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Albania archeologica Sandro Caranzano - Società Friulana di ...

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<strong>Albania</strong>:nella terra degli antichi IlliriL’o<strong>di</strong>erna <strong>Albania</strong> ha giocato un ruolo strategico nell’antichità ed è stata il punto <strong>di</strong> contattotra le civiltà illirica, greca e romana. Epidamno, Apollonia, Butrinto, Pheniki, Byllis e Skodranascondono un patrimonio archeologico <strong>di</strong> grande valore ancora in gran parte sconosciuto.<strong>di</strong> <strong>Sandro</strong> <strong>Caranzano</strong>La nazione albanese ha una storiarelativamente recente; benché ideologiee movimenti in<strong>di</strong>pendentisti fosserogià fioriti nell’Ottocento, la sua data <strong>di</strong>nascita si fissa al 28 novembre 1912, altermine della Prima guerra balcanicache comportò l’affrancamento dellaregione dalla potenza ottomana.La più antica attestazione del nome<strong>Albania</strong> si ritrova, tuttavia, già in undocumento storico redatto dello storicobizantino Michele Attaliate attorno al Xsec. a.C. Per quanto concerne il periodoprecedente, le fonti scritte taccionoed è, pertanto, opportuno cercareun riscontro tramite l’archeologia.Nell’età del Ferro il territorio montuosodell’<strong>Albania</strong> era occupato da tribù <strong>di</strong>etnia illirica, mentre il litorale marittimoe il suo entroterra erano stati oggetto <strong>di</strong>una progressiva e lenta colonizzazioneda parte dai Greci.Secondo gran parte degli archeologi,i progenitori degli attuali albanesiandrebbero cercati proprio nelleantichissime tribù illiriche che da tempoimmemorabile popolavano la regione.Non vi è poi dubbio che la particolareposizione geografica dell’<strong>Albania</strong>,situata a cavallo tra oriente e occidente etra area <strong>di</strong> lingua latina e area <strong>di</strong> linguagreca, influenzò in modo determinantela storia del paese. Due gran<strong>di</strong> scontricome la guerra tra Cesare e Pompeoe quella tra Ottaviano, Antonio eCleopatra si svolsero, non a caso, nellospecchio <strong>di</strong> mare prossimo all’attualecosta albanese.Lo storico alessandrino Appiano (II secd.C.) descrive con dovizia <strong>di</strong> particolarilo sbarco <strong>di</strong> Cesare e dei suoi fedeliveterani presso la baia <strong>di</strong> Peleste,nonché le concitate marce forzatesulle montagne Acroceraunie, durantela notte, nel tentativo <strong>di</strong> prendere <strong>di</strong>sorpresa Pompeo asserragliato pressoDurazzo. La resa dei conti avvenne aFarsàlo in Macedonia, dove Pompeofu sconfitto, e con lui l’ampio stuolo <strong>di</strong>aristocratici e principi orientali – per lopiù clientes – che si erano uniti alla suafazione.La battaglia <strong>di</strong> Azio tra Ottavianoe Marco Antonio si svolse centochilometri più a sud dell’attuale confinegreco-albanese, ma questo poco conta,perché tale <strong>di</strong>aframma nell’antichitànon esisteva. La vittoria su Pompeo e


Cleopatra fu presentata a Roma comeuna vittoria della cultura romanainsi<strong>di</strong>ata dalla teocrazia egiziana deiTolomei.Gli esiti <strong>di</strong> tali scontri ebbero riflessira<strong>di</strong>cali sul mondo antico e moltistu<strong>di</strong>osi sono convinti che se i risultatifossero stati <strong>di</strong>fferenti, anche ilmondo in cui viviamo non sarebbe ilmedesimo.In seguito, l’<strong>Albania</strong> fu teatro dellemigrazioni gote e slave, e si trovònuovamente centro dell’attenzionenel Me<strong>di</strong>oevo durante le fasi concitatedella caduta <strong>di</strong> Costantinopoli in manomussulmana (1453). Giorgio CastriotaSkanderbeg – il più importante eroenazionale albanese – è ricordato peressersi opposto all’avanzata versooccidente della Sublime Porta. Il suonome viene spesso posto a fianco <strong>di</strong>quello degli Hunya<strong>di</strong> d’Ungheria edei principi valacchi (i campioni della<strong>di</strong>fesa della cristianità), e gli albanesisono convinti che il ruolo giocato daquesto condottiero sia ingiustamentesottovalutato dall’opinione pubblicaoccidentale.Oggi l’<strong>Albania</strong> evoca a molti la spietata<strong>di</strong>ttatura comunista legata alla figura<strong>di</strong> Hoxha, e i conflitti sociali scatenatisinei decenni successivi la caduta del“muro”; l’immagine del paese nelmondo è poi fortemente influenzatadal fenomeno dell’emigrazione, fattosimassiccio soprattutto a partire daglianni novanta. Tuttavia, nell’ultimodecennio si è avviato un veloceprocesso <strong>di</strong> trasformazione: Tiranaè <strong>di</strong>ventata una capitale vivace ecosmopolita mentre la campagnapresenta un patrimonio paesaggisticoe culturale incontaminato in cui lacomponente <strong>archeologica</strong> gioca unruolo importante.Sulla scia <strong>di</strong> Apollo: i Greci inEpiroGli autori antichi riferiscono inomi <strong>di</strong> molte comunità illirichestanziate nella moderna <strong>Albania</strong>: trai più significativi i Tesproti, i Càoni,i Taulanti, i Partini, gli Amantini e iLabeati. Non è affatto facile compilareuna “carta geografica” dell’età delFerro perché, guerre ed eventi politiciindussero a frequenti mutamenti deiconfini e alcune comunità finirono peressere assorbite da quelle vicine e piùpotenti.In linea generale, si può <strong>di</strong>re chel’entroterra montagnoso fu a lungoIL PIANTO DELLE NINFE DI PANil dominio incontrastato delle fieretribù illiriche, mentre la costa fuvisitata a più riprese da genti giuntespesso da terre lontane, alla ricerca<strong>di</strong> risorse agricole e minerarie o,più semplicemente, per esercitare ilcommercio.L’ubertosità delle terre non sfuggì aicoloni corinzi stanziati sull’isola <strong>di</strong>Corfù che, nel 627 a.C., fondarono unaprima colonia ad Epidamno/Durazzo.Le fonti antiche lasciano intendereche quello greco non fu il primoinse<strong>di</strong>amento in assoluto. Secondola tra<strong>di</strong>zione riferita dallo storicogreco Appiano, il nome Epidamnoappartenne ad un re vissuto inun’epoca molto remota che avevafondato un primo villaggio situatosu un’altura. Il giovane Durazzo (gr.Dyrrachion), nato dall’unione trasua figlia e Poseidone. sarebbe statoil primo a scendere sulla costa perpromuovere la costruzione <strong>di</strong> un portoche ebbe il suo nome.Appiano, che raccolse informazioni<strong>di</strong> prima mano dalla gente del posto,aggiunge che i locali tenevano anchein grande considerazione Ercole peril fatto che aveva aiutato Durazzo aliberarsi dei fratelli che gli avevanomosso guerra. Durante la battagliaperò, per un fatale errore, Ercole ucciseil fratello del re, Ionio, il cui corpo fupietosamente in una bara e sepolto nelmare che prese il suo nome.In questa ricostruzione storicaammantata <strong>di</strong> leggenda, si afferma chein seguito la città passò in mano alletribù illiriche dei Brigi, dei Taulanti edei Liburni; l’arrivo dei Greci <strong>di</strong> Corfùviene ricordata in un periodo ancorasuccessivo, sfruttando i conflittiapertisi tra le tribù locali.Se <strong>di</strong>amo cre<strong>di</strong>to alla cronologiafornita dallo storico, risulta che gliIl culto delle ninfe ripropone un culto delle acque e delle sorgenti <strong>di</strong> età preistoricarielaborato dalla civiltà greca. Plutarco narra che il comandante <strong>di</strong> una nave greca <strong>di</strong>nome Thamos, giunto in prossimità <strong>di</strong> Butrinto (la città illirica situata a sud <strong>di</strong> Apollonia)sentì una voce che gli intimava <strong>di</strong> scendere sulla terra ferma per annunciare la morte<strong>di</strong> Pan. Sbarcato e adempiuto il compito, udì levarsi uno straziante lamento; eranole ninfe <strong>di</strong> quei boschi che piangevano assieme la scomparsa del loro <strong>di</strong>o. Proprio aButrinto, l’archeologia ha rivelato la presenza <strong>di</strong> un pozzo sacro frequentato per secoli.In età romana una certa Iunia Rufi na vi fece scolpire una de<strong>di</strong>ca in lingua greca in cui sidefi nisce «amica delle ninfe».Le ninfe erano <strong>di</strong> casa anche ad Apollonia. Secondo Plutarco, alla periferia <strong>di</strong> città vierano pozzi <strong>di</strong> bitume fumanti presso cui veniva consultato un oracolo. Lo scrittoregreco ricorda che i presagi venivano ottenuti gettando dell’incenso presso le bocchedelle fumarole e i responsi ricavati osservando se le fi amme carpivano o ignoravanol’esca. Su due argomenti l’oracolo non era però in grado <strong>di</strong> dare responsi: sulmatrimonio e sulla morte <strong>di</strong> un uomo. La località era chiamata, per l’appunto, Ninfeo.


