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PIANTA E UBICAZIONE DI UN «TEMPIO ROMANO - Bretschneider ...

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<strong>PIANTA</strong> E <strong>UBICAZIONE</strong> <strong>DI</strong> <strong>UN</strong> «TEMPIO <strong>ROMANO</strong> »— POI CHIESA CRISTIANA — A TORCELLOIN <strong>UN</strong> MANOSCRITTO DEL MUSEO CORRERMAURIZIA VECCHIDel controverso problema concernente un insediamento a Torcello in epoca romana, ho giàavuto occasione di parlare in altra sede.’ Il ritrovamento, da me effettuato, del Cod. Cic. 3351/XII del Museo Correr di Venezia, in cui Giovanni Davide Weber, a quel tempo Delegato alleoperazioni catastali per le isole di Venezia,2 sosteneva di avere eseguito degli scavi in localitàBorgognoni a Torcello e di avere rinvenuto lefondamenta di un tempio romano, forse dedicatoa Beleno,’ se contribuiva a riproporre la contestata tesi di un insediamento romano a Torcellonon offriva ancora una prova tale da sciogliereogni scetticismo .~Infatti, come le supposizioni del Marzemin,del Conton, del Battaglini, del Bullo e di quantiavevano tentato nel tempo di sostenere questatesi5 erano state considerate quasi soltanto « parole », non avendo alcun supporto di confermamonumentale, cosi anche la testimonianza del Weber, benché minuziosa, poteva essere tacciata di«fantasia» ed accodata alle altre.6L’ipotesi avanzata dal Weber di una dedicazione a Beleno, sembrava screditare addirittural’intera sua relazione. Infatti, benché fosse notoil culto a questo dio in Aquileia, niente lasciavasupporre un propagarsi di tale devozione nellelagune.7 La ben nota lapide in Torcello, nellaquale si faceva riferimento a Beleno, incastonataun tempo nel campanile del Duomo, era ritenuta,com’è risaputo, d’importazione, come le altre esistenti a Venezia.8 Anche una mia recente indagine storico-archivistica, benché riferisca elementiatti ad individuare, in zona lagunare, diversi luoghi in cui si sarebbe venerato Beleno, uno deiquali addirittura a Mazzorbo, può suscitare perplessità.9Contro i sostenitori delle origini romane diVenezia si è sempre obiettato che tutti i repertiraccolti in Torcello e trasferiti nei Musei diVenezia e dell’Isola, potevano essere materialedi riporto, soprattutto di derivazione altinate,’°e le testimonianze di costruzioni romane visibiliin loco,11 forse anche a causa delle ubicazioni troppo vaghe, non erano state probabilmente giudicate, comunque, sufficienti a promuovere una campagna di scavi.L’importante indagine archeologica condotta,con scrupoloso metodo stratigrafico, dalla Missione Polacca a Torcello nel 1961~6212 in zona«piazza » e i carotaggi presso il demolito complesso di San Giovanni Evangelista,’3 hanno portato, su basi altamente scientifiche, nuovi contributi in favore di un possibile insediamento inTorcello in periodi in cui, secondo la maggiorparte degli studiosi, l’isola avrebbe dovuto essere disabitata.’4Tali considerazioni mi inducevano a ritornaresul già citato scritto del Weber ed a riprenderela ricerca archivistica in questa direzione. Nel suoscritto, infatti, egli si riprometteva di fornireprecisazioni e rilievi dei suoi scavi dopo ulterioresoprailuogo e annunciava una prossima pubblicazione di tutti i dati, dopo averli elaborati ovagliati con studiosi ed esperti quali il Giatiellied il Casoni.’5 Tutto ciò non venne mai edito,ma questo non era motivo sufficiente per concludere che una seconda relazione sui resti deltempio, da lui descritto in località Borgognoni aTorcello, non esistesse. Esistono, infatti, chiusetra due fogli piegati in mezzo al