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Lavoriamo Insieme n. 4 - Azione Cattolica Bergamo

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PERIODICO DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA Diocesi di <strong>Bergamo</strong>ANNO 46 N.4DICEMBRE 2009L’INCONTROAtteso


L’INCONTROAttesoL’incontro atteso 1Le forme culturali per vivere il cristianesimo 2Ricordando Giuseppe Lazzati 4Sei in onda? 6I laboratori della fede 8Lo accolse con gioia! 9Un impegno antico per un AC attuale 11Caritas in Veritate 12Al cuore delle persone 13Incontriamo le Acli 15L’AC in cammino versola settimana sociale dei cattolici 16ResponsabileLuigi CarraraRedazionePaolo Sanguettola, Paolo Bellini, Elena Cantù, Claudio Vegetali, Mauro Orlandi,don Flavio Bruletti, Mons. Silvano Ghilardi.Amministrazione e RedazioneCentro Diocesano di <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>24121 <strong>Bergamo</strong>, Viale Papa Giovanni XXIII 106 - tel. 035 239283; fax 035 243060;Registrazione n. 425 del Tribunale di <strong>Bergamo</strong> del 24 marzo 1964Progetto grafico e impaginazioneGF Studio - SeriateStampaAlgigraf - BrusaportoSpedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46)art. 1, comma 2, DCB <strong>Bergamo</strong>Orari del centro diocesano di AClunedì, mercoledì e venerdì: 15.00/18.00martedì e giovedì: 9.30/12.30 - 15.00/18.00Numeri utilitel. 035 239283; fax 035 243060; e-mail segreteria@azionecattolica.bg.itL'<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> di <strong>Bergamo</strong> è on line al seguente indirizzo:www.azionecattolicabg.it


L’incontroattesoa cura diPaoloSanguettolaIl tempo che stiamo vivendo è iltempo dell’attesa. Attesa per unincontro importante, per un incontroche trasforma e cambia la vita.Attesa per l’Incontro.Ma accanto all’incontro più importanteche è quello con Gesù, lanostra vita è un continuo susseguirsidi piccoli grandi incontri. Pensiamoun attimo alla nostra giornata tipo econstatiamo quanti incontri vecchi enuovi facciamo ogni giorno. Ci sonoincontri più o meno significativi, cene sono altri più o meno routinari, cene sono alcuni inaspettati e altriancora indesiderati, ma tutti incontri.Ma cosa significa incontrare? Unaprima ed immediata risposta è certamentequella che riconduce all’entrarein relazione, al stabilire unarelazione con qualcuno.In questo numero abbiamo incontratoil Prof. Vergottini che ha approfonditoalcune riflessioni che il nostroVescovo ci ha offerto durante l’incontrocon il Consiglio diocesanodel 19 ottobre scorso ed in particolareci ha spronato a trovare nelmondo di oggi le forme culturali pervivere da cristiani dentro questomondo che ci appartiene. Questorappresenta anche un esplicitorichiamo a vivere bene le relazioni ea impostare i nostri incontri avendoben chiaro e ben presente ciò checonta nella vita: Gesù e il suo messaggiodi amore. Solo così potremoesercitare quell’importante mediazioneculturale che è chiesta ad ognisocio di AC in qualsiasi contesto sitrovi a relazionarsi e a vivere.Il contributo di Piergiorgio Con -falonieri su Giuseppe Lazzati, delquale è postulatore nella Causa dicanonizzazione, ci fa incontrare untestimone del nostro tempo chetanto si è speso per il bene comunee per la formazione di laici impegnatiin politica e nel sociale e che tantoha contribuito con la costituzionedella Città dell’Uomo a quellamediazione culturale che oggi piùche mai dobbiamo recuperaresenz’altro nel campo politico, madirei anche nel sociale e nella vitaquotidiana di ognuno di noi. Ma perfarlo occorre prepararsi, formarsi,agevolare quei momenti che permettonol’incontro con il Signore,fonte dell’amore e della nostra forza.I nostri giovani in questa direzionehanno due magnifiche opportunitàquest’anno per incontrare il Signoree approfondire il significato e l’importanzadella chiamata di Gesù adesserci in questo mondo e per questifratelli: i laboratori della fede e l’esperienzadenominata Amori inCorso rappresentano una primarisposta in questa direzione.Poi vi sono incontri anche perapprofondire un messaggio, undocumento, un elaborato che ne -ces sita forse di essere tradotto inparole più semplici, più comuni, piùusuali perché entri nel vissuto quotidianodi ciascuno di noi: questo è ilcaso degli incontri che si sviluppanoattorno al testo dell’ultima enciclicadel Papa dal titolo: Caritas inVeritate. Questi incontri rappresentanoanche una preziosa occasioneper confrontarsi, riflettere, lavorare,incontrare e condividere con le altrerealtà laicali presenti sul nostro territorio.E ciò rappresenta senz’altro unarricchimento per tutti. Stiamo dedicando,ormai da qualche numero,una apposita sessione su questapubblicazione all’approfondimentoe alla conoscenza delle altre aggregazionilaicali presenti sul nostro territoriodi <strong>Bergamo</strong> e questa voltaincontriamo e conosceremo meglioil mondo delle ACLI.In questo numero incontriamo insiemeuna nostra associazione parrocchiale:questa volta è la vivace e attivaAC di Almeno San Bartolomeoche ci offre il suo duplice contributo(adulti e Acr) e ci racconta con ilcuore la propria realtà associativa.Infine un invito speciale per unincontro speciale. Il 9 gennaio 2010al “Pirellone” di Milano, la delegazioneregionale dell’azione <strong>Cattolica</strong> haorganizzato un Convegno Pubblicoche affronterà il tema: “ Quale futuroper il Nord tra benessere e paura” alquale interverranno oltre che numeroseautorità regionali e provincialianche la Presidenza nazionale di<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>. Sarà un’ottimaoccasione per vivere un momento diformazione sul tema proposto alquale siete tutti invitati.Non mi rimane altro che augurarvibuon Natale nella speranza che lavenuta di Gesù tra noi trasformi davverola nostra vita e questo Incontrodiventi per noi un’imperdibile occasionedi salvezza.■EDITORIALELAVORIAMO INSIEME • 1