Nella pagina opposta, planimetriadella città romana <strong>di</strong> Butrinto ebronzetto rappresentante lo Zeusfulminante <strong>di</strong> Dodona, dall’acropoli <strong>di</strong>Apollonia (460 a.C. ca.).In questa pagina la Porta del Leone<strong>di</strong> Butrinto e una veduta sullapianura antistante la città caonia.


eventi mitici legati alle figure <strong>di</strong> Durazzoe Epidamno sono ambientati nellaprima età del Ferro, se non ad<strong>di</strong>ritturasul finire dell’età del Bronzo.In ogni caso, l’arrivo dei Grecitrasformò ra<strong>di</strong>calmente lo stile <strong>di</strong> vita eil peso politico dell’antico porto illirico.Anche lo skyline della baia dovettemutare con l’erezione <strong>di</strong> una potentecinta <strong>di</strong> mura, <strong>di</strong> un moderno porto, <strong>di</strong>quartieri <strong>di</strong> abitazione e <strong>di</strong> molteplicisantuari. Purtroppo i quartieri dellacittà moderna (che con i sui 250.000abitanti è la seconda città dell’<strong>Albania</strong>)hanno cancellato molte testimonianzearcheologiche. Le fonti antiche e iritrovamenti avvenuti fortuitamente ilsecolo scorso ci offrono però un riflessodall’antica opulenza.Nel 516 a.C., anno della sessantaseiesimaOlimpiade, Cleostene <strong>di</strong> Durazzovinse le corse con i carri; per celebrarel’evento, commissionò niente meno chead Agelada <strong>di</strong> Argo (il maestro <strong>di</strong> Fi<strong>di</strong>a,Mirone e Policleto) un gruppo scultoreorappresentante sé stesso e il suo aurigasu un carro trainato da quattro cavalli(Phoinix, Korax, Knanias, Samos).Negli stessi anni la città coniò deglistateri dal peso <strong>di</strong> 10,4/11 grammi(corrispondenti a quattro dracme),riportanti sul recto una mucca che nutreuna giovenca e sul verso una figuraquadrangolare con alcuni ornamenti,forse una schematizzazione dei giar<strong>di</strong>ni<strong>di</strong> Alcinoo, la cui reggia veniva ubicatasull’isola <strong>di</strong> Corfù (un chiaro segnodell’orgoglio dei coloni per le proprieorigini).Le testimonianze <strong>di</strong> età greca venute inluce in città sono in buona parte raccoltenel Museo Archeologico <strong>di</strong> Durazzo,riaperto nel 2002 con un allestimentomoderno e chiaro. Un’intera paretepropone una campionatura dellestatuette in terracotta scoperte pressoun antico santuario ubicato sullacollinetta <strong>di</strong> Dautë, alle porte della cittàantica: si tratta <strong>di</strong> ex voto in argillarappresentanti una <strong>di</strong>vinità femminileacconciata in vario modo, talora turritae seduta su un trono, nonché moltepliciimmagini <strong>di</strong> offerenti. Quella cheha trovato spazio nell’esposizione èuna semplice campionatura, perchénei magazzini – incre<strong>di</strong>bile ma vero– giacciono una tonnellata e mezza <strong>di</strong>terrecotte figurate, tre tonnellate <strong>di</strong>vasi e cocci e ben seicentocinquantamonete. I risultati degli stu<strong>di</strong> condottidall’équipe franco-albanese che dal2002 stu<strong>di</strong>a il complesso archeologicosembrano convincenti; il santuario eraprobabilmente de<strong>di</strong>cato ad Artemide(qui assimilata alla dea illirica Ben<strong>di</strong>s)e gli ex voto sono la testimonianza dellacontinua frequentazione del santuarioda parte delle giovani donne in occasionedei riti <strong>di</strong> passaggio, in particolarequello dall’adolescenza alla pubertà e inpreparazione del matrimonio.La città godeva <strong>di</strong> una posizionestrategica invi<strong>di</strong>abile, ma aveva unpunto debole comune a molte altre cittàgreche: l’endemica carenza <strong>di</strong> grano.È noto, d’altronde, che fu proprio ilbisogno <strong>di</strong> terra coltivabile ad indurrei Greci a fondare subcolonie in cuitrasferire la popolazione eccedente.Epidamno <strong>di</strong>pendeva dagli Illiri perbuona parte degli approvvigionamentigranari, e le buone relazionicommerciali con gli in<strong>di</strong>geni eranoconsiderate così strategiche che, a<strong>di</strong>ntervalli regolari, veniva scelto tra icitta<strong>di</strong>ni più abbienti un magistratochiamato polétes, incaricato <strong>di</strong> recarsipresso i sovrani “barbari” e spuntarele migliori con<strong>di</strong>zioni commerciali perl’intero anno a venire.Epidamno fu la più celebre coloniagreca sullo Ionio ma non l’unica. Centochilometri più a sud e a sessanta sta<strong>di</strong>dal mare (circa <strong>di</strong>eci chilometri), uncontingente corinzio <strong>di</strong> duecento colonifondò Apollonia. La città era sovrastatada un tempio de<strong>di</strong>cato ad Apollo, il <strong>di</strong>oprotettore della città che aveva guidatocon il suo corso i primi coloni nel viaggioda Oriente ad Occidente; orientato, nona caso, in <strong>di</strong>rezione del sorgere del sole,l’e<strong>di</strong>ficio aveva colonne doriche e unfregio ionico rappresentante la lotta trai Greci e le Amazzoni.I coloni <strong>di</strong> Apollonia erano fieri delleproprie origini elleniche. Lungo lastrada che esce dalla città ad oriente sitrovano <strong>di</strong>versi tumuli monumentaliin cui furono sepolte più generazioni<strong>di</strong> aristocratici. Il ritrovamento, nelcorso <strong>di</strong> recenti campagne <strong>di</strong> scavi,<strong>di</strong> un tumulo databile all’età delBronzo finale, giustifica la scelta <strong>di</strong>questo insolita tecnica <strong>di</strong> sepoltura– non attestata nel mondo corinzio– e <strong>di</strong>mostra l’importanza del substratoculturale locale.Recenti scavi archeologici hanno<strong>di</strong>mostrato che le tombe, e<strong>di</strong>ficate inetà arcaica in forma modesta, furonoingigantite e ampliate a partire dalVI sec a.C. dai <strong>di</strong>scendenti dei primicoloni che vi deposero corre<strong>di</strong> moltoricchi, comprendenti vasi decorati afigure rosse e preziosi sarcofagi. Unmodo come un altro per sottolineareorgogliosamente le proprie ra<strong>di</strong>ci e ilprestigio del proprio lignaggio, in unacittà che doveva essersi, nel frattempo,ingran<strong>di</strong>ta con un ulteriore apporto <strong>di</strong>Illiri ben integrati nella società civiledella polis.