Cod. Cic. 2233del Museo Correr 16 sia la pianta (fig. 1) che l’ubicazione (fig. 2) dell’antica costruzione e diversescritte del Weber ne semplificano la lettura.’7 Possoora, a complemento di quanto ho già scritto inaltra sede, produrre qui la documentazione fotografica di tutto ciò e corredarla di altre due testimonianze sempre rinvenute tra gli stessi fogli: lariproduzione della rarissima medaglia (fig. 3) raffigurante la veduta ignorata dell’Abbazia di 5. Tommaso dei Borgognoni’° e due lapidi dedicate aBeleno, ritrovate a Torcello « in ortaglia », comespecifica l’amanuense che le riporta.Tornando, comunque, al punto primo ed essenziale della mia ricerca e cioè al ritrovamentodella pianta ed ubicazione precisa di un «tempio114


omano» a Torcello, vorrei esaminare alcuni dati:la struttura disegnata corrisponde in parte aquella di una chiesa cristiana, come aveva giàfatto rilevare lo stesso Weber,’9 il quale si chiedeva se l’antico tempio non fosse stato modificatonella famosa chiesa di Sant’Andrea, scomparsa nelXV sec?’ e di cui le notizie sono quasi nulle.Il Marzemin, che accennava alla testimonianzadel Weber, forse senza essere in possesso dellarelazione originale, dal canto suo traeva conclusioni errate, credendo che costruita sulle antiche rovine fosse non Sant’Andrea, ma la chiesadei Borgognoni.” Da parte mia credo che non sitratti né dell’una, né dell’altra, poiché la primaipotesi dovrebbe essere esclusa sulla base dell’ubicazione che ne dà il Lorenzetti~ e la seconda dall’ubicazione -offertaci dal Weber, il quale cosf siesprime «ritengo per altro nulla avere da chefare i Borgognoni con questo antico fabricato. . .»Che cosa appartenesse al «tempio romano» equale costruzione cristiana ne avesse preso ilposto, è problema aperto. Dalle fonti comunemente prese in esame dagli studiosi dell’arte veneta, non penso si possano trarre notizie in gradodi farci individuare questa chiesa sconosciuta,né la sua data di costruzione. In quanto ai restidel «tempio», alle numerosissime «urne cinerarie»,al «pronao ancora integro sostenente parte di vignetta» di cui ci informa il Weber, non restache rimanere in attesa di una conferma che soltanto l’indagine archeologica può darci. Questo«tempio-chiesa» — se realmente esistente e messoin luce sul terreno —, nonché la sua precisaubicazione potrebbero contribuire in modo, amio avviso, notevole, a chiarire in parte l’importante problema, ancora oscuro, delle originidi Venezia.Istituto di Discipline ArtisticheUniversità degli Studi - VeneziaM. VECCHI, in MA, 11, 1978, p. 102; Tn., inAquileia Nostra, L, 1979, 585-592.2 La qualifica di ‘ Delegato del Catasto’ del Weber,risulta anche dalle scritte a latere della piantà deltempio, della quale è qui allegata documentazionefotografica. Con il Weber era anche il Commissarioin capo Muggiasca.Cfr. M. VECcHI, ~fl Aquileia Nostra, art. cit.; In.,RdA, Il, 1978: qui è stato omesso il forse.L’esistenza di resti di case, muri, resti di fondamenta ascrivibili al periodo romano, denunciate daglistudiosi ottocenteschi, non venne mai presa in considerazione dagli archeologi e storici dell’arte (cfr.ad es., fra le piil recenti pubblicazioni: PERoccoSALvADORI, Civiltà di Venezia, I, Venezia 1973,pp. 45-54 e F. FORLATI, La Basilica di San Marcoattraverso i suoi restauri, Trieste 1975, p. 35).G. MARzEMIN, Le origini romane di Venezia,Venezia 1937; L. CONTON, Torcello, la sua storia isuoi monumenti, Venezia 1929; N. BAnAGLINI,Memorie manoscritte, in L. CONTON, op. cit., p. 17;C. BULLO, in G. MARZEMIN, o~. cit., p. 111, nota 1.6 Riporto qui, i passi essenziali della « Relazione»del