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Quaderni della Ri-Vista Ricerche per la progettazione del ...

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<strong>Quaderni</strong> <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> <strong>Ri</strong>-<strong>Vista</strong> <strong>Ri</strong>cerche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>progettazione</strong> <strong>del</strong> paesaggioDottorato di ricerca in Progettazione paesistica – Università di Firenzenumero 1 – volume 3 – settembre-dicembre 2004Firenze University PressLA PRESENZA ESOTICA NEL PAESAGGIO.VEGETAZIONE AUTOCTONA ED ESOTICA COME SCELTA PROGETTUALE 1C<strong>la</strong>udia Cassatel<strong>la</strong>*AbstractNegli ultimi anni, in partico<strong>la</strong>re nell’ultimo ventennio, nelle discipline legate al<strong>la</strong> <strong>progettazione</strong> paesistica si èsvolto un vivace dibattito sull’uso <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione autoctona, tra posizioni decisamente favore <strong>del</strong>l’usoesclusivo e posizioni più possibiliste, a<strong>per</strong>te anche all’uso di vegetazione esotica. Il dibattito è internazionale einterdisciplinare e coinvolge diversi ambiti d’intervento, dal giardino al<strong>la</strong> pianificazione.La preferenza <strong>la</strong>rgamente accordata alle specie autoctone ha ragioni soprattutto ecologiche (legate al<strong>la</strong> protezione<strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> biodiversità indigena dalle specie invasive) ma anche paesistiche, ossia legate al rispetto <strong>del</strong>l’immaginetradizionale dei luoghi, tramite l’utilizzo di materiali locali. In realtà entrambe le ragioni hanno numeroseeccezioni, portano a numerosi paradossi nel<strong>la</strong> pratica ed hanno radici più profonde rispetto alle preoccupazioniecologiche emerse negli ultimi decenni.La ricerca analizza il dibattito in chiave storica, prende in considerazione il ruolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione esotica nelpaesaggio, l’uso espressivo nel<strong>la</strong> <strong>progettazione</strong>, le tendenze al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione nei piani, le prospettive a<strong>per</strong>tedai cambiamenti climatici.Parole chiaveautoctonia, alloctonia, vegetazione, esotico, tesi di dottorato.PREMESSENegli ultimi anni, in partico<strong>la</strong>re nell’ultimo ventennio, nelle discipline legate al<strong>la</strong><strong>progettazione</strong> paesistica si è svolto un vivace dibattito sull’uso <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione autoctona,tra posizioni decisamente favore <strong>del</strong>l’uso esclusivo e posizioni più possibiliste, a<strong>per</strong>te ancheall’uso di vegetazione esotica.Il dibattito è internazionale, anche se molto più avvertito nei paesi anglosassoni (in cui è inatto dagli inizi <strong>del</strong> Novecento) e interdisciplinare: vi partecipano botanici, ecologi, agronomie forestali, e progettisti di diversa estrazione (architetti, urbanisti, giardinieri). Essocoinvolge diversi ambiti d’intervento: il giardino, il parco, <strong>la</strong> forestazione urbana, il recu<strong>per</strong>oambientale, <strong>la</strong> pianificazione – rego<strong>la</strong>menti <strong>del</strong> verde e piani <strong>del</strong> verde,…La preferenza <strong>la</strong>rgamente accordata alle specie autoctone ha ragioni soprattutto ecologiche(legate al<strong>la</strong> protezione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> biodiversità indigena dalle specie invasive) ma anchepaesistiche, ossia legate al rispetto <strong>del</strong>l’immagine tradizionale dei luoghi, tramite l’utilizzo dimateriali locali.In realtà entrambe le ragioni hanno numerose eccezioni e portano a numerosi paradossi nel<strong>la</strong>pratica. Inoltre, un’analisi attenta rive<strong>la</strong> che le argomentazioni hanno radici più profonderispetto alle preoccupazioni ecologiche emerse negli ultimi decenni.1 Tesi di Dottorato di ricerca in Progettazione Paesistica, Università di Firenze (XV ciclo, coordinatore: PROF.GIULIO GINO RIZZO), discussa nel settembre 2003, tutor PROF. GABRIELE CORSANI (Università degli studi diFirenze), co-tutor PROF. PAOLO CASTELNOVI (Politecnico di Torino), co-tutor PROF. FRANCESCO CORBETTA(Università degli studi <strong>del</strong>l’Aqui<strong>la</strong>). La tesi ha ricevuto una menzione speciale dal Premio Giardini Hanbury2004.129


