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Linee guida affidamento familiare.pdf - Trentinosociale.it

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L I N E E GUIDASERVIZIOPOLITICHE SOCIALIE ABITATIVEUfficio Centro per l’InfanziaÉquipe multidisciplinareper l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>Affidamento<strong>familiare</strong>in provincia di Trento...prenders ai curcon amore...PROVINCIA AUTONOMADI TRENTOAssessorato alla Salutee Pol<strong>it</strong>iche Sociali


SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E ABITATIVEUfficio Centro per l’InfanziaÉquipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>38100 TRENTOVia Nicolodi, 19Tel. 0461/493358 - Fax 0461/493363manuela.tonolli@provincia.tn.<strong>it</strong>michela.dipaolo@provincia.tn.<strong>it</strong>A cura di:Manuela Tonolli, Michela Di Paolo, Tiziano SaccaniGruppo di lavoro degli assistenti sociali delle Comun<strong>it</strong>àche ha contribu<strong>it</strong>o all’elaborazione di questo documento:Donatella Bonansea, Lara Brigadoi, Chiara Campestrini, Sandra Cattani,Sara Endrizzi, Erica Gentilini, Irene Graffer, Lorenza Lazzeri, Verena Loss,Andrea Scharf, Valentina Versini, Michela Zorzi


L I N E E GUIDASOMMARIO1. PREMESSA PAG. 042. INTRODUZIONE PAG. 073. IL PERCORSO DI COSTRUZIONE DELLE LINEE GUIDA PAG. 104. FINALITÀ DELLE LINEE GUIDA PAG. 135. DESTINATARI DELLE LINEE GUIDA PAG. 156. IL QUADRO NORMATIVO PAG. 166.1 Analisi degli articoli della legge n. 149 del 28/03/2001 PAG. 177. L’INTERVENTO DI AFFIDAMENTO FAMILIARE E LE VARIE TIPOLOGIE PAG. 217.1 Affidamento consensuale PAG. 217.2 Affidamento giudiziale PAG. 237.3 Affidamento <strong>familiare</strong> a tempo pieno PAG. 237.4 Affidamento <strong>familiare</strong> a tempo parziale e progetti di accoglienza PAG. 247.5 Affidamento parentale (o intra<strong>familiare</strong>) PAG. 268. I SOGGETTI PAG. 288.1 Il minore affidato PAG. 288.2 La famiglia d’origine PAG. 298.3 La famiglia affidataria PAG. 318.4 Il Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale PAG. 358.5 L’équipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> (Emaf) PAG. 368.6 Il Pubblico Ministero PAG. 398.7 Il Tribunale per i Minorenni PAG. 408.8 Il Tutore PAG. 418.9 Il Giudice Tutelare PAG. 428.10 La Corte di Appello PAG. 438.11 Schema esemplificativo delle funzioni eserc<strong>it</strong>ate da parte dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria PAG. 448.12 Le associazioni: il progetto “Il Filo e il Nodo” PAG. 458.13 I Servizi specialistici dell’Azienda Provinciale per i Servizi San<strong>it</strong>aried eventuali altri enti ed ist<strong>it</strong>uzioni presenti sul terr<strong>it</strong>orio provinciale PAG. 468.14 Le Ist<strong>it</strong>uzioni scolastiche PAG. 471


L I N E E GUIDA9. LA VALUTAZIONE/CONOSCENZA E PREPARAZIONE DELLE FAMIGLIECHE SI RENDONO DISPONIBILI ALL’AFFIDAMENTO FAMILIARE PAG. 489.1 Incontro informativo PAG. 489.2 Colloquio psico-sociale PAG. 489.3 Approfondimento psicologico PAG. 499.4 Vis<strong>it</strong>a domiciliare PAG. 509.5 Colloquio di coppia PAG. 519.6 Incontro con i figli naturali della coppia PAG. 519.7 Colloquio di rest<strong>it</strong>uzione PAG. 5210. OSSERVAZIONE E VALUTAZIONE DEI MINORI DA AFFIDAREE SOSTEGNO DURANTE IL PERCORSO DI AFFIDAMENTO PAG. 5211. L’ABBINAMENTO PAG. 5412. IL SOSTEGNO E IL MONITORAGGIO PAG. 5612.1 Il dispos<strong>it</strong>ivo gruppale PAG. 5612.2 Colloqui individuali PAG. 5812.3 Incontri di verifica con il Servizio Sociale, altri soggetti ist<strong>it</strong>uzionalicoinvolti e le famiglie PAG. 5913. IMPORTANZA DELLA RETE PROGETTUALE E RELATIVA CURA PAG. 5914. PRASSI E PROCEDURE PAG. 6114.1 Procedura in caso di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> da parte del Servizio Sociale PAG. 6114.1.1 In caso di <strong>affidamento</strong> consensuale PAG. 6114.1.2 In caso di <strong>affidamento</strong> giudiziale PAG. 6315. L’ÉQUIPE MULTIDISCIPLINARE PER L’AFFIDAMENTO FAMILIAREE IL CENTRO PER L’INFANZIA (CPI) PAG. 6615.1 Funzioni del CPI nei progetti di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> PAG. 6615.2 Prassi-procedure CPI-Emaf nei casi di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> PAG. 6816. LA CONCLUSIONE DEL PROGETTO DI AFFIDAMENTO FAMILIARE PAG. 7117. L’AFFIDAMENTO SINE DIE PAG. 7318. SENSIBILIZZAZIONE E PROMOZIONE DELL’AFFIDAMENTO FAMILIARE PAG. 73ALLEGATI PAG. 751. La scheda di presentazione del caso PAG. 762. La scheda della famiglia affidataria PAG. 782


PRO VINCIA AUTONOMA DI TRENTOAssessorato alla Salutee Pol<strong>it</strong>iche SocialiL I N E E GUIDAAffidamento<strong>familiare</strong>in provincia di Trento...prendersi cura con amore...SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E ABITATIVEUfficio Centro per l’InfanziaÉquipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>


L I N E E GUIDA1. PREMESSAL’attenzione ai bisogni sociali della popolazione è una caratteristica costante dellepol<strong>it</strong>iche pubbliche della Provincia Autonoma di Trento.Nel corso degli ultimi anni l’Amministrazione si è concentrata a dar segu<strong>it</strong>o al processodi riforma del welfare volto a realizzare la sussidiarietà verticale e orizzontale,attraverso l’individuazione ed attivazione di interventi di tipo preventivo e non solodi tipo riparativo-assistenziale, oltre allo stretto coordinamento tra le pol<strong>it</strong>iche sociali,ab<strong>it</strong>ative, della formazione e del lavoro.Il cost<strong>it</strong>uirsi delle Comun<strong>it</strong>à ha permesso il superamento del ruolo direttivo unidirezionalecentro-periferia, valorizzando le responsabil<strong>it</strong>à programmatorie e organizzativein materia di pol<strong>it</strong>ica sociale a livello terr<strong>it</strong>oriale, pur mantenendo da parte dell’Enteprovinciale un coordinamento sul sistema locale degli interventi.Nel nostro terr<strong>it</strong>orio, da anni, si è instaurata una pos<strong>it</strong>iva collaborazione fra ServiziSociali, Tribunale per i Minorenni, Procura della Repubblica presso il Tribunale peri Minorenni, Servizi Pubblici e del privato sociale che accolgono bambini e ragazziin difficoltà. La metodologia di rete è una realtà concreta in cui tutti i soggetti chesi occupano di minori e delle loro famiglie si confrontano e cercano di coordinarele proprie azioni. Solo superando le contrapposizioni è possibile costruire sinergiecapaci di favorire percorsi virtuosi attraverso i quali affrontare s<strong>it</strong>uazioni anche moltocomplesse. Certamente dobbiamo, ulteriormente, investire sugli interventi di sostegnoalle famiglie e sulla prevenzione precoce. L’attenzione allo sviluppo e al sostegnodella gen<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à e ai bisogni dei minori è un obiettivo cruciale, rispetto al qualevanno formulati pensieri e condivise azioni da parte di tutti coloro che, a diversot<strong>it</strong>olo, sono coinvolti in queste tematiche. In mer<strong>it</strong>o all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> dei minori,nella nostra Provincia è attiva, da tempo, un’équipe multidisciplinare che operaa livello centralizzato e che rappresenta un nodo centrale e di collegamento con ilterr<strong>it</strong>orio, con le famiglie, con le Associazioni con i Servizi. Oltre alle attiv<strong>it</strong>à relativealla conoscenza-valutazione delle persone che si rendono disponibili all’<strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, all’abbinamento tra minore e famiglia e alla promozione di una cultura4


L I N E E GUIDA...prendersi cura con amore...dell’affido, questa Équipe coordina gruppi di lavoro allargati, con la final<strong>it</strong>à di trattare,a più livelli, il tema dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, per lo sviluppo di proficue collaborazion<strong>it</strong>ra soggetti diversi e per la creazione di buone prassi e linee <strong>guida</strong>.Proprio dal lavoro congiunto, in particolare con il Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale, sononate le “<strong>Linee</strong> <strong>guida</strong>”. Questa pubblicazione rappresenta un’interessante esemplificazionedi come possa l’Ente pubblico sviluppare delle azioni significative con lefamiglie, con i mondi v<strong>it</strong>ali ed ist<strong>it</strong>uzionali che ad essa si collegano, al fine di svolgerecostruttivamente il proprio ruolo. Questo lavoro è il punto di arrivo di un percorsodi approfondimento e confronto sull’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> in Trentino avviato già daanni, con il coinvolgimento di molti soggetti.Il gruppo di lavoro è part<strong>it</strong>o da un’analisi sul quotidiano dando voce agli operatoriche in primis sono coinvolti nei progetti di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, mettendo in circoloanche l’esperienza e la metodologia da parte dell’Equipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, ma con una attenzione particolare anche alle teorie di riferimentoe alle esperienze sviluppate in altre Regioni.Il recente Convegno Internazionale, organizzato dal nostro Assessorato alla Salute ePol<strong>it</strong>iche Sociali in collaborazione con l’Univers<strong>it</strong>à degli studi di Trento, dal t<strong>it</strong>olo “Lacura delle relazioni negli interventi di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>” ha evidenziato il valoredel lavoro svolto su questo tema nell’ultimo decennio.Oggi possiamo parlare di un modello trentino per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> che tieneconto della compless<strong>it</strong>à e della delicatezza di tutti gli aspetti che il progetto attiva,attraverso il lavoro integrato e la cura di tutti i soggetti coinvolti.Mi auguro che questo strumento possa essere di riferimento per il lavoro quotidianosul terr<strong>it</strong>orio e riesca a diffondere ulteriormente il valore e la prezios<strong>it</strong>à di una culturadell’affido e della solidarietà.Assessore alla Salutee Pol<strong>it</strong>iche Socialidott. Ugo Rossi5


...prendersi cura con amore...“La sfi da che gli affi datari hanno davanti è complessa.Il loro obiettivo potenziale è fare in modo che i bambinimodifi chino le loro aspettative nei confronti degli adulti,comprendendo che in “questa” famiglia (e forse in altre nel futuro)possono fare affi damento su adulti in grado di risponderein modo sicuro ai loro bisogni”.Gillian Schofi eld


L I N E E GUIDANello specifico, anche in base all’articolo 28 della legge, il Gruppo tecnico provvedevaalle seguenti funzioni:1. indicazioni di come devono essere raggiunte le final<strong>it</strong>à che gli interventi di <strong>affidamento</strong>si prefiggono;2. promozione e ricerca di famiglie disponibili all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> nell’amb<strong>it</strong>odell’attiv<strong>it</strong>à programmatoria dei servizi e cost<strong>it</strong>uzione di una “banca dati famiglie”;3. selezione delle famiglie affidatarie;4. formulazione di proposte per la progettazione di attiv<strong>it</strong>à formative e di aggiornamentosulle problematiche dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> in collaborazione con gliorgani appos<strong>it</strong>amente competenti alla formazione;5. attiv<strong>it</strong>à di supervisione e consulenza agli operatori professionali che hanno in caricos<strong>it</strong>uazioni di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> o direttamente alle stesse famiglie affidatarieinviate dal Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale per un supporto di tipo specialistico;6. attiv<strong>it</strong>à di verifica e mon<strong>it</strong>oraggio dell’esperienza complessiva relativa all’applicazionedella L. 184/83 in Provincia di Trento;Con la Legge di riforma ist<strong>it</strong>uzionale n. 3 del 16 giugno 2006, “Norme in materia digoverno dell’autonomia del Trentino”, la Provincia Autonoma di Trento ha un nuovoimpianto normativo per il governo della sua speciale autonomia. Sono molte le nov<strong>it</strong>àdella legge provinciale, sia per quanto riguarda la distribuzione dei poteri e dellefunzioni tra i distinti livelli di governo, sia per quanto riguarda la riorganizzazionefunzionale dell’Ente provinciale e secondo i principi di sussidiarietà, differenziazionee adeguatezza. Nascono da qui le Comun<strong>it</strong>à, tale norma ha permesso il superamentodel ruolo direttivo unidirezionale centro-periferia, valorizzando le responsabil<strong>it</strong>àprogrammatorie e organizzative in materia di pol<strong>it</strong>ica sociale a livello terr<strong>it</strong>oriale purmantenendo da parte dell’Ente provinciale un coordinamento sul sistema locale degliinterventi. Una delle funzioni amministrative trasfer<strong>it</strong>e ai Comuni è quella in materiadi assistenza e beneficenza pubblica compresi i Servizi Sociali terr<strong>it</strong>oriali.Con la legge provinciale n.13 del 27 luglio 2007, “Pol<strong>it</strong>iche sociali nella provincia diTrento” il Trentino ha riformato poi il proprio sistema delle pol<strong>it</strong>iche sociali. Il nuovoimpianto prevede l’attivazione di un sistema integrato di servizi e di interventi socialiche ponga al centro la persona e il dir<strong>it</strong>to della stessa all’aiuto e al sostegno quandosi trovi in stato di bisogno. Vengono aggiornati gli strumenti di intervento e si enfatizzal’importanza dell’integrazione delle pol<strong>it</strong>iche.In sede di Conferenza permanente per i rapporti tra Provincia e le Autonomie locali,in data 30 marzo 2011 è stata siglata l’Intesa n.4/2011, che prevede l’approvazione8


Dalla partenza dei due amb<strong>it</strong>i operativi ad oggi, si è potuto verificare quanto sia fondamentaleper un ist<strong>it</strong>uto quale quello dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, il coinvolgimento diuna plural<strong>it</strong>à di attori che possano stare in rete creando uno spazio di pensiero per lacura e la valorizzazione della stessa e per poter intervenire in maniera efficiente edefficace nei progetti ad elevata compless<strong>it</strong>à.Dal lavoro dei due Tavoli è emersa la necess<strong>it</strong>à da una parte di riflettere sul sensodella normativa <strong>it</strong>aliana, che privilegia l’ist<strong>it</strong>uto dell’affido <strong>familiare</strong> come strumentoprior<strong>it</strong>ario di intervento a supporto di minori che necess<strong>it</strong>ano di un collocamentoetero-<strong>familiare</strong>, e dall’altra di favorire la conoscenza dei Servizi Sociali terr<strong>it</strong>oriali delleComun<strong>it</strong>à su quali risposte poteva dare l’Emaf rispetto ad una domanda semprecrescente di famiglie affidatarie.Nell’amb<strong>it</strong>o dei lavori del Tavolo Ist<strong>it</strong>uzionale, nel 2007, è nata l’esigenza di raccoglieredei dati e delle informazioni al fine di conoscere il fenomeno complessivodell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> sul terr<strong>it</strong>orio provinciale, nonché l’importanza di fornire degliinput significativi in rapporto alla costruzione di buone prassi tra i servizi coinvolti.Da tale rilevazione sono state evidenziate le necess<strong>it</strong>à di trovare delle soluzioni peri seguenti problemi:yyyyyyyycome affrontare il lavoro con le famiglie d’origine, sviluppando cr<strong>it</strong>eri omogeneidi valutazione e diagnosi dei sistemi familiari e dei minori;necess<strong>it</strong>à di agevolare le comunicazioni tra Tribunale per i Minorenni, ServiziSociali terr<strong>it</strong>oriali ed Emaf;capire per quali s<strong>it</strong>uazioni di minori è realmente possibile attivare un <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, considerando l’età e le caratteristiche generali;approfondire i ruoli e le responsabil<strong>it</strong>à dei diversi soggetti coinvolti rispettoalla realizzazione, al sostegno e al mon<strong>it</strong>oraggio del progetto di <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>.L I N E E GUIDAIn base agli elementi emersi da tale rilevazione e dalle discussioni effettuate nei rispettiviTavoli, sono state individuate e concordate alcune piste di lavoro:yyyyyyl’importanza della tempestiv<strong>it</strong>à del passaggio di informazioni tra ist<strong>it</strong>uzioni,consapevoli di quanto il fattore tempo sia fondamentale in un contesto cosìdelicato quale l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>;prevedere momenti di verifica progettuale con confronti diretti nei casi piùcomplessi tra tutti gli attori e le ist<strong>it</strong>uzioni coinvolti;la possibil<strong>it</strong>à per le assistenti sociali dell’area minori dei vari terr<strong>it</strong>ori di richiedereuna consulenza all’Emaf nel momento in cui ci sia la necess<strong>it</strong>àdi approfondire la s<strong>it</strong>uazione di un minore, con la prospettiva di valutare lafattibil<strong>it</strong>à o meno di un possibile affido;11


L I N E E GUIDAyyyymantenere costante il passaggio di informazioni tra i due Tavoli di lavoro,per fare in modo che i due livelli si auto-raccordino;la creazione di <strong>Linee</strong> Guida per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> in Trentino.Le indicazioni concordate sono state di fatto immediatamente recep<strong>it</strong>e da tutto il sistemaoperativo e hanno creato in questi due anni un notevole aumento della qual<strong>it</strong>àdel lavoro sull’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>. Si è percep<strong>it</strong>o un nuovo clima culturale che hapermesso di poter riflettere sul piano teorico con conseguenti risvolti sul piano praticoe operativo.Un ulteriore passaggio significativo è stato quello di incontrare da parte dell’Emaf iServizi Sociali nei singoli terr<strong>it</strong>ori della Provincia di Trento. Tali incontri hanno persegu<strong>it</strong>ogli obiettivi di:yyyyreciproca conoscenza tra operatori e i rispettivi ruoli e funzioni;raccolta di esigenze e proposte in riferimento all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> daparte dei terr<strong>it</strong>ori, molto diversi tra loro per caratteristiche morfologiche,economiche e modelli culturali.Con l’inizio del 2010 è iniziato il percorso della stesura delle <strong>Linee</strong> Guida. Si è trattatoprincipalmente di un lavoro di condivisione e di pensiero, successivamente di elaborazione,stesura e realizzazione del documento.L’elaborazione delle <strong>Linee</strong> Guida sull’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> ha comportato per il gruppodi lavoro, il riconsiderare in modo cr<strong>it</strong>ico la propria esperienza specifica sul campo- i risultati pos<strong>it</strong>ivi e quelli non raggiunti, gli ostacoli e gli insuccessi incontrati - perfornire indicazioni pertinenti e chiare su quali sono le condizioni necessarie affinchéuno strumento importante come l’affido di minori presso famiglie possa essere utilizzatoin modo efficiente e sensibile, oltre che incoraggiato e sviluppato dal punto divista strettamente numerico.La stesura del documento è stata curata dal Tavolo Assistenti Sociali: sono stati attivat<strong>it</strong>re sottogruppi di lavoro, che hanno coinvolto dodici assistenti sociali di areaminori e tre componenti dell’Emaf.L’elaborazione delle <strong>Linee</strong> Guida si è svolta attraverso incontri in plenaria e in sottogruppo.In plenaria al fine di analizzare e sviluppare gli argomenti da trattare nelle<strong>Linee</strong> Guida, la stesura del sommario, la raccolta del materiale esistente a livello nazionale,nonché il confronto dell’elaborazione della bozza del documento nell’otticadell’assemblaggio del materiale prodotto.I sottogruppi erano composti da quattro assistenti sociali e da un referente dell’Emafcon il comp<strong>it</strong>o di coordinare il lavoro.Il primo sottogruppo ha segu<strong>it</strong>o: l’introduzione, il quadro normativo, il significato12


L I N E E GUIDAyyyyyyyyyyLa qualificazione e lo sviluppo omogeneo dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> sututto il terr<strong>it</strong>orio provinciale. La qualificazione dell’intervento di <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong> e la sua omogeneizzazione sul terr<strong>it</strong>orio provinciale si sostanziano:oooonella definizione delle funzioni, dei comp<strong>it</strong>i e delle responsabil<strong>it</strong>à deidiversi soggetti coinvolti;nella realizzazione di modal<strong>it</strong>à di integrazione operativa tra Servizi e trale diverse figure professionali, anche attraverso la definizione di prassioperative rispondenti alle esigenze dei destinatari finali. Gli operatoridel settore hanno necess<strong>it</strong>à di fare riferimento a dei capisaldi che liaiutino ad affrontare la compless<strong>it</strong>à dei diversi piani di intervento chel’<strong>affidamento</strong> implica.La realizzazione di una forte integrazione tra Ist<strong>it</strong>uzioni, Enti e Servizi,nonché tra gli enti pubblici e le associazioni interessate all’intervento.Sono molti i soggetti, ist<strong>it</strong>uzionali e non, che, con funzioni diverse ed in unalogica di rete, eserc<strong>it</strong>ano un ruolo importante nei processi di <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, tanto a favore dei minori e delle loro famiglie quanto a favore dellefamiglie affidatarie.L’articolazione del processo d’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> nelle sue diverse fasi.Le fasi che portano ad un percorso di affido sono varie e tutte molto importanti,devono essere curate nei dettagli per poter garantire la maggioreefficacia dell’intervento rispetto all’es<strong>it</strong>o.Il rilanciare l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> nei diversi terr<strong>it</strong>ori, tenuto conto dellapeculiar<strong>it</strong>à delle singole Comun<strong>it</strong>à che si differenziano di molto dai Comunidi Trento e Rovereto, per modal<strong>it</strong>à di coesione sociale e culturale. È necessariorilanciare l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> anche in senso numerico, affinché glioperatori e le famiglie se ne approprino sempre di più, al fine di contribuirealla diminuzione dei processi di ist<strong>it</strong>uzionalizzazione e promuovere l’attivazionedi questo intervento come prior<strong>it</strong>ario, tempestivo e preventivo.Il garantire una presa in carico efficace, efficiente e sempre più appropriataai bambini e ai ragazzi che sono coinvolti nell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>,in quanto gli stessi si trovano al centro di una serie di azioni di tutelain cui, se non viene data la dovuta attenzione alla rete dei Servizi, basatasullo scambio e sulla condivisione delle informazioni, si corre il rischio diconfondere i messaggi e le decisioni.14


