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Bruno de Finetti e la geometria del benessere

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italiano ha iniziato a scrivere, negli anni trenta <strong>de</strong>l secolo scorso, una serie di importanti<strong>la</strong>vori sul<strong>la</strong> probabilità, riformu<strong>la</strong>ndo un concetto che fino ad allora assumeva i contornitipici di quegli strumenti matematici che si consi<strong>de</strong>rano tali ‘per <strong>de</strong>finizione’. De <strong>Finetti</strong>era convinto che <strong>la</strong> probabilità non esistesse ‘per <strong>de</strong>finizione’, ma che fosse piuttostol’individuo, con le sue ‘cre<strong>de</strong>nze’, ad attribuire un valore al verificarsi di un evento. Lealtre <strong>de</strong>finizioni <strong>de</strong>l concetto di probabilità che non sono soggettive 4 non <strong>de</strong>finiscono, inrealtà, alcun comportamento probabilistico, ma anzi offuscano il vero senso <strong>de</strong>l<strong>la</strong>probabilità, che è quello di esprimere il grado di fiducia (vale a dire <strong>la</strong> speranza o iltimore) nel fatto che qualcosa di sperato o di temuto si verifichi. La probabilità, dunque,per De <strong>Finetti</strong>, così come si era abituati ad inten<strong>de</strong>r<strong>la</strong> secondo <strong>la</strong> sua accezione c<strong>la</strong>ssica,non esiste.Fino a circa <strong>la</strong> prima metà <strong>de</strong>l secolo scorso, infatti, <strong>la</strong> concezione prevalente <strong>de</strong>l<strong>la</strong>probabilità era stata quel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica di P.S. Lap<strong>la</strong>ce, che veniva <strong>de</strong>finita come il rapportotra il numero <strong>de</strong>i casi favorevoli e il numero <strong>de</strong>i casi possibili. Oltre a questa concezionevi era quel<strong>la</strong> cosid<strong>de</strong>tta frequentista, attribuita a L. von Mises, in base al<strong>la</strong> quale <strong>la</strong>probabilità di un evento è associata al<strong>la</strong> frequenza con cui esso si verifica, a fronte di uncospicuo numero di tentativi. De <strong>Finetti</strong> e Frank Ramsey, l’altro importante artefice<strong>de</strong>ll’i<strong>de</strong>a di probabilità soggettiva, sviluppano, indipen<strong>de</strong>ntemente, <strong>la</strong> concezionesoggettivista, partendo dall’approccio bayesiano. 5 Rispetto alle due prece<strong>de</strong>nti4 Lo studioso spiega che <strong>la</strong> nozione di probabilità può essere riconducibile a una <strong>de</strong>lle seguenti c<strong>la</strong>ssi:a) il giudizio soggettivo individuale di fronte ad eventi incerti;b) i casi ugualmente possibili (o simmetrici), come il <strong>la</strong>ncio <strong>de</strong>i dadi;c) <strong>la</strong> frequenza di osservazioni statistiche.Tutti e tre gli aspetti fanno capo al<strong>la</strong> nozione di probabilità, tuttavia diverse sono le applicazioni che sipossono fare <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità se si sceglie il primo aspetto: «La prima via (concezione soggettiva)conduce al punto di vista più <strong>la</strong>rgo e incondizionato: essa non presuppone che il fatto <strong>de</strong>lle nostrevalutazioni di probabilità, e le regole di coerenza logica al<strong>la</strong> quale è necessario assoggettarle» (DEFINETTI 1955, p. 471).Lo studioso <strong>de</strong>finisce così le applicazioni <strong>de</strong>i tre aspetti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità: «Concetto c<strong>la</strong>ssico: applicabilesolo ove si possano enumerare <strong>de</strong>i ‘casi possibili’ presentanti una ‘simmetria’. P. es. gettando due dadi sihanno 36 possibili coppie di facce; dato che ottenere 4 si può in tre modi (tre ‘casi favorevoli’: 1 + 3, 2 +2, 3 + 1), per ‘<strong>de</strong>finizione’ <strong>la</strong> probabilità è 3/36 = ‘numero <strong>de</strong>i casi favorevoli/numero <strong>de</strong>i casi possibili’.Concetto statistico: applicabile solo a ‘prove ripetibili’. P. es. osservando che un tiratore colpisce ilbersaglio in media, supponiamo, 62 volte su 100, si dice per ‘<strong>de</strong>finizione’ che <strong>la</strong> sua probabilità di riuscitaè 62/100 = ‘frequenza statistica’. Concetto soggettivo: applicabile ovunque qualcuno esprima giudizi difiducia nell’avverarsi di un evento qualsiasi (p. es. anche gare sportive, fatti politici, prognosi mediche,ecc.). Applicabile in partico<strong>la</strong>re ad entrambi i casi prece<strong>de</strong>nti, dove <strong>la</strong> probabilità di ‘3’ con due dadisarebbe ancora 3/36, ma non per ‘<strong>de</strong>finizione’ o per il fatto <strong>de</strong>l<strong>la</strong> simmetria, ma ‘se ed in quanto talesimmetria mi fa giudicare ugualmente probabili i 36 casi possibili’, e <strong>la</strong> probabilità di riuscita <strong>de</strong>l tiratoreal prossimo colpo sarebbe 62/100 non ‘per <strong>de</strong>finizione’ ma supposto che io preveda una frequenza futuraprossima a quel<strong>la</strong> osservata’, ecc. (simmetria, frequenza, hanno insomma il me<strong>de</strong>simo ruolo pratico, maentrano non come elementi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione, ma come elementi di giudizio). I casi riconducibili a metodidi valutazione di tal genere sono praticamente i più importanti per <strong>la</strong> maggior facilità di valutazioniconcordanti fra i diversi individui, ma non è concettualmente diversa ogni valutazione rispon<strong>de</strong>nte aun’opinione personale» (DE FINETTI 1955, p. 471).5 Dal famoso teorema di Bayes (noto anche come rego<strong>la</strong> di Bayes), è scaturito il cosid<strong>de</strong>tto approcciobayesiano, di cui Ramsey e De <strong>Finetti</strong> possono consi<strong>de</strong>rarsi <strong>de</strong>i sostenitori. Secondo l’approcciobayesiano, <strong>la</strong> probabilità misura i gradi di cre<strong>de</strong>nza di un individuo posto di fronte a situazioni diincertezza. Ma anche all’interno <strong>de</strong>l gruppo di coloro che si ritengono “bayesiani” vi è chi rifiuta <strong>la</strong>concezione soggettiva; questo dimostra i numerosi “adattamenti” che <strong>de</strong>l termine “bayesiano” si è fattonel corso <strong>de</strong>gli anni. I maggiori esponenti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> visione oggettiva <strong>de</strong>ll’approccio bayesiano sono EdwinThompson Jaynes e Harold Jeffreys. Sta di fatto che sia Ramsey sia De <strong>Finetti</strong> partono dall’approccio2


<strong>de</strong>finizioni completamente slegate dalle valutazioni individuali, pren<strong>de</strong> corpo quindil’impostazione soggettivista, ove <strong>la</strong> probabilità è assegnata esclusivamentedall’individuo.Le leggi insite all’interno <strong>de</strong>l calcolo soggettivo <strong>de</strong>lle probabilità, inoltre, sonoleggi di non contraddittorietà in quanto non limitano <strong>la</strong> libertà di ciascuno nell’attribuirequalsiasi valore al<strong>la</strong> probabilità di ciascun evento cui si è posti di fronte. Secondo questavisione, qualsiasi valutazione di probabilità è soggettiva, limitandosi a rappresentarenumericamente il grado di cre<strong>de</strong>nza, che è una gran<strong>de</strong>zza psicologica <strong>de</strong>sumibile dalcomportamento in condizioni di incertezza.Questa cruciale svolta nel<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità si è sviluppata compiutamentesolo a partire dagli anni cinquanta <strong>de</strong>l Novecento, quando lo statistico americanoLeonard Savage pubblica The Foundations of Statistics (1954). Savage si servì <strong>de</strong>l<strong>la</strong>probabilità soggettiva per fondare una teoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> razionalità individuale coerente e‘operazionale’, caratterizzata dall’approccio assiomatico e dal<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>ll’utilità attesasoggettiva, a cui riconduce tutto il comportamento individuale in situazioni diincertezza. 6 Savage chiarisce subito che <strong>de</strong>ve a De <strong>Finetti</strong> il concetto di probabilitàsoggettiva, che egli chiama ‘probabilità personale’: «This book presents a theory of thefoundations of statistics which is based on a personalistic view of probability <strong>de</strong>rivedmainly from the work of <strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong>» (SAVAGE 1972, p. 4).In che modo questa esaltazione <strong>de</strong>l soggettivismo proveniente dal<strong>la</strong> statistica hainfluenzato l’economia e le scienze sociali? La risposta è quasi scontata dal momentoche l’economia è <strong>la</strong> scienza sociale ove gli strumenti quantitativi trovano maggiorapplicazione. Dagli anni cinquanta in avanti, infatti, ossia da quando si è cominciato afare un <strong>la</strong>rgo uso <strong>de</strong>i concetti probabilistici e di tutta <strong>la</strong> teoria assiomatica sulcomportamento razionale e individuale, le scienze sociali hanno subito un notevolecambiamento: <strong>la</strong> consapevolezza <strong>de</strong>i fattori aleatori ha permesso l’abbandono <strong>de</strong>l<strong>de</strong>terminismo (secondo cui il mondo è un perfetto meccanismo rego<strong>la</strong>to da leggi rigi<strong>de</strong>)a favore <strong>de</strong>llo studio <strong>de</strong>l comportamento individuale di fronte all’incertezza. Quando èl’individuo a valutare <strong>la</strong> probabilità di un <strong>de</strong>terminato evento è, secondo De <strong>Finetti</strong>,molto più ampio l’insieme di applicazioni che di essa si può fare nelle scienze sociali.L’introduzione <strong>de</strong>i concetti probabilistici come parte integrante <strong>de</strong>lle scienze sociali,infatti, ha contribuito a ‘trasformarle’, poiché l’analisi <strong>de</strong>i fattori aleatori nelle realtàeconomiche ha permesso una trattazione più a<strong>de</strong>guata e pertinente sia nelle <strong>de</strong>cisioniprese dai singoli individui, sia nel<strong>la</strong> contrattazione tra due o più individui, sia nelle<strong>de</strong>cisioni che coinvolgono una collettività intera.Il collegamento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità con il concetto di utilità, come è noto, è stato ilprimo e fondamentale passo verso l’applicazione <strong>de</strong>i metodi statistici alle categorieeconomiche. La teoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa di J. von Neumann e O. Morgenstern nel 1944bayesiano per sviluppare l’intuizione soggettivista, perché esso è stato il primo tentativo che hacontemp<strong>la</strong>to l’i<strong>de</strong>a di razionalità individuale.6 Nel<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>cisioni si distingue tra scelta in condizioni di certezza, rischio e incertezza. Nelprimo caso sussiste un legame diretto tra le azioni e le conseguenze. Se un individuo mira ad ottenere unrisultato tramite un’ azione collegata, può farlo. La teoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa di von Neumann eMorgenstern è stata formu<strong>la</strong>ta per <strong>la</strong> scelta in condizioni di rischio, quando le probabilità oggettive <strong>de</strong>glieventi sono note. Nel<strong>la</strong> scelta in condizioni di incertezza, le probabilità <strong>de</strong>gli eventi sono soggettive oimpossibili da assegnare. Per una <strong>de</strong>scrizione <strong>de</strong>ttagliata si veda Knight (1933). In base a questadistinzione, nel caso si accetti <strong>la</strong> concezione soggettiva <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità le condizioni di rischio edincertezza sarebbero equivalenti.3