OBIETTIVILa ricerca si è posta come obiettivi:- ricostruire il dibattito in corso a livello internazionale; rintracciare i riferimenti culturalie le radici storiche <strong>del</strong> dibattito; analizzare le argomentazioni <strong>del</strong> dibattito dal punto divista applicativo;- analizzare il ruolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione esotica nel paesaggio, in partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong>formazione di alcuni paesaggi culturali e nel<strong>la</strong> loro immagine <strong>per</strong>cepita collettivamente;- analizzare il ruolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione esotica nel progetto, com’è stato inteso ines<strong>per</strong>ienze significative in cui è assunto a tema espressivo.L’obiettivo generale è fornire al progettista strumenti o<strong>per</strong>ativi – intesi come strumenticoncettuali (non liste di piante, già abbondanti nel<strong>la</strong> letteratura) <strong>per</strong> utilizzare i termini diautoctonia ed alloctonia in modo consapevole, da un <strong>la</strong>to <strong>del</strong>le implicazioni ecologiche,dall’altro <strong>del</strong>le implicazioni espressive ed ideali.Data <strong>la</strong> varietà dei temi toccati, non si è teso all’esaustività, ma al<strong>la</strong> completezza <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong>costruzione logica (ad es. i casi analizzati sono rappresentativi, mai esaustivi), ossia al<strong>la</strong>costruzione di una rete concettuale trasversale alle scienze naturali e a quelle umane, alprogetto e al piano.L’ARTICOLAZIONELa ricerca è divisa nelle seguenti parti:- definizione di autoctonia e alloctonia;- storia <strong>del</strong>le introduzioni di piante esotiche;- analisi <strong>del</strong> dibattito suscitato dalle introduzioni, nel<strong>la</strong> società nel suo complesso e nellediscipline progettuali; esemplificazione di ricerche, teorie e realizzazioni chemanifestano intenzioni espressive nell’uso di vegetazione indigena ed esotica;- analisi <strong>del</strong> ruolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione esotica nell’ecosistema, tema <strong>del</strong>le invasioni;- analisi <strong>del</strong> ruolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione esotica nel paesaggio; esemplificazione di paesaggi incui <strong>la</strong> presenza esotica è determinante nell’immaginario collettivo;- analisi <strong>del</strong> dibattito attuale, ossia dopo <strong>la</strong> rivoluzione ecologista: temi chiave inprospettiva internazionale; problema di una definizione “o<strong>per</strong>ativa” di autoctonia ealloctonia;- prospettive a<strong>per</strong>te in un’ottica dinamica: dinamicità <strong>del</strong>l’ecosistema, cambiamenticlimatici, ma anche cambiamenti nei valori collettivi inducono a riconsiderare il tema.Infine si invita a considerare <strong>la</strong> prospettiva che dal punto di vista <strong>del</strong> ruolo paesistico <strong>la</strong>vegetazione esotica debba essere considerata non solo una componente <strong>del</strong>l’ecosistema, maanche come possibile componente “identitaria” dei paesaggi culturali; le riflessioni finalial<strong>la</strong>cciano il tema <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione al dibattito più ampio su identità e alterità nel paesaggio,localismo e globalismo.IL CARATTERE INTERDISCIPLINARELa ricerca ha richiesto l’esplorazione di diversi campi disciplinari: <strong>la</strong> botanica, l’ecologia, <strong>la</strong>storia <strong>del</strong>l’ambiente, <strong>la</strong> storia <strong>del</strong>l’arte dei giardini e <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> <strong>progettazione</strong> paesistica, <strong>la</strong>geografia. I concetti chiave <strong>del</strong> dibattito infatti derivano o hanno attinenza con altre sferedisciplinari, così come gli effetti <strong>del</strong>le scelte progettuali interessano l’ambiente e <strong>la</strong> società inmodi non facilmente <strong>del</strong>imitabili. Pur avvertendo il rischio di su<strong>per</strong>ficialità, si è ritenutopreferibile mantenere <strong>la</strong> complessità <strong>del</strong> discorso, tentando di ricondurre (talvolta “tradurre”)i termini nell’ambito disciplinare <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> <strong>progettazione</strong> paesistica.Anche l’ampio spazio dedicato alle questioni definitorie è considerato indispensabile <strong>per</strong>fornire strumenti concettuali al progettista, e <strong>la</strong> capacità di interagire e non subire le130


indicazioni provenienti dalle altre discipline. Del resto, gli studi sul<strong>la</strong> vegetazione condotti inaltri ambiti non necessariamente curano l’aspetto applicativo o l’aspetto espressivo, cosa cherappresenta invece il nostro specifico disciplinare.Oltre al<strong>la</strong> guida di uno storico, il prof. Gabriele Corsani, si è avuto l’apporto di un es<strong>per</strong>tofitosociologo, il prof. Francesco Corbetta, e di un pianificatore, il prof. Paolo Castelnovi, cheha condotto ricerche teoriche e sul campo sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione sociale <strong>del</strong> paesaggio.GLI STRUMENTITutti i temi sono illustrati con riferimenti bibliografici internazionali, in lingua italiana,inglese e francese; il dibattito tedesco, vivo e fondamentale su questi temi, in parte è statorecu<strong>per</strong>ato grazie alle numerose pubblicazioni in lingua inglese e francese; non sono statitrovati riferimenti a testi in lingua spagno<strong>la</strong> – in ogni caso <strong>la</strong> maggior parte <strong>del</strong>lepubblicazioni di carattere botanico ed ecologico adottano universalmente <strong>la</strong> lingua inglese.I colloqui con specialisti (ad es. il prof. Carlo B<strong>la</strong>si, il prof. Salvatore Gentile, <strong>la</strong> prof.ssaLucia Viegi, e altri) hanno aiutato nell’individuazione dei testi di riferimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> biologiae l’ecologia dei vegetali, il tema <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> biodiversità e <strong>del</strong>le invasioni).Sul tema in generale <strong>del</strong>l’uso <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione autoctona o alloctona nel<strong>la</strong> <strong>progettazione</strong> nonesistono testi specifici, ma <strong>per</strong> lo più dichiarazioni di principio nei manuali o dichiarazioni dipreferenze individuali. Si è sviluppata negli ultimi decenni una riflessione critica condotta siada naturalisti sia da storici, tendente a storicizzare e re<strong>la</strong>tivizzare le posizioni <strong>del</strong> dibattito –convegni internazionali di cui rendiamo conto nel testo.Sul<strong>la</strong> storia <strong>del</strong>l’uso <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione nel<strong>la</strong> <strong>progettazione</strong> sono stati consultati sia manualistorici sia manuali contemporanei sia testi critici. Per ricostruire il dibattito si è fatto ricorsoanche a testi di grande consultazione, enciclopedie e testi divulgativi, poiché interessa nonsolo <strong>la</strong> ricerca avanzata sul tema ma anche il modo in cui essa è recepita dal grande pubblicodei progettisti e dei giardinieri.La ricerca iconografica testimonia questo orizzonte al<strong>la</strong>rgato.Anche sul ruolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione nel paesaggio, non conducendo es<strong>per</strong>imenti su casi studio,ci si è affidati ai testi divulgativi (ad es. gli storici volumi <strong>del</strong> Touring Club Italiano su flora epaesaggio italiano) al<strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong>le immagini collettivamente condivise, in alcuni casi deglistereotipi paesistici.RISULTATIIl risultato <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> ricerca è dunque un’impianto teorico che fa da presupposto a possibiliverifiche applicative, necessariamente interdisciplinari, e che intanto può servire da sistemadi orientamento. Ognuno dei temi potrebbe essere sviluppato in modo più approfondito, conl’ausilio di specialisti di altre discipline, ma l’originalità <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> ricerca sta nell’integrazionedei punti di vista e nel<strong>la</strong> messa in o<strong>per</strong>a di uno schema concettuale, che apre al<strong>la</strong> verifica sulcampo su casi studio. Al momento non è a nostra conoscenza un testo che <strong>per</strong>metta diconfrontare le posizioni di ecologi, progettisti, pianificatori sull’uso <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazioneautoctona ed alloctona in riferimento agli esiti paesistici. Il maggior risultato conseguito èquindi <strong>la</strong> costruzione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> rete di concetti che spiega all’uno le ragioni <strong>del</strong>l’altro, aiutandonelle scelte.Non sono da trascurare altri apporti, ad esempio nell’ambito <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> ricostruzione storica <strong>del</strong>tema <strong>del</strong>le introduzioni, <strong>del</strong>l’uso dei termini vegetazione autoctona ed alloctona, e <strong>del</strong>l’uso<strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione esotica. Al<strong>la</strong> riflessione generale, soprattutto geografica, sull’identitàpaesistica, <strong>la</strong> ricerca offre il tema <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione come possibile chiave <strong>per</strong> analizzarel’introduzione di elementi alloctoni che interagiscono nel<strong>la</strong> formazione <strong>del</strong>l’identità stessa.131