5. DESTINATARI DELLE LINEE GUIDAL I N E E GUIDAI destinatari delle <strong>Linee</strong> Guida sono:yyyyyi Servizi Sociali terr<strong>it</strong>oriali, cui le norme statali e provinciali attribuisconocomp<strong>it</strong>i e funzioni in materia di tutela, protezione, intervento a favore dell’infanziae dell’adolescenza;i Servizi e gli operatori socio san<strong>it</strong>ari che entrano in contatto o vengono aconoscenza di s<strong>it</strong>uazioni di disagio e sofferenza di bambini o adolescenti, osiano in possesso di competenze in grado di contribuire alla realizzazionedi interventi appropriati ed effi caci sul piano diagnostico, prognostico e disostegno terapeutico;i soggetti ist<strong>it</strong>uzionali (Scuole, Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria ecc.) e gli operatori delprivato sociale/associazioni (Comun<strong>it</strong>à per minori, Comun<strong>it</strong>à di accoglienzamadre-bambino) coinvolti nell’intervento affi nché possano trovare nelpresente atto lo strumento per operare in un sistema chiaro e defi n<strong>it</strong>o dicomp<strong>it</strong>i, ruoli e garanzie;gli amministratori pubblici e i pol<strong>it</strong>ici degli Enti Locali;le famiglie e le persone che vogliono approfondire i temi legati all’affi damento<strong>familiare</strong>.15


L I N E E GUIDA6. IL QUADRO NORMATIVOL’ist<strong>it</strong>uto dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> trova riferimento in più contesti normativi, dal livellointernazionale a quello nazionale, come di segu<strong>it</strong>o specificato, ma la sua ragionedi essere è esplic<strong>it</strong>ata sostanzialmente nella legge nazionale 184/83.La Convenzione ONU sui dir<strong>it</strong>ti del fanciullo approvata il 20/11/1989 e ratificatadall’Italia con legge 27/5/1991, n. 176, stabilisce che la famiglia, quale nucleo fondamentaledella società e ambiente naturale per la cresc<strong>it</strong>a e il benessere di tutti isuoi membri e in particolare dei bambini e dei ragazzi, deve ricevere l’assistenza ela protezione necessarie per poter assumere pienamente le sue responsabil<strong>it</strong>à all’internodella comun<strong>it</strong>à. La Convenzione riconosce altresì che il bambino, per il pienoe armonioso sviluppo della sua personal<strong>it</strong>à, deve crescere in un ambiente <strong>familiare</strong>,in una atmosfera di felic<strong>it</strong>à, amore e comprensione.La Carta dei dir<strong>it</strong>ti fondamentali dell’Unione europea, sottoscr<strong>it</strong>ta a Nizza il 7/12/2000,all’art. 24, ribadisce il principio della preminenza del superiore interesse del minorein tutti gli atti che lo riguardano, compiuti da qualsiasi soggetto pubblico o privato,stabilisce, tra l’altro, che i bambini “possono esprimere liberamente la propriaopinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano, infunzione della loro età e della loro matur<strong>it</strong>à”. In amb<strong>it</strong>o giudiziario tale dir<strong>it</strong>to era giàstato esplic<strong>it</strong>ato e dettagliato dalla Convenzione europea sull’esercizio dei dir<strong>it</strong>ti deifanciulli, di Strasburgo il 25 gennaio 1996 e ratificata e resa esecutiva con legge 20marzo 2003, n. 77. Nel nostro paese il dir<strong>it</strong>to primario del minore a vivere, a crescereed essere educato nell’amb<strong>it</strong>o della propria famiglia è cost<strong>it</strong>uzionalmente garant<strong>it</strong>odagli articoli 30 e 31.La legge 8 novembre 2000, n. 328, “Legge quadro per la realizzazione del sistemaintegrato di interventi e Servizi sociali”, afferma la necess<strong>it</strong>à che gli interventi e i ServiziSociali facciano parte di un sistema integrato comprensivo anche delle eventualimisure economiche, della definizione di percorsi attivi volti ad ottimizzare l’efficaciadelle risorse e degli interventi, ad impedire la sovrapposizione di competenze e lasettorializzazione delle risposte. Tra i livelli essenziali delle prestazioni e degli interventisociali che devono essere garant<strong>it</strong>i su tutto il terr<strong>it</strong>orio nazionale, la stessa leggecomprende gli “interventi di sostegno per i minori in s<strong>it</strong>uazioni di disagio tram<strong>it</strong>e ilsostegno al nucleo famigliare di origine e l’inserimento presso famiglie, persone estrutture comun<strong>it</strong>arie di accoglienza di tipo famigliare e per la promozione dei dir<strong>it</strong>tidell’infanzia e dell’adolescenza” (art. 22, comma 2, lettera c).La legge 28/03/2001 n. 149, int<strong>it</strong>olata “Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184,recante Disciplina dell’adozione e dell’<strong>affidamento</strong> dei minori, nonché al t<strong>it</strong>olo VIII del16


libro primo del codice civile”, ha introdotto una profonda innovazione della normativain tema di <strong>affidamento</strong> e adozione dei minori sia sul piano sostanziale che sul pianoprocessuale.È interessante notare che la legge ha, in primis, modificato il t<strong>it</strong>olo della legge 184/83,trasformandolo in “Dir<strong>it</strong>to del minore ad una famiglia”. Il cambiamento, non è solopuramente terminologico, determina il defin<strong>it</strong>ivo superamento dell’annoso dibatt<strong>it</strong>oin ordine alla qualificazione della posizione giuridica del minore come mero interesseovvero dir<strong>it</strong>to soggettivo pieno, facendoci comprendere che il minore è senzadubbio portatore di veri e propri dir<strong>it</strong>ti. I primi cinque articoli della suddetta normadisciplinano l’ist<strong>it</strong>uto dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.L I N E E GUIDA6.1 Analisi degli articoli della legge n. 149 del 28/03/2001.Art. 1In questo articolo il legislatore ha voluto sottolineare l’importanza del dir<strong>it</strong>to fondamentaledi ogni minore di crescere ed essere educato nell’amb<strong>it</strong>o della propria famiglia,purchè la stessa possa rispondere adeguatamente ai bisogni di cresc<strong>it</strong>a evolutiva.Laddove si riscontrino delle carenze o delle problematiche significative nellacura dei minori è comp<strong>it</strong>o e dovere dei Servizi competenti porre in essere interventidi sostegno e di aiuto. Non possono essere di ostacolo le condizioni di indigenzadei gen<strong>it</strong>ori: queste, non devono essere solo nel senso meramente economico, mavanno ad includere s<strong>it</strong>uazioni di marginal<strong>it</strong>à sociale e di incapac<strong>it</strong>à gen<strong>it</strong>oriali tali darecare pregiudizio al minore.Nel caso in cui gli interventi attuati da parte dei Servizi competenti nei confronti della famigliad’origine, non siano sufficienti a tutelare pienamente i dir<strong>it</strong>ti del minore viene postoin essere l’intervento dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, che non deve essere discriminatorio neiconfronti del minore rispetto al sesso, etnia, età, lingua, religione e ident<strong>it</strong>à culturale.Nello stesso articolo viene posta l’attenzione alla sensibilizzazione e all’informazionedell’opinione pubblica sul tema dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, elemento imprescindibileper creare e diffondere una cultura dell’accoglienza e della solidarietà. Il sensibilizzareil terr<strong>it</strong>orio su questo tema ha anche una duplice valenza, da una parte avere unr<strong>it</strong>orno in termini di disponibil<strong>it</strong>à concreta da parte di famiglie, coppie e singoli chesi propongono per l’affido e dall’altra una corretta informazione può aiutare anche lefamiglie naturali dei minori in affido ad accettare un progetto di questo tipo. Si trattadi pensare all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> come un intervento di supporto alla famigliad’origine e non come di un ostacolo.17


L I N E E GUIDASempre in questo primo articolo si da molta importanza nell’investire nella formazionedegli operatori sociali sul tema. Diventa un punto importante in quanto la compless<strong>it</strong>àdi un progetto di affido comporta per gli stessi un grosso lavoro di valutazione,progettazione, aiuto e sostegno alla famiglia naturale, senza perdere di vistai bisogni del minore e l’accompagnamento e il sostegno alla famiglia affidataria e ilmon<strong>it</strong>oraggio del progetto complessivo. In tutto questo, gli operatori sociali devonotenere in considerazione anche i propri aspetti emotivi legati ai soggetti coinvolti.Per le famiglie, le coppie e i singoli che si rendono disponibili ad accogliere un minorein <strong>affidamento</strong> c’è necess<strong>it</strong>à di attivare un percorso di formazione e preparazione,anche attraverso degli incontri di valutazione e conoscenza delle risorse interne alnucleo. Viene ribad<strong>it</strong>o, anche dalla norma, che tali approfondimenti debbano essereattivati da professionisti competenti in materia, sia pubblici che del privato sociale; inquesto caso la norma sottolinea il fatto che “operino nel campo della tutela dei minorie delle famiglie”. La legge pone maggiore attenzione ai dir<strong>it</strong>ti e ai bisogni del minore,in particolare l’accento posto sul concetto di cresc<strong>it</strong>a del minore che si correla conil bisogno di relazioni affettive. A questo propos<strong>it</strong>o pare importante sottolineare trale funzioni della famiglia affidataria il richiamo, per la prima volta, alle sue capac<strong>it</strong>àaffettive, sia come necess<strong>it</strong>à per il minore, sia come elemento di valutazione dellafamiglia affidataria.Art. 2Nell’art. 2 della legge viene stabil<strong>it</strong>o che quando la famiglia non è in grado di provvederealla cresc<strong>it</strong>a e all’educazione del minore, rimane il dir<strong>it</strong>to dello stesso a vivere,crescere ed essere educato nell’amb<strong>it</strong>o di una famiglia.Solo se la prevenzione ed il sostegno alla famiglia d’origine falliscono, la società èchiamata a proporre delle soluzioni alternative. La principale è, e ancora di più dovràdiventare, quella dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, in cui un’altra famiglia accoglie un minorein una dichiarata, esplic<strong>it</strong>a e temporanea condizione di sussidiarietà. Se anchequesta soluzione non fosse percorribile, per s<strong>it</strong>uazioni particolari legate al bambino,alla famiglia d’origine, al tessuto sociale nel quale è vissuto, l’inserimento deve avvenireall’interno di una Comun<strong>it</strong>à di tipo <strong>familiare</strong> o, se non è presente, ad un Ist<strong>it</strong>uto diassistenza pubblico o privato.Questo tipo di intervento può diventare un’occasione importante per i gen<strong>it</strong>ori, chesupportati nell’impegno di recupero della funzione educativa e di accudimento, possonoriattivare energie per affrontare ed occuparsi dei propri problemi. È Importanteevidenziare la precisazione che il legislatore ha posto, ovvero che per bambini sottoi sei anni di età, l’inserimento può avvenire solo in una Comun<strong>it</strong>à di tipo <strong>familiare</strong>. Ciò18


sottolinea la diversa considerazione in base alle differenti fasce d’età, nello specificosi è r<strong>it</strong>enuto che più un bambino è piccolo e più necess<strong>it</strong>a di un ambiente <strong>familiare</strong>.L’articolo prescrive infine la chiusura di tutti gli Ist<strong>it</strong>uti entro il 31 dicembre 2006, ecosì è avvenuto sul terr<strong>it</strong>orio nazionale con il gennaio 2007.L I N E E GUIDAArt. 4L’<strong>affidamento</strong> è disposto dal Servizio Sociale locale e reso esecutivo con decreto delGiudice Tutelare del luogo, se vi è il consenso dei gen<strong>it</strong>ori del minore. Se il consensomanca provvede il Tribunale per i Minorenni, emanando uno specifico provvedimento.Quando la condotta del gen<strong>it</strong>ore è pregiudizievole agli interessi del minore, indipendentementedall’accertamento di una colpevolezza, ma a segu<strong>it</strong>o di una segnalazioneda parte dei Servizi o da parte delle Forze dell’Ordine è competenza del Tribunaleper i Minorenni di allontanare il minore dalla residenza <strong>familiare</strong>.Nel provvedimento di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> emesso dal Tribunale per i Minorennidevono essere indicate: le motivazioni che hanno portato all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>,la durata presumibile del progetto alla famiglia affidataria, i dir<strong>it</strong>ti e i doveri degli affidatarinei confronti del minore affidato, le modal<strong>it</strong>à e i tempi di relazione tra famigliad’origine e minore (nella pratica viene demandata al Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale laregolamentazione delle vis<strong>it</strong>e).Il Servizio Sociale di competenza terr<strong>it</strong>oriale ha la gestione del progetto di <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, in tale progetto vengono coinvolti tutti i soggetti che ruotano attornoal minore, nello specifico la famiglia d’origine, la famiglia affidataria, il Tutore senominato in caso di sospensione o decadenza della potestà gen<strong>it</strong>oriale, i Servizispecialistici, l’Équipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> e il privato sociale.Si può affermare che il progetto di <strong>affidamento</strong> non è un protocollo standardizzatoma è uno strumento flessibile e necessario per un buon andamento dell’<strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>. Viene defin<strong>it</strong>o sulla base dei bisogni del minore e della sua famiglia, considerandoanche la compless<strong>it</strong>à delle problematiche dei gen<strong>it</strong>ori naturali e della disponibil<strong>it</strong>àdella famiglia affidataria, è quindi un intervento che va a toccare equilibridelicatissimi.L’attiv<strong>it</strong>à di vigilanza durante l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> è attribu<strong>it</strong>a al Servizio Socialeterr<strong>it</strong>oriale che ha l’obbligo di tenere costantemente informati il Giudice Tutelare o ilTribunale per i Minorenni, a seconda che si tratti di un <strong>affidamento</strong> consensuale ogiudiziario.Per vigilanza si intende mon<strong>it</strong>orare l’andamento del progetto, verificando: il benesserepsico-fisico del minore, il processo di cambiamento da parte della famiglia d’origine,l’adesione agli accordi da parte di tutti i soggetti coinvolti. Ogni evento di par-19


L I N E E GUIDAticolare rilevanza va segnalato tempestivamente all’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria. Deve essereelaborata da parte del Servizio Sociale una relazione di aggiornamento all’Autor<strong>it</strong>àGiudiziaria con cadenza semestrale, sull’andamento del progetto di affido, di verificae ridefinizione dello stesso sia per quanto riguarda i tempi e le modal<strong>it</strong>à precedentementeconcordate nonché sull’evoluzione delle condizioni della famiglia d’origine.comma 4L’<strong>affidamento</strong> ha durata temporanea ed è legato al superamento delle condizioniche hanno determinato l’allontanamento del minore. La durata dell’<strong>affidamento</strong> nonpuò superare i 24 mesi, una proroga può essere disposta solo dal Tribunale per iMinorenni, qualora la sua sospensione rechi pregiudizio al minore.comma 5L’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> si conclude con un provvedimento emanato dalla stessa Autor<strong>it</strong>àche l’ha disposto, tenendo conto sia dell’interesse del minore che dell’evoluzionepos<strong>it</strong>iva della s<strong>it</strong>uazione del nucleo d’origine.Il Giudice Tutelare, alla conclusione del periodo previsto del progetto di affido, puòrichiedere al Tribunale per i Minorenni l’adozione di ulteriori provvedimenti a tutela delminore. Il Giudice Tutelare ha facoltà di sentire sia il Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale che lostesso minore per poter prendere delle decisioni più opportune alla s<strong>it</strong>uazione.Art. 5Gli affidatari hanno il dovere di accogliere presso di sé il minore e l’obbligo di provvedereal suo mantenimento e alla sua educazione e istruzione, nel rispetto delle indicazionidei gen<strong>it</strong>ori per i quali non siano stati adottati dal Tribunale per i Minorenni deiprovvedimenti lim<strong>it</strong>ativi o ablativi della potestà gen<strong>it</strong>oriale e delle indicazioni offertedalla Autor<strong>it</strong>à affidante. I poteri connessi con la potestà gen<strong>it</strong>oriale vengono eserc<strong>it</strong>atidagli affidatari in riferimento agli ordinari rapporti con la scuola e con l’autor<strong>it</strong>àsan<strong>it</strong>aria. Il Servizio Sociale, su disposizione del Tribunale per i Minorenni e secondole necess<strong>it</strong>à del caso, svolge attiv<strong>it</strong>à di sostegno psico-sociale nei confronti dellafamiglia d’origine e agevola i rapporti tra la stessa e il minore.Al fine di sostenere la famiglia affidataria la normativa prevede a suo favore dellemisure di aiuto economico.È importante sottolineare che la famiglia di origine del minore è chiamata a collaborarein tutte le fasi del progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> ed è informata accuratamentedel significato e degli scopi dello stesso. Durante il periodo di <strong>affidamento</strong>, lafamiglia d’origine mantiene i rapporti con il minore secondo le modal<strong>it</strong>à defin<strong>it</strong>e nel20


progetto e si impegna a rispettare le indicazioni dei Servizi contenuti nello stesso.Parallelamente al progetto di <strong>affidamento</strong>, la famiglia di origine riceve il supportocostante dai Servizi per il superamento delle difficoltà che hanno reso necessariol’allontanamento del minore.L I N E E GUIDA7. L’INTERVENTO DI AFFIDAMENTO FAMILIAREE LE VARIE TIPOLOGIEL’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> è un intervento sociale complesso, un provvedimento voltoa tutelare minori che vivono in una famiglia che sta attraversando un momentoparticolarmente difficile. Si tratta di un processo dinamico in rapporto all’evoluzionedella s<strong>it</strong>uazione della famiglia d’origine, ed è fondato sul riconoscimento della possibil<strong>it</strong>à,da parte degli operatori e della famiglia affidataria, di affrontare la s<strong>it</strong>uazionedi disagio del minore e aiutare la famiglia d’origine a sviluppare le proprie capac<strong>it</strong>àgen<strong>it</strong>oriali. La sua caratteristica distintiva è la temporane<strong>it</strong>à, che si accompagna almantenimento dei rapporti con la famiglia di origine e alla previsione di un rientrodel minore in essa, provvedimenti che possono subire leggere variazioni a secondadella tipologia di <strong>affidamento</strong> necessaria nel caso particolare.L’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> richiede pertanto un’attenta valutazione che permetta di appurare:yyyyyyyyle potenzial<strong>it</strong>à affettive ed educative della famiglia del minore, compresala rete parentale che può facil<strong>it</strong>are il recupero delle competenze familiari;la qual<strong>it</strong>à dell’attaccamento tra gen<strong>it</strong>ori e figlio;le risorse del minore, le sue problematic<strong>it</strong>à e la sua idone<strong>it</strong>à per affrontarel’esperienza dell’affido nella sua compless<strong>it</strong>à;la motivazione e le capac<strong>it</strong>à gen<strong>it</strong>oriali della famiglia candidata all’affido.7.1 Affidamento consensualeSi realizza con il consenso della famiglia d’origine. I gen<strong>it</strong>ori riconoscono le loro difficoltàe accettano di affidare il proprio figlio, in accordo con il Servizio Sociale e per iltempo necessario, ad un’altra famiglia. È un atto impegnativo e faticoso che implicaun rapporto di fiducia reciproca.L’<strong>affidamento</strong> viene formalizzato con un provvedimento amministrativo a carico delServizio Sociale competente terr<strong>it</strong>orialmente in base alla residenza del minore, ed èreso esecutivo dal Giudice Tutelare che ne controlla la regolar<strong>it</strong>à formale del provve-21


L I N E E GUIDAdimento, soprattutto in riferimento a:yyyyyyyyyymotivazione adeguata al provvedimento di affido;indicazione sulle modal<strong>it</strong>à di esercizio dei poteri riconosciuti all’affidatario;indicazioni delle modal<strong>it</strong>à con cui la famiglia di origine può tenere rapportie contatti con il minore;individuazione del Servizio Sociale cui è assegnata la responsabil<strong>it</strong>à delprogramma di assistenza e la vigilanza dell’affido;indicazione del periodo della presunta durata dell’affido.Una volta controllata la regolar<strong>it</strong>à formale, il Giudice Tutelare renderà esecutivo ilprovvedimento con l’emanazione di un decreto. In riferimento alla documentazioneper la richiesta di esecutorietà del provvedimento di affido, il Giudice Tutelare verifical’esistenza di:yyyyyydichiarazione di consenso dei gen<strong>it</strong>ori naturali;dichiarazione di disponibil<strong>it</strong>à da parte della famiglia affidataria;relazione socio – ambientale dei Servizi Sociali.A tutto ciò è utile aggiungere alcune considerazioni in mer<strong>it</strong>o all’<strong>affidamento</strong> consensuale:esso necess<strong>it</strong>a infatti di una, anche minima, consapevolezza da parte della famigliad’origine in riferimento alle proprie difficoltà. Oltre a questo aspetto vi è da sottolineareil fatto che essendo consensuale, il progetto va co – costru<strong>it</strong>o fra la famigliadi origine, la famiglia affidataria, il Servizio Sociale e l’Emaf. Spesso dagli operatoriviene r<strong>it</strong>enuta la tipologia di <strong>affidamento</strong> ideale poiché risulta più facile gestire il rapportocon i gen<strong>it</strong>ori naturali; va però sempre tenuto ben presente che l’<strong>affidamento</strong>consensuale necess<strong>it</strong>a di un mon<strong>it</strong>oraggio continuo e ancora più frequente rispettoad un affido giudiziale. Il calendario delle vis<strong>it</strong>e, le modal<strong>it</strong>à di incontro, il rapportofra le due famiglie rischiano di essere tutti aspetti che, non essendo disciplinati daun provvedimento dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria, se lasciati liberi, non mon<strong>it</strong>orati e verificaticostantemente dal Servizio Sociale e dagli altri operatori coinvolti, possono crearedifficoltà all’intero progetto di affido.In alcuni casi, i Servizi preposti all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> ravvedono la necess<strong>it</strong>à dipassare da un <strong>affidamento</strong> consensuale ad uno giudiziario, quando vengono menoalcuni presupposti fondamentali al buon funzionamento del progetto (la collaborazionee il consenso) o quando si rende necessaria una maggiore tutela del minore,per preservarlo da ulteriori rischi. In questi casi il Servizio Sociale informerà la Procuradella Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni che valuterà se proporrericorso al Tribunale stesso per richiedere la formalizzazione dell’<strong>affidamento</strong>.22


7.2 Affidamento giudizialeIn questa tipologia di affido è assente il consenso dei gen<strong>it</strong>ori e il provvedimentoviene di conseguenza emanato dal Tribunale per i Minorenni, che valuterà anche lemotivazioni che hanno portato gli stessi a negare il consenso.Spesso viene r<strong>it</strong>enuto un affido difficile da gestire, ma nella realtà dei fatti risulta daremolte più garanzie e tutele a tutti i soggetti coinvolti nel progetto, in quanto vi è unprovvedimento dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria che detta le modal<strong>it</strong>à e i tempi del progetto,mettendo anche delle prescrizioni specifiche nei confronti dei gen<strong>it</strong>ori naturali.Nel caso in cui il Servizio Sociale abbia in progetto l’ottenimento della proroga dell’<strong>affidamento</strong>o la modifica del provvedimento in corso, la relazione andrà inviata anchealla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni poiché risulta esserenecessaria la richiesta del Pubblico Ministero per poter aprire un nuovo procedimento.È importante sottolineare che, decorsi i due anni (corrispondenti al periodo massimoindicato dalla legge per un progetto di affido <strong>familiare</strong>) è possibile rinnovare l’intervento.La competenza passa in questo caso sempre alla Procura presso il Tribunaleper i Minorenni, che propone ricorso allo stesso Tribunale, anche in caso di <strong>affidamento</strong>consensuale.L I N E E GUIDA7.3 Affidamento <strong>familiare</strong> a tempo pienoL’<strong>affidamento</strong> a tempo pieno può essere consensuale o giudiziale e prevede l’accoglienzadi uno o più minori presso l’ab<strong>it</strong>azione di una famiglia, coppia o singoli. Ladurata, i contatti e gli eventuali rientri presso la famiglia d’origine, vengono defin<strong>it</strong>i eprevisti all’interno del progetto predisposto dal Servizio Sociale, e ove necessario,convalidato dall’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria. Comp<strong>it</strong>o degli affidatari è garantire il soddisfacimentodei bisogni affettivi, educativi e di cura, per il periodo necessario, secondoquanto defin<strong>it</strong>o dal progetto individuale.Tale inserimento prevede e necess<strong>it</strong>a di una preparazione specifica e di un sostegno,da parte dei Servizi coinvolti nel progetto, in tutte le fasi e per tutta la duratadell’affido. Tali accompagnamenti devono essere rivolti al bambino, alla famigliad’origine e alla famiglia affidataria.L’<strong>affidamento</strong> a tempo pieno ha funzioni di 2 :tutela: intesa come protezione del minore da un contesto inadeguato o da s<strong>it</strong>uazionidi rischio;2 Provincia di Como, 2005, “<strong>Linee</strong> Guida per l’affido <strong>familiare</strong>”, Assessorato Solidarietà Sociale, Como.23


