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Lavoriamo Insieme n. 4 - Azione Cattolica Bergamo

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Lo accolse con gioia!zione umana: “Incontra!” Ossial’imperativo morale dell’incontrocon il prossimo.Quante relazioni spesso restanovuote o superficiali perché, purincrociandosi nella vita, non si èdisposti a mettersi in gioco conl’altro, preferendo rimanere nel“proprio guscio”. Quante relazionirisultano false o sterili perché cilimitiamo a restare gli uni accantoagli altri senza un legame profondoche dia senso al nostro stareinsieme!Il laboratorio In con tra, che èstrutturato a cadenza mensileanche per non gravare sugliimpegni di ciascuno, affonda lesue radici nel percorso formativodell’AC Perché Cristo sia formatoin voi ed è stato pensato per aiutarei giovani a interrogarsi sullaqualità delle relazioni che coltivanonella Chiesa e nel mondo.Seguendo la struttura classicadel laboratorio della fede (dal vissutopersonale, alla Parola cheillumina e interpella, per poi rileggereil proprio vissuto con unosguardo rinnovato) e avvalendosidi moderne tecnologie che contribuisconoa rendere più gradevolee fruibile i contenuti didattici,ogni incontro dovrebbe esseresentito proprio come una necessitàdel cuore e vissuto nel gruppoalla luce del Signore Risorto.Obiettivo della prima serata quindi,oltre alla conoscenza reciproca,è stato quello di aprirsi all’incontrocon Gesù e alla Salvezzache quest’ultimo genera.Nel brano evangelico di Zaccheo(Lc 19,1-10), don Flavio ci hafatto notare fin da subito che ilcapo dei pubblicani si dà un granda fare per vedere Gesù: tenta disgomitare tra la folla ma è piccolodi statura, allora corre avanti enonostante la sua posizionesociale, si arrampica in cima adun sicomoro. Alle parole di Gesù,quasi un ordine, più che un invito(“Scendi subito! Devo fermarmi…”),Zaccheo scende, lo accoglie congioia in casa e gli annuncia unimmediato, concreto programmariparatore. Che importano i commentidella gente? Le parole diGesù, a conclusione dell’episodio,sono chiare: il figliodell’Uomo è venuto a cercare e asalvare chi si era perduto.Zaccheo si è lasciato trovare: èsalvo!Numerose sono state le riflessioniscaturite anche al termine dellavisione del DVD Interviste per lastrada a cura dell’AC nazionale edurante i laboratori animati daigiovani di don Flavio. Siamo abituatidurante la S. Messa, adascoltare una parabola per voltamentre è interessante sapere chegli esegeti le raggruppano insezioni, in base ai collegamentiche colgono. Questa di Zaccheotrova riscontri con quelle del notabilericco (Lc 18,18-23) e del ciecodi Gerico (18,35-43), per cui sipossono far rientrare all’internodella sezione del “viaggio”: sonotesti solo apparentemente diversi,cui fa da leitmotiv il concetto di“occhi”: il ricco notabile rifiuta lachiamata di Gesù perché lasciache la sua vista resti offuscatadalle ricchezze; Zaccheo invececerca di vedere chi è Gesù eGesù, dal basso della strada, alzalo sguardo su di lui che, sempreper cercare di vederlo, si è arrampicatosu un albero; il cieco diGerico, riacquistata la vista,riprende il cammino…Ma Zaccheo, in fondo, non èanche lui un cieco che comincia avedere?E non sono da trascurare neppurei vari appellativi che Zaccheoriceve: per l’evangelista è unuomo, di nome Zaccheo, capodei pubblicani e ricco; per tutti(anche i discepoli) è un peccatore(per ironia della sorte il nomeZaccheo significa anche “ilpuro”!); per Gesù è Zaccheo,figlio di Abramo.Inoltre Gesù non si accontenta diun incontro per strada… no! Lotrasferisce nell’intimità della casadi Zaccheo. Una casa che dasempre ospitava gente di dubbiareputazione.Singolare è proprio il comportamentodegli astanti, discepolicompresi, che preoccupati per lareputazione del Maestro, e occupatisolo a mormorare e a sparlare(Zaccheo è un peccatore!), nonriescono a vedere la misericordiadi Dio, né la nuova postura dell’uomoche ha appena fatto entrarela Salvezza nella sua casa:“alzatosi” è il verbo della resurrezione,dello stare in piedi perchél’uomo è stato rivalutato da Dio.Ora Zaccheo vede in manieranuova Gesù, se stesso, i suoiaveri, gli altri; ora i poveri nonsono più una realtà da non guardare,ma sono persone da soccorrereed egli, non solo smettedi rubare, ma si converte alla praticadel dono.Non è forse questa la storia ditanti giovani che non sono a loroagio con la propria vita e cherimangono a scrutare Gesù dalontano? Non è in fondo la storiadi tutti noi? In mezzo alla folla,nella confusione, si fa molta faticaa sentire la Sua voce, a scenderedall’albero riducendo le distanze,ad aprire la propria casa congioia, a riprendere in modo nuovole reazioni con gli altri.Così, al termine di questa serata,come dire… super! Anche noi ciripromettiamo di “scendere dall’albero”e di aprirci all’unicoincontro che salva, che dà sensoa tutti gli altri incontri della nostravita. Ci ripromettiamo di continuarea interrogarci, a passare inrassegna tutte quelle relazioniche sentiamo non autentiche,non libere. Ma la vera domandaa questo punto è: siamo davverodisposti a farci salvare o riteniamoche la Salvezza sia qualcosache non ci riguarda? ■10 • LAVORIAMO INSIEME

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