A sinistra, veduta della caveaveduta dell’anfi teatro <strong>di</strong>Durazzo, costruito nella primametà del II sec d.C. ed oggiinteressato da operazioni <strong>di</strong>scavo e restauro.A destra, dall’alto versoil basso, rinvenimento <strong>di</strong>sculture durante gli scavialbano-russi sul fi nire deglianni ‘50 ad Apollonia, rilievorappresentante giochigla<strong>di</strong>atori da Apollonia eveduta del canale <strong>di</strong> Vivari <strong>di</strong>Butrinto.Sulle montagne dei fieri IlliriI Corinzi sbarcarono sulle pianurecostiere provenendo dal mare echiamarono la regione con il nomeÀpeiros che si può tradurre come“senza confini”. Le montagne piùinterne furono invece da sempredominio incontrastato delle fiere tribùin<strong>di</strong>gene che controllavano i passi checonducono in Macedonia e verso ilbacino danubiano.Il contatto con il mondo grecocoloniale fu apparentemente propizio;non solo l’élite, ma anche la “classeme<strong>di</strong>a” iniziò a bere il vino con coppeioniche, attingendolo da gran<strong>di</strong>crateri; al contempo, la <strong>di</strong>ffusionedegli aryballoi <strong>di</strong>mostra che i profumiesotici si erano trasformati in unamerce ricercata.I centri in<strong>di</strong>geni si organizzaronoin unità amministrative federatechiamate koinà che facevanoriferimento ad un centro principale,generalmente <strong>di</strong> superficie modesta,ma dotato <strong>di</strong> un’acropoli protettada un circuito <strong>di</strong> mura ciclopiche.L’archeologia ha identificato decine <strong>di</strong>queste “rocche”, <strong>di</strong>sperse sul territorioalbanese ad un altitu<strong>di</strong>ne compresatra i trecento e mille metri sul livellodel mare: Cassopea, Feniki, Amantia,Lissus, Scutari, solo per fare qualcheesempio. Almeno inizialmente, ilmondo illirico non sembra infattiaver conosciuto la “civiltà urbana” e lamaggior parte della popolazione vivevain piccoli villaggi (katà kòmas).La grande svolta urbanistica sembraessere avvenuta nel IV sec a.C., inconcomitanza con l’affermarsi sullascena internazionale <strong>di</strong> alcuni reillirici menzionati dagli storici greci.Bardylis – che ebbe il privilegio <strong>di</strong>vivere sino a novant’anni nonostanteun’esistenza piuttosto movimentata– fu in grado <strong>di</strong> vincolare il re Aminta<strong>di</strong> Macedonia a un tributo annuale,tenne testa all’esercito dei Molossi edegli Spartani, e trovò la morte in uncombattimento contro Filippo II <strong>di</strong>Macedonia.Il rapporto tra Illiri e Macedoni fu “<strong>di</strong>o<strong>di</strong>o e amore”: quando Alessandrolitigò con il padre trovò protezione allacorte del re illirico Pleurias, ed eranoilliriche e <strong>di</strong> stirpe reale sia la madre<strong>di</strong> Filippo II, sia una delle sue mogli,Audata; il matrimonio d’altronde erauna strategia normalmente utilizzatanell’antichità per saldare i legami trapopoli vicini.I siti illirici scavati sino ad ogginon sono molti, ma la loro visita ègratificante grazie all’imponenzadella mura e all’ambiente naturaleincontaminato che lascia chiaramenteimmaginare la grandezza dei tempipassati. Il percorso tortuoso escomodo necessario per raggiungerli ècompensato dall’appagamento visivoofferto dalle ampie vallate percorseda fiumi dal colore azzurro intensoe dalla corona <strong>di</strong> montagne, spessoinnevate.È il caso <strong>di</strong> Byllis, uno dei centriillirici meglio scavati e più conosciuti,appoggiato su una suggestivapiattaforma naturale affacciata sulfiume Vjosë a circa cinquecento metrisul livello del mare; la città <strong>di</strong>stasolo trenta chilometri da Apollonia,lungo la via <strong>di</strong>retta in l’Epiro e inMacedonia.L’agorà <strong>di</strong> Byllis non è molto <strong>di</strong>fferenteda quella <strong>di</strong> molte città greche: unapiazza <strong>di</strong> quattro ettari è circondata sutre lati da una stoà, vi si trovano uno


Emiciclo del teatro <strong>di</strong> Butrintoinvaso dall’acqua per il bra<strong>di</strong>sismo,e planimetria dell’area sacra deltempio <strong>di</strong> Asclepio con l’a<strong>di</strong>acenteteatro.Nella pagina a destra, ricostruzionedella stoà A della città illirica <strong>di</strong> Byllis(III sec a.C.).


sta<strong>di</strong>o, un teatro ed e<strong>di</strong>fici pubblici.C’è anche una grande cisterna in cuisi raccoglieva l’acqua che scendevadai gra<strong>di</strong>ni dello sta<strong>di</strong>o durante ipiovaschi. Il teatro poteva conteneresettemila spettatori e questo cipuò dare un’idea della consistenzademografica della città nel suoperiodo <strong>di</strong> massimo splendore. Nonmolto lontano, la citta<strong>di</strong>na satellite<strong>di</strong> Klos (forse l’antica Nikaia) <strong>di</strong>spone<strong>di</strong> un secondo teatro in cui potevanotrovare posto settecento spettatori.Questa fioritura <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> spettacolo<strong>di</strong>mostra che l’amore per la trage<strong>di</strong>agreca e per la comme<strong>di</strong>a aveva fattobreccia anche nel cuore degli Illiri.Data la conoscenza ancora embrionaleche la maggior parte <strong>di</strong> loro sembraaver avuto della lingua greca, non sipuò escludere che le opere teatralisubissero un adattamento in linguaillirica prima <strong>di</strong> essere messe in scena.In ogni caso, il grado <strong>di</strong> ellenizzazionedelle popolazioni in<strong>di</strong>gene dovevaessere sufficientemente avanzato,perché gli abitanti <strong>di</strong> Byllis venivanoinvitati ogni quattro anni a partecipareai Giochi Pitici che si tenevano a Delfi,un privilegio negato ai barbari.In linea <strong>di</strong>retta, lungo la strada che,costeggiando il fiume Aôos conducea Valona si trova la rocca <strong>di</strong> Amantia,città illirica fortificata su un pianoroche copre una superficie <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ciettari. Gran parte dell’area è oggioccupata dal piccolo villaggio <strong>di</strong> Ploçë,pertanto gli scavi si sono limitati allazona esterna alle mura.Anche gli abitanti <strong>di</strong> Amantia nonvollero rinunciare allo sta<strong>di</strong>o, cherealizzarono appena fuori le mura. Ilcircuito murario del V sec. fu costruitocon blocchi poligonali e rimodellatoil secolo successivo con blocchisquadrati, uniti senza far uso <strong>di</strong> calce.Gli Illiri non recepirono con favore letecniche costruttive basate sull’uso delmattone (crudo o cotto) sperimentatenelle città greche; la cosa fu notata daiRomani che utilizzarono l’appellativo<strong>di</strong> “eacide” per definire la tecnica<strong>di</strong> costruzione a secco; Eacide, a<strong>di</strong>re il vero, era il nome del padre<strong>di</strong> Pirro, ma il suo nome fu usato,per metonimia, per in<strong>di</strong>care l’interaregione geografica.Merita, infine, <strong>di</strong> essere citatala citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Saranda (l’anticaOnchesmos), situata su un bel golfoche guarda alla vicina isola <strong>di</strong> Corfù:del suo passato splendore nonrimane molto da vedere e la citta<strong>di</strong>naoggi è conosciuta più per gli ottimipiatti <strong>di</strong> pesce che per l’archeologia.Nell’antichità, invece, era lo sboccosul mare ed il porto la cittadella illiricadei Càoni, Phoinike. Quest’ultimaCronologia dell’Illiria– fondata su un ampio pianoro allametà del IV sec a.C. – venne adassumere un’importanza sempremaggiore, soprattutto dopo essereentrata a far parte dell’Epiro unificatodal leggendario Pirro. Phoinike è stataoggetto <strong>di</strong> scavi e sondaggi ma l’attività<strong>archeologica</strong> è ancora ai primi passi;2100-1200 a.C. Età del Bronzo.1200-450 a.C. Età del Ferro.627 a.C. Fondazione <strong>di</strong> Epidamno da parte <strong>di</strong> un contingente corinzio corcirese.588 a.C. Fondazione della colonia greca <strong>di</strong> Apollonia.516 a.C. Cleostene <strong>di</strong> Durazzo vince con la gara con i carri ad Olimpia.435 a.C. Intervento dei Corciresi ad Epidamno; inizia la Guerra del Peloponneso.IV sec a.C. Monumentalizzazione dei centri illirici <strong>di</strong> Butrinto, Phoinike, Byllis.297 a.C. Pirro si inse<strong>di</strong>a sul trono Molosso <strong>di</strong> rientro dall’esilio,229 a.C. I Romani <strong>di</strong>chiarano guerra al regno illirico della regina Teutalamentando gli atti <strong>di</strong> pirateria illirici nell’Adriatico.168 a.C. Il re illirico Genzio si allea con Filippo V <strong>di</strong> Macedonia; vinto da L.Anicius Gallus è portato in trionfo a Roma. Fine dell’in<strong>di</strong>pendenza illirica.148 a.C. L’<strong>Albania</strong> meri<strong>di</strong>onale viene a far parte della Provincia <strong>di</strong> Macedonia146 a.C. Il proconsole <strong>di</strong> Macedonia Gaio Ignazio sistema la via Egnatia.59 a.C. L’<strong>Albania</strong> a nord del fiume Mat <strong>di</strong>venta Provincia dell’Illirico.48 a.C. Cesare porta il suo esercito in Epiro e asse<strong>di</strong>a Pompeo a Durazzo.44 a.C. Augusto attende i suoi stu<strong>di</strong> ad Apollonia.31 a.C. Ad Azio, vittoria navale <strong>di</strong> Augusto contro Cleopatra e Marco Antonio.30 a.C. Deduzione della Colonia Augusta Buthrotum .41-54 d.C. Scutari <strong>di</strong>venta colonia romana al tempo <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o.249 d.C. Diventa imperatore Messio Traiano Decio, <strong>di</strong> origini illiriche.268 d.C. Aurelio Clau<strong>di</strong>o II, imperatore illirico, respinge i Goti a Naissus.284 d.C. Diocleziano <strong>di</strong>vide la regione in tre province: Epirus Nova (cap.Durazzo), Epirus Vetus (cap. Nicopolis) e Epirus Pravalis (cap. Scutari).450 d.C. Valamiro, re dei Goti occupa Durazzo.522 a.C. Un <strong>di</strong>sastroso terremoto <strong>di</strong>strugge Durazzo.VI sec d.C. Invasioni slave nei Balcani.610-641 d.C. Sotto l’imperatore Eraclio gli Slavi vengono sistemati in zonespopolate durante la riorganizzazione per “temi” dall’impero bizantino.1043 d.C. Prima attestazione storica del nome <strong>Albania</strong> <strong>di</strong> Michele Atalliate.1204-1358 d.C. Despotato d’Epiro e guerre contro Serbi e Bulgari.1358-1395 d.C. Regno albanese della famiglia Thopia.1395-1474 d.C. Regno albanese della famiglia Kastrioti.1444 d.C. Costituzione della lega dei popoli albanesi a Lezhe sotto Skanderbeg.1468 d.C. Muore Skanderbeg.1474-1478 d.C. Annessione alla Repubblica <strong>di</strong> Venezia.1478-1912 d.C. Dominio ottomano.1912 d.C. Guerra <strong>di</strong> liberazione e costituzione dello stato in<strong>di</strong>pendente albanese.