Trovare nel mondo di oggile forme culturali per vivereil cristianesimoIntervista al Prof. Vergottinia cura didon FlavioCAMMINIAMO INSIEMEIncontriamo il Prof. Marco Vergot tini,docente alla Facoltà teologicadell’Italia settentrionale e forte dell’esperienzadi appartenenza all’<strong>Azione</strong><strong>Cattolica</strong> Ambro siana. Lo ringraziamodell’attenzione alla nostra Associazionee gli chiediamo di interagire con alcuneprovocazioni che il Vescovo Francescoha lasciato all’ultimo incontro delConsiglio diocesano, che riportiamonelle nostre domande.Professore, vorremmo chiederle direagire alle suggestioni che ilnostro Vescovo ha richiamato alConsiglio diocesano della nostraAssocia zione. “Anzitutto -dicevavorreisottolineare molto questaconsapevolezza che dal Concilio inpoi abbiamo avuto in termini moltoforti, ma che adesso ci appare comela ragione stessa dell’esistenzadella Chiesa: la Chiesa esiste peruna missione…”.Questa sottolineatura della natura missionariadella Chiesa è assolutamentecapitale. La missione non è un'attivitàfacoltativa cui la Chiesa può attendereinsieme ad altre attività e iniziative. Conuna formulazione davvero felice edesigente, Paolo VI ci ha ricordato che«Evangelizzare, infatti, è la grazia e lavocazione propria della Chiesa, la suaidentità più profonda. Essa esiste perevangelizzare» (Evangelii Nuntiandi,14). Una tale sottolineatura deve incrociareallora il discorso sui fedeli laici, lacui figura chiede di essere ripensatanell’ottica della testimonianza pasquale.Nell’ultimo Convegno della Chiesaitaliana a Verona (2006), è stato richiamatodal teologo F. G. Brambilla comesia urgente di prendere congedo daquel procedimento che indugia a interrogarsisul posto che i laici debbonoricoprire nella Chiesa, per concentrarel’attenzione sul modo con cui tutte levocazioni, i ministeri e le forme di vitareligiosa concorrono a edificare laChiesa. a) Anzitutto, si tratta di investirecon forza nella linea di una robustaformazione, che si raccordi ai fondamentidella vita battesimale (la Parola,il sacramento, la comunione), perché èil sacramento del Battesimo che alimentatutte le vocazioni e le missioninella Chiesa. b) In secondo luogo,occorre coltivare la vocazione comunionaledel laico, alla luce del fatto chenell’attuale contesto epocale la Chiesao diverrà la comunità dei molti carismi,servizi e missioni, oppure non esisteràsemplicemente. Oggi più che mai èrichiesto il contributo di tutti i cristiani aprendersi premurosamente cura delministero dell’evangelizzazione e dellavita ecclesiale, con la preoccupazionenon già di difendere lo status quoecclesiastico, bensì di contribuire nellacomplementarità di carismi e vocazionia promuovere la corrente viva dellapastorale d’insieme, attraverso la letturadei segni nuovi della vita dellaChiesa e l’animazione di progetticapaci di abitare i linguaggi della cultura,della socialità, della cittadinanza,soprattutto presso le nuove generazioni.In questa linea, Brambilla ha sollecitatola suggestiva delineazione dellaico come “uomo della sinodalità”,capace di suggerire piste nuove sullequali “camminare insieme”, al di fuoridi rigidi mansionari e conflitti di competenzanell’attendere al ministerodella Chiesa. c) Sulla base di questarinnovata passione ecclesiale, c’è spazioper riconoscere l’urgenza di riattivareil genio del cattolicesimo italiano,che nel passato lontano e recente haconosciuto figure di uomini e donneche hanno saputo farsi carico sì di unaleale collaborazione coi pastori nell’ambitodel vivere ecclesiale, senzarinunciare a un ruolo di protagonistinelle vicende storico-civili, testimoniandonei diversi luoghi della famiglia,della professione, della cultura e dellavita sociale e politica che la speranzacristiana è in grado di propiziare unfecondo contatto con gli spazi dellavita umana.Monsignor Beschi ha sottolineatocome originale della nostraassociazione la dimensione dellalaicità…L’invito del pastore lo coglierei nelladirezione di fare tesoro della lezione diGaudium et spes, laddove la costituzioneconciliare suggerisce una distinzionefra la missione primaria della Chiesa ditestimoniare la fedeltà al vangelo rispettoal compito dei singoli laici di assumersiresponsabilmente in prima personail compito di una traduzione concretadel messaggio cristiano nello spaziopubblico. Nella sua prima enciclicaBenedetto XVI ha chiaramente ricordatoil compito della Chiesa di concorrereal bene pubblico, attraverso un contributoatto a favorire la formazione dellecoscienze e a suscitare la costruzionedi un ordinamento sociale improntatoalla logica della giustizia e della promozionedell’umano; d’altra parte, il papaha tenuto a ribadire come non spettialla Chiesa di prendere nelle sue mani labattaglia politica per realizzare lasocietà più giusta possibile. Entro questidue termini della questione, c’è unmargine ampio per testimoniare il primatodel vangelo di Gesù, che solocostituisce la salvezza dell’umano, eper segnalare come l’agire dei credentidebba puntare a individuare le prioritàdi azione e di bene in riferimento allepossibilità storiche effettive, compatibilicon la realtà esistente. Non si tratta soltantodi stabilire in astratto ciò che ègiusto, ma di indicare che cosa è possibilee necessario qui e ora; così chevalorizzando le risorse della sapienzapolitica e della tensione morale sia consentitopervenire al bene possibile, inmodo da escogitare percorsi praticabilie possibili nel quadro delle dinamichecomplesse del vivere odierno. Una tale2• LAVORIAMO INSIEME


attitudine non è certo agevole nell'attualescenario epocale e richiede doti diequilibrio, lungimiranza unitamente allacapacità di operare un discernimentoculturale ed etico della vicenda storicain atto. D'altra parte, la formazione dicredenti capaci di “stare dentro” alnostro tempo, di coniugare una prassipolitica che sappia in modo originale epersuasivo operare una sintesi fra giudiziostorico e vita cristiana è non soltantouna “buona causa”, ma ultimamenteuna responsabilità irrinunciabile per lastessa Chiesa.Il Vescovo suggerisce poi diriscoprire il significato della“mediazione culturale”, per trovarenel mondo d’oggi le forme culturaliper poter vivere il cristianesimooggi.La sollecitazione potrebbe essere riformulatacon un interrogativo “Qualefigura di cristiano serve oggi allaChiesa e al Paese?”.Risponderei così, ciò che serve oggi èla testimonianza di uomini e donnecapaci di dare forma a una sintesi persuasivae promettente fra dimensioneverticale e orizzontale della propria fede.Una tale saldatura è una condizione irrinunciabilee virtuosa per il cristianesimo:in gioco è la sua stessa credibilità,vale a dire la sua capacità di edificarsi inriferimento alla verità dell’evangelo,nonché di realizzarsi in fedeltà alle attesee alle sfide della storia degli uomini.Certamente, qui si apre la sfida odiernadella questione dei laici, o forseaddirittura del futuro del cristianesimo.Mi limito sul primo corno a segnalareuna questione: vale a dire, l’urgenza diinterrogarsi intorno al fenomeno che èsotto l’occhio di tutti, almeno nelmondo occidentale, di una crisi numericadelle vocazioni consacrate, che abreve si ripercuoterà sulla organizzazioneecclesiastica, in primis sulla vitaparrocchiale. In altre parole, occorreconsiderare l’eventualità di provvedereall’inserimento di figure di laici a tempopieno nell'ambito della pastorale.Certamente, la questione è delicata,poiché occorre evitare tanto intempestivefughe in avanti, quanto un rigidoarroccamento su posizioni storicamentenon più difendibili. Per questi motivi,credo valga la pena di provare a sperimentarela validità di figure laicali inseritestabilmente come forme ministeriali eprofessionali nella pastorale ordinaria.Esperienze pionieristiche in questa direzionein Italia già ne esistono; non sonoesenti da rischi, ma non si può ragionevolmentesottovalutare i vantaggi e lechances di tale opportunità.Soprattutto, occorre interrogarsi se ilfatto di poter contare sulla figura ineditadi laici – formati sotto il profilo teologicoe stimati per competenza e dedizioneecclesiale, nonché chiamati dal vescovodiocesano, nel quadro di un progettodi ampio respiro, a svolgere un ministeroecclesiale ben configurato neisuoi contorni – non costituisca a buondiritto uno degli argomenti più probabilie convicenti, per valutare se si tratti omeno di una “buona causa” per l’annunciodel Vangelo e per l’edificazioneecclesiale.Lo sforzo della comunità cristiana oggidev’essere quello di ripartire a considerareil disagio che oggi i laici patiscononel vivere una consegna totaledi sé al Signore e un’appartenenzaresponsabile nella Chiesa. Ci sonomolti ostacoli da superare sul pianospirituale (i laici sono ancora dei cristianiminorenni), sul piano del vissutoecclesiale (ancora resiste lo scoglio delclericalismo), sul piano della coerenzamorale (laddove ci si accontenta diprocedere scegliendo il “male minore”,anziché puntare al “bene possibile”). Èquesta una strada ardua e faticosa,ma la Chiesa di oggi ha una sicurabussola negli orientamenti del concilioVaticano II. Un evento che non è passatoinvano, che certamente ha gettatodei semi preziosi. Occorre però conpazienza e passione curare il terreno,innaffiarlo, concimarlo, affinché atempo debito possiamo goderne deifrutti preziosi che il Signore non vorràfar mancare alla sua Chiesa. ■LAVORIAMO INSIEME • 3


