13.07.2015 Views

Secondo rapporto sulle imprese cooperative - Unioncamere

Secondo rapporto sulle imprese cooperative - Unioncamere

Secondo rapporto sulle imprese cooperative - Unioncamere

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

IL PRESENTE RAPPORTO È STATO REALIZZATO DA UN GRUPPO DI LAVORO DELL’ISTITUTO G. TAGLIACARNECOORDINATO DA GIUSEPPE CAPUANO (DIRIGENTE AREA STUDI E RICERCHE) E COMPOSTO DA CORRADO MARTONE EDANIELA PANNA.2


INDICEPREMESSA ........................................................................................................................................ 3PARTE PRIMA ‐ LE COOPERATIVE: ASPETTI TERRITORIALI E SETTORIALI................. 51.1 LO SCENARIO DI RIFERIMENTO ................................................................................................ 61.1.1 Alcune indicazioni di sintesi <strong>sulle</strong> performance delle <strong>cooperative</strong> .................................................... 61.1.2 La “longevità” delle <strong>cooperative</strong> in Italia.......................................................................................... 71.2 LE DINAMICHE RECENTI DEL TESSUTO IMPRENDITORIALE COOPERATIVO ........................ 111.2.1 La distribuzione settoriale delle <strong>cooperative</strong>.................................................................................... 141.3 LE PREVISIONI OCCUPAZIONALI NELLE COOPERATIVE......................................................... 171.4 LE COOPERATIVE “ROSA” ....................................................................................................... 28PARTE SECONDA ‐ L’ALBO DELLE COOPERATIVE..................................................... 342.1 LA GENESI DELL’ALBO............................................................................................................. 352.2 LA STRUTTURA DELL’ALBO ..................................................................................................... 372.2.1 Le <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente............................................................................................. 392.2.2 Le <strong>cooperative</strong> “diverse”.................................................................................................................. 592.3 LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE COOPERATIVE ISCRITTE ALL’ALBO .................... 61PARTE TERZA ‐ APPROFONDIMENTO: LE BANCHE COOPERATIVE........................... 673.1 LA DISCIPLINA DELLE BANCHE COOPERATIVE....................................................................... 683.2 L’ALBO DELLE BANCHE COOPERATIVE. ................................................................................. 693.3 LA DIMENSIONE DEL CREDITO ............................................................................................... 703.3.1 Le Banche di Credito Cooperativo ................................................................................................... 703.3.2 Le Banche Popolari.......................................................................................................................... 75APPENDICE STATISTICA ............................................................................................ 79RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI....................................................................... 864


PARTE PRIMALE COOPERATIVE:ASPETTI TERRITORIALI E SETTORIALI5


1.1 LO SCENARIO DI RIFERIMENTO1.1.1 Alcune indicazioni di sintesi <strong>sulle</strong> performance delle <strong>cooperative</strong>Il sistema cooperativistico ha registrato negli anni una notevole espansione, ritagliandosiuno spazio importante all’interno del tessuto imprenditoriale del nostro Paese: con circa70,4 mila aziende attive a fine 2005, il mondo cooperativo rappresenta, infatti, l’1,4%dell’imprenditoria italiana. Tale rilevanza supera, in realtà, i confini nazionali ed interessal’intero spazio economico europeo; in Europa, infatti, si contano 300.000 <strong>cooperative</strong>(Fonte: ICA), che impiegano 4,8 milioni di persone 1 .Un recente studio condotto dall’Eurostat ha inoltre cercato di valutare, in alcuni Paesieuropei, il ruolo delle <strong>cooperative</strong> sia in termini di numerosità aziendale che di addetti efatturato (cfr. tab.1). In tale contesto l’Italia presenta, in particolare in terminioccupazionali, un peso non trascurabile, dal momento che a fronte di una media europeadel 2‐3%, in Italia circa il 4,7% del totale degli occupati risulta prestare la propria attivitàlavorativa in una cooperativa.Tab.1 ‐ Incidenza delle <strong>cooperative</strong> in alcuni Paesi europei sul totale delle <strong>imprese</strong>, degli addetti, e delfatturato (Valori percentuali; Anno 1998)Imprese (%) Addetti (%) Fatturato (%)Danimarca 1,7 3,0 9,3Spagna 0,9 2,3 ‐Francia 0,6 ‐ ‐Portogallo 0,2 0,9 1,4Finlandia 0,5 1,8 3,0Svezia 2,7 1,8 2,3Svizzera 0,9 3,6 ‐ITALIA + 1,4* 4,7** 4,4***Fonte: Eurostat – “A pilot study on co‐operatives, mutuals, associations and foundations”, 2001+Per l’Italia il dato nella terza colonna si riferisce all’incidenza sul Valore Aggiunto; Fonte: * Registro <strong>imprese</strong> ( 2005), **Istat‐CIS(2001) , *** Istituto G.Tagliacarne (2003)Un simile andamento delle <strong>cooperative</strong> italiane trova spiegazione anche in fattori extraeconomici.Esso é attribuibile in particolare alla cultura stessa che pervade l’impresacooperativa, la cui mission non è il perseguimento del profitto bensì la promozionedell’uomo, della dignità umana, dei valori di solidarietà e mutualità. Proprio la culturadella mutualità imprenditoriale, infatti, ha consentito di affrontare situazioni di disagiosociale ed occupazionale e di instaurare un sistema di relazioni sociali col territorio,ponendosi spesso come valida alternativa alle <strong>imprese</strong> con fini di lucro.1La Commissione Europea ha adottato il 23 febbraio 2004 (COM 2004‐18) la Comunicazione sulla“promozione delle società <strong>cooperative</strong> in Europa”, al fine di fornire indicazioni importanti circa la diffusionedell’imprenditorialità cooperativa.6


L’esito positivo della cooperazione nel nostro Paese è legato anche al suo essersi radicatasul territorio, mostrandosi più sensibile di altre forme di impresa a recepire gli stimoli cheda esso provengono e a porre in atto strategie concrete di intervento. In tal senso, si parladi funzione anticiclica della cooperazione, poiché essa interviene laddove vi sia assenza dilavoro e di una vera economia imprenditoriale o in fasi di stagnazione del sistemaeconomico. Ciò sembrerebbe confermato dal peso delle <strong>cooperative</strong> nella formazione delvalore aggiunto nazionale che rappresentano (secondo le stime effettuate dall’IstitutoTagliacarne 2 ) il 4,4% del totale dei settori produttivi. A livello territoriale, inoltre, si rilevacome soprattutto nel Nord‐Est e nel Mezzogiorno, il peso delle <strong>cooperative</strong> in termini dioccupazione e di creazione di ricchezza sul totale della macroregione è particolarmenterilevante e superiore al profilo medio nazionale.Tab.2 ‐ Incidenza delle <strong>cooperative</strong> nelle macro regioni ed in Italia sul totale delle <strong>imprese</strong>, degli addetti e delvalore aggiunto (Valori percentuali, Anni vari)Imprese* Addetti** Valore aggiunto***2005 2001 2003Nord‐Ovest 1,2 4,2 3,9Nord‐Est 1,0 6,9 5,5Centro 1,1 3,3 3,8Mezzogiorno 2,0 5,0 4,7ITALIA 1,4 4,7 4,4Fonte: *Registro <strong>imprese</strong>, **Istat‐CIS, ***Istituto G.Tagliacarne1.1.2 La “longevità” delle <strong>cooperative</strong> in ItaliaIn questo paragrafo sarà interessante provare a tracciare un profilo di “età media” delle<strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> operanti in Italia, confrontando lo stesso con quello del tessutoimprenditoriale italiano formato da oltre 5 milioni di <strong>imprese</strong> 3 .La prima importante considerazione che nasce dall’osservazione dei dati relativi alladistribuzione per anno di nascita delle due tipologie imprenditoriali prese in esame è che2La stima del valore aggiunto ai prezzi base delle <strong>cooperative</strong> si basa anzitutto su un approccio in seriestorica, prendendo a riferimento il 2001 (anno rispetto al quale si dispone del maggior numero diinformazioni) come anno di benchmark. La base di partenza per il calcolo è una matrice occupazionalericostruita per provincia, divisione ATECO a 2 cifre e classe di addetti, resa coerente con i quadri dicontabilità nazionale (27 branche), regionale (10 branche) e provinciale (6 branche) Istat. Il passaggio a dati divalore aggiunto avviene attribuendo parametri di produttività articolati secondo lo schema illustrato inprecedenza e riferiti al complesso dell’economia, tenendo nuovamente conto dei vincoli nazionale, regionalee provinciali di contabilità.3Al fine di procedere a tale valutazione sono state considerate le posizioni aziendali risultanti dal RegistroImprese per natura giuridica e anno di iscrizione.7


le <strong>cooperative</strong> sono mediamente più “longeve” del complesso delle <strong>imprese</strong> italiane:risale, infatti, agli anni precedenti al 1940, il 2% delle <strong>cooperative</strong> ad oggi presenti nelRegistro Imprese, contro lo 0,1% delle <strong>imprese</strong> di altra forma giuridica.Negli ultimi anni si assiste, inoltre, ad un percorso molto differenziato: il peso relativodelle <strong>imprese</strong> (pari a 32,6% delle attive totali) nate dopo il 2000 supera quello delle<strong>cooperative</strong> (pari al 28,7%). Stesso fenomeno si riscontra negli anni ’90 (cfr. graf.1); siosserva, infatti, che le <strong>imprese</strong> raggiungono la numerosità complessiva più elevata neldecennio 1990‐1999: le aziende nate in questo periodo sono circa il 41% di quelle ad oggiesistenti. Dopo il 2000, la quota percentuale di aziende attive scende al 32,6%. Conriferimento alle <strong>cooperative</strong>, la consistenza maggiore si rileva nel ventennio 1970‐1989, (il33,6% di quelle oggi presenti), mentre come detto negli anni successivi al 1990 lanumerosità sul totale delle attive sul territorio si riduce.L’universo delle <strong>cooperative</strong>, quindi, negli ultimi 15 anni sembrerebbe irrobustirsi meno diquello delle <strong>imprese</strong>. Va però segnalato, nello specifico della realtà cooperativa, come inanni recenti, a seguito della Riforma del diritto societario, si sia assistito ad una forteespansione delle <strong>cooperative</strong> sociali. Queste, infatti, come vedremo fra breve (cfr. par.1,.2), hanno rappresentato soprattutto da dopo il 2000 una componente importante nellacostituzione di nuove iniziative imprenditoriali in forma cooperativa.Graf. 1 ‐ Distribuzione per anno di iscrizione delle <strong>imprese</strong> e delle <strong>cooperative</strong> in Italia (Valori percentuali)45,041,240,035,033,632,630,028,128,725,023,320,015,010,07,65,02,0 2,90,10,0< 1940 1940 - 1969 1970 - 1989 1990 - 1999 > 2000Imprese totaliCooperativeFonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseIl dettaglio settoriale evidenzia poi, con riferimento all e <strong>imprese</strong>, che per l’agricoltura(76,9%), l’istruzion e e la sanità (38,1%), i servizi sociali (33,4%) e gli altri servizi (44,6%) ilperiodo di maggiore fioritura di iniziative imprenditoriali è il decennio 1990‐1999;ilmanifatturiero riscontra il suo picc o tra il 1970 ed il 1989 (33,8% delle attive totali delsettore), mentre per tutte le altre attività del te rziario , è il periodo 2000‐2005 a registrare il8


più elevato numero di <strong>imprese</strong> attive, atte stando come qu esto sia il comparto più“giovane” degli ultimi anni.Tab.3 ‐ Distribuzione delle <strong>imprese</strong> per anno di nascita e per settore di attività in Italia (Valori percentuali)Prima del19401940 ‐ 1969 1970 ‐ 1989 1990 ‐ 19992000 eoltreTotaleAgricoltura e caccia 0,0 0,5 2,7 76,9 19,9 100,0Pesca0,2 2,3 14,2 53,4 29,8 100,0Industria in senso stretto0,3 4,7 33,8 32,9 28,4 100,0Costruzioni e coop. abitative 0,0 4,0 24,6 21,3 50,0 100,0Comm.ingr.e dett. 0,2 4,0 31,0 31,1 33,7 100,0Alberghi e ristoranti 0,1 2,3 25,4 34,7 37,4 100,0Trasp. Magazz. Comunicaz. 0,1 4,0 31,6 31,4 32,9 100,0Interm. Mon. E fin. 0,4 1,2 18,9 38,0 41,6 100,0Attività immob. nol. Inform. ric. 0,2 3,2 20,6 35,7 40,3 100,0Servizi sociali 0,1 3,9 32,0 33,4 30,6 100,0Istruzione e sanità 0,2 1,7 23,6 38,1 36,4 100,0Altri servizi n.c.a. 0,2 2,2 15,4 44,6 37,7 100,0TOTALE 0,1 2,9 23,3 41,2 32,6 100,0Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseTab.4 ‐ Distribuzione delle <strong>cooperative</strong> per ann o di nascita e per setto re di attività in Italia (Valoripercentuali)Prima del19401940 ‐ 1969 1970 ‐ 1989 1990 ‐ 19992000 eoltreTotaleAgricoltura e caccia 1,4 9,9 39,6 25,3 23,8 100,0Pesca 1,4 12,8 24,2 31,0 30,6 100,0Industria in senso stretto 2,6 14,0 30,1 24,9 28,5 100,0Costruzioni e coop. abitative 0,4 8,9 46,0 21,3 23,3 100,0Comm.ingr.e dett. 10,1 16,8 30,7 19,6 22,7 100,0Alberghi e ristoranti 7,7 13,9 27,3 24,1 26,9 100,0Trasp. Magazz. Comunicaz. 0,4 3,1 20,8 30,0 45,8 100,0Interm. Mon. E fin. 18,5 11,5 40,7 19,0 10,2 100,0Attività immob. nol. Inform. ric. 1,1 4,2 30,5 32,3 31,9 100,0Servizi sociali 0,8 4,7 34,4 32,2 27,9 100,0Istruzione e sanità 0,2 0,5 25,5 39,1 34,7 100,0Altri servizi n.c.a. 0,5 4,3 27,4 49,2 18,7 100,0TOTALE 2,0 7,6 33,6 28,1 28,7 100,0Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseLe <strong>cooperative</strong> registrano come detto un forte slancio, in termini di numerosità, nelperiodo 1970‐1989 (33,6%). Alcune eccezioni si rilevano, però, quando si scende neldettaglio settoriale; infatti, i comparti della pesca (31%), delle attività immobiliari (32,3%) 4 ,4Dalle attività immobiliari sono state escluse le attività immobiliari in conto proprio (ATECO 70.11) cherappresentano una “fetta” consistente delle <strong>cooperative</strong> abitative. Va poi precisato che nell’impossibilità diisolare il complesso delle <strong>cooperative</strong> abitative in quanto molte di queste risultano registrate nel settore dellecostruzioni (ATECO F45), si è optato per una valutazione congiunta delle dinamiche aziendali delle<strong>cooperative</strong> edilizie e abitative.9


dell’istruzione e sanità (39,1%) e degli altri servizi (49,2%) registrano il maggiore svilupponel decennio successivo, ovvero tra il 1990 ed il 1999, mentre i trasporti negli annisuccessivi al 2000 (45,8%).A livello territoriale, la distribuzione “per età” delle due forme di impresa considerate nonappare omogenea ed in linea col dato nazionale. L’analisi dell’incidenza dello stock diaziende per anno di iscrizione al Registro Imprese, fa rilevare infatti quanto segue: in tuttele macroripartizioni, le <strong>imprese</strong> raggiungono il picco più elevato nel decennio 1990‐1999,mentre per le <strong>cooperative</strong> si registrano le maggiori iscrizioni nel ventennio 1970‐1989 nelNord‐Est e nel Mezzogiorno, mentre nel Centro e nel Nord‐Ovest il picco è raggiuntodopo il 2000.In prima battuta si può affermare quindi che nel Mezzogiorno e nell’area Nord‐Orientale del Paese il tessuto cooperativo è caratterizzato da una maggiore presenza di<strong>imprese</strong> più longeve, mentre nelle altre ripartizioni si è assistito ad una decisariduzione dell’età media delle aziende di natura cooperativa.Graf. 2 ‐ Distribuzione per anno di iscrizione delle <strong>imprese</strong> nelle macro‐regioni (Valori percentuali)ITALIA0,1 2,923,3 41,2 32,6Sud e Isole0,1 2,221,5 44,0 32,1Centro0,1 2,6 23,7 40,0 33,5Nord-Ovest0,3 3,9 25,0 37,6 33,30,1 2,8 23,5 42,2 31,5Nord-Est0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%< 1940 1940 - 1969 1970 - 1989 1990 - 1999 > 2000Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro Imprese10


Graf. 3 ‐ Distribuzione per anno di iscrizione delle <strong>cooperative</strong> nelle macro‐regioni (Valori percentuali)ITALIA2,07,633,6 28,1 28,7Sud e Isole0,2 4,037,5 30,4 27,9Centro1,3 6,6 30,8 29,9 31,4Nord-Ovest4,112,628,7 24,8 29,8Nord-Est5,1 12,431,5 24,0 27,00% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%< 1940 1940 - 1969 1970 - 1989 1990 - 1999 > 2000Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro Imprese1.2 LE DINAMICHE RECENTI DEL TESSUTO IMPRENDITORIALE COOPERATIVOIl mondo cooperativo ha subito profondi cambiamenti strutturali nel corso degli anni,determinati anche o, forse, soprattutto da un mutamento nelle strategie adottate dalle<strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong>. In particolare, si è verificato un forte sviluppo delle <strong>cooperative</strong>sociali, ossia di quelle organizzazioni cooperativistiche impegnate nel perseguimento difinalità sociali e della promozione umana, attraverso la realizzazione di servizi socio‐di personesanitari, educativi e di attività produttive, nelle quali consentire l’integrazionesocialmente svantaggiate. Uno sviluppo favorito da una serie di leggi che hanno previstol’erogazione di contributi finanziari e agevolazioni fiscali e previdenziali per questaparticolare tipologia di cooperativa, portando alla nascita di nuove <strong>cooperative</strong> e allaacquisizione di natura sociale di alcune <strong>cooperative</strong> già esistenti ed operanti da tempo sulmercato del welfare.Inoltre, accanto alla nascita di “neo” <strong>cooperative</strong> sociali, le frequenti revisioni che in questianni hanno interessato il Registro Imprese, al fine di garantirne la correttezza dei dati,potrebbe aver portato ad una ricollocazione di alcune tipologie <strong>cooperative</strong> a mutualitàprevalente, originariamente appartenenti a categorie differenti, nella categoria relativa alle<strong>cooperative</strong> sociali. Se questa ipotesi fosse realistica, l’espansione del tessutocooperativistico sociale riscontrata sarebbe allora effetto non solo di nuove iscrizioni ma11


anche di un “effetto di revisione del Registro Imprese” di cui non si può non tener contonella nostra analisi.Stante quanto sopra va osservato comunque come, alla luce dell’Istituzione dell’Albodelle Cooperative e della Riforma del diritto societario, si è ritenuto più coerente nelpresente Rapporto considerare un unico aggregato delle <strong>cooperative</strong>, superando ladistinzione adottata in precedenza tra <strong>cooperative</strong> sociali e non sociali.La dinamica evolutiva del tessuto imprenditoriale cooperativo può facilmente evincersiattraverso la lettura e l’analisi dei dati del Registro Imprese. Nel 2005 le <strong>cooperative</strong> attivesono 70.397, presentando una consistenza maggiore del 2001 ma risultando indiminuzione rispetto al 2003. Tale dato va, tuttavia, correttamente interpretato alla lucedelle considerazioni appena fatte circa la recente evoluzione del fenomeno cooperativo.Infatti, essa è stata determinata prevalentemente dalla riduzione delle <strong>cooperative</strong> “nonsociali”, giacché, al contrario, le <strong>cooperative</strong> sociali hanno registrato nello stesso periodoun forte incremento.Graf.4 ‐ Consistenza delle <strong>imprese</strong> coop erative (Valori assoluti; Anni 2001‐2005)73.00072.00071.81472.13871.46471.00070.00070.02970.39769. 00068.0002001 2002 2003 2004 2005Fonte: e laborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseVa, inoltre, sottoline ato come la diminuzione numerica delle <strong>cooperative</strong> può esse re anchericondotta ai proces si di fusione e acquisizione tra <strong>cooperative</strong> che se da un lato hannoridotto l’universo cooperativistico dall’altro possono aver contribuito ad una crescita“dimensionale” ed organizzativa più adatta ad affrontare i cambiamenti di mercato.Le <strong>cooperative</strong>, inoltre, si distribuiscono sul territorio in maniera meno omogenea rispettoal quadro imprenditoriale generale, presentando infatti una forte concentrazione in 4regioni d’Italia, che da sole rappresentano circa il 52% delle <strong>cooperative</strong> complessivepresenti sul territorio nazionale: la Lombardia (che con 10.921 sedi d’impresa risulta laprima regione con la più alta incidenza di <strong>cooperative</strong> sul totale nazionale ‐ 15,5%), laSicilia (9.526 <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong>, incidenza del 13,5%), la Campania (9.330 <strong>imprese</strong>12


<strong>cooperative</strong>, incidenza del 13,3%) e la Puglia (6.290 <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong>, incidenzadell’8,9%) sommano, infatti, oltre ½ delle <strong>cooperative</strong> presenti in Italia.Tab.5 ‐ Distribuzione regionale per ordine alfabetico delle <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> (Valori assoluti e incidenzapercentuale; Anni 2001‐2005)REGIONE 2001 2005VA (%; Italia = 100) VA (%; Italia = 100)Var.’ 05/’ 01 (%)Abruzzo 1.451 2,1 1.491 2,1 2,8Basilicata 1.238 1,8 1.119 1,6 ‐9,6Calabria 2.227 3,2 2.375 3,4 6,6Campania 10.137 14,5 9.330 13,3 ‐8,0Emilia‐Romagna 4.796 6,8 4.794 6,8 0,0Friuli‐Venezia‐Giulia1.169 1,7 1.046 1,5 ‐10,5Lazio 4.153 5,9 4.846 6,9 16,7Liguria 1.458 2,1 1.453 2,1 ‐0,3Lombardia10.576 15,1 10.921 15,5 3,3Marche 1.530 2,2 1.492 2,1 ‐2,5Molise 484 0,7 469 0,7 ‐3,1Piemonte 3.463 4,9 3.281 4,7 ‐5,3Puglia 6.360 9,1 6.290 8,9 ‐1,1Sardegna 2.406 3,4 2.571 3,7Sicilia 9.049 12,9 9.526 13,5 5,3Toscana 3.925 5,6 3.720 5,3 ‐5,2Trentino‐Alto‐Adige 1.228 1,8 1.253 1,8 2,0Umbria 889 1,3 871 1,2 ‐2,0Valle d’Aosta 194 0,3 201 0,3 3,6Veneto 3.296 4,7 3.348 4,8 1,6ITALIA 70.029 100,0 70.397 100,0 0,5Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseL’osservazione dinamica del mondo cooperativo pone, inoltre, in luce due aspetti, forsesolo apparentemente contraddittori: da un lato, si è assistito in questi anni ad unriconoscimento sempre maggiore dell’importanza della cooperazione a livelloimprenditoriale, tanto da esigere una disciplina normativa organica e sistematica, che èapprodata nell’istituzione dell’Albo delle Cooperative da parte del Ministero delle AttivitàProduttive (di cui parleremo nella seconda parte del presente lavoro); dall’altro, èindubbio che il mondo cooperativo pur crescendo numericamente rispetto al 2001 (sicontavano in Italia 70.029 <strong>cooperative</strong> a fronte delle 70.397 del 2005) ha comunquepresentato negli ultimi due anni un’inversione di tendenza dovuta probabilmente, comesopra richiamato, ad un processo di “irrobustimento qualitativo” per mezzo diacquisizioni e fusioni tra <strong>cooperative</strong>.Tali dinamiche hanno interessato quasi tutte le regioni italiane, ed in particolare il FriuliVenezia Giulia, la Basilicata e la Campania, regioni queste in cui tra il 2001 ed il 2005 sisono registrate le diminuzioni (in termini percentuali) più pronunciate. All’opposto il6,913