si segnala, tra gli altri, l’importantecontributo dell’Università <strong>di</strong> Bolognache ha recentemente festeggiato il suodecennale <strong>di</strong> ricerche sull’acropolicaonia.Pirro, re dell’EpiroTutti conoscono il nome <strong>di</strong> Pirro,proverbiale per il valore delle impresecondotte ma anche per l’inconcludenzadelle molteplici vittorie conquistatesul campo.Pirro apparteneva alla tribù deiMolossi, stanziatasi attorno al IV seca.C. in Epiro (la ragione a cavallotra l’<strong>Albania</strong> meri<strong>di</strong>onale e l’Epirogreco). I Molossi riconoscevano nelproprio lignaggio un’origine troiana,riconducendo la nascita del lorocapostipite, Molosso, all’unione traNeottolemo (il figlio <strong>di</strong> Achille) eAndromaca (la vedova <strong>di</strong> Ettore);secondo la tra<strong>di</strong>zione, dopo unaserie <strong>di</strong> peripezie, i due avevanofissato la propria residenza proprionella citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Butrinto (nel suddell’attuale <strong>Albania</strong>).Questa versione del mito, non altroveattestata, fu probabilmente elaborataa tavolino in età classica su impulsodai sovrani molossi, che desideravanoaccrescere il prestigio del propriocasato.Il racconto venne ripreso da Euripidenell’Andromaca e così, il celebredrammaturgo fu invitato nella cittàmolossa <strong>di</strong> Passaron per sovrintenderealla messa in scena della trage<strong>di</strong>a.Plutarco – nelle Vite parallele– fornisce molti particolari gustosisu Pirro, un generale che guidava isoldati indossando il caratteristicoelmo ornato da due corna <strong>di</strong> capra.In gioventù, ban<strong>di</strong>to dalla patria,Pirro era andato a cercare fortunapresso importanti eserciti ellenistici.Dopo alcune valorose prove campali,il celeberrimo Demetrio Poliorcete(uno dei successori <strong>di</strong> Alessandro) loaveva inviato in Egitto alla corte deiTolomei in qualità <strong>di</strong> ostaggio, unaposizione che gli offrì interessantiopportunità. Entrato nelle grazie delsovrano egiziano Tolomeo I, Pirroebbe infatti il privilegio <strong>di</strong> sposareAntigone, figlia <strong>di</strong> primo letto dellaregina d’Egitto Berenice.Nel 297 a.C. il comandante molossofece ritorno in Epiro in compagniadella giovane sposa e si impossessòdella corona a seguito della morte<strong>di</strong> suo cugino Neottolemo, sulquale correva voce che fosse statoavvelenato.Nel rispetto <strong>di</strong> una qual vena tragicache accompagnò Pirro per tutta la suatormentata esistenza, la principessaegiziana morì solo due anni piùtar<strong>di</strong>. Pirro volle eternare il nomedella giovane intitolandole la cittàche si stava apprestando a fondare:Antigonea. Quest’ultima fu pianificataa settecento metri <strong>di</strong> quota, nel cuoredella valle del fiume Drino (strategicavia <strong>di</strong> comunicazione tra Epiro el’Illiria), appollaiata in una bellaIn alto una campionatura delle offertevotive fi ttili recuperate presso lo scavoarcheologico in localita Dautë, allaperiferia dell’antica Epidamno; in basso,<strong>di</strong>segno ricostruttivo della frontescena delteatro <strong>di</strong> Byllis come si doveva presentarein età ellenistica.Nella pagina a fi anco, bastione orientaledella mura <strong>di</strong> Apollonia.posizione panoramica sui colli cheoggi sovrastano l’affascinante cittàme<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Girokastra.Antigonea è il simbolo stesso dellapresenza del più famoso condottieromolosso in <strong>Albania</strong> ed è anche il piùimportante sito archeologico eacidedel paese.L’impianto urbano rispetta latra<strong>di</strong>zione delle città greche conisolati rettangolari <strong>di</strong> 51 x 102 mattraversati, in senso est-ovest, dauna grande strada che si sviluppa pernovecento metri. La pianificazioneurbana fu stu<strong>di</strong>ata a tavolino creando