RicordandoGiuseppe LazzatiUn fedele laicoIn una pubblicazione assai fortunata in cui rivisitauna precedente riflessione sul laicato, GiuseppeLazzati afferma che “La prima nota qualificante nelprofondo l’essere fedeli laici è la coscienza, viva edattuosa, dell’essere chiesa.” Innanzitutto coltivandoun’intensa spiritualità alimentandosi quotidianamentealla mensa della Parola ed a quella eucaristica.Cifra di tale spiritualità è la regalità, traducendo lapartecipazione al mistero pasquale attraverso il servizioalla Chiesa ed al mondo in attesa del compimentofuturo.Quindi per Giuseppe Lazzati esprimere una compiutaspiritualità laicale significa farne principio ispiratoredel proprio agire. Questo in sostanza il sensoed il fondamento della laicità: prendere sul seriotutte le cose, dalle più umili alle più grandi, perchétutto nel disegno di Dio ha un fine e quindi è assolutamenteimportante! Che è dire: esprimere una verae propria spiritualità contemplativa, perché agendocosì ci si pone nell’ottica del Creatore che consideraogni cosa (uomo compreso!) creata ” molto buona”.Tuttavia non era un’accettazione ingenua: sapeva,anche per le vicissitudini della sua non facile vita edi quella drammatica del suo tempo, che se “lecreature del mondo sono sane, in esse non c’è velenodi morte” - tuttavia sono minate da un male profondo.Per cui, secondo Lazzati, il progetto iniziale diDio, viziato dalla colpa antica, richiedeva una rinaacura diPiergiorgio ConfalonieriTESTIMONI■ Quest’anno ricorre il centenariodella nascita del Servodi Dio Giuseppe Lazzati. Nelnostro Paese sono molte leiniziative che hanno volutoricordarlo: commemorazioni,mo men ti di preghiera e dibattitia vari livelli. Ciò che misorprende, partecipando come postulatore dellasua Causa di canonizzazione ad alcuni incontri, èsoprattutto l’interesse dei giovani che riconosconoin lui, oltre che una figura esemplare di laico secondoil Concilio, un testimone credibile di quei valorifondanti un’ ordinata convivenza sociale cosìvagheggiata nell’aggrovigliata matassa di oggi: unacittà dell’uomo in cui ognuno possa esprimersi conlibertà e nel rispetto reciproco in vista del benecomune.Giuseppe Lazzati nasce il 22 giugno 1909 a Milano.Si laurea in lettere nel 1931 all’Università <strong>Cattolica</strong>voluta dalla tenacia di Agostino Gemelli. Nel 1934viene eletto, rimanendo fino al 1945, presidente diocesanodell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> giovanile. Maturata lascelta di consacrarsi al Signore, nel 1939 grazie alsostegno del Card. Schuster, insieme ad un gruppodi amici, dà vita ad un sodalizio che successivamenteverrà riconosciuto come Istituto Secolare CristoRe, per vivere nel mondo la radicalità evangelica.L’attività di docente di letteratura cristiana anticanell’Ateneo in cui ha studiato e l’impegno nel -l’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> vengono interrotti a causa dellaseconda Guerra mondiale. Dopo l’ 8 settembre1943, essendosi rifiutato di aderire alla Repubblicasociale, viene internato in Germania fino al 1945,dando prova di esemplarità cristiana e coerenzacivile, elaborando tra l’altro le linee di un progettopolitico che avrà modo di esprimere compiutamentepiù tardi.Tornato in Patria, dopo la Liberazione, si dedica allaformazione dei membri del proprio Istituto,all’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> e partecipa attivamente allaricostruzione del Paese entrando in politica. Nel1946 viene eletto deputato all’AssembleaCostituente: con altri professorini, Dossetti, La Pira eFanfani, si adopera per quell’ intelligente mediazioneculturale che riuscirà a trapiantare nellaCostituzione italiana i valori fondanti attinti al patrimoniocristiano, condivisi da altre estrazioni politiche,per cui a buon diritto può essere ritenuto unodei padri della Patria. Viene eletto deputato anchenella prima Legislatura nelle file della DemocraziaCristiana rimanendovi solo fino al 1953. Tornato aMilano è assorbito dagli impegni accademici edecclesiali e soltanto dietro le insistenze dell’alloraCard. Montini accetta di dirigere il quotidiano cattolicoL’Italia fino al 1964.Dal 1964 al 1967 è nominato Presidente diocesanodell’ <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> ambrosiana e nel mezzo dellacontestazione giovanile viene eletto Rettoredell’Università <strong>Cattolica</strong> fino al 1983, riuscendo ariproporre, tra l’altro, il patrimonio formativo e culturaledell’Ateneo. Nel 1976 è vice presidente delConvegno ecclesiale “Evan gelizzazione e promozioneumana” che gli offre l’opportunità di mettersiin luce per l’impegno con cui intende tradurre gliinsegnamenti del Vaticano II.Negli ultimi anni può finalmente dedicarsi ad elaborarele sue posizioni sul tema attraverso pubblicazionied articoli su riviste e giornali, dando anchevita, con alcuni studiosi di area cattolica,all’Associazione - Città dell’Uomo - per promuovereun’ adeguata formazione politica per chi intendaoperare in tale delicato settore.Minato da un male incurabile, si spegne a Milano lavigilia di Pentecoste 18 maggio 1986. Riposa pressol’Eremo di S. Salvatore di Erba. La Causa seguel’iter normale presso la Congregazione vaticana perle Cause dei Santi.4• LAVORIAMO INSIEME


scita perché, in virtù del Battesimo, ognuno si posizionassesulla figura del nuovo Adamo! Sicchéassecondare semplicemente la logica naturalistica -la sua formazione patristica avrebbe preferito direneopelagiana - voleva dire essere incapaci di conferiresenso e pienezza alla propria esistenza, cosainvece possibile – secondo lo stesso pensiero diPaolo – in virtù di una conformazione al Signoreribadita attraverso una donazione totale e sostenutadallo studio dei Padri, perché il loro sforzo di tradurreil Vangelo nella cultura del tempo gli servisse perelaborare mediazioni valide anche per l’oggi.Tendenzialmente portato allo studio Lazzati non silasciò tuttavia catturare dai libri né dal mondo accademicoma scelse come palestra la vita: quindi nellaricerca e nell’insegnamento ma anche nell’apostolatofacendo la gavetta nell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>, nell’impegnosociale, non disdegnando neppure il terrenominato della politica. In ultima analisi il suo stilericalcava quello assunto dal Figlio di Dio nella vitaordinaria di Nazareth, concorrendo alla salvezza delmondo anche nella feriale fatica comune a innumerevoliuomini e donne. Singolare esercizio: apparentementeprotesi verso le ultime cose senza trascurarenemmeno quelle penultime. Un autore anonimo,che Lazzati aveva approfondito nei suoi studi, hasaputo tracciare avvincenti percorsi circa tale paradossalepresenza dei cristiani nel tempo. Anzichéguardare le cose del mondo con superficiale distacco,perché rivolti alla vita futura, essi sanno inveceassumerle seguendo l’esempio di Cristo: “E’ tantonobile il posto che Dio ha loro assegnato, che a nessunoè permesso disertare.”In lui vibra un’anima squisitamente ecclesiale.Benché non sia ingenua né servile dedizione la sua,Lazzati rimane un cristiano fedele che ha sempreamato la Chiesa concretamente nei fatti: in ossequioalla Gerarchia e prendendo sul serio il Concilio.Ricordo di avere udito da lui - invitato a <strong>Bergamo</strong>dall’allora compianto Presidente diocesano BrunoMalinverni in occasione degli affollati convegniannuali dell’ <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> - un appassionatocommento al primo documento conciliare - laSacrosanctum Concilium, sul rinnovamento liturgico- ancora fresco di stampa. Avverto ancora una certaemozione all’apertura del testamento spirituale, cheho avuto modo di leggere anche durante la Messadi suffragio nella Chiesa delle Grazie, all’indomanidella sua morte, celebrata da Mons. GiulioOggioni:“Amate la Chiesa, mistero di salvezza delmondo, nella quale prende senso e valore la nostravocazione che di quel mistero è una singolare manifestazione.Amatela come la vostra madre, con unamore che è fatto di rispetto e dedizione, di tenerezzae di operosità. Non vi accada mai di sentirla estraneao di sentirvi a lei estranei; per lei vi sia dolce lavoraree, se necessario, soffrire. Che se in essa doveste amotivo di essa soffrire, ricordatevi che vi è madre: sappiateper essa piangere e tacere.”A servizio della città dell’uomoMa Giuseppe Lazzati è anche un educatore!Innanzitutto ponendosi accanto ai giovani per decifrarela propria chiamata, come avvenne per me.Facendo in modo però che al centro di ogni percorsoci fosse Gesù, conosciuto, frequentato ed amatosenza peraltro prescindere da una “coltivazione”sotto ogni altro profilo: ecclesiale, professionale esociale. Intuizione profetica che oggi riusciamo acomprendere meglio alla luce di quanto la Chiesaitaliana sta proponendo: “Non da oggi nelle nostreChiese è viva la convinzione che una fede che nondiventa cultura è una fede non pienamente accolta,non interamente pensata, non fedelmente vissuta.”Quanto, ad esempio, alla dimensione politica, cherappresenta una sorta di sintesi dell’impegno deilaici, egli non si scosta mai dalla sua attitudine piùcongeniale. Infatti un coscienzioso impegno in politica- cioè l’arte di governare la polis, che Lazzatichiama “città dell’uomo” - comporta il concorso dimolti fattori, “in particolare un dialogo autentico e lealecon ogni altra forma di cultura” Perciò egli, in presenzadi una degenerazione sotto gli occhi di tutti chedi lì a poco, proprio a Milano, esploderà nel tristissimofenomeno di Tangentopoli, nella fase finale dellasua vita vuole giocare l’ultima carta: dando vita adun’istituzione “La Città dell’Uomo” per favorire unaformazione culturale a fondamento dell’impegnopolitico, convinto che prima di agire politicamentebisogna pensare politicamente. Sono proprio le sueprospettive circa una maggior responsabilità e competenzadei cristiani in tale ambito, che soprattuttonel tormentato e contraddittorio contesto italiano dioggi, rendono estremamente profetico il suo magisteropensato non tanto a tavolino quanto collaudatonel crogiuolo dell’esistenza.Specie alla luce della recentissima enciclica sullosviluppo integrale nella carità e nella verità: “La“città dell’uomo” non è promossa solo da rapporti didiritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazionidi gratuità, di misericordia e di comunione…Ognicristiano è chiamato a questa carità, nel modo dellasua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenzanella pólis. È questa la via istituzionale — possiamoanche dire politica — della carità, non meno qualificatae incisiva di quanto lo sia la carità che incontra il prossimodirettamente, fuori delle mediazioni istituzionalidella pólis.”■LAVORIAMO INSIEME • 5