SOMMARIO DEI CAPITOLICAP. 1 L’ESTRANEO È GIÀ QUI: LE INTRODUZIONI DI PIANTE ESOTICHEPer prima cosa offriamo una breve storia dei movimenti <strong>del</strong>le piante ed una cronologia <strong>del</strong>leintroduzioni nell’area mediterranea ed europea, anche <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere al lettore di iniziare adistinguere alcune specie esotiche tra le piante che ci sono più familiari.Il paesaggio mediterraneo è partico<strong>la</strong>rmente ricco di piante naturalizzate in tempi così antichi(trasferite da Fenici, Greci, Romani,…) che gli elenchi di piante esotiche talvolta non leprendono neppure in considerazione. Esiste poi il contingente di piante portate dalleAmeriche, e anche numerose specie introdotte soprattutto nell’Ottocento da tutti i continenti.In alcuni luoghi sono entrate a far parte <strong>del</strong> paesaggio in modo tale che sembrano lì dasempre – anche quando, come ad esempio i mandarini <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> Conca d’Oro, sono presenti daappena un secolo.Quali piante dovremmo considerare “nostre”, e quali “estranee”? Si può tentare undiscrimine temporale, o <strong>per</strong> gradi di naturalizzazione, ma l’ultimo – e più radicale- criterioscientifico è il seguente: è alloctono tutto ciò che è stato introdotto <strong>per</strong> l’azione, diretta oindiretta, <strong>del</strong>l’uomo. L’esotico non esisterebbe senza l’uomo!La distinzione tra autoctonia ed alloctonia è quindi connessa all’idea di naturalità einterferenza antropica.L’introduzione di piante esotiche è avvenuto fin dall’antichità <strong>per</strong> diversi motivi: l’utilità(coltivazione a scopi alimentari, industriali o farmaceutici), <strong>la</strong> preziosità (<strong>la</strong> rarità, spessoconnessa con virtù magiche), il collezionismo (ad es. <strong>la</strong> tulipomania), l’investigazionescientifica e <strong>la</strong> didattica (gli orti botanici, le spedizioni dei “cacciatori di piante”), masoprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> bellezza, il cui possesso è status symbol. Il meticciato <strong>del</strong> paesaggio non èuna conseguenza indesiderata, ma una <strong>del</strong>iberata ricerca progettuale.Figura 1. Jardin des P<strong>la</strong>ntes, Parigi. L’introduzione di piante esotiche a fini decorativi è testimoniata findall’antichità (bassorilievi egizi ed assiro-babilonesi), ma nel XIX secolo, grazie a nuovi mezzi di trasporto e anuove tecniche, crebbe enormemente. I giardini d’inverno pubblici e i giardini botanici attraevano molti visitatoricuriosi di conoscere le novità botaniche, speso provenienti da paesi coloniali.132