tre quartieri contigui: l’acropoli cheospitava anche i coman<strong>di</strong> militari,uno spazio abitativo comprendentel’agorà, e un ulteriore quartierelasciato parzialmente libero inprevisione dell’arrivo <strong>di</strong> nuovicitta<strong>di</strong>ni dalla campagna. Il centro<strong>di</strong>ventò ben presto uno dei piùpopolati della regione, proponendosicome un polo <strong>di</strong> riferimento per ilcommercio e l’artigianato <strong>di</strong> qualità.Antigoneia non fu ovviamente l’unicagrande città eacide. Oltre ad averincorporato nei suoi posse<strong>di</strong>mentiButrinto e Phoinike, il regno molossosi estese più a sud, in corrispondenzadell’attuale Epiro greco, dovesorgevano Ambracia e Passaron (lacittà in cui i sovrani giuravano fedeltàalle leggi e venivano inse<strong>di</strong>ati).I Molossi dominavano anche ilceleberrimo santuario oracolare <strong>di</strong>Dodòna dove i sacerdoti, secondo unatra<strong>di</strong>zione antichissima, emettevanoresponsi interpretando lo stormiredelle foglie mosse dal vento <strong>di</strong> unaquercia sacra a Zeus.Il mistero <strong>di</strong> Monunois el’acropoli <strong>di</strong> SelçaGli alleati italici <strong>di</strong> Pirro e gli stessiRomani rimasero piuttosto sconcertatidall’imponente esercito messo incampo dal condottiero epirota, dallafulmineità delle sue vittorie ma anchedalle sue improvvise ritirate, cheispirarono il celebre modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re“vittoria <strong>di</strong> Pirro”.Quando Pirro si imbarcò per l’Italiaper sfidare Roma, lo scacchierepolitico me<strong>di</strong>terraneo era piuttostoagitato e instabile, soprattutto a causadelle ambizioni militari dei successori<strong>di</strong> Alessandro: i <strong>di</strong>adochi. Preoccupato<strong>di</strong> un potenziale attacco dei Macedoniin sua assenza, Pirro sembra averstipulato un’alleanza con gli Illiri e,nello specifico, con il re Monunios,il cui nome compare su dracme incui viene appellato, per l’appunto,basileus.Un importante centro controllatoda Monunios fu Pelion, che si crede<strong>di</strong> poter identificare in prossimitàdell’attuale villaggio <strong>di</strong> Selça. Il sitosorge nel cuore della vallata drenatadel fiume Shkumbin, su una collinapianeggiante situata ad oltre millemetri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne. Quella che puòsembrare una location decentrata efuori mano, assume un aspetto deltutto <strong>di</strong>fferente se consideriamo che lavalle era attraversata da un’importantestrada <strong>di</strong> origine preistorica <strong>di</strong>retta inMacedonia.Negli anni Settanta, proprio alla basedella piattaforma naturale sui cuisorgeva l’antica città, l’archeologoNeritan Ceka ha messo in luce unasingolare necropoli reale e<strong>di</strong>ficata nelcorso del IV sec a.C.Dimostrando un notevole spiritopratico, le tombe furono ricavatenella parete rocciosa dell’antica cavada cui erano state prelevate le pietrenecessarie per e<strong>di</strong>ficare la cinta dellacittadella superiore.Cinque tombe allineate lungouna falesia rocciosa mostranoun’architettura <strong>di</strong> maggior prestigioe una combinazione eclettica <strong>di</strong>motivi architettonici veramentepeculiari. La prima presenta unacamera scavata nella roccia con duebancali laterali destinati ad ospitare idefunti. I capitelli ionici della facciatae molti elementi decorativi sono unapalese citazione delle famose tombemacedoni <strong>di</strong> Verghina e <strong>di</strong> Pidna,in particolare <strong>di</strong> quella del padre <strong>di</strong>Alessandro, Filippo II.Una seconda tomba fu realizzata sudue livelli: quello superiore presentaun finto portico semicircolareconcluso da una camera e decoratocon rilievi rappresentanti uno scudocircolare illirico e un elmo <strong>di</strong> tipogreco; l’ambiente inferiore fu invecedestinato a camera funeraria verae propria e dotato <strong>di</strong> due splen<strong>di</strong><strong>di</strong>sarcofagi <strong>di</strong> stile ellenistico a forma <strong>di</strong>letto funebre.Il Museo <strong>di</strong> Tirana raccoglie il riccocorredo scoperto nel 1972 nellacamera inferiore, composto da armi,vasi, gioielli, una maglia in ferro eun elmo da guerriero. La foggia deireperti – tipici del III sec a.C. – portaad escludere che la deposizione siacontemporanea alla costruzione dellatomba; evidentemente l’ambiente fureimpiegato per dare sepoltura ad unpersonaggio <strong>di</strong> alto lignaggio, forsequel Monunios che aveva sognato lacreazione <strong>di</strong> un potente regno illiricoesteso fino al lago <strong>di</strong> Ochrid.LA BAIA DI KARABURONNelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze <strong>di</strong> Orico– alla base del suggestivo promontoriodei Monti Acrocerauni – si trovano lecave <strong>di</strong> pietra <strong>di</strong> Karaburun a cui sideve la costruzione <strong>di</strong> buona parte deglie<strong>di</strong>fi ci monumentali <strong>di</strong> Apollonia, Orico eDurazzo.In prossimità <strong>di</strong> un antico fronte <strong>di</strong>cava, presso la baia <strong>di</strong> Grama (oggisuggestivamente invasa dall’acquamarina), si trova un santuario all’apertotempestato da centinaia <strong>di</strong> iscrizionigraffi te. Tra <strong>di</strong> esse è stato possibilericonoscere i nomi <strong>di</strong> Silla e del figlio <strong>di</strong>Pompeo. Il sito è molto suggestivo, conle alte pareti rocciose che si staglianosulla costa marina ma è raggiungibile,e con una certa <strong>di</strong>ffi coltà, solo dal mare.


ILLIRIIl ninfeo <strong>di</strong> ApolloniaUna delle costruzioni più interessantie paradossalmente meno conosciute,è il cosiddetto ninfeo. Costruito inetà ellenistica (attorno al 250 a.C.)è la risposta al problema dellamonumentalizzazione <strong>di</strong> una sorgented’acqua. Su un declivio che copreun’area <strong>di</strong> millecinquecento metriquadri, <strong>di</strong>versi canali <strong>di</strong> captazioneconvergono verso una cisterna <strong>di</strong>decantazione che comunica con unafontana pubblica preceduta da uncolonnato dorico. Questa splen<strong>di</strong>darealizzazione architettonica ebbe peròuna vita breve perché fu travolta, doposolo un secolo <strong>di</strong> vita, da una grandefrana. Oggi, grazie ad un sapienterestauro, fa belle mostra <strong>di</strong> sé in unaposizione un po’ defi lata, frequentataper lo più dai pastori con le loro greggi.Nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze si trovauna terza tomba scavata nella rocciache rappresenta un unicum: lapiccola camera sepolcrale è, infatti,sormontata da un teatro in miniaturache poteva ospitare un numeromolto ridotto <strong>di</strong> persone. Sembranaturale collegare questa singolaresistemazione architettonica aibanchetti e alle sacre rappresentazioniche venivano inscenate in occasionedella commemorazioni funebri, onorenormalmente riservato a personaggi<strong>di</strong> alto lignaggio.Illiri, pirati e gran<strong>di</strong> bevitoriLe informazioni che ci sono giuntesul carattere e la civiltà degli antichiIlliri sono piuttosto frammentarie elimitate, sicuramente filtrate dallamentalità e dall’opinione degliscrittori romani e greci che le hannotramandate.I Romani – che avevano conosciuto ilmondo illirico attraverso l’Adriatico –rimasero colpiti dalla loro proverbialeabilità <strong>di</strong> marinai e dalle veloci navicaratterizzate da una doppia fila <strong>di</strong>rematori, le famose liburne.Gli in<strong>di</strong>zi sulla talassocrazia illiricanon mancano: gli Illiri giunsero aCorfù prima dei Corinzi (nel IX sec.a.C.) e visitarono <strong>di</strong>versi santuarigreci dell’Egeo, lasciandovi iscrizionie donativi per celebrare le loroimprese.Nell’antichità, commercio e piraterianon erano <strong>di</strong>sgiunti, e gli Illiri siconquistarono sul campo il titolo<strong>di</strong> pirati per eccellenza. «La genteillirica era selvaggia e la pirateria erauna cosa normale» (Strabone VII,5); «i Liburni, altra gente illirica,che rapinavano il mare Ionio e leisole con le loro navi veloci e leggere,donde ancor oggi i Romani chiamanoliburne le biremi leggere e rapide»(Appiano, 3).Filippo V <strong>di</strong> Macedonia aveva grandestima dei cantieri navali illirici eor<strong>di</strong>nò loro ben cento navi da guerra,cosa mai accaduta prima.Data la relativa facilità <strong>di</strong> navigazionedel Canale d’Otranto, non c’è poida stupirsi che i mitografi greci eromani (Strabone, Festo e AntonioLiberale, in particolare) accenninoal contributo <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> Illiri allagenesi delle popolazioni dei Dauni,dei Peucezi e dei Messapi in Puglia.Le fonti riportano anche alcuniparticolari dello stile <strong>di</strong> vita delleclassi più ricche, talora fedelmentetalora con spirito polemico odenigratorio. In generale sembra chegli aristocratici avessero una certapre<strong>di</strong>lezione per il vino. Ateneo (II-III sec d.C.) è ricco <strong>di</strong> particolari: «GliIlliri mangiano seduti» – e dunquenon sdraiati sulla kline alla modagreca – «e bevono smodatamenteal punto che sono soliti stringere lacintura per scongiurare l’accrescersidel ventre». Teopompo (IV sec d.C.)conferma: «Gli aristocratici illiriciogni giorno fanno festa, bevono e siubriacano».Attorno a Durazzo era piuttostorinomato un vino chiamato Basilisca(alcuni pensano che fosse l’antenatodelBordeaux), anche soprannominato«Il nemico della testa»; nella stessazona il popolo dei Taulanti producevaidromele, una bevanda forte e dolceottenuta dalla fermentazione delmiele, <strong>di</strong>fficile da <strong>di</strong>stinguere dalvino invecchiato – scrive Aristotele–. I poveri invece si accontentavanoinvece della sabaia, ottenuta con orzofermentato e normalmente alternatacon la parabija, una bevanda nonalcolica.Da molti in<strong>di</strong>zi risulta chiaro che gliIlliri furono precocemente influenzatidalla cultura della vicina Grecia, dacui presero in prestito usanze, statussymbols e modelli organizzativi. Diparticolare importanza fu, senzadubbio, l’introduzione della scrittura,avvenuta a partire dal IV sec a.C.in concomitanza con il <strong>di</strong>ffondersidell’amore per il teatro e <strong>di</strong> unostile <strong>di</strong> vita più “internazionale”. Siconoscono <strong>di</strong>verse iscrizioni e tuttecomposte in lingua greca; nella vitaquoti<strong>di</strong>ana veniva invece utilizzatol’illirico, i<strong>di</strong>oma indoeuropeo <strong>di</strong>stintoda quella greca come pure dal celtico,dal latino e dal germanico.L’ambito in cui è più evidentel’assimilazione della cultura grecaè quello legislativo. Dalle iscrizioniscoperte sappiamo che il governodei konià e delle città illiriche eraaffidato ad un’assemblea legislativa(ekklesìa) a cui si affiancava ilconsiglio federale dei demiurghi.Sono anche ricordati i prìtani (imassimi rappresentanti del koinòneletti attualmente), gli strateghi(comandanti militari), gli hipparchi(i comandanti della cavalleria) e<strong>di</strong> peripolarchi (comandanti delle