Sei in onda?La difficoltà nelle telecomunicazionia cura dell’equipe ACR■ In una sera come tante altre, nulla di interessante alla tv,computer roventi e social network pieni di amici che attendonoqualcuno per raccontare la loro giornata. In unachat…ore 21:10 zukko(ZK) on-lineore 21:12 lucky-luke(LL) on lineZK = heyLL = hola…ma che fine hai fatto domenica???ZK = sapessi… :-P … no, ske… sono stato a bg…LL = a bg??? e a far ke??? gg niente scuole e niente partitein programma…ZK = si, lo so… xò io nn sono scontato come te… ahahaha(risata malefica)…LL = :-(ZK = dai, sto ske… cmq sono andato a bg x un incontro xterze medie e prime superiori…LL = ah si??? maaa, ke incontro???ZK = un incontro x i ragazzi di AC della zona… e ci siamostra-divertiti…LL = bello dai… ma ke avete fatto x divertirvi così tanto???ZK = bè, stamattina sveglia traunatika x essere a bg x le 9,poi arrivati tt ci siamo riuniti e registrati, x vedere unpo’ ki c’era e ki aveva bidonato..LL = ed eravate tanti???? cmq nn mi hai ankora detto keavete fatto???ZK = sisi, eravamo numerosi, tra ragazzi ed educatori… poiva bè, ci siamo riuniti nella kiesetta e abbiamo iniziatocon un pikkolo momento di preghiera, dove abbiamoanche capito quale sarebbe stato l’argomento dellagiornata: LA DIFFICOLTÁ NELLE COMUNICAZIONI…LL = kissà ke difficoltà… anke io te ci sentiamo tt i giorni viainternet o sms… avete imparato cm scrivere sms +velocemente???? ahahahahZK = non c’è nulla da ridere,in un certo senso ci siamoesercitati anke in quello… :-PLL = ??ZK = si, praticamente dopo la preghiera siamo andati inuna saletta dove un gruppo di educatori ci ha presentatouna scena di vita quotidiana e di come spesso siadifficile comunicare anke all’interno della propria famiglia…cmq troppo matti, abbiamo fatto un ridere esagerato…LL = e ke cosa centra con gli sms???ZK = aspetta!!! mamma mia quanta fretta!!!LL = ok! Sorry :-)ZK = tranq… cmq dopo ci siamo divisi in 4 gruppi e con unpaio di educatori abbiamo lavorato su questo argomento…LL = ankora nn capisco!!!ZK = immaginavo :-P abbiamo preso 3 situazioni ed ognigruppo doveva rappresentarla in una maniera diversa,seguendoun diverso tipo di comunicazione…6• LAVORIAMO INSIEME


potevamo utilizzare il canto, la recitazione, un sms,uno spot, un mimo, un disegno, una lettera… è statomolto molto molto divertente…=DLL = e poi… e poi???ZK = poi ci siamo ritrovati ankora tt insieme ed abbiamopresentato le nostre “creazioni” a tt gli altri… cose maiviste :-DLL = cioè??ZK = abbiamo visto pikkole scenette molto simpatike, canzoniun po’ modificate ma giuste nei tempi, sembravanoproprio scritte da cantautori, e poi va bè, testi disms ke sembravano messaggi in codice alieno x viadi tt le abbreviazioni varie :-DLL = ke bello… ma poi immagino tt a casa… dove sei statott il giorno poi???ZK = makkè… dopo ci siamo divisi nuovamente in gruppied abbiamo discusso sui mezzi di comunicazione,quelli + e – efficienti, e come sempre ha stravinto l’amatosms :-PLL = bè, ma tu sei cmq mancato tt il giorno…ZK = si, aspetta… dopo ci siamo ritrovati nuovamente inkiesetta e li don Flavio ha celebrato la messa x tt noi,animata anke da un pikkolo gruppo di kitarreLL = wow… ma nn avete pranzato???ZK = sempre il solito, pensi solo al cibo… si, cmq appenafinita la messa siamo scesi nel bar e abbiamo mangiato,ognuno si era organizzato con il pranzo al sacco…poi finito il pranzo...LL = ke è successo???ZK = …………..LL = dai, sono curiosoooooo…ZK = lo so, l’ho fatto apposta :-P cmq nel pomeriggiosiamo rimasti nel bar a fare dei gioki con la complicitàdi un dj…LL = un dj???ZK = sisi, abbiamo fatto gioki musikali, partendo da sarabanda,passando x il musikiere x finire poi al consolidatissimogioko delle sedie :-D e alla fine un po’ didiskoooooo!!!LL = wow! ke bello…ZK = si, mi sono proprio divertito, e poi cmq verso metàpomeriggio ognuno è tornato a casa propria…LL = e tu??ZK = te l’ho detto adesso, sono tornato a casa con unacarika nuova, una sacco di nuove amicizie e unanuova esperienza da raccontare a tt i miei amici….LL = wow… ke bello ke dev’essere stato… sai ke ti invidio…quasi quasi la prissima volta vengo anch’ioZK = dai, vieni… sicuramente ti diverti… ora stacco chedomani c’è scuola :-PLL = vado a nanna pure io… notte!ZK = notte!Vi abbiamo fatto fare un po’ di fatica per leggere il resocontodell’incontro di terza media e prima superiore svoltosidomenica 15 novembre all’oratorio di Colognola, ma questaè stata anche la stessa fatica che hanno affrontato inostri ragazzi.■Legenda delle abbreviazioniske: scherzogg: oggibg: bergamonn: nonxò: peròx: percmq: cmunquett: tutti/tuttoCAMMINI DI SETTORELAVORIAMO INSIEME • 7