L I N E E GUIDAsostegno: inteso come aiuto al minore per riconoscere ed accettare i lim<strong>it</strong>i della famigliadi origine e acquisire capac<strong>it</strong>à di gestione della doppia appartenenza;riparazione: intesa come nutrimento affettivo, empatia, gen<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à;accoglienza e cura: intesa come vicinanza emotiva e affettiva, possibil<strong>it</strong>à di cresc<strong>it</strong>aall’interno di un contesto educativo e <strong>familiare</strong> idoneo e rispondente alle esigenzedel minore.L’affido a tempo pieno comporta per il minore il vivere continuativamente e per unperiodo di tempo in una famiglia diversa dalla propria, egli si trova a conciliare valorie modelli comportamentali diversi tra loro.Perché abbia un buon es<strong>it</strong>o, devono sussistere l’impegno e la capac<strong>it</strong>à della famigliaaffidataria a collaborare con i Servizi preposti all’affido ed occorre creare le condizioniaffinché la famiglia di origine si impegni in eguale misura, e possa comprenderele final<strong>it</strong>à del progetto.È necessario che l’affido si basi sull’elaborazione di un progetto da parte del ServizioSociale in collaborazione con l’Emaf e con gli altri soggetti coinvolti. Il ServizioSociale si assume la responsabil<strong>it</strong>à della sua realizzazione e definisce una sorta di“contratto” tra coloro che partecipano all’affido. Nel progetto devono essere esplic<strong>it</strong>atigli obiettivi dell’affido, le modal<strong>it</strong>à e – per quanto possibile – i tempi di attuazioneper il progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.L’affido a tempo pieno viene proposto e realizzato prevalentemente in s<strong>it</strong>uazioni:yyyyyydi grave carenza affettiva e relazionale;dove sussistano condizioni di rischio o di danno evolutivo (fisico, educativo,emotivo, affettivo) a cui la famiglia di origine non è in grado di far fronteo che contribuisce, in parte o totalmente, a creare;dove siano presenti fragil<strong>it</strong>à e/o vulnerabil<strong>it</strong>à da parte della famiglia naturale,o in presenza di eventi stressanti o traumatici (riorganizzazione <strong>familiare</strong>,separazione, lutto, perd<strong>it</strong>a lavoro) che influiscono sulle funzioni gen<strong>it</strong>oriali.7.4 Affidamento <strong>familiare</strong> a tempo parziale e progetti di accoglienzaL’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> a tempo parziale può essere consensuale o giudiziale, prevedel’inserimento di uno o più minori, presso un’altra famiglia solo per alcuni giorni asettimana o per alcune ore del giorno o per brevi periodi. Permette di fornire un sostegnosia al minore che alla famiglia di origine, sulla base di modal<strong>it</strong>à e tempi concordaticon il Servizio Sociale t<strong>it</strong>olare degli interventi e con gli altri soggetti coinvolti.Il progetto di <strong>affidamento</strong> a tempo parziale si propone l’intento di mantenere il minore24


nel proprio domicilio, con lo scopo di dare la possibil<strong>it</strong>à al bambino di vivere esperienzeintegrative.L’<strong>affidamento</strong> a tempo parziale richiede:yyyyla prossim<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>oriale, ovvero la permanenza del minore nel proprio ambientedi v<strong>it</strong>a e di relazioni sociali;la regolar<strong>it</strong>à, ovvero la previsione di tempi e luoghi stabil<strong>it</strong>i ed organizzati,in modo da offrire il punto di riferimento significativo al minore e alla suafamiglia.L I N E E GUIDAL’<strong>affidamento</strong> a tempo parziale può svolgere funzioni di 3 :supporto organizzativo: legato all’osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à del minore in un luogo e con orari defin<strong>it</strong>i;supporto relazionale e affettivo: il bambino può trovare stabili riferimenti adulti che vicarianoi gen<strong>it</strong>ori con una intenzione complementare e non sost<strong>it</strong>utiva o antagonista;supporto educativo: queste figure adulte possono svolgere un accompagnamentolungo fasi importanti della giornata, introducendo nella v<strong>it</strong>a del bambino elementifavorenti la sua cresc<strong>it</strong>a ed eventualmente il suo percorso scolastico in base allecaratteristiche progettuali;supporto sociale: aiuta il minore a connettersi con la realtà sociale in cui è inser<strong>it</strong>o ea sperimentarsi in esperienze nuove che favoriscono la sua cresc<strong>it</strong>a.L’<strong>affidamento</strong> a tempo parziale comporta per il minore un frequente trasferimento inpiù ambienti: ambiente scolastico, casa degli affidatari, casa della famiglia d’origine(più eventuali altri ambienti di v<strong>it</strong>a). Vi sono pertanto alcune indispensabili condizionisenza le quali l’<strong>affidamento</strong> a tempo parziale potrebbe rappresentare per il minoreun onere in più e non un’esperienza arricchente.Andrà valutata:yyyyyyla capac<strong>it</strong>à di adattamento del minore e la sua età;la disponibil<strong>it</strong>à ad accettare riferimenti adulti “altri” da quelli componenti lafamiglia d’origine;il bisogno di superare s<strong>it</strong>uazioni di sol<strong>it</strong>udine, incertezza, confusione.Questa tipologia di <strong>affidamento</strong> comporta una continua interazione tra famiglia di originee famiglia affidataria e quindi necess<strong>it</strong>a di alleanza e condivisione sul significatoe sugli obiettivi del progetto di affido.Per questo motivo risulta necessario, per il Servizio Sociale competente in collaborazionecon l’Emaf, concordare con la famiglia naturale:3 Provincia di Como, 2005, “<strong>Linee</strong> Guida per l’affido <strong>familiare</strong>”, Assessorato Solidarietà Sociale, Como.25


L I N E E GUIDAa. una sostanziale condivisione del significato dell’affido come strumento a sostegno,e non come provvedimento mortificante e pun<strong>it</strong>ivo;b. una rappresentazione degli affidatari come alleati della famiglia e del minore,come persone che svolgono un ruolo importante di accoglienza ed accompagnamentosenza che possano esser loro attribu<strong>it</strong>e né una posizione da “famigliamodello” né una famiglia con funzioni di baby-s<strong>it</strong>teraggio e custodia del bambino.Senza queste due indispensabili condizioni che riguardano la soggettiv<strong>it</strong>à dei fru<strong>it</strong>ori,l’affido a tempo parziale è destinato a provocare una quotidiana confl<strong>it</strong>tual<strong>it</strong>à, ingrado a sua volta di indurre veri e propri danni all’equilibrio psicologico del bambino.Nella maggior parte dei casi l’<strong>affidamento</strong> a tempo parziale avviene con il consensodella famiglia naturale del minore.L’<strong>affidamento</strong> a tempo parziale si differenzia dai progetti di accoglienza in quantocome gli altri progetti di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> rientrano a pieno t<strong>it</strong>olo nell’amb<strong>it</strong>o dellalegge 149/2001. I progetti di accoglienza <strong>familiare</strong> per minori (accanto a quelli peradulti) rappresentano per il Servizio Sociale una ulteriore possibil<strong>it</strong>à di intervento esostegno a s<strong>it</strong>uazioni di lieve disagio <strong>familiare</strong>. Tale progettazione consiste nel prendersicura temporaneamente di un bambino o di un ragazzo quando i gen<strong>it</strong>ori nonsono in grado di occuparsi autonomamente dei propri figli per motivi di lavoro, saluteo a causa di lim<strong>it</strong>i delle risorse personali e relazionali.L’intervento ha lo scopo di integrare o sopperire laddove non sia presente una rete<strong>familiare</strong> di supporto. È il Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale, anche in collaborazione conl’Emaf, che attiva un progetto di accoglienza dove vengono defin<strong>it</strong>e le modal<strong>it</strong>à e <strong>it</strong>empi, e anche questo tipo di progettual<strong>it</strong>à prevede un mon<strong>it</strong>oraggio costante.Rispetto a questo tema verranno elaborate prossimamente, dall’Emaf in collaborazionecon i Servizi Sociali terr<strong>it</strong>oriali e con il privato sociale, le <strong>Linee</strong> Guida per l’accoglienza,a cui si rimandano gli approfondimenti.7.5 Affidamento parentale (o intra<strong>familiare</strong>)Può avvenire presso una coppia (con o senza figli) o una persona singola appartenential nucleo d’origine, con legami di parentela entro il quarto grado ed in ogni casosecondo quanto defin<strong>it</strong>o dalla normativa vigente. È comp<strong>it</strong>o prior<strong>it</strong>ario dei Servizi ricercaree attivare le risorse all’interno della famiglia del minore, attraverso un’attentavalutazione delle capac<strong>it</strong>à, possibil<strong>it</strong>à e volontà dei soggetti obbligati ad accogliere,provvedere e rispondere alle esigenze del minore. I Servizi devono tener conto, inoltre,delle dinamiche esistenti tra il nucleo di appartenenza del minore e la famiglia26


allargata (nonché ipotetica affidataria del minore), per verificare la disponibil<strong>it</strong>à adaccettare la collaborazione e le indicazioni dei Servizi medesimi, al fine di mantenererelazioni pos<strong>it</strong>ive con la famiglia d’origine del minore e costruire le condizioni per ilsuo rientro nel nucleo <strong>familiare</strong> di provenienza. L’<strong>affidamento</strong> a parenti può essereaccordato o deciso dai gen<strong>it</strong>ori, può oltremodo essere predisposto dall’Autor<strong>it</strong>à Giudiziariaed essere dunque disciplinato dall’emanazione di un appos<strong>it</strong>o decreto. Sel’<strong>affidamento</strong> a parenti è consensuale e supera i sei mesi, il Servizio Sociale devecomunicarlo al Giudice Tutelare che ratifica il provvedimento e lo rende esecutivo,non vi è necess<strong>it</strong>à di proroga a segu<strong>it</strong>o dei 24 mesi e non è previsto il passaggioall’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria Minorile. Se l’<strong>affidamento</strong> a parenti è giudiziale la competenzapassa al Tribunale per i Minorenni.In mer<strong>it</strong>o a questa tipologia di affido pare importante fare alcune riflessioni relativealle difficoltà che si possono incontrare, in particolare ci si interroga:yyyyyyyyse non sia un rischio quello di porre un minore in un ambiente <strong>familiare</strong> cheha già avuto in passato delle problematiche relative alla cresc<strong>it</strong>a di un figlio;sul carico emotivo che viene attribu<strong>it</strong>o al parente affidatario, il quale spessorivede nel minore alcuni aspetti della propria storia personale d’infanzia edi v<strong>it</strong>a e che risultano essere molto dolorosi da affrontare;sulla difficoltà da parte dei Servizi nel poter aiutare e sostenere questi nucleiaffidatari, che spesso rifiutano l’aiuto perché preoccupati di un eccessivocontrollo da parte degli stessi;sui possibili contrasti che spesso sono presenti all’interno della rete <strong>familiare</strong>,che possono essere riversati sul minore, divenendo v<strong>it</strong>tima di denigrazioniverso uno o entrambi i propri gen<strong>it</strong>ori o oggetto di un “riscatto<strong>familiare</strong>”.L I N E E GUIDAAll’Emaf possono essere richiesti, nei casi particolari, la valutazione delle persone efamiglie che si propongono per l’affido parentale e il sostegno alle stesse, da partedel Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale oppure da parte dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria.27


L I N E E GUIDA8. I SOGGETTI8.1 Il minore affidatoL’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> si rivolge a tutti i minori di età compresa tra i 0 e i 18 anni,<strong>it</strong>aliani o stranieri, singoli o fratelli che necess<strong>it</strong>ano di protezione e tutela.In questi anni si è cercato di dare maggiore attenzione ai bisogni psicologici deiminori, collocandoli come soggetti primari del progetto di affido. Sono il punto centraledi tutto il sistema <strong>familiare</strong>, attorno a cui si concentrano le energie degli attoriist<strong>it</strong>uzionali e non.I bisogni di tutela e cura del minore diventano oggetto di forte attenzione da partedegli operatori del settore, anche a fronte della modifica della L.149/01.Il minore affidato è un bambino o ragazzo temporaneamente privo di un ambiente<strong>familiare</strong> che per diverse ragioni come: negligenza, incuria, scarso accudimento,maltrattamento, rifiuto, abuso fisico o psicologico non è in grado di rispondere aisuoi bisogni. È fondamentale prestare la dovuta attenzione all’impatto che le modal<strong>it</strong>àgen<strong>it</strong>oriali carenziate o patologiche sperimentate nell’ambiente di nasc<strong>it</strong>a hannoprodotto sull’attuale funzionamento psicologico infantile, individuandone gli aspettidanneggiati, accanto a quelli più reattivi ed in grado di essere riparati.Il minore che va in <strong>affidamento</strong> sperimenta sentimenti di sofferenza e di dolore cherichiedono sempre adeguata accoglienza e opportuni sostegni. Può presentare delledifficoltà personali sul piano affettivo, sociale, comportamentale o evidenziare unr<strong>it</strong>ardo nello sviluppo, problemi rispetto ai quali può rivelarsi necessario un percorsodi sostegno ad hoc. 4Perché un intervento di affido sia utile ed efficace per il minore diventa necessariofare in modo che le valutazioni della sua reale s<strong>it</strong>uazione psicologica ed esistenzialesiano sempre adeguatamente aggiornate ed approfond<strong>it</strong>e.Se viene attivato il progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, è importante per il minore considerarela continu<strong>it</strong>à e l’attenzione con la quale si affrontano e si elaborano le perd<strong>it</strong>ee le separazioni; per tale motivo risulta necessario parlare dell’esperienza che stavivendo e delle motivazioni che hanno portato a questa scelta.L’<strong>affidamento</strong> dei bambini piccoli in s<strong>it</strong>uazione di rischio, dovrebbe cost<strong>it</strong>uire oltreche una dimensione di tutela, una s<strong>it</strong>uazione ambientale-relazionale riparativa checonsenta al bambino di riprendere il percorso evolutivo. Questa attenzione ha unvalore non soltanto preventivo ma anche prognostico ed un significato estremamen-4. D. Grana, “ Impariamo a conoscere l’affido dei minori”, Del Cerro, Pisa, 200528


te serio per i costi interni ed esterni che vengono a determinare le trascuratezze, lamancanza di cure, i maltrattamenti nella primissima infanzia, così come risulta essereimportante il tempo per il quale si protrae il disagio grave per il bambino. 5Un bambino per crescere bene ha bisogno di sviluppare un attaccamento sicurocon le figure di riferimento, di una mente adulta che, in una s<strong>it</strong>uazione di stabil<strong>it</strong>à econtinu<strong>it</strong>à, lo pensi, lo contenga emotivamente, ascolti le sue necess<strong>it</strong>à non solo nelqui ed ora ma anche nel futuro. 6Un bambino in affido è di fatto un bambino che si trova ad avere due sistemi familiaridi riferimento e diversi tra loro, oltre alla presenza dei Servizi ist<strong>it</strong>uzionali che assumonospesso la funzione di una terza famiglia. Attorno al bambino è quasi inev<strong>it</strong>abileche si attivino confl<strong>it</strong>ti di competenza emotiva poiché, dinanzi ai suoi bisogni ogniadulto, qualsiasi sia il ruolo invest<strong>it</strong>o, si sente portatore di competenze assolute. 7Gli operatori del Servizio Sociale, dell’Emaf e dei Servizi specialistici hanno quindiil comp<strong>it</strong>o di aiutare il minore a recuperare la continu<strong>it</strong>à della sua storia, attraversointerventi di sostegno e/o terapeutici. Durante l’<strong>affidamento</strong> viene mon<strong>it</strong>orato il percorsodi inserimento del minore presso il nucleo affidatario.Il bambino ha dir<strong>it</strong>to ad essere informato, ascoltato, preparato e coinvolto rispetto alprogetto di affido, in relazione alla propria età anagrafica ed alle proprie caratteristiche,ed è importante che mantenga i rapporti con la propria famiglia d’origine.L I N E E GUIDA8.2 La famiglia di origineÈ la famiglia in cui è nato il bambino, la sua prima e fondamentale appartenenza.Possono essere famiglie cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e da madre e padre, da un solo gen<strong>it</strong>ore, ricomposteo allargate, o che al loro interno possono contemplare la presenza di fratelli,nonni, zii, figure significative per il minore.In queste famiglie sono presenti temporanee s<strong>it</strong>uazioni di difficoltà che non consentono,da sole, di occuparsi in modo opportuno dei propri figli e di rispondere ai lorobisogni e alle loro esigenze relative ad una cresc<strong>it</strong>a adeguata.In alcune s<strong>it</strong>uazioni si parla più appropriatamente di famiglie multiproblematiche. Èpossibile parlare di famiglia multiproblematica quando più componenti del nucleo5. Galli I., intervento al Convegno Internazionale “La cura delle relazioni negli interventi di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>”Trento 10-11 febbraio 2011.6. Grana D., “ Impariamo a conoscere l’affido dei minori”, Del Cerro, Pisa, 20057. idem29


L I N E E GUIDA<strong>familiare</strong> manifestano disturbi di tipo psicologico, fisico e sociale. In questo contestola coppia gen<strong>it</strong>oriale non assolve alle sue funzioni, perché sono in atto forti confl<strong>it</strong>ti,separazioni, o perché i coniugi non riescono a produrre equilibri a causa di una loroimmatur<strong>it</strong>à.La famiglia multiproblematica è defin<strong>it</strong>a tale anche quando, attraverso i suoi varicomponenti, stabilisce molteplici rapporti con vari Servizi socio-assistenziali e sociosan<strong>it</strong>ari.Le famiglie d’origine possono manifestare delle disfunzioni a più livelli, in modi piùo meno gravi. Ogni livello va analizzato e preso in considerazione per attivare dellesoluzioni concrete.I livelli da osservare sono:yyyyyyyyyyil contesto ab<strong>it</strong>ativo,il contesto lavorativo,la salute fisica e psichica dei componenti,il grado di isolamento della famiglia nel tessuto comun<strong>it</strong>ario,il grado di confusione nella comunicazione tra i componenti.L’<strong>affidamento</strong> nasce come un aiuto al minore e alla sua famiglia, la separazionetemporanea dai figli consente ai gen<strong>it</strong>ori naturali di investire energia su se stessi,utilizzabile per superare e migliorare le proprie condizioni di v<strong>it</strong>a.La famiglia di origine mediante un lavoro integrato e di supporto con i Servizi dovrebbeimpegnarsi affinché siano rimossi gli ostacoli che ad ogni livello le impedisconol’espressione delle potenziali competenze gen<strong>it</strong>oriali, rinforzando le possibil<strong>it</strong>à riparatrici.Per la famiglia di origine è importante essere coinvolta in tutte le fasi del progetto,essere informata sulle final<strong>it</strong>à dell’<strong>affidamento</strong>, affinché risultino chiari motivazioni eobiettivi. Il nucleo d’origine va aiutato professionalmente in base alle proprie difficoltàe va sostenuto nel mantenere rapporti costanti e significativi con il proprio figliosecondo modal<strong>it</strong>à concordate con il Servizio Sociale e nel rispetto delle eventualiprescrizioni dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria.La famiglia di origine va informata ed aggiornata con regolar<strong>it</strong>à sulla v<strong>it</strong>a e sulle condizionidel bambino, ed è importante che la stessa si impegni ad affiancare ed aiutareil proprio figlio nelle diverse fasi, in primis ad “autorizzarlo” all’affido stesso. L’autorizzazione,non è solo l’atto formale con cui il gen<strong>it</strong>ore acconsente all’<strong>affidamento</strong>,ma è anche un’autorizzazione psicologica ed emotiva che permette al bambino disviluppare legami affettivi con la famiglia affidataria, con l’obiettivo di una buona cresc<strong>it</strong>aevolutiva. È quindi importante che la famiglia naturale, nel corso del tempo e30


con l’ausilio dei Servizi, comprenda il senso dell’<strong>affidamento</strong>, ossia la possibil<strong>it</strong>à peril proprio figlio di crescere in un luogo <strong>familiare</strong>, che non si sost<strong>it</strong>uisce al loro, ma chesvolge una funzione complementare per un certo periodo di tempo.In sintesi, la famiglia di origine si impegna in accordo con i Servizi e in base alle caratteristichedel progetto a:yyyyyyyyyymantenere validi rapporti con il minore e la famiglia affidataria affinchè contribuiscaanch’essa alla cresc<strong>it</strong>a e all’educazione del proprio figlio;collaborare alla realizzazione e costruzione del progetto di affido formulatocon i Servizi preposti e con la famiglia affidataria, con la quale sono previstimomenti di incontro;seguire il percorso di supporto o di trattamento connesso al superamentodelle problematiche che hanno dato luogo al collocamento del bambino inaffido;rispettare i tempi e le modal<strong>it</strong>à degli incontri con il figlio e con la famigliaaffidataria;contribuire, a seconda delle proprie possibil<strong>it</strong>à economiche, alle spese relativealle necess<strong>it</strong>à del bambino.L I N E E GUIDA8.3 La famiglia affidatariaÈ una famiglia che offre la sua disponibil<strong>it</strong>à affettiva e la volontà di accompagnareper un tratto di strada più o meno lungo un bambino/ragazzo, aiutandolo a svilupparele sue potenzial<strong>it</strong>à e valorizzandone le risorse. La famiglia affidataria può essereconsiderata come “base sicura” da cui partire per poter ricostruire, o perlomenorestaurare, l’immagine incrinata di sé, frutto delle precedenti esperienze accud<strong>it</strong>ivecarenzianti. 8 Una base sicura offre conforto al bambino, riduce l’ansia e rende possibilel’esplorazione e le conquiste.La famiglia affidataria può essere una famiglia con figli, una coppia o persona singola,che non si pone come alternativa alla famiglia di origine ma come aiuto concreto,che accetta di instaurare una relazione basata su un legame emotivo profondo conil bambino in affido, in base alle caratteristiche del progetto.In questo intervento la famiglia affidataria mette in gioco le proprie competenze educative,affettive e relazionali che derivano dalla propria esperienza <strong>familiare</strong> e dallaformazione effettuata dall’Emaf. Tali competenze sono specifiche del sistema fami-8 Cambiaso G., “L’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> come base sicura”, collana Le Professioni nel Sociale, Franco Angeli,Milano, 1998.31