ne è infatti una conseguenza, insieme al<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>i giochi, quel<strong>la</strong> branca <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria<strong>de</strong>lle <strong>de</strong>cisioni che ha guadagnato sempre più una certa rilevanza nelle scienzeeconomiche a partire dal<strong>la</strong> seconda metà <strong>de</strong>l secolo scorso.Anche De <strong>Finetti</strong> si avvicinò di molto a questa formalizzazione, sebbene si fosseoccupato soltanto di <strong>de</strong>finire <strong>la</strong> probabilità. Questo perché inizialmente De <strong>Finetti</strong>pensava che per <strong>de</strong>finire operativamente <strong>la</strong> probabilità dovesse tra<strong>la</strong>sciare l’utilità, <strong>la</strong> cui<strong>de</strong>terminazione sarebbe risultata troppo complicata dal punto di vista formale: «l’i<strong>de</strong>ache il rifiuto <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nozione di utilità misurabile da parte di Pareto costituiva unprogresso scientifico […] mi dava l’impressione che ogni riabilitazione di quel<strong>la</strong>nozione fosse un passo indietro» (DE FINETTI 1969, p. 69).Le riflessioni sul soggettivismo, il comportamento razionale e <strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>i giochifanno parte <strong>de</strong>l bagaglio di strumenti di cui lo studioso si serve per analizzare <strong>la</strong> realtàeconomica. Le questioni economiche lo avevano affascinato a cominciare dalle lezionidi Ulisse Gobbi al Politecnico di Mi<strong>la</strong>no. Successivamente, <strong>la</strong> Gran<strong>de</strong> Crisi sorprese eincuriosì De <strong>Finetti</strong> che cominciò a <strong>de</strong>dicarsi alle problematiche di <strong>benessere</strong> collettivo.Pareto e le sue opere sono stati i punti di riferimento in economia per De <strong>Finetti</strong>, tanto èvero che le sue prime riflessioni di stampo economico partono proprio dai concettiparetiani, proiettati nel<strong>la</strong> situazione economica <strong>de</strong>gli anni trenta.Il punto di vista <strong>de</strong>llo studioso sulle istituzioni vigenti all’epoca è fortementecontrapposto all’egoismo e al<strong>la</strong> logica <strong>de</strong>l tornaconto individuale. Per questo egli eraconvinto che tutto il sistema economico dovesse essere <strong>de</strong>purato dagli egoismi e cheavrebbe dovuto porsi come unico e supremo scopo soltanto quello di realizzarecollettivamente l’ottimo paretiano, ispirato però a maggiori criteri di equità. Da qui egliparte infatti sia come fulcro fondamentale <strong>de</strong>ll’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> sia come puntodi partenza per <strong>la</strong> critica al concetto cruciale di ottimo paretiano. L’ottimo, sostiene lostatistico, così come lo aveva teorizzato Pareto, non è <strong>de</strong>tto che <strong>de</strong>bba essere per forzabuono, anzi, qualora un punto di ottimo sociale venga raggiunto, potrebbe trattarsi diuna situazione in cui poche persone stanno benissimo e <strong>la</strong> maggior parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong>popo<strong>la</strong>zione sta malissimo. Questa, secondo De <strong>Finetti</strong>, è una <strong>de</strong>lle più grandicontraddizioni insite all’interno di un concetto certamente lo<strong>de</strong>vole ma incompletocome quello paretiano; poiché senza valutazioni equitative un ottimo sociale non puòessere consi<strong>de</strong>rato tale.L’obiettivo di questo <strong>la</strong>voro è quello di dare un’interpretazione, il più possibilefe<strong>de</strong>le, <strong>de</strong>l pensiero di <strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong> riguardo alle problematiche <strong>de</strong>ll’economia <strong>de</strong>l<strong>benessere</strong>: per perseguire tale scopo si è tentato di capire le i<strong>de</strong>e <strong>de</strong>ll’autore ca<strong>la</strong>ndolenel contesto storico che stava vivendo e proiettandole sul terreno <strong>de</strong>ll’analisi <strong>de</strong>lcomportamento razionale in condizione di incertezza (l’ambito in cui sono stateformu<strong>la</strong>te le sue intuizioni soggettiviste). Il concetto di probabilità e quello di utilità,come ha sostenuto De <strong>Finetti</strong> stesso, sono collegati; per questo gli sviluppi <strong>de</strong>l<strong>la</strong>concezione soggettiva <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità hanno permesso all’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> dial<strong>la</strong>rgare i propri orizzonti. Che l’incertezza permei tutto l’agire umano è per lo studiosol’unica cosa certa, che però troppo spesso viene ignorata. Riformu<strong>la</strong>re l’economia <strong>de</strong>l<strong>benessere</strong> sul<strong>la</strong> base di questa convinzione significa per De <strong>Finetti</strong> ipotizzare <strong>la</strong>«<strong>geometria</strong> <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>», ovvero servirsi <strong>de</strong>ll’economia normativa per capire qualisono le situazioni economiche migliori per <strong>la</strong> società. Lo studioso arriva a questeconsi<strong>de</strong>razioni dopo le riflessioni che lo hanno portato a occuparsi, da giovanissimo,<strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità e successivamente al<strong>la</strong> sua connessione con il concetto di utilità e,infine, all’analisi <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> collettivo.4


A questo primo paragrafo introduttivo, ove si è cercato di capire le origini <strong>de</strong>l<strong>la</strong>probabilità soggettiva di De <strong>Finetti</strong>, seguono un paragrafo <strong>de</strong>dicato all’operazionalismo– a cui lo studioso ha a<strong>de</strong>rito nel corso <strong>de</strong>gli anni cinquanta – un paragrafo sul<strong>la</strong><strong>geometria</strong> <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> e infine alcune consi<strong>de</strong>razioni conclusive. L’ordine che hoseguito ten<strong>de</strong> a rispecchiare le tappe <strong>de</strong>gli interessi di De <strong>Finetti</strong>, ovvero <strong>la</strong> probabilitàsoggettiva, <strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione di utilità attesa e l’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>.Data <strong>la</strong> corposità <strong>de</strong>lle riflessioni economico-filosofiche <strong>de</strong>ll’autore, il presentescritto è da consi<strong>de</strong>rarsi un primo passo verso <strong>la</strong> comprensione di contributi così vasti ecosì originali, che portano <strong>la</strong> firma di uno <strong>de</strong>i più importanti matematici italiani.5