Lazio ha visto crescere il tessuto di impresa del 16,7% passando dalle 4.153 <strong>cooperative</strong>attive nel 2001 alle 4.846 di fine 2005, grazie soprattutto al contributo di Roma (var’.05/’01:+ 22,1%).A livello provinciale, le località che hanno registrato la maggiore crescita nel periodoconsiderato sono, oltre a Roma, Reggio Calabria (+21,6%), Rieti (+17,4%) e Sassari (+16,5%).Al contrario una decisa flessione della numerosità di impresa si è avuta, nell’ordine, aTrieste (‐21,5%), Matera (‐18,3%), Livorno (‐13,2%) e Massa Carrara (‐12,9%).Se si considera poi la diffusione delle <strong>cooperative</strong> all’interno del quadro socioimprenditorialedi ciascun territorio si possono scorgere situazioni alquanto differenziate.Considerando dapprima il <strong>rapporto</strong> tra <strong>cooperative</strong> e universo imprenditoriale (misuratodalla numerosità delle <strong>cooperative</strong> per 1.000 <strong>imprese</strong> attive), si nota come a livello locale leprovince che presentano una più spiccata presenza di forme <strong>cooperative</strong> all’interno delproprio tessuto di impresa sono nell’ordine: Caltanissetta (29,5 <strong>cooperative</strong> per 1.000<strong>imprese</strong>), Oristano (28,4), Palermo (28,2), Catania (27,9) e Rieti (27,4), che presentano unadiffusione circa doppia rispetto alla media nazionale (Italia: 13,8). All’opposto i contestiterritoriali dove si registra la più bassa incidenza di <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> nell’universoimprenditoriale locale sono nell’ordine: Treviso (5,2 <strong>cooperative</strong> per 1.000 <strong>imprese</strong>),Padova (5,4), Vicenza (5,6), Pistoia (6,6) e Pordenone (7). La mappatura provincialeconferma, quindi, come la diffusione delle <strong>cooperative</strong>, in relazione all’intero sistemaimprenditoriale locale, è mediamente più marcata nel Mezzogiorno (in particolare inSicilia) rispetto alle province del Nord‐Est.Un ulteriore elemento di analisi scaturisce dalla presenza a livello locale delle <strong>cooperative</strong>rispetto alla popo lazione residente (ott enuta rapportando la num erosità delle <strong>cooperative</strong>per 10.000 abitanti). Anche in questo caso l’esame della graduatoria provinciale confermacome in particolare nel Mezzogiorno si riscontr a la presenza di un maggior numero di<strong>cooperative</strong> rispetto alla popolazi one (cfr. Tav. A1 Appendice Statistica).Va comunqueosservato come per una corretta va lutazione dell’impattodella forma cooperativaall’interno del tessuto sociale loca le sia utile affiancare all’analisi relativaalle dinamicheimprenditoriali anche una disamina della sfera occupaziona le. Al riguardo nel paragrafo1.2 si focalizz erà l’attenzione sui movimenti occupazionali in entrata e uscita dalle <strong>imprese</strong><strong>cooperative</strong>, esplorando altresì dinamiche settoriali, territoriali e dimensionali delle nuoveassunzioni.1.2.1 La distribuzione settoriale delle <strong>cooperative</strong>Il fenomeno della cooperazione risulta particolarmente diffuso in alcuni settori produttiviche, probabilmente, più di altri per struttura e suddivisione del lavoro si prestanomaggiormente alla forma cooperativa. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2005, indicanoche la maggiore concentrazione di <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> interessa il comparto dellecostruzioni e delle <strong>cooperative</strong> abitative, con 14.755 <strong>imprese</strong> ed un’incidenza del 21% sul14


totale delle <strong>cooperative</strong>. Segue il settore delle attività immobiliari, noleggio, informatica,etc., ove operano 11.938 <strong>imprese</strong> in forma cooperativa, che rappresentano il 17% del totale.In terza posizione si colloca il settore agricolo, con 8.834 <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> (il 12,5% deltotale). Infine, rilevante risulta anche la consistenza numerica, sia in valori assoluti (7.034)che percentuali (10%), del comparto dei trasporti e delle comunicazioni. Viceversa, ilsettore ove si riscontra il minor numero di <strong>cooperative</strong> è quello della pesca, con solo 907<strong>imprese</strong> nel 2005 ed un peso percentuale sul totale dell’1,3%.Tab.6 – Distribuzione settoriale delle <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> (Valori assoluti, incidenza percentuale e variazionipercentuali; Anni 2001‐2005)SETTORE 2001 2005VA % V A%Va r.’ 05/’ 01 (%)Agricoltura e caccia 8.531 12,2 8.834 12,5 3, 6Pesca 738 1,1 907 1,3 22, 9Industria in senso stretto 6.578 9,4 6.072 8,6 ‐7, 7Costruzioni e coop. Abit ative 15. 677 22,4 14. 755 21,0 ‐5, 9Comm.ingr.e dett. 4.454 6,4 4.411 6,3 ‐1, 0Alberghi e ristoranti 1.366 2,0 1.522 2,2 11,4Trasp. Magazz. Comunic az. 6.143 8,8 7.034 10,0 14,5Interm. Mon. e fin. 1. 268 1,8 1. 239 1,8 ‐2, 3Attività immob. nol. inform. ric. 12. 045 17,2 11. 938 17,0‐0,9Servizi sociali 4.9787,1 4.8796,9 ‐2,0Istruzione e sanità 5.349 7,6 7.092 10,1 32,6Altri servizi n.c.a. 2.902 4,1 1.714 2,4 ‐40,9TOTALE 70. 029 100,0 70. 397 100,0 0, 5Fonte: elaborazioni Istit uto G. Tagliaca rne su dati Registro ImpreseGraf. 5 ‐ Distribuzione settoriale delle <strong>imprese</strong> coopera tive (Valoripercentuali; Anno 2005)Istruz ione e sanità10,1%Altri ser vizi n.c.a.2, 4%Agricoltu ra e caccia12,5%Servizi sociali6,9%Attività immob. nol.inform. ric.17,0%Interm. Mon. e fin.1,8%Trasp. Magazz.Comunicaz.10,0%Alberghi e ristoranti2,2%Comm.ingr.e dett.6,3%Pesca1,3%Industria in sensostretto8,6%Costruzioni e coop.abitative21,0%Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseAnche l’analisi dinamica dei dati relativi alla distribuzione settoriale delle <strong>cooperative</strong>,evidenzia come, nel quinquennio 2001‐2005, si sia verificata una diminuzione della15


consistenza d’impresa in numerosi settori produttivi, tra cui le costruzioni e <strong>cooperative</strong>abitative, le attività manifatturiere, estrattive e di produzione di energia (cioè l’industria insenso stretto), i servizi sociali, il commercio e gli altri servizi. I settori in cui, al contrario, le<strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> hanno registrato il maggior impulso sono stati quello dell’istruzione edella sanità, della pesca (il cui peso resta comunque, come detto, poco significativo), itrasporti e le comunicazioni, (+11,9%) ed, infine, l’agricoltura.Tab.7 ‐ Incidenza delle <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> sul totale <strong>imprese</strong> per settore di attività economica e a livelloregionale per ordine alfabetico (Valori percentuali; Anno 2005)REGIONEAgricoltura ecacciaPescaIndustria insenso strettoCostruzionie coop.AbitativeComm. ingr.e dett.Alberghi eristorantiTrasp.Magazz.Comunicaz.Interm. mon.e fin.Attivitàimmob. nol.inform. ric.ServizisocialiIstruzione esanitàAltri servizin.c.a.TOTALEAbruzzo 0,6 4,2 1,2 1,3 0,2 0,7 2,7 3,1 2,8 2,0 22,8 2,7 1,1Basilicata 0,9 14,3 2,6 3,6 0,6 2,5 3,5 2,4 7,7 3,2 27,1 6,7 2,0Calabria 2,0 26,4 1,0 2,1 0,3 0,8 2,6 1,7 4,4 2,0 16,9 11,3 1,5Campania 1,1 33,0 1,2 6,2 0,2 0,4 6,1 1,3 3,7 3,3 12,8 8,7 2,0Emilia‐Romagna 0,7 2,5 1,1 0,8 0,3 0,4 2,8 1,1 1,8 2,6 18,9 2,4 1,1Friuli‐Venez ia‐Giulia 0,7 5,2 1,0 0,5 0,4 0, 4 2,6 1,3 2,1 1,7 18, 5 5,8 1,0Lazio 1,0 11,8 1,2 1,7 0,2 0,5 4,6 0,7 3,0 1,5 13, 1 2, 6 1,3Liguria 0,8 10,4 0,7 1,2 0,3 0,2 2,5 0,5 1,6 1, 7 20,7 3, 3 1,0Lombardia 0,9 1,4 0,6 1,8 0,4 1,0 4,0 0,7 1,9 1, 9 17,3 2, 6 1,4Marche 0,5 2,8 0,6 0,9 0,4 0, 5 2,2 1,8 1,9 1, 8 21,3 2, 3 0,9Molise 0,6 10,8 2,0 1,3 0,5 0, 7 2,8 2,5 5,7 2, 3 39,5 3, 1 1,4Piemonte 0,5 1,4 0,6 0,6 0,2 0, 4 2,7 0,5 1,4 1, 3 15,8 1, 9 0,8Puglia 0,9 13,9 1,5 4,6 0,3 0,4 5,0 2,3 5,2 2, 3 21,9 13,01,8Sardegna 1,0 25,4 1,7 2,0 0,4 1, 4 3,1 1,6 3,8 4, 2 26,8 6, 6 1,7Sicilia 1,8 6,9 1,9 5, 0 0,5 1, 5 4,1 2,0 7,1 4, 0 20,6 10,82,4Toscana 0,7 5,9 0,5 1,4 0,3 0,4 3,0 1,2 1,9 2,0 17,3 5, 2 1,1Trentino‐Al to‐Adige 0,5 0,0 1,3 1,4 1,0 0,2 1,3 7,5 2,3 1, 9 24,2 3,4 1,2Umbria 0,6 44,4 1,2 0,9 0,3 0,8 2,0 0,9 2,6 1, 9 18,1 4,21,1Valle d’Aosta 1,0 0,0 3,8 0,4 0,4 0,6 3,7 2,8 2,6 4,4 28,1 2,11,6Veneto 0,5 4,7 0,5 0,5 0,2 0,3 2,8 1,3 1,1 1, 1 16,7 4, 3 0,7ITALIA 0,9 7,9 0, 9 2,0 0,3 0,6 3,6 1,3 2,4 2, 2 17,9 5, 8 1,4Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseSe consideriamo, poi, il peso che le <strong>cooperative</strong> hanno a livello settoria le sul totale delle<strong>imprese</strong>, emerge una situazione sul territorio molto differen ziata. Si denota, ad esempio,l’elevata incidenza delle <strong>cooperative</strong> della pesca sul totale <strong>imprese</strong> della piscicoltura inUmbria (44,4% a fronte di una media Italia del 7,9%), Calabria (26,4%), Sardegna (25,4%) eCampania (33%); delle costruzioni in Campania (6,2% a fronte di una media Italia del 2%),Sicilia (5%) e Puglia (4,6%); dell’istruzione e della sanità in Molise (39,5%; Italia = 17,9%)ed in Valle d’Aosta (28,1%), o delle attività immobiliari, informatica, etc. in Basilicata(7,7%; Italia = 2,4% ) e Sicilia (7,1%).16


Complessivamente il peso delle <strong>cooperative</strong> sulla totalità delle aziende attive è pari, comedetto, all’1,4%, raggiungendo comunque in settori come la sanità e l’istruzione livelli circapari al 18% del tessuto imprenditoriale totale, ma rappresentando anche una formagiuridica poco diffusa in settori come il commercio (0,3% del totale) o nel settorealberghiero e della ristorazione (0,6%).1.3 LE PREVISIONI OCCUPAZIONALI NELLE COOPERATIVEL’attuale scenario economico nazionale è caratterizzato da una crescita lenta e pocodinamica, in cui, per poter recuperare i margini di competitività occorre adottare dellestrategie che valorizzino la ricerca, l’innovazione e soprattutto il capitale umano. Ladebolezza economica congiunturale del Paese, caratterizzata da una bassa crescita del Pil edall’elevato disavanzo pubblico, costituisce indubbiamente un freno allo sviluppo.Tuttavia, pur in tale contesto, il mercato del lavoro e, più precisamente, la domanda dicapitale umano avanzata dal mondo imprenditoriale ed, in particolare, da quello delle<strong>cooperative</strong> continua a mostrare segnali positivi.Tab.8 ‐ Movimenti e tassi occupazionali previsti dalle <strong>cooperative</strong> nel 2005 per settore di attività (Valoriassoluti e percentuali)SETTOREDIPENDENTI31‐12‐2004MOVIMENTI PREVISTINEL 2005*TASSI PREVISTINEL 2005VAEntrate Uscite Saldo Entrata Uscita SaldoINDUSTRIA121.848 9.110 7.050 2.040 7,5 5,8 1,7INDUSTRIA IN SENSO STRETTO 79.210 4.780 3.920 870 6,0 4,9 1,1Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 29.267 1.950 1.840 100 6,7 6,3 0,3Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature 7.245 410 270 140 5,7 3,7 1,9Industrie del legno e del mobile5.260 310 200 110 5,9 3,8 2,1Industrie della carta, della stampa e editoria6.016 330 190 140 5,5 3,2 2,3Industrie della gomma e delle materie plastiche2.962 140 140 0 4,7 4,7 0,0Industrie dei minerali non metalliferi 3.656 120 90 30 3,3 2,5 0,8Industrie dei metalli 10.762 650 600 50 6,0 5,6 0,5Industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto 4.580 320 190 130 7,0 4,1 2, 8Industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali 3.763 230 160 70 6,1 4,3 1,9Altre industrie 5.699 330 230 100 5,8 4,0 1,8COSTRUZIONI 42.638 4.330 3.140 1.190 10,2 7,4 2,8SERVIZI 867.542 94.200 80.220 13.980 10,9 9,2 1,6Commercio al dettaglio e all’ingrosso 81.295 7.760 8.560 ‐810 9,5 10,5 ‐1,0Mense, ristorazione, alberghi e serv. Turistici 36.614 5.650 4.900 760 15,4 13,4 2,1Trasporti e attività postali 148.457 12.450 11.060 1.390 8,4 7,4 0,9Informatica, TLC e servizi avanzati alle <strong>imprese</strong>Credito, assicurazioni e servizi finanziari41.564 3.780 3.080 710 9,1 7,4 1,768.034 2.890 2.030 850 4,2 3,0 1,2Servizi operativi alle <strong>imprese</strong> e alle persone 170.428 19.940 18.090 1.850 11,7 10,6 1,1Istruzione e servizi formativi privati 17.006 1.650 1.410 240 9,7 8,3 1,4Sanità, servizi sanitari privati e assist. Sociale 263.103 35.120 27.270 7.850 13,3 10,4 3,0Altri servizi alle persone 41.041 4.960 3.810 1.150 12,1 9,3 2,8TOTALE 989.390 103.310 87.270 16.030 10,4 8,8 1,6*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 200517


L’indagine ExcelsiorIl campo di osservazione della settima indagine Excelsior é rappresentato dall’universo delle <strong>imprese</strong> privateiscritte al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio che, alla data del 31.12.2001, avevano almenoun dipendente, con l’esclusione:‐ delle unità operative della pubblica amministrazione‐ delle aziende pubbliche del settore sanitario‐ delle unità scolastiche e universitarie pubbliche‐ delle organizzazioni associativeDa tale insieme sono state escluse le <strong>imprese</strong> nel frattempo cessate (cioè nel 2002 e 2003), mentre sono stateinserite le <strong>imprese</strong> sorte dopo il 31.XII.2001 (soprattutto di grande dimensione o potenzialmente tali,suscettibili cioè di esprimere quote rilevanti di nuova occupazione). Per le <strong>imprese</strong> di maggiori dimensioni(con almeno 100 dipendenti) è stato inoltre aggiornato lʹuniverso di partenza con dati più recenti, adesempio rilevando lʹapertura di nuove unità provinciali.Al fine di osservare, quindi, le dinamiche di detto universo è stata condotta un’indagine sul campo su uncampione di oltre 94 mila <strong>imprese</strong> che ha seguito due distinte modalità di rilevazione:‐ la prima, per le <strong>imprese</strong> fino a 250 dipendenti attraverso intervista telefonica (con adozione dellametodologia C.A.T.I.) rivolta a oltre 90.000 <strong>imprese</strong>, precedentemente selezionate e rispondenti ai requisiti disignificatività statistica del disegno campionario;‐ la seconda, seguita per tutte le <strong>imprese</strong> con oltre 250 dipendenti, con intervista diretta e assistenza allacompilazione a cura degli uffici studi e statistica delle Camere di Commercio; l’universo relativo a queste<strong>imprese</strong> é risultato, a livello nazionale, pari a circa 4.000 <strong>imprese</strong>.Partendo dalla base informativa pubblica disponibile on‐line, nella presente analisi, inoltre, sono statiutilizzate informazioni e dati relativi ai seguenti settori extra‐ agricoli :A. CostruzioniB. CommercioC. Alberghi, ristoranti e servizi turisticiD. Industrie manifatturiereE. Altre industrie (comprende industria meccanica, estratt iva, chimic a e produzione energetica)F. Trasporti, credito e servizi alle <strong>imprese</strong>G. Sanità, istruzione e servizi ricreativiH. Studi professionaliI dati forniti dal Sistema Informativo Excelsior (ved. box) evidenziano, infatti, chel’occupazione sembrerebbe tenere nel 2005. L’indagine <strong>sulle</strong> previsioni di assunzione 5rivela che le <strong>cooperative</strong> (sociali e non sociali) ritengono di creare entro l’anno 103.310nuovi posti di lavoro, con un tasso di entrata 6 del +10,4% rispetto al 2004. Il saldo tra5Le assunzioni corrispondono al numero di lavoratori dipendenti (compresi i contratti a termine ed esclusi ilavoratori stagionali ‐ tali essendo i lavoratori con contratti di durata inferiore a sei mesi ‐, gli interinali, i collaboratoria progetto e gli stage) che le <strong>imprese</strong> intervistate hanno previsto in entrata nel corso del 2005. Tali previsionisono state formulate dalle <strong>imprese</strong> tra novembre 2004 ed aprile 2005.6Il tasso di entrata esprime il <strong>rapporto</strong> tra le nuove assunzioni (entrate) dell’anno e lo stock di dipendenti adinizio periodo. Analogamente il tasso di uscita è il <strong>rapporto</strong> tra le posizioni in uscita (a qualsiasi titolo) e lostock di dipendenti. Considerando inoltre il saldo tra entrate e uscite e lo stock di dipendenti si può costruireun tasso che esprime la variazione percentuale (positiva o negativa) nell’anno in esame dei dipendenti.18


entrate e uscite risulta positivo (+16.030) ed il relativo tasso in aumento rispetto al 2004(+1,6%), indicando, quindi, che, nonostante la congiuntura sfavorevole, le <strong>cooperative</strong>intendono investire nelle risorse umane.A livello settoriale, sia nell’industria, s ia soprattutto nei servizi si prevedono saldi traentrate e uscite positivi. La dinami ca dei saldi segnala, in particolare, le buoneperformance delle costruzioni (+2,8%, pari a +1.190 unitàin più) e, nell’ambito delmanifatturiero, delle industrie meccanic he e dei trasporti (+2,8%, pari a +130 un ità in più).Sostanzialmente stabili, invece, i livelli di crescita delle industrie della gommae dellematerie plastiche (0%) e di quelle alimentari, delle bevande e del tabacco (+0,3%). Anchenel terziario gli imprenditori delle <strong>cooperative</strong> mostranoun forte orientamento adincrementare la forza lavoro e prevedon o che le assunzioni compenseranno ampiamentel’uscita di pers onale: il saldo risulta pari a +13.980 unità e mostra un incremento dell’1,6%rispetto al 2004.Nell’ambito dei servizi, si evidenzia l’importanza del settore della sanità, sia in terminiassoluti sia dinam ici: si prevedono oltre 35 mila entrate e 27,2mila uscite; il saldo atteso,dunque, è pari a +7.850 unità e registra u na variazione positiva del +3%. L’unico compartoin cui le previsio ni risultano negative è quello del commercio: la differenza tra entrate euscite è pari a ‐810 unità (‐1%).Tab.9 ‐ Movimenti e tassi occupazionali previsti dalle <strong>cooperative</strong> nel 2005 per ripartizione territoriale(Valori assoluti e percentuali)DIPENDENTI31‐12‐2004MOVIMENTI PREVISTINEL 2005*TASSI PREVISTINEL 2005RIPARTIZIONE TERRITORIALEVAEntrate Uscite Saldo Entrata Uscita SaldoNord Ovest 298.287 31.610 27.410 4.200 10,6 9,2 1,4Nord Est 300.329 32.800 26.860 5.950 10,9 8,9 2,0Centro206.867 21.010 18.330 2.680 10,2 8,9 1,3Mezzogiorno183.907 17.880 14.680 3.200 9 ,7 8,0 1,7ITALIA 989.390 103.310 87.270 16.030 10,4 8,8 1,6*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Exce lsior, 2005A livello territoriale, il Nord Est è, tra le macroripartizioni geografiche, que lla in c ui sip revedono più assunzioni (+32.800) di risorse umane nel 2005. Complessivamente, l’areaevidenzi a il saldo più elevato (+5.950). In ultima posizione il Centro, co n una differenza traentrate e uscite pari a 2.680 unità. Anche la dinamica dei tassi conferma il primato dellaparte nord orientale del Paese (+2% il saldo tra tasso di entrata e di uscita); a seguire ilMezzogiorno (+1,7%).A livello provinciale, le prime dieci province che registrano il migliore saldo tra tasso dientrata e uscita risultano appartenere ad aree geografiche differenti, spia questa che in19


tutte le ripartizioni del Paese vi è un forte impulso delle <strong>cooperative</strong> alla creazione dinuove opportunità lavorative.Tab. 10 ‐ Graduatoria provinciale (prime ed ultime dieci province) secondo il saldo dei tassi occupazionaliprevisti dalle <strong>cooperative</strong> nel 2005 (Valori percentuali)GRAD.PROVINCETASSI PREVISTI NEL 2005(%)Entrata Uscita Saldo1 PESCARA 18,0 6,7 11,32 PESARO‐URBINO 13,7 7,7 6,13 BIELLA 17,2 12,6 4,64 IMPERIA 9,9 6,5 4,35 CAMPOBASSO 11,3 7,1 4,26 RIETI 11,5 6,8 4,27 LA SPEZIA 18,4 14,2 4,28 CROTONE14,0 6,0 4,09 RIMINI 12,0 8,13,910 PORDENONE 19,916,2 3,794 FOGGIA8,2 9, 1‐0,795 SIENA 10,711,4‐0,896 LIVORNO 9,710,5 ‐0,897 AREZZO 5,8 6,8 ‐1,298 VERBANO‐CUSIO‐OSSOLA 6,6 8,3 ‐1,799 VERCELLI 8, 2 10,0 ‐1,7100 SIRACUSA 9, 5 11,5 ‐2,0101 NOVARA 8, 0 10,3 ‐2,2102 LODI 8, 2 10,6 ‐2,4103 GROSSETO 8, 7 12,5 ‐3,7ITALIA 10,4 8,8 1,6Fonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior , 2005Va poi sottolineato come esistano solo poche realtà locali (12 pro vince) in cui il saldotraentrate e uscite evidenzia un segno negativo, con la conseguenz a di un impoveriment o dellivello occupazionale delle <strong>cooperative</strong> molto contenuto nel panoramacomplessivogenerale.Tab. 11 ‐ Movimenti e tassi occupazionali previsti dalle <strong>cooperative</strong> nel 2005 pe r classe dimensionale (Valoriassoluti e percentuali)DIPENDENTIMOVIMENTI PREVISTINEL 2005*TASSI PREVISTICLASSE DIMENSIONALE31‐12‐2004NEL 2005VA Entrate Uscite Saldo Entrata Uscita Saldo1‐9 dipendenti 85.231 14.390 9.570 4 .820 16,9 11,2 5, 710‐49 dipendenti 240.869 14.450 10.810 3.630 6,0 4,5 1,550‐249 dipendenti 328.395 24.880 22.700 2.180 7,6 6,9 0,7250 dipendenti e oltre 334.895 49.610 44.200 5.400 14,8 13,2 1,6TOTALE 989.390 103.310 87.270 16.030 10,4 8,8 1,6*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 200520


La crescita occupazionale prevista per le <strong>cooperative</strong> interessa in particolare due tipologieaziendali molto diverse: le aziende di piccolissima dimensione (da 1 a 9 dipendenti), chemostrano un saldo pari a +4.820 unità ed una variazione positiva dello “stock” di addettidel +5,7%, e le <strong>imprese</strong> grandi (250 dipendenti e oltre) in cui, rispetto alle altre categoriedimensionali, si prevede il saldo positivo più ampio tra entrate e uscite (+5.400 unità) edun tasso di incremento degli addetti dell’1,6% secondo solo a quello delle piccolissime<strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong>.E’ interessante notare che , nonostante l’elevata flessibilità che caratterizz a il mercato dellavoro da alcuni anni a questa parte, le <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> sembrano prediligere leformule contrattuali più “stabili”: ben oltre la metà della forza lavoro che gli imprenditoridelle <strong>cooperative</strong> prevede di incrementare entro il 2005, sarà assunta a tempoindeterminato; una quota elevata di risorse umane, pari al 39,2%, dovrebbe essere, invece,assunta a tempo determinato.Tab. 12 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 per tipo di contratto e settore di attività (valoriassoluti e percentuali)SETTORETOTALEASSUNZIONI2005VA*TempoindeterminatoT IPO DI CONTRATTO(%)TempoApprendistatodeterminatoAltricontrattiINDUSTRIA9.110 47,4 43,4 7,3 1,9INDUSTRIA IN SENSO STRETTO 4.780 36,7 54,0 7,7 1,7Industrie alim entari, delle bevande e del tabacco 1.950 28,5 64,9 4,9 1,6Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature 410 50,1 38,9 10,2 0,7Industrie del legno e del mobile 310 56,3 28,6 9,9 5,2Industrie della carta, della stampa e editoria 330 39,6 41,4 18,4 0,6Industrie della gomma e delle materie plastiche 140 35,5 58,9 5,6 0,0Industrie dei minerali non metalliferi 120 38,348,3 3,3 10,0Industrie dei metalli 650 34,256,6 8,0 1,2Industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto 320 45,3 46,6 7,8 0,3Industrie elettriche, elettroniche, ottiche emedicali230 46,8 38,1 13,0 2,2Altre industrie330 36,2 57,4 6,4 0,0COSTRUZIONI 4.330 59,3 31,8 6, 8 2,2SERVIZI 94.200 56,4 38, 8 2,72,0Commercio al dettaglio e all’ingrosso 7.760 25, 963,8 8,22,2Mense, ristorazione, alberghi e serv. turistici 5.650 41,0 57,3 1,4 0,3Trasporti e attività postali 12.450 70,2 24,1 1,7 4,0Informatica, TLC e serviz i avanzati alle <strong>imprese</strong> 3.780 53,3 36,0 6,9 3,9Credito, assicurazioni e servizi finanziari 2.890 54,0 33,4 5,1 7,5Servizi operativi alle <strong>imprese</strong> e alle persone 19.940 71,4 26,5 0,9 1,2Istruzione e servizi formativi privati 1. 650 32,7 62,8 4,2 0,4Sanità, servizi sanitari privati e assist. Sociale35.120 56,8 41,0 0,6 1,6Altri servizi alle persone 4.960 35,547,5 15,8 1,2TOTALE 103.310 55,6 39,2 3,1 2,0*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 200521


A livello settoriale, sono soprattutto le costruzioni (59,3%) ed i servizi (56,4%) ad adottarela formula del contratto a tempo indeterminato; in particolare, spiccano, nell’ambito delterziario, le elevate percentuali di assunzioni a tempo indeterminato nei comparti deiservizi operativi alle <strong>imprese</strong> e alle persone (71,4%) e dei trasporti e attività postali (70,2%).Nell’industria in senso stretto prevalgono, invec e, le assunzioni a tempo determinato(54%), particolarmente elevate nelle industrie alimentari (64,9%). L’apprend istato, poi,sarà prevalentemente adottato nel settore industr iale mentre le altre formule contrattuali,evidentemente più flessibili, sono residuali.Rispetto al territorio, le tipologie di contratto previste per le risorse umane introdotte nelle<strong>cooperative</strong> nel 2005 si distribuiscono in maniera più o meno omogenea sul territorionazionale. Nello specifico, più marcate sono le assunzioni a tempo indeterminato nel NordOvest (57,5%), mentre rilevante è la percentuale a tempo determinato nel Centro (43,1%).Anche con riferimento alla dimensione d’impresa, le assunzioni previste dagliimprenditori delle <strong>cooperative</strong> secondo i diversi tipi di contratto risultano piuttostouniformi. La quota più elevata di contratti a tempo indeterminato interesserà, secondo lestime, le <strong>imprese</strong> grandi (58%), mentre quella relativa ai contratti a tempo determinatoriguarderà soprattutto le piccole <strong>imprese</strong> (10‐49 dipendenti; 44,5%) . L’apprendistato,infine, si prevede sarà adottato soprattutto nelle micro <strong>imprese</strong> (1‐9 dipendenti;13,2%).Tab. 13 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 per tipo di contratto e ripartizione territoriale(valori assoluti e percentuali)TOTALETIPO DI CONT RATTO (%)RIPARTIZIONEASSUNZIONITERRITORIALE2005 Tempo TempoAltriApprendistatoVA* indeterminatodeterminatoContrattiNord Ovest 31.610 57,5 38,4 1,9 2,2Nord Est 32.800 56,9 38,2 2,3 2,6Centro 21.010 50,9 43,1 4,7 1,3Mezzogiorno 17.880 55,6 38,0 5,0 1,5ITALIA*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2005103.310 55,6 39,2 3,1 2,0Tab. 14 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 per tipo di contratto e classe dimensionale (valoriassoluti e percentuali)TOTALETIPO DI CONTRATTO (%)ASSUNZIONICLASSE DIMENSIONALE2005 Tempo TempoAltriApprendistatoVA* indeterminato determinatoContratti1‐9 dipendenti 14.390 51,7 33,8 13,2 1,310‐ 49 dipendenti 14.450 51,7 44,5 3,2 0,650‐249 dipendenti 24.880 55,3 41,0 0,9 2,8250 dipendenti e oltre 49.610 58,0 38,5 1,3 2,3TOTALE 103.310 55,6 39,2 3,1 2,0*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 200522


