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Capitolo XXII - Le Gallerie di Modellismo Più

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umani spaventati dalla guerra, dai colpi <strong>di</strong> cannone, dalle bombe, dai mitragliatori; quellagente che è nata nella guerra e vive solo nella guerra: loro non sanno vivere senza la guerra!“Amigo give me water, give me chocolate”, quante volte hai u<strong>di</strong>to quelle parole e quantevolte il cuore ti stringeva in una morsa <strong>di</strong> dolore, <strong>di</strong> pietà. Tu non hai mai dovuto pregarequalcuno per darti da mangiare, quei bambini invece...Quando sei arrivato, ti ricor<strong>di</strong>? Dicevi fra te e te, “non mi sembra mica che ci sia la guerralaggiù”, poi l’aereo atterrò e lì iniziasti a vedere ciò che non auguri vedere a nessuno.Eppure ricorderai questi giorni, questi amici, questo caldo tremendo che ti ha fatto staremale più <strong>di</strong> una volta. Sei cresciuto in Libano, sei <strong>di</strong>ventato uomo, hai imparato a non averepaura, a sopportare le fatiche e le privazioni.Ricordati tutto Mauro, tutto anche ciò che non vorresti ricordare: quando sarà finita per tesarà ancora guerra, in ogni momento, infatti, combatti un nemico <strong>di</strong>verso, ogni giorno rischi<strong>di</strong> morire dentro.Non ti <strong>di</strong>menticherò Beirut, non te, non la tua gente, non la tua assurda guerra, che ha saputoinsegnarmi ad amare me stesso e gli altri che, come me, cercano <strong>di</strong> andare verso qualcosao qualcuno fra le mille <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ogni giorno.Arrivederci Beirut a quando sarai <strong>di</strong> nuovo la Svizzera del Me<strong>di</strong>o Oriente: voglio sperareinfatti, che la tua gente torni a sorridere, anche se so che non sarà facile.”Al loro rientro a <strong>Le</strong>nta, il tenente Moyersoen poteva esibire con orgoglio uno scudetto, quellodel I plotone in Libano, fatto eseguire da quelli artigiani e che destava l’interesse <strong>di</strong> tutti perla simbologia adottata e la curatezza del lavoro.Era una piastra metallica circolare <strong>di</strong> 12 centimetri<strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro; nella parte superiore della coronacircolare ricavata con l’inscrizione <strong>di</strong> un cerchio <strong>di</strong><strong>di</strong>ametro inferiore <strong>di</strong>viso esattamente a metà, icolori <strong>di</strong> Francia, Italia ed U.S.A. e la scritta“Contingente Italiano in Libano”; nella parte inferioredella corona circolare, la scritta rossa “PlotoneEsploratore Lo<strong>di</strong>” su fondo nero; nel cerchio internoi colori del Libano caricati in tutta la grandezza delsuo verde cedro; su tutto l’aquila <strong>di</strong> “Lo<strong>di</strong>”.La piastra era montata su un tra<strong>di</strong>zionalescudetto <strong>di</strong> legno.Accolti dal generale Francesco Angioni giungevano,agli or<strong>di</strong>ni del tenente Giuseppe Corrado Melillo, gliuomini del II plotone.Per loro l’atmosfera era un po’ <strong>di</strong>versa da quella delI plotone e sostanzialmente molte cose eranocambiate, la più importante delle quali quella delvincolo del volontarismo che era stato rimosso.Nessuno, o quasi, <strong>di</strong> loro infatti, era volontario e ciòaveva semplificato le cose, ma la speranza che aveva mosso gli Italiani in LIbano, andavaattenuandosi: le fazioni ricominciavano a combattersi, e le stesse Forze <strong>di</strong> Pace venivanoogni giorno <strong>di</strong> più coinvolte.Il 4 agosto si era già nell’agone delle pattuglie ma, già il 10 agosto, la situazione <strong>di</strong>venivacosì calda e confusa che le pattuglie dovevano rientrare e le blindo poste al riparo: ci siaspettava il peggio.Tre giorni dopo la buriana passava, ed alle nostre pattuglie si presentavano i segni dellatrage<strong>di</strong>a:“La situazione adesso sembra si sia calmata, non si sentono più i tuoni dei cannoni.Ieri sera ho montato la gur<strong>di</strong>a all’Ospedale Militare, la mia prima guar<strong>di</strong>a qui in Libano. Spero255Il Crest del 1° plotone

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