I laboratoridella fedea cura didon FlavioSpazi di un incontro “quotidiano”con Cristo■ “La giovinezza è il tempo della scelta della propriaidentità e del confronto con la realtà, quasi della sfida allavita. In questa età è anticipato sinteticamente il senso diogni altra scelta di vita e il coraggio che essa richiede…Questa seconda soglia della fede, oggi così difficile daattraversare, ha urgente bisogno di riscoprire il fascinodel primo incontro con Gesù. Se c’èuna stagione in cui l’incontro conCristo assume l’evidenza di unachiamata coraggiosa, che rendepossibile lasciare tutto, è proprioquesta” (Vescovi delle DiocesiLombarde, La sfida della fede: ilprimo annuncio).La consapevolezza che è proprioda giovani che l’incontro e la chiamatadi Gesù possono assumere irisvolti di scelte coraggiose di vita,ha portato alcuni di noi, membri dell’equipedel settore Giovani di<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>, alla formulazionedella proposta del “laboratorio della fede” per i giovanidai vent’anni in poi. Laboratori in cui si sperimentare, nelsenso più fecondo, le prassi della testimonianza e delprimo annuncio: sono proprio i giovani a diventare, nellatestimonianza della fede, credibili per i propri coetanei,annunciatori di quell’Incontro che ogni giorno rinnova ilsenso della vita. “Impegnatevi, perciò, a comunicare ilVangelo in questo contesto di mutamenti profondi,imparando a superare i confini abituali dell’azionepastorale…”, ricordava Giovanni Paolo II a giovani di ACnel 2001. L’equipe del settore Giovani ha assunto lametodologia del “laboratorio della fede” declinandola,per quest’anno pastorale, nei percorsi di “IN-CON-TRA”per i giovani dai diciotto anni in poi e di “AMORI INCORSO” per i fidanzati che muovono i primi passi nellarelazione d’amore. Cosa è, nello specifico, un laboratoriodella fede? Il termine porta con sè il rischio di unainterpretazione tecnicista, o la tentazione di una “parolamagica” che possa risolvere in modo semplicistico ilgrande problema della pastorale dei giovani. Tuttavia ilprimo a parlare ai giovani di laboratori della fede è statoproprio Giovanni Paolo II a Tor Vergata, durante la GMGdi Roma, nel 2000. Secondo il Papa il laboratorio dellafede è uno spazio di incontro tra Dio e l’uomo, una palestrache aiuta a comprendere le grandi domande dellavita e a trovare le vere risposte nella Parola di Dio.L’Assistente nazionale Mons. Sigalini ha approfondito ilconcetto formulato dal Papa trovando le seguenti caratteristicheal laboratorio della fede:- è occasione di ricerca profonda, luogo di domande, diconfronto, di espressione del vissuto in cui fare emergeretutte le riserve del giovane nei confronti dellafede. Qui c’è spazio anche per chi ha solo un barlumedi fede ma vuole mettersi in gioco, per chi pensa dicredere ma ha solo un vago sentimento religioso piùche una esperienza di fede;- è luogo di ascolto della Parola di Dio, che interpella ilnostro vissuto, di approfondimento e di incontro conGesù, di confronto con una guida e con figure di credentiche cercano ogni giorno di rispondere positivamentealla chiamata di Dio nella fede, incontrando ilVangelo nella sua radicalità;- è tempo di maturazione per una risposta libera e consapevolealla proposta della fede, alla parola di Dio,che porta alla conversione autentica e a scelte concrete.Tutto ciò avviene sperimentando un’autentica esperienzadi Chiesa, permettendo a ciascuno di vivererelazioni ispirate al Vangelo.In un passaggio del suo approfondimento, Mons. Sigalinidice: “Non ci potrà essere comunità che non si presenticome laboratorio della fede. Le nostre esperienze pastorali,tutte le nostre attività dovranno d’ora in avanti misurarsicon questa affermazione di capitale importanza.Ogni comunità cristiana, ogni gruppo, ogni esperienzagiovanile, ogni oratorio, ogni spazio formativo dellacomunità cristiana deve diventare laboratorio della fede.Penso al ritorno alla fede di tanti giovani oltre i vent’anni...Il pericolo assolutamente da avere ben presente e daaffrontare è che si dia il nome di laboratorio della fede atutte le iniziative che già si fanno, senza cogliere la sfidaa ricentrarle più in profondità sull’effettivo essere laboratorio,ricerca, sfida, lotta, nuova attrezzatura, nuovo coinvolgimentodella vita dei giovani”.A chi è rivolto il laboratorio? Ai giovani, principalmentequelli dai vent’anni in poi, appartenenti all’AC ma anchead altri gruppi o realtà parrocchiali dove non sia presenteuna possibilità strutturata di formazione alla fede, ai qualil’AC offre questo servizio. Un buon gruppo di giovani hainiziato il percorso di “IN-CON-TRA” presso il Santuariodella Madonna dei Campi, guidato dall’equipe del settoreGiovani. Lo stesso percorso inizierà a livello anche locale,per i giovani del vicariato di Zogno, che faranno lo stessopercorso dimostrando come l’intuizione della prassi deilaboratori della fede sia a servizio delle comunità parrocchialie vicariali. Alcune coppie di fidanzati ai primi passiha invece iniziato il percorso di “AMORI IN CORSO”, conl’aiuto di alcune giovani coppie di sposi, perché l’esperienzadel fidanzamento sia l’occasione per mettere ingioco la propria fede condividendola con l’altro.Prossimo appuntamento, momento di incontro dei giovanidei laboratori ma aperto a chiunque voglia aggiungersi,il pomeriggio di spiritualità di Domenica 6 dicembre,alle ore 15.00 presso la casa dei Padri Sacramentini diPonteranica.■8• LAVORIAMO INSIEME


Lo accolsecon gioia!a cura diElena CantùUn semplice filo di lana grezza.Questo il simbolo dellarelazione che abbiamo iniziatoa tessere tra noi la sera del1° novembre nel salone delSantuario della Madonna deiCampi di Stezzano. Una relazionedi conoscenza ma che speriamodiventi presto anche di profondaamicizia. Soprattutto però, unarelazione “tra” e una relazione“di”… che è ben diverso da unarelazione “punto”.Infatti, la preposizione “tra” implicauna compenetrazione, un coinvolgimentodiretto: tra chi? Tra noi,dove il “noi” è un “io” capace diripensarsi con e per gli altri.La preposizione “di” specifica,invece, la natura fondativa ecostitutiva della nostra relazione.Di cosa vogliamo che sia fatta?Senza dubbio, di umanità, come ilfilo di lana che mantiene e conducecalore e affetto; di un materialepovero, grezzo, perché naturale,non artefatto; umile ma resistente,come ogni relazione sincera espontanea dovrebbe essere.Così mentre il nostro filo rimbalzada un capo all’altro di questoenorme “telaio vivente”, fatto digiovani assai diversi fra loro peretà, provenienza e vocazione mauniti da una comune passioneper la Verità, resto piacevolmentecolpita dal crescente interesse(dal latino intus-esse = esseredentro) che si produce versoquesto inedito laboratorio dellafede che l’équipe giovanidell’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> di <strong>Bergamo</strong>ha preparato con passione e gratuità,guidata da don FlavioBruletti.A fronte delle tante preposizioniche quotidianamente concorronoa mettere in relazione le paroledei nostri discorsi, in con e trasono quelle che, unite, ci restituisconoil senso vero di ogni rela-CAMMINI DI SETTORELAVORIAMO INSIEME • 9


Lo accolse con gioia!zione umana: “Incontra!” Ossial’imperativo morale dell’incontrocon il prossimo.Quante relazioni spesso restanovuote o superficiali perché, purincrociandosi nella vita, non si èdisposti a mettersi in gioco conl’altro, preferendo rimanere nel“proprio guscio”. Quante relazionirisultano false o sterili perché cilimitiamo a restare gli uni accantoagli altri senza un legame profondoche dia senso al nostro stareinsieme!Il laboratorio In con tra, che èstrutturato a cadenza mensileanche per non gravare sugliimpegni di ciascuno, affonda lesue radici nel percorso formativodell’AC Perché Cristo sia formatoin voi ed è stato pensato per aiutarei giovani a interrogarsi sullaqualità delle relazioni che coltivanonella Chiesa e nel mondo.Seguendo la struttura classicadel laboratorio della fede (dal vissutopersonale, alla Parola cheillumina e interpella, per poi rileggereil proprio vissuto con unosguardo rinnovato) e avvalendosidi moderne tecnologie che contribuisconoa rendere più gradevolee fruibile i contenuti didattici,ogni incontro dovrebbe esseresentito proprio come una necessitàdel cuore e vissuto nel gruppoalla luce del Signore Risorto.Obiettivo della prima serata quindi,oltre alla conoscenza reciproca,è stato quello di aprirsi all’incontrocon Gesù e alla Salvezzache quest’ultimo genera.Nel brano evangelico di Zaccheo(Lc 19,1-10), don Flavio ci hafatto notare fin da subito che ilcapo dei pubblicani si dà un granda fare per vedere Gesù: tenta disgomitare tra la folla ma è piccolodi statura, allora corre avanti enonostante la sua posizionesociale, si arrampica in cima adun sicomoro. Alle parole di Gesù,quasi un ordine, più che un invito(“Scendi subito! Devo fermarmi…”),Zaccheo scende, lo accoglie congioia in casa e gli annuncia unimmediato, concreto programmariparatore. Che importano i commentidella gente? Le parole diGesù, a conclusione dell’episodio,sono chiare: il figliodell’Uomo è venuto a cercare e asalvare chi si era perduto.Zaccheo si è lasciato trovare: èsalvo!Numerose sono state le riflessioniscaturite anche al termine dellavisione del DVD Interviste per lastrada a cura dell’AC nazionale edurante i laboratori animati daigiovani di don Flavio. Siamo abituatidurante la S. Messa, adascoltare una parabola per voltamentre è interessante sapere chegli esegeti le raggruppano insezioni, in base ai collegamentiche colgono. Questa di Zaccheotrova riscontri con quelle del notabilericco (Lc 18,18-23) e del ciecodi Gerico (18,35-43), per cui sipossono far rientrare all’internodella sezione del “viaggio”: sonotesti solo apparentemente diversi,cui fa da leitmotiv il concetto di“occhi”: il ricco notabile rifiuta lachiamata di Gesù perché lasciache la sua vista resti offuscatadalle ricchezze; Zaccheo invececerca di vedere chi è Gesù eGesù, dal basso della strada, alzalo sguardo su di lui che, sempreper cercare di vederlo, si è arrampicatosu un albero; il cieco diGerico, riacquistata la vista,riprende il cammino…Ma Zaccheo, in fondo, non èanche lui un cieco che comincia avedere?E non sono da trascurare neppurei vari appellativi che Zaccheoriceve: per l’evangelista è unuomo, di nome Zaccheo, capodei pubblicani e ricco; per tutti(anche i discepoli) è un peccatore(per ironia della sorte il nomeZaccheo significa anche “ilpuro”!); per Gesù è Zaccheo,figlio di Abramo.Inoltre Gesù non si accontenta diun incontro per strada… no! Lotrasferisce nell’intimità della casadi Zaccheo. Una casa che dasempre ospitava gente di dubbiareputazione.Singolare è proprio il comportamentodegli astanti, discepolicompresi, che preoccupati per lareputazione del Maestro, e occupatisolo a mormorare e a sparlare(Zaccheo è un peccatore!), nonriescono a vedere la misericordiadi Dio, né la nuova postura dell’uomoche ha appena fatto entrarela Salvezza nella sua casa:“alzatosi” è il verbo della resurrezione,dello stare in piedi perchél’uomo è stato rivalutato da Dio.Ora Zaccheo vede in manieranuova Gesù, se stesso, i suoiaveri, gli altri; ora i poveri nonsono più una realtà da non guardare,ma sono persone da soccorrereed egli, non solo smettedi rubare, ma si converte alla praticadel dono.Non è forse questa la storia ditanti giovani che non sono a loroagio con la propria vita e cherimangono a scrutare Gesù dalontano? Non è in fondo la storiadi tutti noi? In mezzo alla folla,nella confusione, si fa molta faticaa sentire la Sua voce, a scenderedall’albero riducendo le distanze,ad aprire la propria casa congioia, a riprendere in modo nuovole reazioni con gli altri.Così, al termine di questa serata,come dire… super! Anche noi ciripromettiamo di “scendere dall’albero”e di aprirci all’unicoincontro che salva, che dà sensoa tutti gli altri incontri della nostravita. Ci ripromettiamo di continuarea interrogarci, a passare inrassegna tutte quelle relazioniche sentiamo non autentiche,non libere. Ma la vera domandaa questo punto è: siamo davverodisposti a farci salvare o riteniamoche la Salvezza sia qualcosache non ci riguarda? ■10 • LAVORIAMO INSIEME