L’unico significato <strong>de</strong>l<strong>la</strong>preferibilità non privo disenso è quello dipreferibilità all’unanimità<strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong> 72. LA DEFINIZIONE OPERATIVA DI UTILITÀL’uso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità nel<strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione <strong>de</strong>ll’utilità associata al verificarsi di unevento (teoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa) è stato trattato ampiamente nel<strong>la</strong> prima metà <strong>de</strong>l secoloscorso, soprattutto da Von Neumann e Morgenstern (1944) e da Savage (1954). Lateoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa si è rive<strong>la</strong>ta un elemento cruciale per <strong>la</strong> scienza economica,proprio grazie all’applicazione che di essa è stata fatta alle scelte nei casi aleatori.Anche De <strong>Finetti</strong>, come si è <strong>de</strong>tto, riflette sull’utilizzo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità riferitaall’utilità e in un articolo <strong>de</strong>l 1952 8 pubblicato sul Giornale <strong>de</strong>gli Economisti, fornisceun quadro esaustivo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> problematica sul<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità tentando di dareuna <strong>de</strong>finizione al controverso concetto di utilità. La lettura che De <strong>Finetti</strong> dà <strong>de</strong>lconcetto di utilità risente sia <strong>de</strong>l suo soggettivismo sia di uno spiccato pragmatismo. Piùche di utilità, infatti, egli par<strong>la</strong> di preferibilità tra situazioni economiche e chiariscecome e perché <strong>la</strong> misurabilità di tale gran<strong>de</strong>zza è minata al<strong>la</strong> base: 9Prima di entrare nel merito <strong>de</strong>l contrasto occorre richiamare le premesse concettuali datener presenti. Le questioni sul<strong>la</strong> possibilità di <strong>de</strong>finire una misura <strong>de</strong>ll’utilità dipendonoinfatti in gran parte dal modo più o meno rigido d’inten<strong>de</strong>re l’esigenza <strong>de</strong>l rigore scientificonelle <strong>de</strong>finizioni.La forma più rigida (cui ritengo indispensabile attenersi se non si vuol far uso di terminimal <strong>de</strong>finiti e dire quindi frasi che non hanno un significato univoco) è quel<strong>la</strong> sempre piùchiaramente affermatasi nel<strong>la</strong> fisica: il punto di vista operativo. (DE FINETTI 1952, p. 687)Il punto di vista operativo o operazionale al quale lo studioso fa riferimento inquesto passo è <strong>la</strong> chiave <strong>de</strong>l dibattito mo<strong>de</strong>rno sul<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità: una<strong>de</strong>finizione operazionale <strong>de</strong>ll’utilità è stata lo scopo che i teorici 10 <strong>de</strong>ll’economia <strong>de</strong>l<strong>benessere</strong> hanno cercato di raggiungere per tutta <strong>la</strong> prima metà <strong>de</strong>l Novecento. Neglianni venti <strong>de</strong>l secolo scorso, infatti, <strong>la</strong> dottrina filosofica <strong>de</strong>l positivismo logico,sviluppatasi a Vienna e diffusasi rapidamente in tutta Europa, generò una sorta di7 DE FINETTI 1952, p. 706.8 Va precisato che i contributi più originali di carattere matematico-economico <strong>de</strong>ll’autore sonoconcentrati nel<strong>la</strong> fase giovanile (nel corso <strong>de</strong>gli anni trenta). Gli scritti dal dopoguerra in avanti, invece,sono caratterizzati da una rie<strong>la</strong>borazione, anche in chiave politica e sociale, <strong>de</strong>lle i<strong>de</strong>e espresseprece<strong>de</strong>ntemente. A questo secondo “gruppo” di contributi appartiene il saggio <strong>de</strong>l 1952 a cui faccioriferimento in questo paragrafo, uno scritto che testimonia l’impegno <strong>de</strong>ll’autore in una <strong>de</strong>finizione ampiae artico<strong>la</strong>ta <strong>de</strong>l concetto di utilità.9 De <strong>Finetti</strong> parte da una dichiarazione espressa da Ragnar Frisch durante un Convegno a Parigi, il qualesosteneva il «superamento <strong>de</strong>l contrasto» sul<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità a favore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> possibilemisurazione <strong>de</strong>ll’utilità, dopo anni di critiche serrate da parte <strong>de</strong>i Paretiani. Il matematico italiano analizzase e come si è verificato il superamento avanzato da Frisch e conviene che «più che di una <strong>de</strong>cisione <strong>de</strong>lvecchio contrasto, si ha quindi l’introduzione di un elemento nuovo non necessariamente collegatoall’uno o all’altro <strong>de</strong>i punti di vista contrapposti» (DE FINETTI 1952, p. 687).10 Tra gli altri, si possono citare K. Arrow, W.J. Baumol, G. Debreu, P.A. Samuelson, T. Scitowsky.6


scetticismo nei confronti di qualsiasi precetto etico, consi<strong>de</strong>rato inverificabile dal puntodi vista scientifico: «The group of scientists and philosophers that in the 1920s gatheredin Vienna to form the Verein Ernst Mach had the double goal of enhancing Mach’s 11empiricist tenets – such as the <strong>de</strong>nial of a priori statements – and opposing themetaphysical attitu<strong>de</strong> of German-speaking philosophers» (GIOCOLI 2003, p. 28). Il‘Circolo di Vienna’ 12 costituiva il contesto storico in cui si sviluppò il neopositivismo,<strong>la</strong> corrente filosofica che si differenzia dal positivismo ottocentesco per il carattere piùcritico verso <strong>la</strong> scienza e per <strong>la</strong> completa a<strong>de</strong>sione all’empirismo. Tra le maggiori i<strong>de</strong>eguida <strong>de</strong>l Circolo di Vienna vi è <strong>la</strong> necessità di stabilire che l’unica fonte di conoscenzaè rappresentata dall’osservazione e dall’uso <strong>de</strong>i metodi <strong>de</strong>ll’analisi quantitativa; <strong>la</strong>combinazione di osservazione empirica e rigore analitico permetterebbe così di‘c<strong>la</strong>ssificare’ le proposizioni significative. Per fornire una <strong>de</strong>finizione operazionaleoccorre fare riferimento agli esperimenti sia nel semplice caso di stabilire in cosaconsista una qualità sia nel più complesso caso di comparare situazioni alternative. Maquali sviluppi apporta un approccio operazionale rispetto a un altro non fondato sugliesperimenti? I punti di vista che si distaccano da quello operativo sono «costruzioniautonome e astratte i cui termini sono introdotti arbitrariamente senza fare riferimentoad alcuna interpretazione concreta e il cui collegamento ad applicazioni reali appareall’ultimo momento come qualcosa di acci<strong>de</strong>ntale e di male afferrabile» (DE FINETTI1952, p. 688). Una concezione di questo tipo si basa sul<strong>la</strong> scelta di un aggettivo daapporre a una qualità e, come è facile supporre, non si tratta di un modo rigoroso diproce<strong>de</strong>re, bensì di un punto di vista arbitrario, suscettibile di diverse interpretazioni esfumature. Il movimento operazionalista, sorto nello stesso periodo in fisica ad opera diP. Bridgman, si estese all’economia e alle scienze sociali nel<strong>la</strong> prima metà <strong>de</strong>lNovecento, caratterizzandosi specialmente per il rifiuto <strong>de</strong>i principi a priori. Anchenelle scienze economiche, il principio <strong>de</strong>l<strong>la</strong> verificabilità empirica generò una notevolerisonanza, poiché, in base ad esso, un’affermazione poteva consi<strong>de</strong>rarsi significativasolo se era suscettibile di verifica empirica. In partico<strong>la</strong>re, il concetto di utilità comeespressione <strong>de</strong>lle componenti psicologiche umane venne ampiamente criticato daglistudiosi influenzati dal Circolo di Vienna, tanto che esso iniziò ad essere <strong>de</strong>purato ditutti quegli aspetti edonistici che risultano non verificabili.La possibilità di misurare l’utilità, spiega De <strong>Finetti</strong>, dipen<strong>de</strong> proprio dal metodopiù o meno rigoroso che si inten<strong>de</strong> adottare nell’analisi. Se si adotta il metodooperazionale, infatti, si <strong>de</strong>finisce <strong>la</strong> preferibilità o maggiore utilità solo in seguitoall’osservazione <strong>de</strong>lle scelte; l’eventuale misura <strong>de</strong>ll’utilità dipen<strong>de</strong> dall’esistenza difatti osservabili che rimandino chiaramente ad essa. Se invece non si fa appelloall’esperienza, all’osservazione di fatti concreti, <strong>la</strong> nozione di utilità rischia di basarsi suun giudizio <strong>de</strong>l<strong>la</strong> mente, ma che non è osservabile. È chiaro che poi risulta alquantodifficile dare una spiegazione scientifica <strong>de</strong>l perché una scelta fra situazioni alternativevenga fatta in un certo modo e in base al<strong>la</strong> maggiore utilità (Ivi, p. 689).La <strong>de</strong>finizione operazionale comporta, in ogni caso, <strong>de</strong>i rischi, poiché è difficile damantenere: o essa viene applicata al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> esperienza – vale a dire al comportamento11 Ernst Mach (1838-1916), professore di fisica e poi di filosofia all’Università di Vienna, parte dal<strong>la</strong>concezione biologica <strong>de</strong>l<strong>la</strong> conoscenza, come se essa scaturisse da un progressivo adattamentoall’esperienza. L’adattamento <strong>de</strong>i pensieri ai fatti avviene attraverso l’osservazione, mentre i pensieri siadattano fra di loro tramite <strong>la</strong> teoria. Teoria e osservazione, quindi, non possono separarsi.12 Il Circolo di Vienna era costituito da una cerchia di filosofi e scienziati che si incontravano a Vienna trail 1924 e il 1938. Nel 1929 scrissero il loro manifesto intito<strong>la</strong>to La concezione scientifica <strong>de</strong>l mondo.7