Un altro aspetto interessante si evince dall’analisi delle assunzioni secondo il genere(maschio o femmina) ritenuto più idoneo a svolgere una determinata mansione. Ingenerale, le <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> ritengono ugualmente adatti uomini e donne (50,4% delleassunzioni previste).Tab. 15 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 e segnalazioni del genere ritenuto più adatto allosvolgime nto della professione, per settore di attività (Valori assoluti e percentuali)SETTORETOTALE(%SU TOTALE ASSUNZIONI)2005 UgualmenteUomini DonneVA*AdattiASSUNZIONIINDUSTRIA 9.11072,6 8,9 18,6INDUSTRIA IN SENSO STRETTO 4.780 56,5 14,0 29,5Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 1.950 55,8 12,3 32,0Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature 410 25,0 48,9 26,1Industrie del legno e del mobile 310 69,3 9,6 21,1Industrie della carta, della stampa e editoria 330 47,9 15,9 36,2Industrie della gomma e delle materie plastiche 140 56,0 10,5 33,5Industrie dei minerali non metalliferi 120 63,3 5,0 31,7Industrie dei metalli650 71,4 4,1 24,4Industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto 320 71,7 5,6 22,7Industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali 230 55,4 17,3 27,3Altre industrie 330 51,1 13,7 35,1COSTRUZIONI 4.330 90,3 3,1 6,6SERVIZI94.200 17,2 29, 3 53,5Commercio al dettaglio e all’ingrossoMense, ristorazione, alberghi e serv. Turistici7.7605.65014,63,47,245,678,251,0Trasporti e attività postali 12.450 61,98,9 29,2Informatica, TLC e servizi avanzati alle <strong>imprese</strong> 3.780 18,022,4 59,5Credito, assicurazioni e servizi finanziari 2. 890 12, 38,7 79,0Servizi operativi alle <strong>imprese</strong> e alle persone 19.940 15,530,9 53,6Istruzione e servizi formativi privati1.650 16,2 42,2 41,6Sanità, servizi sanitari privati e assist. Sociale 35.1204,6 39,6 55,9Altri servizi alle persone 4.960 24,3 30,9 44,9TOTALE 103.310 22,1 27,5 50,4*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: Unioncamer e ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2005Nell’ambito dei vari comparti di attività economica, tuttavia emerge una netta preferenzaper la componente maschile nel settore industriale, sia manifatturiero – specie le industriedei metalli e meccaniche, ove supera il 70% ‐ , sia soprattutto nelle costruzioni (90,3%). Neiservizi, invece, prevalgono le preferenze per le assunzioni di donne (29,3%) rispetto aquelle degli uomini (17,2%), specie nei comparti della ristorazione (45,6%), della sanità(39,6%) e dell’istruzione e servizi formativi (42,2%).23


A livello territoriale, le assunzioni previste sembrano in maggioranza essere rivolte adentrambi i sessi nelle diverse macroripartizioni geografiche ad eccezione del Mezzogiornodove solo per il 37,3% delle nuove assunzioni non viene fatta distinzione fra uomini edonne: le <strong>cooperative</strong> meridionali accordano maggiore preferenza all a componentemaschile (40,6%) rispetto a quella femminile (22,1%).Tab. 16 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 e segnalazioni del genere ritenuto più adatto allosvolgimento della professione, per ripartizione territoriale (Valori assoluti e percentuali)RIPARTIZIONE TERRITORIALETOTALEASSUNZIONI2005VA*(% SU TOTALE ASSUNZIONI):Uomini Donne Ugualmente adattiNord Ovest 31.610 17,6 28,6 53,8Nord Est 32.800 18,2 28,5 53,4Centro 21.010 19,3 29,0 51,7Mezzogiorno 17.880 40,6 22,1 37,3ITALIA 103.310 22,1 27,5 50,4*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2005A livello dimensionale, si osserva che gli imprenditori delle piccole <strong>cooperative</strong> (da 1 finoa 49 dipendenti) prevedono di effettuare soprattutto assunzioni di uomini. Nelle mediograndi<strong>imprese</strong>, invece, c’è una maggiore indifferenza rispetto al sesso, tuttavia, se nelle<strong>cooperative</strong> di media dimensione (50‐249 dipendenti) vi è una parità quasi totale, nellegrandi (250 dipendenti e oltre) le assunzioni femminili risultano preponderanti (29,6%)rispetto a quelle maschili (8,3%).Tab. 17 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 e segnalazioni del genere ritenuto più adatto allosvolgimento della professione, per classe dimensionale (Valori assoluti e percentuali)CLASSE DIMENSIONALETOTALEASSUNZIONI2005VA*(% SU TOTALE ASSUNZIONI):Uomini Donne Ugualmente adatti1‐9 dipendenti 14.390 48,8 28,2 23,010‐49 dipendenti 14.450 38,3 25,5 36,250‐249 dipendenti 24.880 24,8 24,1 51,1250 dipendenti e oltre 49.610 8,3 29,6 62,1TOTALE 103.310 22,1 27,5 50,4*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2005L’ultimo aspetto analizzato riguarda il livello di istruzione e il livello formativoequivalente 7 segnalato dalle <strong>cooperative</strong>. Una questione di estrema importanza poiché7Il “livello formativo equivalente” è un indicatore che esprime sinteticamente il livello di competenzaconseguito attraverso percorsi scolastici ed esperienze professionali, al fine di considerare adeguatamente ilpeso ed il significato della “formazione integrata”. Il livello formativo equivalente tiene conto, pertanto,degli anni di istruzione per conseguire il livello di istruzione richiesto dalle <strong>imprese</strong> e degli anni di24


nell’attuale transizione dall’era industriale alla knowledge‐based economy,il capitalecognitivo è ormai universalmente riconosciuto quale nuovo fattore di vantaggiocompetitivo. Nonosta nte, però, l’a ccento posto <strong>sulle</strong> risorse umane di alto livello(formativo ed esperienziale) quale fattore imprescindibile per vincere la sfida dellacompetitività, la domanda attesa di laureati da parte delle <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> anche nel2005 non si presenta particolarmente favorevole. Come dimostrano i dati ivi riportati,infatti, la qualifica professionale rappresen ta il titol o di studiomaggiormente richiestodalle <strong>cooperative</strong>, seguito dal diploma di scuola media superior e e, in misuranotevolmente inferiore, da l diploma universitario. Le previsioni Excelsior mettono,dunque, in evidenza il forte mismatch esistente tra offerta di lavoro istruitae domanda dilavoro delle <strong>imprese</strong>.Uno squilibrio dovuto a diversi fattori, quali la mancata corrispondenza tra titoli posseduti(la forte prevalenza, ancora oggi, dei laureati “umanistici”) e titolo richiesto dalle <strong>imprese</strong>,sempre più alla ricerca di “sapere tecnico”; la diversa distribuzione territoriale didomanda (proveniente prevalentemente dal Centro‐Nord) ed offerta (proveniente per lopiù dal Sud); la debo lezza de l ciclo economi co e delle ristrettezze di bilan cio della PubblicaAmministr azione; la fase di transizione dell’ordinamento universitario, che ha favorito lac rescita dei laureati e diplomati universitari.Confrontando le previsi oni di assunzione rela tive ai differenti livelli di istruzio ne e diformazione equivalente ‐ che considera sia il sapere scolastico sia quello di tipoesperienziale, che con la riforma scolastica ed universitaria è diventato parte integrantedelpercorso formativo individuale ‐ per macrosettore, emergono alcune diff erenze: per ilivelli di istruzione segnalati, la domanda di profili con sola qualifica professionale maanche, all’estremo superiore, quella di laureati risultano superiori nelle <strong>cooperative</strong> deiservizi; la domanda di lavoratori in possess o di un diploma secondario o post secondariorisulta, invece, magg iore nell’ indus tria.Sono poc hi, invece, i comparti manifatturieri e industriali ove prevale la richiesta dipersonale in possesso di sola qualifica professionale e si tratta di quelli a più largo impiegodi manodopera, in cui maggiore è la necessita di personale non specializzato, come leindustrie dei minerali non metalliferi e dei metalli; in tutti gli altri il diploma di secondo gradoappare evidentemente come il titolo di istruzione minimo per lo svolgimento dellaprofessione ricercata dalle <strong>imprese</strong>; al di là di questa considerazione generale, risulta, poi,piuttosto significativo il dato previsionale della domanda di dipendenti laureati nel settoredella carta, editoria e stampa e nelle industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali. Unadistinzione emerge, poi, nell’ambito delle costruzioni: mentre il livello di istruzioneprevalentemente segnalato dalle <strong>cooperative</strong> è quello secondario o post secondario, illivello formativo equivalente maggiormente richiesto è la qualifica professionale; ciòsignifica che le costruzioni manifestano una forte esigenza soprattutto di esperienza,esperienza richiesti dalle <strong>imprese</strong> (in aggiunta agli anni di formazione tradizionale) per la figuraprofessionale ricercata.25


quindi di competenze pratiche nello svolgimento dell’attività, prima ancora che diistruzione scolastica.Tab. 18 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 per settore di attività, secondo il titolo di studioesplicitamente segnalato e secondo il livello formativo equivalente (valori assoluti e percentuali)SETTOREDI CUIDI CUILIVELLO DI ISTRUZIONELIVELLO FORMATIVOTOTALESEGNALATOEQUIVALENTEASSUNZIONI (% SU TOTALE ASSUNZIONI) (% SU TOTALE ASSUNZIONI)2005VA* Universitari Secondario e post QualificaSecondario e postUniversitario Qualificao secondario professionale secondario professionaleINDUSTRIA 9.110 3,5 27,3 21,5 4,4 33,9 44,8INDUSTRIA IN SENSO STRETTO 4.780 3,7 31,9 23,4 4,3 37,037,1Industrie alimentari, dellebevande e del tabacco1.950 2, 5 35,6 20,9 2,8 39,332,0Industrie tessili,dell’abbigliamento e calzature410 2,0 21,8 19,8 2, 0 28,942,5Industrie del legno e del mobile 310 0,7 31,3 18,2 0,735,234,7Industrie della carta, dellastampa e editoria330 10,1 42,1 16,8 10,749,122,4Industrie della gomma e dellematerie plastiche140 3, 5 28,0 23, 3 3,5 31,5 40,7Industrie dei minerali nonmetalliferi120 5,8 17,5 45, 0 5,8 20,8 58,3Industrie dei metalli 650 3, 4 23,6 30, 8 4,7 33,5 46,8Industrie meccaniche e deimezzi di trasporto320 5,0 36,0 18, 6 5, 6 41,6 44,4Industrie elettriche,elettroniche, ottiche e medicali230 10, 8 40,3 17, 3 13,0 45,9 22,9Altre industrie 330 2,8 26,2 40, 0 4,6 27,7 52,5COSTRUZIONI 4.330 3,3 22,2 19, 5 4,5 30,5 53,3SERVIZI 94.200 10,5 24,4 33,3 11,3 26,8 39,2Commercio al dettaglio eall’ingrosso7.760 1,2 48,3 35,0 2,0 56,1 31,1Mense, ristorazione, alberghi eserv. Turistici5.650 0,8 16,1 66,8 1,1 20,0 69,6Trasporti e attività postali 12.450 1,7 18,0 15,4 2,2 20,1 41,5Informatica, TLC e serviziavanzati alle <strong>imprese</strong>3.780 17,6 50,0 15,6 20,8 47,9 20,1Credito, assicurazioni e servizifinanziari2.890 30,8 55,6 2,7 31,9 55,2 7,6Servizi operativi alle <strong>imprese</strong> ealle persone19.940 1,3 13,1 13,8 1,8 13,9 28,1Istruzione e servizi formativiprivati1.650 32,7 45,8 6,4 37,7 44,5 7,0Sanità, servizi sanitari privati eassist. Sociale35.120 18,9 20,8 52,4 19,5 24,1 49,4Altri servizi alle persone 4.960 10,7 38,0 20,6 13,1 38,5 27,4TOTALE 103.310 9,9 24,6 32,2 10,7 27,4 39,7*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2005Riguardo ai servizi, scendendo nel dettaglio settoriale si osserva come sul dato percentualemedio, che vede, come già detto, la prevalente richiesta di personale in possesso dellaqualifica professionale, incidano notevolmente i valori relativi al settore mense, ristorazioni,alberghi e servizi turistici e a quello della sanità e assistenza sociale. In tutti gli altri, invece,26


isulta prevalente o comunque elevata la domanda prevista di lavora tori con titolosecondario o post secondario. Spiccano, poi, alcuni com parti fortemente specializzati in cuile <strong>cooperative</strong> si attendono un forte aumento del personale laurea to: informatica, TLC, eservizi avanzati alle <strong>imprese</strong>; credito, assicurazioni e servizi finanziari; istruzione e serviziformativi privati; ed, infine, sanità, servizi sanitari privati ed assistenza sociale.A livello territo riale, la domanda complessiva di lavoro qualificato (scolastica e formativa)è più marcata nel Nord‐Es t, ove le <strong>cooperative</strong> manifest ano una alta necess ità di personalehigh skill, rivolgendo qu indi la maggior parte delle previsio ni di assunzione versomanodo pera in possesso di qualificaprofessionale. Situazione diversa caratterizza ilMezzogiorno in cui la preminente esigenza aziendale va verso il fattore esperienzialepiuttosto che al sapere teorico. Risulta, infine, come la domanda di laureati siamaggiormente elevata nel Centro.Tab. 19 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 per ripartizione territoriale, secondo il titolo distudio esplicitamente segnalato e secondo il livello formativo equivalente (valori assoluti e percentuali)TOTALERIPARTIZIONETERRITORIALE 2005VA*ASSUNZIONIUniversitarioDI CUILIVELLO DI ISTRUZIONESEGNALATO(% SU TOTALE ASSUNZIONI)Secondario epostsecondarioDI CUILIVELLO FORMATIVOEQUIVALENTE(% SU TOTALE ASSUNZIONI)Secondario eQualifica Universitarpostprofessionale iosecondarioQualificaprofessionaleNord Ovest 31.610 9,6 25,4 32,9 10,2 30,1 36,0Nord Est 32.800 9,7 21,1 38,8 10,5 22,6 44,3Centro 21.010 11,4 26,0 30,7 11,9 27,9 39,1Mezzogiorno 17.880 8,8 27,9 20,9 10,6 30,9 38,7ITALIA 103.310 9,9 24,6 32,2 10,7 27,4 39,7*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2005In termini di addetti, si nota una forte correlazione tra dimensione aziendale e basso livellodi istruzione e formazione equivalente: le <strong>cooperative</strong> che occupano più di 250 addetti siattendono un incremento più consistente di dipendenti con sola qualifica professionale. Lealtre <strong>cooperative</strong> prevedono, invece, di assumere per lo più dipendenti in possesso didiploma secondario o post secondario; tuttavia, con riferimento al livello formativoequivalente, emerge una maggiore richiesta di manodopera in possesso della sola qualificaprofessionale. Le piccolissime <strong>cooperative</strong> (1‐9 addetti), inoltre, sono le meno interessate alprofilo dei laureati, mentre quelle piccole (con numero di addetti compreso tra 10‐49) sidistinguono per la maggior incidenza di nuovi assunti con il diploma di laurea (13,2%).27


Tab. 20 ‐ Assunzioni previste dalle <strong>cooperative</strong> per il 2005 per classe dimensionale, secondo il titolo di studioesplicitamente segnalato e secondo il livello formativo equivalente (valori assoluti e percentuali)CLASSE DIMENSIONALETOTALEASSUNZIONI2005VA*UniversitarioDI CUILIVELLO DI ISTRUZIONESEGNALATO(% SU TOTALE ASSUNZIONI)Secondario epostsecondarioDI CUILIVELLO FORMATIVOEQUIVALENTE(% SU TOTALE ASSUNZIONI)QualificaUniversitar Secondario e Qualificaprofessionalpostioprofessionaleesecondario1‐9 dipendenti 14.390 7,6 39,1 16,9 9,9 41,4 33,910‐49 dipendenti 14.450 13,2 32,6 20,0 15,0 36,7 32,650‐249 dipendenti 24.880 9,9 27,4 26,2 10,5 30,6 34,6250 dipendenti e oltre 49.610 9,5 16,7 43,3 9,8 19,1 46,0TOTALE 103.310 9,9 24,6 32,2 10,7 27,4 39,7*Valori assoluti arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 20051.4 LE COOPERATIVE “ROSA”Nell’ambito della cooperazione, un ruolo di rilevante interesse è rivestito dallacomponente femminile. Risulta, infatti, senz’altro utile comprendere l’evoluzionedell’imprenditoria “rosa”, anche alla luce dei finanziamenti stanziati per favorire questaparticolare forma di impresa 8 .Attualmente in Italia sono presenti oltre 1 milione di <strong>imprese</strong> femminili e 12.428<strong>cooperative</strong>, che rappresentano l’1% dell’intero sistema d’impresa “rosa”. Il peso delle<strong>cooperative</strong> femminili sull’universo delle <strong>imprese</strong> femminili risulta, dunque, modestoma sostanzialmente in linea con l’analogo dato relativo al complesso delle <strong>cooperative</strong>(1,4%).8I dati riportati nelle ta belle di questa sezione si riferiscono al Rapporto Annuale <strong>sulle</strong> <strong>imprese</strong> femminilirealizzato dal Ministero delle Attività Produttive in collaborazione con l’<strong>Unioncamere</strong>. In particolare, per le<strong>cooperative</strong> è stato fatto riferimento alla legge 215/92 ‐ Azioni positive per lʹimprenditoria femminile, art. 2 ealla successiva Circolare n° 1151489 22/11/2002 art. 1.2 del Min. Att. Produttive.L’articolo 1.2 chiarisce i termini per l’individuazione delle <strong>imprese</strong> femminili, tra cui le <strong>cooperative</strong>.………………...a) le <strong>imprese</strong> individuali in cui il titolare sia una donna;b) le società di persone e le società <strong>cooperative</strong> in cui il numero di donne socie rappresenti almeno il 60% dei componentila compagine sociale, indipendentemente dalle quote di capitale detenute;c) le società di capitali in cui le donne detengano almeno i due terzi delle quote di capitale e costituiscano almeno i dueterzi del totale dei componenti dell’organo di amministrazione.28


A livello territoriale, in particolare, il Mezzogiorno rappresenta l’area in cui lacooperazione rosa è maggiormente diffusa, con 6.290 <strong>cooperative</strong> femminili edun’incidenza dell’1,4% sulla totalità delle <strong>imprese</strong> femminili. Seguono nell’ordine, perincidenza, il Centro (2.222 <strong>cooperative</strong> rosa e un peso <strong>sulle</strong> <strong>imprese</strong> pari a 0,9%), il Nord‐Ovest (2.460 <strong>cooperative</strong> e un’incidenza dello 0,8%) ed, infine, il Nord‐Est (1.456<strong>cooperative</strong> rosa e un peso dello 0,6%).In termini dinamici, nell’ultimo biennio, in Italia il peso delle <strong>cooperative</strong> femminili <strong>sulle</strong><strong>imprese</strong> femminili è rimasto quasi invariato. Analoga evoluzione anche a livello di singolemacroripartizioni geografiche; in particolare, nel Nord‐Est e nel Nord‐Ovest l’incidenza èrimasta stazionaria, mentre una lieve differenza, negativa, si riscontra nel Centro e nelMezzogiorno (pari, in entrambi i casi, a ‐0,1 punti percentuali).Graf. 6 ‐ Incidenza delle <strong>cooperative</strong> femminili sul totale <strong>imprese</strong> femminili nelle macroripartizionigeografiche (Valori percentuali; Anni 2003 – 2005*)2,01,61,51,41,20,80,60,81,00,60,80,90,40,02003 2005Nord-Est Nord-Ovest Centro Sud e Isole* i dati dell’anno 2005 sono relativi al I semestre 2005Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati <strong>Unioncamere</strong>Scendendo nel dettaglio regionale, i valori più elevati, in termini di incidenza, si rilevanonelle regioni del Sud d’Italia, in particolare in Sardegna (2%), Sicilia (1,8%) e Basilicata(1,8%); quelli più bassi, invece, nelle regioni nord orientali, soprattutto in Trentino AltoAdige e Veneto (pari, in entrambi i casi, a 0,5%).L’analisi per settore di attività economica evidenzia che il comparto produttivo in cui,nell’ambito della imprenditorialità rosa, si registra la presenza più consistente di<strong>cooperative</strong> femminili è l’attività immobiliare (2.826), seguito dalla sanità (2.779).29


Il settore sanitario e degli altri servizi sociali rappresenta anche quello in cui si rileva ilmaggior peso della cooperazione <strong>sulle</strong> <strong>imprese</strong> rosa (31,8%), considerando la rilevanza interminiassoluti; scarso peso, al contrario, rivestono i settori dell’intermediazionemonetaria e finanziaria, sia in termini assoluti (18 <strong>cooperative</strong>), sia relativi (0,1%), delcommercio (527 <strong>cooperative</strong> su 385.010 <strong>imprese</strong> ed un’incidenza pari a 0,1%) edell’agricoltura (863 <strong>cooperative</strong> e 277.839 <strong>imprese</strong>, con un peso dello 0,3%).Approfondendo l’analisi dinamica a livello settoriale, emerge che il settore che ha riportatol’ incremento più elevato di <strong>cooperative</strong> femminili tra il 2003 ed il 2005 è stato quellosanitario (+12,3%); in particolare, il comparto sanitario, oltre ad essere, come già detto, unodei più consistenti numericamente registra anche il maggior peso sia <strong>sulle</strong> <strong>imprese</strong>fe mminili del settore (che, si ricorda, è pari a giugno 2005 al 31,8), sia sulla totalità delle<strong>cooperative</strong> rosa presenti in Italia (22,4%).Tab. 21 ‐ Numerosità delle <strong>cooperative</strong> e delle <strong>imprese</strong> femminili per regione per ordine alfabet ico (Valoriassoluti e percentuali; Giugno 2005)COOPERATIVEFEMMINILII MPRESEFEMMINILI%Abruzzo 398 36.998 1,1Basilicata 302 16.759 1,8Calabria 408 39.534 1,0Campania 1.433 127.039 1,1Emilia‐Romagna 657 84.9030,8Friuli‐Venezia Giulia190 25.044 0,8Lazio 1.090 95.210 1,1Liguria 289 36.307 0,8Lombardia 1.383 160.4930,9Marche 284 37.197 0,8Molise 115 10.708 1,1Piemonte744 98.803 0,8Puglia 1.132 82.904 1,4Sardegna 709 35.219 2,0Sicilia 1.793 98.825 1,8Toscana 646 83.974 0,8Trentino‐Alto Adige 108 20.445 0,5Umbria 202 21.235 1,0Valle D’Aosta 44 3. 381 1,3Veneto 501 95.634 0,5ITALIA 12.428 1.210.612 1,0Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati <strong>Unioncamere</strong>INCIDENZA30


Fig. 1 ‐ Mappatura provinciale dell’incidenza delle <strong>cooperative</strong> femminili <strong>sulle</strong> <strong>imprese</strong> femminili (Valoripercentuali; Giugno 2005)Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati <strong>Unioncamere</strong>31


Tab. 22 ‐ Numerosità delle <strong>cooperative</strong> e delle <strong>imprese</strong>femminili per settore (Valori assoluti e percentuali;Giugno 2005)COOPERATIVEFEMMINILIIMPRESEFEMMINILIINCIDENZAAgricoltura, caccia e silvicoltura 863 277.839 0,3Pesca,piscicoltura e servizi connessi 48 1.356 3,5Estrazione di minerali 5 455 1,1Attività manifatturiere 1.126 126.454 0,9Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua 2 199 1,0Costruzioni 1.001 37.621 2,7Comm.ingr.e dett., rip.beni pers.e per la casa 527 385.010 0,1Alberghi e ristoranti 323 84.006 0,4Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 857 21.339 4,0Intermediaz.monetaria e finanziaria 18 22.614 0,1Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca 2.826 123.821 2,3Pubbl.amm.e difesa;assic.sociale obbligatoria 4 12 33,3Istruzione 514 5.562 9,2Sanità e altri servizi sociali 2.779 8.742 31,8Altri servizi pubblici,sociali e personali 1.193 108.309 1,1Serv.domestici presso famiglie e conv. 1 4 25,0Imprese non classificate 341 7.269 4,7TOTALE 12.428 1.210.612 1,0Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati <strong>Unioncamere</strong>Le <strong>cooperative</strong> femminili, rispetto all’universo delle <strong>cooperative</strong>, hanno inoltre un pesoche si attesta circa sui 18 punti percentuali: 17,7 <strong>cooperative</strong> su 100 sono a prevalentepartecipazione di donne. A livello territoriale, è l’Italia centrale a registrare il pesofemminile maggiore, con oltre un quinto delle <strong>cooperative</strong> di tipo rosa. Seguono ilMezzogiorno (18,9%), il Nord‐Ovest (15,7%) ed il Nord‐Est (14%).Graf. 7 ‐ Incidenza delle <strong>cooperative</strong> femminili sul totale delle <strong>cooperative</strong> nelle macroripartizioni geografiche(Valori percentuali; Anni 2003 – Giugno 2005)(%)25,019,818,320,518,920,015,013,115,414,015,710,05,00,02003 2005Nord-Est Nord-Ovest Centro Sud e IsoleFonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati <strong>Unioncamere</strong> e Registro Imprese32


Dal punto di vista evolutivo, non si registrano variazioni significative tra il 2003 ed il 2005:l’incidenza delle <strong>cooperative</strong> rosa, rispetto alla totalità delle <strong>cooperative</strong>, riscontra un lieveaumento, pari allo 0,6% (da 17,1% a 17,7%) nel Paese, che è comunque indice della crescitadel livello di imprenditorialità femminile. Un incremento che interessa tutte lemacroripartizioni geografiche, in particolare il Nord‐Est (+0,9 punti percentuali).Fig.2 ‐ Mappatura provinciale dell’incidenza delle <strong>cooperative</strong> femminili <strong>sulle</strong> <strong>cooperative</strong> (Valoripercentuali; Giugno 2005)Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati <strong>Unioncamere</strong> e Registro Imprese33


PARTE SECONDAL’ALBO DELLE COOPERATIVE34


2.1 LA GENESI DELL’ALBOLa disciplina del diritto societario cooperativo ha ricevuto una profonda innovazione negliultimi anni. In particolare, con il decreto legislativo 28 dicembre 2004, n. 310 9 , si è esauritoil compito del Governo, affidatogli dalla legge delega 366/01, di riformare il dirittosocietario.Innanzitutto sono state apportate alcune correzioni alla normativa civilistica dedicata allesocietà <strong>cooperative</strong>. La novità normativa di maggiore rilevanza è stata, però, l’istituzionedell’Albo delle società <strong>cooperative</strong>. Il decreto ministeriale 23 giugno del 2004 (pubblicatosulla Gazzetta Ufficiale n.162 il 13 luglio 2004) ha stabilito, infatti, che tutte le società<strong>cooperative</strong> sono tenute ad iscriversi all’Albo delle società <strong>cooperative</strong> istituito presso ilMinistero delle Attività Produttive per il tramite delle Camere di Commercio (adesclusione delle società di mutuo soccorso e degli altri enti mutualistici non societari).L’istituzione dell’Albo completa il quadro della riforma delle società <strong>cooperative</strong> cheaveva avuto inizio con l’emanazione della Legge 3 aprile 2001, n. 142, in particolar modocon l’art. 7, comma 1, lettera n) 10 , e si era concluso con la riforma del diritto societariocooperativo predisposta dalla Commissione Vietti e introdotta dal Decreto Legislativo 17gennaio 2003, n.6, artt. 8 e 9. Inoltre, l’Albo delle <strong>cooperative</strong>, oltre ad essere attuazionedelle disposizioni di riforma del codice civile, viene anche ad attuare le ulterioridisposizioni contenute nel Decreto Legislativo 2 agosto 2002, n. 220, art. 15 11 , anche se concollocazioni diverse da quelle attualmente previste. Infatti, mentre l’articolo 15 stabilivache tale Albo, articolato per provincia, fosse tenuto presso gli Uffici territoriali del9Il decreto legislativo 28 dicembre 2004, n. 310, interviene <strong>sulle</strong> <strong>cooperative</strong> negli articoli dal 25 al 34,prevedendo modifiche di rilievo della disciplina codicistica e statutaria delle stesse.10Si riporta l’art. 7, comma 1, lett. n):“Art. 7. ‐ (Vigilanza in materia di cooperazione).1. Il Gov erno è delegato ad emanare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno opiù decreti legislativi per l’ammodernamento e il riordino delle norme in materia di controlli <strong>sulle</strong> società<strong>cooperative</strong> e loro consorzi, con particolare riferimento agli oggetti di cui alle lettere da a) a q) e sulla basedei seguenti princìpi e criteri direttivi:(Omissis)n) istituzione dell’Albo nazionale delle società <strong>cooperative</strong>, articolato per provincia e situato presso le Direzioniprovinciali del lavoro, ai fini della fruizione dei benefici, anche di natura fiscale, raccordando ruolo e modalità di tenutadi detto Albo con le competenze specifiche delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.L’Albo va tenuto distintamente per sezioni, definite sulla base del <strong>rapporto</strong> mutualistico di cui alla lettera b);(Omissis)”11“Art. 15. ‐ (Istituzione).1. E’ istituito, a fini anagrafici e della fruizione dei benefici fiscali o di altra natura, l’Albo nazionale degli enticooperativi, di seguito denominato Albo.2. L’Albo, tenuto presso gli Uffici territoriali del Governo, e, nelle more dell’adozione del decreto delMinistro dell’interno di cui all’articolo 9, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica del 15maggio 2001, n. 287, presso le Direzioni provinciali del lavoro, è articolato per provincia e sostituisce loschedario generale della cooperazione e i registri prefettizi.3. Le modalità di tenuta del predetto Albo e i rapporti con le Camere di commercio sono definiti con decretodel Ministro”.35