Un impegno anticoper un’AC attualea cura dell’equipedel settore AdultiLa sera del 19 ottobre ilVescovo Francesco haincontrato il Consiglio diocesanodi AC, con il quale ha avutouno schietto ed appassionato confronto.Ci ha detto tra l’altro il Vescovo:“Oggi non sappiamo più esserelaici in questo mondo: oggi andiamodentro come pasdaran, cioè osiamo degli integralisti oppure nonsappiamo più balbettare una parolasu questo benedetto mondo.Ma la famosa mediazione culturale,grande patrimonio del concilio ecumenico,grande patrimonio diPaolo VI e grande storia dell’AC,dove sta? … Ma sappiamo in questomomento a <strong>Bergamo</strong> piuttostoche in Italia piuttosto che di fronteai problemi dell’economia, del lavorodire una parola che non siamoralistica? Ma secondo me stiamoandando avanti a slogan: …siamo cristiani, veramente bravissimicristiani, però il mondo va daun’altra parte.E io quando entro nel mondo adottoi criteri del mondo, cioè in chiesail crocifisso, nella comunità i mieifratelli, per carità, li amo e sonodisposto a dare la vita per loro ...ma quando vado nel mondo,domani mattina, coltello tra i dentie via perché questa è la legge delmondo. Ma questo è il modo distare da cristiani nel mondo?Questa è l’AC?”Sono parole forti, che non possonolasciarci indifferenti, come cristianie in particolare come cristiani diAC. E allora? Riteniamo oppure noche l’AC possa, anzi debba cercare“luoghi” efficaci nei qualiapprofondire, discutere e confrontarsisu come il vangelo possa realmentetrasformare la nostra vita equella del mondo in cui viviamo?“Se vogliamo una Chiesa non autoreferenziale,proiettata, missionaria,una Chiesa che non si concepiscecome l’ultima parola ma checostruisce il regno di Dio entrandonella storia del mondo, l’AC puòvivere soltanto di questo …Quindi per me quel discorso di unachiamata a vivere da battezzati dalaici soprattutto la responsabilitànel mondo è proprio qualcosa diconnotativo dell’AC e poi fermenta,è chiaro che l’AC è per la fermentazionedi tutta la comunità, non èsolo per sé stessa …Allora la mediazione culturalecos’è? Il compromesso? La mediazioneculturale non è il compromesso!La mediazione culturale èveramente quello sforzo che il credentefa non solo di essere coerenteal vangelo, ma di far sì che il vangelotrasformi la realtà in cui lui vive… mediazione culturale, cioè trovarenel mondo d’oggi le forme culturaliper poter vivere il cristianesimooggi, però senza tornare indietro esenza nemmeno essere un’eliteche si separa dal mondo e vive inun mondo a parte.”Alcune associazioni parrocchiali,siamo sicuri, già vivono questa tensione;pensiamo però che soloinsieme, attraverso un più vivo,costante e frequente riferimentoalla dimensione diocesana possiamorinnovare l’impegno che dasempre – come ci ricorda ilVescovo – caratterizza la nostraassociazione.Il richiamo forte che facciamo èquindi quello a frequentare ladimensione diocesana: non perchépensiamo, come responsabili diocesani,di essere più bravi ma perchéè solo attraverso il confrontogenerato da questa dimensioneche le nostre associazioni parrocchialipossono veramente crescere,arricchite dall’apporto di tutti.Potrà sembrare uno sforzo in più,ma davanti alle scelte cruciali checi attendono riteniamo che questasia una scelta fondamentale, anchea discapito di altri impegni, perritornare poi nelle nostre case, nellenostre comunità un po’ più rinfrancatie pronti. ■CAMMINI DI SETTORELAVORIAMO INSIEME • 11