CAP. 2 ATTEGGIAMENTI CULTURALI E SENTIMENTI COLLETTIVI, RICERCHE E TEORIEPROGETTUALI SULLA VEGETAZIONE AUTOCTONA ED ESOTICAFin dall’antichità l’introduzione di specie esotiche ha suscitato sospetti e polemiche, el’atteggiamento nei confronti <strong>del</strong>l’esotico è oscil<strong>la</strong>to tra l’attrazione e <strong>la</strong> repulsione. Leintroduzioni sono state considerate un’inutile ostentazione, innaturali e inefficaci, o inveceun arricchimento. Si è teorizzata <strong>la</strong> su<strong>per</strong>iorità <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione autoctona, autosufficiente,consona al paesaggio, richiamo di immagini familiari e di valori antichi, e si è deprecatal’invadenza <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione esotica.E’ possibile rintracciare questi atteggiamenti nei testi dei naturalisti, dei cultori <strong>del</strong> giardino,e in seguito nei manuali di <strong>progettazione</strong>. Ma nel dibattito disciplinare ci sono echi dei“sentimenti” collettivi <strong>del</strong>le varie epoche, cui si rial<strong>la</strong>cciano mode (come l’orientalismo),ideologie (ad es. il nazismo) e movimenti d’opinione, sfondi teorici scientifici (ad es.l’evoluzionismo) e filosofici. Alcuni di questi fenomeni, anche quando non disciplinari,hanno generato le idee presenti nel dibattito attuale, ed è importante tenerli presenti poichémostrano che fin dall’inizio le tematiche scientifiche e i sentimenti ispirati dal nuovo e daldiverso sono intrecciati.In molti casi i progetti di paesaggio attingono alle risorse <strong>del</strong> mondo vegetale senzapartico<strong>la</strong>re attenzione al tema <strong>del</strong>l’autoctonia. Ma esistono casi in cui esso è ben presente, eanzi è il tema <strong>del</strong> progetto – cioè casi in cui si vuole realizzare un paesaggio “indigeno”(tipico, vernaco<strong>la</strong>re) o invece “esotico”, e <strong>la</strong> scelta vegetale ne consegue.I casi più emblematici sono quelli in cui non esiste un solo autore, con <strong>la</strong> propriaintenzionalità, ma un uso collettivo che porta al<strong>la</strong> creazione di specifici paesaggi: è il caso,ad esempio, <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> “<strong>Ri</strong>viera <strong>del</strong>le Palme”, <strong>la</strong> cui immagine, legata al<strong>la</strong> flora esotica, è il fruttodi una gara di emu<strong>la</strong>zione tra centri rivieraschi al<strong>la</strong> ricerca di una connotazione di paesaggiomediterraneo caldo. Un’identità costruita ricorrendo ad elementi di alterità –le palmeesotiche-.Figura 2. Le palme <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> celebre Promenade du Midi, Nizza. L’acclimatazione di piante esotiche ha <strong>per</strong>messo al<strong>la</strong><strong>Ri</strong>viera di caratterizzarsi, fin dal XIX secolo, come luogo dal clima partico<strong>la</strong>rmente mite. Il lungomare con lepalme è un’invenzione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> fine <strong>del</strong> secolo, diventata un topos <strong>del</strong> paesaggio rivierasco.133


Il caso opposto è quello di utilizzo di elementi autoctoni <strong>per</strong> rafforzare o recu<strong>per</strong>are l’identitàbasata su elementi tradizionali; anche in questo caso spesso <strong>la</strong> finalità è turistica, e talvolta lespecie utilizzate dispiacerebbero al purista, <strong>per</strong>ché si privilegia il “tipico” rispetto al“nativo”.Più chiaro il caso di paesaggi “d’autore” – giardini, parchi, sistemazioni di cui è possibileleggere le motivazioni e gli esiti. Alcuni autori hanno <strong>per</strong>sino costruito teorie sull’uso <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong>vegetazione, pur non applicandole al<strong>la</strong> lettera…Si spazia dal giardino come luogo <strong>del</strong>l’esotismo <strong>per</strong> eccellenza, al il giardino specchio <strong>del</strong>paesaggio, al giardino emblema <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> nazione, al giardino luogo di incrocio e convivenza<strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> diversità. Molti progetti che si ispirano a queste teorie hanno un esplicito intentodidattico.CAP. 3 IL RUOLO PAESISTICO DELLA VEGETAZIONE ESOTICADal punto di vista naturalistico, <strong>la</strong> migrazione e l’ibridazione fanno parte dei meccanismi cheproducono biodiversità, ma una migrazione naturale è considerata nell’ordine <strong>del</strong>le cose,mentre una migrazione indotta dall’uomo è un’interferenza.Ci si può chiedere se <strong>la</strong> presenza di nuove specie arricchisca <strong>la</strong> flora locale (concetto diricchezza floristica), <strong>la</strong> diversità biologica o ambientale: non esistono risposte genericamenteunivoche, e sono possibili tutti i casi. Dal punto di vista ecologico, una specie esotica puòessere, all’intero <strong>del</strong>l’ambiente in cui è introdotta, invadente (sottraendo habitat alle altre), oinvece vicariante (sostituendo una specie locale all’interno <strong>del</strong>l’associazione vegetale diriferimento), rimanere iso<strong>la</strong>ta o formare nuovi gruppi con altre specie, o restaresemplicemente una presenza “accidentale” ed effimera, destinata a scomparire se noncoltivata dall’uomo.Il ruolo ecosistemico non è attribuibile al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> pianta, ma dipende dal luogo in cui vienecollocata; in ogni caso, non si può dire che possa essere solo di estraneità. Alcuni paesaggihanno visto un incremento di diversità ambientale - e, in definitiva, paesistica- in seguitoall’introduzione di specie da parte <strong>del</strong>l’uomo, mentre altri hanno subito un impoverimento.E’ difficile valutare <strong>la</strong> presenza esotica in cifre. I botanici forniscono, <strong>per</strong> luoghi o regioni,elenchi floristici, da cui si può desumere il numero di specie presenti, e <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale dispecie esotiche. Ma, dal punto di vista <strong>del</strong> paesaggio, importa poco il numero di specie, eforse anche l’estensione <strong>del</strong>l’areale reale (altro dato generalmente disponibile);interesserebbe maggiormente una carta dei paesaggi vegetali, che non esiste.Per l’Italia è disponibile una carta <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione reale, ed è in preparazione una carta<strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> vegetazione potenziale. <strong>Ri</strong>sulta che 2/3 <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> nostra vegetazione è sinantropica (quinditendenzialmente cosmopolita), e <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di specie esotiche oscil<strong>la</strong>, a seconda degliautori, tra il 9,4 e il 16,9%, <strong>per</strong>centuali molto alte. Di queste specie è spesso possibileconoscere l’origine e <strong>la</strong> data presunta d’introduzione.Dopo aver analizzato il possibile ruolo di una specie esotica all’interno di un ecosistema,occorre valutare il possibile significato secondo fattori di tipo culturale, estetico, <strong>per</strong>cettivo,semiotico.Alcune piante sono diventate presenze irrinunciabili in forza <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> loro valenza simbolica,altre sono in via di sparizione avendo <strong>per</strong>so l’uso originario ma <strong>la</strong>sciando qualche rimpianto,altre sono semplicemente apparse e scomparse seguendo le mode.Probabilmente è impossibile prevedere il successo di una specie, ma si può tentare unoschema di comprensione: in primo luogo il ruolo ecologico, in secondo luogo il ruolo visuale<strong>per</strong>cettivo, in terzo luogo il ruolo semiotico.134


