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Allegato [pdf]: il notiziario di marzo 2011 - Fondazione Laudato Si

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l’e<strong>di</strong>toriale7in sintonia con i bisogni (e le aspettative) <strong>di</strong> chi ci sta intorno.Questo non significa che mi sento a posto. Vuol<strong>di</strong>re che sono convinto che questa è la strada che Dio ciin<strong>di</strong>ca. “La carità nella verità <strong>di</strong> cuiGesù Cristo s’è fatto testimone conla sua vita e, soprattutto con la suamorte e risurrezione, è la principale“Abbiamo bisogno<strong>di</strong> recuperare quellospirito <strong>di</strong> solidarietàche non cancella lamalattia e la morte,ma aiuta a guardarlein faccia.In questo sensoRaphaël sta facendopiù <strong>di</strong> quello chepotrebbe. E noi?forza propulsiva per <strong>il</strong> vero sv<strong>il</strong>uppo<strong>di</strong> ogni persona e dell’umanità intera”,così incomincia l’enciclica <strong>di</strong> BenedettoXVI sulla carità. Poi anch’io,come tutti, faccio i conti con quelloche scriveva San Paolo: “Sappiamoche la legge è spirituale, mentre iosono <strong>di</strong> carne, venduto come schiavodel peccato. Io non riesco a capireneppure ciò che faccio: infatti nonquello che voglio io faccio, ma quelloche detesto. Ora, se faccio quelloche non voglio, io riconosco che lalegge è buona; quin<strong>di</strong> non sono piùio a farlo, ma <strong>il</strong> peccato che abita inme. Io so infatti che in me, cioè nellamia carne, non abita <strong>il</strong> bene; c'è inme <strong>il</strong> desiderio del bene, ma non lacapacità <strong>di</strong> attuarlo; infatti io non compio <strong>il</strong> bene chevoglio, ma <strong>il</strong> male che non voglio” (Romani 7, 14–19).Capitava a lui, figurarsi al sottoscritto.Nella nostra società facciamo ancora fatica a pronunciarele parole cancro o tumore. Preferiamo usare delleperifrasi. La più comune ci <strong>di</strong>ce che è “un bruttomale”. Penso che sia un’espressionemolto efficace per definire un altrotarlo che rode la nostra società: unvero e proprio brutto male. Ed èquello che ci rende ciechi e sor<strong>di</strong> neiconfronti degli altri. <strong>Si</strong>amo continuamentetentati <strong>di</strong> voltarci dall’altraparte. Per chi soffre e per chimuore, lo spazio nelle nostre case èsempre più stretto.Ospizi e obitori ci sollevano dal peso<strong>di</strong> una com–passione troppo ravvicinatae critica. Sono molte le ragioniche hanno provocato questa situazione.Non è mia intenzione mettere in crisichi è in <strong>di</strong>fficoltà. Tuttavia sonoconvinto che abbiamo bisogno <strong>di</strong>”cambiare registro, <strong>di</strong> cambiare ritmo.Abbiamo bisogno <strong>di</strong> recuperarequello spirito <strong>di</strong> solidarietà che noncancella la malattia e la morte, maaiuta a guardarle in faccia.In questo senso Raphaël sta facendo più <strong>di</strong> quello chepotrebbe. E noi?“Un sorriso in musica” per l’ospedale oncologico<strong>Laudato</strong> sì’: questo è stato <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o conduttore del grandeconcerto <strong>di</strong> Natale offerto lo scorso 26 <strong>di</strong>cembre dalcorpo ban<strong>di</strong>stico <strong>di</strong> Paitone, con la partecipazionestraor<strong>di</strong>naria della nota cantante gospel Cheryl Porter

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