Governo e, in particolare, presso le Direzioni provinciali del Lavoro, il decreto del 23giugno 2004 non fa alcuna previsione a riguardo, stabilendo che l’Albo dovrà esseregestito con modalità informatiche direttamente dagli Uffici del Registro delle <strong>imprese</strong>tenuti dalle Camere di Commercio. In particolare, la Direzione Generale per gli enticooperativi, per il tramite degli uffici delle Camere di Commercio, attribuisce a ciascunasocietà cooperativa un numero di iscrizione (che sembrerebbe progressivo a livellonazionale senza una sub‐articolazione provinciale) con l’indicazione della sezione diappartenenza. Tale numero di iscrizione, che viene reso disponibile tramite il sistemainformatico delle Camere di Commercio, dovrà essere indicato dalla società nei propri attie nella propria corrispondenza.<strong>Secondo</strong> quanto disposto al comma 2 dell’art. 2502 c.c. “Le società <strong>cooperative</strong> a mutualitàprevalente si iscrivono in apposito Albo, presso il quale depositano annualmente i propri bilanci”.Analoga disposizione si rinviene al comma 3 dell’art. 2515 c.c., dove si stabilisce che “Lesocietà <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente devono indicare negli atti e nella corrispondenza ilnumero di iscrizione presso l’Albo delle <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente”.Mentre in queste due norme si parla solo di “<strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente”, nell’art.223‐sexiesdecies delle disposizioni transitorie e di attuazione si parla anche di “<strong>cooperative</strong>diverse da quelle a mutualità prevalente”; entrambi i tipi dovranno iscriversi in due diversesezioni dell’Albo.È propri in attuazione di tali disposizioni che il Ministero delle Attività produttive haemanato il D.M. 23 giugno 2004, n.162.La ratio di tale provvedimento istitutivo dell’Albo risiede nell’esigenza di creare unregistro anagrafico in grado di “censire” tutte le Cooperative ed i Consorzi che hanno sedenel territorio nazionale, siano essi dotati o meno del requisito della prevalente mutualità aisensi degli articoli 2512, 2513 e 2514 del nuovo Codice Civile.Oltre alla funzione anagrafica (finalizzata al censimento degli enti cooperativi, al fine disottoporre a vigilare gli enti stessi), l’iscrizione nell’Albo delle società <strong>cooperative</strong> ha anchela funzione di limitare agli enti censiti e vigilati il godimento delle agevolazioni fiscali e dialtra natura, così come specificato dal comma 1 dell’art. 15, Decreto Legislativo 220/2002,sopra citato.Con l’istituzione dell’Albo, inoltre, scompaiono automaticamente lo Schedario generaledella cooperazione e i Registri prefettizi introdotti precedentemente dalla legge Basevi(Decreto Legislativo C.P.S. 14 dicembre 1947, n. 1577). Viene, inoltre, abrogato l’Albonazionale degli enti cooperativi tenuto presso gli uffici territoriali del Governo previstodall’articolo 15 del Decreto Legislativo n. 220/2002, che avrebbe “sostituito” sia loSchedario nazionale che i Registri prefettizi.La piena operatività dell’Albo, con conseguente sostituzione delle funzioni svolte daiRegistri Prefettizi, viene, però, a realizzarsi solo con gli atti di emanazione deiprovvedimenti organizzativi dell’Albo. Più precisamente, la Circolare del Ministro degli36


Interni del 9 agosto 2004 prevedeva una proroga di tali organismi al 10 gennaio 2005. Ildecreto legislativo 28 dicembre 2004, n. 310, ha tuttavia disposto una dilazione di taletermine, stabilendo che tutte le società <strong>cooperative</strong> dovevano provvedere agliadeguamenti dei propri statuti e all’iscrizione all’Albo nazionale entro il 31 marzo 2005 12 .Il legislatore non ha, invece, previsto la soppressione esplicita delle Commissioniprovinciali di vigilanza presso le Prefetture in quanto l’articolo di legge che le ha istituitenella forma odierna (art. 17 del D.L.C.P.S. n. 1577/1947) non è stato abrogato.<strong>Secondo</strong> alcuni interpreti apparirebbe però evidente lo “svuotamento” delle competenzedi tali importanti organi che dalla data di entrata in vigore del più volte indicato decretodel 23 giugno 2004 si dovrebbero limitare all’esame delle pratiche giacenti.Altri invece ritengono che la scelta del legislatore possa portare alla ridefinizione deicompiti tenuto conto che la gestione dell’Albo a livello centrale non sarà né facile e néagevole.Sembra più verosimile l’opinione che le Commissioni provinciali di vigilanza <strong>sulle</strong><strong>cooperative</strong> siano soppresse, come peraltro previsto dall’art. 20 del Decreto Legislativo. n.220/2002 che, come già ind icato, figura tra le norme di presupposto della istituzionedell’Albo delle società <strong>cooperative</strong>.2.2 LA STRUTTURA DELL ALBO’In attuazione delle norme del codice civile, l’Albo si compone di due sezioni:‣ nella prima sezione devono iscriversi le società <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente,di cui agli artt. 2512, 2513 e 2514 c.c.;‣ nella seconda sezione devono iscriversi le società <strong>cooperative</strong> diverse da quelle amutualità prevalente.Di conseguenza, tutte le società <strong>cooperative</strong>, già esistenti alla data di istituzione dell’Alboo costituite successivamente, devono iscriversi in una di queste due sezioni. Non sembrache trovino, invece, collocazione nel nuovo Albo le società di mutuo soccorso e gli altrienti mutualistici diversi dalle <strong>cooperative</strong>, per i quali si rinvia ad un successivoprovvedimento ministeriale al fine di consentire l’iscrizione a detto Albo.Sull’argomento esistono tuttavia pareri discordanti e si attende, pertanto, un chiarimentoufficiale 13 .12Per le banche di credito cooperativo il termine per la presentazione della domanda di iscrizione fissato daldecreto legislativo 28 dicembre 2004, n. 310, è il 30 giugno 2005.13Il Consiglio Nazionale del Notariato (Studio n. 5511/I) sottolinea la necessità di una interpretazioneadeguatrice, ed in linea con il principio di gerarchia delle fonti, del D.M. 23 giugno 2004, in modo daricomprendere nelle “altre <strong>cooperative</strong>”, cui fa cenno l’art. 4, ultimo comma, del decreto, anche gli entimutualistici non cooperativi. Considerando che le società di mutuo soccorso, e gli enti mutualistici ex art.37


Il Ministero delle attività produttive (si veda il punto 2 della Circolare del 6 dicembre,Prot. 1579682) ha, inoltre, istituito una specifica sottosezione della prima sezioneriservata alle <strong>cooperative</strong> regolamentate da leggi speciali e pertanto escluse dallaprevisione di applicazione delle nuove norme del codice civile, quali:‣ le <strong>cooperative</strong> sociali (che vengono qualificate a mutualità prevalente direttamentedalla legge);‣ le banche di credito cooperativo (che vengono considerate a mutualità prevalente serispettano le norme delle leggi speciali – art. 223‐terdecies delle disposizioni diattuazione e transitorie c.c.);‣ le <strong>cooperative</strong> agricole e loro consorzi (dove la mutualità prevalente si verifica se laquantità o il valore dei prodotti risulta superiore al 50% della quantità o del valoretotale dei prodotti ‐ art. 111‐septies delle disposizioni di attuazione e transitoriec.c.).Ogni cooperativa deve sempre specificare nella domanda di iscrizione, sia nella prima chenella seconda sezione, la categoria di appartenenza. Le categorie previste dal D.M. 23giugno 2004, n. 310, sono le seguenti:1. COOPERATIVE DI PRODUZIONE E LAVORO2. COOPERATIVE DI LAVORO AGRICOLO3. COOPERATIVE SOCIALI4. COOPERATIVE DI CONFERIMENTO PRODOTTI AGRICOLI E ALLEVAMENTO5. COOPERATIVE EDILIZIE DI ABITAZIONE6. COOPERATIVE DELLA PESCA7. COOPERATIVE DI CONSUMO8. COOPERATIVE DI DETTAGLIANTI9. COOPERATIVE DI TRASPORTO10. CONSORZI COOPERATIVI11. CONSORZI AGRARI12. BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO13. CONSORZI E COOPERATIVE14. ALTRE COOPERATIVEDI GARANZIA E FIDI2517 C.C., sono attualmente iscritti nei Registri prefettizi ai sensi dell’art. 13 della legge Basevi, e che taleiscrizione è, anche per tali enti, il presupposto per il godimento delle agevolazioni fiscali e di altra natura,“ appare urgente un chiarimento ufficiale, che, alternativamente, evidenzi l’attuale operatività dell’alboanche in relazione agli enti mutualistici non cooperativi, ovvero precisi che l’operatività dei registriprefettizi, limitatamente a tali enti, continuerà fino a quando non sarà ad essi consentita l’iscrizione all’albosuddetto, in conformità agli artt. 1 e 15 del D.Lgs. n. 220/2002”. Lo stesso Consiglio Nazionale del Notariato,in uno studio successivo (Studio n. 5486/I), sostiene che deve essere consentita l’iscrizione nell’Albo delle<strong>cooperative</strong> anche a tutte le società di mutuo soccorso, sia registrate che irregolari; in difetto, i medesimi entisfuggirebbero alla vigilanza, decadrebbero di conseguenza dalle agevolazioni fiscali e dovrebbero devolvereil loro patrimonio ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. Tale decisione èricavabile dall’art. 15 del D. Lgs. n. 220/2002 nel quale si prevede l’iscrizione nell’Albo degli “enticooperativi” in relazione a tutti gli enti suddetti, tra i quali l’art. 1 del medesimo decreto enumeraespressamente anche le società di mutuo soccorso e gli enti mutualistici diversi dalle società.38


L’iscrizione all’Albo costituisce, per le società <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente, ilpresupposto per la fruizione dei benefici fiscali, in base a quanto già previsto dall’art. 15del Decreto Legislativo 220/2002. Inoltre, l’iscrizione all’Albo diventa presupposto ancheper il godimento di agevolazioni non fiscali (contributi pubblici, agevolazioni finanziarie,etc.). Pertanto, la mancata iscrizione all’Albo delle società <strong>cooperative</strong>, pur regolarmenteiscritte nel Registro delle Imprese, determina l’esclusione da ogni forma di agevolazione e,nei confronti delle stesse, viene promossa azione di vigilanza per verificarne l’effettivaesistenza o, in alternativa, la volontà negativa alla iscrizione.I dati ufficiali rivelano che al 15 gennaio 2006 risultano iscritte nell’Albo 62.253 14<strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong>. Nella maggior parte dei casi si tratta di <strong>cooperative</strong> a mutualitàprevalente, mentre residuale risulta essere la consistenza numerica delle <strong>cooperative</strong>cosiddette “diverse”.Tab. 1 ‐ La struttura dell’Albo delle <strong>cooperative</strong> (Valori assoluti e percentuali; Gennaio 2006)SEZIONI VALORI ASSOLUTI INCIDENZA (%)Cooperative a mutualità prevalentedi cui:58.236 93,5‐ Cooperative a mutualità prevalente 48.528 78,0‐ Cooperative a mutualità prevalente di diritto 9.708 15,5Cooperative diverse 3.821 6,2Cooperative non soggette (L. 366/2001) 196 0,3TOTALE 62.253 100,0Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività Produttive2.2.1 Le <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalenteNel periodo antecedente la riforma del diritto societario, il codice civile non prevedevauna definizione dello scopo mutualistico né del concetto più ampio di mutualitàcooperativa, bensì si limitava semplicemente ad affermare che “le <strong>imprese</strong> che hanno scopomutualistico possono costituirsi come società <strong>cooperative</strong> a responsabilità limitata” (versione invigore dell’art. 2511 c.c. fino al 31 dicembre 2003). Solo la relazione al codice civile del1942, Titolo VI, indicava gli elementi essenziali dello scopo mutualistico, consistenti nelfornire ai soci della società cooperativa occasioni di lavoro o beni o servizi a condizioni dimaggior vantaggio rispetto a quelle offerte dal mercato. L’unico riferimento normativoesplicito è stato, quindi, quello contenuto nell’art. 26 della Legge Basevi (D.L.C.P.S.1557/47), che rinvia il rispetto della mutualità alla previsione statutaria di clausoletributarie idonee a garantire l’ammissione alle agevolazioni fiscali.14L’apparente discordanza tra il numero di <strong>cooperative</strong> iscritte al Registro Imprese al 2005 e la consistenzadelle iscrizioni nell’Albo è da attribuirsi a quelle posizioni in corso di validazione da parte del Ministerodelle Attività Produttive.39


Pertanto, in mancanza di una disciplina dettata dal codice civile, sono intervenute neltempo molteplici disposizioni normative che hanno cercato di dare una definizionecompiuta della natura mutualistica delle <strong>cooperative</strong>. Si annovera, tra queste, la recentedisposizione della riforma di vigilanza (Decreto legislativo 220/2002, art. 4, lettera b),secondo cui la natura mutualistica sia da accertare attraverso la verifica dell’effettivitàdella base sociale e della partecipazione dei soci alla vita sociale ed allo scambiomutualistico.La nuova disciplina delle società <strong>cooperative</strong>, contenuta nella riforma del codice civile,propone una nuova formulazione dell’art. 2511, che non fa più riferimento genericamentealle “<strong>imprese</strong> mutualistiche” che assumono la forma giuridica di cooperativa, bensìqualifica direttamente la cooperativa come “società mutualistica”, prescrivendo inoltreall’art. 2515 che “l’indicazione di cooperativa non può essere usata da società che non hanno scopomutualistico”.Con la riforma del diritto societario la previsione di mutualità ha trovato nei fattirecipimento nelle nuove disposizioni del codice civile che hanno introdotto il modello di“società cooperativa a mutualità prevalente”, di cui ha dettato i requisiti e per la quale hadefinito i criteri per l’individuazione della “prevalenza” (artt. 2512‐2514 c.c.).Nell’art. 5 della legge‐delega n. 366/2001 viene proposta una distinzione tra <strong>cooperative</strong>meritevoli del trattamento di favore previsto dall’art. 45 della Costituzione (<strong>cooperative</strong>costituzionalmente riconosciute) e <strong>cooperative</strong> collocabili in un’area molto vicina allesocietà lucrative (<strong>cooperative</strong> diverse), che ora viene di fatto superata con l’introduzionedella nuova distinzione tra “<strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente” e le “altre <strong>cooperative</strong>”,quelle a mutualità non prevalente. Quest’ultima tipologia risulta pressoché sconosciutaessendo senza precedenti se non nel settore bancario nell’ambito delle banche popolari.A norma dell’articolo 2512 c.c. sono “<strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente”, in ragione deltipo di scambio mutualistico, quelle che:svolgono la loro attività prevalentemente in favore dei soci, consumatori o utenti di beni oservizi (lo scambio mutualistico si pone “a valle” dell’attività della cooperativa, in quantoriguarda la fase finale della stessa, consistente nella collocazione sul mercato del bene odel servizio)si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, delle prestazionilavorative dei soci (lo scambio mutualistico si pone “a monte” dell’attività economica, inquanto finalizzato all’acquisizione delle prestazioni lavorative dei soci)si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, degli apporti di beni oservizi da parte dei soci (lo scambio mutualistico si pone “a monte” dell’attivitàproduttiva, in quanto finalizzato ad assicurare alla società l’acquisizione dei fattori dellaproduzione diversi dal capitale e lavoro, ossia le merci, i beni e i servizi)40


Il successivo articolo 2513 c.c. fissa, poi, i criteri per conseguire il requisito dellaprevalenza nello scambio mutualistico, stabilendo i parametri necessari per qualificarsi amutualità prevalente, che gli amministratori e i sindaci devono documentare nella notaintegrativa al bilancio d’esercizio :le <strong>cooperative</strong> di utenza o consumo devono conseguire ricavi delle vendite dei beni e delleprestazioni di servizi verso i soci in misura superiore al 50% del totale dei ricavi dellevendite e delle prestazioni riportato nella voce A1 del conto economico;le <strong>cooperative</strong> di lavoro devono sostenere un costo per il lavoro relativo all’opera dei socisuperiore al 50% del totale del costo complessivo della manodopera riportato nella voce B9del conto economico;nelle <strong>cooperative</strong> di conferimento dei beni, il costo dei beni o servizi conferiti dai soci deveessere superiore al 50% del costo totale delle merci, materie prime, sussidiarie, riportatenella voce B6 del conto economico ovvero dei servizi il cui costo complessivo è riscontrabilenella voce B7.per le <strong>cooperative</strong> agricole di conferimento il valore dei prodotti conferiti dai soci devesuperare rispettivamente il 50% del valore complessivo o della quantità dei prodotti finiti.Peraltro, non vi è alcun obbligo a carico della società cooperativa di indicare in statuto se èo meno a mutualità prevalente; una tale previsione statutaria, se esistente, vincola peraltrogli amministratori a gestire la società secondo il criterio di prevalenza. Tuttavia vige pertutte le <strong>cooperative</strong> l’obbligo di far risaltare nella relazione di amministratori e sindaci icriteri seguiti per lo scopo mutualistico. Ai fini della valutazione della prevalenzadell’attività dei soci, occorre fare riferimento esclusivamente all’attività “caratteristica”della società cooperativa. Sono invece ininfluenti, ai fini del calcolo della prevalenza, iproventi da contributi pubblici che le <strong>cooperative</strong> spesso ricevono e che vanno riportatinella voce A5 del conto economico. Risultano, inoltre, irrilevanti gli altri settori di attivitàeconomica svolta dalla società cooperativa non direttamente coinvolti nello scambiomutualistico, quali quello dell’attività finanziaria (quindi lucrativa) che la societàeventualmente eserciti per il tramite di società di capitali.Con riferimento alla lettera b) del citato art. 2513 c.c., si sottolinea che il DecretoLegislativo 28 dicembre 2004, n. 310, ha esteso l’esclusivo riferimento al lavorosubordinato della vecchia disciplina anche alle altre forme di lavoro previste dalla vigentelegislazione del lavoro (lavoro a progetto, <strong>rapporto</strong> professionale, etc.), a condizione cheabbiano un collegamento con l’attuazione del <strong>rapporto</strong> mutualistico e, quindi, sianoconformi con l’oggetto sociale della cooperativa. Pertanto, la condizione di prevalenza saràsoddisfatta se il costo del lavoro dei soci è superiore al 50% del totale del costocomplessivo del lavoro, di cui all’art. 2425, primo comma, punto B9), a cui bisognaaggiungere quello relativo alle altre forme di lavoro inerenti al <strong>rapporto</strong> mutualistico, ilcui costo viene riportato nella voce B7) del conto economico.41


Resta inteso che la cooperativa deve comunque intrattenere rapporti economici con i soci,in quanto diversamente verrebbe meno lo “scambio mutualistico” che è fondamento dellacooperativa a mutualità prevalente. L’elemento che caratterizza la cooperativa amutualità prevalente è la prevalente remunerazione dell’apporto mutualistico dei socianziché del capitale. In mancanza di una definizione chiara del requisito di mutualitàprevalente, sembra che il principale elemento che possa contribuire a definire meglio ilconcetto di “mutualità prevalente” sia proprio la destinazione dell’utile. Ladestinazione degli utili è l’elemento discriminante del concetto di mutualità. Dunque, lacooperativa non ha come scopo quella di remunerare i capitali investiti, bensì di offrire, aseconda del tipo di cooperativa, beni o occasioni di impiego alle condizioni miglioripossibili, attraverso lo strumento di remunerazione chiamato “ristorno”. Dall’analisi deltesto si evince che la condizione di prevalenza non è valutata con il riguardo al meroraffronto fra soci e terzi, bensì con riferimento ai “ricavi nelle vendite” per le <strong>cooperative</strong>di consumo e al “costo del lavoro” per le <strong>cooperative</strong> di produzione e lavoro. Inoltre, èprevisto che tale condizione di prevalenza sia documentata nella nota integrativa conl’indicazione specifica dei criteri utilizzati nella gestione sociale per il conseguimento delloscopo mutualistico. Ciò conduce alla separazione dei risulta ti dell’attività mutualistica coni soci da una parte, e dagli utili derivanti dall’attività con i terzi dall’altra, il che comportauna distinta regolamentazion e della destinazione degli utili derivanti dall’attivitàspeculativa e dei ristorni conseguenti all’attività mutualistica: gli utili andrannoacostituire la riserva indivisibile, mentre i ristorni saranno liberamente appropriabili daisoci.Il mancato rispetto di queste condizioni al termine del secon do esercizio consecutivofaperdere il requisito della prevalenza e il venir meno delle agevolazioni fiscali a decorreredal medesimo secondo esercizio (cfr. art. 2545‐octies c.c. 15 e Cir c. M.A.P. del 13/1/06), c on laconseguente perdita dello status giuridico di società cooperativaa mutualità prevalente eil passaggio alla fattispecie delle <strong>cooperative</strong> “diverse”. La perdita di tale qualificasiverifica, inoltre, in caso di soppressione nello statuto delle citate clausole mutualistiche adecorrere dall’esercizio in cui sono state apportate le modifiche statutarie.C’è da dire, infine, che secondo le disposizioni transitorie, il Ministero delle attivitàproduttive ha facoltà di stabilire con apposit o decreto regimi derogatori più favorevoli alrequisito della prevalenza, secondo il nuovo art. 111‐undecies delle disposizioni diattuazione c.c., in relazione alla struttura dell’impresa e del mercato in cui le <strong>cooperative</strong>operano. In tal modo, si intende proteggere quelle <strong>cooperative</strong> in cui lo scopo mutualisticoè senz’altro presente ma che non riescono, tuttavia, a rispettare continuativamente ilrequisito della prevalenza per fattori indipendenti dalla volontà della società e dei suoiamministratori.15L’articolo 31 del Decreto Legislativo 28 dicembre 2004, n. 310 modifica l’art. 2545‐octies, 2° comma,provvedendo a sostituire le parole “il bilancio” con le parole “un apposito bilancio”. Al fine di evitare equivocicon il concetto di bilancio civilistico, viene così specificato che il bilancio cui si fa riferimento è un bilanciostraordinario, che, dopo l’approvazione, va comunicato entro 60 giorni al Ministero delle attività produttive.42


Lo status di cooperativa a mutualità prevalente viene acquistato con effetto immediatodalle <strong>cooperative</strong> il cui statuto contiene automaticamente le clausole cosiddette di “nonlucratività” di cui all’art. 2514 c.c.:il divieto di distribuire i dividendi in misura superiore all’interesse massimo dei buonipostali fruttiferi, aumentato di due punti e mezzo rispetto al capitale effettivamente versatoil divieto di remunerare gli strumenti finanziari offerti in sottoscrizione ai soci cooperatoriin misura superiore a due punti rispetto al limite massimo previsto per i dividendiil divieto di distribuire le riserve tra i soci cooperatoril’obbligo di devoluzione, in caso di scioglimento della società, dell’in tero patrimonio socialededotto soltanto il capitale soc iale e i dividendi eventualmente maturati, ai fondi mutualisticiper la prom ozione e lo sviluppo della cooperazione.Con tali previsioni il legislato re non ha fatto altro che recepire a livello codicistico, sebbenecon qualche variante che n e modifica l’essenza16, la no rmativa tributaria disciplinatadall’art. 26 della Leg ge Base vi.Non ostante, poi, il fondamentale principio della mutualità sia all a base della distinzionetra società <strong>cooperative</strong> (a mu tualità non solo prevalente ma anche non prevalente o altresìdette diverse) e società lucra tive, le <strong>cooperative</strong> devono fare riferimento per il propriofunz ionamento alle due diver se tipologie di società lucrative indicate dalla legge: la societàper azioni e la società a resp onsabilità limitata. In particolare, le <strong>cooperative</strong> obbligate aseguire il modello delle SpA sono quelle che superano contestualm ente il numero d i 19soci e il milione di eu ro dell’attivo totale dello stato patrimoniale 1 7. Le società <strong>cooperative</strong>16Per quanto riguarda il limite alla distribuzione dei dividendi di cu alla lett. a),la modificazione introdottadall’ art. 2514 c.c. riguarda il parametro di riferimento, essendosi sostituito il tasso di interesse legaleraggu agliato al capitale effettivame nte versato (di cui all’art. 26 della Legge Basevi), con la remunerazionemassima praticata a favore dei buon i postali fruttiferi aumentata di due punti e mezzo rispetto al capitaleeffettivamente versato (ad es. se l’interesse del buono postale è il 3 %, il dividendo massimo che lacooperativapuò riconoscere ai soci è il 5,5 %). La disposizione consente dunque una maggiore elast icitàrispetto al passato e, soprattutto,introduce un limite correlato alla situazione d i mercato, a tutto vantaggiodel socio e della remunerazione del suo capitale. Inoltre, il nuovo limite previsto dalla lett. b) dell’art. 2514 –che non figurava nella precedente legge “Basevi” – è da mettere in relazione con la nuova disciplinacheattiene alla facoltà conc essa alla società cooperativa, con maggiore libertà chenel passato, di emetterestrumenti finanziari. Il limite è fissato per “gli strumenti finanziari offerti in sottoscrizione ai socicooperatori” che non possono essere remunerati in misura superiore a due punti rispetto al limite massimoprevisto per i dividendi (per cui il limite dell’interesse che la cooperativa p uò riconoscereai soci chesottoscrivono gli strumenti finanziari da essa emessi è pari a 4,5 punti percentuali, a cui occorre sommarel’ interesse massimo dei buoni postali fruttiferi; ad es. se l’interesse dei buoni postali è il 3 %, l’interessemassimo che può essere riconosciuto ai soci è il 7,5 %). Sicché la clausola limitativa non riguarda glistrumenti finanziari offerti in sottoscrizione a non soci, quali i titoli di debito e, in genere, i titoli diversi daquelli che rappresentano la partecipazione al capitale della società. Il legislatore quindi, prende atto delleesigenze di patrimonializzazione della cooperativa e coerentemente riconosce a tale categoria di società lafacoltà di offrire rendimenti adeguati per consentire ai capitali di affluire nell’impresa.17Questo limite sarà aggiornato ogni tre anni con decreto del Ministero delle attività produttive in baseall’indice ISTAT dei prezzi al consumo.43


obbligate a seguire il modello delle Srl sono quelle costituite da persone fisiche in numeroda 3 a 8 soci; inoltre, possono optare per il modello delle Srl quelle con meno di 20 soci econ un attivo dello stato patrimoniale senza limiti e quelle che, pur con una base socialepiù numerosa, non superano il limite di 1 milione di euro dell’attivo dello statopatrimoniale.Nell’ambito delle <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente, come già osservato prima, sidistinguono 14 diverse categorie di <strong>cooperative</strong>. Le tre categorie più numerose sononell’ordine:1. Cooperative di produzione e lavoro (20.448 iscrizioni)2. Cooperative edilizie di abitazione (10.357 iscrizioni)3. Cooperative sociali (9.617 iscrizioni)Tab. 2 ‐ Graduatoria secondo la numerosità delle categorie delle società <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente(Valori assoluti e percentuali; Gennaio 2006)CATEGORIA VALORI ASSOLUTI INCIDENZA (%)Cooperative di produzione e lavoro 20.448 35,1Cooperative edilizie di abitaz ione 10.35717,8Cooperative sociali 9.617 16,5Altre <strong>cooperative</strong> 5.7869,9Cooperative di conferimento prodotti agricoli 4.7468,1Cooperative di lavoro agricol o2.2503,9Cooperative di consumo 1.3342,3Cooperative di trasporto 1.128 1,9Cooperative di pesca 929 1,6Consorzi e <strong>cooperative</strong> di garanzia e fidi 644 1,1Banche di credito cooperativo 426 0,7Cons orzi cooperativi 4150,7Cooperative di dettaglianti 124 0,2Nn19 0,0Co nsorzi agrari 130,0TOTALE 58.236100,0Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su d ati Albo Cooperative del Ministero delle Attività ProduttiveDi seguito si fornisce, quindi, un prospetto delle caratteristiche essenziali edell’articolazione settoriale di ciascuna categoria 18 ; un illustrazione puramente“qualitativa” che, cioè, pur fondandosi su di un criterio quantitativo (la numerosità delle<strong>imprese</strong>, come già detto) non segnala la connotazione numerica delle <strong>cooperative</strong> attivenei diversi comparti ma fornisce un quadro esaustivo del tessuto imprenditoriale di ognisingola tipologia di cooperativ a. All’interno del prospetto, inoltre, siindicano i trecomparti produttivi di maggior rilievo, in cui cioè opera la quota più consistente di<strong>cooperative</strong>.Tab.3 – Principali attività economiche delle <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente (Valori assoluti e percentuali;Gennaio 2006)18Viene esclusa la categoria delle Banche di Credito Cooperativo per cui si rimanda all’Approfondimento sulcredito cooperativo (ved. Parte Terza).44