Weber: « . . ebbi a scoprire poco lungi dal canaleche dividea forse l’isola dei Borgognoni da quella diTorcello, gli avanzi ben conservati in grossi massimarmorei delle fondamenta di un grosso tempio poligono bislungo che nella massima interna lunghezzamisurava piedi veneti 52¼ sopra 38½ di larghezza,di cui il pronao in parte ancora in piede sostenneparte di vignetta... ».Nel monumentale lavoro del MOMM5EN (‘CXL, V,1, X Regio, Berlin 1872, p. 85 ss., nr. 734 ss.) nonrisultano in Venezia ed isole vicine, lapidi dedicatea Beleno che non vi siano state trasportate.Per la lapide torcellana (L. Aquilius - Narcissus -Agost. - Bel. V. S.) un tempo incastonata nel Campanile di Santa Maria Assunta, cfr. ad es. E. PA0-LETTI, Il fiore di Venezia, I, Venezia 1837, p. 121.Cfr. M. VECCHI, in Aquileia Nostra, art. cit.A. CALLEGARI, Catalogo del Museo di Torcello,Venezia 1930, pp. 3-11. L’autore ribadisce la suaconvinzione circa l’importazione di tutti i repertiromani conservati nel Museo.~ Cfr. nota 5 del pres. art.12 L. LEcIEJEWIcz - E. & 5. TABACZYNSKY, Torcello -Scavi 1961-62, Roma 1977.“ Per quanto si riferisce al demolito complesso diSan Giovanni Evangelista cli Torcello, cfr. G. FoGoLARI, in Bollettino della Storia della Società delloStato Veneziano, III, Venezia 1961, pp. 48-51; G.P. BOGNETTI, ibid., pp. 3-27; M. GUIOTT0, ibict,pp. 28-47; M. VECcHI, in MA, I, 1977, p. 96 sa.14 M. VEccnI, in RdA, art. cit., 1978, p. 102 ss.15 Il Weber prometteva anche (cfr. M. VECCIII, inAquileia Nostra, art. cit.) un’esauriente pubblicazionedel suo rinvenimento corredata di pianta e rilievifatti in loco.16 Il Cod. Cic. 2233 del Museo Correr che già presentai nella mia Tesi di Perfezionamento (Torcello,115


il Giudizio Universale, Università di Padova, 1973)e nel mio studio Torcello, Venezia 1975, pp. 1-8,è una copia del Cod. Correr P. D. 236 che più volteutilizzai.Riporto qui le due scritte a latere della piantaallegata:a) «Pianta di un antico tempietto romano esistentea Torcello fra i Borgognoni e 8. Giovanni.., da meG. Davide Weber fu G. Giac. nell’anno 1832 all’occasione che mi trovai occupato nella Delegazionedel Catasto. Opino da molte iscrizioni trovate aTorcello con dediche a Beleno che questo fosse sacroa quella Deità... si scoprirono molti vasi cinerari ».b) « Di questo tempio romano gli antichi scrittori dellecose veneziane non danno alcuna notizia, ma opinoio che forse nei tempi antichi cristiani posterioripotesse esser stato dedicato a 8. Andrea Ap., cosfdeduco dal Corner, Chiese Venete, Compendio, pag.574 ».18 Cfr. M. VECCHI, in Aquileia Nostra, ari. cii. ela riproduzione fotografica qui allegata. Il suddettofoglio non era contrassegnato ed ora porta la stessacollocazione degli altri due (Cod. Cic. 2233). Lelapidi riportate dall’amanuense del Cod. Cie. 2233dicono: ‘Beleno Aug. Nalvius Pintus’ (cfr. p. 95 n. 8)e ‘L’Aquilius Narcissus Beleni Aug. Lib. V. 8. N.’(cfr. p. 95 n. 3).19 Cfr. M. VEccHI, in Aquileia Nostra, ari. cii.‘~ Per notizie sulla chiesa cli S. Andrèa di Torcellorimando a E. Miozzi, Venezia nei secoli, III, Venezia1968, p. 192, nota 13.21 G. MARZEMIN, op. cii., p. 112.La pianta, riprodotta dal LORENZETTI (op. cii.,p. 20), dal Miozzi (op. cii., p. 187) e da altri, credopossa essere ritenuta valida in quanto sia le ubicazioni sia la struttura delle chiese controllabili, operché tuttora esistenti o~ perché ne abbiamo ripro.duzioni e descrizioni precise (cfr. M. VECCHI, inRdA, lI, 1978, p. 106 Ss.), sono rispondenti al vero.~ Cfr. M. VECCHI, in Aquileia Nostra, ari. cii.116

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