L I N E E GUIDAliare, sono in parte migliorabili, ma non surrogabili professionalmente e per questovanno riconosciute e valorizzate in tutte le fasi dell’intervento.Nella dimensione complessiva della famiglia vengono considerati alcuni aspetti alfine di valutare se la stessa possa essere considerata una risorsa pos<strong>it</strong>iva per l’<strong>affidamento</strong>.Tra i vari punti viene considerata la capac<strong>it</strong>à di affrontare vicende emotiveconnesse ad esperienze di separazione, la solidarietà nei confronti di persone provenientida contesti sociali e culturali diversi, la disponibil<strong>it</strong>à a collaborare con le ist<strong>it</strong>uzioni.Questo ultimo aspetto ha un valore particolare, alla famiglia affidataria vienerichiesto di mettersi a confronto con tutti i Servizi coinvolti, di saper chiedere aiuto inmomenti particolari del progetto, di avere flessibil<strong>it</strong>à e apertura ai cambiamenti cheil progetto stesso comporta ed essere in grado di tollerare una certa sofferenza efrustrazione.L’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> è un intervento molto complesso ed impegnativo per le famiglieche si propongono, in quanto vivono un’esperienza di gen<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à diversada quella naturale, in maniera non solo privatistica ma “pubblica”, in rete con piùsoggetti ist<strong>it</strong>uzionali e non.È importante durante il progetto di affido riconoscere i bisogni della famiglia affidatariae le eventuali difficoltà nel suo insieme, e per questo vanno conosciuti e ascoltatii figli naturali della coppia, qualora siano presenti e partecipi al progetto. Vanno valutatele loro risorse e le loro fatiche, nel tentativo di salvaguardare l’equilibrio <strong>familiare</strong>che comprensibilmente con l’avvio di un affido subisce delle modifiche.I figli affidati ed i figli naturali sono portatori di bisogni ed esigenze affettive specifici,che non possono essere confusi tra loro e considerati equivalenti. Anche i figli degliaffidatari devono essere protetti da inserimenti che possono creare loro eccessivodisagio, e la nuova fratria che si viene a configurare ha bisogno di evolversi.La famiglia affidataria rappresenta in sintesi:yyyyyyyyuna soluzione temporale in un ambiente <strong>familiare</strong> in grado di garantire unarelazione affettiva privilegiata, in una cornice etico-normativa chiara chegarantisca stabil<strong>it</strong>à, senso di sicurezza e struttura al bambino;uno spazio nella propria v<strong>it</strong>a e nella propria casa per accogliere un’altrapersona diversa da sé;la funzione di referente per un certo periodo nella v<strong>it</strong>a dei bambini: gli affidatariascoltano, aiutano i bambini a narrare e a comprendere il loro passatoe a guardare con meno timori al loro futuro;una risorsa volontaria, che va stimolata, formata e sostenuta nella sua ident<strong>it</strong>à.32


L I N E E GUIDABENEFICI E AGEVOLAZIONICONGEDO DI MATERNITÀ IN CASO DI ADOZIONE E AFFIDAMENTO 9ll congedo di matern<strong>it</strong>à spetta per un periodo di tre mesi e può essere fru<strong>it</strong>o entro cinque mesi decorrentidalla data di inizio dell’<strong>affidamento</strong> del minore. Il congedo in esame può essere fru<strong>it</strong>o in modocontinuativo o frazionato; il congedo spetta a prescindere dall’età del minore ed è riconosciuto ancheper i minori che, all’atto dell’<strong>affidamento</strong>, abbiano superato i sei anni di età.Il padre lavoratore può fruire del congedo di patern<strong>it</strong>à alle medesime condizioni previste per la madrelavoratrice, qualora la stessa non se ne avvalga.Gli affidatari, analogamente ai gen<strong>it</strong>ori biologici, possono fruire del congedo parentale entro i primiotto anni dall’ingresso del minore nel nucleo <strong>familiare</strong>, indipendentemente dall’età del bambino all’attodell’<strong>affidamento</strong>, e comunque non oltre il compimento della maggiore età dello stesso.Alle persone affidatarie si estendono tutti i benefici in tema di astensione obbligatoria e facoltativa dallavoro, di permessi per malattia, di riposi giornalieri previsti per i gen<strong>it</strong>ori biologici.TRASPORTIDelibera della Giunta prov.le n. 495 del 13.03.2009o o “di consentire, ai minori in <strong>affidamento</strong> e collocati presso comun<strong>it</strong>à o ist<strong>it</strong>uti di assistenza (che cost<strong>it</strong>uiscono,ai sensi della disciplina ICEF, nucleo <strong>familiare</strong> a sé stante) l’acquisto dell’abbonamento altrasporto alla tariffa minima (attualmente € 55) senza la necess<strong>it</strong>à di ottenere la dichiarazione ICEF”.PROLUNGAMENTO ORARIO SCUOLE MATERNEDelibera della Giunta prov.le n. 147 del 04.02.2011o o “di estendere il beneficio della tariffa minima oraria di € 78,00 per l’ammissione al servizio di orario prolungatonelle scuole dell’infanzia per l’a.s. 2011/2012 ai bambini che si trovano in <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>”.MENSADelibera della Giunta prov.le n. 2327 del 15.10.2010o o “di stabilire che possano beneficiare di riduzione tariffaria per l’ammissione al servizio di mensascolastica i minori in <strong>affidamento</strong> in famiglia in aggiunta a coloro che si trovano in <strong>affidamento</strong> pressostrutture di accoglienza per effetto di disposizioni dell’autor<strong>it</strong>à giudiziaria e su istruttoria tecnicacondotta dai servizi sociali ad una tariffa fissa pari ad € 2,00”.BUONI DI SERVIZIOI gen<strong>it</strong>ori affidatari possono usufruire dei buoni di servizio, che consistono in t<strong>it</strong>oli di spesa rilasciati dalloSportello del Fondo Sociale Europeo e che consentono ai t<strong>it</strong>olari di acquisire servizi di educazione ecura di minori. Gli affidatari non devono presentare il modello ICEF, ma solo una certificazione di attonotorio dove specificano che il minore è affidato al loro nucleo. Si applicano, per il resto, i cr<strong>it</strong>eri dettatidalla Giunta prov.le con delibera n.1252 dd. 17/06/2005 e s.m..9 art. 2, commi 452-456, Legge 24 dicembre 2007 n. 244 (Finanziaria 2008). Congedo di matern<strong>it</strong>à/patern<strong>it</strong>à econgedo parentale in caso di adozioni e affidamenti: sost<strong>it</strong>uzione degli artt. 26, 31, 36 ed abrogazione degli artt.27 e 37 del D.Lgs. 151/2001 (T.U. della matern<strong>it</strong>à/patern<strong>it</strong>à).34


8.4 Il Servizio Sociale Terr<strong>it</strong>orialeIl Servizio Sociale dell’area minori è un soggetto che ricopre un ruolo fondamentalenei progetti di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, in quanto ha il comp<strong>it</strong>o di costruirne e coordinarnele varie fasi.Il pensiero di un <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> nasce da un’attenta valutazione della famiglianaturale e del minore in collaborazione con gli altri soggetti coinvolti nel caso: laScuola, i Servizi specialistici che seguono il minore (psicologia clinica, neuropsichiatriainfantile, pediatra, altro), i Servizi specialistici che seguono i gen<strong>it</strong>ori (Psicologia,Psichiatria, Ser.T, Alcoologia, altro), Emaf ed eventualmente il Tribunale per i Minorennie la Procura se già attivati.Gli elementi di valutazione che il Servizio Sociale può adottare ai fini di un <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, sono:1. elementi di pregiudizio per il minore;2. rischio evolutivo a carico del minore;3. l’età del minore;4. la condizione socio-culturale del minore;5. le risorse personali e le esigenze del minore;6. la valutazione della recuperabil<strong>it</strong>à delle competenze gen<strong>it</strong>oriali;7. le problematiche che impediscono il corretto svolgimento delle funzioni gen<strong>it</strong>oriali;8. le capac<strong>it</strong>à di cura, gli aspetti educativi e affettivi dei gen<strong>it</strong>ori verso i propri figli;9. la consapevolezza delle problematiche da parte del nucleo d’origine;10. il livello di collaborazione della famiglia in un eventuale progetto di <strong>affidamento</strong>.L I N E E GUIDAI comp<strong>it</strong>i del Servizio Sociale, in base alle indicazioni della L. 184/83 e modificheseguenti, e secondo la normativa locale sono:yyyyyyyyyyl’individuazione delle s<strong>it</strong>uazioni a rischio per le quali si propone l’interventodi <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> come utile e prior<strong>it</strong>ario all’inserimento in strutturacomun<strong>it</strong>aria;la stesura di un progetto di intervento a favore del minore in difficoltà e dellasua famiglia;il confronto e la collaborazione con l’Emaf e con eventuali altri soggetticoinvolti;il preparare la famiglia di origine informandola del progetto di affido avendocura di fornirle uno spazio di confronto ed espressione dei vissuti emotiviconnessi alla realizzazione del progetto di <strong>affidamento</strong>;il predisporre un programma di assistenza e sostegno alla famiglia di ori-35


L I N E E GUIDAyyyyyyyyyygine del minore, nonché il progetto educativo a tutela del minore, con lapartecipazione di tutti i soggetti interessati;il lavoro con la famiglia naturale e con il minore durante l’<strong>affidamento</strong> perl’attuazione del percorso di aiuto e sostegno in collaborazione con i Servizispecialistici per quanto di loro competenza;il lavoro per l’inserimento del minore nella famiglia affidataria, con particolareriferimento alla preparazione dello stesso;l’agevolare i rapporti tra il minore e la sua famiglia favorendo il suo rientro,secondo le modal<strong>it</strong>à più idonee, predisponendo un programma di incontr<strong>it</strong>ra gli stessi, individuando i luoghi più opportuni, tra cui anche lo SpazioNeutro 10 ;la presentazione, ogni sei mesi, di una relazione al Giudice Tutelare o alTribunale per i Minorenni sull’andamento del programma di assistenza,sull’evoluzione delle condizioni del nucleo <strong>familiare</strong> di provenienza esull’eventuale necess<strong>it</strong>à di prorogare la durata dell’<strong>affidamento</strong>;il definire i tempi e le modal<strong>it</strong>à di rientro defin<strong>it</strong>ivo del minore nella sua famiglia,fornendo il sostegno adeguato per l’elaborazione del distacco dallafamiglia affidataria, prevedendo l’opportun<strong>it</strong>à del mantenimento dei rapport<strong>it</strong>ra gli stessi.8.5 L’Équipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> (Emaf)L’Équipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> è uno dei soggetti preposti allarealizzazione del progetto e alla riqualificazione dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> nel terr<strong>it</strong>orioprovinciale, indicato nella normativa locale.L’Emaf utilizza un approccio metodologico omogeneo a tutto il terr<strong>it</strong>orio provincialecon la presenza di varie professional<strong>it</strong>à competenti nell’amb<strong>it</strong>o della Psicologia, delServizio Sociale, della Neuropsichiatria infantile e della Psico-Pedagogia, con particolareesperienza professionale nell’area evolutiva e dell’esplorazione <strong>familiare</strong>.Le attiv<strong>it</strong>à dell’Emaf sono:1. Percorso di conoscenza/valutazione delle coppie o singoli che si rendonodisponibili all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, le cui fasi sono:oocolloquio psico-sociale, svolto dall’assistente sociale e dallo psicologo;10 L’intervento di Spazio Neutro consiste nel facil<strong>it</strong>are l’incontro tra gen<strong>it</strong>ori e figli nelle s<strong>it</strong>uazioni di disagio, si proponecome conten<strong>it</strong>ore qualificato alla gestione dei rapporti tra bambini e gen<strong>it</strong>ori. Per approfondimenti si rimandaalle <strong>Linee</strong> Guida per l’organizzazione del servizio di spazio neutro “tempo d’incontro”, realizzate dal ServizioPol<strong>it</strong>iche Sociali e Ab<strong>it</strong>ative e approvate con deliberazione di Giunta n. 1721 del 10 luglio 200936


oooooooocolloquio individuale dello psicologo con ognuno dei membri della coppia(somministrazione dell’Adult Attachment Interview);vis<strong>it</strong>a domiciliare, effettuata dall’assistente sociale (primo momento perconoscere gli eventuali figli della coppia);colloquio di coppia, svolto dallo psicologo, e contestualmente colloquiocon i figli della coppia condotto dall’assistente sociale e dallo psicologodell’età evolutiva;rest<strong>it</strong>uzione finale, con l’assistente sociale e lo psicologo.2. Gruppi di sostegno/apprendimento. I gruppi si rivolgono sia alle coppie/singoliin attesa di affido che a coppie/singoli che stanno vivendol’esperienza. Sono condotti dall’assistente sociale e dallo psicologo. Incontemporanea ai gruppi degli adulti si incontrano i gruppi dei bambini/ragazzi.A questi gruppi partecipano i minori affidati, i figli naturali dellefamiglie in attesa di affido e i figli naturali delle famiglie che già hanno unaffido in corso. Tali gruppi sono condotti dallo psicologo dell’età evolutiva,dal neuropsichiatria infantile e affiancati da personale educativo.3. Abbinamento del minore ad una famiglia. Questa fase prevede l’individuazionedi una famiglia che possa rispondere adeguatamente ai bisognidel minore da affidare e alla sua famiglia.4. Consulenza e supervisione agli operatori relativamente al progetto di<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>. Il Servizio Sociale può richiedere una consulenzaall’Emaf nel momento in cui è ancora in dubbio sulla soluzione miglioreda adottare e non è ancora strutturato un progetto. Il confronto consenteall’operatore di analizzare in maniera più approfond<strong>it</strong>a e dettagliata il caso,prendendo in considerazione vari aspetti (la storia <strong>familiare</strong>, personale, gliinterventi effettuati, la s<strong>it</strong>uazione psicologica e materiale del minore e dellasua famiglia). Se il Servizio Sociale lo r<strong>it</strong>iene necessario, in tale contestopossono partecipare anche operatori esterni coinvolti sul caso, come laPsicologia Clinica e/o altri soggetti (es. educatore della comun<strong>it</strong>à che osp<strong>it</strong>ail minore ecc.). Questo confronto può permettere all’assistente sociale dicogliere elementi o connessioni tra aspetti diversi, che fino a quel momentopotevano non essere stati considerati. L’es<strong>it</strong>o a volte può essere quello diuna chiarificazione della richiesta da parte del Servizio Sociale, il cui sbocconaturale è l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>. Altre volte invece, il Servizio Socialepuò orientarsi verso la scelta di una struttura, oppure per un <strong>affidamento</strong>intra-<strong>familiare</strong>.Nel momento in cui parte un progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, l’Emaf garantisceil proprio intervento per la valutazione dell’andamento dello stesso,L I N E E GUIDA37


L I N E E GUIDAin cui sono previsti dei momenti di verifica con il Servizio Sociale. In questiincontri si tengono presenti le esigenze del minore e delle due famiglie,apportando ulteriori interventi o modifiche al progetto se necessari. Talvoltasi valuta l’opportun<strong>it</strong>à di coinvolgere altri soggetti inser<strong>it</strong>i nella rete del progettodi <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.5. Osservazione e valutazione psico-fisica dei minori da affidare.L’Emaf garantisce la possibil<strong>it</strong>à di effettuare un’osservazione/valutazionedei minori da parte dello psicologo dell’età evolutiva, e del neuropsichiatrainfantile, confrontandosi anche con gli eventuali specialisti che hanno segu<strong>it</strong>oo seguono il minore sul terr<strong>it</strong>orio.6. Sostegno alle famiglie affidatarie sia individualmente che in gruppo.L’Emaf svolge un costante intervento di sostegno e mon<strong>it</strong>oraggio allefamiglie affidatarie, che va aldilà dell’impegno dei gruppi mensili disostegno/apprendimento attraverso colloqui individuali e incontri allargaticon il Servizio Sociale e altri soggetti coinvolti nel progetto (Spazio Neutro,Servizi educativi, Servizi specialistici dell’Azienda Provinciale per i ServiziSan<strong>it</strong>ari ecc.).7. Consulenza psicologica/educativa per la coppia impegnata nel progettodi <strong>affidamento</strong>.Si tratta di colloqui individuali con la coppia/singolo e l’équipe, con la presenzadi psicologi dell’età evolutiva e/o pedagogisti, al fine di sosteneree approfondire tematiche specifiche relative alla relazione con il minoreaffidato. In alcuni casi, su richiesta degli affidatari o da parte dell’assistentesociale, viene effettuata una verifica delle condizioni del minore affidato,dovuta ad una s<strong>it</strong>uazione di emergenza causata da particolari problematicheevidenziate dal bambino o a s<strong>it</strong>uazioni di cambiamento, ad esempio alrapporto con la famiglia d’origine. In questi casi l’attiv<strong>it</strong>à svolta nei confrontidelle famiglie diventa un intervento terapeutico di sostegno. Negli incontriinfatti vengono riportate esperienze e vissuti della v<strong>it</strong>a quotidiana con ilbambino in affido che richiedono spazi di elaborazione e riflessione.8. Percorso di sostegno individuale, in casi particolari, con il minore affidato.Qualora non siano coinvolti i Servizi specialistici dell’Azienda Provincialeper i Servizi San<strong>it</strong>ari, l’Emaf può offrire un percorso di sostegno al bambinorelativamente al progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.38


9. Sostegno per i figli naturali delle coppie affidatarie.In eguale misura, se necessario, anche i figli naturali della coppia affidatariapossono beneficiare di un sostegno individuale rispetto all’andamentodell’<strong>affidamento</strong> in corso. Tale intervento si affianca alla partecipazione deifigli naturali ai gruppi di sostegno/apprendimento. Diventa importante tenerconto del loro vissuto, in relazione al minore in affido presso la loro famigliae le implicazioni che questo comporta.10. Promozione e sensibilizzazione dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.All’Emaf compete la promozione e la ricerca di famiglie disponibili all’<strong>affidamento</strong>,anche in collaborazione con il privato sociale e i Servizi Social<strong>it</strong>err<strong>it</strong>oriali.11. Il lavoro integrato con soggetti ist<strong>it</strong>uzionali sia pubblici che privati.Una delle attiv<strong>it</strong>à più importanti dell’Emaf riguarda il lavoro dedicato allacura dei rapporti tra i vari soggetti ist<strong>it</strong>uzionali, con l’obiettivo di creare unaefficiente cultura operativa rispetto al tema dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>. In taledirezione va il coordinamento dei due Tavoli di lavoro: quello con gli assistentisociali e quello ist<strong>it</strong>uzionale.Inoltre rientrano all’interno di questa attiv<strong>it</strong>à la verifica e il mon<strong>it</strong>oraggio deisingoli progetti di affido, per cui per ogni s<strong>it</strong>uazione è prevista la partecipazionedi più soggetti come: il Servizio Sociale, i Servizi specialistici dell’Azienda Provinciale per i Servizi San<strong>it</strong>ari, l’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria Minorile, laScuola etc.. Non vanno escluse le collaborazioni con gli Enti privati, comead esempio il Servizio di Spazio Neutro, i Centri riabil<strong>it</strong>ativi, le Comun<strong>it</strong>à diaccoglienza per madri-figli e per sole madri.Sono state attivate alcune collaborazioni con strutture di accoglienza perminori, al fine di individuare delle prassi operative che facil<strong>it</strong>ino il passaggiodei minori dalla Comun<strong>it</strong>à all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>. Inoltre sono stati effettuatidegli incontri con strutture di accoglienza per madre-bambino e persole madri, allo scopo di chiarire final<strong>it</strong>à e obiettivi di un progetto di <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>.L I N E E GUIDA8.6 Il Pubblico MinisteroPresso il Tribunale per i Minorenni è ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o un ufficio autonomo del Pubblico Ministerocon a capo un magistrato avente grado di sost<strong>it</strong>uto procuratore della Repubblica.Il Pubblico Ministero propone ricorso per ottenere l’apertura dei procedimenti39


L I N E E GUIDAlim<strong>it</strong>ativi della potestà gen<strong>it</strong>oriale (art. 330, 333 e 336 codice civile 11 ) e della proceduraper l’accertamento dello stato di adottabil<strong>it</strong>à (art. 8 e ss della legge n. 184/83).L’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> potrebbe essere disposto all’interno di entrambe queste procedure.Devono essere indirizzate alla Procura tutte le informative e le segnalazioniche riguardano il minore: sia per le s<strong>it</strong>uazioni nuove (ossia quando non vi è ancoraun procedimento aperto davanti al Tribunale per i Minorenni), sia per le s<strong>it</strong>uazionigià defin<strong>it</strong>e dal Tribunale con decreto non provvisorio, per le quali viene segnalata lanecess<strong>it</strong>à di un nuovo e diverso provvedimento a tutela del minore. La Procura, ricevutala prima segnalazione, apre un proprio fascicolo civile a tutela del minore. Dopoeventuali approfondimenti, il Procuratore decide se archiviare il fascicolo, oppureproporre ricorso davanti al Tribunale per i Minorenni. All’es<strong>it</strong>o dell’ istruttoria compiutadal Tribunale, il Procuratore esprime parere conclusivo relativo ai provvedimentiche il Tribunale per i Minorenni intende adottare.8.7 Il Tribunale per i MinorenniÈ cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da giudici togati e da giudici onorari, con diverse competenze professionaliattinenti alle problematiche minorili e familiari.Ogni decisione del Tribunale viene adottata da un collegio che è presieduto da unmagistrato con funzioni di presidente, cui si affiancano un altro giudice togato (denominatogiudice a latere) e due giudici onorari (un uomo ed una donna).Il Tribunale per i Minorenni ha funzioni di tutela del minore in tutte le s<strong>it</strong>uazioni di pregiudizioattribu<strong>it</strong>e a carico dei gen<strong>it</strong>ori o di familiari. La s<strong>it</strong>uazione di pregiudizio per ilminore è indipendente dalla natura dolosa o colposa del comportamento dei gen<strong>it</strong>ori.Il Tribunale può porre dei lim<strong>it</strong>i all’esercizio della potestà gen<strong>it</strong>oriale, emanando prescrizioniai gen<strong>it</strong>ori del minore ed attivando l’intervento dei Servizi per sosteneree controllare le condizioni di v<strong>it</strong>a del minore in famiglia (art. 333 c.c.). Può inoltreallontanare il minore dalla casa <strong>familiare</strong> (art. 330, 333, 336 c.c.) ed affidarlo temporaneamentead altra famiglia, o persona singola o comun<strong>it</strong>à. Nei casi più gravi puòdichiarare i gen<strong>it</strong>ori decaduti dalla potestà sui figli (art. 330 c.c.) e, quando il minoreviene a trovarsi in una s<strong>it</strong>uazione di abbandono morale e materiale, dichiararne lostato di adottabil<strong>it</strong>à e inserirlo defin<strong>it</strong>ivamente in un’altra famiglia, disponendo l’interruzionedei rapporti del minore con la famiglia di origine (art. 8 e ss della L.149/01).In tutte le materie di propria competenza, caratteristica importante dell’attiv<strong>it</strong>à del11 art.330 c.c. decadenza della potestà gen<strong>it</strong>oriale; art. 333 c.c. condotta del gen<strong>it</strong>ore pregiudizievole ai figli; art.336 c.c. procedimento40