Figura 3. Fichi d’india e agavi in una Granada pittoresca (Acquaforte di Stephen James Ferris, 1881 ca.).Entrambe le piante sono state introdotte dal Nuovo Mondo e si sono naturalizzate sulle coste <strong>del</strong> Mediterraneo,fino a essere considerate, come in questa incisione, elementi caratteristici <strong>del</strong> paesaggio. In alcuni luoghi, come <strong>la</strong>Sicilia, il fico d’india ha anche rappresentato una risorsa economica: “pane dei poveri”, foraggio <strong>per</strong> gli animali,recinzione dei campi.Figura 4. Cipressi e pini domestici, Maremma. Due piante di introduzione antica (c<strong>la</strong>ssficate come “esotichec<strong>la</strong>ssiche”), <strong>la</strong> prima naturalizzata, <strong>la</strong> seconda non ancora, entrambe ormai entrate a far parte <strong>del</strong>l’identità toscanae in partico<strong>la</strong>re maremmana.135


CAP. 4 L’ATTUALITÀ DEL DIBATTITO, LE AZIONI IN ATTO E LE AZIONI POSSIBILIDa un <strong>la</strong>to <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> crescente omologazione <strong>del</strong> paesaggio, dall’altro <strong>la</strong>consapevolezza <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> <strong>per</strong>dita di biodiversità dovuta all’azione antropica, hanno portato aduna richiesta sociale di maggior “naturalità” e attenzione al contesto.Con l’ampliarsi dei campi in cui è richiesto un progetto di paesaggio si amplia anche ilcampo <strong>del</strong> nostro dibattito: dal giardino al parco e al paesaggio.Come si è visto, il dibattito sull’uso di vegetazione autoctona ed alloctona è di lunga data,ma <strong>la</strong> nascita e <strong>la</strong> diffusione degli studi ecologici hanno portato ad un cambiamento diregistro: ora il problema sembra porsi come esclusivamente scientifico, mentre leargomentazioni devono ancora molto al passato, richiamando aspetti estetici, didattici,ideologici, tra i quali talvolta si fa confusione.Per ciascuno di questi aspetti (<strong>la</strong> funzionalità <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> pianta, l’aspetto estetico, aspetti didattici,motivazioni ideologiche) esistono casi che testimoniano a favore e contro l’uso divegetazione autoctona o esotica.Il dibattito non è solo teorico, ha ricadute pratiche nel<strong>la</strong> diffusione di comportamenti enell’attività dei progettisti, ma soprattutto dal momento in cui si traduce in rego<strong>la</strong>menti estrumenti che limitano <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione e l’utilizzo <strong>del</strong>le piante, e che talvolta conducono adeffetti paradossali.Esistono invece casi in cui sono proprio le specie non native ad essere oggetto di protezione,<strong>per</strong> motivi paesistici, ed esistono casi in cui le motivazioni di tipo ecologico e quelle di tipoculturale sono in a<strong>per</strong>to conflitto.In generale, sembra opportuno tener presente il contributo che l’alterità può aver dato al<strong>la</strong>stessa identità locale. Regole pregiudiziali quali “autoctone sì, alloctone no” appaionoinadeguate al<strong>la</strong> complessità <strong>del</strong> reale. La stessa definizione di autoctonia data dal<strong>la</strong> scienzanon può essere o<strong>per</strong>ativa, ma soprattutto è essa stessa frutto di scelte che sonoimplicitamente progettuali; inoltre il ricorso all’autoctonia talvolta è uno slogan che rispondead altre esigenze, ad esempio al richiamo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> tradizione.Figura 5. Aranci in una campagnapromozionale <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> Regione Sicilia. Tutti gliagrumi sono stati introdotti dall’Oriente.Limone e arancio amaro furono diffusinell’Europa meridionale dagli Arabi, mentretutte le specie e le varietà commestibili(arancio dolce, mandarino, ecc.) sonointroduzioni ottocentesche, anche in Sicilia,dove sono rapidamente diventate unacoltivazione redditizia e un simbolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong>regione esportato in tutto il mondo.136