Caritas in Veritate:bella storia!a cura diPaolo BelliniCAMMINI DI SETTOREPenso che il rischio principaledi fronte a documenticomplessi, qual’è l’ultimaenciclica di Papa benedetto XVI,sia quello di fermarsi alla superficie:leggere qualche commentosulla stampa, sfogliare il documentoe - dopo essersi resi contoche ci vuole tempo, attenzione ededizione – fermarsi lì.Riguardo a questa enciclica cheparla di economia e sociale vienepoi voglia di pensare che è robaper “addetti ai lavori”, per gli economisti,appunto, o per i sociologi:bene che vada per coloro chesi occupano di impresa e di lavoro.Ma non è così!I contenuti della Caritas inVeritate, oltre che essere straordinariamenteattuali, interessanola vita di ognuno e non peraspetti o scelte straordinariema per la vita di tutti i giorni.Basti pensare, in proposito, all’invito,forte e preciso, con il qualeci dice che “È bene che le personesi rendano conto cheacquistare è sempre un attomorale, oltre che economico.C’è dunque una precisa responsabilitàsociale del consumatore,che si accompagna allaresponsabilità sociale dell’impresa.I consumatori van no continuamenteeducati al ruolo chequotidianamente esercitano” (n.66). È il richiamo ad adottarenuovi stili di vita, “nei quali laricerca del vero, del bello e delbuono e la comunione con glialtri uomini per una crescitacomune siano gli elementi chedeterminano le scelte dei consumi,dei risparmi e degli investi”(n. 51).Per non perdere l’occasione preziosadi fare nostri i contenuti dell’enciclica,la presidenza diocesanaha promosso la costituzione diuna commissione che ha “preso illargo” nel mese di settembre. Ilfine è quello di approfondirne icontenuti e di costituire un primoluogo di discussione e confronto,per poi allargare – con modalitàche verranno individuate dallacommissione stessa – l’ambito dicoinvolgimento. La novità dellostile riguarda anche i componenti:sono stati invitati a far partedella commissione persone nonsolo di AC ma anche di altreassociazioni laicali. Pensiamopossa essere l’inizio di un nuovostile condiviso di pensare allanostra società.Cominciamo qui – certamentesenza la pretesa di voler essereesaustivi – ad individuare alcunitra gli aspetti più importanti deldocumento, cercando di entrarein sintonia anche dal punto divista terminologico.Siamo invitati prima di tutto asuperare la separazione tra sferaeconomica e sfera sociale.Da secoli siamo abituati a considerarela società divisa in due: daun lato la sfera dell’economia,con la sua logica ferrea che nonammette di essere sottomessaad alcun giudizio (basti pensare almodo di dire: “gli affari sono affari”);dall’altro lato esiste la sferadel sociale, dedicata alle compensazioni:il sociale, cioè deveprovvedere a tutto ciò che l’economiadi mercato (di tipo capitalistico)non è in grado di produrresul piano della giustizia e dell’equità.È il concetto che sta allabase del cosiddetto welfarestate.Il papa ci dice che questa divisioneè vecchia: nella nostra epoca,nella società post-industriale l’elementodel sociale deve entraredentro l’economico, non amargine o successivamente. Solocosì il mercato può tornare adessere strumento di civilizzazionedei rapporti e delle strutture chegenera.Papa Benedetto ci invita poi adare centralità al principio di fraternità:vediamo di precisarne leapplicazioni. Le persone da sempreanelano alla felicità: la condizione- spesso ignorata se nonaddirittura disattesa e osteggiata- perché ciò sia possibile è che lasocietà sia impregnata di fraternità.Non basta la solidarietà: questa èla condizione che tende a rendereuguali i diversi. La fraternità,invece, consente agliuguali di essere diversi. Unasocietà fraterna è anche solidale,ma non è vero il contrario: bastipensare alla fatica che facciamo,anche dopo aver fatto un camminodi accostamento e di sostegno,ad accettare le differenzedelle tante persone diverse perrazza e provenienza che vivononelle nostre comunità.O pensiamo a come, erroneamente,interpretiamo il termine“integrazione” come necessitàche il diverso diventi, in tutto eper tutto, uguale a noi.La Caritas in Veritate pone in evidenzail limite intrinseco del capitalismo:quello, cioè, di porre lamassimizzazione del profittocome fine dell’intera società. Ilche non vuol dire che il profittosia da condannare se non quandodiventa l’unica ragione.Applicando il principio di fraternità,l’enciclica indica alcuniesempi di come si possa innovareil mondo dell’economia: leaziende non capitalistiche, qualiper esempio quelle sociali, leimprese cooperative e quelledell’economia di comunione.Tutte imprese vere e proprie, perchéproducono per il mercato purnon avendo il fine della massimizzazionedel profitto.Sono queste realtà che appartengonoal sociale?Non più, a pieno titolo appartengonoall’economia, come minoranzaprofetica che mostra che èpossibile stare dentro al mercatoe rispettarne le regole pur perseguendofini di utilità collettiva esociale.■12 • LAVORIAMO INSIEME


Al cuore dellapersonaa cura dell’ACdi Almenno San BartolomeoDopo i saluti, che rivolgiamo atutti gli amici dell’<strong>Azione</strong><strong>Cattolica</strong>, ci presentiamo:siamo il gruppo di A.C. di AlmennoSan Bartolomeo!Siamo un gruppo di recente formazioneche ha mosso i primi passinel 1993 con l’ACR e nel 2001 congli adulti che, incuriositi, si sonoaffacciati alla porta per vedere diche cosa si trattava…e non se nesono più andati! Ora siamo un centinaiod’iscritti!Ma non è della storia del nostrogruppo che vogliamo parlarvi..questavolta desideriamo raccontarviun’iniziativa che stiamo portandoavanti da 16 anni e che parla direlazioni..di incontri.Con questa iniziativa abbiamo sceltodi andare al cuore delle personeprivilegiando l’incontro, prima naturalmente,con il Signore e poi congli altri, per scoprire insieme la gioiadi costruire relazioni, conoscenze,e perché no, affetti e amicizie.E allora? Di che cosa si tratta? Dadove partire?Era l’anno 1993, proclamatodall’ONU “Anno internazionaledell’anziano”, quando pensammodi dar vita ad un’iniziativa particolareche consisteva nel far incontrarefrequentemente i ragazzi con glianziani del paese andando a visitarlinelle loro abitazioni, con l’intentoche gli uni e gli altri si potesseroconoscere, parlare, ascoltaree che da quegli incontri potesseronascere amicizia, stima, affetto.Così con tante idee in testa, alcunechiare altre un po’ confuse, siamopartiti bussando ogni mese alleporte dei nostri nonni per farciospitare nelle loro abitazioni, perstare un po’ con loro, per faremerenda insieme, per ascoltare laloro storia e per poi pubblicarla,con tanto di foto, sul notiziario parrocchiale“L’angelo in famiglia”.Con questa iniziativa desideravamofar conoscere, prima ai ragazzi epoi a tutta la comunità, la vita deinostri anziani, la loro ricchezza, laloro saggezza, il loro vissutosovente carico di sofferenze, di difficoltà,di miseria, ma anche di unafede esemplare, incrollabile, di unagrande umanità, di un grandeattaccamento alla famiglia, alpaese, alla chiesa, al Signore.In un certo senso alcuni obiettiviche ci eravamo prefissati li abbiamoraggiunti: gli anziani, quandovedono pubblicata la loro intervistasul bollettino parrocchiale, vivonoLA VOCE ALLE ASSOCIAZIONI PARROCCHIALILAVORIAMO INSIEME • 13


LA VOCE ALLE ASSOCIAZIONI PARROCCHIALImomenti di intensa commozione, sisentono protagonisti importanti!Sono loro stessi che ci confidano diprovare una grande gioia, perchémolte persone (parenti, conoscenti,vicini…), passando dalla loro casa,suonano il campanello o telefonanoloro complimentandosi per quantohanno detto e per come l’hannodetto. E leggiamo sul loro volto lagioia profonda di non sentirsidimenticati e di essere per un meseprotagonisti, al centro dell’attenzionedella comunità!Un altro aspetto molto bello chevogliamo sottolineare è quando ciconfidano, con il volto raggiante, diaver incontrato in paese alcuni deiragazzi che avevano ospitato nelleloro case e di sentirsi chiamare pernome e salutare con gioia e consimpatia!Anche per i ragazzi è sempre un’esperienzamolto bella e ricca disignificato che li distoglie per alcunimomenti da tanta spensieratezza esuperficialità e li obbliga a pensare,a riflettere, a credere, a sperare, aLa parola ai ragazzi dell’ACRsognare… a capire che ciò cherende felici non sono solo le cose,ma quei valori grandi, personali,familiari, religiosi, sociali che i nostrinonni hanno vissuto e testimoniato!In questi 16 anni abbiamo conosciutotanti anziani, siamo entrati intantissime case, abbiamo ascoltatotante storie... Molti ragazzi festosisono cresciuti e si sono alternati trale nostre mani, alcuni di loro sonoormai adulti lavoratori, altri studentiuniversitari, altri stanno crescendo.E perché tutta questa ricchezzanon andasse perduta abbiamopensato di raccogliere tutte le testimonianzein due libri intitolatiappunto: “Cari Nonni 1” e “Carinon ni 2”.Ma non è finita qui… perché i nostriacierrini ora conducono una voltaal mese una trasmissione su “radioLemine”, la nostra radio parrocchialeinstallata circa due anni fa.Ed essendo stata riservata, proprioal gruppo di <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>, laconduzione di un’intera serata almese abbiamo creduto opportunofarla condurre quasi interamente airagazzi e ai nonni, naturalmentecon la presenza di noi educatori.Le trasmissioni iniziano semprecon istanti di euforia per i ragazzi edi preoccupazione per i nonni, mapoco dopo gli animi si tranquillizzanoe ne escono sempre trasmissionibellissime e tenerissime. I protagonisti,con tanto di cuffie e davantiai microfoni, “vanno in onda” (perriprendere l’immagine che staaccompagnando il cammino deiragazzi di AC di quest’anno) pervivere e per far vivere ai numerosiascoltatori la bellezza della comunicazione,di una comunicazioneche permette di concretizzare ildesiderio di raccontarsi e di ascoltare.Pubblichiamo allora volentieri unafoto che testimonia una delle tantetrasmissioni in cui siamo veramente“andati in onda” sulla radio diAlmenno San Bartolomeo e unatestimonianza dei nostri ragazziscritta dopo un incontro con i“nonni”.■A noi piace molto andare a trovare i nonni nelle loro case o portarli in radio. A volte siamo un po’ vivaci e chiassosi, ma loro ci accolgono contanta simpatia e, anche se hanno un po’ di problemi, ci ascoltano e ridono con noi. Ogni volta sono là ad aspettarci con il vestito della festa,ordinati e pronti ad aprirci la porta di casa e del cuore per farci conoscere la loro storia. Loro ci parlano di quand’erano piccoli, e noi di quandodiventeremo grandi.Dai nonni abbiamo imparato:- a non lamentarci sempre,- a riconoscere quanto siamo fortunati e a saperci accontentare di quello che abbiamo che è molto rispetto al niente che avevano loro,- ad amare il Signore, i genitori, i compagni, la nostra comunità,- ad impegnarci a scuola, perché è il nostro unico “lavoro”, contrariamente a loro che dopo la scuola avevano mille altri lavori da fare.I momenti che passiamo con loro sono molto belli e non li dimenticheremo mai. Come non dimenticheremo i loro consigli, la loro storia fattadi tante fatiche e di tanti sacrifici. Lo sapete che i nonni ci dicono sempre che quando loro erano piccoli c’era molta povertà, non avevano quasiniente da mangiare e dovevano sempre lavorare in casa e nei campi, eppure erano felici, cantavano sempre: in casa, sui muretti, per la strada…“Adesso - ci dicono - abbiamo tutto, ma non siamo così felici, non si sente più cantare, le persone sembrano sempre tristi e di corsa, avolte non ci si conosce neanche tra gli abitanti della stessa casa.” Un nonno ci ha detto che ai suoi tempi chi aveva una bicicletta era un ricco,oggi se in una famiglia si ha solo una macchina si è poveri!Noi ragazzi vorremmo prendere per mano tutti i nonni per non farli sentire soli e per dire loro un grazie immenso!Educatori e ragazzi dell’ACdi Almenno San Bartolomeo14 • LAVORIAMO INSIEME