Tribunale è quella di avvalersi della collaborazione dei Servizi. L’intervento per il minoree per le famiglie non risulta pertanto caratterizzato da spir<strong>it</strong>o sanzionatorio, mapiù spesso propos<strong>it</strong>ivo di migliori condizioni di v<strong>it</strong>a e di migliori relazioni familiari, attraversol’attivazione dei Servizi necessari in una determinata s<strong>it</strong>uazione. Il Tribunalepuò disporre un’indagine psico-sociale, per approfondire la s<strong>it</strong>uazione, può dettareprescrizioni alla famiglia con possibil<strong>it</strong>à, in alcuni casi, di decidere l’allontanamentodel minore dal nucleo. Il Tribunale per i Minorenni interviene sui ricorsi relativi allarichiesta di proroga degli affidi consensuali in corso allo scadere dei 24 mesi (art. 4comma 4 L. 149/01).Il Tribunale per l’espletamento dei suoi comp<strong>it</strong>i si avvale della collaborazione deiServizi Sociali, dei Servizi San<strong>it</strong>ari competenti terr<strong>it</strong>orialmente e dell’Emaf per quantoriguarda l’individuazione di una possibile famiglia affidataria o per la valutazione diparenti affidatari e/o del relativo sostegno.L I N E E GUIDA8.8 Il TutoreIl minore accolto in una famiglia affidataria può essere legalmente rappresentatoda un tutore, nominato con provvedimento dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria, quando i gen<strong>it</strong>orinaturali non sono nella condizione di eserc<strong>it</strong>are la responsabil<strong>it</strong>à gen<strong>it</strong>oriale perdiverse ragioni, attraverso un provvedimento di sospensione o decadenza della potestàgen<strong>it</strong>oriale. I comp<strong>it</strong>i del Tutore sono stabil<strong>it</strong>i dal Codice Civile: “il Tutore ha lacura del minore, lo rappresenta in tutti gli atti civili e qualora il minore possegga unpatrimonio, ne amministra i beni”.Cura:yyquando un minore è sottoposto a tutela, le funzioni gen<strong>it</strong>oriali sono suddivisetra i vari soggetti ist<strong>it</strong>uzionalmente preposti, che devono agire in rete,nel rispetto delle loro precise responsabil<strong>it</strong>à. Questi soggetti sono: il ServizioSociale che ha in carico il minore e che è responsabile del progetto d<strong>it</strong>utela per lui predisposto; il Giudice che sovraintende alla tutela; la famigliaaffidataria.Rappresenta:yypoiché il minore non ha la capac<strong>it</strong>à di agire, il Tutore lo sost<strong>it</strong>uisce negli attiformali, consentendogli di eserc<strong>it</strong>are i dir<strong>it</strong>ti che le convenzioni internazionalie la normativa nazionale gli riconoscono. Perciò, tiene i rapporti con iServizi e le Ist<strong>it</strong>uzioni (lo iscrive a scuola, autorizza un intervento chirurgico,può cost<strong>it</strong>ursi parte civile in un processo, può presentare querela ecc.)41


L I N E E GUIDAAmministra:yyse il minore possiede un patrimonio, la sua amministrazione spetta al Tutore.Nel caso di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, la famiglia affidataria è tenuta a relazionarsi e amantenere contatti con il Tutore. In linea di massima la famiglia si occupa della gestionedella quotidian<strong>it</strong>à e dell’ordinarietà, mentre il Tutore deve essere coinvolto nellescelte fondamentali o per l’espletamento dei principali comp<strong>it</strong>i di rappresentanza.Rispetto alla scuola sono gest<strong>it</strong>i dalla famiglia affidataria i colloqui con gli insegnantie le normali comunicazioni scuola-famiglia, mentre spettano al Tutore l’iscrizione o ilr<strong>it</strong>iro dalla scuola, l’autorizzazione a g<strong>it</strong>e che comportano l’espatrio, la domanda diavvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Parimenti sul piano san<strong>it</strong>ario ilTutore è chiamato in causa nelle s<strong>it</strong>uazioni maggiormente rilevanti sotto il profilo dellaresponsabil<strong>it</strong>à legale: autorizzazione ad interventi chirurgici programmati, ad indaginidiagnostiche invasive, a somministrazione di terapie debil<strong>it</strong>anti o che comportanoun elevato margine di rischio e richieste di vaccinazione. Per ragioni di opportun<strong>it</strong>à ilTutore può delegare per iscr<strong>it</strong>to alcune funzioni alla famiglia affidataria.8.9 Il Giudice TutelareL’Ufficio del Giudice Tutelare è un organo monocratico presso il Tribunale Ordinario,cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un magistrato. È l’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria che ha il comp<strong>it</strong>o di rendereesecutivo l’<strong>affidamento</strong> consensuale, proposto dal Servizio Sociale alla famiglia, conl’adesione della famiglia naturale, il Giudice Tutelare ne vigila per tutta la durata delprogetto e per un massimo di 24 mesi previsti dalla Legge 149/2001.Il Giudice Tutelare, come organo decentrato sul terr<strong>it</strong>orio, ha il ruolo di primo rilevatoredelle difficoltà di v<strong>it</strong>a di un minore ed è il soggetto giurisdizionale che promuoveiniziative a favore dell’espansione dei dir<strong>it</strong>ti del minore, eventualmente anche in confl<strong>it</strong>tocon interessi o aspettative dei gen<strong>it</strong>ori.In base ai poteri attribu<strong>it</strong>i dall’art.344 c.c., egli può svolgere istruttoria, in particolareal fine di verificare la concretezza del progetto di affido, l’effettiv<strong>it</strong>à del consenso e latemporane<strong>it</strong>à dell’inserimento.Durante il periodo dell’<strong>affidamento</strong> devono essere inviate al Giudice Tutelare informazionie valutazioni sull’andamento della s<strong>it</strong>uazione, ma soprattutto vanno segnalatele modifiche importanti. Il Giudice in corso di <strong>affidamento</strong> può chiedere ulterioriprovvedimenti. La proroga dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, oltre i 24 mesi, viene dispostasolo dal Tribunale per i Minorenni.42


8.10 La Corte d’AppelloLa competenza principale della Corte d’Appello riguarda le impugnazioni contro lesentenze, in materia civile e penale, pronunciate in primo grado dal Tribunale Ordinarioo dal Tribunale per i Minorenni. Con tale mezzo d’impugnazione, che prende ilnome di appello ed è disciplinato dagli art. 339 e ss del codice di procedura civile edagli art. 570 e ss del codice di procedura penale, la parte chiede la riforma totale oparziale del provvedimento giurisdizionale che r<strong>it</strong>iene ingiusto.La Corte d’Appello è giudice di mer<strong>it</strong>o, in quanto decide su tutti gli aspetti della causa,tanto sulle questioni di fatto quanto su quelle di dir<strong>it</strong>to, confermando la pronunciaimpugnata o riformandola.I giudici della Corte d’Appello hanno il t<strong>it</strong>olo di consigliere e sono ripart<strong>it</strong>i in sezionicon competenza civile, penale o promiscua, come per la Sezione Minori.La Corte ha un presidente che la dirige, le rimanenti sezioni sono presiedute da unPresidente di Sezione.L I N E E GUIDA43


L I N E E GUIDA8.11 Schema esemplificativo delle funzioni eserc<strong>it</strong>ateda parte dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria 12PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALEPER I MINORENNIooPropone ricorso per ottenere l’apertura dei procedimentilim<strong>it</strong>ativi della potestà gen<strong>it</strong>oriale (artt. 330, 333 e336 codice civile) e della procedura per l’accertamentodello stato di adottabil<strong>it</strong>à (artt. 8 e segg. della leggen. 184/83): l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> potrebbe essere dispostoall’interno di entrambe queste procedure.ooDevono essere indirizzate alla Procura tutte le informativee le segnalazioni che riguardano il minore: siaper le s<strong>it</strong>uazioni “nuove” (ossia quando non vi è ancoraun procedimento aperto davanti al Tribunale per iMinorenni (T.M.)), sia per le s<strong>it</strong>uazioni già defin<strong>it</strong>e dalT.M. con decreto non provvisorio, per le quali vienesegnalata la necess<strong>it</strong>à di un nuovo e diverso provvedimentoa tutela del minore.ooLa Procura, ricevuta la prima segnalazione, apre unproprio fascicolo civile a tutela del minore.ooDopo eventuali approfondimenti, il il Pubblico Ministero(P.M.) decide se archiviare il fascicolo, oppureproporre ricorso al T.M.ooAll’es<strong>it</strong>o della istruttoria compiuta dal T.M., esprimeparere conclusivo relativo ai provvedimenti che il TMintende adottare.LA PROCURA GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLOooIl Procuratore Generale (P.G.) rappresenta le funzionidel Pubblico Ministero davanti alla Corte d’Appello(C.A.). All’udienza in Corte, il P.G. rassegna le sueconclusioni di accoglimento o rigetto del ricorso. È leg<strong>it</strong>timatoanche a proporre il ricorso per Cassazione.LA CORTE DI APPELLO SEZ. MINORENNIooContro i decreti del T.M. è ammesso reclamo alla Corted’Appello, nel termine di 10 gg. dalla comunicazione,da parte degli interessati (gen<strong>it</strong>ori, parenti, Tutore)e dal P.M.ooContro la sentenza che dichiara lo stato di adottabil<strong>it</strong>ài gen<strong>it</strong>ori e le altre parti possono proporre impugnazionedavanti alla C.A. entro 30 gg dalla notificazione.La Corte Sezione Minorenni decide anch’essa concollegio misto togati-onorari.ooLa Corte fissa udienza in camera di consiglio, ovevengono sent<strong>it</strong>e le parti e il Procuratore Generale. LaCorte può pronunciarsi sub<strong>it</strong>o oppure effettuare ogniopportuno accertamento istruttorio: in particolare puòchiedere nuove informazioni ai Servizi oppure disporreo rinnovare una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU).ooAvverso la sentenza della C.A. in materia di adottabil<strong>it</strong>àè ammesso ricorso per Cassazione entro 30 ggdalla notificazione.ooIn materia di potestà non è invece prevista la possibil<strong>it</strong>àdel ricorso in Cassazione.TRIBUNALE PER I MINORENNIooNei procedimenti di potestà il T.M. non può adottareprovvedimenti “d’ufficio”, ossia di propria iniziativasenza un preventivo ricorso dei soggetti leg<strong>it</strong>timati(oltre al P.M, uno dei gen<strong>it</strong>ori o i parenti).ooInoltre non possono essere presi provvedimenti daparte del singolo giudice (c.d. provvedimenti monocratici)nei procedimenti di potestà, ma solamenteed in via eccezionale nei procedimenti di adottabil<strong>it</strong>à:con provvedimento del Presidente o di un giudiceda lui delegato, è possibile infatti disporre, nei casi diurgente necess<strong>it</strong>à, l’apertura di un procedimento diadottabil<strong>it</strong>à, prendendo al contempo ogni opportunamisura temporanea nell’interesse del minore (art.10comma 4 della legge n. 184/83).ooRicevuto il ricorso, il Presidente nomina il giudice delegato,che cura la fase istruttoria per poi riferire inCamera di Consiglio al momento della decisione.ooCon il decreto che fissa l’udienza per la loro comparizione,ai gen<strong>it</strong>ori deve essere notificato anche il ricorsodel P.M.ooI gen<strong>it</strong>ori possono avvalersi o meno della assistenzadi un difensore: il procedimento civile minorile prevedeattualmente la facoltà, non l’obbligo, della difesalegale.ooDiversamente il procedimento di adottabil<strong>it</strong>à devesvolgersi fin dall’inizio con l’assistenza legale del minore(con nomina del difensore da parte del Tutoreprovvisorio, ove i gen<strong>it</strong>ori siano sospesi dalla potestà),dei gen<strong>it</strong>ori e degli altri parenti che abbiano avuto rapportisignificativi con il minore.ooIn materia di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, oltre a disporre ilc.d. <strong>affidamento</strong> giudiziario, il T.M. è sempre competentesulle richieste di proroga degli affidi consensualiallo scadere dei 24 mesi (art. 4 comma 6 della leggen. 184/83).ooLe decisioni di mer<strong>it</strong>o vengono prese dal T.M. nellasua formazione collegiale (due giudici togati e duegiudici onorari), riun<strong>it</strong>o in camera di consiglio (nonsi tratta cioè di un’udienza pubblica), nella forma deldecreto motivato per i procedimenti di potestà e consentenza in quelli di adottabil<strong>it</strong>à.ooI decreti acquistano efficacia quando sono decorsi <strong>it</strong>ermini per l’impugnazione (10 gg. dalla loro notificazione),ma il T.M. può disporre che il decreto abbiaefficacia immediata (come avviene molto spesso).4412 Schema a cura del dott. Giuseppe Pietrapiana – Giudice presso il Tribunale per i Minorenni di Trento.


8.12 Le Associazioni: il progetto “Il Filo e il Nodo”La Provincia in questi anni ha attivato delle collaborazioni con il privato sociale inmateria di minori. Per quanto riguarda l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> è stato finanziato unprogetto denominato “Il Filo e il Nodo” gest<strong>it</strong>o dalla Comun<strong>it</strong>à Murialdo. 13In particolare il progetto è rivolto alle persone che sono interessate a valorizzare iluoghi di confronto con altre famiglie, i bisogni di formazione, di consulenza e di supervisionee che desiderano crescere come “rete di famiglie”, non solo per esserestrumento di intervento, per svolgere al meglio il proprio comp<strong>it</strong>o di famiglia affidataria,ma anche come vero e proprio soggetto sociale che partecipa alla v<strong>it</strong>a delterr<strong>it</strong>orio in modo organizzato e associato.Questo progetto è attivo dal 2005 ed opera in stretta sinergia con il Servizio Pol<strong>it</strong>icheSociali e Ab<strong>it</strong>ative della PAT, in particolare con l’Emaf. L’accordo, rivisto di recente,prevede che l’Emaf si occupi anche della valutazione delle famiglie che si rendono disponibiliall’<strong>affidamento</strong> facenti parte del progetto “Il Filo e il Nodo”. Questa modal<strong>it</strong>à dilavoro permette di conoscere, da parte dell’Emaf, tutte le risorse familiari sul terr<strong>it</strong>oriodella Provincia, utile al fine dell’abbinamento minore-famiglia affidataria.Nel momento in cui il Servizio Sociale ipotizza l’attivazione di un progetto di <strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, viene organizzato un incontro presieduto sia dai rappresentanti dell’Emafche del progetto “Il Filo e il Nodo”, al fine di conoscere approfond<strong>it</strong>amente la s<strong>it</strong>uazionee per valutare quale possa essere la risorsa migliore ai bisogni del minore in oggetto.Nello specifico il progetto si propone di:yyyyyyyypromuovere percorsi e momenti di formazione all’accoglienza e all’<strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong> anche con l’obiettivo di reperire famiglie disponibili allapresa in carico di minori in temporanea difficoltà per i quali si ipotizza unbisogno di famiglia;sostenere le famiglie affidatarie nel loro percorso di affido attraverso strumentie occasioni specifiche di confronto, scambio, formazione, supervisionesia personale che di gruppo;promuovere e favorire una pos<strong>it</strong>iva collaborazione con la famiglia d’origine,considerata come soggetto partecipe del progetto di <strong>affidamento</strong> del figlio;consolidare e potenziare il livello di collaborazione fra Servizi pubblici edi privato sociale in un ottica di miglioramento dell’efficacia dell’interventooltre che di stimolo di nuove forme di collaborazione e di integrazione;L I N E E GUIDA13 È un ente di privato sociale, presente in Trentino Alto Adige fin dal 1979. Ha un’ispirazione cristiana e realizzainterventi a favore dei giovani, delle famiglie e della comun<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>oriale con una particolare attenzione a chi s<strong>it</strong>rova in s<strong>it</strong>uazione di difficoltà e con una scelta preferenziale di servizio ai bambini e ai giovani.45


L I N E E GUIDAyyyyyysostenere la famiglia affidataria sul piano motivazionale attraverso percorsie occasioni di confronto e di formazione;mon<strong>it</strong>orare l’<strong>affidamento</strong> attraverso strumenti di progettazione;promuovere un intervento specifico rispetto alla famiglia d’origine, potenziandoe valorizzando anche l’esperienza del Progetto Domino 14 e di altriinterventi e progetti operanti nel settore.8.13 I Servizi specialistici dell’Azienda Provinciale per i Servizi San<strong>it</strong>aried eventuali altri Enti ed Ist<strong>it</strong>uzioni presenti sul terr<strong>it</strong>orio provincialeI Servizi specialistici, nello specifico la Neuropsichiatria Infantile e la Psicologia ClinicaInfantile, possono essere coinvolti in un progetto di affido, prima che lo stessovenga attivato, se la s<strong>it</strong>uazione del minore è già conosciuta in precedenza a segu<strong>it</strong>odi una presa in carico.Al fine di un sostegno al minore durante il progetto di <strong>affidamento</strong>, qualora sia necessarioe in accordo con il Servizio Sociale, possono essere coinvolti i Servizi diNeuropsichiatria Infantile o di Psicologia Clinica dell’APSS. In questo caso la reteprogettuale si allarga e con gli stessi specialisti si condividono gli obiettivi ed i rispettiviruoli all’interno del progetto.L’Un<strong>it</strong>à operativa di Neuropsichiatria Infantile svolge funzioni di prevenzione, diagnosi,cura e riabil<strong>it</strong>azione delle patologie neurologiche, neuropsicologiche e/o psichiatrichedelle persone di età compresa tra i 0 e 18 anni e di tutti i disordini dellosviluppo del bambino nelle sue varie linee di espressione psicomotoria, linguistica,cogn<strong>it</strong>iva, intellettiva e relazionale.Nel campo dei disturbi neuropsichiatrici dell’infanzia e dell’adolescenza, il processodiagnostico e la formulazione del progetto terapeutico sono tipicamente il prodottodi un’attiv<strong>it</strong>à multiprofessionale che verte su una competenza specialistica specifica:uno studio complessivo del bambino (dal neonato al giovane adolescente) checomporta una valutazione globale dello sviluppo e che tiene conto del ruolo dellafamiglia, dell’ambiente sociale e degli eventi patogeni.Il Servizio di Psicologia Clinica si prende cura dei bisogni di tipo psicologico, espressia livello individuale, di gruppo o ist<strong>it</strong>uzionale, a cui risponde mediante l’attiv<strong>it</strong>à assistenzialeambulatoriale diretta (diagnostica e terapeutica) e/o l’attiv<strong>it</strong>à assistenziale dinatura consulenziale nei confronti dei singoli o di Servizi san<strong>it</strong>ari e non. L’assistenza psicologicaai minori si occupa delle problematiche infantili a livello preventivo e curativo.14 Progetto Domino, nasce dalla Comun<strong>it</strong>à Murialdo nel 2003 in fase sperimentale, si occupa tuttora di progetti disostegno educativo individualizzato alle competenze gen<strong>it</strong>oriali.46


In ognuna delle sedi dell’Un<strong>it</strong>à Operativa la richiesta di intervento psicologico delc<strong>it</strong>tadino viene elaborata in un piano individualizzato di risposta che tiene contodell’età, della tipologia del problema, dell’urgenza e delle competenze specialistichedegli psicologi. Questo piano individualizzato viene progressivamente costru<strong>it</strong>osulla base della prima vis<strong>it</strong>a, dei colloqui di valutazione psicodiagnostica, dei testpsicometrici e proiettivi e di indici di valutazione clinica standardizzati.L I N E E GUIDAIn talune s<strong>it</strong>uazioni, all’interno di un progetto di <strong>affidamento</strong>, possono essere presentianche altri soggetti del privato sociale, con cui si collabora: le strutture di accoglienzaper minori, per i bambini che dalla Comun<strong>it</strong>à passano all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, il Serviziodi Spazio Neutro per gli incontri protetti gen<strong>it</strong>ori-figli; le strutture di accoglienza permadri, le strutture di accoglienza madre-bambini; l’intervento educativo domiciliarea favore dei minori da parte delle cooperative che operano nel settore; i progetti disostegno alle competenze gen<strong>it</strong>oriali, come il progetto Domino; i consultori pubblici eprivati; a tutti questi soggetti si possono aggiungere: le Scuole, i Servizi specialisticiconvenzionati (ad esempio: il Paese di Oz dell’Anffas e il Centro B. Tschiderer,) e pubblicicome il Ser.t, l’Alcoologia, la Psichiatria e la Psicologia adulti.8.14 Le Ist<strong>it</strong>uzioni scolasticheUn comp<strong>it</strong>o fondamentale dell’Emaf e del Servizio Sociale riguarda l’informazioneche viene forn<strong>it</strong>a alle Scuole rispetto ai singoli progetti di affido, perché esse possanopredisporre percorsi di accoglienza personalizzati a seconda dei bisogni deisingoli bambini, valorizzandone le risorse e le specific<strong>it</strong>à. La Scuola ha una notevoleinfluenza nel promuovere e favorire contesti relazionali coerenti con i bisogni e lecompless<strong>it</strong>à. Dal punto di vista educativo la Scuola è un luogo di rielaborazione delleesperienze e della storia personale e <strong>familiare</strong> di ognuno. Nel corso del progettodi affido sono necessari dei momenti d’incontro con le scuole al fine di condividerel’andamento sociale e l’evoluzione di specifiche competenze del minore affidato, epromuovere eventuali sostegni o approfondimenti laddove subentrino delle difficoltàparticolari. In Provincia di Trento è stato elaborato un documento da parte degli operatoridei Servizi Sociali, dell’Emaf e della Scuola, che si sono incontrati su una comuneriflessione e ricerca di strategie per affrontare al meglio la presenza nella scuoladegli alunni in <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>. Ne sono nate le <strong>Linee</strong> Guida per la Scuola conla final<strong>it</strong>à di proporre una serie di procedure operative che facil<strong>it</strong>ino l’inserimentoscolastico di studenti in <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> 15 .15 Provincia Autonoma di Trento, 2009, “<strong>Linee</strong> Guida per la scuola e i servizi sociali, Affidamento <strong>familiare</strong> e adozione,l’inserimento scolastico”, deliberazione della giunta provinciale n. 1302 del 29 maggio 2009.47