Sembra più opportuno stabilire di volta in volta quale tipo di vegetazione è utile ai fini <strong>del</strong>progetto. In base agli obiettivi, che possono essere discussi e confrontati con le immaginimentali e le attese collettive, si può ricorrere al<strong>la</strong> definizione opportuna <strong>del</strong>le specieoccorrenti: genericamente tipiche o invece ecotipiche, appartenenti al<strong>la</strong> vegetazione reale opotenziale…. La chiarezza degli obiettivi aiuterà il dialogo con gli specialisti.Sosteniamo quindi <strong>la</strong> responsabilità <strong>del</strong> progetto nel<strong>la</strong> scelta, che non può essere invece“data” dagli elenchi floristici.CAP. 5 AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO NEL PAESAGGIOL’aspetto più problematico, dal punto di vista applicativo, <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> definizione di speciealloctona, è che essa tende a conge<strong>la</strong>re <strong>la</strong> situazione, negando quasi (e qualcuno lo negaesplicitamente) <strong>la</strong> possibilità che possano esserci ancora migrazioni e speciazioni “naturali”,“lecite”. Invece l’ambiente non solo è dinamico, ma sta subendo cambiamenti che, benchè“innaturali” <strong>per</strong>ché indotti dall’uomo, non possono essere ignorati. Sono ormai un dato difatto il cambiamento climatico, <strong>la</strong> migrazione di specie termofile verso nord, lo spostamentodi areali di coltivazione. L’apparato concettuale “autoctone sì, alloctone no” ci <strong>la</strong>scia inposizione difensiva e privi di strumenti <strong>per</strong> trattare questi cambiamenti.Dal darwinismo discendeva l’idea che ogni specie fosse <strong>la</strong> “migliore possibile” in undeterminato ambiente, ma <strong>la</strong> scienza successiva, in partico<strong>la</strong>re il neo-darwinismo (o Ecologia<strong>del</strong> Caos), pone l’accento piuttosto sul<strong>la</strong> casualità <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> selezione naturale, e sul<strong>la</strong>transitorietà: in termini dinamici <strong>la</strong> biodiversità attuale è solo un momento in un flusso. Perquasto si è passati dal concetto di conservazione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> biodiversità a quello di preservazionedei meccanismi che <strong>la</strong> producono.Non si può ignorare nemmeno il fatto che <strong>la</strong> scienza sta già affrontando il Global Changecon gli strumenti <strong>del</strong> miglioramento genetico (in partico<strong>la</strong>re in campo agronomico), maanche le specie così prodotte suscitano sentimenti contradditori facendo scattare, come lespecie esotiche ed ibride, i criteri di giudizio purezza/alterazione.Cambia l’ambiente, ma cambiano anche gli schemi simbolici con i quali lo <strong>per</strong>cepiamo, esembrano assumere peso concetti e valori a<strong>per</strong>ti verso <strong>la</strong> diversità, l’ibridazione, ilcambiamento.La globalizzazione e <strong>la</strong> deterritorializzazione spingono a due atteggiamenti estremi: da un<strong>la</strong>to il localismo (ripiegamento sul locale, enfasi sulle radici, difesa <strong>del</strong>lo status), dall’altro ilglobalismo (cfr. le considerazioni di Harvey sul<strong>la</strong> Postmodernità: “cavalcare <strong>la</strong> tigre” <strong>del</strong>cambiamento, enfasi sul<strong>la</strong> pluralità, <strong>la</strong> compresenza di elementi anche contraddittori, <strong>la</strong>contaminazione…). Anche <strong>la</strong> <strong>progettazione</strong> paesistica rispecchia questi atteggiamenti (cfr. adesempio il giardino “vernaco<strong>la</strong>re”, fonte di “familiari immagini” e invece il giardino“p<strong>la</strong>netario”, rappresentazione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> storia di migrazione e ibridazione <strong>del</strong> pianeta).Nll’idea di giardino “p<strong>la</strong>netario” c’è una fondamentale differenza rispetto al giardinoeclettico <strong>del</strong>l’Ottocento: se allora esso par<strong>la</strong>va, attraverso le piante esotiche, di un altrovelontano, questo par<strong>la</strong> invece <strong>del</strong>l’altrove che è gia qui, tra noi, nel nostro paesaggio. Unasorta di “autoesotismo” che, a ben vedere, è lo stesso sentimento di base <strong>del</strong>l’atteggiamentoopposto, <strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong> “tipico” nel paesaggio che dovrebbe essere nostro.Il paesaggio è spazio tanto <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> ricerca <strong>del</strong>l’identità quanto <strong>del</strong>l’esplorazione <strong>del</strong>l’alterità. Ilprogetto che vuole ricercare consapevolmente <strong>la</strong> novità e l’esotico può tener conto di alcuniinsegnamenti ed avvertenze che vengono sia dalle “regole <strong>del</strong>l’arte” che dalle “regole <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong>biologia”, ma soprattutto deve riflettere sul significato e il valore <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> diversità e<strong>del</strong>l’innovazione nel paesaggio.Dal<strong>la</strong> ricerca compiuta giungono non regole, ma un aumento di consapevolezza <strong>del</strong>leconseguenze <strong>del</strong>le scelte, che, piuttosto che limitare, consente di al<strong>la</strong>rgare le possibilitàcreative.137


Figura 6. “Bitton: part of the p<strong>la</strong>n of the garden near house for flowers and shrubs”, in William Robinson, TheEnglish Flower Garden. L’eclettismo vegetale ha caratterizzato una lunga fase <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> storia <strong>del</strong> giardino. I manuali<strong>del</strong> XVIII e XIX secolo illustrano come disporre le piante esotiche in modo da metterne in evidenza <strong>la</strong>“singo<strong>la</strong>rità”, quindi tramite <strong>la</strong> collezione di esemp<strong>la</strong>ri unici nel<strong>la</strong> parte <strong>del</strong> giardino più vicina all’abitazione, coneffetti di miscel<strong>la</strong>nea di forme e colori talvolta poco armoniosi.138


Fig.ura 7. “Effect of native Ferns inForeground. From a photography by MissWillmott”, in William Robinson, TheEnglish Flower Garden. Queste “felcinative in primo piano” ben rappresentano<strong>la</strong> sco<strong>per</strong>ta <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> natura vicina, domestica,<strong>per</strong>sino “umile” come elementodecorativo, databile solo al<strong>la</strong> fine<strong>del</strong>’Ottocento come reazione al<strong>la</strong> stagione<strong>del</strong>l’esotismo. In realtà, in molti casi lepiante native andranno a comporre unulteriore quadro <strong>del</strong> giardino eclettico.Fig.ura 8. “Narcissus in turf at WarleyP<strong>la</strong>ce”, in William Robinson, The EnglishFlower Garden. William Robinson vieneconsiderato il padre <strong>del</strong> wild garden eanche <strong>del</strong> cosiddetto “giardino naturale”,ossia composto da piante capaci di cresceresenza cure, quindi “naturalmente”. Ciò èstato considerato sinonimo di autoctonia,mentre in realtà Robinson propugnaval’uso di piante esotiche rustiche capaci diacclimatarsi e arricchire <strong>la</strong> vegetazionelocale con nuovi colori ecc., come questinarcisi accanto ad una vecchia quercia,quasi simbolo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> flora britannica.139