Le <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalenteELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTIART. 2511 C.C.‣ CAPITALEVARIABILE‣ SCOPOMUTUALISTICOART. 2512 C.C.MUTUALITÀ PREVALENTE• attivitàproduzione dibeni e servizisvoltaprevalentementenei confronti deisoci• prestazionilavorative dei sociprevalentirispetto a quelledi non soci• apporti di beni eservizi da partedei soci prevalentirispetto ai nonsociCODICEATECODESCRIZIONEGrad.AtecoprevalenteValoriassolutiInc.%A 01.1Coltivazion i agricole, orticolture,floricoltura2.258 3,9A 01.2 Allevamento di animali619 1,1Attività dei servizi connessiall’agricoltura e alla zootecnia, esclusiA 01.4 i servizi veterinari; creazione e 3° 2.650 4,6manutenzione di giardini, aiuole espazi verdidi cui:Attività dei servizi connessi all’agricoltura;A 01.41 creazione e manutenzione di giardini,1.841 3,2aiuole e spazi verdiA 05.0 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 712 1,2D 15.5 Industria lattiero-casearia e dei gelati 641 1,1F 45 Costruzioni 1.059 1,8F 45.2 Edilizia e genio civile 1° 5.643 9,7F 45.3 Installazionedei servizi in un fabbricato 637 1,1F 45.4 Lavori di completamento degli edifici 575 1,0G 51.3C ommercio all’ingrosso di prodottial imentari, bevande e tabacchi662 1, 1G 52.1Co mmercio al dettaglio in esercizi nonspecializzati759 1,3I 60.2 Altri trasporti terrestri 1.924 3,3I 63.1 Movimentazione merci e magazzinaggio 2.245 3,9K 70.1 Attività immobiliari in conto proprio 2.513 4,3K 70.2 Locazione di beni immobili 563 1,0K 72.3 Elaborazione elettronica dei dati 668 1,1K 74.1Attività legali, contabilità, consulenzafiscale e societaria; studi di mercato esondaggi di opinione; consulenza1.387 2,4commerciale e di gestioneK 74.7 Servizi di pulizia e disinfestazione 2.072 3,6K 74.8 Altre attività di servizi alle <strong>imprese</strong> 1.382 2,4M 80.4Corsi di formazione e perfezionamentoed altre attività di insegnamento630 1,1N 85.3 Assistenza sociale2° 4.156 7,1di cui:N 85.32 Assistenza sociale non residenziale 1.531 2,6O 92.3Altre attività dello spettacolo, diintrattenimento e divertimento975 1,7Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività ProduttiveCome si evince dalla precedente tabella, nell’ambito generale delle “<strong>cooperative</strong> amutualità prevalente” le attività economiche principali risultano essere, nell’ordine:Edilizia e genio civile, Assistenza sociale, Servizi connessi all’agricoltura e alla zootecnia.45


Iniziamo ora l’analisi delle 14 categorie dell’Albo partendo dalle <strong>cooperative</strong> diproduzione e lavoro. Queste, secondo quanto disposto dall’art. 23 del D.L.C.P.S. 14/12/47,n. 1577 e successive modifiche, hanno quale scopo sociale quello di ricercare e garantirel’occupazione di propri soci alle migliori condizioni di mercato. A tal fine, i soci lavoratorisono tenuti, in adempimento al contratto sociale, a prestare la propria attività all’internodella cooperativa, diretta alla produzione di servizi e, in senso più generale, alconseguimento dello scopo statutario. La figura del socio lavoratore non è assimilabile aquella del lavoratore subordinato, per cui non è assoggettabile alla stessa normativa, senon a quelle previsioni espressamente richiamate da specifiche norme di legge.Le <strong>cooperative</strong> di produzione e lavoroELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONESCOPO SOCIALE:ricercare e garantirel’occupazione ai soci allemigliori condizioni dimercatoA 01.1 Coltivazioni agricole, orticolture, floricolturaAttività dei servizi connessi all’agricoltura e allaA 01.4 zootecnia , esclusi i servizi veterinari; creazione emanutenzione di giardini, aiuole e spazi verdiDE 22.1 EditoriaF 45.2 Edilizia e genio civile 2°F 45.3 Installazione dei servizi in un fabbricatoF 45.4 Lavori di completamento degli edificiI 60.2 Altri trasporti terrestriI 63.1 Movimentazione merci e magazzinaggio 1°I 63.2 Altre attività connesse ai trasportiK 72.3 Elaborazione elettronica dei datiAttività legali, contabilità, consulenza fiscale eK 74.1 societaria;studi di mercato e sondaggi di opinione;consulenza commerciale e di gestioneK 74.2Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altristudi tecniciK 74.7 Servizi di pulizia e disinfestazione 3°K 74.8 Altre attività di servizi alle <strong>imprese</strong>M 80.4Corsi diformazione e perfezionamento ed altreattività di insegnamentoN 85.3 Assiste nza socialeO 92.3Altre attività dello spettacolo, di intrattenimento edivertimentoO 93.0 Servizi alle famiglieRiguardo alle principali attività economiche svolte, dall’analisi dei dati relativi alleiscrizioni nell’Albo risulta che la maggior parte delle <strong>cooperative</strong> di produzione e lavoro èdedita alla movimentazione merci e al magazzinaggio. Importante rilievo rivestono anchel’attività edilizia e i servizi di pulizia e disinfestazione.Le <strong>cooperative</strong> di lavoro agricolo46


ELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTIART. 2135 C.C.‣ COOPERATIVE DIPRODUZIONE AGRICOLA• coltivazione del fondo• gestione delle stalle‣ COOPERATIVE DISERVIZIO INAGRICOLTURA• fornitura di beni e serviziper la produzione o lagestione d’impresa• trasformazione ecommercializzazione deiprodotti conferiti dai sociCODICEATECODESCRIZIONEA 01 Agricoltura, caccia e relativi serviziA 01.1 Coltivazioni agricole, orticolture, floricoltura 1°di cui:A 01.12.1 Coltivazioni di ortaggi in piena ariaA 01.2 Allevamento di animali 3°A 01.3Coltivazioni agricole associate all’allevamento dianimali: attività mistaAttività dei servizi connessi all’agricoltura e allaA 01.4 zootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione e 2°manutenzione di giardini, aiuole e spazi verdidi cui:A 01.41 Attività dei servizi connessi all’agricoltura;creazione e manutenzione di giardini, aiuole e spaziverdiA 02.0Silvicoltura e utilizzazione di aree forestali e serviziconnessiDA 15.3 Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggiG 51.3Commercio all’ingrosso di prodotti alimentari,bevande e tabacchiSono <strong>cooperative</strong> di lavoro agricolo, ai sensi dell’art. 2135 c.c., tutte quelle che esercitanoeffettivamente attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamentodel bestiame ed attività connesse (ossia attività volte alla trasformazione o alienazione diprodotti agricoli, quando rientrano nel normale esercizio dell’agricoltura). Nell’ambitodelle <strong>cooperative</strong> agricole è, poi, possibile distinguere una cooperazione di produzione dibeni, una cooperazione di servizio ai soci ed una cooperazione mista, che unisce le duetipologie prima citate. Le <strong>cooperative</strong> di produzione agricola sono quelle società chegestiscono direttamente la coltivazione del terreno con il lavoro dei propri soci eprovvedono successivamente alla commercializzazione dei prodotti ottenuti. A talecategoria appartengono sia <strong>cooperative</strong> che si occupano della conduzione dei terreni, sia<strong>cooperative</strong> che esercitano la gestione diretta delle stalle sociali.Nel primo caso, i soci provvedono alla coltivazione di uno o più fondi rustici acquisiti inuso, affitto oppure di propria proprietà (in questo caso, la cooperativa gestisce lacoltivazione ma non è proprietaria dei terreni conferiti dai soci). Una ulteriore forma dicooperativa agricola è rappresentata, inoltre, dalla impresa associata, in cui partecipanosoci proprietari ma non lavoratori (si pensi, ad esempio, all’apporto di terreni agricoli daparte di Enti pubblici). Nel caso delle stalle sociali, i rapporti tra i soci e la cooperativarestano immutati, tuttavia cambia la specializzazione dell’attività svolta, rivolta, questavolta, alla produzione di carne o latte.47


Le <strong>cooperative</strong> di servizio in agricoltura integrano l’attività agricola con l’offerta di serviziche, altrimenti, sarebbe impossibile o eccessivamente oneroso per i singoli soci realizzare.In particolare, si possono individuare due categorie: le <strong>cooperative</strong> che forniscono beni eservizi per la produzione o la gestione d’impresa (ad esempio, assistenza agro‐zootecnica,amministrativa, etc.) e le <strong>cooperative</strong> di trasformazione e commercializzazione delleproduzioni conferite dai soci (ad esempio, i frantoi sociali, le cantine sociali, etc.).Quest’ultima tipologia di cooperativa rappresenta la categoria, prima individuata, delle<strong>cooperative</strong> di conferimento di prodotti agricoli e di allevamento.Le <strong>cooperative</strong> di conferimento di prodotti agricoli e di allevamentoELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONERientrano nella categoria dellec ooperative di servizio inagricolturaA 01A 01.1 Coltivazioni agricole, orticolture, floricoltura 2°di cui:A 01.13.1 Colture viticoleA 01.2 Allevamento di animaliA 01.3Attività dei servizi connessi all’agricoltura e allaA 01.4 zootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione e 1°manutenzione di giardini, aiuole e spazi verdidi cui:Attività dei servizi connessi all’agricoltura;A 01.41 creazione e manutenzione di giardini, aiuole e spaziverdiDA 15 Industrie alimentari e delle bevandeDA 15.3 Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggiDA 15.4 Produzione di oli grassi vegetali e animaliDA 15.5 Industria lattiero-casearia e dei gelati 3°DA 15.9 Industria delle bevandeG 51.2Commercio all’ingrosso di materie prime agricole edi animali viviG 51.3Commercio all’ingrosso di prodotti alimentari,bevande e tabacchiG 52.2Commercio al dettaglio in esercizi specializzati diprodotti alimentari, bevande e tabaccoAttività legali, contabilità, consulenza fiscale eK 74.1 societaria; studi di mercato e sondaggi di opinione;consulenza commerciale e di gestioneAlla luce delle considerazioni appena fatte, si intuisce che le principali attività economichedelle <strong>cooperative</strong> di lavoro agricolo e di conferimento dei prodotti agricoli edell’allevamento siano strettamente legate all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. Inparticolare le coltivazioni agricole, l’orticoltura e la floricoltura, da un lato, e le attività di48


servizi connessi all’agricoltura e alla zootecnia, dall’altro, rappresentano in entrambi i casile principali attività. In terza posizione, quale settore prevalente si individua l’allevamentodegli animali nelle <strong>cooperative</strong> di lavoro agricolo e l’industria lattiero‐casearia e dei gelatinelle <strong>cooperative</strong> di conferimento dei prodotti agricoli e di allevamento.Le <strong>cooperative</strong> sociali sono state introdotte con la legge 381/1991, che individua nellesocietà <strong>cooperative</strong> lo strumento idoneo per il perseguimento di finalità sociali e dellapromozione umana (art. 1), da realizzare attraverso la gestione di servizi socio‐sanitari,educativi e di attività produttive, nella quale permettere l’integrazione di personesocialmente svantaggiate.Tramite la citata legge, si è assistito ad una sorta di privatizzazione di pubblici servizi, chesi contrappone, in un certo qual modo, alla privatizzazione del pubblico impiego. Lacooperativa sociale si configura come l’unico tipo di società commerciale prevista dalCodice Civile che non si proponga lo scopo di lucro, avendo come finalità preminente lapromozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini. In tal senso, possiamo affermareche la cooperativa sociale si pone a metà strada tra una società commerciale, di cuicondivide la tipica struttura imprenditoriale, e le associazioni di volontariato, di cuicondivide la finalità sociale della promozione umana senza perseguire il profittoeconomico.Lo scopo particolare che tale categoria di cooperativa persegue deve essere segnalatoaddirittura nella ragione sociale della società e caratterizzare l’intera struttura sociale.Proprio al fine di evitare possibili confusioni, le <strong>cooperative</strong> sociali sono state suddivise indue grandi categorie:‣ le <strong>cooperative</strong> che svolgono attività di gestione di servizi socio‐sanitari ed educativinon finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate;‣ le <strong>cooperative</strong> che, attraverso lo svolgimento delle più disparate attività (agricole,industriali, commerciali o di servizi), mirano invece a tale inserimento.Il dibattito in merito alla necessità di specificare nello statuto della cooperativa in quale deidue ambiti operare (necessità legata alle diverse conseguenze che l’iscrizione separatanelle due sezioni ha soprattutto sul piano del trattamento contributivo previdenziale edassistenziale dei soci e delle relative agevolazioni), è stato definitivamente risolto concircolare del Ministero del Lavoro dell’8 novembre 1996, n. 153, che ha ammesso lapossibile coesistenza nello statuto e, quindi, il possibile contestuale svolgimento dientrambe le tipologie di attività sopra citate. Ciò, innanzitutto, per la constatazione dellatendenza manifestata dalle <strong>cooperative</strong> di formulare progetti complessi e finalizzati,contemporaneamente, al raggiungimento della promozione umana e all’integrazionesociale tramite l’inserimento lavorativo.Ulteriori motivazioni sono state, poi, ravvisate, ad esempio, nella necessità che molte areein stato di bisogno e di svantaggio hanno di individuare interventi funzionalmente49


collegati da parte delle <strong>cooperative</strong> e nell’ammissibilità della fiscalizzazione degli onerisociali solo nel caso in cui le persone impiegate fossero soggetti svantaggiati.I settori in cui si riscontra una forte preponderanza di <strong>cooperative</strong> sociali sono: l’assistenzasociale, i servizi di pulizia e disinfestazione ed, infine, le attività di servizi connessiall’agricoltura e alla zootecnia.Le <strong>cooperative</strong> socialiELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEA TECODESCRIZIONEL. 381/91• attività di gestione di servizisocio-sanitari ed educativinon finalizzateall’inserimento di personesvantaggiate• attività di vario genere(agricole, industriali, etc.)finallizzate all’inserimentodi persone svantaggiateA 01.1 Coltivazioni agricole, orticolture, floricolturaA 01.4Attività dei servizi connessi all’agricoltura e allazootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione e 3°manutenzione di giardini, aiuole e spazi verdiDi cui:Attività dei servizi connessi all’agricoltura;A 01.41 creazione e manutenzione di giardini, aiuole e spaziverdiA 01.41.3 Sistemazione di parchi, giardini, aiuoleDE 22.2 Stampa ed attività dei servizi connessi alla stampaAttività legali, contabilità, consulenza fiscale eK 74.1 societaria; studi di mercato e sondaggi di opinione;consulenza commerciale e di gestioneK 74.7 Servizi di pulizia e disinfestazione 2°K 74.8 Altre attività di servizi alle <strong>imprese</strong>M 80.1 Istruzione primariaM 80.4Corsi di formazione e perfezionamento ed altreattività di insegnamentoN 85.1 Attività dei servizi sanitariN 85.3 Assistenza sociale 1°Di cui:N 85.32 Assistenza sociale non residenzialeO 90.0O 92.3Altre attività dello spettacolo, di intrattenimento edivertimentoO 93.0 Servizi alle famiglie50


Le <strong>cooperative</strong> edilizie di abita zione rappresentano invece, dopo quella di produzione elavoro, la categoria più numerosa su tutto il territorio nazionale e, proprio per la rilevanzarivestita, hanno subito delle modificazioni nel corso degli anni. In particolare, accanto alletipologie a proprietà indivisa (in cui il socio paga un canone d’uso a fronte del godimento,illimitato temporalmente, di un immobile che è e resta di proprietà della cooperativa) e aproprietà divisa (in cui il socio assegnatario dell’immobile ne diviene anche il proprietario),è stata aggiunta quella dell e <strong>cooperative</strong> per alloggi in affitto a tempo definito oindeterminato (in cui il socio ottiene in locazione un immobile di proprietàdellacooperativa, potendone, però, riscattare la proprietà).L’edilizia e le attività immobiliari in co nto proprio rappresentano le attività che connotanomaggiormente la categoria indicata.Le <strong>cooperative</strong> edilizie e di abitazioneELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTII soci sono assegnatari di immobili:• aPROPRIETÀ DIVISA• a PROPRIETÀ INDIVISA• IN AFFITTO, di cui è possibileriscattare la proprietàCODICEATECODESCRIZIONEF 45 Costruzioni 3°F 45.2 Edilizia e genio civile 1°K 70 Attività immobiliariK 70.1 Attività immobiliari in conto proprio 2°K 70.2 Locazione di beni immobiliLe <strong>cooperative</strong> della pesca si propongono di garantire l’occupazione dei soci attraversol’ esercizio della pesca, con imbarcazioni proprie o dei singoli soci, sia in acque interne(pesca lacuale e fluviale) che marine, nonché attraverso lo svolgimento di attività inerentio accessorie alla pesca. Infatti, oltre a quelle dedite esplicitamente alla piscicoltura,assumono un ruolo fondamentale quelle che si occupano del commercio dei prodotti dellapesca ma anche quelle che effettuano consulenza in ambito legale, contabile, fiscale,commerciale alle <strong>cooperative</strong> della pesca.51


Le <strong>cooperative</strong> della pescaELEMENTIESSENZIAL IATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONE• Attività della pesca verae propria• Attività di attivitàaccessorie o inerenti allapescaB 05 Pesca, piscicoltura e servizi connessiB 05.0 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 1°G 51.1 Intermediari del commercioG 51.3 Commercio all’ingrosso di prodotti alimentari,bevande e tabacchi2°G 52.2 Commercio al dettaglio in esercizi specializzati diprodotti alimentari, bevande e tabaccoK 74.1 Attività legali, contabilità, consulenza fiscale esocietaria; studi di mercato e sondaggi diopinione; consulenza commerciale e di gestione3°di cui:K 74.14.4 Consulenza amministrativo-gestionale epianificazione aziendaleLe <strong>cooperative</strong> di consumo (o di consumatori) costituiscono una categoria che coinvolgeun grande numero di soci per la funzione sociale che esse svolgono, ossia la difesa deiconsumatori di generi di largo consumo, con l’obiettivo di ottenere i prodotti di migliorequalità alle condizioni più vantaggiose possibili. A tal fine, le <strong>cooperative</strong> di consumoacquistano generi di consumo, merci, servizi, prodotti ed articoli di qualsiasi natura e tipo,provvedendo alla loro trasformazione e successivamente alla loro distribuzione tra iconsumatori, soci e non soci. Inoltre, organizzano ed erogano ai consumatori serviziaccessori all’attività di distribuzione, mediante punti vendita fissi o ambulanti, trattorie,mense e magazzini. Infine si occupano della promozione di attività dirette alla tutela,all’informazione, all’educazione igienico‐sanitaria ed alimentare. Nell’ambito delle<strong>cooperative</strong> di consumo, particolarerilievo rivestono le attività legate al commercio aldettaglio in esercizi non specializzati,i bar ed, infine, gli alberghi e ristoranti.52


Le <strong>cooperative</strong> di consumoELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONEDIFESA DEI CONSUMATORI:• Attività di acquisto deigeneri di consumo• Trasformazione dei beni• Distribuzione dei beni• Erogazione di serviziaccessori alla distribuzioneAttività dei servizi connessi all’agricoltura e allaA 01.4 zootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione emanutenzione di giardini, aiuole e spazi verdiG 51.1 Intermediari del co mmercioG 51.3Commercio all’ingrosso di prodotti alimentari,bevande e tabacchiG 51.4Commercio all’ingrosso di altri beni di consumofinaleCommercio al dettaglio (escluso quello diG 52 autoveicoli e di motocicli); riparazione di benipersonali e per la casaG 52.1Commercio al dettaglio in esercizi nonspecializzati1°G 52.2Commercio al dettaglio in esercizi specializzati diprodotti alimentari, bevande e tabaccoG 52.4Commercio al dettaglio in esercizi specializzati dialtri prodotti (esclusi quelli di seconda mano)H 55 Alberghi e ristoranti 3°H 55.3 RistorantiH 55.4 Bar 2°K 70.1 Attività immobiliari in conto proprioK 70.2 Locazione di beni immobiliAttività legali, contabilità, consulenza fiscale eK 74.1 societaria; studi di mercato e sondaggi di opinione;consulenza commerciale e di gestioneK 74.8 Altre attività di servizi alle <strong>imprese</strong>O 92 Attività ricreative, culturali e sportiveO 92.3Altre attività dello spettacolo, di intrattenimento edivertimentoO 92.6 Attività sportiveLe <strong>cooperative</strong> di dettaglianti sono dedite, come indica il nome stesso, al commercio;spiccano, in particolare, le attività degli intermediari del commercio, del commercioall’ingrosso di prodotti alimentari, bevande e tabacchi ed, infine, di quello relativo aglialtri beni di consumo finale.53


Le <strong>cooperative</strong> di dettagliantiELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONEAttività di commercio acondizioni più vantaggiose per isociG 51Commercio all’ingrosso e intermediaridelcommercio, autoveicoli e motocicli esclusiG 51.1 Intermediari del commercio 1°G 51.3Commercio all’ingrosso di prodotti alimentari,bevande e tabacchi2°G 51.4Commercio all’ingrosso di altri beni di consumofinale3°G 51.9 Commercio all’ingrosso di altri prodottiG 52.1 Commercio al dettaglio in esercizi non specializzatiLe <strong>cooperative</strong> di trasporto rappresentano una fattispecie tipica delle <strong>cooperative</strong> diservizio, che si propone lo scopo di procurare occasioni di lavoro ai propri soci, operatoridi attività di trasporto. Ciò che le distingue dalle <strong>cooperative</strong> di prestazione di servizi aterzi, che rientrano nelle <strong>cooperative</strong>di lavoro, è la proprietà dei mezzi di trasporto (adesempio, <strong>cooperative</strong> fra autotrasportatori, tassisti, moto‐taxi, etc., in cui ciascun socio èpropr ietario di un mezzo) .Come indica la denominazione stess a,le attività di trasporto e di movimentazione dellemerci sono quelle prevalenti nell’ambito di questa tipologia di <strong>cooperative</strong>.Le <strong>cooperative</strong> di trasportoELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONEAttività di trasporto che i socieffettuano con mezzi di proprietàI 60.2 Altri trasporti terrestri 1°I 63.1 Movimentazione merci e magazzinaggio 2°I 63.2 Altre attività connesse ai trasporti 3°I 63.4 Attività delle altre agenzie di trasportoK 74.14Consulenza amministrativo-gestionale epianificazione aziendale54