guar<strong>di</strong>e del corpo, spesso volutamentescelti tra i forestieri). Ogni città aveva,infine, scribi, ufficiali delle finanze(tamis), gymnasiarchi responsabilidella formazione dei giovani, nonchéagonoteti che si occupavano dei giochidelle gare. Al vertice dei <strong>di</strong>versi regniillirici vi era spesso un re il cui potereera temperato dall’attività <strong>di</strong> questimagistrati.L’epopea <strong>di</strong> Teuta, l’ultimaregina degli IlliriGli Albanesi riconoscono nella città <strong>di</strong>Scutari il simbolo dell’in<strong>di</strong>pendenzaillirica ed il luogo in cui si consumaronogli ultimi atti della resistenza dellefiere popolazioni in<strong>di</strong>gene all’avanzatadella potenza romana. Oggi Scutari èuna città moderna e vitale, dominatascenograficamente dalla sagoma delcastello <strong>di</strong> Rozafa. Tracce <strong>di</strong> murapoligonali incorporate nella fortezzame<strong>di</strong>evale confermano che lo speroneroccioso stretto tra i fiumi Kiri e Brunaospitava, un tempo, la cittadellaillirica e il palazzo reale; la città vera epropria si sviluppava, invece, nell’areapianeggiante alla base della collina,che in questi masi è oggetto <strong>di</strong> unaattività <strong>di</strong> indagine archeomagneticapreventiva.Il personaggio più conosciutodell’epopea degli Illiri fu una donna,la regina Teuta. Il fatto <strong>di</strong> trovare unadonna al vertice della vita politica <strong>di</strong>una comunità non è poi così isolato(basti pensare a Bou<strong>di</strong>cca pressoi Britanni o alla stessa Cleopatrad’Egitto), ed è un tratto culturale chegli Illiri con<strong>di</strong>videvano, ad esempio,con i vicini Celti.Eliano e Varrone insistono neltratteggiare figure <strong>di</strong> donne illirichepiuttosto mascoline: intente a tosarela lana, a tagliare la legna, a riparare iltetto <strong>di</strong> casa e a condurre i cavalli allefonte prendendosi cura, al contempo,dei figli; Eliano aggiunge che, inpresenza <strong>di</strong> ospiti stranieri, essebanchettavano sedute a fianco degliuomini ed erano solite brindare contutti gli altri.Donne <strong>di</strong> lignaggio regale avevanopoi la possibilità <strong>di</strong> salire al tronoalla morte del marito ere<strong>di</strong>tando ibeni famigliari, cosa impossibile allegreche e alle romane.Teuta, si trovò nella <strong>di</strong>fficile con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> gestire la fase <strong>di</strong> espansionismoromano nel Me<strong>di</strong>terraneo nel periododelle guerre contro Cartagine. Nel IIIsec a.C., la tribù illirica settentrionaledegli Ar<strong>di</strong>ei aveva stabilito la capitalea Scutari (Shkodra). Gli Ar<strong>di</strong>ei, eranoabili navigatori e, non a caso, le loromonete riportano l’immagine dellatipica galea, veloce e maneggevole.Nel 229 a.C., i frequenti attacchi allenavi italiche <strong>di</strong>edero spunto a Romaper <strong>di</strong>chiarare guerra agli Ar<strong>di</strong>ei.Teuta fu inizialmente costretta anegoziare una tregua con i Romani,che ne approfittarono per stabiliredegli avamposti a Durazzo e adApollonia.Gli Illiri si trovano costretti ad una<strong>di</strong>fficile scelta <strong>di</strong> campo: da un latoi Romani, dall’altro i Macedoni;malauguratamente, optarono perquest’ultimi, trovandosi in gravissime<strong>di</strong>fficoltà soprattutto dopo laclamorosa sconfitta subita da FilippoV <strong>di</strong> Macedonia nel 168 a.C. a Pidna.Incassata questa vittoria, l’annoseguente le legioni romane sipresentarono alle porte <strong>di</strong> Passaron(la capitale dei Molossi) conl’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> saccheggiare le città:soldati e cavalieri ricevettero comebottino rispettivamente duecento equattrocento denari, mentre le muracitta<strong>di</strong>ne vennero rase al suolo ecentocinquantamila persone furonovendute sul mercato degli schiavi.Nel 167 a.C. tutte le città comprese trail fiume Drinos e Aoos (la cosiddettaAtintania) ricevettero l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>attaccare e saccheggiare le cittàilliriche che avevano appoggiatoPerseo <strong>di</strong> Macedonia; furonorisparmiate solo quelle che avevanoA sinistra, il tempio <strong>di</strong> Asclepio ele gra<strong>di</strong>nate del teatro <strong>di</strong> Butrinto,le cui parodoi furono costruitereimpiegando interessanti iscrizionigreche relative alla manomissione<strong>di</strong> schiavi. In alto, planimetriadell’agorà <strong>di</strong> Byllis.


Veduta della valle del Viona dallasommità della cavea del teatro<strong>di</strong> Byllis, uno dei monumenti piùimportanti della città assiemeallo sta<strong>di</strong>o e alle stoai. L’e<strong>di</strong>fi cio<strong>di</strong>mostra la graduale penetrazionedella cultura greca anche nelle cittàarroccate abitate dagli Illiri.