incontriamo LE ACLIAssociazioni Cristiane Lavoratori Italiani■ Le Acli furono fondate più di sessant’anni fa dall’intuizionedi chi vedeva nel movimento l’occasioneper dare protagonismo ai cattolici nel mondo dellavoro e per “esserci” nella costruzione di una Italiadiversa. Le intuizioni di quel momento divenneroarticoli di uno Statuto che, a distanza di decenni,seppure aggiornato per gli aspetti organizzatividell’associazione, mantiene immutate nel tempofinalità ed intuizioni originarie. All’art. 1 dello Statutoè scritto: “Le Associazioni Cristiane LavoratoriItaliani (ACLI) fondano sul Messaggio Evangelico esull’insegnamento della Chiesa la loro azione per lapromozione dei lavoratori e operano per una societàin cui sia assicurato, secondo democrazia e giustizia,lo sviluppo integrale di ogni persona”. Compitodelle Acli è promuovere solidarietà e responsabilitàper costruire una nuova qualità del lavoro e del viverecivile, nella convivenza e cooperazione tra culturee etnie diverse, nella costruzione della pace e nellasalvaguardia del creato. Quelle appena riportatesono parole che le Acli provinciali cercano ogni giorno,con la fatica e con la bellezza che ogni giornoporta con sé, di tradurre in opere. Parole che si liberanodalla “prigionia” apparente di articoli statutarinel momento stesso in cui ci sono persone (volontari,operatori, dipendenti, appassionati, aderenti, simpatizzanti,dirigenti) che con tenacia e convinzionecoltivano il desiderio di agire ogni giorno per contribuirea difendere e tutelare la dignità di ogni uomo.Le Acli bergamasche in particolare, svolgono la loroattività associativa per mezzo della sede provincialee dei cinquantadue circoli presenti in provincia edistribuiti sul territorio.Le opere delle Acli provinciali, poi, si articolano attraversoi servizi alle persone svolti con il Patronato, ilCAF, l’Enaip (l’ente di formazione professionale), laCooperazione sociale e la Cooperazione edilizia. E’una realtà complessa, specchio della complessitàdella società in cui viviamo e di cui facciamo attivamenteparte. Nel governo delle complessità l’obiettivoè quello di “accompagnarci”, come laici cristiani,nel cammino di presa coscienza del nostro ruolo neltempo e nella storia, prendendoci cura delle fatichedegli uomini e delle donne di questo tempo. Lanostra presenza dunque è quella di laici cristiani inquesto tempo. Cerchiamo di farlo con la consapevolezzache da soli non si va da nessuna parte; cheil senso del limite della nostra azione e del nostrocontributo è requisito imprescindibile per renderefecondo quanto si fa; che ognuno, singolo o associato,in questa comunità cristiana ha un suo ruolo eche tutti insieme costituiamo la comunità. E la relazionecon gli altri diventa elemento fondamentale percostruire questa comunità. La nostra articolazionesui territori, la presenza dei servizi sui territori, l’essereuna associazione di laici cristiani, ci porta naturalmentead avere rapporti costanti e impegnati nellecomunità parrocchiali. Con più o meno fatiche, nonnascondiamolo, ma pur sempre ricercando il rapportoe il dialogo con le comunità parrocchiali. Unabuona parte dei nostri circoli e dei nostri servizi dipatronato e caf si svolgono nelle parrocchie e sonoresi possibili grazie alla disponibilità delle parrocchiestesse a consentire l’uso di quegli spazi e di queiluoghi.I dirigenti dei circoli, nel definire il calendario delle iniziative,costruiscono tali cammini in sinergia con leparrocchie, con una loro specificità ma pur semprein sinergia con loro. Ricordiamo ancora che nellamaggior parte dei casi laddove c’è un circolo, i dirigentidi quel circolo fanno parte del consiglio pastoraledella Parrocchia.Ricordiamo da ultimo il lavoro serrato e costante,unitamente alla Caritas e ai centri di primo ascoltodistribuiti sul territorio, condotto dai nostri operatoridi patronato e caf e dai volontari dei circoli perascoltare le difficoltà di lavoratori e di famiglie che inquesti mesi hanno chiesto di poter essere aiutatiattraverso il fondo diocesano di solidarietà costituitoper fronteggiare il momento di crisi. Le iniziative elaboratea livello provinciale non si sottraggono allegame con la comunità ecclesiale poiché hanno lapretesa di voler realizzare quegli obiettivi richiamatiall’art. 1 dello Statuto. E la partecipazione alle nostreiniziative non solo di chi crede ed è parte attiva dellacomunità ecclesiale ma anche di chi, da non credenteo da osservatore convinto di poter avere unproprio rapporto diretto con Dio e che non vuoleassimilarsi alla comunità ecclesiale, di chi in sostanzaha deciso di stare “sulla soglia” e guardare ciòche accade nel mondo dei cattolici anche attraversoocchi aclisti, riteniamo sia adempimento alla missioneevangelizzatrice cui ogni credente è chiamato:mostrare il volto di Cristo e leggere il volto di Cristoin ogni fratello senza dimenticare, ripetiamo, quantosia bella e faticosa l’attuazione di tale missione.La Presidenza ACLIINCONTRIAMOCI CON...LAVORIAMO INSIEME • 15


■ UN INVITO A TUTTE LE PRESIDENZE PARROCCHIALINel programma sotto esposto la Delegazione dell’AC della Lombardia fa un invito a tutte lePresidenze diocesane e parrocchiali a partecipare alla preparazione della “Settimana socialedei cattolici italiani”. Pertanto ha indetto un convegno pubblico a cui si è caldamente invitatia partecipare. La Presidenza diocesana invita le Presidenze parrocchiali a mettersi in contattoal più presto con la segreteria, secondo gli orari e i giorni che sapete, per segnalare la presenzaed eventualmente considerare l’idea di un pullman che porti tutti al Pirellone di Milanoper il “Convegno pubblico”.UN INVITO...16 • LAVORIAMO INSIEME


“La Presidenza diocesana, unitamente a tutto il Consiglio,augura a tuttiun Santo Nataleperchè l’Atteso trovi casain ogni uomodi buona volontà”.“Oggi il nostro occhio è sul piccolo Gesù che vagisce nel Presepio(lo abbiamo costruito anche in questo nostro esilio di prigioniaa consolare le nostre tristezze): considerate con me la sua condizione.Avrebbe potuto apparire al mondo uomo fatto, padrone di sé, per cosidire, espressione della sua padronanza su tutti e su tutto ed invece,lo ammiriamo, commossi, tenero infante, abbandonato alle curedella madre e del padre putativo, espressione la più piena del distaccodella sua volontà, del suo rimettersi alla volontà del Padre consideratanella volontà di Giuseppe e di Maria”(Lettera di Giuseppe Lazzatidal lager nel Natale 1943)


Campanesuonano a festaa vigilia del grande Atteso(verrà?come e doveverrà?)Naturagià si dispone all'Evento:campane, fosse almenosempre vigilia...D. M. TuroldoEdward Hopper Nyack,22 luglio 1882 - New York, 15 maggio 1967Cape Cod Morning, 1950 - Olio su tela

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