L I N E E GUIDA9. LA VALUTAZIONE/CONOSCENZA E PREPARAZIONE DELLEFAMIGLIE CHE SI RENDONO DISPONIBILI ALL’AFFIDAMENTOFAMILIARENell’organizzazione dell’Emaf il percorso di conoscenza e valutazione delle famiglieè stato suddiviso in una serie di passaggi. Prima del percorso valutativo, le assistentisociali dell’Emaf svolgono un incontro informativo con tutte le coppie o persone singoleche si sono avvicinate al tema dell’affido.La valutazione/conoscenza si struttura in:yyyyyyyyyycolloquio psico-sociale, svolto dall’assistente sociale e lo psicologo;colloquio individuale dello psicologo con ognuno dei membri della coppia ocon la persona singola (somministrazione dell’Adult Attachment Interview);vis<strong>it</strong>a domiciliare da parte dell’assistente sociale, momento in cui eventualmentesi conoscono i figli naturali della coppia;colloquio di coppia con lo psicologo, contestualmente l’assistente sociale elo psicologo dell’età evolutiva incontrano gli eventuali figli naturali;colloquio di rest<strong>it</strong>uzione condotto dall’assistente sociale e lo psicologo.9.1 Incontro informativoIl primo incontro informativo sull’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> è condotto dalle assistenti socialidell’Emaf, si attiva ogni qual volta si raggiunge un numero congruo di personeaspiranti affidatarie, così da poter garantire che il primo avvicinamento al mondodell’affido si possa muovere già all’interno di una dimensione gruppale. Vengonodate una serie di informazioni che possono chiarire gli aspetti legislativi, amministrativied organizzativi dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> in Trentino. Al termine di questo primomomento di incontro ci si lascia senza alcun impegno. Le famiglie o i singoli, qualorafossero interessati, formalizzano la loro disponibil<strong>it</strong>à attraverso un modulo appos<strong>it</strong>o eda quel momento si avvia il percorso di valutazione.9.2 Colloquio psico-socialeII colloquio è gest<strong>it</strong>o dall’assistente sociale affiancato dallo psicologo. Il colloquio psicosocialerappresenta per la famiglia il primo incontro con l’Équipe e ha lo scopo di:yyfar emergere quali sono le aspettative e le motivazioni che hanno portatoil nucleo <strong>familiare</strong> a dare la disponibil<strong>it</strong>à, si approfondisce il bisogno dellafamiglia come aspirazione, desiderio, necess<strong>it</strong>à, individuando il significatodella domanda di affido e la sua funzione nella v<strong>it</strong>a <strong>familiare</strong>;48


yyyyyyyyindagare i pensieri e le immagini sul possibile bambino affidato e sulla suafamiglia d’origine, in questo senso si cerca di far emergere anche l’esistenzadi un possibile atteggiamento di rigid<strong>it</strong>à o pregiudizio o di desiderio diaffiliazione nei confronti del bambino in affido;conoscere la composizione <strong>familiare</strong>, raccogliere le informazioni sui figli esu eventuali membri conviventi;conoscere le persone sul versante dei loro impegni professionali e familiari,della loro partecipazione ad iniziative sociali, culturali, sportive, ricreative edi come questi aspetti possono integrarsi in un <strong>affidamento</strong>;considerare la disponibil<strong>it</strong>à al cambiamento, quali modal<strong>it</strong>à possono giàessere state utilizzate di fronte a crisi, nov<strong>it</strong>à, passaggi che possono averrichiesto una riorganizzazione <strong>familiare</strong>, evidenziando quindi le risorse interneed esterne alla famiglia.L I N E E GUIDAAll’interno del colloquio si offre la possibil<strong>it</strong>à di cominciare a passare da una disponibil<strong>it</strong>àgenerica all’affido ad una disponibil<strong>it</strong>à più consapevole, creando un climacollaborativo in cui alle persone venga riconosciuto un ruolo di soggetto attivo: nonl’indagine su una presunta “idone<strong>it</strong>à” ma uno spazio di riflessione, approfondimentoe reciproca conoscenza.In questo primo colloquio possono emergere aspetti che non necessariamente devonoessere considerati negativi, è importante che le persone esprimano quantopensano o immaginano senza sentirsi condizionati essendo, molte volte, la primaoccasione in cui affrontano la tematica dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.9.3 Approfondimento psicologicoNel colloquio psicologico si punta ad indagare, nel setting del colloquio clinico, lanasc<strong>it</strong>a e la cresc<strong>it</strong>a dell’idea di accogliere, il posto che il bambino affidato andrebbead occupare nel mondo psichico dell’adulto affidatario e nella sua storia <strong>familiare</strong>,oltre che sondare come l’idea dell’affido è condivisa nella coppia gen<strong>it</strong>oriale, coneventuali figli naturali e con le rispettive famiglie allargate di appartenenza.La scelta di somministrare l’Adult Attachment Interview (AAI) ha l’obiettivo di poterevidenziare alcuni indicatori fondamentali quali:yyyyyyle rappresentazioni fantasmatiche del bambino affidato e della sua famiglia;le connessioni tra il proprio stile di attaccamento ed il desiderio di avere unbambino in affido;il ruolo assegnato al bambino nell’amb<strong>it</strong>o della propria storia personale edel ciclo di v<strong>it</strong>a <strong>familiare</strong>;49


L I N E E GUIDAyyyyyyil far emergere alcuni aspetti del proprio Sé bambino;la linea transgenerazionale, su tre generazioni, all’interno della quale individuarei punti di continu<strong>it</strong>à e quelli di cambiamento;la natura dei modelli operativi interni di ciascun gen<strong>it</strong>ore rispetto all’attaccamento.Tali elementi vengono un<strong>it</strong>i con quanto rilevato dal colloquio psicosociale di coppia,per poter arrivare a delineare un profilo <strong>familiare</strong> che possa evidenziare i punti diforza e i punti di cr<strong>it</strong>ic<strong>it</strong>à propri del nucleo.9.4 Vis<strong>it</strong>a domiciliareNel percorso di conoscenza delle persone e famiglie disponibili all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>,un passaggio importante è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalla vis<strong>it</strong>a domiciliare effettuata dagliassistenti sociali dell’Emaf.L’obiettivo che ci si pone è conoscere l’ambiente di v<strong>it</strong>a della famiglia, incontrare ifigli o altri conviventi presenti, riparlare con le persone di aspetti eventualmente rimastiin sospeso o per i quali vi è necess<strong>it</strong>à di ulteriori chiarimenti.È importante conoscere il luogo in cui la famiglia risiede, il quartiere, il paese, il terr<strong>it</strong>oriodi riferimento, se l’ab<strong>it</strong>azione è isolata o meno, se ci sono spazi esterni, se vi èuna rete di relazioni con vicini e parenti, che amplia affettivamente i confini dell’ab<strong>it</strong>azionestessa.La casa assume una sua importanza, non perché debba avere determinate caratteristicheda un punto di vista arch<strong>it</strong>ettonico, ma perché rivela molto del possibilecontesto di accoglienza futura. Nelle vis<strong>it</strong>e domiciliari si possono cogliere una seriedi segnali privilegiati, la luce, i profumi, la disposizione degli oggetti, i colori, i rumori,come si muovono le persone, gli sguardi e le dinamiche che intercorrono tra loro.Significativo è l’incontro con i figli naturali, che diviene l’occasione in cui si affrontano,con modi e tempi diversi secondo l’età, rappresentazioni, pensieri, aspettativeed interrogativi sull’accoglienza di un bambino. Non è infrequente scoprire timori oreazioni difensive rispetto a questa possibile esperienza. A volte, questo richiede unulteriore spazio di approfondimento con i gen<strong>it</strong>ori e con i figli, per meglio comprenderei loro vissuti ed ev<strong>it</strong>are difficoltà eccessive nell’eventual<strong>it</strong>à di un’affido.All’interno della vis<strong>it</strong>a domiciliare viene chiesto inoltre quale spazio fisico è stato pensatoper l’ipotetico bambino all’interno della casa.La vis<strong>it</strong>a domiciliare diviene quindi uno strumento di maggiore conoscenza dellafamiglia o persona disponibile ad un <strong>affidamento</strong>, permette, infatti, di riportare aduna dimensione di realtà e quotidian<strong>it</strong>à quanto è emerso ad un livello astratto e sotto50


forma di rappresentazioni all’interno della famiglia, si danno volti ed espressiv<strong>it</strong>à ainomi, si percepisce, se pur in un unico incontro, la possibil<strong>it</strong>à di apertura ed accoglienzacosì fondamentali per un bambino in affido.L I N E E GUIDA9.5 Colloquio di coppiaLo psicologo che ha incontrato precedentemente a livello individuale i membri dellacoppia, sostiene un colloquio congiunto al fine di osservare le modal<strong>it</strong>à di relazioneanche alla luce dei contenuti emersi nei singoli colloqui. Si approfondiscono i ruoli egli equilibri esistenti oltre che una considerazione generale sul significato di un’eventualeesperienza di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.Nel caso di persone singole, il colloquio è occasione di approfondimento individuale.Possono essere somministrati test proiettivi per analizzare ulteriormente la s<strong>it</strong>uazione.9.6 Incontro con i figli naturali della coppiaContestualmente al colloquio di coppia, l’assistente sociale e lo psicologo dell’etàevolutiva incontrano i figli naturali della coppia, allo scopo di riprendere la tematicadell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, come anticipato in vis<strong>it</strong>a domiciliare.È importante comprendere la visione e la percezione dei figli, i loro vissuti rispettoalla scelta intrapresa dai propri gen<strong>it</strong>ori e capire quale spazio fisico e mentale offronoad un potenziale bambino in affido.La scelta dell’Emaf di soffermarsi sulla conoscenza e sull’opinione dei figli naturali,è stata frutto di un’attenta riflessione al suo interno, soprattutto a segu<strong>it</strong>o di s<strong>it</strong>uazioniconcrete in cui i figli naturali della coppia, ad <strong>affidamento</strong> avviato, sono entrati in crisi.Le difficoltà possono nascere da molteplici fattori tra cui la divisione dei propri affetti(i gen<strong>it</strong>ori) con una persona/bambino estranei al nucleo <strong>familiare</strong>, la gelosia per delleattenzioni maggiori verso l’affidato perché necessarie, ma spesso non comprese afondo dai figli.Nel momento in cui i professionisti dell’Emaf rilevano una non disponibil<strong>it</strong>à dei figlinaturali all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, se ne dà rest<strong>it</strong>uzione alla coppia di gen<strong>it</strong>ori, e siragiona con loro su possibili interventi da attuare. In questa fase non è da scartare lapossibil<strong>it</strong>à di una sospensione del percorso se si evidenzia la necess<strong>it</strong>à per la famigliadi avere un tempo in cui elaborare con i propri figli alcuni aspetti, per riproporsiall’affido in un momento successivo.51


L I N E E GUIDA9.7 Colloquio di rest<strong>it</strong>uzioneIl colloquio finale è preceduto da un lavoro di raccordo tra i vari membri dell’ Équipeintervenuti nella valutazione. Rappresenta l’occasione per dare alla coppia una rest<strong>it</strong>uzionedegli elementi emersi e permette di creare quelle condizioni per costruirein futuro una buona alleanza di lavoro. Nell’eventual<strong>it</strong>à di problematiche specificheemerse durante il percorso, questo incontro diventa un’occasione elaborativa eduna presa di coscienza sulle proprie modal<strong>it</strong>à di funzionamento. Può essere presa inconsiderazione anche l’ipotesi di una non prosecuzione del percorso di affido.10. OSSERVAZIONE E VALUTAZIONE DEI MINORI DA AFFIDAREE SOSTEGNO DURANTE IL PERCORSO DI AFFIDAMENTOLa conoscenza e la valutazione delle condizioni dello stato psicofisico dei minorirappresenta un punto nodale nel percorso dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> in quanto l’acquisizioneapprofond<strong>it</strong>a dei vissuti dei bambini, delle loro modal<strong>it</strong>à relazionali, dellostile di attaccamento e della struttura di personal<strong>it</strong>à, sono fondamentali per costruirel’analisi dei bisogni del minore, per formulare il progetto di affido e per valutare, inoltrequali caratteristiche della ipotetica famiglia affidataria sarebbero più indicati perquel bambino.L’esperienza in questo amb<strong>it</strong>o ha permesso di incontrare bambini che hanno alle lorospalle vissuti di grave trascuratezza, maltrattamento o abuso sessuale, bambini chehanno sperimentato un modello di gen<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à compromessa e che hanno sviluppatosentimenti di abbandono, depressione o disistima configurandosi come s<strong>it</strong>uazionia grave rischio evolutivo.Nel tempo si è constatato che le condizioni dei minori per i quali è richiesta all’Emafuna valutazione/osservazione, si configurano come s<strong>it</strong>uazioni che possiamo definire“affidi specialistici”, in quanto la richiesta di <strong>affidamento</strong> riguarda bambini gravementedeprivati che tendono a mettersi in relazione con la famiglia affidataria utilizzandola mappa relazionale costru<strong>it</strong>a all’interno della propria famiglia di origine e chenon sono in grado, almeno in un primo momento, di vivere in termini rassicuranti ilmodello di relazione nuovo offerto dalla famiglia affidataria.L’Emaf ha cercato di mettere a punto una metodologia che permetta di avere deipunti di riferimento, rispetto ad alcune questioni fondamentali:yygli elementi di conoscenza sullo stato emotivo e psicologico del bambinoorientano le scelte successive, in particolare in vista dell’abbinamento conla potenziale famiglia affidataria, inteso come l’incontro tra i bisogni e lerisorse del bambino con quelli della famiglia;52


yyyyyyil poter parlare dell’affido con i bambini/ragazzi è utile per far comprendereloro le ragioni che hanno portato a questa scelta ed è fondamentale offrireloro la possibil<strong>it</strong>à di esprimersi esponendo dubbi, domande e preoccupazioni;il poter valutare l’atteggiamento dei gen<strong>it</strong>ori naturali rispetto all’affido, perindividuare eventuali ma necessarie posizioni di protezione del progetto,ma anche per rendere partecipi i gen<strong>it</strong>ori con un ruolo significativo duranteil percorso. Si r<strong>it</strong>iene importante per il gen<strong>it</strong>ore essere coinvolto e ascoltatonelle sue aspettative, affinché ciò lo possa aiutare a stemperare posizionirigide e difensive che altrimenti potrebbero interferire con le potenzial<strong>it</strong>àdell’esperienza di affido per il bambino. Se si lavora con i gen<strong>it</strong>ori accogliendole loro rabbie e paure, è possibile che gli stessi possano accompagnarei loro figli in questa esperienza;la valutazione dello stato psico-fisico del minore da affidare, deve avereuna prospettiva non solo diagnostica ma anche una previsione della cresc<strong>it</strong>aevolutiva del bambino in riferimento all’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.L I N E E GUIDALa valutazione può prevedere modi e strumenti diversi, anche a seconda del tipo diinformazioni che il Servizio Sociale, o altri specialisti coinvolti, hanno già a disposizione.Se il bambino è ancora nella famiglia naturale sono i gen<strong>it</strong>ori stessi che lo accompagnanoagli incontri; questi momenti diventano un’occasione per osservare meglio lostile relazionale del bambino con i propri gen<strong>it</strong>ori e favorire un passaggio più lineare.Le aree da indagare che si r<strong>it</strong>engono più importanti sono:yyyyyyyyyylo stile relazionale e di attaccamento (modelli operativi interni del bambino);le modal<strong>it</strong>à relazionali con i gen<strong>it</strong>ori naturali;le conoscenze e le aspettative rispetto all’affido nel bambino e nel gen<strong>it</strong>orenaturale;l’eventuale presenza di condizioni psicopatologiche;i bisogni prevalenti;yyle risorse e la resilienza 16 ;yyl’intercultural<strong>it</strong>à, i rapporti di fratellanza, eventuali patologie organiche.L’affido è un progetto di v<strong>it</strong>a che va accompagnato, coltivato e curato nel tempo.Per i bambini è molto importante prevedere dei mon<strong>it</strong>oraggi evolutivi in relazione16 la resilienza è la capac<strong>it</strong>à di far fronte in maniera pos<strong>it</strong>iva agli eventi traumatici, di riorganizzare pos<strong>it</strong>ivamentela propria v<strong>it</strong>a dinanzi alle difficoltà.53


L I N E E GUIDAall’andamento dell’affido. Questo permette di seguire l’evoluzione psichica e le caratteristichedel processo di adattamento del bambino nel nuovo nucleo <strong>familiare</strong> epermette di verificare in parallelo come evolvono i rapporti con la famiglia di origine.In particolare è importante per valutare le rappresentazioni che il bambino costruiscedelle diverse figure gen<strong>it</strong>oriali. L’esperienza, in linea con la letteratura, ha portatoa rilevare come gli affidi più mirati sono quelli dove il bambino riesce nel tempo adintegrare dentro di sé in modo armonico tutte le figure gen<strong>it</strong>oriali (affidatarie e naturali),mentre le s<strong>it</strong>uazioni più difficili sono quelle dove il bambino vive un sentimentodi confl<strong>it</strong>to di lealtà tra sistemi familiari che rischia di bloccare lo sviluppo stesso.Il sostegno psicologico ai bambini in <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> cost<strong>it</strong>uisce, senza dubbio,come dimostrato dalle prassi più avanzate e dalla ricerca, una parte fondamentaledel progetto di affido. A fronte di bambini che hanno subìto traumi precoci,abbandoni e/o trascuratezze importanti e collocamenti multipli nei primi anni di v<strong>it</strong>a,l’esperienza clinica svolta in questi anni ha confermato che il semplice cambio div<strong>it</strong>a in una famiglia dotata di adeguate caratteristiche, pur fondamentale e ricco diopportun<strong>it</strong>à, non è sempre sufficiente a garantire la possibil<strong>it</strong>à riabil<strong>it</strong>ativa. Il lavororiparativo con questi bambini richiede l’affiancamento, all’importante e difficile comp<strong>it</strong>oeducativo svolto dagli affidatari, in un setting esplic<strong>it</strong>amente clinico, per l’elaborazionedei pesanti vissuti legati alle esperienze precoci. Il fine è quello di ricostruirele mappe cogn<strong>it</strong>ive in cui siano presenti entrambe le famiglie ed il sostegno allacostruzione di una ident<strong>it</strong>à pos<strong>it</strong>iva del bambino.11. L’ABBINAMENTOL’abbinamento è il momento fondamentale di un progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, halo scopo di far incontrare i bisogni dei bambini, per i quali si è arrivati alla decisionedi un collocamento etero<strong>familiare</strong> con le risorse delle famiglie che sono disponibiliall’affido.Il percorso che porta all’abbinamento è orientato da un lato ad individuare qualinecess<strong>it</strong>à presentano i bambini in relazione alle loro vicende familiari e personali,dall’altro a mettere in luce quali opportun<strong>it</strong>à può offrire la famiglia affidataria e a qualicambiamenti potrà andare incontro di fronte a questa nuova esperienza.Questa visione bidimensionale dell’abbinamento mira a creare una corrispondenzareciproca pos<strong>it</strong>iva, non solo tra minore e famiglia, ma anche tra famiglia e progetto.Un elemento importante in questa fase è legato all’integrazione degli interventi deidiversi operatori che partecipano su più livelli. Infatti, perché abbia luogo l’abbinamento,è necessario che siano già state realizzate adeguate valutazioni sulla fami-54


glia di origine del minore e sul minore stesso, e sia stato formulato un progetto cheprevede per entrambi un percorso evolutivo volto a superare i problemi che rendononecessario l’affido.La capac<strong>it</strong>à di promuovere e mantenere nel tempo un buon abbinamento è di importanzacruciale per la riusc<strong>it</strong>a di tutto il progetto, richiede tempo, attenzione allespecific<strong>it</strong>à del minore, delle famiglie naturali e affidatarie, delle s<strong>it</strong>uazioni, delle età,un’attenta analisi dei bisogni e delle risorse del bambino, della sua storia.Non ci sono cr<strong>it</strong>eri universali, astratti e validi a priori, per giungere ad un buon abbinamento,ma è cruciale il principio della personalizzazione dell’intervento, in quantol’abbinamento è un incontro fra persone, e l’Emaf ha la responsabil<strong>it</strong>à di costruire tuttii presupposti perché avvenga in modo proficuo.Per realizzare un buon abbinamento è importante tenere presente alcuni aspetti:yyyyyyyyyyascoltare, conoscere e comprendere in profond<strong>it</strong>à le logiche, i valori, le ab<strong>it</strong>udini,il funzionamento sia della famiglia naturale che affidataria, in mododa fondare l’ipotesi di abbinamento su una valutazione di corrispondenza ilpiù possibile effettiva tra le esigenze del bambino e della sua famiglia e lecaratteristiche della famiglia affidataria;per quanto riguarda il minore, la valutazione deve tenere conto della suaetà, della tipologia e della durata ipotizzabile dell’affido, della grav<strong>it</strong>à dellesue difficoltà, e ove possibile il suo parere;per quanto attiene la famiglia di origine, l’attenzione deve essere posta sullanatura e sulla grav<strong>it</strong>à dei problemi che inducono ad allontanare il minore,sui margini di cambiamento della famiglia, sulle risorse impiegabili per ilsuo sostegno e sul recupero delle funzioni gen<strong>it</strong>oriali;in riferimento alla famiglia affidataria, devono essere valutate in particolarel’età della coppia o singoli, la presenza di figli propri, le caratteristichesocio-culturali, la collocazione geografica sul terr<strong>it</strong>orio, la capac<strong>it</strong>à di accogliereil minore, di comprendere i suoi bisogni e quelli della sua famiglia, dientrare in rapporto con essa (secondo le modal<strong>it</strong>à predisposte), l’att<strong>it</strong>udinea modificare l’organizzazione <strong>familiare</strong> in relazione alle nuove esigenze, illivello di competenza educativa ed affettiva;sono da considerare anche gli elementi di possibile incompatibil<strong>it</strong>à che sipossono creare fra le due famiglie, come ad esempio, l’età, il ceto sociale,le caratteristiche dei figli naturali.L I N E E GUIDANella fase dell’abbinamento l’Emaf di norma presenta la s<strong>it</strong>uazione del minore a piùfamiglie affidatarie per avere maggiori possibil<strong>it</strong>à di realizzare il progetto di affido.Con le famiglie o singoli individuati si prevede un’incontro di presentazione in cui55


L I N E E GUIDAvengono comunicate le caratteristiche psicologiche ed evolutive del minore, mettendoin luce le risorse e gli aspetti cr<strong>it</strong>ici che potrebbero evidenziarsi durante l’esperienzadi affido. In questo contesto si accolgono con particolare attenzione tuttele domande che la famiglia affidataria formula nei confronti del minore e della suastoria <strong>familiare</strong> per offrire il massimo degli elementi utili alla coppia per la successivariflessione e decisione. Nell’occasione si incontrano e si ascoltano nuovamente i figlidella coppia.Una volta individuata la famiglia affidataria e avendo avuto il loro consenso a proseguirenel percorso di affido, viene organizzato un incontro dove è presente anchel’assistente sociale del terr<strong>it</strong>orio, che ha in carico il nucleo. In quel contesto vienepresentata in maniera dettagliata la s<strong>it</strong>uazione del minore, della famiglia d’origine,degli interventi di supporto finora effettuati o tuttora in corso, e la messa a punto deicr<strong>it</strong>eri fondanti il progetto di affido e le relative modal<strong>it</strong>à.12. Il SOSTEGNO E IL MONITORAGGIO12.1 Il dispos<strong>it</strong>ivo gruppaleL’Emaf in questi ultimi anni, attraverso un confronto interno, ha apportato alcunemodifiche riguardanti sia la metodologia che l’organizzazione dei gruppi di sostegnodelle famiglie e dei minori.L’esperienza ha evidenziato che una famiglia che si avvicina al mondo dell’affido eaffronta il percorso di valutazione, spesso ha una buona motivazione e reali risorseda spendere, ma ancora non può avere il riscontro del significato reale dell’accogliereun bambino con una storia difficile. Per questi motivi il significato dei gruppi èstato rivisto, attraverso le seguenti considerazioni:1. I gruppi vengono composti mettendo insieme famiglie con affidi in corso e famiglie“in attesa” di iniziare un affido e parallelamente anche i gruppi dei minorivengono composti da figli “affidati”, figli naturali di famiglie già affidatarie e figlinaturali di famiglie “in attesa”. La definizione dei gruppi passa da “gruppi di sostegno”a “gruppi di sostegno e apprendimento”, con un comp<strong>it</strong>o dichiarato econdiviso: crescere insieme nell’affido, crescere insieme sull’affido.2. I gruppi passano da facoltativi a obbligatori per ogni famiglia o persona singolache ha un affido in corso o ha concluso il percorso valutativo ed è “in attesa”.3. La conduzione dei gruppi degli adulti viene affidata a quattro professionistidell’Emaf che formano coppie di conduzione con la costante di avere per ognigruppo una assistente sociale e uno psicologo.56