aiutato i Romani.Lucio Anicio Gallo celebrò il trionfonella capitale: davanti al carro delpretore vittorioso fu fatto sfilarel’ultimo re illirico, Genzio (da cui, tral’altro, secondo Plinio, deriverebbe ilnome della genziana!) con la moglie ei figli, suo fratello Caravanzios e altrimembri dell’élite locale.Finiva in questo modo la secolarestoria dell’Illiria in<strong>di</strong>pendente mainiziava un nuova fase <strong>di</strong> stabilitàpolitica e sviluppo economico. Learee conquistate furono <strong>di</strong>vise tra leneoistituite provincie <strong>di</strong> Macedonia edell’Illirico.L’archeologia è stata in grado <strong>di</strong>verificare sul campo la <strong>di</strong>struzione el’abbandono <strong>di</strong> alcuni centri minoricome Dimallum, Olympe, Coragus,Brysaka, e il trasferimento degliabitanti verso i centri principali;Apollonia, Amathus e Oricum cheerano state fedeli a Roma ottennerolo statuto <strong>di</strong> città «libere ed immuni»mentre altrove furono inse<strong>di</strong>atidei coloni provenienti dall’Italia.Nonostante la conquista romana però,la regione rimase sempre legata allacultura greca: i teatri continuavanoad essere molto frequentati, la gentesi ritrovava nell’agorà, le antichemagistrature furono rispettate econtinuò l’uso del greco – parlato escritto – anche se le iscrizioni ufficialivenivano redatte in latino.Solo ad Oricum, dove stazionava laflotta romana, si respirava uno stile <strong>di</strong>vita particolarmente “italico”.Apollonia e ButrintoAd Apollonia, Gaio Ottavio atteseagli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> retorica e, con ogniprobabilità, passeggiò per il centrodella città in compagnia <strong>di</strong> Agrippa,ammirando le statue esposte nelleampie stoai ellenistiche dell’agorà.Proprio qui, il futuro Augusto ebbemodo <strong>di</strong> consultare un indovino chegli vaticinò un destino luminoso; unapre<strong>di</strong>zione quanto mai azzeccata vistoche, poco tempo dopo, l’inaspettatoassassinio <strong>di</strong> Giulio Cesare gli aprìla strada per la scalata al potereimperiale.In età imperiale, la cerchia <strong>di</strong> mura(lunga 4 km) presentava ampi segni<strong>di</strong> rifacimento, segno tangibile dellatumultuosa storia citta<strong>di</strong>na. Il muropiù antico (VII sec a.C ) fu realizzatocon blocchi quadrangolari <strong>di</strong> sagomairregolare, venendo rimodernato, duesecoli più tar<strong>di</strong>, con una nuova cortinain parte in pietra, in parte in mattoni;in seguito, furono aggiunti ulterioribastioni quadrangolari, adatti adospitare catapulte e macchine dagetto con cui resistere agli attacchi deiMolossi e dei Macedoni.Gran parte dei monumenti che segnanoil paesaggio del parco archeologico<strong>di</strong> Apollonia appartengono, però,alla matura età imperiale (I/II secd.C.): il bouleuterion fatto costruiredall’agonotheta Quinto Furio Proculoin onore del fratello defunto, ilpiccolo arco <strong>di</strong> trionfo, la bibliotecae soprattutto l’odeon, un piccoloteatro appoggiato alla collina checon i suoi trecento posti a sedereera utilizzato per rappresentazioniteatrali o musicali, e forse, anche perassemblee pubbliche. Gli e<strong>di</strong>fici sonogiustapposti <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>natamente, senzauna pianificazione urbana <strong>di</strong> ampiorespiro, una cosa caratteristica deicentri provinciali.Per i ricchi aristocratici romani amantidel lusso e della natura, il punto <strong>di</strong>riferimento ideale fu soprattutto ilbellissimo tratto <strong>di</strong> costa compresotra i Monti Acrocerauni e il Golfo<strong>di</strong> Ambracia, un luogo quanto maicongeniale all’otium e all’e<strong>di</strong>ficazione<strong>di</strong> suntuose residenze.Pomponio Attico – intimo amico <strong>di</strong>Cicerone – possedeva una grandevilla affacciata sul mare proprio aButrinto; nella fitta corrispondenzacon il potente oratore e politicoromano, Attico lascia trasparire il suotrasporto per la bellezza e l’amenitàdel paesaggio.Ancora oggi, il piccolo centro manifestauna bellezza e una “sensualità” deltutto particolari. Collegato al mare dalcanale <strong>di</strong> Vivàri, si specchia sul lagocon un effetto suggestivo, amplificatoda un fenomeno <strong>di</strong> subsidenza che fasì che l’area del teatro e del tempio <strong>di</strong>Asclepio siano perennemente immersinell’acqua.La riscoperta <strong>di</strong> Butrinto è legata allafigura dell’archeologo ed esploratoreitaliano Luigi Ugolini che vi condusseimportanti attività <strong>di</strong> scavo negli anniTrenta del Novecento. Lavorandopresso il teatro, l’intraprendentearcheologo scoprì <strong>di</strong>verse statuecollassate, tra le quali è d’obbligoricordare la famosa «dea <strong>di</strong> Butrinto»(in realtà una statua <strong>di</strong> Apollo sucui fu rimontata, erroneamente,una testa femminile). La cosiddettadea <strong>di</strong> Butrinto è uno dei pezzi piùsignificativi delle raccolte del MuseoTirana, dove ha fatto ritorno dopo unacomplessa trattativa con il governoitaliano conclusasi negli anni Ottanta.Il nucleo più antico della cittàgreco-romana sorge al vertice <strong>di</strong>un promontorio dove, già a partiredal VII sec a.C., la tribù illirica deiPresabi aveva costruito una cittadellafortificata con mura ciclopiche. NelV sec. la città si espanse sul versantemeri<strong>di</strong>onale della collina e fu protettada un nuovo circuito <strong>di</strong> mura.Entrando in città da sud, una portarafforzata da un cortile internoconduce nell’area del santuario <strong>di</strong>Asclepio; il tempio sorge in prossimità<strong>di</strong> una risorgiva naturale e, come<strong>di</strong>mostrano le favissae votive, fufrequentato per secoli dai pellegriniche vi convergevano per rimettere lapropria guarigione alla benevolenzadel <strong>di</strong>o della me<strong>di</strong>cina.Il teatro costituiva una dependanceinsostituibiledell’a<strong>di</strong>acentesantuario, dal momento che erautilizzato per la messa in scena dellesacre rappresentazioni; costruitoappoggiando le gra<strong>di</strong>nate allaretrostante collina, poteva conteneresino a 2500 spettatori.In età romana (tra il 16 e il 13 a.C.) lavia processionale venne invasa da uncomplesso termale; Gneo DomizioEnobarbo (il padre <strong>di</strong> Nerone), dopoaver fatto abbattere alcune vecchiecostruzioni, finanziò la costruzione <strong>di</strong>una piazza del foro su cui si affacciavail consueto tempio de<strong>di</strong>cato allaTriade Capitolina.Ugolini ripulì anche le muratureciclopiche volte verso il lago dovesi trovano due porte monumentali,la Porta dei Leoni e la Porta Scea(quest’ultima manomessa nelMe<strong>di</strong>oevo) in cui si volle riconoscerequella citata da Virgilio. Nel terzolibro dell’Eneide, infatti, si legge cheEnea sbarcato a Butrinto, attraversauna porta monumentale per salireal palazzo, situato sull’acropoli; e nelpalazzo, dopo aver riabbracciato concommozione alcuni compagni chepensava <strong>di</strong>spersi, scopre con grandesorpresa che la città è governata dalfiglio <strong>di</strong> Priamo, Eleno. L’Eneideriporta che il giovanetto, fattoschiavo da Neottolemo, alla morte