effettivo <strong>de</strong>gli individui – e quindi inevitabilmente rive<strong>la</strong> un certo margine di erroreoppure si passa ad una sorta di «i<strong>de</strong>alizzazione» rispetto all’oggetto <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria. Ilprezzo da pagare, in quest’ultimo caso, è che ci si allontana dal<strong>la</strong> realtà e ci si avvicinaad un qualcosa di ‘costruito’ che non corrispon<strong>de</strong> a ciò che si osserva. È qui che De<strong>Finetti</strong> sottolinea l’importanza di condizioni come quel<strong>la</strong> <strong>de</strong>l<strong>la</strong> transitività, <strong>la</strong> quale daun <strong>la</strong>to evita di far ca<strong>de</strong>re <strong>la</strong> teoria in situazioni contraddittorie e dall’altro non semprecorrispon<strong>de</strong> al comportamento reale <strong>de</strong>ll’individuo, che invece può presentare unaciclicità nelle preferenze. 13 Per questi motivi, sostiene De <strong>Finetti</strong>:Nessuna teoria sarebbe possibile se dovesse ren<strong>de</strong>r conto <strong>de</strong>i dati effettivi, inclusi a<strong>de</strong>sempio gli errori di osservazione! Il punto di vista operativo <strong>de</strong>ve essere seguito colmassimo rigore concettualmente, ma non può né <strong>de</strong>ve impedire quel necessario grado dii<strong>de</strong>alizzazione senza <strong>de</strong>l quale l’unica conclusione «teorica» sarebbe che non si potrà mai dirnul<strong>la</strong> di nul<strong>la</strong>. (Ivi, p. 690)È un’esigenza logica quel<strong>la</strong> di ammettere i postu<strong>la</strong>ti di coerenza e di porli al<strong>la</strong> base<strong>de</strong>l comportamento <strong>de</strong>gli individui, che si qualificano in questo caso come coerenti.Questo non esclu<strong>de</strong> che nel<strong>la</strong> realtà esistano, ovviamente, anche individui che sicomportano in maniera non coerente; questa consapevolezza viene interpretata da De<strong>Finetti</strong> come un «fatto acci<strong>de</strong>ntale» che si presenta in maniera <strong>de</strong>l tutto involontaria daparte <strong>de</strong>ll’individuo. L’alternativa sarebbe quel<strong>la</strong> di cambiare <strong>la</strong> teoria in base alcomportamento ‘diverso’, ma si intuisce chiaramente dalle parole <strong>de</strong>ll’autore cheun’operazione di questo tipo non conduce a una teoria valida, dal momento che leincoerenze non permettono di pronunciarsi sulle caratteristiche <strong>de</strong>lle preferenze <strong>de</strong>gliindividui.Altro punto cruciale <strong>de</strong>l<strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione operazionale fornita da De <strong>Finetti</strong> è il«soggettivismo», in quanto <strong>la</strong> preferenza, come nel caso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità, è sempreriferita ai gusti, alle opinioni e agli interessi di un individuo, esclu<strong>de</strong>ndo perciòl’esistenza <strong>de</strong>ll’utilità di un bene distaccata dal rapporto con un individuo. O meglio, nelcaso l’esperimento venga fatto per una gran<strong>de</strong>zza fisica esso sarà svolto nel<strong>la</strong> totaleassenza di influenza da parte <strong>de</strong>ll’osservatore. Questo significa che <strong>la</strong> <strong>de</strong>finizioneoperazionale «è <strong>de</strong>finizione che penetra a individuare mediante l’esperimento l’essenzaintima di un concetto, oggettiva se oggettiva, soggettiva se soggettiva» (Ivi, p. 691).Il problema <strong>de</strong>l<strong>la</strong> misurabilità <strong>de</strong>ll’utilità, va però ben oltre <strong>la</strong> possibilità di apporreindici di utilità: nell’accezione più diffusa e risalente almeno al Manuel paretiano, <strong>la</strong>misurabilità è intesa come possibilità di confronto fra le differenze di utilità. Se, peresempio, un individuo preferisce <strong>la</strong> situazione A al<strong>la</strong> B e <strong>la</strong> C al<strong>la</strong> D, ci si domanda diquanto queste due gran<strong>de</strong>zze, riferite all’utilità di ottenere A nel primo caso e C nelsecondo, differiscono. De <strong>Finetti</strong> mette comunque in guardia dall’effettuare questo tipodi confronto, poiché <strong>la</strong> problematica non è ben <strong>de</strong>finita:Per chiarire il concetto con un esempio ove nul<strong>la</strong> v’è di soggettivo, pensiamo dichie<strong>de</strong>re «se c’è maggior divario fra una velocità di 20 e di 30 km/h o di 30 e 40»;l’interrogato può legittimamente pensare sia di dover rispon<strong>de</strong>re che è uguale (pensando al<strong>la</strong>velocità), o che è maggiore nel primo caso (pensando all’aumento re<strong>la</strong>tivo, 50% anziché13 O, in altre parole, che preferisca, per esempio, <strong>la</strong> situazione A al<strong>la</strong> B, <strong>la</strong> situazione B al<strong>la</strong> C e infine <strong>la</strong>situazione C al<strong>la</strong> A. Imporre <strong>la</strong> proprietà transitiva, permette di esclu<strong>de</strong>re a priori <strong>la</strong> possibilità di similicontraddizioni. De <strong>Finetti</strong> (1937) ha, peraltro, proposto <strong>la</strong> sua teoria soggettiva <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità per lescelte in caso di incertezza (ripresa anche da SAVAGE 1954) fondando<strong>la</strong> proprio su una estensione<strong>de</strong>ll’assioma di transitività.8


33%), o che è maggiore nel secondo (pensando all’aumento di forza viva, da 9 a 16 anzichéda 4 a 9), ecc.Una frase <strong>de</strong>l genere, insomma, non ha di per sé un significato univoco (anche quandonessun fattore soggettivo interviene nel<strong>la</strong> risposta). (Ivi: p. 693)Ci si sposta su un piano completamente diverso quando si par<strong>la</strong> di ‘indice di vonNeumann e Morgenstern’, formalizzato nell’opera di von Neumann e Morgenstern,Theory of Games and Economic Behavior (1944). E, infatti, come sottolineato da W.J.Baumol, <strong>la</strong> cre<strong>de</strong>nza secondo cui l’indice di utilità di vN-M sia un altro metodo permisurare l’utilità neoc<strong>la</strong>ssica fondata sull’introspezione è ‘distorta’ (BAUMOL 1958).Tale indice, infatti, rispon<strong>de</strong> al<strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione operazionale, in quanto combina l’utilitàcon <strong>la</strong> probabilità e analizza il comportamento individuale nei casi aleatori. Neipropositi di von Neumann e Morgenstern era <strong>de</strong>l tutto assente l’i<strong>de</strong>a di una misura<strong>de</strong>ll’intensità di piacere: nel<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>i giochi non è tanto importante l’intensità <strong>de</strong>llesensazioni quanto il calcolo o <strong>la</strong> previsione che permette ad un giocatore di <strong>de</strong>terminarequale tra le situazioni rischiose verrà scelta da un ipotetico avversario. Ma perché allora<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa di vN-M venne scambiata in un primo momento per unaripresa <strong>de</strong>lle vecchie tesi marginaliste sul<strong>la</strong> cardinalità, seppure scritta in una eleganteforma assiomatica? La risposta è che sia nell’ipotesi marginalista sia nel<strong>la</strong> teoria<strong>de</strong>ll’utilità attesa abbiamo una funzione di utilità cardinale, dal momento chetecnicamente entrambe sono uniche a meno di una trasformazione lineare affinepositiva; <strong>la</strong> differenza tuttavia è che nel caso di von Neumann e Morgenstern <strong>la</strong> naturacardinale <strong>de</strong>ll’utilità è il risultato di una teoria assiomatica, mentre nel<strong>la</strong> concezionemarginalista essa si configura talvolta come <strong>la</strong> esternazione di uno stato psichico,ta<strong>la</strong>ltra come conseguenza <strong>de</strong>ll’abilità <strong>de</strong>l <strong>de</strong>cisore sociale (GIOCOLI 2003, p.17).De <strong>Finetti</strong> accetta in pieno <strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione di utilità di von Neumann e Morgensternche consi<strong>de</strong>ra molto rigorosa, sebbene ritenga di dover avanzare «un’osservazioneintesa non a contrastare l’impostazione di von Neumann e Morgenstern ma acompletarne <strong>la</strong> visione» (DE FINETTI 1952, p. 697). La nozione di probabilità insita nel<strong>la</strong>teoria <strong>de</strong>ll’utilità attesa, infatti, si configura come «già nota in prece<strong>de</strong>nza» ed è questol’aspetto su cui De <strong>Finetti</strong> punta maggiormente: il peso giocato dalle probabilitàsoggettive <strong>de</strong>i singoli individui non può essere ignorato, ancor più se si pensa che per<strong>de</strong>finire le probabilità soggettive occorrono gli stessi metodi di scelta che <strong>de</strong>finiscono <strong>la</strong>preferenza.La <strong>de</strong>finizione operazionale, conclu<strong>de</strong>ndo, abbraccia l’intero processo di distaccodagli aspetti edonistici <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vecchia teoria <strong>de</strong>ll’utilità: l’assiomatizzazione <strong>de</strong>lcomportamento razionale <strong>de</strong>ll’individuo nei casi di rischio e incertezza di vN-M ne èuna chiara conferma. Bisogna, inoltre, rilevare che è stato Leonard Savage, nel suo TheFoundations of Statistics, a unificare in un’unica trattazione <strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità el’impostazione di von Neumann e Morgenstern, andando a completare <strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>lcomportamento individuale in situazioni di rischio e incertezza. Accanto a questocruciale contributo, vi sono stati però altri tentativi di ren<strong>de</strong>re operazionale <strong>la</strong> teoria<strong>de</strong>ll’utilità a livello individuale e sociale: essi rientrano nel<strong>la</strong> categoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> cosid<strong>de</strong>ttanuova economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>.La posizione di De <strong>Finetti</strong> riguardo all’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>, come vedremo in<strong>de</strong>ttaglio nel paragrafo successivo, è piuttosto originale: visto il suo pragmatismo el’a<strong>de</strong>sione completa alle istanze operazionaliste, ci sarebbe da atten<strong>de</strong>rsi una trattazione<strong>de</strong>i problemi inerenti l’ottimo sociale ‘filo-paretiana’, o meglio, ‘filo-hicksiana’, ossiaten<strong>de</strong>nte ad esclu<strong>de</strong>re i giudizi di valore e i confronti interpersonali di utilità. In altre9


parole, verrebbe da pensare a un’ipotetica teoria <strong>de</strong>finettiana più sensibile agli obiettividi efficienza, piuttosto che a quelli di equità. E invece, tali premesse si rivelerannoalquanto fuorvianti, <strong>de</strong>lineando una trattazione <strong>de</strong>ll’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> a tratti‘nuova’.10