Nei consorzi cooperativi, i principali settori di attività sono quelli della consulenza legale,fiscale, gestionale, commerciale, etc. e dei servizi alle <strong>imprese</strong> ma un rilievo fondamentaleè anche rivestito dall’attività edile.I consorzi cooperativiELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONEAttività dei servizi connessi all’agricoltura e allaA 01.4 zootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione emanutenzione di giardini, aiuole e spazi verdiF 45 CostruzioniF 45.2 Edilizia e genio civile 2°F 45.3 Installazione dei servizi in un fabbricatoF 45.4 Lavori di completamento degli edificiG 51.1 Intermediari del commercioG 51.3Commercio all’ingrosso di prodotti alimentari,bevande e tabacchiI 60.2 Altri trasporti terrestriI 63.1 Movimentazione merci e m agazzinaggioK 70.1 Attività immobiliari in conto proprioK 72.3 Elaborazione elettronica dei datiK 74 Attività di servizi alle <strong>imprese</strong>K 74.1Attività legali, contabilità, consulenza fiscale esocietaria; studi di mercato e sondaggi di 1°opinione; consulenza commerciale e di gestionedi cui:K 74.14.4Consulenza amministrativo-gestionale epianificazione aziendaleK 74.3Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altristudi tecniciK 74.8 Altre attività di servizi alle <strong>imprese</strong> 3°M 80.4Corsi di formazione e perfezionamento ed altreattività di insegnamentoN 85.3 Assistenza socialeO 91 Attività di organizzazioni associativeO 93.0 Servizi alle famiglieI consorzi agrari sono disciplinati dalla legge 28 ottobre 1999, n. 410, che ha chiarito , agliartt. 1 e 3, la natura giuridica di tali unità economiche, denominandole <strong>cooperative</strong> a tuttigli effetti. Tale ricomprensione trova , tuttavia, alcune deroghe e specificazioni, in quanto,le disposizioni delegate contenute all’art. 5, comma terzo, della legge 3 ottobre 2001, n. 366,che hanno introdotto la riforma del codice civile per quanto attiene alle società<strong>cooperative</strong>, non sono applicabili ai consorzi agrari o, meglio, non direttamente. Infatti, le55


nuove disposizioni sono applicabili ai consorzi agrari solo in base al rinvio contenuto nellacitata legge speciale 410/99, che integra la disciplina codicistica prevista agli artt. 2511 esegg. del c.c..L’art. 2 della legge 410/99 stabilisce, poi, che lo scopo dei consorzi agrari consiste nelcontribuire all’innovazione e al m iglioramento della produzione agricola, nonché allapredisposizione e gestione dei servizi utili in agricoltura. La natura sociale conseguitacomporta il rispetto dello scopo mutualistico (art. 2511 c.c.) da parte dei consorzi agrari, lacui inosservanza snaturerebbe altrimenti la ratio della legge.Nell’ambito dei consorzi agrari le attività economiche prevalenti risultano essere: i serviziconnessi all’agricoltura e alla zootecnia, la produzione di prodotti per l’alimentazionedegli animali e il commercio all’ingrosso di materie pr ime agricole e di animali vivi.I consorzi agrariELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTIART. 2 DELLA L. 410/99CODICEATECODESCRIZIONELo scopo è contribuireall’innovazione e almiglioramento della produzioneagricola nonché allapredisposizione e alla gestione diservizi utili in agricolturaA 01.4DA 15.7Attività dei servizi connessi all’agricoltura e allazootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione emanutenzione di giardini, aiuole e spazi verdiProduzione di prodotti per l’alimentazione deglianimali1°2°I consorzi di garanzia dei fidi o “confidi” hanno avuto origine con la legge quadrosull’artigianato (Legge 25 luglio 1956, n. 860). Sono nati allo scopo di aiutare le <strong>cooperative</strong>che, per gestire la propria attività, fanno ricorso al finanziamento esterno, dovendoovviamente garantire agli istituti di cr edito o società di leasing che erogano il prestito larestituzione dell’intero capitale e dei relativi interessi alle scadenze convenute. Pertant o, iconfidi intervengono a favore delle coo perative fornendo le idonee garanzie richieste dagliistituti di credito per l’erogazionedel prestito. I confidi hanno ricevuto una nuovadisciplina con D.L. n. 269/2003. In particolare, l’art. 13 di tale decreto ridef inisce lastruttura organizzativa, patrimoniale e gestionale dei confidi, con lo scopo di attribuirequella solidità patrimoniale e quelle t utele istituzionali necessari per soddisfare i requisitiprevisti negli accordi di Basilea 2.Le nuove regole dettate dall’art. 13, oltre a dare una definizione puntuale dei confidi e delloro ambito di operatività e a introdurre previsioni per tutelarne la denominazione, sono56


finalizzate a: riorganizzare in un sistema efficiente i numerosi confidi già esistenti;regolamentarli sotto il profilo societario e di funzionamento, al fine di attribuire a taliorganismi la solidità patrimoniale e le tutele istituzionali in grado di migliorare lavalutazione del rischio da parte degli istituti di credito; prevederne l’ingresso nel mondodegli intermediari finanziari vigilati; incentivarne la trasformazione in forme giuridichepiù strutturate. Nel rispetto dei principi di Basilea 2, la garanzia concessa da un confidi havalore solo nella misura in cui permette di migliorare il rating della controparte interessata.Il ruolo dei confidi assume, inoltre, un’importanza crescente, poiché consiste nello stabilirerelazioni non solo con le banche per la concessione della garanzia ma anche con le <strong>imprese</strong>e, nello specifico, con le <strong>cooperative</strong> assistite, attraverso la fornitura di servizi consulenzialicollaterali.In effetti, quanto appena detto è confermato dai dati relativi alle iscrizioni all’Albo delle<strong>cooperative</strong>, da cui si evince l’importanza che le attività ausiliarie dell’intermediazionefinanziaria e quelle legali, di contabilità, di consulenza fiscale e societaria, commerciale edi gestione, nonché gli studi di mercato e i sondaggi di opinione rivestono nell’ambito deiconfidi.I consorzi e <strong>cooperative</strong> di garanzie dei fidiELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONEART. 13 DEL D.L. 269/2003Lo scopo è quello di garantirele <strong>cooperative</strong> per i prestitiassunti presso gli istituti dicredito e fornire loro servizidi consulenza ed assistenzanella gestione delle attivitàG 51.1 Intermediari del commercioJ 65Intermediazione monetaria e finanziaria (escluse leassicurazioni e i fondi pensione)J 65.1J 65.2 Altre intermediazioni finanziarie 2°J 67Attività ausiliarie dell’intermediazioneJ 67.1 finanziaria, escluse le assicurazioni e i fondi 1°pensioneK 74.1Attività legali, contabilità, consulenza fiscale esocietaria; studi di mercato e sondaggi di 3°opinione; consulenza commerciale e di gestionedi cui:K 74.14.4 Consulenza amministrativo-gestionale epianificazione aziendaleK 74.8 Altre attività di servizi alle <strong>imprese</strong>O 91 Attività di organizzazioni associative57


Tutte le altre tipologie di <strong>cooperative</strong> diverse dalle categorie sinora descritte rientrano nelgruppo delle cosiddette “altre <strong>cooperative</strong>”. Le principali attività economiche da essesvolte sono, nell’ordine, le attività di consulenza (legale, fiscale, commerciale, etc.) alle<strong>imprese</strong>, quelle di servizi alle <strong>imprese</strong> ed, infine, l’edilizia.Le altre <strong>cooperative</strong>ELEMENTIESSENZIALIATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONEA 01.1Attività dei servizi connessi all’agricoltura e allaA 01.4 zootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione emanutenzione di giardini, aiuole e spazi verdiDE 22.1 EditoriaF 45.2 Edilizia e genio civile 3°F 45.3G 51.1 Intermediari del commercioG 52.1Commercio al dettaglio in esercizi non specializzaticon prevalenza di prodotti alimentari e bevandeH 55.4 BarI 60.2 Altri trasporti terrestriI 63.1 Movimentazione merci e magazzinaggioK 70.1 Attività immobiliari in conto proprioK 70.2 Locazione di beni immobiliK 72.3 Elaborazione elettronica dei datiK 74.1Attività legali, contabilità, consulenza fiscale esocietaria; studi di mercato e sondaggi di 1°opinione; consulenza commerciale e di gestioneDi cui:K 74.14.4 Consulenza amministrativo-gestionale epianificazione aziendaleK 74.2Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altristudi tecniciK 74.7 Servizi di pulizia e disinfestazioneK 74.8 Altre attività di servizi alle <strong>imprese</strong> 2°M 80.4Corsi di formazione e perfezionamento ed altreattività di insegnamentoN 85.3 Assistenza socialeO 92 Attività ricreative, culturali e sportiveO 92.3Altre attività dello spettacolo, di intrattenimento edivertimentoO 92.5Attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attivitàculturaliO 92.6 Attività sportiveO 93.058


2.2.2 Le <strong>cooperative</strong> “diverse”Come già osservato, l’art. 5 della legge delega n. 366/2001 distingue le <strong>cooperative</strong> amutualità prevalente meritevoli del trattamento di favore previsto dall’art. 45 dellaCostituzione e pertanto qualificate come <strong>cooperative</strong> costituzionalmente riconosciute da quellea mutualità non prevalente o “diverse”,appunto, da quelle costituzionalmentericonosciute. Pertanto, la distinzione tra le due categorie si basa su un’opzione statutaria(la introduzione di clausole di non lucratività) e su un’opzione gestionale (la prevalenza)che può avere riscontro anche in una specifica clausola statutaria e che si incentra sullascelta aziendale di mantenere prevalente nel tempo il <strong>rapporto</strong> di scambio con i sociris petto a qualunque atro tipo di <strong>rapporto</strong>.Entrambi i requisiti (la non lucratività e la prevalenza dei rapporti di scambio con i soci)previsti agli artt. 2512 e 2514 c.c., si ricorda, rappresentano i presupposti fondamentali edimprescind ibili su cui si fonda una società cooperativa meritevoledel riconoscimentocostituzion ale; ciò in quanto la cooperativa a scopo prevalentemente mutualistico nasceper il soddisfacimento dei bisogni dei soci e in tale ottica anche il <strong>rapporto</strong> con i non soci sidovrebbe q ualificare strumentale a tale finalità, per cui, secondo quanto disposto dalnuovo art. 2521, comma 2, la mancata previsione statutaria di rapporti con soggetti nonso ci non consente di poterli instaurare. E’, dun que, sufficiente l’assenza di uno deirequisiti prescritti per far venire meno la qualifica di cooperati va a mutualitàprevalente.Ci ò non significa che si perda la natura giuridica di cooperativa bensì ch e si ado tti unmodello organizzativo alternativo, diverso appunto da quello a mutualità prevalente.Pertanto, in base a quanto previsto dal D. lgs. 6/2003,le <strong>cooperative</strong> diverse appartengonocomunque al genus della cooperazione; pur mancando del requisito della prevalenza e purpresentando una maggiore apertura verso il mercato, si prestano com unque a realizzareloscopo mutualistico; tuttavia, la loro mutualità assume un connotato meno accentuatorispetto alle <strong>cooperative</strong> ove l’attività svolta è rappresentata prevalentemente dalloscambiomutualistico. Ne discende che anche le <strong>cooperative</strong> diverse poss iedono unafunzione sociale; possono usufruire delle agevolazioni di natura previdenziale, finanziaria,etc. dive rsi da quelli di natura tributaria che l’ordinamento concede alle <strong>cooperative</strong>ingenere; devono possedere e mantenere i requisiti strutturali e funzionali caratteristici delfenomeno mutualistico; devono, infine, osservare una disciplina che tende comunque adattenuare la lucratività inco ndizionata che caratterizza le società con scopo lucrativo.Al di là di una scelta aziendale fatta ex ante, alla forma di <strong>cooperative</strong> diverse si pervieneanche in due ulteriori ipotesi che comportano la perdita della qualifica di mutualitàprevalente; si tratta, come già detto nel paragrafo intitolato alle <strong>cooperative</strong> a mutualitàprevalente, del caso in cui la società decide di modificare le clausole statutarie dellaprevalenza mutualistica, di cui all’art. 2514 c.c., o del caso in cui la società non riesce altermine del secondo esercizio a seguire i criteri per la soddisfazione del requisito dellaprevalenza posti all’art. 2513 c.c..59


Pur articolandosi nelle stesse categorie previste per le <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente ‐se si esclude quella delle <strong>cooperative</strong> sociali e delle banche di credito cooperativo, che sonodi diritto a mutualità prevalente ‐ non si procederà alla disamina dettagliata dellearticolazioni settoriali di ciascuna tipologia di cooperativa diversa. Ci limitiamo soltanto arilevare che complessivamente risultano iscritte 3.821 società nell’Albo delle Cooperative.Nell’ambito delle <strong>cooperative</strong> diverse, inoltre, le categorie più numerose sono nell’ordine:4. Altre categorie (1.343 iscrizioni)5. Cooperative di produzione e lavoro (1.193 iscrizioni)6. Cooperative edilizie di abitazione (614 iscrizioni)Tab. 4 ‐ Graduatoria secondo la numerosità delle categorie delle società <strong>cooperative</strong> diverse (Valori assoluti epercentuali; Gennaio 2006)CATEGORIAVALORIINCIDENZAASSOLUTI ( %)Altre <strong>cooperative</strong> 1.34335,1Cooperative di prod uzione e lavoro1.193 31,2Cooperative edilizie di abitazioneCooperative di conferimento prodotti agricoli 160 4,2Cooperative di lavoro agr icolo143 3,7Cooperative di consumo 131 3,4Cooperative di trasporto 89 2,3Consorzi cooperativi 31 0,8Cooperative di pesca 25 0,7Cooperative di dettaglian ti19 0,5Consorz i e <strong>cooperative</strong> di garanzia e fidi 15 0,4Consorzi agrari 10 0,3Nn48 1,3Totale 3.821 100,0Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliac arne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività ProduttiveVa poi sottolineato come, analogamente a quanto già riscontrato nelle <strong>cooperative</strong> amutualità prevalente, anche nell’ambito delle <strong>cooperative</strong> diverse, l’edilizia (ATECOF45.2) si conferma quale principale settore di attività economica.In seconda posizione, per numerosità di <strong>cooperative</strong>, si posiziona invece il comparto delleattività immobiliari in conto proprio, seguito, infine, dall’allevamento degli animali.61416,160


Tab.5 – Principali attività economiche delle <strong>cooperative</strong> diverse (Valori assoluti e percentuali; Gennaio2006)Le <strong>cooperative</strong> diverseATTIVITÀ PREVALENTICODICEATECODESCRIZIONEGrad.AtecoprevalenteValoriassolutiInc. %A 01.1 Coltivazioni agricole, orticolture, floricoltura 115 3,0a 01.2 Allevam ento di animali 37 0,9Attività dei servizi conne ssi all’agricoltura e alla zootecnia,A 01.4 esclusi i servizi veterinari; creazione e manutenzione di 3° 120 3,1giardini, aiuole e spazi verdiDE 22.1 Editoria 60 1,6F 45 Costru zioni 95 2,5F 45.2 Edilizia e genio civile 1° 390 10,2F 45.3 50 1,3F 45.4 Lavori di completamento degli edifici 47 1,2G 51.3 Commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, bevande e tabacchi 46 1,2G 52.1 Commer cio al dettaglio in esercizi non s pecializzati 63 1,6G 52.4Commercio al dettaglio in esercizi specializzati di altri prodotti(esclusi quelli di seconda mano)41 1,1I 60.2 Altri t rasporti terrestri 98 2,6I 63.1 Movimentazione merci e magazzinaggio108 2,8K 70.1 Attività i mmobiliari in conto proprio2° 164 4,3K 70.2 Locazione di beni immobili54 1,4K 72.3 Elaborazi one elettronica dei dati 62 1,6Attivit à legali, contabilità, consulenza fiscale e societaria; studi diK 74.1 mercato e sondaggi di opi nione; consulenza commerciale e di113 3,0gestioneK 74.7 Servizi di pulizia e disinfestazione 93 2,4K 74.8 Altre attività di servizi alle imp rese 103 2,7M 80.4Corsi di formazione e perfezionamen to ed altre attività diinsegnamento44 1,2N 85.3 Assisten za sociale 57 1,5O 92 Attività ricreative, culturali e sportive 32 0,8O 92.3 Altre attività dello spettacolo, di intrattenimento e divertimento89 2,3O 92.6 Attività sportive 89 2,3O 93.0 Servizi alle famiglie 43 1,1Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività Produttive2.3 LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE COOPERATIVE ISCRITTE ALL’ ALBOE’ interessante valutare ora co me si dis tribuiscono sul territorio le <strong>cooperative</strong> iscritteall’Albo (cfr. nota 14). Si effettua, pertanto, in questo paragrafo un’analisi delladistribuzione territoriale che tuttavia non tiene conto delle <strong>cooperative</strong> non soggette (pari61


a 196), cioè di quelle non disciplinate dalla normativa sulla mutualità prevalente in base aquanto previsto dalla legge 366/2001.Pertanto, esclusa tale categoria residuale, in Italia si contano 62.057 <strong>cooperative</strong> iscritteall’Albo, di cui 58.236 a mutualità prevalente e 3.821 non a mutualità prevalente altrimentidette “diverse”, denotando la decisa superiorità numerica della prima sezione rispetto allaseconda. Scendendo nel dettaglio territoriale, emerge che in quasi ogni regione oltre il 90%delle <strong>cooperative</strong> iscritte all’Albo è a mutualità prevalente. In particolare, l’incidenza piùelevata delle <strong>cooperative</strong> appartenenti a tale sezione rispetto al totale delle <strong>cooperative</strong>registrate all’Albo si riscontra nel Trentino Alto Adige (99,8%); il valore più basso, invece,si rileva in Valle d’Aosta (86,8%), ove, di contro, si registra la più alta percentuale di<strong>cooperative</strong> diverse (13,2%).Tab. 6 ‐ Distribuzione delle <strong>cooperative</strong>, delle <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente e delle <strong>cooperative</strong> diverseiscritte all’Albo per regione in ordine alfabetico (Gennaio 2006) *REGIONEVALORI ASSOLUTIVALORI PERCENTUALICOOPERATIVECOOPERATIVECOOPERATIVE TOTALECOOPERATIVE TOTALEA MUTUALITÀA MUTUALITÀDIVERSE COOPERATIVEDIVERSE COOPERATIVEPREVALENTEPREVALENTEAbruzzo 1.265 86 1.351 93,6 6,4 100,0Basilicata 848 53 901 94,1 5,9 100,0Calabria 1.558 138 1.696 91,9 8,1 100,0Campania 4.997 329 5.326 93,8 6,2 100,0Emilia Romagna 4.829 205 5.034 95,9 4,1 100,0Friuli Venezia Giulia 1.121 78 1.199 93,5 6,5 100,0Lazio 6.511 509 7.020 92,7 7,3 100,0Liguria 1.247 99 1.346 92,6 7,4 100,0Lombardia 7.835 612 8.447 92,8 7,2 100,0Marche 1.375 104 1.479 93,0 7,0 100,0Molise 391 21 412 94,9 5,1 100,0Piemonte 3.018 188 3.206 94,1 5,9 100,0Puglia 5.061 282 5.343 94,7 5,3 100,0Sardegna 2.366 91 2.457 96,3 3,7 100,0Sicilia 6.584 436 7.020 93,86,2 100,0Toscana 3.563 261 3.824 93,2 6,8 100,0Trentino Alto Adige 1.618 4 1.622 99,8 0,2 100,0Umbria 771 65 836 92,2 7,8 100,0Valle dʹAosta 92 14 106 86,8 13,2 100,0Veneto 3.186 246 3.432 92,8 7,2 100,0ITALIA 58.236 3.821 62. 057 93,8 6,2 100,0*Sono escluse le <strong>cooperative</strong> non soggetteFonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività ProduttiveSi conferma il primato della Lombardia che conta ben 8.447 iscrizioni all’Albo. IlMezzogiorno, inoltre, rappresenta, come già detto in precedenza, un’area ove il tessutoimprenditoriale locale conta una rilevante consistenza di <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong>; bastipensare che, delle prime cinque regioni che registrano il numero più elevato di<strong>cooperative</strong> iscritte, 3 sono meridionali: Sicilia (7.020), Puglia (5.343) e Campania (5.326)).62


Un aspetto interessante riguarda l’individuazione in ogni regione delle categorie di<strong>cooperative</strong> più numerose ‐ e ,quindi, maggiormente diffuse sul territorio ‐, all’internodelle quattordici previste dal D.M. 23 giugno 2004, n. 310, distinguendo quelle cheappartengono alla sezione delle <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente da quelle “diverse”.Tab. 7 ‐ Distribuzione delle prime 3 categorie più numerose delle <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente iscritteall’Albo per regione in ordine alfabetico (Gennaio 2006)REGIONECOOPERATIVE A MUTUALITÀ PREVALENTE1° 2° 3°CATEGORIA INC. % CATEGORIA INC. % CATEGORIAINC. %AbruzzoCooperative diCooperative edilizie di36,4 Cooperative sociali 20,6produzione e lavoroabitazione12, 8BasilicataCooperative diCooperative edilizie di41,9produzione e lavoroabitazione16,4 Cooperative sociali 15, 3CalabriaCooperative diCooperative di31,3 Cooperative sociali 20,9conferimento prodottiproduzione e lavoroagricoli17, 4CampaniaCooperative diCooperative edilizie di42,6produzione e lavoroabitazione21,2 Cooperative sociali 13, 3Emilia RomagnaCooperative diCooperative di28,7 Altre <strong>cooperative</strong> 21,6 conferimentoprodottiproduzione e lavoroagricoli14,7Friuli Venezia GiuliaCooperative diCooperative di39,5 Cooperative sociali 15,7conferimento prodottiproduzione e lavoroagricoli13, 9LazioCooperative diCooperative edilizie di38,8produzione e lavoroabitazione26,1 Cooperative sociali 14, 7LiguriaCooperative diCooperative edilizie di36,3 Cooperative sociali 23,3produzione e lavoroabitazione14, 0LombardiaCooperative diCooperative edilizie di33,1 Cooperative sociali 20,3produzione e lavoroabitazione18, 1MarcheCooperative diCooperative edilizie di32,9 Cooperative sociali 18,6produzione e lavoroabitazione12, 9MoliseCooperative diCooperative di40,7 Cooperative sociali19,9 conferimento prodottiproduzione e lavoroagricoli12,5PiemonteCooperative diC ooperative edilizie di38,0 Cooperative sociali 21,3produzione e lavoroabitazione9,5PugliaCooperative diC ooperative edilizie di33,3produzione e lavoroabitazione28,7 Cooperative sociali 12,3SardegnaCooperative diC ooperative edilizie di43,3 Cooperative sociali 20,7produzione e lavoroabitazione9,9SiciliaCooperative diCooperative edilizie di38,6produzione e lavoroabitazione22,6 Cooperative sociali 13,6ToscanaCooperative diCooperative edilizie di29,9produzione e lavoroabitazione20,7 Altre <strong>cooperative</strong> 16,4Trentino Alto Adige Altre <strong>cooperative</strong> 27,3Cooperative diCooperative edilizie di17,5 conferimento prodottiabitazioneagricoli15,0UmbriaCooperative diCooperative di34,2 Cooperative sociali 21,7 conferimentoprodottiproduzione e lavoroagricoli11, 9Valle dʹAostaCooperative diproduzione e lavoro34,8 Altre <strong>cooperative</strong> 25,0 Cooperative sociali 19,6VenetoCooperative diCooperative di31,5 Cooperative sociali 20,9 conferimento prodottiproduzione e lavoroagricoli12,0ITALIACooperative diCooperative edilizie35,1produzione e lavorodi abitazione17,8 Cooperative sociali 16,5Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività Produttive63


Con riferimento alla prima tipologia indicata, la graduatoria secondo l’incidenzapercentuale delle tre categorie più numerose a livello regionale denota che la maggiorparte delle <strong>cooperative</strong> iscritte all’Albo si concentra su poche attività. In particolare, sonocinque le categorie più numerose identificate: le <strong>cooperative</strong> di produzione e lavoro, le<strong>cooperative</strong> edilizie e di abitazione, le <strong>cooperative</strong> sociali, le <strong>cooperative</strong> di conferimentodi prodotti agricoli e dell’allevamento ed, infine, le altre <strong>cooperative</strong>.A livello nazionale, come prima sottolineato, le <strong>cooperative</strong> di produzione e lavoroincidono per il 35,1%, seguite da quelle edilizie e di abitazione (17,8%) e dalle sociali(16,5%). Anche a livello regionale, se si esclud e il ca so del Trentino Alto Adi ge (oveprevale la componente relativa a lle “altre coopera tive ”), la catego ria principale, ovv ero piùconsistente, risulta quella delle <strong>cooperative</strong> di produzione e lavoro. Le incidenzepiùelevate, rispetto alla totalità di <strong>cooperative</strong> presenti a livelloregionale, si registrano inSardegna (43,3%), in Campania (42,6%) e Basilicata (41,9%).La seconda categoria più diffusa in ben 11 regioni è rappresentata dalle <strong>cooperative</strong> so ciali(Abruzzo, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte,Sardegna, Umbria e Veneto); seguono le <strong>cooperative</strong> e dilizie e di abitazione (Basilicata,Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, To scana, Trentino Alto Ad ige ) ed, i nfine,le “altre<strong>cooperative</strong>” (in Emilia Romagna e in Valle d’Aosta). La region e in cui il peso d elle<strong>cooperative</strong> sociali, rispetto alla totalità di <strong>cooperative</strong>, risulta pi ù elevato è la Lig uria . LaPuglia, invece, presenta la più alta percen tuale di <strong>cooperative</strong> edilizie e di abitazione(28,7%) mentre la Valle d’Aosta evidenzia l’incidenza maggiore delle “ altre <strong>cooperative</strong>”(25%).L’importanza in Italia del fenomeno delle <strong>cooperative</strong> edilizie e di abitazione e di quellesociali trova ulteriore conferma nell’analisi relativa alla terza categoria più numerosa.Appartengono ad essa anche le <strong>cooperative</strong> di conferimento dei prodotti agricoli edell’allevamento (in Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Molise, TrentinoAlto Adige, Umbria e Veneto) e le “altre <strong>cooperative</strong>” (in Toscana).Analogamente, l’analisi delle categorie più consistenti nell’ambito delle <strong>cooperative</strong>diverse pone in evidenza una situazione piuttosto omogenea a livello territoriale. Peraltro,le principali attività delle <strong>cooperative</strong> diverse coincidono con quelle già evidenziate per le<strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente (cfr. Tab.8).Osservando, da ultimo, la concentrazione sul territorio per singola categoria delle<strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente, si nota come non solo la Lombardia ma anche altreregioni assorbono in una o più categorie il maggior numero di iscritti. Ad esempio, le<strong>cooperative</strong> di trasporto e le <strong>cooperative</strong> edilizie di abitazione si concentrano prima ditutto nel Lazio (rispettivamente il 20,3% e il 16,4% del totale nazionale). Le <strong>cooperative</strong> diconferimento di prodotti agricoli sono, invece, maggiormente presenti in Emilia Romagna(15%), mentre in Trentino Alto Adige si contano il maggior numero di banche di creditocooperativo (23,9% del totale degli iscritti nella categoria). La Toscana, poi, è la regione che64


assorbe il maggior numero di consorzi cooperativi (17,3%), la Sicilia detiene, invece, ilnumero più consistente di <strong>cooperative</strong> di lavoro agricolo (oltre ¼ del totale nazionale),mentre in Campania si conta la componente maggiore (23,1%) dei consorzi agrari. Infine, ilVeneto assorbe il maggior numero di <strong>cooperative</strong> di pesca (17,4%).Tab. 8 ‐ Distribuzione delle prime 3 categorie più numerose delle <strong>cooperative</strong> diverse iscritte all’Albo perregione in ordine alfabetico (Gennaio 2006)REGIONEAbruzzoBasilicataCalabriaCOOPERATIVE DIVERSE1° 2° 3°CATEGORIA INC. % CATEGORIA INC. % CATEGORIA INC. %Cooperative diproduzione e lavoroCooperative diproduzione e lavoroCooperative diproduzione e lavoro37,2 Altre <strong>cooperative</strong> 29,132,1Cooperative edilizie diabitazione34,1 Altre <strong>cooperative</strong> 21,0Cooperative edilizie diabitazione24,426,4 Altre <strong>cooperative</strong> 18,9Cooperative diconferimento prodottiagricoliCampaniaCooperative diCooperative edilizie di40,4produzione e lavoroabitazione27,1 Altre <strong>cooperative</strong> 17,6Emilia Romagna Altre <strong>cooperative</strong> 60,0Cooperative diCooperative edilizie di15,1produzione e lavoroabitazione8,3Friuli VeneziaCooperative diCooperative edilizie diAltre <strong>cooperative</strong> 44,930,8Giuliaproduzione e lavoroabitazione9,0LazioCooperative diCooperative edilizie di30,5 Altre <strong>cooperative</strong> 29,5produzione e lavoroabitazione26,1Liguria Altre <strong>cooperative</strong> 45,5Cooperative diCooperative edilizie di30,3produzione e lavoroabitazione13,1Lombardia Altre <strong>cooperative</strong> 44,9Cooperative diCooperative edilizie di27,1produzione e lavoroabitazione15,4Marche Altre <strong>cooperative</strong> 53,8Cooperative diCooperative edilizie di12,5produzione e lavoroabitazione11,5MoliseCooperative diCooperative di lavoro Cooperative edilizie di19,019,0produzione e lavoroagricoloabitazione19,0PiemonteAltre <strong>cooperative</strong> 45,2Cooperative diproduzione e lavoro27,7 Cooperative di consumo 11,2PugliaCooperative diCooperative edilizie di31,6 Altre <strong>cooperative</strong> 24,5produzione e lavoroabitazione19,5SardegnaCooperative diCooperative edilizie diCooperative di lavoro47,316,5produzione e lavoroabitazioneagricolo12,1SiciliaCooperative diCooperative edilizie di51,1 Altre <strong>cooperative</strong> 23,2produzione e lavoroabitazione8,0Toscana Altre <strong>cooperative</strong> 54,0Cooperative diCooperative edilizie di18,4produzione e lavoroabitazione15,3Trentino AltoCooperative diCooperative diAltre <strong>cooperative</strong> 50,025,0Adigedettagliantiproduzione e lavoro25,018,1Umbria Altre <strong>cooperative</strong> 35,4Cooperative diproduzione e lavoro30,8Cooperative edilizie diabitazione10,8Valle dʹAostaCooperative diproduzione e lavoroVeneto Altre <strong>cooperative</strong> 39,0ITALIA Altre <strong>cooperative</strong> 35,150,0 Altre <strong>cooperative</strong> 35,7Cooperative diproduzione e lavoroCooperative diproduzione e lavoroCooperative edilizie diabitazione14,323,6 Cooperative di consumo 10,731,2Cooperative edilizie diabitazioneFonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività Produttive16,165


