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I DISEGNI DEL PROFESSOR LA PASQUALAdi Bortola PitaccoSto sfogliando il calendario dellaVoce di San Giorgio dove ci sonotanti miei ricordi di quando erogiovane che mi hanno commossaparecchio, credevo che non avreimai più visto la realtà di allora.Ora sto guardando il disegnodella barca che sta scendendoil fiume dopo aver superato ilponte Gurlo. Chissà chi era là adaprire il ponte affinché la barcapotesse scendere il fiume e chissàse era carica di sale, questo è unbel dilemma! Quella barca avevaun albero solo, quindi non erala Piccola Nerina che ogni serascendeva da Sicciole portandola frutta e verdura a Trieste.Questa barca era a motore, perchésull’albero non si vedeva la velachiusa, solo il tendalino sulla pruaera aperto per far ombra ai marinaiche la gestivano. Con la mente lavedo che scende lungo il fiume;sulla destra c’era la Direzionecon le pompe, che fornivanouna chiatta, di acqua madre, cheveniva poi trasportata a Portorosedove con quell’acqua si facevanoi bagni curativi. Sulla sinistra erala casa dei Pacioti (io nomino tuttiquelli dei quali ricordo i nomi),seguivano gli Argentin, andandoavanti ancora la casa di GiorgioSbrissa e poi la nostra casa conle nostre saline (Pitacco - Dellacosta), scendendo ancora c’eranoi Bosnia di Sessa poi anche senon ricordo il loro cognome c’erala Pasqueta una simpatica donnasempre in giro in cerca di cibo, eramolto amica nostra, e molte volteci aiutava se avevamo bisognodi qualcosa. Ancora altre tre casee nell’ultima c’erano i Bragussi.In cima al fiume c’era un piccolocasotto rifugio, per le finanze, poiil fiume finiva nel mare. Tuttele barche avevano il caiccio, cheserviva per scendere a terra, perlegare le cime quando dovevanoattraccare la barca per caricarle disale. Come erano belle le barchepiranesi! Tutte avevano gli occhie io pensavo che loro vedesserodove dovevano andare. Erano tuttefantasie di quando ero bambina.Ora mi allungo guardando queibei ricordi e mi vengono inmente tante cose: per esempio ilcontrollore che passava quasi ognigiorno e si faceva il giro di tutti glistabili. Quell’uomo si chiamavaVesnaver, era una persona seria.Una o due volte alla settimanasaliva il fiume una batela con delpesce, di solito sardelle o menole,nella batela oltre che al vogatorec’era la Slanca una vecchiapescivendola, si fermavano adogni casa per vendere il loropesce. Poi salivano il fiume finoa Sicciole dove c’era il mercatoe là, vendevano tutto. Ancora unricordo! Dal Carso veniva unadonna con la ramina del latte,ci vendeva il latte fresco, chefresco non era, che di tanto solee tanto sbattuto per tanta stradache doveva fare quella donna conla ramina sulla testa, tanto chequando il latte arrivava, non erapiù latte ma puina.Ho adesso che ricordo anche unaFurlana veniva con la gerla appesasulle spalle e portava di tutto quelloche poteva servire come filo,aghi ma soprattutto stoviglie inlegno, come battipanni, cucchiai,mastelli. Indossava un vestiario ditipo furlano, anche le sue ciabatteerano speciali, fatte a mano mamolto belle. In questo momentonon ricordo altro, quindi anchequesto lo stampo e lo salvo!Ricordi de Piran – el Ciosotodi Nini RossiPiran, sinquanta ani indrio, nogera come el xe ogidì, che duticori, i fa duto in furia, la zentegnanca no te conossi, xe solo unbatiboio, co’ sti auti, no ti polgnanca caminâ in pase, ti devistâ tento che no i te buti soto, pertera...Duto xe ganbiado, la zente,el modo de vivi, anca el rispeto,se pol dî....Ma desso tornemo aitenpi passadi, co la matina ti tesveiavi e co no se `ndava lavorâ,se ‘ndava in piassa o in riva, oal molo, duto gera interessante,ti trovavi senpre qualchidun perpoder fâ quatro ciacole...In mandracio, rivava le batele desti veci pescadori, un drio l`altro ise ligava in banchina e i portavain tera quel che i veva ciapadola matina bonora. La pescada nogera senpre bondante, i pescava unpoco de duto: gui, agoni, sievoli,passere, canoce, qualche ribono oradela, dulcis in fundis gerai spari, che in mar no i mancavae gera un pesse, pe’ tradission,stimado come i sievoli. Sto pessegera su dute le tole dele fameepiranese.Un pescador, che xe senpre neimii ricordi, gera el vecio siorToni, ciamado el Ciosoto, forsino el gera tanto vecio, ma vedêlocussì, duto malandado, sporco denero....El veva un picio bragosso,come quei che i ga a Ciosa, pe’quel i lo ciamava cussì, forsi elgera anca nato a Ciosa...Co’ sto bragosso el tirava la cocia,drento el valon de Piran, e pe’aiuto el trovava senpre qualchidunche no veva lavor. La pescada lafasseva de note, el ciapava un pocode duto: menudaia, sepe, gransi,calamari, folpi, po’ qualche rasa,passere, riboni, ociade, guati...e duto el portava in pescaria. DePag. 6

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