Le formule non sono che unostrumento ausiliare per precisare unpo’ quegli stessi ragionamenti che sieseguiscono normalmente colsemplice buon senso<strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong> 143. LA GEOMETRIA DEL BENESSERE3.1 Il metodo <strong>de</strong>ll’economia politicaDe <strong>Finetti</strong>, come si è accennato, appoggia pienamente l’istanza operazionalista,applicando il rigore scientifico anche alle scienze sociali e ciò introduce alle sueconsi<strong>de</strong>razioni sull’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>: «[...] non si <strong>de</strong>ve consi<strong>de</strong>rare null’altrocome punto di partenza, se non <strong>la</strong> economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> (Welfare Economics), ed anzi(dato che in essa si includono spesso anche consi<strong>de</strong>razioni contenenti prezzi) soltanto <strong>la</strong>[...] parte preliminare che (per a<strong>de</strong>guarsi a tale terminologia) si potrebbe chiamareGeometria <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>» (DE FINETTI 1969, p. 20).A tal proposito, lo studioso cerca di marcare una netta distinzione tra economia<strong>de</strong>scrittiva ed economia normativa, affermando che «l’Economia normativa è un ramo<strong>de</strong>l<strong>la</strong> ricerca operativa, mentre l’Economia <strong>de</strong>scrittiva è un ramo <strong>de</strong>l folklore» (Ivi, p.18). Dal momento che il compito che ci si propone è quello di costruire un nuovo«edificio scientifico» è necessario fare uso di conoscenze scientifiche e tecnologiche, alfine di valutare al meglio tutte le possibilità e tutte le esigenze che si voglionosoddisfare o, in altre parole, realizzare una ricerca valida e ‘operativa’ sotto il pianologico ed empirico. Solo l’economia normativa garantisce un apporto di nuove teorie estrumenti scientifici rigorosi utili al raggiungimento di una soluzione ottima per <strong>la</strong>società. L’economia <strong>de</strong>scrittiva, invece, rifacendosi a situazioni e avvenimenti passati efermandosi al puro esame di esse, non fa altro che fornire una brutta copia di ciò che giàesiste. La distinzione tra economia normativa ed economia <strong>de</strong>scrittiva potrebbe ancheessere sintetizzata così: l’economia normativa spiega ciò che ‘dovrebbe essere’, quindi imodi e le tecniche per giungere a una situazione migliore da quel<strong>la</strong> che si sta vivendo,sotto ogni punto di vista; mentre l’economia <strong>de</strong>scrittiva spiega ciò che è, ossiaun’analisi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> realtà economica attuale, senza fornire congetture, ma solo disamineteoriche <strong>de</strong>l<strong>la</strong> situazione. L’economia <strong>de</strong>scrittiva, insomma, non fa uso di quel minimodi astrazione necessaria che, secondo De <strong>Finetti</strong>, sarebbe sufficiente a dire qualcosa dinuovo e qualcosa in più rispetto a ciò che si sa già. Questo però non significa chel’economia <strong>de</strong>scrittiva sia <strong>de</strong>l tutto inutile, poiché ci si può servire di alcuni aspetti <strong>de</strong>lpassato per migliorare <strong>la</strong> nuova costruzione, e ciò permetterebbe di sfruttare il buonoche si è creato prece<strong>de</strong>ntemente, senza dover per forza costruire tutto ex novo.È un abbaglio <strong>de</strong>i più facili quello di ritenere che ciò che esiste e cui siamo abituatiabbia ragioni e giustificazioni speciali, e tale atteggiamento è talvolta aggravato da unmalinteso <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di spirito realistico. «Spirito realistico» occorre nel tener conto di ciò cheè per non sottovalutare le resistenze che abitudini, interessi e ottusità frapporrebbero contro14 DE FINETTI 1955, p. 182.11


chi, rilevandone le manchevolezze, volesse troppo precipitosamente correggerle; dire inveceche ciò che è, <strong>de</strong>ve essere, non significa studiare un problema realisticamente, ma nonstudiarlo affatto. (Ivi, p. 19)Attenendosi al metodo conforme all’economia normativa, De <strong>Finetti</strong> vuole stabilireun percorso di analisi scientifica che si ponga come obiettivo quello <strong>de</strong>ll’economia pura,ovvero un’economia ‘neutra’ che non abbia nul<strong>la</strong> a che ve<strong>de</strong>re con casi istituzionalipartico<strong>la</strong>ri. Ciò spiega il ricorso al<strong>la</strong> sostituzione <strong>de</strong>l termine economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>con ‘<strong>geometria</strong> <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>’, come a voler rafforzare l’intento puramente scientificoteoricodi quel<strong>la</strong> branca <strong>de</strong>lle scienze economiche che in quel periodo si stavaaffermando prepotentemente nel panorama scientifico.Il confronto e l’analisi <strong>de</strong>i sistemi economici, inoltre, avviene attraverso duemetodi: uno <strong>de</strong>duttivo, l’altro induttivo. Il metodo <strong>de</strong>duttivo si avvale di mo<strong>de</strong>lligenerali ed astratti a cui vengono fatti risalire tutti i possibili ordinamenti economici, oin altre parole, si parte da leggi generali ed astratte per poi spiegare <strong>la</strong> realtà.Successivamente, dopo accurate verifiche matematiche, si stabilisce quale, tra quellianalizzati, risulta il sistema economico più adatto per quel<strong>la</strong> data epoca. Il metodoinduttivo, invece, parte direttamente dall’esame di elementi reali per testare <strong>la</strong>compatibilità di <strong>de</strong>terminati ordinamenti economici con <strong>la</strong> realtà <strong>de</strong>ll’epoca analizzata(Ivi: p. 18). De <strong>Finetti</strong> non propone un’applicazione totale né <strong>de</strong>ll’uno né <strong>de</strong>ll’altrometodo, ma auspica «una via di mezzo» tra l’astrattezza <strong>de</strong>l <strong>de</strong>duttivo e <strong>la</strong> concretezza<strong>de</strong>ll’induttivo. Il connubio <strong>de</strong>i due metodi porterebbe a tracciare uno schema teoricogenerale e poi ad avanzare <strong>de</strong>lle conclusioni sul<strong>la</strong> situazione oggetto di interesse, che inquesto caso sarebbe supportata dall’osservazione <strong>de</strong>i fatti. È questo che ren<strong>de</strong> ‘feconda’<strong>la</strong> ricerca, impe<strong>de</strong>ndole di per<strong>de</strong>rsi nel<strong>la</strong> sterilità <strong>de</strong>l ‘freddo calcolo’.La teoria neoc<strong>la</strong>ssica, secondo De <strong>Finetti</strong>, ha cercato di esten<strong>de</strong>re il punto di vista<strong>de</strong>l<strong>la</strong> meccanica <strong>de</strong>terminista all’economia. Ma è azzardato imporre il <strong>de</strong>terminismo<strong>de</strong>l<strong>la</strong> meccanica razionale al comportamento umano poiché ciascun individuo èinteressato a conseguire il proprio <strong>benessere</strong> e gli interessi di ciascuno non danno comerisultante il <strong>benessere</strong> collettivo.Molte pseudo dimostrazioni si basano su pretese analogie con <strong>la</strong> meccanica, doveeffettivamente il passaggio a configurazioni di energia potenziale più bassa avviene in modospontaneo, e l’equilibrio si raggiunge quindi spontaneamente quando l’energia si riduce alminimo. [...] o gli uomini tendono a fini <strong>de</strong>gni <strong>de</strong>l loro <strong>de</strong>stino coordinando disciplinatamentevolontà e forze secondo un piano che l’intelletto permette loro di preordinare e accettare, oaltrimenti, se abdicano a tale loro capacità, sarà vano atten<strong>de</strong>re che i loro egoismi possanoautomaticamente guidarli a un fine comune. (DE FINETTI 1969, p. 41)Secondo De <strong>Finetti</strong>, solo una parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> trattazione paretiana rimarrà il fondamentodi qualunque teoria economica. Ciò che in essa è pregevole è l’i<strong>de</strong>a di ricondurre lostudio <strong>de</strong>l fenomeno globale <strong>de</strong>ll’economia all’analisi <strong>de</strong>lle condizioni di equilibrio fra igusti di ogni singolo individuo che fa parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società. Il criterio fondamentale ditutto questo studio è stato individuato nel<strong>la</strong> nozione di optimum, ossia quel<strong>la</strong> situazioneda cui non è possibile spostarsi per raggiungere un’allocazione alternativa in cui almenoun individuo stia meglio e nessuno stia peggio. Dal punto di vista matematico i punti dioptimum si presentano come problemi di massimi vinco<strong>la</strong>ti, tali condizioni consistononell’assicurare l’uguaglianza <strong>de</strong>lle utilità marginali. Ora, secondo <strong>la</strong> meccanica un puntodi massimo è i<strong>de</strong>ntificato con un punto di equilibrio e l’analogia <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria paretianacon <strong>la</strong> meccanica consisterebbe nell’accettare che il punto di ottimo, in date condizioni,12


si formi spontaneamente. De <strong>Finetti</strong> ha criticato al<strong>la</strong> teoria neoc<strong>la</strong>ssica il fatto di essersiposta in analogia con <strong>la</strong> meccanica, confidando in una ipotesi poco credibile diconvergenza automatica <strong>de</strong>l sistema verso un punto di equilibrio.L’altro punto che De <strong>Finetti</strong> critica al<strong>la</strong> teoria paretiana è <strong>la</strong> mancataconsi<strong>de</strong>razione <strong>de</strong>i criteri di equità. Secondo il matematico, infatti, una situazioneeconomica composta da produzione e distribuzione non può configurarsi come ottimadal punto di vista paretiano se <strong>la</strong> produzione non è efficiente. Il fatto è che unaproduzione efficiente generalmente non è compatibile con l’ottimo per qualsiasidistribuzione, ma solo per qualcuna di esse. Quindi, l’efficienza non avvantaggia di persé, ma solo se si promuove <strong>la</strong> redistribuzione a cui quel<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re produzione sia<strong>de</strong>gua 15 (DE FINETTI 1962, p. 348). De <strong>Finetti</strong> si proporrà in seguito anche <strong>la</strong>costruzione di una funzione-obiettivo (funzione di <strong>benessere</strong> sociale) a patto che però loStato intervenga nei casi di giudizi di preferibilità discordi, scegliendo un criterio dipreferenza che sia il più possibile ragionevole ed equo nei confronti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> collettività.In che modo <strong>la</strong> probabilità soggettiva può diventare parte integrante di un progettorivolto al raggiungimento <strong>de</strong>ll’ottimo sociale? Dal momento che «l’incertezza è uno<strong>de</strong>gli aspetti più importanti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra vita», citando De <strong>Finetti</strong>, se ne <strong>de</strong>duce cheanche <strong>la</strong> scelta sociale presupponga scelte aleatorie; di conseguenza, l’introduzione<strong>de</strong>lle valutazioni di probabilità associate al verificarsi di un evento sociale possonoessere utili per <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re quale, tra <strong>de</strong>cisioni alternative, comporta un maggioreguadagno per <strong>la</strong> collettività. È chiaro che, come è noto, le conseguenze di una scelta alposto di un’altra ricadono su molti individui e quindi <strong>la</strong> valutazione <strong>de</strong>gli obiettivi<strong>de</strong>v’essere ancora più accurata, ancora più ‘pon<strong>de</strong>rata’.3.2 La critica a Pareto e <strong>la</strong> funzione-obiettivo di De <strong>Finetti</strong>Nel 1935 lo studioso pubblica “Il tragico sofisma” in cui riassume le sue critiche almo<strong>de</strong>llo neoc<strong>la</strong>ssico. In questo <strong>la</strong>voro De <strong>Finetti</strong> si preoccupa sostanzialmente di dareun senso al<strong>la</strong> «Gran<strong>de</strong> Crisi <strong>de</strong>l sistema», come egli amava <strong>de</strong>finir<strong>la</strong>, riferendosi alcrollo di tutta <strong>la</strong> realtà economica circostante e <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria ad essa sottostante. Siinterroga più volte sul perché <strong>de</strong>l<strong>la</strong> «miseria in mezzo all’abbondanza», che egli imputain parte al tragico sofisma <strong>de</strong>l<strong>la</strong> dottrina neoc<strong>la</strong>ssica, ovvero l’eccessivo ottimismo cheporta a pensare ad un sistema che si rego<strong>la</strong> da sé.Il <strong>benessere</strong>, l’obiettivo di ogni sistema sociale era stato sostituito dal<strong>la</strong> povertà e ilsuo venir meno aveva in qualche modo <strong>de</strong>cretato <strong>la</strong> completa ina<strong>de</strong>guatezza <strong>de</strong>llinguaggio teorico allora vigente. Bisogna, tuttavia, partire proprio dall’astrattezza <strong>de</strong>llinguaggio teorico neoc<strong>la</strong>ssico per aval<strong>la</strong>re un’ipotesi di accusa al sistema liberalecapitalistae formu<strong>la</strong>re una ‘soluzione’. 1615 Con questo messaggio De <strong>Finetti</strong> vuole corroborare <strong>la</strong> sua opinione re<strong>la</strong>tivamente al fatto che lesituazioni più efficienti sono anche quelle che presentano un buon livello di redistribuzione.16 E’ interessante qui riportare come è iniziata, nelle parole di De <strong>Finetti</strong>, <strong>la</strong> passione per <strong>la</strong> scienzaeconomica: «Cominciai con preparazione ben scarsa (e troppo scarsa è certamente rimasta anche inseguito). Tuttavia risultò assai efficace, per lo meno a suscitare interesse e iniziare al<strong>la</strong> comprensioneanche matematica per i problemi economici, l’unico contatto ufficiale con l’Economia nel mio corso distudi: si tratta di un corso (libero, senza esame, ma assai interessante) che teneva Ulisse Gobbi alPolitecnico di Mi<strong>la</strong>no (dove studiai tre anni, prima di essere attratto <strong>de</strong>finitivamente dal<strong>la</strong> matematica).Risalgono ad allora i dubbi su alcuni <strong>de</strong>i punti toccati dodici anni più tardi in quel<strong>la</strong> conferenza <strong>de</strong>l 1936:ricordo tra l’altro di aver scarabocchiato parecchi fogli di formule per studiare inconvenienti <strong>de</strong>rivati dal13