Tab. 9 ‐ Individuazione delle 3 regioni che assorbono il maggior numero di iscrizioni per ciascuna dellequattordici categorie di <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente (Gennaio 2006)COOPERATIVE A MUTUALITÀ PREVALENTECATEGORIE1° 2° 3°REGIONEINC.INC.INC.REGIONEREGIONE%%%Altre <strong>cooperative</strong> Lombardia 18,5EmiliaRomagna18,1 Toscana 10,1Banche di credito cooperativoTrentino AltoAdige23,9 Lombardia 11,3 Veneto 9,4Consorzi agrari Campania 23,1 Lombardia 15,4 Toscana 15,4Consorzi cooperativi Toscana 17,3EmiliaRomagna16,4 Lombardia 15,4Consorzi e <strong>cooperative</strong> di garanzia e fidi Lombardia 11,2 Puglia 10,9 Veneto 10,4Cooperative di dettaglianti Lombardia 18,5 Lazio 15,3EmiliaRomagna13,7Cooperative di conferimento prodotti agricoli Emilia Romagna 15,0 Puglia 10,1 Sicilia 9,4Cooperative di consumo Lombardia 36,5 Piemonte 12,4 Toscana 11,1Cooperative di lavoro agricolo Sicilia 25,8 Puglia 11,2 Campania 7,4Cooperative di pesca Veneto 17,4 Sardegna 15,5 Sicilia 13,9Cooperative di produzione e lavoro Lombardia 12,7 Lazio 12,4 Sicilia 12,4Cooperative di trasporto Lazio 20,3 Campania 16,7 Puglia 11,6Cooperative edilizie di abitazione Lazio 16,4 Sicilia 14,4 Puglia 14,0Cooperative sociali Lombardia 16,6 Lazio 9,9 Sicilia 9,3Totale <strong>cooperative</strong> Lombardia 13,5 Sicilia 11,3 Lazio 11,2Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Albo Cooperative del Ministero delle Attività Produttive66


PARTE TERZAAPPROFONDIMENTO:LE BANCHE COOPERATIVE67


3.1 LA DISCIPLINA DELLE BANCHE COOPERATIVELa regolamentazione delle banche di credito cooperativo, collocata principalmente negliartt. 28 e seguenti del Decreto Legislativo 1 settembre 1993, n. 385, (Testo Unico Bancario),è stata modificata inizialmente dal Decreto Legislativo 4 agosto 1999, n. 342, esuccessivamente dai decreti correttivi della riforma societaria (Decreto Legislativo 6febbraio 2004, n. 37, e da ultimo Decreto Legislativo 28 dicembre 2004 n. 310); inparticolare, la recente riforma del diritto societario ha inciso in modo non irrilevante masenza neanche eccessivi stravolgimenti sulla disciplina delle banche <strong>cooperative</strong> 19 .Con il Decreto Legislativo 28 dicembre 2004, n. 310, sono state dettate una serie di nuovemodificazioni e integrazioni al TUB allo scopo di coordinare la riforma societaria con ladisciplina speciale delle banche costituite in forma cooperativa (Banche Popolari e Banchedi Credito Cooperativo – BCC ‐). Il coordinamento realizzato dal Decreto Legislativo n.310/2004 ha reso applicabili nei confronti di dette categorie di banche le disposizioni delriformato codice civile che non incidono su aspetti sostanziali della relativa disciplinaspeciale contenuta nel TUB. In particolare, il coordinamento relativamente alle banche<strong>cooperative</strong> consente di superare le incertezze del quadro normativo derivanti dallaprecedente esclusione di dette banche dall’ambito di applicazione della riforma societaria.In sintesi, la nuova disciplina conferma la distinzione tra i due modelli di bancacooperativa individuati dal TUB, incentrandola sulla diversa intensità del requisitomutualistico. Le BCC sono ricondotte alla categoria civilistica delle <strong>cooperative</strong> «amutualità prevalente», in quanto tenute ad adottare nei propri statuti le clausole di cuiall’articolo 2514 c.c. oltre che a rispettare i criteri di operatività prevalente con i socidefiniti ai sensi dell’articolo 35 del TUB; con riguardo alle banche popolari, è stata, invece,espressamente esclusa l’applicabilità delle disposizioni che fanno riferimento allacondizione di prevalenza mutualistica.Rispetto alle società <strong>cooperative</strong>, le banche <strong>cooperative</strong> devono procedereall’adeguamento degli statuti alle nuove disposizioni del codice civile entro un terminedifferente, anche utilizzando procedure deliberative semplificate. Infatti, l’art. 37 delDecreto Legislativo n. 310/2004 ha sostituito l’art. 223‐terdecies delle disposizioni diattuazione e transitorie c.c., che ora testualmente dispone, con riferimento alle banche in19L’art. 5, ultimo comma, della legge delega 3 ottobre 2001 n. 366 escludeva dall’ambito di applicazione dellariforma della disciplina delle società <strong>cooperative</strong> “le banche popolari, le banche di credito cooperativo e gli istitutidella cooperazione bancaria in genere”, facendo unicamente “salva l’emanazione di norme di mero coordinamentoche non incidano sui profili di carattere sostanziale della relativa disciplina”. In attuazione di tale previsione, illegislatore era intervenuto una prima volta, con il Decreto Legislativo 17 gennaio 2003 n. 6, introducendonelle disposizioni di attuazione del codice civile l’art. 223‐terdecies, secondo cui “Le banche di creditocooperativo che rispettino le norme delle leggi speciali sono considerate <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente. Alle banchepopolari, alle banche di credito cooperativo ed ai consorzi agrari continuano ad applicarsi le norme vigenti alla data dientrata in vigore della legge n. 366 del 2001” (cioè vigenti alla data del 23 ottobre 2001). La disposizione,soprattutto nel suo secondo comma, aveva peraltro dato origine a consistenti dubbi interpretativi.68


esame: “Alle banche popolari e alle banche di credito cooperativo si applica l’articolo 223‐duodecies;il termine per l’adeguamento degli statuti alle nuove disposizioni inderogabili del codice civile èfissato al 30 giugno 2005. Entro lo stesso termine le banche <strong>cooperative</strong> provvedono all’iscrizionepresso l’Albo delle società <strong>cooperative</strong>”.3.2 L’ALBO DELLE BANCHE COOPERATIVELa citata disposizione dell’art. 37 del Decreto Legislativo n. 310/2004, nel fare genericoriferimento alle “banche <strong>cooperative</strong>”, stabilisce – risolvendo in senso affermativo ildubbio che si era posto con la legislazione precedente – che anche le banche popolari sonotenute all’iscrizione all’Albo, non essendo in vece dubbia l’iscrizione delle banche dicredito cooperativo.Con l’iscrizione nell’Albo, le BCC fruiscono, al pari delle altre <strong>cooperative</strong> a mutualitàprevalente, delle agevolazioni fiscali. Meno ovvia la conclusione per le Banche Popolari,che notoriamente sono escluse da agevolazioni fisc ali, e non sono neanche sottoposte allerevisioni <strong>cooperative</strong>; esse non possononeanche usufruire dei benefici ed agevolazioni dicarattere non tributario, perché altrimenti verrebbe a cre arsi una incostituzionale disparitàdi trattamento con le altre cooperativ e a mutualità non prevalente, so ggette agli obblighidi contribuzione e devoluzione a favore dei fondi mutualistici. Sembra, quindi, che per leBanche Popolari l’iscrizione nell’Alb o delle <strong>cooperative</strong> ‐ ora testualmente prevista dallalegge ‐ abb ia esclusivamente finalità anagrafiche (anche in considerazione del fa tto che lestesse Banche Popolari non sono del tutto sottratte alla vigilanza cooperativa, a normadell’art. 1, comma 2, del Decreto Legislativo n. 220/2002; ed appare quindi indispensabileassicurar e un censimento delle banche stesse, ai suddetti fini).In qu anto <strong>cooperative</strong>, alle Banche Popolari si applicano le disposizioni del codicecivile, e della relativa normativa attuativa, che all’Albo delle <strong>cooperative</strong> fannoriferimento, fatta ovviamente eccezione per quelle di sposizioni che si riferiscono allesole <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente. Così, se non è certamente riferibile alle banche<strong>cooperative</strong> l’art. 2515, ultimo comma , c.c. (che impone l’obbligo di indicare il numero diiscrizione all’albo delle <strong>cooperative</strong> a mutualità prevalente), co me pure ‐ stavolta perespressa previsione di inapplicabilità ex art. 150‐bis, comma 2, Testo Unico Bancario‐l’art.2512, ultimo comma, c.c. (che impone alle cooperat ive a mutualità prevalente l’obbligo diiscriversi n ell’albo e di depositarvi annualmente i bilanci), trovano invece applicazione sial’art. 15 del Decreto Legislativo n. 220/2002 (che assoggetta all’iscrizione all’albo , “a finianagrafici e della fruizione dei benefìci fiscali o di altra natura”, tutte le <strong>cooperative</strong>), sial’art. 223‐sexiesdecies, comma 1, ulti ma parte, c.c. ( che prevede l’iscrizione all’albo anchedelle <strong>cooperative</strong> diverse da quelle a mutualità prevalente).69


3.3 LA DIMENSIONE DEL CREDITO 20Nella presente sezione si cerca di fornire una misura delle caratteristiche strutturali(numerosità di istituti bancari e sportelli, diffusione sul territorio, quote di mercato) delledue tipologie di banche <strong>cooperative</strong>, Banche Popolari e Banche di Credito Cooperativo,rapportando le stesse al quadro complessivo di istituti bancari operanti in Italia.Va al riguardo precisato che le Banche Popolari e le BCC sono soggetti diversi sia comemission (attività lucrativa, mutualistica, etc.) 21 che come inquadramento giuridico (si è vistoprima che solo le BCC godono delle agevolazioni previste per le <strong>cooperative</strong> a mutualitàprevalente). Si ritiene, quindi, utile valutare separatamente le dinamiche temporali dei duesoggetti “cooperativi”, presentando nei successivi paragrafi una disamina dell’operativitàdel sistema di BCC e delle Banche Popolari in termini di raccolta e impiego di risorse(analisi dei depositi e degli impieghi) o di diffusione sul territorio – livello disportellizzazione rispetto alla popolazione e alle <strong>imprese</strong> ‐.3.3.1 Le Banche di Credito CooperativoLe BCC sono banche locali nella proprietà, nell’operatività, nell’interesse, definitonell’obiettivo statutario, di promuovere la crescita ‐ economica, ma anche morale e sociale‐ dei propri soci e delle proprie comunità locali. In quanto intermediari locali, inoltre, leBCC contribuiscono in maniera determinante ad evitare o risolvere i problemi legatiall’accesso al credito dei piccoli operatori.Fermo restando il ruolo importante svolto dalle BCC nello sviluppo del sistema socioimprenditorialelocale, si sottolinea come nel presente paragrafo si tende a fornireun’analisi temporale dell’operatività delle BCC intesa in termini di sportellizzazione, didiffusione territoriale e di raccolta e impiego di risorse creditizie, rimandando allaletteratura specialistica per approfondimenti sul ruolo sociale svolto dalle BCC.Fatte le dovute premesse, si osserva che il mercato creditizio italiano si compone adicembre 2004 di 778 istituti bancari, di cui il 60% localizzati nell’area settentrionale. LeBCC, in particolare, costituiscono la parte preponderante della rete bancaria italiana,20I dati presentati in questa sezione sono di fonte Banca d’Italia e sono estratti sia dalla Base InformativaPubblica (B.I.P.) on‐line sia dalla Relazione Annuale sul 2004.21Le BCC si distinguono, infatti, nettamente dalle Banche Popolari in quanto, diversamente da queste ultime,non presentano aspetti lucrativi nella gestione della banca e nella partecipazione dei soci, e sono connotatedai caratteri del localismo e della mutualità. Il “mutualismo”, in particolare, è un carattere esclusivo delleBCC tra le banche <strong>cooperative</strong>. In base ad esso lʹattività delle Banche di Credito Cooperativo deve esserenecessariamente e prevalentemente indirizzata a favore dei soci e rispondere nel complesso allʹinteressecollettivo della base sociale.70


incidendo per oltre il 56% sul numero complessivo di banche operanti sul territorionazionale.A livello territoriale ed in termini assoluti, la quota prevalente di BCC risulta concentratanel Nord‐Est d’Italia (184 banche), seguito dal Mezzogiorno (110), dal Centro (85) ed,infine, dal Nord‐ovest (60); in termini relativi, invece, è il Mezzogiorno a registrare la piùalta percentuale di BCC rispetto alla numerosità complessiva di banche operanti nell’area(75,3%).Tab. 1 ‐ Distribuzione delle Banche di Credito Cooperativo – BCC‐ per regione in ordine alfabetico (Valoriassoluti e percentuali; Anni 1998, 2004)BCC(Numero)2004Incid. BCC sutotale banche(%)2004Incid. BCC sutotale banche(%)1998Diff.’04 / ’98(%)Abruzzo 8 61, 5 71,4‐9,9Basilicata 6 85,7 70,615,1Calabria 19 90,583,8 6,7Campania 22 68,8 75,8 ‐ 7,0Emilia Romagna 25 44,6 52,4 ‐ 7,8Friuli Venezia Giulia 16 64,0 61, 32,7Lazio 24 36,9 43,8‐6,9Liguria 1 14,3 25,0 ‐ 10,7Lombardia 48 27,3 33,1 ‐5,8Marche 20 71,4 67,93,5Molise 3 100,080,0 20,0Piemonte 9 30,0 40,0 ‐ 10,0Puglia 23 74,2 61,8 12, 4Sardegna 2 40,0 25,0 15, 0Sicilia 27 79,4 65,513,9Toscana36 59,0 62,7 ‐ 3,7Trentino Alto Adige102 91,1 91,4 ‐0,3Umbria 5 38,5 30,87,7Valle d’Aosta 2 100,0 75,0 25, 0Veneto 41 71,9 76,6 ‐4,7Centro 85 50,9 53,2 ‐2,3Nord‐Est 184 73,6 76,8 ‐3,2Nord‐Ovest 60 27,9 34,6 ‐ 6,7Mezzogiorno 110 75,371,1 4,2ITALIA 439 56,4 61,0 ‐4,6Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’ItaliaLe Banche di Credito Cooperativo rivestono, dunque, una grande importanza nelpanorama bancario del Paese ed in due regioni, Molise e Valle d’Aosta, rappresentanol’unica tipologia creditizia esistente. Una forma che, come già detto, risulta71


particolarmente diffusa nelle regioni meridionali; in particolare, al Molise segue laCalabria, con una incidenza del 90,5%, mentre la Sardegna si pone in ultima posizione, conun valore del 40%. Spiccano, poi, nel Nord‐Est, il Trentino Alto Adige (che da solo accoglie102 BCC, ovvero il 91,1% dell’universo bancario regionale), nel Centro, le Marche (71,4%) enel Nord‐Ovest, dopo la Valle d’Aosta, il Piemonte (30%).L’analisi dinamica mostra, inoltre, una diminuzione negli ultimi anni del numero diistituti bancari operanti sul territorio: infatti, tra il 1998 ed il 2004, le aziende bancarie siriducono di 144 unità (da 922 a 778). Inoltre, parallelamente si nota che l’incidenza delleBCC rispetto all’intero sistema bancario diminuisce di 4,6 punti percentuali passando dal61% del 1998 al 56, 4% del 2004. Una contrazione che ha interessato soprattutto il NordOvest (‐6,7%) mentre l’unica variazione positiva interessa il Mezzogiorno (+4,2%).La diminuzione osservata del numero BCC va però letta alla luce di una scelta intesa asuperare una dimensione minima ritenuta non profittevole o a risolvere situazioni didifficoltà in cui alcune BCC si sono venute a trovare nel corso degli ultimi anni.Il processodi concentrazione tra BCC attuato negli ultimi anniva dunque visto in chiave positiva,come scelta strategica volta a rafforzare il loro ruolo nel panorama bancario italiano.Per comprendere meglio il livello di operatività delle banche nell’ambito delle relazioniche esse intrattengono con gli utenti, siano essi <strong>imprese</strong> o privati, è interessante porrel’attenz ione sulla diffusione degli sportelli bancari . A fine 2004 si contano in Italia 30.946sportelli, quindi una media di 40 sportelli per banca; nel 11,2% dei casi (3.465, in valoriassoluti), si tratta di sportelli appartenenti a BCC.Il Nord‐Est risulta essere l’area a maggiore concentrazione di sportelli bancaridelle BCC,sia in riferimento al totale delle BCC presenti in It alia (1.557 su 3.465) sia in riferimento altessuto complessivo bancario dell’area (18,7% deg li sportelli totali presenti nel Nord‐Estsono delle B CC). Il Mezzogiorno è, invece, la zona in cui si riscontra complessivamente ilnumero più basso di sportelli di BCC (525). Anche in termini di incidenza rispetto allatotalità degli sportelli bancari presenti nella singola ripartizione geografica, poi, ilMezzogiorno si configura come l’area a minore diffusione di sportelli di Ban che di CreditoCooperativo (7,7%).Scenden do nel dettaglio regionale dello stock di sportelli, la Lombardia (594 sportelli) ed ilVeneto (522) conquistano le prime due posizioni, accogliendo da sole circa il 32% del totaledegl i sportelli di BCC presenti nel Paese; la Sardegna (5) ed il Molise (14) si posizionano,invece, ultime nella graduatoria regionale.In termini relativi, invece, il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia rappresentanole regioni ove gli sportelli bancari sono prevalentemente appartenenti a banche di tipocooperativo (l’incidenza è rispettivamente pari al 56,3% e al 20,9%), attestando ancora unavolta l’importanza del credito cooperativo nell’area nord orientale d’Italia. Al contrario, ilpeso più basso si registra in Sardegna (0,7%) e in Liguria (1,9%).72


Dal punto di vista dinamico si osserva, inoltre, come oltre a registrarsi negli anni unacrescita complessiva degli sportelli in Italia abbastanza sostenuta (dai 26.255 del 1998 ai30.946 del 2004), cresce il peso degli sportelli delle BCC. Si passa, infatti, dal 10,6% deltotale degli sportelli detenuti nel 1998 all’11,2% del 2004.Nonostante, quindi, la diminuzione dei soggetti operanti sul territorio nel processo dirazionalizzazione del sistema di BCC si assiste ad una crescita degli sportelli del 25%,passando questi dai 2.770 del 1998 ai 3.465 del 2004.Tab. 2 ‐ Distribuzione degli sportelli delle BCC per regione in ordine alfabetico (Valori assoluti e percentuali;Anni 1998, 2004)BCC(Numero sportelli)Incid. BCC sutotalesportelliIncid. BCC sutotalesportelliDiff.’04 / ’982004(%)(%)(%)2004 1998Abruzzo 61 9,8 10,0 ‐0,2Basilicata29 12,013,9‐1,9Calabria 8516,617,5‐0,9Campania 111 7,2 8,3‐1,1Emilia Romagna 326 10,1 9,6 0, 5Friuli Venezia Giulia 191 20,9 17,4 3,5Lazio182 7,4 6,8 0,6Liguria 17 1,9 0,6 1,3Lombardia594 10,0 9,10,9Marche148 13,8 11,82,0Molise 14 10,0 10,6 ‐0,6Piemonte 138 5,4 4,60,8Puglia 88 6,5 6,4 0, 1Sardegna 5 0,7 0,3 0,4Sicilia 132 7,7 8,2 ‐0,5Toscana 249 11,0 9,7 1, 3Trentino‐Alto Adige 518 56,3 58,9 ‐2,6Umbria 36 6,8 6,60,2Valle d’Aosta 19 19,811,88,0Veneto 522 15,913,7 2,2Centro 615 9,7 8,6 1,1Nord‐Est 1.557 18,7 18,2 0,5Nord‐Ov est 768 8,1 7,0 1, 1Mezzogiorno 525 7,7 8,1 ‐0,4ITALIA 3.465 11,210,6 0,6Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su d ati Banca d’ItaliaOltre ad esaminare la distribuzione territoriale, risulta interessante ca pire quanto e dove ilsistema bancario sia più o meno in grado di soddisfare la domanda di chi opera sulterritorio. A tal fine si rivela utile analizzare il grado di diffusione degli sportelli inrelazione agli abitanti e al numero di <strong>imprese</strong> presenti sul territorio.73


In Italia sono presenti 61 sportelli bancari ogni 10.000 <strong>imprese</strong>, di cui 6,8 di Banche diCredito Cooperativo e circa 6 ogni 10.000 abitanti, di cui 0,6 appartenenti a BCC. Il Nord‐Est conferma il suo primato, rappresentando l’area con la più alta incidenza di sportelli diBCC sia rispetto alle <strong>imprese</strong> (14,5 ogni 10.000 aziende), sia rispetto alla popolazione (1,4ogni 10.000 abitanti). A livello regionale e nell’intero Paese, in particolare, è il TrentinoAlto Adige a registrare il valore più elevato (51,5 sportelli ogni 10.000 <strong>imprese</strong> e 5,3 ogni10.000 abitanti). I valori più bassi si riscontrano, invece, nel Mezzogiorno e, ad inparticolare in Sardegna.Tab. 3 ‐ Distribuzione degli sportelli delle BCC rispetto agli abitanti e alle <strong>imprese</strong>, per regione in ordinealfabetico (Anno 2004)Sportelli / Sportelli /10.000 <strong>imprese</strong> 10.000 abitantiAbruzzo 4,7 0,5Basilicata 5,2 0,5Calabria 5,5 0,4Campania 2,5 0,2Emilia Romagna 7,8 0,8Friuli Venezia Giulia 18,7 1,6Lazio 5,1 0,3Liguria 1,2 0,1Lombardia 7,6 0,6Marche 9,4 1,0Molise 4,2 0,4Piemonte 3,4 0,3Puglia 2,6 0,2Sardegna 0,3 0,0Sicilia 3,4 0,3Toscana 7,1 0,7Trentino Alto Adige 51,5 5,3Umbria 4,4 0,4Valle d’Aosta 14,9 1,5Veneto 11,5 1,1Centro 6,5 0,5Nord‐Est 14,5 1,4Nord‐Ovest 5,7 0,5Mezzogiorno 3,1 0,3ITALIA 6,8 0,6Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’ItaliaDal lato della “domanda” bancaria, ed in particolare dei depositi, i consumatori, siapersone fisiche che giuridiche, si rivolgono prevalentemente (78% dei depositi) a banchecostituite nella forma di società per azioni. Solo il 9% circa dei depositi interessa le BCC(cfr. Tav.A5 Appendice Statistica). In termini dinamici, tra il 2001 ed il 2004, l’incidenza deidepositi presso le BCC registra una differenza positiva di 1 punto percentuale.74


Analogamente ai depositi, anche gli impieghi provengono per lo più da Banche SpA e soloin misura inferiore (6,8% del totale) da BCC (cfr. Tav.A6 Appendice Statistica). Gliimpieghi, inoltre, seguono la stessa dinamica che interessa i depositi: nei quattro anni presiin considerazione aumentano quelli presso le BCC (+1,7%), permettendo a tali soggetti diguadagnare “fette” di mercato.3.3.2 Le Banche PopolariIl sistema di Banche Popolari presenta un forte ridimensionamento tra il 1998 ed il 2004:gli istituti operanti in Italia passano, infatti, nell’arco dei sei anni da 56 a 37. L’incidenzasul totale delle banche attive in Ita lia diminuisce, inoltre, di 1,3 pun ti percentuali passandodal 6,1% al 4,8% del totale.Tab. 4 ‐ Distribuzione delle Banche Popolari per regione in ordine alfabetico (Valori assoluti e percentuali;Anni 1998, 2004)Banche Popolari(Numero)2004Incid. BanchePopola ri su totalebanche (%)2004Incid.BanchePop olari su totalebanche (%)1998Diff.’04 / ’98(%)Abruzzo ‐ ‐‐ ‐Basilicata ‐ ‐‐ ‐Calabria‐ ‐ 2,7 ‐ 2,7Campania 3 9,4 8,1 1,3Emilia Romagna 5 8,9 9,5 ‐ 0,6Friuli Venezia Giulia 1 4,0 3,2 0, 8Lazio 6 9,2 8,2 1,0Li guria ‐ ‐ ‐ ‐Lombardia 7 4,0 8,6 ‐ 4,6Marche ‐‐ ‐ ‐Molise ‐ ‐ ‐ ‐Piemonte 1 3,3 6,7 ‐3,4Puglia 3 9,7 17,6 ‐7,9Sardegna‐ ‐ ‐ ‐Sicilia 2 5,9 7,3 ‐1,4Toscana 3 4,9 5,1 ‐0,2Trentino‐Alto Adige 1 0,9 1,4 ‐0,5Umbria ‐ ‐ ‐ ‐Valle d’Aosta ‐ ‐‐ ‐Veneto 5 8,8 7,8 1,0Centro 9 5,4 5,2 0,2Nord‐Est 12 4,8 4,7 0,1Nord‐Ovest 8 3,7Mezzogiorno 8 5,57,8 ‐4,16,8 ‐1,3ITALIA 37 4,8 6,1 ‐1,3Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia75


Una possibile spiegazione della brusca diminuzione delle Banche Popolari è rintracciabilenel fatto che alcune di queste si sono trasformate in SpA, mentre altre hanno subito unprocesso di acquisizione da parte di gruppi bancari.A livello territoriale si nota poi come il Nord ‐Est accolga circa 1/3 delle Banche Popolariattive in Italia (12 istituti), mentre a livello regionale la Lombardia presenta con 7 banche ilmaggior numero di istituti, seguita dal Lazio (6).In termini di sportelli, invece, si sottolinea come le Banche Popolari presentino unaconsistenza (3.623 sportelli a fine 2004) superiore a que lla delle BCC (3.465); in particolare,si contano quasi 98 sportelli per singola Banca Popolare.In termini relativi, dunque, le Banche Popolari registrano un’incidenza sul totale pari a11,7 punti percentuali; tale valore è, tuttavia, in diminuzione rispetto al 1998 (era il 16,3%del totale) e testimonia la perdita di quote di merca to a vantaggio di altri soggetti bancari.Come nel caso delle BCC, inoltre, il Nord‐Est risultal’area a maggiore concentrazione disportelli bancari delle Banche Popolari, sia in riferimento al totale italiano (1.427 su 3.623)sia in riferimento al tessuto complessivo bancario della macroregione (17,1% degli sportellitotali presenti nel Nord‐Est sono delle Banche Popolari).Il Centro è, invece, l’area a più bassa diffusione di sportelli di Banche Popola ri (469) anchein termini di incidenza rispetto alla totalità degli spo rtelli bancari presenti nella singolaripartizione geografica (7,4% a fronte dell’11,7% nazionale).Lombardia (896 sportelli), Veneto (671) ed Emilia Romagna (568) rappresentanonell’ordine le tre regioni con il più elevato num ero di sportelli di Banche Popolari. Intermini relativi, va però sottolineato come siano il Veneto (20,5%), la Basilicata (19,4%) e laPuglia (19,2%) a conquistare le prime posizioni della graduatoria regionale per incidenzadegli sportelli delle Banche Popolari sul totale degli sportelli della regione.In termini dinamici inoltre, come detto, si nota un decremento, relativamente allasportellizzazione del territorio, del peso delle Banche Popolari sul totale (‐4,6 puntipercentuali), causato dal netto decremento del numero complessivo degli sportelli di dettiistituti bancari che passano dai 4.274 del 1998 ai 3.623 del 2004.Tale fenomeno interessa tutte le macroaree del Paese ed in particolare il Nord‐Ovest in cuisi registra una perdita netta di circa 12 punti percentuali degli sportelli delle BanchePopolari sul totale, dovuta al forte ridimensionamento registrato in Lombardia (‐14,5%) edin Piemonte (‐11,1%). Al Sud, invece, la situazione appare più stabile ed in Basilicata siregistra, addirittura, una crescita dell’incidenza degli sportelli delle Banche Popolari sultotale della regione del 15,2%.76