4. I gruppi per i minori vengono completamente rinnovati: innanz<strong>it</strong>utto è in base allaloro costruzione che si vanno a formare anche i gruppi degli adulti, visto che ilprimo cr<strong>it</strong>erio di formazione è dato dall’età dei bambini. I gruppi per i bambinivengono condotti da uno psicologo dell’età evolutiva e/o da un neuropsichiatrainfantile e/o da uno psicopedagogista. Anche per questi gruppi c’è il comp<strong>it</strong>oesplic<strong>it</strong>o di lavorare sul tema dell’affido attraverso modal<strong>it</strong>à comunicative differentiin base all’età: dal gioco per i più piccoli, al role playing e al confrontoverbale nel gruppo adolescenti.Negli incontri vengono proposti temi e attiv<strong>it</strong>à (ludiche, grafiche, narrative) perstimolare e facil<strong>it</strong>are l’espressione di sentimenti ed emozioni legati all’esperienzadi affido. I risultati delle attiv<strong>it</strong>à proposte hanno evidenziato che parlare di affidonon è sempre facile anche se incontrare altri bambini con la stessa esperienza èfondamentale perché significa scoprire di non essere soli in questo percorso. Ilcontesto gruppale tuttavia contiene, permette un confronto, arricchisce in manierareciproca anche se talvolta le dinamiche di gruppo sono complesse e difficiliper i diversi vissuti dei bambini e perché nel gruppo le loro storie si incontrano.I contenuti e le dinamiche emerse da tutti gli incontri di gruppo di sostegno aibambini permettono all’Emaf:oooooouna supervisione del singolo bambino e delle relazioni familiari;l’osservazione da parte dei conduttori delle dinamiche relazionali delsingolo e del gruppo;l’espressione e la condivisione delle emozioni e dei sentimenti legati adesperienze personali significative.5. I gruppi passano a tempo determinato, infatti hanno una durata annuale dasettembre a maggio con un incontro mensile di 90 minuti e durante ogni estatevengono ripensati in base all’età dei bambini e seguendo il cr<strong>it</strong>erio per cuipossano essere rappresentate in ogni gruppo sia famiglie o singoli in attesache affidatarie, per garantire al meglio la funzione dell’apprendimento. Questocambiamento permette a tutti ogni anno di lavorare sull’inizio e sulla fine, meccanismofondamentale rispetto al senso stesso dell’affido come percorso, cheha come sua caratteristica intrinseca la temporane<strong>it</strong>à.6. Viene fissata una giornata a conclusione dei gruppi, sol<strong>it</strong>amente la prima domenicadi giugno, in cui si organizza la “festa dell’affido”, nel corso della quale èprevista una sessione in plenaria per le coppie e i singoli in cui viene rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ilpercorso svolto nell’anno dai gruppi dei bambini e si riflette su quanto emersoanche nei gruppi degli adulti.L I N E E GUIDARaccogliere ed analizzare tutti gli elementi che risaltano nei gruppi permette di avere57


L I N E E GUIDAun continuo contatto con l’intero sistema affido che l’Emaf supporta, tenendo sott’occhiocontemporaneamente il bacino delle coppie in attesa, fondamentali per la fasedell’abbinamento di nuovi bambini, e le coppie affidatarie che non possono vivere insol<strong>it</strong>udine all’interno della rete progettuale.Il dispos<strong>it</strong>ivo gruppale ri-organizzato in questo modo offre oggi la possibil<strong>it</strong>à di avereuno strumento economico per mon<strong>it</strong>orare tutte le s<strong>it</strong>uazioni di affido in corso, le informazioniche emergono sono utili all’Emaf e ai Servizi coinvolti per promuovere e/oattivare ulteriori interventi.12.2 Colloqui individuali con la famiglia affidatariaL’Emaf nel corso del progetto di affido svolge incontri individuali con la coppia o isingoli affidatari, allo scopo di mon<strong>it</strong>orare il percorso ma anche per discutere alcunequestioni particolari che sarebbero difficilmente affrontabili all’interno del gruppo disostegno mensile.Nel primo periodo di inserimento del minore nella nuova famiglia è importante sosteneregli affidatari. Infatti questa fase è delicata sia per tutti i componenti coinvolti che peril bambino affidato.L’arrivo di un’altra persona all’interno del nucleo comporta una ridefinizione dei ruolifamiliari e la necess<strong>it</strong>à di un ulteriore cambiamento/assestamento.Le motivazioni ad effettuare momenti di verifica durante il progetto d’<strong>affidamento</strong> sono:yyyyyydifficoltà di integrazione del bambino nel nucleo <strong>familiare</strong> o nel contesto sociale.La difficoltà di conduzione dell’affido può essere dovuta sia alle problematichepsicologiche e comportamentali dei bambini, sia alle difficoltàdelle famiglie affidatarie ad adeguare le proprie aspettative alla s<strong>it</strong>uazioneconcreta del minore e della sua storia;problematic<strong>it</strong>à dei rapporti tra la famiglia affidataria e la famiglia naturale.La presenza di manifestazioni a carattere patologico da parte del nucleooriginario rende l’equilibrio dell’<strong>affidamento</strong> sempre molto precario, inquanto espone il bambino e la famiglia affidataria a s<strong>it</strong>uazioni imprevedibilie disorientanti; nei casi di <strong>affidamento</strong> intra<strong>familiare</strong>, le difficoltà nei confrontidella famiglia di origine sono particolarmente difficili da affrontare, edil coinvolgimento emotivo rende assai arduo il comp<strong>it</strong>o degli affidatari;necess<strong>it</strong>à di sostenere la coppia di affidatari o il singolo affidatario nellefunzioni gen<strong>it</strong>oriali, soprattutto nei casi in cui non vi siano figli propri, quindiaiutare a definire una nuova ident<strong>it</strong>à gen<strong>it</strong>oriale non sperimentata in precedenza.Il confronto si basa su aspetti affettivi, educativi e psicologici inrelazione al minore.58


12.3 Incontri di verifica con il Servizio Sociale, altri soggetti ist<strong>it</strong>uzionalie le famiglieNel progetto di lavoro l’Emaf prevede degli incontri periodici con gli operatori chehanno in carico la s<strong>it</strong>uazione del minore affidato, la programmazione di questo settoredi intervento è flessibile in quanto segue l’andamento di ogni singolo progettodi affido.Agli incontri partecipa il Servizio Sociale, la famiglia affidataria e quella naturale edinoltre possono essere presenti i Servizi specialistici, la Scuola, gli educatori professionalidel privato sociale, il Tutore del minore e altri soggetti qualora r<strong>it</strong>enuto opportunoe utile ai fini di una condivisione del progetto.Gli incontri hanno lo scopo di:yyyyyyyytenere costantemente mon<strong>it</strong>orato l’andamento del percorso di affido riguardoai diversi aspetti: le dinamiche della famiglia affidataria, l’evoluzione delbambino, i rapporti tra famiglia affidataria e famiglia di origine, i rapportidella famiglia affidataria e della famiglia di origine con le diverse ist<strong>it</strong>uzioni;prendere atto delle eventuali problematiche emerse a fronte di nuovi bisognimanifestati sia dal minore che da altri soggetti coinvolti nel progetto diaffido;favorire la comunicazione tra la famiglia affidataria e quella naturale;individuare congiuntamente le risposte più idonee alle richieste espresse.L I N E E GUIDA13. IMPORTANZA DELLA RETE PROGETTUALE E RELATIVA CURACome descr<strong>it</strong>to precedentemente l’esperienza dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> coinvolgeuna plural<strong>it</strong>à di soggetti. Per sua natura l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> è uno degli interventisociali a forte rilevanza ist<strong>it</strong>uzionale (Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale, Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria,Emaf, Scuola, Servizi specialistici, realtà di privato sociale organizzato, etc.), chenon può permettersi di cadere nell’auto referenzial<strong>it</strong>à e nell’isolamento professionaledei singoli Servizi coinvolti.Ne deriva la necess<strong>it</strong>à di definizione e suddivisione chiara dei comp<strong>it</strong>i e dei ruolidi ciascun soggetto coinvolto, all’interno del progetto di <strong>affidamento</strong> che ha comeobiettivo primario quello del benessere del minore e della famiglia di origine.Presupposto iniziale per la creazione della rete è la conoscenza del ruolo e dellecompetenze dei vari soggetti coinvolti.La funzione di gestione del progetto di affido è del Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale, cheper il suo mandato è deputato a indirizzare, orientare e coordinare il coinvolgimento59


L I N E E GUIDAe le azioni dei diversi soggetti appartenenti alla rete. Ne evince un duplice ruolo: daun lato di conduzione del progetto, dall’altro di partecipazione integrata e attiva coni vari soggetti coinvolti.Tali competenze attribu<strong>it</strong>e al Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale rendono necessaria un’attenzioneparticolare alla cura della rete dei soggetti coinvolti, in quanto la mancanzadi una manutenzione continua della rete stessa cost<strong>it</strong>uisce l’elemento di rischio maggiorerispetto alla prognosi della riusc<strong>it</strong>a del progetto di affido.Di fatto, qualora “saltino” i collegamenti tra i vari soggetti coinvolti e manchi unacondivisione degli obiettivi comuni, emergono delle difficoltà nel portare avanti ilprogetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>. Fondamentale per la riusc<strong>it</strong>a del progetto è il ruolodell’Emaf, che garantisce importanti funzioni di cura e di supporto all’interno delprogetto di <strong>affidamento</strong> e ha anche il comp<strong>it</strong>o di mantenere all’interno della rete tutti isoggetti coinvolti. Inoltre si pone come importante spazio di confronto e di rielaborazioneper la famiglia naturale del minore affidato, offrendo la possibil<strong>it</strong>à di comprenderee condividere le motivazioni che hanno portato all’avvio del progetto.Un progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> ha garanzia di poter raggiungere i propri obiettivi,se e solo se la rete dei soggetti ist<strong>it</strong>uzionali e non che ne fanno parte, riuscirà adavere un buon livello di comunicazione e condivisione.60


14. PRASSI E PROCEDUREL I N E E GUIDA14.1 Procedura in caso di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> da parte del ServizioSociale terr<strong>it</strong>oriale14.1.1. In caso di <strong>affidamento</strong> consensualeIn caso di attivazione di un <strong>affidamento</strong> consensuale, il Servizio Sociale terr<strong>it</strong>orialmentecompetente attiva le seguenti prassi:1. Confronto sulla s<strong>it</strong>uazione con i referenti individuati all’interno del proprioEnte (coordinatore – area minori – responsabile, etc.): indicazioni di massima rispettoall’ipotesi di <strong>affidamento</strong>, al progetto, alle risorse da coinvolgere, all’eventual<strong>it</strong>àdi richiedere la consulenza all’Emaf o di attivare l’Emaf per la realizzazionedell’affido.2. Condivisione della proposta di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> con il Servizio specialisticoche ha in carico la s<strong>it</strong>uazione: eventuali Servizi specialistici che seguonoil minore e/o la famiglia di origine.3. Consulenza per un’eventuale affidoooooooIl Servizio Sociale contatta telefonicamente l’Emaf per fissare un appuntamento.Il Servizio Sociale compila ed invia la scheda di presentazione con richiestaformale a firma del responsabile.Incontro di consulenza organizzato dall’Emaf con alcuni suoi componenti.3.1 Attivazione progetto di affidoooooInvio da parte del Servizio Sociale all’Emaf e al progetto “Il Filo e il Nodo”della scheda di presentazione del caso (vedi allegato 1) con annessarelazione di richiesta formale a firma del responsabile.Incontro di presentazione presso l’Emaf con il coordinatore del progetto“Il Filo e il Nodo” e di altri Servizi coinvolti (Comun<strong>it</strong>à per minori o madrebambino…)contattati dal Servizio Sociale.4. Possibil<strong>it</strong>à di attivare una valutazione psicofisica del minore, e/o una valutazionedella relazione tra gen<strong>it</strong>ori e figli da parte dell’Emaf, previa richiesta scr<strong>it</strong>ta afirma del responsabile del Servizio Sociale.5. Incontro con la famiglia d’origine presso l’Emaf alla presenza del ServizioSociale (eventualmente anche con il minore) per presentare il ruolo dell’équipee condividere il progetto di <strong>affidamento</strong>, rispetto alla motivazione e agli obiettividell’intervento.61


L I N E E GUIDA6. Incontro con la famiglia affidataria individuata in vista del possibile abbinamentopresso l’Emaf alla presenza del Servizio Sociale, per presentarela s<strong>it</strong>uazione e il contesto <strong>familiare</strong> del minore e condividere il progetto di affido(definizione ruoli e competenze di ogni soggetto coinvolto).ooNel caso in cui la famiglia individuata faccia parte del progetto “IlFilo e il Nodo”, all’incontro saranno presenti il coordinatore del progettoe il tutor 17 .7. Invio al Servizio Sociale da parte dell’Emaf della scheda di presentazionedella famiglia individuata (vedi allegato 2) con allegata la relazione dell’osservazionedel minore, se effettuata.8. Incontro presso l’Emaf delle due famiglie (o presso la sede della Murialdo incaso di attivazione di una famiglia del progetto “Il Filo e il Nodo”) alla presenzadel Servizio Sociale per la reciproca conoscenza e per la condivisione di tempi,obiettivi e modal<strong>it</strong>à relative al progetto di affido.9. Raccolta della domanda amministrativa e relazione, da parte del ServizioSociale, procedura interna all’Ente, (contenente la descrizione della s<strong>it</strong>uazione,motivazione dell’intervento e definizione di obiettivi e tempi, retta di <strong>affidamento</strong>e dell’eventuale compartecipazione da parte della famiglia di origine, attivazionedella polizza di assicurazione e di esenzione del ticket san<strong>it</strong>ario).10. Relazione descr<strong>it</strong>tiva da parte del Servizio Sociale al Giudice Tutelare inerenteil progetto di affido.11. Avvio del progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.12. Intervento di supporto e/o sostegno alla famiglia, coppia o singolo, in riferimentoal progetto da parte dell’Emaf, che si attua attraverso:oooooopartecipazione della famiglia affidataria e dei minori coinvolti (sia minoriaffidati che figli naturali delle famiglie affidatarie) ai gruppi di sostegnoe apprendimento;supporto individualizzato per la famiglia affidataria (come specificatonel cap<strong>it</strong>olo 13.2 del presente documento).Nel caso in cui la famiglia individuata faccia parte del progetto “IlFilo e il Nodo”, il progetto stesso garantisce un servizio di tutoraggio edi supervisione alle famiglie;17 il progetto “Il Filo e il Nodo” prevede la figura del tutor in quanto referente dal momento dell’avvio del progettod’<strong>affidamento</strong>.62


13. Incontri di verifica del progetto di affido programmati tra Emaf e ServizioSociale (un minimo di quattro incontri all’anno in base alle caratteristiche delprogetto:oooooooocon la famiglia d’origine e il minore;con la famiglia affidataria;con le due famiglie;con eventuali Servizi specialistici coinvolti nella presa in carico del minoree/o della famiglia naturale.14. Eventuale ridefinizione del progetto di affido alla scadenza dei due anni.15. Eventuale rinnovo annuale della pratica amministrativa.16. Relazioni periodiche di aggiornamento al Giudice Tutelare almeno semestralmente,come previsto dalla normativa vigente. Anche l’Emaf può produrre relazioni,se utili e necessarie, per quanto riguarda l’andamento dell’affido in corso.17. Conclusione del progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>: incontro di condivisione erielaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso (famiglia naturale ed affidataria,minore, Servizio Sociale, Emaf, Servizi specialistici ecc.).18. Comunicazione, del Servizio Sociale, di conclusione dell’affido sia al GiudiceTutelare che all’Ente per la parte amministrativa.NB: per ogni <strong>affidamento</strong> consensuale, dopo due anni, la competenza passa alTribunale per i Minorenni che deve valutare se decretarne la proroga.L I N E E GUIDA14.1.2. In caso di <strong>affidamento</strong> giudizialeIn caso di <strong>affidamento</strong> giudiziale il Servizio Sociale terr<strong>it</strong>orialmente competente attivale seguenti prassi:1. Confronto sulla s<strong>it</strong>uazione con i referenti individuati all’interno del proprioEnte (coordinatore - area minori - responsabile, etc.): indicazioni di massima rispettoall’ipotesi di <strong>affidamento</strong>, al progetto, alle risorse da coinvolgere, all’eventual<strong>it</strong>àdi richiedere la consulenza all’Emaf o di attivare l’Emaf per la realizzazionedell’intervento.2. Condivisione della proposta di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> con il Servizio Specialisticoche ha in carico la s<strong>it</strong>uazione: eventuali Servizi specialistici che seguonoil minore e/o la famiglia di origine.3. Consulenza per un eventuale affido:ooil Servizio Sociale contatta telefonicamente l’Emaf per fissare un appuntamento;63


L I N E E GUIDAooooil Servizio Sociale compila ed invia la scheda di presentazione con richiestaformale a firma del responsabile,incontro di consulenza organizzato dall’Emaf con alcuni suoi componenti.3.1 Attivazione progetto di affidoooooInvio da parte del Servizio Sociale all’Emaf e al progetto “Il Filo e il Nodo”della scheda di presentazione del caso (vedi allegato 1) con annessarelazione di richiesta formale a firma del responsabile.Incontro di presentazione presso l’Emaf con il coordinatore del progetto“Il Filo e il Nodo” e di altri Servizi coinvolti (Comun<strong>it</strong>à per minori o madrebambino…)contattati dal Servizio Sociale.4. Possibil<strong>it</strong>à di attivare una valutazione psicofisica del minore e/o una valutazionedella relazione tra gen<strong>it</strong>ori e figli da parte dell’Emaf, previa richiesta scr<strong>it</strong>ta afirma del responsabile del Servizio Sociale.5. Incontro con la famiglia d’origine presso l’Emaf alla presenza del ServizioSociale (eventualmente anche con il minore) per presentare il ruolo dell’équipee condividere il progetto di <strong>affidamento</strong>, rispetto alla motivazione e agli obiettividell’intervento.6. Incontro con la famiglia affidataria individuata in vista del possibile abbinamentopresso l’Emaf alla presenza del Servizio Sociale, per presentare las<strong>it</strong>uazione e il contesto <strong>familiare</strong> del minore e condividere il progetto di <strong>affidamento</strong>(definizione ruoli e competenze di ogni soggetto coinvolto).ooNel caso in cui la famiglia individuata faccia parte del progetto “Il Filoe il Nodo”, all’incontro saranno presenti il coordinatore del progetto eil tutor.7. Invio al Servizio Sociale da parte dell’Emaf della scheda di presentazionedella famiglia individuata (vedi allegato 2) e si allega la relazione dell’osservazionedel minore se effettuata.8. Incontro presso l’Emaf delle due famiglie (o presso la sede della Murialdo incaso di attivazione di una famiglia del “Il Filo e il Nodo”) alla presenza del ServizioSociale per la reciproca conoscenza e per la condivisione di tempi, obiettivie modal<strong>it</strong>à relative al progetto di affido.9. Raccolta della domanda amministrativa e relazione, da parte del ServizioSociale, procedura interna all’Ente, (contenente la descrizione della s<strong>it</strong>uazione,motivazione dell’intervento e definizione di obiettivi e tempi, retta di <strong>affidamento</strong>e dell’eventuale compartecipazione da parte della famiglia di origine, attivazionedella polizza di assicurazione e di esenzione del ticket san<strong>it</strong>ario).64


10. Avvio del progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> e relativa comunicazione all’Autor<strong>it</strong>àGiudiziaria da parte del Servizio Sociale e dell’Emaf.11. Attivazione dell’Emaf per un intervento di supporto e/o sostegno alla famiglia,coppia o singolo, in riferimento al progetto che si attua attraverso:oooooopartecipazione della famiglia affidataria e dei minori coinvolti (sia minoriaffidati che figli naturali delle famiglie affidatarie) ai gruppi di sostegnoe apprendimento;supporto individualizzato per la famiglia affidataria (come specificatonel cap<strong>it</strong>olo 13.2 del presente documento).Nel caso in cui la famiglia individuata faccia parte del progetto “Il Filoe il Nodo”, il progetto stesso garantisce un servizio di tutoraggio e disupervisione alle famiglie.12. Incontri di verifica del progetto di affido programmati tra Emaf e ServizioSociale (un minimo di quattro incontri all’anno in base alle caratteristiche delprogetto):oooooooocon la famiglia d’origine e il minore;con la famiglia affidataria;con le due famiglie;con eventuali Servizi specialistici coinvolti nella presa in carico del minoree/o della famiglia naturale.13. Eventuale ridefinizione del progetto di affido alla scadenza dei due anni.14. Eventuale rinnovo annuale della pratica amministrativa.15. Relazioni di aggiornamento al Tribunale per i Minorenni da parte del ServizioSociale, con cadenza semestrale, come previsto dalla normativa vigente. Ognievento di particolare rilevanza va segnalato tempestivamente all’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria.Anche l’Emaf può produrre relazioni, se utili e necessarie, per quanto riguardal’andamento dell’affido in corso.16. Conclusione del progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>: incontro di condivisionee rielaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso (famiglie naturale edaffidataria, minore, Servizio Sociale, Emaf, Servizi specialistici ecc.). Il Tribunaleper i Minorenni emette un provvedimento di conclusione del progetto di affido el’Ente provvede alla chiusura della pratica amministrativa.L I N E E GUIDA65


L I N E E GUIDA15. L’ÉQUIPE MULTIDISCIPLINARE PER L’AFFIDAMENTOFAMILIARE E IL CENTRO PER L’INFANZIA (CPI)15.1 Funzioni del CPI nei progetti di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>Il Centro per l’Infanzia è una Comun<strong>it</strong>à di pronta accoglienza per bambini da 0 a 10anni della Provincia Autonoma di Trento, ha come comp<strong>it</strong>o quello di rispondere alles<strong>it</strong>uazioni di urgenza, accogliendo in modo tempestivo minori in condizioni di pregiudizio.Il CPI assicura un intervento di tutela, di protezione, di osservazione e divalutazione delle s<strong>it</strong>uazioni nelle quali devono essere prese delle decisioni da partedell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria competente e la predisposizione di un progetto da parte deiServizi Sociali terr<strong>it</strong>oriali.L’accoglienza dei minori è trans<strong>it</strong>oria, caratterizzata da un supporto di tipo psicoeducativofinalizzato al trattamento di momenti di crisi in cui il bambino viene allontanatodal proprio nucleo <strong>familiare</strong> e vive s<strong>it</strong>uazioni particolarmente difficili e complesse.Il CPI e l’Emaf collaborano in stretta sinergia, in quanto fanno parte dello stesso Ufficioe si avvalgono della medesima équipe multiprofessionale. Per quanto riguardal’intervento di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> gli stessi hanno individuato delle procedure operative,per le seguenti s<strong>it</strong>uazioni:yyyyyypassaggio di un minore dal Centro ad una famiglia affidataria;passaggio del minore da famiglia affidataria al CPI, a segu<strong>it</strong>o dell’interruzionedel progetto di <strong>affidamento</strong>;passaggio intermedio del minore al Centro, dalla propria famiglia naturalead una famiglia affidataria.Quest’ultimo tipo di intervento è stato il frutto di un’approfond<strong>it</strong>a riflessione svoltaall’interno dell’Emaf, supportata dalla letteratura, che ha permesso di focalizzarel’attenzione su una parte di bambini che, per le caratteristiche psichiche e/o le condizionifamiliari, pur in presenza della necess<strong>it</strong>à di un progetto di affido, non possonoaffrontare un passaggio diretto dalla famiglia d’origine alla famiglia affidataria.I casi in cui si è riscontrata la necess<strong>it</strong>à di un passaggio intermedio possono esserecosì sintetizzati:yyyyle s<strong>it</strong>uazioni in cui il bambino, per la sua storia e per le condizioni psichiche,non ha al momento risorse per poter sviluppare una nuova relazione di vicinanzatroppo stretta con una famiglia;le s<strong>it</strong>uazioni in cui l’ostil<strong>it</strong>à della famiglia d’origine è tale da non poter intraprenderein tempi brevi un percorso di affido in quanto il bambino si trove-66


yrebbe in un grave confl <strong>it</strong>to di lealtà che ostacolerebbe la costruzione dellegame con la famiglia affi dataria;le s<strong>it</strong>uazioni in cui gli elementi di conoscenza sono troppo scarsi (es. s<strong>it</strong>uazionidi emergenza, sospetto di abuso ecc.).L I N E E GUIDAIn questi casi l’accoglienza al Centro ha come obiettivo l’approfondimento della conoscenzadel bambino, dei suoi bisogni e il suo sostegno e accompagnamento, alfi ne di favorire le condizioni migliori per la realizzazione del progetto di affi damento<strong>familiare</strong>.67