INDICE DELLA TESIIntroduzione1 L’ESTRANEO È GIÀ QUI: LE INTRODUZIONI DI PIANTE ESOTICHE1.1 “indigeno” o “alieno”? Distinguere e c<strong>la</strong>ssificare, una questione non solo diterminologia1.1.1 Indigenato ed esoticità: le definizioni linguistiche1.1.2 Specie autoctona o specie alloctona: le definizioni <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> scienza1.1.3 Una questione di “naturalità”: l’intervento umano come fattore decisivo1.1.4 Immigrati, invasori e barboni <strong>del</strong> mondo vegetale1.2 L’introduzione di piante esotiche: scopi, momenti e caratteri salienti1.2.1 I movimenti <strong>del</strong>le piante1.2.2 Le fonti sul<strong>la</strong> storia <strong>del</strong>le introduzioni1.2.3 Una sintetica cronologia <strong>del</strong>le piante “mediterranee” ed “italiane”1.2.4 I moventi <strong>del</strong>le introduzioni1.2.5 Le introduzioni <strong>per</strong> l’agricoltura1.2.6 Le introduzioni <strong>per</strong> usi forestali1.2.7 Le introduzioni <strong>per</strong> scopi scientifici e didattici e gli orti botanici1.2.8 Le introduzioni <strong>per</strong> scopi ornamentali1.2.9 Il collezionismo botanico1.2.10 Le introduzioni involontarie e le invasioni di piante esotiche2 ATTEGGIAMENTI CULTURALI E SENTIMENTI COLLETTIVI, RICERCHE E TEORIEPROGETTUALI SULLA VEGETAZIONE AUTOCTONA ED ESOTICA2.1 I temi comuni e ricorrenti2.1.1 La c<strong>la</strong>ssificazione <strong>del</strong> mondo e <strong>del</strong> nuovo: esotico e esotismo2.1.2 Il fascino <strong>del</strong>l’esotico come status symbol: dall’aristocrazia dei fioriall’esotismo <strong>per</strong> tutti2.1.3 La conoscenza scientifica, possesso <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> natura e <strong>del</strong> mondo2.1.4 La poesia <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> natura a scopi didattici2.1.5 Meraviglia e diffidenza: <strong>per</strong>icolosità e malvagità <strong>del</strong>l’alien2.1.6 Una patria vegetale: le specie “bandiera”2.1.7 Universalismo: <strong>la</strong> convivenza possibile tra i popoli e le piante2.1.8 Old-fashioned p<strong>la</strong>nts: <strong>la</strong> difesa <strong>del</strong> paesaggio familiare e il “diritto diprecedenza”2.1.9 L’integrità <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> razza e <strong>del</strong> paesaggio: “ognuno a casa sua”2.1.10 La natura “naturale”: le piante più adatte e le introduzioni “contro natura”2.1.11 Arricchimento o impoverimento?2.2 La vegetazione esotica nel progetto: quale, e come?2.3 La ricerca di identità o alterità espressa dal<strong>la</strong> vegetazione2.3.1 <strong>Ri</strong>cerche e teorie progettuali2.3.2 Realizzazioni collettive3 IL RUOLO PAESISTICO DELLA VEGETAZIONE ESOTICA3.1 Il ruolo nell’ecosistema3.1.1 Da accidentale a naturale: il processo di naturalizzazione3.1.2 <strong>Ri</strong>cchezza e diversità3.1.3 L’integrazione3.1.4 L’invasività3.1.5 L’ibridazione140


3.2 La presenza esotica in cifre3.2.1 I dati sul<strong>la</strong> flora3.2.2 La vegetazione e il paesaggio vegetale3.3 Luoghi e piante in Italia3.3.1 Luoghi e paesaggi caratterizzati da presenze “esotiche”3.3.2 Come una pianta entra nel paesaggio: “biografie” esemp<strong>la</strong>ri3.4 Il ruolo nel contesto paesistico: <strong>per</strong>cezione e significato3.4.1 Al<strong>la</strong> ricerca dei fattori <strong>del</strong> successo di una specie3.4.2 Al<strong>la</strong> ricerca di uno schema di valutazione <strong>del</strong> ruolo paesistico4 L’ATTUALITÀ DEL DIBATTITO, LE AZIONI IN ATTO E LE AZIONI POSSIBILI4.1 L’attualità <strong>del</strong> dibattito4.1.1 I rischi di <strong>per</strong>dita <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> diversità: dal<strong>la</strong> biodiversità al<strong>la</strong> diversità paesistica4.1.2 Le argomentazioni pro e contro l’uso di vegetazione autoctona ed esotica4.1.3 Ambiti diversi, regole diverse?4.1.4 I poli <strong>del</strong> dibattito: identità / diversità, locale / globale, ecologia / ideologia4.2 Le azioni in atto e le azioni possibili4.2.1 I rego<strong>la</strong>menti: <strong>la</strong> protezione <strong>del</strong>le specie indigene e <strong>la</strong> messa al bando <strong>del</strong>lespecie esotiche4.2.2 Dalle intenzioni alle conseguenze, i paradossi4.2.3 Un problema di opportunità: quando il locale è esotico4.2.4 La definizione di esotico come responsabilità progettuale5 AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO DEL PAESAGGIO5.1 I cambiamenti <strong>del</strong>l’ecosistema5.1.1 Il Global Change: “Arrivano le palme, spariscono gli abeti”5.1.2 Le conseguenze dei cambiamenti climatici sul paesaggio agrario5.1.3 L’adattabilità <strong>del</strong>le specie e l’intervento <strong>del</strong> genetista miglioratore5.1.4 Il cambiamento “naturale”: tra Paleoecologia e previsioni <strong>del</strong> futuro5.1.5 La successione ecologica: dal mo<strong>del</strong>lo c<strong>la</strong>ssico al<strong>la</strong> teoria dei disturbi5.1.6 Dall’ecologia <strong>del</strong> caos al<strong>la</strong> protezione dei processi dinamici5.1.7 L’alloctono nei cambiamenti naturali5.2 I cambiamenti dei valori simbolici5.2.1 La visione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> natura5.2.2 La visione <strong>del</strong> paesaggio: complessità, dinamicità, e ruolo <strong>del</strong>l’uomo5.2.3 I mediatori culturali: diversità, ibridazione, cambiamento5.2.4 Segnali espressi nel<strong>la</strong> <strong>progettazione</strong> paesistica5.2.5 Identità e alterità nel paesaggio5.3 Il progetto <strong>del</strong> cambiamentoAPPARATIGlossarioPiante introdotte nel paesaggio italiano<strong>Ri</strong>ferimenti bibliograficiBibliografia ragionataFonti <strong>del</strong>le illustrazioni141