Tab. 5 ‐ Distribuzione degli sportelli delle Banche Popolari per regione in ordine alfabetico (Valori assoluti epercentuali; Anni 1998, 2004)Banche Popolari(Numero sportelli)2004Incid. Banche Incid. BanchePopolari su totale Popolari su totalesportelli (%) sportelli (%)20041998Diff.’04 / ’98(%)Abruzzo 5 0,8 0,8 0,0Basilicata 47 19,4 4,2 15,2Calabria 12 2,3 0,7 1,6Campania 108 7,0 11,4 ‐4,4Emilia Romagna 568 17,7 19,1 ‐1,4Friuli Venezia Giulia 85 9,3 11,4 ‐2,1Lazio 245 9,9 10,8 ‐0,9Liguria 85 9,3 7,1 2,2Lombardia 896 15,1 29,6 ‐14,5Marche 30 2,8 2,4 0,4Molise 13 9,3 1,8 7,5Piemonte 74 2,9 14,0 ‐11,1Puglia 260 19,2 18,8 0,4Sardegna 1 0,1 0,0 0,1Sicilia 226 13,2 13,8 ‐0,6Toscana 177 7,8 8,5 ‐0,7Trentino‐Alto Adige 103 11,2 9,2 2,0Umbria 17 3,2 4,4‐1,2Valle d’Aosta ‐ ‐ 7,1‐7,1Veneto 671 20,5 26,5 ‐6,0Centro 469 7,4 8,1 ‐0,7Nord‐Est 1.427 17,1 19,9 ‐2,8Nord‐Ovest 1.055 11,1 22,9 ‐11,8Mezzogiorno 672 9,9 10,2 ‐0,3ITALIA 3.623 11,7 16,3 ‐4,6Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’ItaliaIn termini di dotazione infrastrutturale bancaria rispetto al tessuto socio‐imprenditoriale,si nota come vi siano in Italia circa 7,2 sportelli di Banche Popolari per 10 mila <strong>imprese</strong> ecirca 0,6 ogni 10 mila abitanti.A livello regionale è il Veneto a registrare il valore più elevato con 14,8 sportelli ogni10.000 <strong>imprese</strong> e 1,4 ogni 10.000 abitanti. I valori più bassi si riscontrano, invece, in Valled’Aosta dove non è presente alcuno sportello e in Sardegna.In termini di depositi e impieghi, infine, si osserva come negli anni le Banche Popolariabbiano registrato, a seguito dei processi prima indicati, una forte perdita di quote dimercato, rappresentando a fine 2004 rispettivamente il 10,9% dei depositi totali ed il 9,9%degli impieghi (cfr. Tavv.A5 e A6 Appendice Statistica).77


Tab. 6 ‐ Distribuzione degli sportelli delle Banche Popolari rispetto agli abitanti e alle <strong>imprese</strong>, per regione inordine alfabetico (Anno 2004)Sportelli/10.000 <strong>imprese</strong>Sportelli/10.000 abitantiAbruzzo 0,4 0,0Basilica ta 8,4 0,8Calabria0,8 0,1Campania 2,40,2Emilia Romagna13,5 1,4Friuli Venezia Giulia 8,3 0,7Lazio 6, 9 0,5Liguria 6,2 0,5Lombardia 11,4 1,0Marche 1,9 0,2Molise 3,9 0,4Piemonte 1,8 0,2Puglia 7,7 0,6Sardegna 0,1 0,0Sicilia 5,8 0,5Toscan a 5,0 0,5Trentino Alto Adige 10,2 1,1Umbria 2,1 0,2Valle d’Aosta ‐‐Veneto 14,8 1,4Centro 5,0 0,4Nord‐Est 14,4 1,4Nord‐O vest 7,9 0,7Mezzogiorno 4,0 0,3ITAL IA 7,2 0,6Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia78


APPENDICE STATISTICA79


Tav. A1 ‐ Graduatoria provinciale decrescente per variazione della numerosità delle <strong>cooperative</strong>; incidenzadelle <strong>imprese</strong> <strong>cooperative</strong> sul totale <strong>imprese</strong> (Valori percentuali; Anni 2001, 2005)GRAD. PROVINCEIMPRESECOOPERATIVE2001I MPRESECOOPERATIVE2005IMPRESETOTALI2005VAR. NUMEROCOOPERATIVE2005/2001IMPRESECOOPERATIVE/1.000 IMP RESE 2005IMPRESECOOPERATIVE/10.000 ABITANTI*20051 ROMA 1.912 2.334 230. 464 22,1 10, 1 6,12 REGGIO CALABRIA 598 727 44. 239 21,6 16, 4 12,83 RIETI 298 350 12. 781 17,4 27, 4 22,84 SASSARI 520 606 43. 767 16,5 13, 8 13,05 LUCCA401 466 37.856 16,2 12, 3 12,36 FROSINONE 615 712 37. 981 15,8 18, 7 14,67 MESSINA744 857 47. 110 15,2 18, 2 13,08 BRESCIA911 1.043 106. 308 14,5 9,88,99 AGRIGENTO 748 845 40. 918 13,0 20, 7 18,510 MODENA647729 67. 364 12,7 10, 8 11,011 LATINA 924 1.040 46. 368 12,6 22, 4 20,012 RAGUSA 634 708 29.257 11,7 24, 2 23,113 SIENA 297 331 26. 527 11,4 12, 5 12,714 CHIETI 453 499 43. 672 10,2 11, 4 12,815 BOLZANO‐BOZEN 643 702 53. 078 9,2 13, 2 14,716 CAGLIARI 1.108 1.204 62. 562 8,7 19, 2 15,717 BENEVENTO 365 394 31. 743 7,9 12, 4 13,618 SIRACUSA 731 788 29. 039 7,8 27, 1 19,819 P ALERMO 2.005 2.161 76. 756 7,8 28, 2 17,420 IMPERIA 171 183 24. 125 7,0 7,68,521 VARESE 579 615 62. 319 6,2 9, 9 7,322 ORISTANO 393 417 14. 659 6,1 28, 4 27,123 FOGGIA 1. 494 1.582 67. 954 5,9 23, 3 23,024 BIELLA 141 149 17. 876 5,7 8, 3 7,925 VERONA 783 827 89. 005 5,6 9, 3 9,626 TRAPANI714 753 44. 613 5,5 16, 9 17,427 COSENZA845 884 54. 119 4,6 16, 3 12,128 AVELLINO 489 510 38. 677 4,3 13, 2 11,729 MILANO 6.128 6.372 338. 010 4,0 18, 9 16,630 AOSTA 194 201 12. 760 3,6 15, 8 16,431 ASCOLI PICENO 342 354 41. 328 3,5 8,69,332 VENEZIA 721 745 70. 982 3,3 10, 5 9,033 FORLÌ ‐ CESENA 531 546 40.819 2,8 13, 4 14,734 LECCE 850 874 64. 118 2,8 13, 6 10,935 CALTANISSETTA 663 679 23. 050 2,4 29, 5 24,736 LA SPEZIA 339 346 17. 287 2,1 20, 0 15,837 PERUGIA648 659 63.036 1,7 10, 5 10,438 PAVIA369 375 43. 617 1,6 8, 6 7,339 VITERBO 404 410 35. 212 1,5 11, 6 13,740 BELLUNO 142 144 15.829 1,4 9,16,841 CREMONA312 316 27. 938 1,3 11, 3 9,142 CUNEO502 508 72. 053 1,2 7, 1 8,943 GENOVA680 688 69. 217 1,2 9,97,944 REGGIO EMILIA 644 651 52. 614 1,1 12, 4 13,445 PISTOIA193 195 29. 346 1,0 6, 6 7,046 PADOVA 504 508 93. 823 0,8 5,45,847 TREVISO 436 439 84. 169 0,7 5,25,248 RIMINI 291 293 32. 941 0,7 8,910,249 LʹAQUILA 366 368 26.037 0,5 14, 1 12,150 CROTONE260 261 14. 859 0,4 17, 6 15,151 BERGAMO 788 788 82. 681 0,0 9,57,752 MANTOVA 358 357 39. 551 ‐0,3 9,09,180


GRAD. PROVINCEIMPRESEIMPRESEIMPRESE IMPRESE IMPRESEVAR. NUMEROCOOPERATIVE/ COOPERATIVE/COOPERATIVE COOPERATIVE TOTALI COOPERATIVE1.000 IMPRESE 10.000 ABITANTI*20012005 2005 2005/20012005 200553 ENNA 328 327 14.112 ‐0,3 23,2 18,754 SONDRIO 172 171 15.759 ‐0,6 10, 9 9,555 PESCARA 308 305 29.876 ‐1,0 10, 2 9,956 PORDENONE 190 188 27. 022 ‐1,1 7, 0 6,357 MACERATA 296 292 36. 698 ‐1,4 8,09,358 BRINDISI 776 763 33. 932 ‐1,7 22, 5 19,059 VERCELLI 161 158 15. 889 ‐1,9 9, 9 8,960 CATANZARO 366 358 28. 179 ‐2,2 12, 7 9,761 ISERNIA 134 131 7.829 ‐2,2 16, 7 14,562 FERRARA 335 327 35. 048 ‐2,4 9,39,363 SAVONA 242 236 28. 176 ‐2,5 8, 4 8,464 CATANIA 2. 482 2.408 86.160 ‐3,0 27, 9 22,565 ROVIGO 267 259 26. 508 ‐3,0 9,810,666 TARANTO 843 816 42. 004 ‐3,2 19, 4 14,167 PISA 308 298 35. 574 ‐3,2 8,47,668 BOLOGNA 1. 052 1.017 88.141 ‐3,3 11, 5 10,869 CAMPOBASSO 350 338 25.502 ‐3,4 13, 3 14,670 PESARO E URBINO 344 332 38.608 ‐3,5 8,69,171 PIACENZA 334 322 28.064 ‐3,6 11, 5 11,872 POTENZA 740 712 36.154 ‐3,8 19, 7 18,273 VICENZA 443 426 76. 562 ‐3,8 5,65,174 LODI 272 261 15. 256 ‐4,0 17, 1 12,575 NOVARA 294 278 28. 204 ‐5,4 9,97,976 RAVENNA 456 431 38. 100 ‐5,5 11, 3 11,877 PARMA 506 478 42.134 ‐5,5 11, 3 11,678 CASERTA 1. 700 1.604 69.970 ‐5,6 22,918,279 TRENTO 585 551 48. 412 ‐5,8 11, 4 11,180 BARI 2.397 2.255 136. 144 ‐5,9 16, 6 14,181 ANCONA 548 514 41. 759 ‐6,2 12, 3 11,182 TORINO 1. 621 1.517 195.628 ‐6,4 7,86,883 UDINE 535 497 49.477 ‐7,1 10, 0 9,484 VERBANO CUSIO 154 143 12. 482 ‐7,1 11,58,985 GROSSETO 338 313 27. 521 ‐7,4 11, 4 14,386 VIBO VALENTIA 158 145 13.034 ‐8,2 11, 1 8,687 SALERNO 2.362 2.160 96. 034 ‐8,6 22, 5 19,888 LECCO 256 234 23.576 ‐ 8,6 9,97,389 TERAMO 350 319 31. 494 ‐8,9 10, 1 10,890 COMO 431 389 43. 385 ‐9,7 9,06,991 ASTI 201 181 25.168 ‐10,0 7,28,592 FIRENZE 926 833 89. 837 ‐10,0 9,38,693 AREZZO 364 327 34.340 ‐10,2 9,59,894 NUORO 385 344 26.435 ‐10,6 13, 013,195 NAPOLI 5.221 4.662 219. 857 ‐10,7 21,2 15,196 ALESSANDRIA 389 347 43. 917 ‐10,8 7,98,197 GORIZIA 133 117 10.514 ‐12,0 11, 1 8,398 TERNI 241 212 19.175 ‐12,0 11, 1 9,499 PRATO 433 379 27. 039 ‐12,5 14, 0 15,9100 MASSA CARRARA 325 283 17.895 ‐12,9 15, 8 14,1101 LIVORNO 340 295 28.267 ‐13,2 10, 4 8,9102 MATERA 498 407 19.790 ‐18,3 20,619,9103 TRIESTE 311 244 15.443 ‐21,5 15, 8 10,2ITALIA 70.029 70.397 5.118.498 0,5 13, 8 12,0* I dati della popolazione residente sono relativi al 31 dicembre 2004Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat e Registro Imprese81


Tav. A2‐ Movimenti e tassi occupazionali previsti nel 2005 dalle <strong>cooperative</strong> per regione, provincia eripartizione territoriale (Valori assoluti e percentuali; Anno 2005)MOVIMENTI PREVISTI NEL 2005 TASSI PREVISTI NEL 2005VA*%Entrate Uscite Saldo Entrata U scita SaldoPiemonte9.950 9.270 690 10,7 10,0 0,7Torino 5.050 4.690 360 11,5 10,7 0,8Vercelli570 690 ‐120 8,2 10,0 ‐1,7Novara 590 760 ‐160 8,0 10,3 ‐2,2Cuneo 1.510 1.180320 10,8 8,4 2,3Asti 290 270 2010,5 9,7 0,7Alessandria 820 740 100 8,98,0 1,1Biella 900 660 240 17,2 12,6 4, 6Verbano‐Cusio‐Ossola 230 290 ‐ 60 6, 6 8, 3 ‐ 1,7Valle d’Aosta 140 120 20 6,5 5,50,9Lombardia17.870 14.970 2.900 10,3 8,6 1,7Varese 1.680 1.350 340 17,4 14,0 3,5Como 770 730 40 9,4 8,9 0,5Sondrio340 260 80 8,5 6,5 2,0Milano 8.050 6.560 1.49010,1 8,2 1,9Bergamo 1.450 1.200 2508,4 6,9 1,4Brescia 1.990 1.860 130 9,1 8,5 0,6Pavia 1.010 760 240 11,3 8,5 2,7Cremona650 530 110 9,0 7,3 1,5Mantova1.100 850 250 13,6 10,5 3,1Lecco 490400 9010,28,31,9Lodi 370 480 ‐110 8,210,6‐2,4Liguria 3.650 3.050 600 12,6 10,52,1Imperia230 150 100 9,9 6,54,3Savona 580 470 110 13,5 11, 02,6Genova 2.000 1.780 220 11,3 10,01,2La Spezia 840 650 190 18,4 14,24,2Trentino Alto Adige 1.710 1.260 450 7,8 5, 82,1Bolzano580 450 150 6,6 5,1 1,7Trento 1.130 830 300 8,7 6,42,3Veneto 9.530 7.710 1.810 10,1 8,21,9Verona2.470 1.980 480 9,4 7,61,8Vicenza1.670 1.380 290 11,7 9,72,0Belluno 370 350 20 10,7 10, 20,6Treviso 1.720 1.350 370 10,5 8, 22,2Venezia 1.540 1.220 320 9,4 7,41,9Padova 1.430 1.170 260 11,9 9, 82,2Rovigo 330 260 80 6,0 4,71,5Friuli Venezia Giulia 4.660 3.870 790 14,5 12, 02,5Udine 1.700 1.440 270 12,8 10, 82,0Gorizia260 240 30 8,0 7, 30,9Trieste1.340 1.100 250 15,2 12,52,8Pordenone1.350 1.100 250 19,9 16,23,7Emilia Romagna 16.920 14.030 2.890 11,1 9,21,9Piacenza 1.110 910 210 12,9 10,62,4Parma 2.300 1.800 500 15,5 12, 13,4Reggio Emilia 1.710 1.440 270 9,9 8,4 1,6Modena 2.120 2.020Bologna 4.740 3.760Ferrara 720 680120 8,7 8,3 0,5980 12,2 9,7 2,540 8,1 7,7 0,5Ravenna 2.030 1.900 140 11,2 10,5 0,8Forlì‐Cesena 1.320 940 380 9,6 6,8 2,8Rimini 860 580 280 12,0 8,1 3,9Toscana 7.490 7.660 ‐170 9,4 9,6 ‐0,2Massa 320 280 40 9,5 8,3 1,2Lucca 810 720 80 10,7 9,5 1,182


MOVIMENTI PREVISTI NEL 2005 TASSI PREVISTI NEL 2005VA* %Entrate U scite Saldo Entrata Uscita SaldoPistoia 280 250 406,55,8 0,9Firenze 2.790 2.890 ‐110 11,111,5 ‐0,4Livorno 770830 ‐60 9,7 10, 5 ‐ 0,8Pisa 730610 130 9,2 7, 71,6Arezzo500 590 ‐100 5,8 6, 8 ‐ 1,2Siena710 760 ‐50 10,7 11, 4 ‐ 0,8Grosseto 330 470 ‐140 8,7 12,5 ‐ 3,7Prato 280270 10 6,3 6,1 0,2Umbria 2.200 1.930 270 11,1 9,81,4Perugia 1.810 1.640 180 12,1 10,91,2Terni 380 290 90 7,9 6,11,9Marche 2.820 1.990 830 10,3 7, 33,0Pesaro‐Urbino 760430 340 13,7 7,76,1Ancona 1.150820 330 9,8 7,0 2,8Macerata 410330 90 8,4 6, 71,8Ascoli Piceno 500430 70 9,8 8,41,4Lazio 8.510 6.750 1.750 10,6 8,4 2,2Viterbo 250 190 60 8,3 6, 32,0Rieti 220 130 80 11,5 6,84,2Roma 6.9705.730 1.230 11,2 9,22,0Latina 580340 240 8,4 5, 03,5Frosinone500 370 130 8,2 6,02,1Abruzzo1.590 870720 11,4 6,25,2L’Aquila 190 120Teramo 200 12070 9,6 6,1 3,690 6,0 3,6 2,7Pescara 670 250 420 18,0 6,7 11,3Chieti 540 400 140 10,9 8,1 2,8Molise 340 230 100 10,6 7,1 3,1CampobIserniaasso 240 150 90 11,3 7,1 4,2100 80 10 9,1 7,3 0,9Campania 4.440 3.730Caserta 700 530BeneventoNapoli 2.270 230990160 90 708, 14,63,6340 2.170 17011, 410,60,8Avellino 40 9,2 7,8 1,4Salerno 730 260 11,6 8,6 3,1Puglia 4.350 3.960 390 10, 09,1 0,9Foggia550 610 ‐508,29,1‐0,7Bari1.9501.8401109,69,10,5Taranto 380340 50 7,4 6,6 1,0Brindisi 560 500 60 14,3 12,8 1,5Lecce 920 690 230 12,1 9,1 3,0Basilicata 880 770 120 9,6 8,4 1,3Potenza 490 410 80 9,2 7,7 1,5Matera 400 3604010,49,41,0Calabria 720 5701507,55,91,6Cosenza 300 220 80 7,6 5,62,0Catanzaro 140 110 30 6,24,8 1,3Reggio Calabria 200 170 20 8,0 6,80,8Crotone 70 30 20 14,0 6,04,0Vibo Valentia 2030 0 5,6 8,4 0,0Sicilia3.4202.5608708,16,02,1Trapani270190709,26,52,4Palermo 830510 320 8,9 5,5 3,4Messina 500 400 100 6,7 5,4 1,3Agrigento 200 130 70 6,2 4,0 2,2Caltanissetta 300 210 100 10,3 7,2 3,4Enna 80 60 20 5,9 4,5 1,570016011,212,39,49,31,82,883


MOVIMENTI PREVISTI NEL 2005VA*TASSI PREVISTI NEL 2005%Entrate Uscite Saldo Entrata Uscita SaldoCatania 610 390 220 7,9 5,1 2,9Ragusa 220 170 50 7,0 5,4 1,6Siracusa 420 510 ‐90 9,5 11,5 ‐2,0Sardegna 2.150 1.970 180 9,6 8,8 0,8Sassari 710 62090 10,7 9,4 1,4Nuoro 240 15080 7,3 4,6 2,4Cagliari 1.020 1.030 ‐10 9,8 9,9 ‐0,1Oristano 190 170 20 8,7 7,8 0,9ITALIA 103.310 87.270 16.030 10,4 8,8 1,6RIPARTIZIONE TERRITORIALENord Ovest 31.610 27.410 4.200 10,6 9,2 1,4Nord Est32.800 26.860 5.950 10,9 8,9 2,0Centro 21.010 18.330 2.680 10,2 8,9 1,3Mezzogiorno 17.880 14.680 3.200 9,7 8,0 1,7* Valori arrotondati alle decineFonte: <strong>Unioncamere</strong> ‐ Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2005Tav. A3 ‐ Numerosità delle <strong>cooperative</strong> femminili per regione (Valori assoluti e percentuali;2005*)COOPERATIVEFEMMINILICOOPERATIVEFEMMINILIVAR. %Anni 2003‐DISTRIBUZIONETERRITORIALE200320052003‐20052005 (%)Abruzzo 384 398 3,6 3,2Basilicata 319 302 ‐5,3 2,4Calabria 412 408 ‐1,0 3,3Campania 1.440 1.433 ‐0,5 11,5Emilia‐Romagna 625 657 5,1 5,3Friuli‐Venezia Giulia 186 190 2,2 1,5Lazio1.060 1.090 2,8 8,8Liguria 287 289 0,7 2,3Lombardia 1.381 1.383 0,1 11,1Marche 297 284 ‐4,4 2,3Molise 128 115 ‐10,2 0,9Piemonte 753 744 ‐1,2 6,0Puglia 1.120 1.132 1,1 9,1Sardegna 705 709 0,6 5,7Sicilia 1.767 1.793 1,5 14,4Toscana652 646 ‐0,9 5,2Trentino‐Alto Adige 103 108 4,9 0,9Umbria 187 202 8,0 1,6Valle D’Aosta 47 44 ‐6,4 0,4Veneto 480 501 4,4 4,0ITALIA 12.333 12.428 0,8 100,0* i dati dell’anno 2005 sono relativi al I semestre 2005Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati <strong>Unioncamere</strong>84


Tav. A4 ‐ Numerosità delle <strong>cooperative</strong> femminili per settore (Valori assoluti e percentuali; Anni 2003‐2005*)COOPERATIVEFEMMINILI2003COOPERATIVEFEMMINILI2005VAR.%2003‐2005DISTRIBUZIONESETTORIALE2005 (%)Agricoltura, caccia e silvicoltura 817 863 5,6 6,9Pesca,piscicoltura e servizi connessi 37 48 29,7 0,4Estrazione di minerali 4 5 25,0 0,0Attività manifatturiere 1.195 1.126 ‐5,8 9,1Prod. e distrib. energ. elettr. ,gas e acqua 3 2 ‐33,3 0,0Costruzioni 1.039 1.001 ‐3,7 8,1Comm. ingr. e dett. ‐ rip. beni pers. e per la 532 527 ‐0,9 4,2Alberghi e ristoranti 331 323 ‐2,4 2,6Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 864 857 ‐0,8 6,9Intermediaz. monetaria e finanziaria 23 18 ‐21,7 0,1Attiv. immob. ,noleggio, informat., ricerca 2.905 2.826 ‐2,7 22,7Pubbl. amm. e difesa; assic. sociale 18 4 ‐77,8 0,0Istruzione 561 514 ‐8,4 4,1Sanità e altri servizi sociali 2.475 2.779 12,3 22,4Altri servizi pubblici,sociali e personali 1.156 1.193 3,2 9,6Serv. Domestici presso famiglie e conv. 5 1 ‐80,0 0,0Imprese non classificate 368 341 ‐7,3 2,7TOTALE 12.333 12.428 0,8 100,0* i dati dell’anno 2005 sono relativi al I semestre 2005Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Registro ImpreseTav. A5 ‐ Depositi di residenti delle banche per tipologia istituzionale (Valori percentuali; Anni 2001 –2004)2001 2002 2003 2004Diff.’04/’01(%)Banche di Credito Cooperativo 8,0 8,3 8,8 9,0 1,0Banche Popolari 16,4 12,4 10,7 10,9 ‐5,5Banche S.P.A.* 75,3 78,2 78,8 78,1 2,8Filiali di banche estere 0,3 1,2 1,7 2,0 1,7Totale banche 100,0 100,0 100,0 100,0 ‐Fonte: Banca d’Italia, Relazione Annuale sul 2004Tav. A6 ‐ Impieghi a residenti delle banche per tipologia istituzionale (Valori percentuali; Anni 2001 – 2004)2001 2002 2003 2004Diff.’04/’01(%)Banche di Credito Cooperativo 5,0 5,6 6,2 6,8 1,7Banche Popolari 13,7 10,6 9,3 9,9 ‐3,8Banche S.P.A.* 77,0 78,7 79,3 77,7 0,8Filiali di banche estere 4,4 5,1 5,2 5,6 1,3Totale banche 100,0 100,0 100,0 100,0 ‐Fonte: Banca d’Italia, Relazione Annuale sul 200485


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICIBANCA D’ITALIA (2005), Bollettino Statistico; Roma.COMMISSIONE EUROPEA (2004), Comunicazione sulla promozione delle società <strong>cooperative</strong> inEuropa, Bruxelles.CONTRACTOR F.J., LORANGE P. (1988), Cooperative strategies in international business, Lexingtonbooks, Lexington;CONFCOOPERATIVE, La riforma dei confidi e il Nuovo Accordo di Basilea 2,www.conf<strong>cooperative</strong>.it.Eurostat (2001), A pilot study on co-operatives, mutuals, associations and foundations.ISTAT (2003), Classificazione delle attività economiche. Ateco 2002 – derivata dalla Nace Rev 1.1,RomaJARILLO J.C., STEVENSON H.H. (1991), Co-operative strategies – the payoffs and the pitfallsI, in“Long range planning”, 24, I, PP.64-79;MINISTERO ATTIVITÀ PRODUTTIVE – UNIONCAMERE (2005), Sistema Informativo Excelsior, Roma.MINISTERO ATTIVITÀ PRODUTTIVE – UNIONCAMERE (2005), Rapporto Annuale <strong>sulle</strong> <strong>imprese</strong>femminili, Roma.REGIONE TOSCANA (2003), La cooperazione tra impresa e socialità. Osservatorio RegionaleToscano sulla Cooperazione.UNCI (2005), Sviluppo, Occupazione, Solidarietà – La funzione anticiclica della cooperazionerelativo al periodo 2000-2004, Roma.UNIONCAMERE (2004), Dalla riforma del diritto societario all’Istituzione dell’Albo delle società<strong>cooperative</strong>, Quaderno <strong>Unioncamere</strong>, Roma.86

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!