<strong>di</strong> quest’ultimo si era emancipato,convolando a nozze con la sfortunataAndromaca.Durazzo, “taverna dell’Adriatico”L’e<strong>di</strong>ficio più monumentale e ilsimbolo stesso dell’occupazioneromana dell’antico Epiro, èl’anfiteatro <strong>di</strong> Durazzo. Privatodei gra<strong>di</strong>ni in pietra nel corso delMe<strong>di</strong>oevo e sommerso dal <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>neurbanistico moderno, fu costruitoall’età degli Antonini (nel II sec. d.C.)e inaugurato con uno spettacolo <strong>di</strong>giochi gla<strong>di</strong>atori. Si tratta <strong>di</strong> unacostruzione notevole, parzialmenteappoggiata alla collina naturale ein parte e<strong>di</strong>ficata su sostruzioni inmuratura. Con l’asse maggiore <strong>di</strong> bencentotrentasei metri e le gra<strong>di</strong>nate altesino a venti metri, l’e<strong>di</strong>ficio potevacontenere fino a ventimila spettatori.Quando fu costruito, Durazzo erauna grande città sovrappopolata,un tumultuoso melting pot – comeè tipico <strong>di</strong> tutti i porti – <strong>di</strong> <strong>di</strong>verseetnie, lingue e religioni, una città cosìbrulicante <strong>di</strong> vita che Cicerone decise<strong>di</strong> allontanarsene per trovare un po’ <strong>di</strong>quiete. Catullo, con la genialità che locontrad<strong>di</strong>stinse, gli appioppò l’epiteto<strong>di</strong> «taverna dell’Adriatico» in uno deisuoi carmi (Carme 36).Nei pressi del Teatro AleksanderMoisiu, a due passi dall’anfiteatro,si trovano i resti delle piccole termee quelli <strong>di</strong> una piazza ottagonalecolonnata: forse un macellum per laven<strong>di</strong>ta al minuto del pesce e degliortaggi, forse una parte del forocitta<strong>di</strong>no. È possibile che l’aspettofinale <strong>di</strong> questo spazio pubblico siadovuto all’intervento <strong>di</strong> Anastasio(491-518 d.C.). Questo imperatorebizantino – spesso ricordato perla curiosa particolarità <strong>di</strong> avereun occhio azzurro e uno nero (erasoprannominato, per l’appunto,il Dicoro) – era in effetti nativo <strong>di</strong>Durazzo. Tra gli atti <strong>di</strong> benevolenzaverso la sua città natale, si deveannoverare un nuovo grande circuitomurario dotato <strong>di</strong> torri pentagonali,<strong>di</strong> cui è ancora possibile seguire ampitratti lungo la collina che sormonta ilcentro storico. All’età <strong>di</strong> Giustinianol’effetto doveva essere impressionante,con due gran<strong>di</strong> cerchia <strong>di</strong> mura chescendevano al mare, sormontate alvertice da un grande fortezza militare.Durazzo fu dunque per secoli unimportante scalo marittimo, ma lasua fortuna non sarebbe stata cosìgrande se non fosse stata anche ilterminale <strong>di</strong> una importantissimastrada transbalcanica. I Romani larisistemarono nel II sec. a.C. in modoesemplare, ribattezzandola Egnatiadal nome del proconsole Gaio Egnatiosotto cui erano stati promossi i lavori.La strada si addentrava nelle profondevallate dei Balcani passando perElbasani (dove si congiungeva con untratto proveniente da Apollonia) perproseguire per Tessalonica e da quifino a Costantinopoli. Una scorciatoiaformidabile, che poteva evitarela circumnavigazione dell’interaGrecia. Già nell’Ottocento venneroin<strong>di</strong>viduati <strong>di</strong>versi tratti dell’anticoselciato e alcuni ponti romani lungoil suo tortuoso percorso. La via fuspesso percorsa dagli eserciti: Traianola restaurò in preparazione delleguerre daciche e partiche e Caracallamise in conto <strong>di</strong> percorrerla al ritornodalla campagna d’Oriente, un progettoche fu frustrato dal suo imprevistoIn una piazzetta della deliziosa cittadella me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Berat, si trova unainsolita testa gigantesca <strong>di</strong> Costantino, fedele copia <strong>di</strong> quella esposta nelMuseo dei Conservatori a Roma. Costantino era nato a Naissus (l’attualeNiš, in Serbia) e fu <strong>di</strong> origini illiriche fu un numero impressionante <strong>di</strong>imperatori giunti al potere nel periodo delle anarchie militari e delle primeinvasioni barbariche.Gli Illiri vengono ricordati nelle fonti per il loro valore guerriero: Augustoaveva fatto affi damento su contingenti illirici e dalmati durante la battaglia<strong>di</strong> Azio e molti <strong>di</strong> loro, per indole o per necessità, si arruolarono comelegionari, accettando <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>slocati in zone piuttosto remote, comeil limes danubiano o il vallo <strong>di</strong> Adriano. Settimio Severo si era sentito piùsicuro stanziando una legione sui Colli Albani in cui gli Illiri non facevano<strong>di</strong>fetto; Cassio Dione – che aveva avuto modo <strong>di</strong> incontrarli <strong>di</strong> personaa Roma – li descrisse <strong>di</strong> aspetto selvaggio e spaventevoli nel modo <strong>di</strong>parlare.Nella tarda antichità, molti <strong>di</strong> loro, nati e cresciuti in regioni lontane dalla vitamondana della capitale, desiderosi <strong>di</strong> una promozione sociale, continuaronoad arruolarsi nell’esercito, raggiungendo i più alti gra<strong>di</strong> della gerarchia, finoad indossare la porpora imperiale.Furono <strong>di</strong> origini illiriche Messio Traiano Decio, il generale perito nellapalude <strong>di</strong> Abritto combattendo i Goti; Clau<strong>di</strong>o II il Gotico, che li respinseal <strong>di</strong> là del Danubio; Aureliano, il costruttore delle gran<strong>di</strong> mura <strong>di</strong> Roma eil vincitore della regina Zenobia a Palmira; Marco Aurelio Valerio Probo, e imeno noti Caro, Carino e Numeriano.Orgoglio dell’Illirico furono Diocleziano, fi glio della dalmata Narona,promotore della ristrutturazione tetrarchica dell’impero nonché della suaprogressiva militarizzazione, il già citato Costantino e, infi ne, ValentinianoI che aprì la strada al generale spagnolo Teodosio I, campione delcristianesimo e celebre per l’e<strong>di</strong>tto che abolì i culti pagani.


L’<strong>Albania</strong> conserva ancheun importante patrimonio <strong>di</strong>età bizantina ed ottomana.Particolarmente signifi cativala città <strong>di</strong> Berat,<strong>di</strong>chiaratapatrimonio mon<strong>di</strong>ale dell’umanitàdall’UNESCO; la sua cerchia<strong>di</strong> mura racchiude un gruppo <strong>di</strong>chiese affrescate <strong>di</strong> età bizantina<strong>di</strong> grande valore, nonché unmuseo delle icone.assassinio. La via mantenne un ruolostrategico anche nel Me<strong>di</strong>oevo; da quipassò, tra gli altri, Teodorico re deiGoti durante la lenta <strong>di</strong>scesa che loavrebbe condotto a Ravenna.Alle ra<strong>di</strong>ci dell’<strong>Albania</strong> moderna:la cultura <strong>di</strong> Arbër.Nel 1892, il console francese a Scutari,Albert Degrand, fece visita ad un sitodenominato «castello <strong>di</strong> Dalmaca»,situato a poca <strong>di</strong>stanza dal villaggio<strong>di</strong> Koman. Gli abitanti del posto gliavevano infatti riferito una leggendasu una quercia dalle foglie d’oro e suun misterioso cimitero <strong>di</strong>sseminato <strong>di</strong>cassette <strong>di</strong> pietra. Giunto sul posto, ilconsole ebbe modo <strong>di</strong> osservare chele tombe erano raccolte attorno allaparrocchiale <strong>di</strong> San Giovanni, in unazona isolata dove, stranamente, nonsi vedevano tracce <strong>di</strong> abitato. I mortierano deposti supini e con il voltoche guardava ad ovest, secondo latra<strong>di</strong>zione cristiana.Qualche anno più tar<strong>di</strong>, l’archeologotedesco P. Träger analizzò i corre<strong>di</strong>comparandoli con quelli me<strong>di</strong>evalidella Bosia Erzegovina, riconoscendonelle fibbie “a doppia gamba” unqualcosa <strong>di</strong> peculiare che avrebbepotuto fornire una chiave <strong>di</strong> lettura.Chi erano, dunque, le genti sepolte nelcimitero <strong>di</strong> Koman? Oggi si è semprepiù convinti che le genti <strong>di</strong>Koman fossero conta<strong>di</strong>ni/soldati alleati dei bizantininel periodo travagliatodell’Alto-Me<strong>di</strong>oevo. Gliuomini presentano scarsigioielli ad eccezione <strong>di</strong>alcune guarnizioni <strong>di</strong>cintura militare, sempre<strong>di</strong> tipo bizantino; leaccette deposte nelle tombe sembranopiù adatte alla guerra che al lavoro,e sono simili a quelle <strong>di</strong>ffuse nellatarda antichità. L’uso <strong>di</strong> raccogliere leossa dei familiari ai pie<strong>di</strong> del defuntoè invece un retaggio della culturaillirica.Per quanto riguarda i corre<strong>di</strong>femminili, spiccano le fibule <strong>di</strong>derivazione bizantina, le collanein pasta vitrea e gli orecchini. Nonsi tratta <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> grande lusso,perché per la maggior parte è inbronzo e quasi mai in oro o argento.Le tombe <strong>di</strong> Koman appartengonoalla cultura Arbër, il ponte <strong>di</strong> unionetra gli antichi Illiri e i modernialbanesi. Il nome <strong>di</strong> Arbër è infatticuriosamente affine a quello del regnoillirico <strong>di</strong> Arbanon citato nel II secd.C. da Tolomeo nella sua Geografia.La loro antica capitale, Albanopolis,è stata identificata presso le rovine <strong>di</strong>Zgërdhesh, nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanzedella citta<strong>di</strong>na me<strong>di</strong>evale Kruja.Arbanon, Arbër e <strong>Albania</strong> sembranodunque essere le facce della stessamedaglia nonché la testimonianzasemantica <strong>di</strong> una continuità culturalemillenaria che fa dell’<strong>Albania</strong> unpaese del tutto peculiare, soprattuttotenendo conto della forte slavizzazionesubita dalle regioni circostanti nelcorso del Me<strong>di</strong>oevo.

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