L’economia neoc<strong>la</strong>ssica ha individuato il punto di ottimo in quel<strong>la</strong> condizione,<strong>de</strong>finita punto di equilibrio, ove il <strong>benessere</strong> è massimo per tutti, date le dotazioni dipartenza. È il mercato, tramite l’iniziativa privata, che rego<strong>la</strong> il raggiungimento<strong>de</strong>ll’ottimo; questo aspetto assicura anche un certo grado di equità nel<strong>la</strong> redistribuzione,dal momento che ciascuno go<strong>de</strong> <strong>de</strong>llo stesso <strong>benessere</strong> che ha contribuito a formare.Questa è <strong>la</strong> lettura di De <strong>Finetti</strong> <strong>de</strong>l concetto di equilibrio paretiano, di cui critica sia ilmeccanicismo sia l’entità <strong>de</strong>ll’ottimo, che, a suo giudizio, sarebbe tutt’altro che<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rabile. L’analisi paretiana è tuttavia quel<strong>la</strong> che, grazie al suo metodo quantitativo,meglio si presta come appiglio da cui De <strong>Finetti</strong> trova terreno utile per e<strong>la</strong>borare unacritica costruttiva. Il Cours di Pareto è stato per De <strong>Finetti</strong> <strong>la</strong> fonte di ispirazione, ilmo<strong>de</strong>llo vigente, <strong>la</strong> colonna portante di un’economia che stava andando in frantumi.Pertanto lo studioso non rifiuta <strong>de</strong>l tutto <strong>la</strong> teoria paretiana, ma ne coglie i contenuti piùrigorosi, tra<strong>la</strong>sciando i risvolti che egli <strong>de</strong>finisce più ‘storici’ e che hanno impedito aPareto di al<strong>la</strong>rgare il campo <strong>de</strong>lle indagini a tutte le ipotesi possibili, inclu<strong>de</strong>ndo anchequelle mai verificatesi nel<strong>la</strong> realtà.L’aspetto normativo è dunque prepon<strong>de</strong>rante nell’analisi <strong>de</strong>finettiana: in questo èprecursore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nuova economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>, <strong>la</strong> trattazione teorica <strong>de</strong>ll’equilibrioconcorrenziale che parte dalle teorie paretiane per conciliare l’efficienza con l’equità.De <strong>Finetti</strong> propone uno schema teorico che circoscriva una <strong>geometria</strong> <strong>de</strong>ll’utilità ingrado di individuare, in astratto, possibili punti di ottimo <strong>de</strong>terminati dalle preferenzeindividuali. In questo modo, nel momento in cui si sceglie un partico<strong>la</strong>re punto diottimo, si ricorre a valutazioni di equità <strong>de</strong>lle varie situazioni di ottimo, rappresentate datali punti. Queste consi<strong>de</strong>razioni ‘politiche’ <strong>de</strong>vono essere preliminari al<strong>la</strong> «meccanica<strong>de</strong>ll’utilità» per individuare le libertà e i vincoli che conducono al raggiungimento<strong>de</strong>ll’ottimo prescelto. Il mo<strong>de</strong>llo neoc<strong>la</strong>ssico avrebbe invece anteposto alleconsi<strong>de</strong>razioni politiche sul<strong>la</strong> <strong>geometria</strong> <strong>de</strong>ll’utilità <strong>la</strong> meccanica <strong>de</strong>ll’utilità con i suoivincoli di bi<strong>la</strong>ncio individuali: «non si studia subordinatamente a <strong>de</strong>terminati vincoli,ma si studiano i vincoli a seconda <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro rispon<strong>de</strong>nza al problema» (DE FINETTI1943, p. 36-37).La critica di De <strong>Finetti</strong> all’«anarchia autorego<strong>la</strong>ntesi» è radicale: il fatto cheognuno <strong>de</strong>bba realizzare il massimo <strong>de</strong>l proprio tornaconto individuale, contrariamentea quanto sostenuto da Pareto, non conduce al massimo <strong>benessere</strong> per <strong>la</strong> società intera.Lo studio <strong>de</strong>ll’economia non può esaurirsi nel<strong>la</strong> mera soddisfazione <strong>de</strong>i soli interessiindividuali, ma anzi <strong>de</strong>ve esten<strong>de</strong>re i propri obiettivi anche al rapporto <strong>de</strong>gli individuicon <strong>la</strong> società e con gli interessi generali. Il compito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scienza economica è in primoluogo quello di distinguere tra situazioni possibili e impossibili, dopo di che sceglierequale tra queste è più o meno gradita a ciascun individuo e infine chie<strong>de</strong>rsi comecaratterizzare le situazioni di massimo godimento per tutti. Per <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re quale tra levarie situazioni di ottimo si configura come quel<strong>la</strong> di massimo godimento per <strong>la</strong>collettività, De <strong>Finetti</strong> auspica il ricorso ai giudizi di valore, in quanto è necessaria unavalutazione etica per scegliere un ottimo che sia nel contempo efficiente ed equo.sistema <strong>de</strong>i prezzi in re<strong>la</strong>zione al fenomeno <strong>de</strong>l<strong>la</strong> ‘rendita <strong>de</strong>l consumatore’: I dubbi riaffiorarono edivennero più assil<strong>la</strong>nti quando, negli anni ’30, l’argomento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> crisi (nel sistema o <strong>de</strong>l sistema?), <strong>de</strong>l<strong>la</strong>X-Crise come <strong>la</strong> <strong>de</strong>finì un economista francese rimarcando il paradosso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sovrapproduzione congiuntaa miseria, le i<strong>de</strong>e keynesiane, le notizie sull’economia sovietica e le prospettive di un’economiaprogrammata (sia pure in senso corporativo) anche in Italia, formavano oggetto di accese discussioni e divivace interessamento. Trovai in Pareto, allora, <strong>la</strong> base più soddisfacente per provarmi a riflettere» (DEFINETTI 1969, p. 26).14