* Dottore di <strong>Ri</strong>cerca in Progettazione paesistica, Università di Firenze.BIBLIOGRAFIA ESSENZIALEBENZI FABIO, BERLIOCCHI LUIGI, Paesaggio Mediterraneo. Metamorfosi e storiadall’antichità prec<strong>la</strong>ssica al XIX secolo, Federico Motta Editore, Mi<strong>la</strong>no 1999.BLASI C., DI MARZIO P. (a cura di), Sistema Biodiversità Italia: stato <strong>del</strong>le conoscenze sul<strong>la</strong>Biodiversità in Italia, Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> tute<strong>la</strong> <strong>del</strong> Territorio, Direzione <strong>per</strong> <strong>la</strong>Conservazione <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> Natura 2002.CAMUSSI A., RACCHI M. L., Prospettive di miglioramento genetico <strong>per</strong> l’adattabilità, “IGeorgofili”, vol. XLII, 1995.CASSATELLA CLAUDIA, Presenze esotiche nel paesaggio italiano, “Controspazio”, 5,Gangemi, Roma 2001.CASSATELLA CLAUDIA, Presenze esotiche nel paesaggio e <strong>progettazione</strong> paesistica: undibattito tra ecologia e ideologia, “Natura e Montagna”, anno XLIX, 2, Unione BologneseNaturalisti, Bologna 2002.CASSATELLA CLAUDIA, Vegetazione autoctona ed alloctona, “<strong>Quaderni</strong> <strong>del</strong> Dottorato di<strong>Ri</strong>cerca in Progettazione Paesistica”, n. 1, vol.2, Florence University Press, Firenze, 2004.CIANCIO O., MERCURIO R., NOCENTINI S., Le specie forestali esotiche nel<strong>la</strong> selvicolturaitaliana, “Annali <strong>del</strong>l’Istituto s<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Selvicoltura”, 12-13, Arezzo 1981-82.CLÉMENT GILLES, Le Jardin P<strong>la</strong>netaire, catalogo <strong><strong>del</strong><strong>la</strong></strong> mostra, Parigi sett. 1999 - gen. 2000,Albin Michel, Paris 2000.CORBETTA FRANCESCO, <strong>Ri</strong>flessioni e considerazioni sull'uso di specie esotiche nel<strong>la</strong>forestazione e nell'impianto <strong>del</strong> verde urbano, “Informatore Botanico Italiano”, vol. 5, 1973.CROSBY ALFRED W., The Columbian Exchange. Biological and Cultural Consequences of1492, Greenwood Press, Westport (Conn) 1972; tr. it. Lo scambio colombiano. Conseguenzebiologiche e culturali <strong>del</strong> 1492, Einaudi, Torino 1992.CROSBY ALFRED W., Ecological Im<strong>per</strong>ialism. The Biological Expansion of Europe 900-1900, Cambridge University Press, Cambridge, 1986; tr. it., Im<strong>per</strong>ialismo ecologico.L'espansione biologica <strong>del</strong>l'Europa 900-1900, Laterza, Roma/ Bari, 1988.GENTILE SALVATORE (a cura di), Scambi floristici fra vecchio e nuovo Mondo: riflessi agroselvicolturalie impatti naturalistico-ambientali e paesaggistici, Atti <strong>del</strong> ConvegnoInternazionale, Genova 22-23 aprile 1991, Sagep, Genova [1994].[GIACOMINI VALERIO, FENAROLI LUIGI], La flora, Conosci l’Italia vol. II, Touring ClubItaliano, Mi<strong>la</strong>no 1958.GOULD STEPHEN J., An Evolutionary Perspective on Strengths, Fal<strong>la</strong>cies, and Confusions inthe Concept of Native P<strong>la</strong>nts, in J. Wolschke-Bulmahn (a cura di), “Nature and Ideology.Natural Garden Design in the Twentieth Century”, atti <strong>del</strong> Dumbarton Oaks Colloquium onthe History of Landscape Architecture XVIII, Dumbarton Oaks Research Library andCollection, Washington DC 1997.GROVES R.H., DI CASTRI F. (a cura di), Biogeography of Mediterranean Invasions,Cambridge University Press, Cambridge/ New York/ Port Chester/ Melbourne/ Sydney1991.KENDLE A.D., ROSE J.E., The aliens have <strong>la</strong>nded! What are the justifications for 'native only'policies In <strong>la</strong>ndscape p<strong>la</strong>ntings?, “Landscape and Urban P<strong>la</strong>nning”, 47, Elsevier, Amsterdam2000.MAHAUD JEAN, Représentations artistiques, processus sociaux et <strong>per</strong>ception des paysages.Pin maritime et cyprès de Lambert dans le Morbihan, “Les Cahiers de <strong>la</strong> recherchearchitecturale et urbaine”, 4, 2000.MANIERO FEDERICO, Fitocronologia d’Italia, Leo S. Olschki, Firenze 2000.MASSA ROBERTO, INGEGNOLI VITTORIO (a cura di), Biodiversità, estinzione econservazione. Fondamenti di ecologia <strong>del</strong> paesaggio, UTET Libreria, Torino 1999.142


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