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speciale light novel - Alastor

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16geekingdommech abcin collaborazione con www.mangadb.ite mangaitalia.itTIME BOKAN SERIES:LE MACCHINEDEL TEMPOGli anni ‘70 furono, come già dibattuto precedentemente, uno sfavillantebanco di sperimentazione per l’animazione giapponese.Molte tra le più celebri serie robotiche sorsero in questo periodo:talune perpetrando lo stereotipo del samurai metallico mosso daipiù alti ideali, altre presentando complesse problematiche sociali.In questo panorama di manifesta innovazione fu ancora la celebreTatsunoko Production a soffiare la sua fresca brezza creativa. E’ il1975 e la fiorente azienda ha appena prodotto i suoi anime “supereroistici”(ovvero quelle serie d’ispirazione americana ma adattateal gusto nipponico), ultimo dei quali Uchu no Kishi Tekkaman. Taleopera presentava un tentativo di porre l’accento su temi contemporaneicome il sovraffollamento e l’inquinamento globale, narrandole vicende di un viaggio interstellare. Forse a causa dello scarsosuccesso di questo anime (interrotto per mancati consensi) o magariper desiderio di rinnovamento, la Tatsunoko mise al lavoro i suoisceneggiatori migliori per dar vita a Time Bokan (タイムボカン TimeBokan) . Sotto la elementare ma gradevole regia di HYPERLINK“http://it.wikipedia.org/wiki/Hiroshi_Sasagawa”Hiroshi Sasagawa(Gatchaman, Tekkaman) vede così la luce l’apripista di quello cheIn questa vorticantespirale di demenzialitàsi succedono bizzarricombattimentidiventerà unfilone di cultonel panoramainternazionaledell’animazionerobotica. Ilnome di questaserie nasce dallafusione dellaparola inglese “time” (tempo) e l’onomatopea “bokan” che descriveil suono di una deflagrazione (il corrispettivo “boom!” occidentale).L’innovativo progetto presenta uno scenario divertente quantoimprobabile, composto di colorate e demenziali trovate sottoposteallo spettatore in rapida sequenza. La storia narra del dottor Kida,caricaturale ma positivo “scienziato pazzo”, riusciTO dopo anni distudio a creare una vera e propria macchina del tempo con l’aiutodei suoi assistenti C-robot e Sgrinfia. Quando finalmente vienetestato il prodigio elettronico, facciamo la conoscenza degli eroidi questa vicenda: la nipote di Kida, Junko, e il suo fidato compagnoTanpei. La macchina evanesce tra i flutti del tempo ed al suoriapparire non vi è più traccia dello scienziato dentro l’alloggio. Sipalesa invece il pappaggallo parlante Perasuke, che sostiene di essersirifugiato all’interno della macchina per scappare dalla terribilemoglie. Purtroppo nella concitazione del momento ha azionato involontariamenteil pilota automatico, abbandonando il dott. Kida inun’era imprecisata. L’obiettivo dell’improbabile team sarà quello direcuperare il professore disperso ma non solo: il goffo pappagalloha riportato un “dinamante”, una preziosissima pietra che è anchein grado di produrre un’energia pressoché infinita, sostenendoinoltre che nella sua era si tratta di una pietra piuttosto comune.La notizia arriva al furbo Sgrinfia, che dopo aver rubato i progettidella macchina del tempo, ne costruisce una versione differenteper se stesso. Il doppiogiochista sarà affiancato dalla diabolica masfortunata Lady Margot e dal forzuto Birba.Il tormentone dei viaggi temporali diverrà dunque animato di ricchisiparietti: su di un fronte Junko e Tanpei desiderano ritrovare ildottore e riportare il pappagallo alla sua terra natia, di conversoLady Margot ed i suoi scagnozzi voleranno attraverso le epochecon l’unico intento di arricchirsi. Durante le scorribande dei nostrieroi, il canovaccio si ripeterà incontrovertibilmente: i “buoni”approderanno alle epoche più disparate per fraternizzare con lapopolazione indigena, al contrario i “cattivi” rapiranno e ruberannoil prossimo, disposti a tutto pur di ottenere ciò che più ambiscono.Lo scontro tra le due fazioni diviene dunque inevitabile e sarà allorache verrà fatto