Riguardo al<strong>la</strong> controversia sul<strong>la</strong> misurabilità cardinale <strong>de</strong>ll’utilità e sul<strong>la</strong> connessapossibilità di effettuare confronti interpersonali di utilità, De <strong>Finetti</strong> non si schiera néaccanto a A.C. Pigou, sostenitore <strong>de</strong>ll’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> ‘utilitaristica’, né accantoa L. Robbins, forte oppositore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scientificità <strong>de</strong>i confronti interpersonali di utilità.Nel primo caso, infatti, nega <strong>la</strong> possibilità <strong>de</strong>i confronti interpersonali di utilità; mentrea Robbins critica di aver posto l’accento sul<strong>la</strong> questione <strong>de</strong>ll’efficienza, ignorandol’equità nel<strong>la</strong> distribuzione. L’efficienza non può essere slegata dall’equità, questa è unaconvinzione radicata nel pensiero <strong>de</strong>finettiano. Certo, però, viene da chie<strong>de</strong>rsi come fal’autore a conciliare <strong>la</strong> sua i<strong>de</strong>a di equità con il rifiuto <strong>de</strong>i confronti interpersonali diutilità. Egli non nega che per effettuare una redistribuzione da un ricco a un povero, peresempio, bisogna in ogni caso appel<strong>la</strong>rsi a una qualche misura, a un giudizio di valoreetico; tuttavia, appoggiandosi all’opinione di I.M.D. Little, sostiene che tali giudizi divalore morale non abbiano ancora un riconosciuto valore oggettivo, ma piuttosto siconfigurano come giudizi vaghi.Le ofelimità di ciascun individuo, secondo De <strong>Finetti</strong>, sono completamente slegatedall’ofelimità generale, e quindi non sono entità sommabili, come sostenuto anche daPareto. Perciò è sbagliato accettare un ordinamento liberale-capitalistico per unasupposta capacità insita nel meccanismo di autorego<strong>la</strong>zione e di raggiungimento di unequilibrio spontaneo, assicurato erroneamente dal perseguimento <strong>de</strong>ll’egoismoindividuale.Una volta messo in chiaro che l’equilibrio economico non ha nul<strong>la</strong> a che ve<strong>de</strong>recon <strong>la</strong> meccanica razionale, De <strong>Finetti</strong> critica <strong>la</strong> <strong>de</strong>finizione di ‘punto di ottimo’ come seesso fosse unico, perché di situazioni di ottimo ve ne sono infinite (∞ n-1 se gli individuisono n) e poi all’interno di questa infinità di punti chiamati ottimo, ve ne sono molti cheprevedono <strong>la</strong> completa soddisfazione di un solo individuo e l’insoddisfazione di tutti glialtri. 17 Questo dal punto di vista realistico e sociale non può essere consi<strong>de</strong>rato unottimo:Su questo punto non è che Pareto dica alcunché di inesatto; però induce a far pensareche l’essenziale sia raggiungere un punto di «optimum», poco importa quale, quasi che«optimum» in senso paretiano implicasse «ottimo» e «non-optimum» implicasse «cattivo». Èdifficile infatti sfuggire al<strong>la</strong> suggestione di pensare ad «optimum» come a super<strong>la</strong>tivo di«bonum»; è difficile avere sempre presente che una situazione non di «optimum» può essere17 In una lettera a Oskar Morgenstern <strong>de</strong>l primo gennaio 1976 De <strong>Finetti</strong> scrive: «Additional sheet tospecify what is the Optimum in an unrestricted context. That may seem too un<strong>de</strong>termined to bemeaningful. Consi<strong>de</strong>r all possible distributions (allocations) of the existing quantities to be consumed in agiven time, e.g. one year; this is unessential but simplifies the example). For each good there are ∞ n-1different ways of its distribution among n people (percentages x i (i = 1,..., n) with ∑x i = 1); for m goodsthere are ∞ m (n-1) . In general, any such distribution is such that possible exchanges of quantities a j e b j ofgoods A and B between two people I 1 and I 2 are <strong>de</strong>sirable for both; this situation is not an Optimum. Butthere exists a subspace of ∞ n-1 points (n-1 dimensions) where no exchange is <strong>de</strong>sirable for both parties.That are the points of Optimum in my general approach. Of course, that is but mathematical proof of“existence”. The possibility of arriving at an Optimum by bargainings is more than doubtful because itwould lead to a Game-theoretical situation where anybody could try to get the best advantages. It is justbecause of this reason I believe that an Optimum cannot be attained in a fee competition, but only on acooperative basis (programmed economy, at least in some sense socialist, although some advantage forinitiative, invention, managerial skills, etc., should be recognized, although in a scheme socially oriented,where efforts of individuals are appreciated with reference to utility for the collectivity, not directly forthe associated personal gain). (DE FINETTI, lettera <strong>de</strong>l 1 gennaio 1976 a Oskar Morgenstern, ArchivioOskar Morgenstern, Perkins Library, Duke University, Box 77).15


preferibile a tutte le situazioni di «optimum» ad eccezione di poche che ne differiscono inmeglio appena percettibilmente. (Ivi, p. 20)Questa visione liberale-capitalistica, inoltre, prosegue De <strong>Finetti</strong>, è minata al<strong>la</strong>base: l’ottimo così conseguito è <strong>la</strong> risultante <strong>de</strong>i vincoli personali di ogni individuo(quelli cioè <strong>de</strong>ttati dai propri gusti) e <strong>de</strong>i vincoli imposti dal<strong>la</strong> realtà stessa (ossia ilvincolo di bi<strong>la</strong>ncio individuale). Il mo<strong>de</strong>llo astratto risente dunque di vincoli«storicamente <strong>de</strong>terminati», che si configurano come vincoli «artificiali e illusori» chepotrebbero addirittura impedire il raggiungimento <strong>de</strong>ll’ottimo, oltre al<strong>la</strong> mancataattenzione per gli aspetti equitativi.Un ulteriore limite <strong>de</strong>l mo<strong>de</strong>llo neoc<strong>la</strong>ssico risie<strong>de</strong> proprio nell’aver imposto ilvincolo di pareggio <strong>de</strong>i bi<strong>la</strong>nci individuali, richie<strong>de</strong>ndo che i prezzi di equilibrioregolino tutti gli scambi: «Per a<strong>de</strong>mpiere, come <strong>la</strong> dottrina c<strong>la</strong>ssica preten<strong>de</strong>, al<strong>la</strong>funzione equilibratrice conducente al raggiungimento <strong>de</strong>l punto di optimum, i prezzidovrebbero infatti rispecchiare esclusivamente i rapporti fra le utilità marginali, e talecriterio non porterebbe evi<strong>de</strong>ntemente in generale ad equilibrare i bi<strong>la</strong>nci» (DE FINETTI1969, p. 39). Questo perché se si consi<strong>de</strong>ra il <strong>la</strong>to <strong>de</strong>l<strong>la</strong> produzione, ove il vincolo èrappresentato dalle quantità producibili attraverso un certo sforzo produttivo, ilmeccanismo di a<strong>de</strong>guamento <strong>de</strong>i prezzi ai costi non assicura automaticamente ilpareggio <strong>de</strong>i bi<strong>la</strong>nci, e ciò comporta notevoli difficoltà nel raggiungimento <strong>de</strong>l punto dioptimum. Tutto quello che si può ottenere è un punto di compromesso, che certamentenon è ottimo: «Peggio ancora, può darsi addirittura che nessun prezzo consenta dirispettare le restrizioni sui bi<strong>la</strong>nci, cosicché perfino tale soluzione di compromessorisulti irrealizzabile» (Ibi<strong>de</strong>m). Il pareggio <strong>de</strong>i bi<strong>la</strong>nci individuali e l’unicità <strong>de</strong>i prezzi,quindi, sono vincoli <strong>de</strong>l tutto forzati che impediscono il raggiungimento <strong>de</strong>ll’equilibrio.La proposta di De <strong>Finetti</strong>, sostanzialmente, si orienta nel favorire un intervento <strong>de</strong>llostato per il raggiungimento <strong>de</strong>ll’ottimo collettivo: il sistema economico non raggiungespontaneamente l’equilibrio, per questo egli contrasta <strong>de</strong>l tutto <strong>la</strong> visione liberale afavore di un’economia programmatica.Il compito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> ricerca operativa nell’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>, riassumendo,dovrebbe seguire tre diverse fasi: <strong>la</strong> prima, quel<strong>la</strong> preliminare, in cui si analizzano levarie possibilità di produzione; <strong>la</strong> seconda, che ha come obiettivo quello di studiarel’uomo, l’evolversi <strong>de</strong>i suoi gusti, al fine di fornire una stima corretta <strong>de</strong>lle utilitàmarginali <strong>de</strong>i suoi consumi, utili per tracciare punti di ottimo; <strong>la</strong> terza, caratterizzatadall’impegnativa scelta tra le infinite situazioni di optimum. «Mantenendo sempreaggiornate le prospettive risultanti dall’analisi congiunta di questi tre aspetti, le<strong>de</strong>cisioni potranno tempestivamente a<strong>de</strong>guarsi all’evolversi <strong>de</strong>l progresso tecnico, <strong>de</strong>igusti individuali, <strong>de</strong>l<strong>la</strong> psicologia sociale» (Ivi, p. 86). L’e<strong>la</strong>borazione di una funzioneobiettivo,18 in partico<strong>la</strong>re, è compito <strong>de</strong>l<strong>la</strong> ricerca operativa <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>cisioni;<strong>la</strong> costruzione di tale funzione, ammette De <strong>Finetti</strong>, è molto complessa perché <strong>de</strong>veinterpretare e rappresentare i <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri, gli interessi, o, in una paro<strong>la</strong>, le preferenze di unindividuo. La complessità aumenta quando con una funzione-obiettivo si <strong>de</strong>vonorappresentare le preferenze di un gruppo di individui, superando contraddizioni evaghezze di contenuti.18 «E’ <strong>la</strong> funzione che rappresenta l’obiettivo (lo scopo, <strong>la</strong> meta) che ci si vuole prefiggere. Dicendo(come in certe traduzioni) funzione oggettiva, o funzione-oggetto, non si ren<strong>de</strong> affatto questo significato(e si può suggerire interpretazioni sconclusionate)» (DE FINETTI 1967, p. 54).16