L I N E E GUIDA15.2 Prassi-procedure CPI-Emaf nei casi di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>15.2.1 S<strong>it</strong>uazione in cui il minore è presso il Centro per l’Infanziae l’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria, attraverso decreto, disponel’<strong>affidamento</strong> etero<strong>familiare</strong>I passaggi previsti sono:1. il Servizio Sociale terr<strong>it</strong>oriale competente sul caso contatta l’Emaf, il progetto“Il Filo e il Nodo”, e CPI per fissare un primo incontro di presentazione della s<strong>it</strong>uazione:ooooooooooqualora venga individuata una famiglia del progetto “Il Filo e ilNodo” la competenza passa direttamente allo stesso, che gestirà il progettocon il Servizio Sociale;a questo incontro per il CPI partecipano un rappresentante dell’Ufficiodel CPI (direttore e/o coordinatore), il coordinatore del gruppo (incui è inser<strong>it</strong>o il minore), il consulente psicologo età evolutiva oppureneuropsichiatra infantile dell’équipe multiprofessionale, qualora sianocoinvolti;per l’Emaf partecipa un assistente sociale e lo psicologo;in questo contesto va valutata la necess<strong>it</strong>à se predisporre un’osservazionespecifica del minore qualora sia utile ai fini di una valutazioneper l’<strong>affidamento</strong>;a questo primo passaggio, se coinvolti, possono partecipare Servizispecialisti (psicologi, neuropsichiatria infantile ecc..).2. L’Emaf al suo interno svolge una valutazione al fine di individuare la famigliaaffidataria per quel minore:oonella valutazione dell’abbinamento vi è un confronto tra Emaf e coordinatoredel gruppo in cui è inser<strong>it</strong>o il minore.3. Incontro con la famiglia affidataria individuata, l’Emaf, il CPI (rappresentantedell’Ufficio e l’educatore di riferimento) e il Servizio Sociale per la presentazionedel minore.4. Incontro con la famiglia naturale del minore presso l’Emaf, con il ServizioSociale ed il CPI (partecipa un rappresentante dell’Ufficio), con lo scopo di spiegarealla famiglia naturale il progetto di <strong>affidamento</strong> ed il ruolo dell’Emaf.5. Incontro di conoscenza tra famiglia naturale e famiglia affidataria, con lapresenza dell’Emaf (assistente sociale e psicologo), del CPI (un rappresentantedell’Ufficio) e del Servizio Sociale. Durante questo colloquio si programma il momentodi presentazione del bambino alla famiglia affidataria.68


6. Incontro di presentazione tra minore e famiglia affidataria, con la famigliad’origine, qualora possibile e funzionale.7. Il Servizio Sociale comunica al minore il progetto di affido e l’individuazionedella famiglia affidataria da parte dell’Emaf, con la presenza dell’educatore diriferimento del CPI.8. Avvio del programma di avvicinamento tra minore e famiglia affidataria, vienepredisposto un prospetto tra l’équipe di educatori del CPI e gli affidatari; nei primiincontri partecipa solo la coppia poi si inseriscono gli eventuali figli naturali. Nelcorso dell’avvicinamento l’Emaf e CPI si confrontano sull’andamento dello stesso.9. Il Servizio Sociale avvia la procedura per la copertura assicurativa, dovrebbeessere attiva già dal primo giorno dell’avvicinamento. Se il progetto lo prevede,il Servizio Sociale avvia la richiesta amministrativa anche per il servizio di SpazioNeutro.10. Durante il periodo di avvicinamento tra minore e famiglia affidataria le vis<strong>it</strong>econ i gen<strong>it</strong>ori naturali possono subire delle variazioni in base alle esigenze delbambino e/o del progetto:oonella fase di avvicinamento è previsto un passaggio di accompagnamentodel minore da parte dell’educatore del CPI all’ab<strong>it</strong>azione dellafamiglia affidataria.L I N E E GUIDA15.2.2 S<strong>it</strong>uazione di chiusura anticipata del progetto di<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> e passaggio del minore al CPII passaggi previsti sono:1. Il Servizio Sociale contatta il CPI per verificare la disponibil<strong>it</strong>à dello stessoall’accoglienza del minore, a segu<strong>it</strong>o della condivisione con l’ Emaf della conclusionedell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.2. Il Servizio Sociale comunica alla famiglia naturale del passaggio del figlioal CPI, e manterrà il nucleo aggiornato rispetto all’evoluzione della s<strong>it</strong>uazione.3. Il Servizio Sociale e l’Emaf predispongono una relazione da inviare al Tribunaleper i Minorenni (se è presente un decreto) dove vengono specificate lemotivazioni del cambio di progetto.4. Il Servizio Sociale contatta il CPI e l’Emaf per individuare un momento per lapresentazione della s<strong>it</strong>uazione. Per il CPI partecipano un referente dell’Ufficio eil coordinatore del gruppo in cui verrà inser<strong>it</strong>o il minore; per l’Emaf partecipano iprofessionisti che hanno segu<strong>it</strong>o il progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>.5. Incontro di presentazione con CPI (referente dell’Ufficio e coordinatore delgruppo), Emaf, Servizio Sociale e famiglia affidataria; in questa sede si ipotizza69


L I N E E GUIDAla data di arrivo del minore al Centro e le modal<strong>it</strong>à di eventuali vis<strong>it</strong>e/telefonatetra minore e famiglia affidataria.6. Il Servizio Sociale comunica al minore la conclusione dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>ed il seguente inserimento al CPI.7. Vis<strong>it</strong>a del minore al CPI (coordinatore del gruppo e referente dell’Ufficio), vieneaccompagnato dalla famiglia affidataria ed è presente il Servizio Sociale.8. Ingresso del minore al CPI.9. Incontro con la famiglia naturale, CPI (referente dell’Ufficio e coordinatore delgruppo), Servizio Sociale, Emaf, si stabilisce un programma di vis<strong>it</strong>e/telefonatetra minore e famiglia di origine.10. Se necessario si svolge un incontro di approfondimento tra CPI (referentedell’Ufficio, coordinatore gruppo) Servizio Sociale, Emaf (chi ha segu<strong>it</strong>o l’affido),specialisti dei Servizi oppure con lo specialista dell’ Emaf che ha segu<strong>it</strong>o il minore.70


16. LA CONCLUSIONE DEL PROGETTO DI AFFIDAMENTO FAMILIAREL I N E E GUIDAL’obiettivo finale dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> consiste nel rientro del minore nella famigliadi origine. Ciò avviene a segu<strong>it</strong>o del raggiungimento degli obiettivi indicati nel progettodi affido, legati al superamento e/o riduzione delle difficoltà all’interno del nucleo.Parallelamente è da considerare il percorso svolto dal minore affidato all’interno delprogetto di <strong>affidamento</strong>.La conclusione rappresenta un passaggio molto delicato di tutto il progetto, può avvenirein modi e tempi molto diversi da caso a caso e richiede interventi appropriati.In questa fase è necessaria un’accurata preparazione che tenga presente i molteplicisoggetti coinvolti e il profondo significato che tale cambiamento comporta per ciascunodi essi.In alcune circostanze, si possono verificare rientri nella famiglia di origine di minoriche hanno affrontato alcune tappe evolutive all’interno della famiglia affidataria. A talpropos<strong>it</strong>o è da tenere presente che il minore, nel tempo trascorso durante l’esperienzadell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, è cresciuto sia da un punto di vista fisico che emotivo - relazionale.Il minore rientra in famiglia più consapevole dei cambiamenti della stessa, maanche di eventuali lim<strong>it</strong>i e carenze ancora da superare, qualora presenti.La conclusione dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> comporta per tutti i soggetti profondi cambiamentidelle relazioni interpersonali e la necess<strong>it</strong>à di ricostruire nuovi equilibri familiarisia per il nucleo di origine che per quello affidatario. Anche quando il rientro infamiglia corrisponde al desiderio e all’aspettativa del bambino, questo momento èspesso accompagnato da sentimenti di preoccupazione o timore per i nuovi “spazi”che dovrà conquistare o viceversa, una eccessiva idealizzazione dei cambiamentiche potrà trovare. Inoltre il senso di appartenenza che si è costru<strong>it</strong>o nella famigliaaffidataria può rendere questa separazione dolorosa per la presenza di sentimentiambivalenti: la soddisfazione per il rientro in famiglia e il dispiacere per il distacco dallafamiglia affidataria.La chiusura dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> può avvenire, oltre che per la naturale conclusionedel progetto, anche nelle seguenti s<strong>it</strong>uazioni:yyyyModifica del provvedimento dell’ Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria: in alcune s<strong>it</strong>uazioniiI rientro del minore in famiglia viene determinato da una modificadel provvedimento dell’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria (es. accoglimento del ricorso inCorte d’Appello o Cassazione) che determina il rientro dello stesso, nonostantei soggetti ist<strong>it</strong>uzionali non ravvisino il raggiungimento delle condizioniprefissate dal progetto di affido.Raggiungimento della maggiore età del minore: il raggiungimento del-71


L I N E E GUIDAla maggiore età del minore comporta automaticamente la conclusione delprogetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> con l’automatica interruzione dei beneficiamministrativi ed economici collegati.L’esperienza di questi anni ci insegna quanto questo passaggio sia delicatoe importante, in primis per il giovane adulto che si trova nella condizionesociale di piena autonomia, ma anche per la famiglia affidataria il cui ruoloe funzioni cessano.In tale quadro i Servizi, assieme al giovane adulto, possono individuarenuove forme di supporto per la prosecuzione del progetto di v<strong>it</strong>a quali:ooooooattivazione della forma di accoglienza di giovani adulti con la prospettivadi rimanere all’interno della famiglia ex-affidataria consentendo unaprosecuzione della progettazione all’interno di un quadro differente,che punta al percorso di autonomia del ragazzo;attivazione da parte del Servizio Sociale di percorsi indirizzati alla semiautonomia legati a strutture residenziali;rientro del ragazzo presso la famiglia di origine.yyyyLo strumento dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> non è più la risposta ai bisognidel minore: per varie circostanze a volte l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> non diventapiù lo strumento che risponde in maniera adeguata ai bisogni del minore edella sua famiglia di origine. Pertanto la modifica del progetto di <strong>affidamento</strong>può avvenire per sopraggiunta indisponibil<strong>it</strong>à della famiglia affidatarianel proseguire il progetto stesso, oppure per atteggiamenti messi in atto dalminore che impediscono la continuazione.Trasformazione dell’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> in adozione: a fronte di s<strong>it</strong>uazionifamiliari multi-problematiche per le quali si può prevedere una s<strong>it</strong>uazionedi difficile recuperabil<strong>it</strong>à, l’Autor<strong>it</strong>à Giudiziaria può aprire lo stato diadottabil<strong>it</strong>à del minore. In questi casi sarebbe opportuno che l’inserimentodel minore avvenisse in una famiglia affidataria con le caratteristiche e ladisponibil<strong>it</strong>à di famiglia adottiva, al fine di ev<strong>it</strong>are un ulteriore sradicamentodel minore.72


17. L’AFFIDAMENTO SINE DIEL I N E E GUIDAL’affido è caratterizzato dall’essere un provvedimento temporaneo, nella pratica spessoaccade che non si realizzino le condizioni per le quali il minore possa rientrare nellafamiglia di origine, in questi casi si parla di affido sine die.Il progetto sine die, pur in presenza di problematiche croniche e difficilmente superabili(es. malattia mentale, dipendenze, gen<strong>it</strong>ori gravemente defic<strong>it</strong>arii), permette disalvaguardare il rapporto tra il bambino e la sua famiglia di origine, senza giungereall’interruzione defin<strong>it</strong>iva del legame, rispetto a quello che sarebbe successo intraprendendoil percorso dell’adozione.In queste s<strong>it</strong>uazioni il minore si trova a vivere un contesto di “famiglia allargata”: è importanteche il bambino senta che sia i gen<strong>it</strong>ori, sia gli affidatari possano accettare lapresenza di un altro legame dentro di sé. Solo in questo modo potrà sentire la separazionenon come perd<strong>it</strong>a defin<strong>it</strong>iva, ma come un mutamento di rapporto e il periodovissuto nella famiglia affidataria come parte integrante della propria storia personale.18. SENSIBILIZZAZIONE E PROMOZIONE DELL’AFFIDAMENTOFAMILIARELa promozione della disponibil<strong>it</strong>à all’affido e conseguentemente la costruzione diuna rete di nuclei affidatari cost<strong>it</strong>uisce un obiettivo importante del sistema di welfarelocale, per offrire alle famiglie ed ai minori in difficoltà di usufruire di un sostegno d<strong>it</strong>ipo <strong>familiare</strong>.L’équipe per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> r<strong>it</strong>iene importante creare un pensiero e un’attenzioneattorno al tema dell’accoglienza in generale, attraverso un’attiv<strong>it</strong>à diffusa econtinua.L’Emaf da più di un decennio organizza progetti di sensibilizzazione e collaboraper la realizzazione di iniziative di promozione attivate dalle Comun<strong>it</strong>à sul terr<strong>it</strong>orioprovinciale anche con la partecipazione delle associazioni di privato sociale. Sonostati realizzati percorsi di formazione aperti alle famiglie, mostre di pubblicazioni edaudiovisivi, serate di informazione con il contributo di testimonianze ed interventisull’affido.Alcuni progetti hanno avuto come destinatario principale la Scuola. È importanteche anche gli insegnanti possano confrontarsi e approfondire la tematica dell’<strong>affidamento</strong><strong>familiare</strong>, in quanto spesso si trovano ad affrontare minori in <strong>affidamento</strong>,svolgendo un ruolo molto importante.73


BIBLIOGRAFIACambiaso G., “L’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> come base sicura”,collana Le Professioni nel sociale Franco Angeli,Milano,1998.Galli I., intervento al Convegno Internazionale “La cura delle relazioni negli interventi di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>” Trento10-11 febbraio 2011.Grana D.,“ Impariamo a conoscere l’affido dei minori”, Del Cerro, Pisa, 2005.Provincia Autonoma di Trento, 2004, “ Realtà giovanile, servizi ai minori e alle famiglie in provincia di Trento”, Servizioper le Pol<strong>it</strong>iche Sociali.Provincia Autonoma di Trento, 2009, “<strong>Linee</strong> Guida per la scuola e i servizi sociali, <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> e adozionel’inserimento scolastico,Trento.Provincia Autonoma di Trento, 2009, “<strong>Linee</strong> Guida per l’organizzazione del servizio di spazio neutro tempo d’incontro”,Servizio Pol<strong>it</strong>iche Sociali e ab<strong>it</strong>ative, Trento.Provincia di Como, 2005, “<strong>Linee</strong> Guida per l’affido <strong>familiare</strong>”, Assessorato Solidarieta’ Sociale, Como.Regione Puglia, 2007, “<strong>Linee</strong> Guida sull’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong> dei minori”, Assessorato alla Solidarietà.Regione Veneto, 2008, “<strong>Linee</strong> <strong>guida</strong> 2008 per i servizi sociali e sociosan<strong>it</strong>ari, l’affido <strong>familiare</strong> in Veneto”, Assessoratoalle pol<strong>it</strong>iche sociali volontariato e non prof<strong>it</strong>.RIFERIMENTI NORMATIVILegge 4 maggio 1983, n. 184 “ Disciplina dell’adozione e dell’<strong>affidamento</strong> dei minori”.Legge 28 marzo 2001, n. 149 “ Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184 recante Disciplina dell’adozione e dell’<strong>affidamento</strong>dei minori», nonché al t<strong>it</strong>olo VIII del libro primo del codice civile”.Legge 27 maggio 1991, n.176 “Ratifica ed esecuzione della convenzione sui dir<strong>it</strong>ti del fanciullo, fatta a New York il20 novembre”.Legge 20 marzo 2003, n. 77 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sull’esercizio dei dir<strong>it</strong>ti dei fanciulli,fatta a Strasburgo il 25 gennaio 1996”.Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizisociali”.Legge 24 dicembre 2007, n. 244 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (leggefinanziaria 2008).Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegnodella matern<strong>it</strong>à e della patern<strong>it</strong>à, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53”.Carta dei dir<strong>it</strong>ti fondamentali dell’Unione Europea, firmata a Nizza il 7 dicembre 2000.Legge provinciale 12 luglio 1991, n. 14 “Ordinamento dei servizi socio-assistenziali in provincia di Trento”.Legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3 “Norme in materia di governo dell’autonomia del Trentino”.Legge provinciale 27 luglio 2007, n. 13 “Pol<strong>it</strong>iche sociali nella provincia di Trento”.Delibera della Giunta provinciale n. 495 del 13 marzo 2009Oggetto: L. p. 16/93. Art. 21 e 24, integrazione al sistema tariffario provinciale dei servizi di trasporto pubblico.Delibera della Giunta provinciale n. 147 del 4 febbraio 2011Oggetto: modifica delle deliberazioni n. 3122 e n. 3123 di data 30 dicembre 2010 concernenti rispettivamentel’approvazione del modello ICEF per il calcolo delle tariffe agevolate del servizio di orario prolungato nelle scuoledell’infanzia e le disposizioni generali per l’iscrizione e l’ammissione alle scuole dell’infanzia per l’anno scolastico2011/2012.Delibera della Giunta provinciale n. 2327 del 15 ottobre 2010Oggetto: L. p. 7 agosto 2006, n. 5 e relativo regolamento di attuazione. Modifica della deliberazione n. 1639 di data9 luglio 2010, concernente l’approvazione della disciplina relativa al regime tariffario per la fruizione del servizio dimensa per l’anno scolastico e formativo 2010/11.


...prendersi cura con amore...ALLEGATI


L I N E E GUIDAALLEGATO 1 18LA SCHEDA DI PRESENTAZIONE DEL CASOr consulenzar attivazione progetto *QUADRO FAMILIARENome e cognome del minore ...................................................................................................Luogo e data di nasc<strong>it</strong>a ............................................................................................................Percorso scolastico (nido, scuola materna, certificato L. 104) ............. ......................................................................................................................................................................................Nome e cognome del padre .....................................................................................................Luogo e data di nasc<strong>it</strong>a ............................................................................................................Residenza .................................................................................................................................Occupazione .............................................................................................................................Nome e cognome della madre .................................................................................................Luogo e data di nasc<strong>it</strong>a ............................................................................................................Residenza .................................................................................................................................Occupazione .............................................................................................................................Domicilio effettivo ed attuale del minore ......................................................................................................................................................................................................................................Composizione del nucleo di fatto ......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Residenza del nucleo ..................................................................................................................................................................................................................................................................Obiettivo ed eventuale tempistica della richiesta (quali sono i problemi emergenti rifer<strong>it</strong>i allafamiglia e al minore)..................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................* In caso di richiesta di attivazione di un progetto di <strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>, si richiede una relazione specifica(vedi griglia allegata).7618 questa scheda è stata elaborata e condivisa all’interno del Tavolo con gli Assistenti Sociali, ed è attualmente in uso


Documenti allegati (decreti, relazioni di altri servizi…)............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................L I N E E GUIDAEventuali altri Servizi coinvolti e/o interventi attivati............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Altre informazioni utili.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Assistente sociale referente ......................................................................................................Recap<strong>it</strong>o telefonico .................................................................. Fax..........................................Indirizzo e-mail ..........................................................................................................................Data ...................................L’assistente sociale...................................................77


L I N E E GUIDAALLEGATO 2LA SCHEDA DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIAComposizione del nucleo <strong>familiare</strong>CF nome cognome: Luogo e data di nasc<strong>it</strong>a: ..........................T<strong>it</strong>olo di studio: ........................................Settore lavorativo: ....................................CG nome cognome: Luogo e data di nasc<strong>it</strong>a: ..........................T<strong>it</strong>olo di studio: ........................................Settore lavorativo: ....................................FGL nome cognome: Luogo e data di nasc<strong>it</strong>a: ..........................occupazione: ...........................................Coniugati/conviventi dal: ..................................................................Residenza del nucleo e recap<strong>it</strong>i telefonici: ......................................................................................................................................................................................................Quando hanno svolto il percorso: anno .........................................................Famiglia allargata.........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Motivazione all’affidoCambiamento del sé <strong>familiare</strong>Forte ideal<strong>it</strong>à (religiosa o di solidarietà sociale) rCompletamento dell’esperienza <strong>familiare</strong> per la coppia senza figli rCompletamento di un progetto <strong>familiare</strong> interrotto (lutto, interruzione di gravidanza) rDifferenziazione dalla famiglia estesa rAltro: ....................................................................................................................................78


Migliore funzionamento delle relazioni familiariL I N E E GUIDAColmare lo spazio creatosi con l’usc<strong>it</strong>a dei figli grandi rRicercare compagnia per il figlio unico rRiequilibrare uno scompenso nella famiglia affidataria dovuto a cambiamenti logistici(cambio casa) o lavorativi rAltro: ...................................................................................................................................S<strong>it</strong>uazione logistica (ab<strong>it</strong>ativa e organizzativa).........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Presenza di animali: ................................................................................................................Altre esperienze di accoglienza/<strong>affidamento</strong>:es<strong>it</strong>i (eventuali problematiche emerse ecc.).........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Percorso adottivo: ...................................................................................................................Risorse.........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Motivazione per la quale si è scelta questa famiglia per l’abbinamento.........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Note (religione): .......................................................................................................................Professionisti che hanno fatto la conoscenza e valutazione della famigliaPsicologo...................................................................................................................................Assistente sociale......................................................................................................................Professionisti che seguiranno il progetto di affidoPsicologo...................................................................................................................................Assistente sociale .....................................................................................................................79


Fin<strong>it</strong>o di stampare nel mese di ottobre 2011dalla Tipografia Alcione - Lavis


L I N E E GUIDAAffidamento<strong>familiare</strong>in provincia di Trentoo...remor...prendersi cura con amore...SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E ABITATIVEUfficio Centro per l’InfanziaÉquipe multidisciplinare per l’<strong>affidamento</strong> <strong>familiare</strong>38100 TRENTOVia Nicolodi, 19Tel. 0461/493358 - Fax 0461/493363manuela.tonolli@provincia.tn.<strong>it</strong>michela.dipaolo@provincia.tn.<strong>it</strong>

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