maggior sfoggio delle burle: robot e macchineda guerra elaboreranno le più goffe ed inefficaci strategie pur dimettere in scacco il nemico. L’epilogo, naturalmente, sarà sempreil medesimo: dopo un apparente vittoria da parte del perfido trio cisarà la riscossa degli eroi che manderanno a gambe all’aria il teamavversario. Spesso con umilianti figuracce e ridicole fughe, LadyMargot (la cui costante è quella di rimanere sovente discinta dopole esplosioni) scomparirà per poi tornare più determinata che mainell’episodio successivo.A questa prima Time Bokan sono seguite numerose serie aventitematiche analoghe con leggere variazioni sul tema, talvolta introducendopiccoli “teatrini” all’interno degli episodi, per valorizzareil pubblico giapponese ed incrementare così l’audience. Nelcaso di “Yattodetaman” (da noi giunto con il nome di “Calendardi MatteoDonatiMan”) vi erano addirittura due piccolerubriche dedicate agli scagnozzi: nellaprima (quella del meccanico “settembre”,costruttore delle divertentimacchine da guerra) venivano persinopubblicate le foto e lette le missive deibambini che apprezzavano la serie, nellaseconda (quella dell’ottuso “ottobre”)venivano messe in luce le qualità brutali esgraziate del nerboruto malvivente. Nel caso di questa serie, unamenzione particolare va ai divertenti ed assurdi adattamenti italianiche vedono rinominati personaggi secondari come il “Conte donGiovanni” e due ridicoli operatori televisi onnipresenti dal nome di“Nando Martellotti” ed “Elephant cameraman”. Un plauso va al piùcelebre titolo del filone: “Yattaman”, il quale vantava un enormeparco “macchine” estremamente variopinto e seppur non differendoin alcun modo dal canovaccio base di questi anime, godeva diun character design molto accativante. In quest’opera come nellealtre del genere “bokan” l’ampio numero di episodi era sovente unpretesto per introdurre i molteplici e divertenti animali robotici chefecero la felicità delle industrie di giocattoli (Takatoku, Bandai eUnifive sono solo alcuni tra i marchi che realizzarono piccoli gioielli“die cast” raffiguranti trasposizioni robotiche di elefanti, panda ecani combattenti, grandi protagonisti del cartone).Tornando invece alla struttura portante del filone, va indubbiamentecitata la malvagia leader femminile di tutte le serie Time Bokan:solitamente rappresentata come una goffa “Lady Godiva”, è forse ilpunto di raccordo tra l’utenza più giovane e quella adolescenziale.Maliziosa e quasi priva di pudori, questa figura esibisce (più o menovolontariamente) il seno o sensuali completi da intimo donandoquel tocco “osé” che potremmo identificare nelle pellicole nostranedi Banfi e della Fenech.In ogni serie Time Bokan vi è un oggetto mistico da recuperare,talvolta si tratta di una creatura magica, in altri casi invece diun’imprecisata pietra di cui nessuno conosce l’aspetto né la realefunzione. La costante è il progressivo (ma mai definitivo sino all’ultimoepisodio) avvicinamento a tale meta. In questa vorticantespirale di demenzialità si succedono bizzarri combattimenti doveforse i veri protagonisti sono, oltre alle già citate macchine, proprioi “villain”: come Donald Duck di madre Disney, le simpatiedello spettatore vanno allo sfortunato trio che, tra mille malefatte,riesce a fatica ad arrivare a fine mese, costretto ai lavori più umiliper finanziare i robot che sistematicamente distrugge. L’attesa delbambino, come quella dell’odierno spettatore nostalgico, è forserivolta proprio a quella ridanciana sconfitta che i mediocri “cattivi”subiscono: priva di reali vittime e tragicomica nel suo epilogo,la dipartita diviene dunque uno scoppiettante quanto elementareaffresco naif. La dicotomia bene/male sfuma ed al contempol’imperativo morale passa in secondo piano. Si grocca infine coralmentedella scanzonata policromia di situazioni che accompagneràlo scalcinato carrozzone delle macchine del tempo, ovunque essodecida di condurci.

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