chiare e nette e positive soltanto siffatte prese di posizione che si traducono nell’esclusivismoa favore di un solo obiettivo parziale o al massimo in un rigido ordine di priorità: superarel’irragionevolezza di questi tristi residuati di dogmatismo e dottrinarismo costituisce uno <strong>de</strong>ifattori di progresso intellettuale e morale di cui maggiormente l’umanità ha bisogno per nonrestare tanto, tanto, troppo indietro, sotto questi aspetti, in confronto al livello <strong>de</strong>l progressoscientifico e tecnico. (DE FINETTI 1967, p. 59)Verrebbe a questo punto da chie<strong>de</strong>rsi come si inserisce <strong>la</strong> figura di De <strong>Finetti</strong>teorico <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> sociale nel contesto scientifico <strong>de</strong>gli anni cinquanta <strong>de</strong>l secoloscorso, quando sono state teorizzate dagli studiosi numerose ipotesi sul controversocriterio di <strong>de</strong>cisione sociale. Anzitutto, bisogna ammettere che De <strong>Finetti</strong> legge <strong>la</strong> teoriaparetiana in chiave aspramente polemica: ciò che emerge dal quadro <strong>de</strong>lineato è unostudioso che imputa a Pareto l’essersi preoccupato <strong>de</strong>l raggiungimento esclusivo<strong>de</strong>ll’efficienza, anche a scapito <strong>de</strong>ll’equità. Di contro, De <strong>Finetti</strong> si sforza di conciliarecon argomentazioni piuttosto convincenti le motivazioni che dovrebbero spingere glieconomisti a valutare l’equità oltre all’efficienza. Addirittura aval<strong>la</strong> il ricorso ai giudizidi valore, che di ‘operazionale’ probabilmente hanno ben poco, pur di giungere ad unascelta tra gli infiniti punti di ottimo che rispetti il più possibile <strong>la</strong> felicità <strong>de</strong>l<strong>la</strong> maggiorparte di persone. L’originalità <strong>de</strong>l De <strong>Finetti</strong> teorico <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong> sociale è proprioquesta: da un ‘pragmatico’, un ‘operazionalista’, un ‘neopositivista’ ci si sarebbeaspettato un rafforzamento à <strong>la</strong> Hicks <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria paretiana, piuttosto che unosradicamento <strong>de</strong>i suoi presupposti di base. Eppure De <strong>Finetti</strong>, nonostante <strong>la</strong> suasensibilità nei confronti <strong>de</strong>ll’equità, non cerca di costruire ‘una teoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> giustizia’,come avrebbe fatto negli anni settanta il filosofo John Rawls e nemmeno una trattazioneneoutilitarista che riconsi<strong>de</strong>rasse in chiave operazionale l’utilità cardinale e i confrontiinterpersonali di utilità.De <strong>Finetti</strong> ha ripreso lo schema di Bergson nel<strong>la</strong> funzione di <strong>benessere</strong> socialegeneralizzata, ma le differenze con essa sono notevoli: al posto <strong>de</strong>lle funzioni di utilitàindividuali inserisce gli obiettivi <strong>de</strong>l<strong>la</strong> società (che sono anch’essi molteplici, poiché, inqualche modo, rappresentano i <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rata <strong>de</strong>l<strong>la</strong> collettività). L’i<strong>de</strong>a di apporre <strong>de</strong>i ‘pesi’a ciascun obiettivo per valutarne <strong>la</strong> <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rabilità in re<strong>la</strong>zione a tutti gli altri è peraltromolto originale.Questa è stata <strong>la</strong> sua i<strong>de</strong>a di equità: così diversa dal<strong>la</strong> giustizia di Rawls, cosìdiversa dall’ordinalismo di Pareto e di Hicks, così diversa dal<strong>la</strong> funzione di <strong>benessere</strong>sociale neoutilitarista. Eppure, anche <strong>la</strong> <strong>de</strong>finettiana funzione di <strong>benessere</strong> sociale nonavrebbe certo superato “l’indipen<strong>de</strong>nza dalle alternative irrilevanti” <strong>de</strong>l teorema diimpossibilità di K. Arrow.18


Tutta <strong>la</strong> nostra vita èimmersa nell’incertezza;nul<strong>la</strong> – all’infuori di ciò - sipuò affermare con certezza<strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong> 194. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVEIl concetto di probabilità soggettiva connessa al<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>ll’utilità in condizioni diincertezza, com’è noto, è stato uno di quei processi teorici salito al<strong>la</strong> ribalta nel<strong>la</strong> primametà <strong>de</strong>l Novecento. Il progresso di tale analisi e <strong>la</strong> sua applicazione a problematichecome quel<strong>la</strong> <strong>de</strong>ll’ottimo collettivo è stato possibile grazie agli studi <strong>de</strong>i matematici e<strong>de</strong>gli economisti, talvolta sfociati in po<strong>de</strong>rose opere congiunte. 20 Questi studiosi hannodato vita ad un dibattito più che costruttivo ponendosi come obiettivo sia <strong>la</strong> coerenzainterna <strong>de</strong>i mo<strong>de</strong>lli astratti sia <strong>la</strong> loro applicabilità alle situazioni reali. L’opera di De<strong>Finetti</strong>, sebbene sia stata apprezzata e riscoperta successivamente al periodo dipubblicazione, rappresenta pienamente questo tentativo, sia per l’approccio sia per ilcontesto storico in cui le sue i<strong>de</strong>e sono state e<strong>la</strong>borate. L’approccio rigoroso di De<strong>Finetti</strong>, influenzato dall’istanza operazionalista, è stato difeso come unico mezzo perstudiare le realtà economiche e costruire un «edificio» alternativo al<strong>la</strong> situazioneesistente. 21 Il rigore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> matematica però, puntualizza De <strong>Finetti</strong>, non <strong>de</strong>veassolutamente sfociare in un abuso di essa:Spesso i matematici si dilettano in costruzioni artificiose, prive di rapporti con cosereali o con supposizioni di per sé ragionevoli, oppure semplificate o rese più eleganti conipotesi scelte per mera convenienza matematica. Il fatto che <strong>la</strong> matematica sia irreprensibilenon dice nul<strong>la</strong> circa l’eventuale validità e utilità <strong>de</strong>l<strong>la</strong> costruzione, così come il fatto che unaproposizione sia scritta in bel<strong>la</strong> calligrafia non ha alcun rapporto col fatto che sia vera o falsa.(DE FINETTI 1969, p. 30)Per questa ragione in quasi tutti i <strong>la</strong>vori di De <strong>Finetti</strong> <strong>la</strong> parte formale si limitaall’essenziale e si combina perfettamente con le sue luci<strong>de</strong> riflessioni teoriche, chespaziano dal<strong>la</strong> filosofia morale al<strong>la</strong> politica, dal<strong>la</strong> matematica all’economia, dal<strong>la</strong>statistica alle scienze sociali.Sebbene De <strong>Finetti</strong> non abbia scritto un <strong>la</strong>voro specifico <strong>de</strong>dicato esclusivamenteall’economia <strong>de</strong>l <strong>benessere</strong>, ha tuttavia espresso il suo punto di vista in vari contributi(anche in quelli ove tratta l’economia <strong>de</strong>lle assicurazioni, per esempio). Questo <strong>la</strong>vorotestimonia in parte il mio tentativo di argomentare e di riunire le interpretazioni di De<strong>Finetti</strong> sul <strong>benessere</strong> economico nel<strong>la</strong> cornice scientifica <strong>de</strong>l dibattito sui criteri di sceltasociale.19 DE FINETTI 1967, p. 3.20 Oltre alle già citate opere di Von Neumann e Morgenstern (1944) e Savage (1954), si segna<strong>la</strong>no anche i<strong>la</strong>vori di J. Marschak sul comportamento razionale pubblicati nello stesso periodo.21 De <strong>Finetti</strong> stesso ha affermato di essersi occupato solo marginalmente di questioni economiche e diessersi concentrato ad e<strong>la</strong>borare concetti quantitativi. Ciò è anche in parte testimoniato dai suoi contributi,ma è anche vero che nelle sue e<strong>la</strong>borazioni quantitative si è ampiamente occupato <strong>de</strong>ll’applicazione <strong>de</strong>l<strong>la</strong>matematica all’economia.19


Gli sviluppi teorici <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>cisioni dagli anni cinquanta in avanti hannoconfermato quelle che erano state le intuizioni di De <strong>Finetti</strong>; <strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>i giochi, 22 inpartico<strong>la</strong>re, divenne uno strumento utile per capire, e in parte cercare di risolvere, ledinamiche <strong>de</strong>l<strong>la</strong> Guerra Fredda.L’incertezza domina senza alcun dubbio l’agire umano. Lo strumento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilitàsoggettiva ha permesso di studiare più a fondo il comportamento individuale nelle variesituazioni di rischio. Facendosi portavoce <strong>de</strong>l movimento operazionalista, il matematicoitaliano può, a buon diritto, essere consi<strong>de</strong>rato un pioniere <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nuova economia <strong>de</strong>l<strong>benessere</strong>, ambito in cui inten<strong>de</strong>va conciliare <strong>la</strong> ben nota questione <strong>de</strong>ll’efficienza conl’equità nel<strong>la</strong> redistribuzione <strong>de</strong>i redditi.Sebbene, a mio avviso, non sia riuscito <strong>de</strong>l tutto a concretizzare quest’ultima impresa,ha certamente offerto al<strong>la</strong> comunità scientifica chiavi di lettura più appropriate peranalizzare una problematica così complessa e proprio per questo sempre attuale.22 De <strong>Finetti</strong> era molto sensibile all’approfondimento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>i giochi. In una lettera all’economistaMorgenstern precisa: «I feel that a subjectivist interpretation of probability (and consequently a bayesianapproach to Induction) is the true approach (or, at least, a most helpful one) in or<strong>de</strong>r to give the wi<strong>de</strong>stvalidity to the interpretation of Game Theory and Utility in the sense of von Neumann-Morgenstern » (DEFINETTI, lettera <strong>de</strong>l 10 ottobre 1975 a Oskar Morgenstern, Archivio Oskar Morgenstern, Perkins Library,Duke University, Box 77).20


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around 1931 24 . The concept of subjective probability has been mentioned by L. Savage in hisbook Foundation of Statistics, in which he formu<strong>la</strong>ted the subjective expected utility theory.The economics works of De <strong>Finetti</strong> constitute a minority part of his contribution, but not lessinteresting: since 1935, he tries to analyse the possible implications of mathematics toeconomics and especially to the economics of welfare, that he called ‘Geometry of Welfare’,starting from a revision of the Pareto Optimum. During the 40s and 50s of <strong>la</strong>st century, as it isquite known, there was a long <strong>de</strong>bate concerning Welfare Economics and all the re<strong>la</strong>ted aspects:cardinal and ordinal utility, efficiency and equity, Arrow’s Theorem.In this work my aim is that of analysing De <strong>Finetti</strong>’s «Geometry of Welfare », or in other words,his operational point of view for Welfare Economics, where he applies the subjectiveinterpretation of utility as «subjectivism of preferences».CLASSIFICAZIONE JEL: B10, D60, D80KEYWORDS: <strong>Bruno</strong> De <strong>Finetti</strong>, subjective probability, welfare economics.24 “Probabilismo. Saggio critico sul<strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>lle probabilità e. sul valore <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scienza”, Logos (Biblioteca diFilosofia, diretta da A. Aliotta), Pezzel<strong>la</strong>, Napoli, 1931, pp. 163-219 e “Sul significato soggettivo <strong>de</strong>l<strong>la</strong> probabilità”,Fundamenta Mathematicae, 17 (1931), pp. 298-329.23

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