbalor<strong>di</strong>to, perché sesei davvero il mio scu<strong>di</strong>ero Sancio Panza adesso dovrestiessere al governo dell’isola che ti ho donato.SAN: Vossignoria sono io. Ma sono un governatoresgovernato.DON: Per Belzebù! E che cosa ci fai sprofondato làsotto?SAN: Io pensavo che comandare fosse la più bella cosa,ma mi sbagliavo e così, prima che il governo mandasse arotoli me, ho mandato io a rotoli il governo. Ho capito chele mie spalle non ce la fanno a sostenere i pesi e gli obblighidel potere e che a un uomo per bene non deve importarglinulla <strong>di</strong> essere governatore, non solo <strong>di</strong> un’isola, ma delmondo intero. Così me ne sono andato senza altroaccompagnamento che quello del mio somaro. (Raglia).Anche <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> risponde con un raglio.DON: Lo riconosco! Eccellente testimone! Riconosco ilraglio come se lo avessi fatto io.33


<strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> raglia ancora. Si spegne la luce che loillumina dal basso.SAN (strofinando un lato della faccia contro <strong>una</strong>spalla): Vieni qua, compagno mio, amico mio, che mi haiaiutato nei miei travagli e <strong>nel</strong>le mie miserie: quando me lafacevo con te e non avevo altri pensieri tranne quelli che midava l’aver cura <strong>di</strong> rattoppare i tuoi finimenti e sostentare iltuo piccolo corpo, felici erano le mie ore, i miei giorni e imiei anni; ma da quando ti ho lasciato e sono salito sulletorri dell’ambizione e della superbia, mi sono entrate dentroall’anima mille miserie, mille travagli e centomilapreoccupazioni.DON (entrando <strong>nel</strong> cono <strong>di</strong> luce in cui si trova Sancio):Non ti devi inquietare Sancio. Devi sapere che se ungovernatore se ne esce ricco dal suo governo, <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> luiche è stato un ladro; e se ne esce povero, <strong>di</strong>cono che è statoun uomo dappoco e uno scemo. Forza an<strong>di</strong>amocene da quidentro, tra poco sarà tutto finito.SAN: Non si può uscire, le pareti <strong>di</strong> questa caverna sonolisce e non c’è niente a cui afferrarsi.DON: Sono anni che mi fai da scu<strong>di</strong>ero e non hai ancoraimparato che per uscire da un abisso altro non serve che ilcuore impavido e la fermezza <strong>di</strong> cavalieri come <strong>Don</strong>Belianigi, Ama<strong>di</strong>gi <strong>di</strong> Gaula, <strong>Don</strong> Galaorre…SAN: Queste son faccende da cavalieri, non dascu<strong>di</strong>eri…DON: Sono faccende da uomini!34


SAN: Ma ci son cose che pure vossignoria col suobraccio, col suo cuore e con il filo della sua spada non ècapace <strong>di</strong> fare. Anche voi avete paura.DON: Mi cascasse l’elmo <strong>di</strong> Mambrino! Non c’è niente,assolutamente niente, che mi metta paura sebbene io sappiaben <strong>di</strong>stinguere il coraggio dall’incoscienza.SAN: E la scena dei mulini a vento?DON: Che c’entrano adesso i mulini a vento?SAN: Vossignoria non è mai stato capace <strong>di</strong> portarla atermine.DON (afferrando Sancio per un orecchio,l’illuminazione torna normale): Ah malalingua, i<strong>di</strong>ota,spudorato, mormoratore e mal<strong>di</strong>cente! Come osi? Te lifaccio vedere io i mulini a vento. (Lo lascia lanciandolo conforza verso le quinte laterali). Corri a prendere la ruotabrutto mostro <strong>di</strong> natura, deposito <strong>di</strong> menzogne, ripostiglio <strong>di</strong>trappolerie, granaio <strong>di</strong> furfanterie (Sancio intanto si rimette<strong>nel</strong>la posizione in cui era all’inizio dello spettacolo con inmano la ruota), inventore <strong>di</strong> perversità, ban<strong>di</strong>tore <strong>di</strong>scempiaggini e nemico del rispetto che si deve allacavalleria errante…SCENA 9: Mulini a vento. Finale.Sancio ricomincia a far girare la ruota ed emette suoni(<strong>di</strong>plofonie, triplofonie ecc.). <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong>, interrotto daisuoni, riprende la posizione iniziale.DON: Sicché Sancio questa sarebbe <strong>una</strong> gigantescapianura ventosa punteggiata <strong>di</strong> mulini a vento? Questo35


sarebbe il rumore dei meccanismi e degli ingranaggi alavoro <strong>nel</strong>l’aria che soffia? Giganteschi orologi che invece<strong>di</strong> ticchettare frantumano il grano, invece <strong>di</strong> segnare iltempo menano fendenti <strong>nel</strong>l’aria. Ti sembra veramente soloun mulino a vento? Tu saresti un mulino a vento? È questoche ve<strong>di</strong> Sancio? Si capisce che in fatto <strong>di</strong> avventure non seipratico. Tutti voi Sanci del mondo non sarete mai capaci <strong>di</strong>vedere altro. Siete troppo spaventati. Non li sapetespalancare gli occhi. Spalancali bene Sancio! Quelle lì nonsono pale <strong>di</strong> mulino ma braccia muscolose. Questa strutturache ti sovrasta è un torace possente. Questi che senti sono ilamenti osceni <strong>di</strong> un gigante mandatomi da qualche malignoincantatore. Aaaah… In nome della bella Dulcineaaa…(Prende <strong>una</strong> lunga rincorsa per scagliarsi contro il mulinoa vento, comincia a correre e salta addosso a Sancio che sizittisce <strong>di</strong> colpo e butta a terra la ruota: <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> sitrova adesso sottosopra, fa la verticale sulle mani e staappoggiato a Sancio che lo sostiene tenendolo per le gambein mezzo alle quali spunta la sua testa. <strong>Don</strong> <strong>Chisciotte</strong> ridecon forza per qualche secondo poi Sancio lo interrompe).SAN: Vossignoria. Vossignoria, ho paura.DON: Oh, ancora. Cosa c’è da temere? Mi sembri unbambino.SAN: Vossignoria… Abbiamo finito ma nessunoapplaude.DON: Ma non lo sai Sancio che gli extraterrestri nonhanno le mani?SAN: Vuol <strong>di</strong>re che non esistono più mani?36


DON: No buon Sancio, non esiste più niente. Spegniamole luci e mettiamoci a dormire che domani ci aspettano altree più mirabili avventure.Buio.FINE37

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!