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Resoconto ICAAP 31-12-2010 - Pierucci - Confartigianato

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RESOCONTO <strong>ICAAP</strong>Al <strong>31</strong> dicembre <strong>2010</strong>Macerata, 11 aprile 2011


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>1 Introduzione1.1 Obiettivo del documentoIn coerenza con quanto stabilito dal Comitato di Basilea (Basilea 2) 1 e dalla normativa comunitaria 2 , le nuovedisposizioni di Vigilanza, emanate da Banca d’Italia 3 , prevedono l’articolazione del controllo prudenziale(Secondo Pilastro) in due fasi integrate. La prima fase richiede che gli intermediari definiscano un autonomoprocesso interno (<strong>ICAAP</strong> - Internal Capital Adequacy Assessment Process) di valutazione della propriaAdeguatezza Patrimoniale, attuale e prospettica, in relazione ai rischi a cui l’intermediario è effettivamenteesposto e alle strategie aziendali. La seconda, di pertinenza dell’Autorità di Vigilanza, prevede il riesame ditale processo e la formulazione di un giudizio complessivo sull’intermediario stesso.La realizzazione della prima fase - che di fatto consente all’Autorità di Vigilanza di poter valutare se ladotazione patrimoniale effettiva dell’intermediario è sufficiente a supportare gli impegni di Capitale InternoComplessivo e Regolamentare in relazione ai rischi assunti nonché alle iniziative strategiche ed operative -richiede la predisposizione di un solido sistema di governo societario, di un’idonea e chiara strutturaorganizzativa, nonché la definizione ed implementazione di processi volti all’efficace identificazione dellestrategie dell’intermediario, dei metodi, strumenti e politiche di gestione e monitoraggio dei rischi, dellemodalità di determinazione e monitoraggio del patrimonio, delle modalità di riconciliazione tra capitalegestionale, capitale regolamentare e patrimonio effettivo.Le nuove regole rafforzano, pertanto, il legame tra requisiti di carattere patrimoniale e profili organizzativi. Inparticolare, un ruolo fondamentale nella gestione e controllo dei rischi e del capitale viene assegnato agliOrgani di Governo Societario 4 .La Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A. appartiene, secondo i criteri di proporzionalità definiti dalla normativa 5 , allaClasse 3, poiché non adotta sistemi interni di misurazione dei rischi per la determinazione dei requisitipatrimoniali (Classe 1) né presenta un attivo superiore a 3,5 miliardi di euro (Classe 2).Il presente documento costituisce la rendicontazione <strong>ICAAP</strong> 6 rappresentativa della situazione patrimonialeal <strong>31</strong> dicembre <strong>2010</strong> della Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A. ed ha come obiettivo quello di illustrare le analisisvolte ed i risultati ottenuti in merito al processo di valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale della Societàstessa, in linea con quanto previsto dalla normativa di riferimento di Banca d’Italia e coerentemente allosviluppo strategico ed operativo definito dall’Azienda.1.2 Impostazione del documentoIl Processo <strong>ICAAP</strong> è svolto sotto la diretta responsabilità del Consiglio di Amministrazione della Società cuispetta, tra l’altro, l’approvazione dell’apposito <strong>Resoconto</strong> (il presente documento) per l’inoltro a Bancad’Italia. La responsabilità generale del Processo spetta quindi al Consiglio di Amministrazione mentre la suaattuazione e gestione è demandata all’Alta Direzione 7 . Dal punto di vista operativo il Processo è coordinato econdotto dal Responsabile del Processo <strong>ICAAP</strong>, nominato dal Consiglio di Amministrazione, che coinvolge lediverse strutture aziendali per area di competenza, al fine della valutazione dell’Adeguatezza Patrimonialedella Società, della compiuta valutazione dei rischi ed infine della predisposizione della relativa informativa a1 Cfr. Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria: “Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficientipatrimoniali. Nuovo schema di regolamentazione”, giugno 2006.2 Cfr. Direttiva 2006/48/CE e Direttiva 2006/49/CE del 14 giugno 2006.3 Cfr . Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell’«Elenco Speciale»”, Circolare n. 216 del 5 agosto esuccessivi aggiornamenti.4 Per i dettagli si rimanda al Capitolo 3 del presente documento.5 “Per facilitare la concreta attuazione del principio di proporzionalità, gli intermediari finanziari sono ripartiti in tre classi, cheidentificano, in linea di massima, gli intermediari di diverse dimensioni e complessità operativa”. Appartengono alla Classe 3“Intermediari finanziari diversi da quelli appartenenti alle Classi 1 e 2”. Cfr. Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per gli IntermediariFinanziari iscritti nell’«Elenco Speciale»”, Circolare n. 216 del 5 agosto 1996 e successivi aggiornamenti.6 “Gli intermediari trasmettono annualmente alla Banca d’Italia la rendicontazione <strong>ICAAP</strong>, riferita al <strong>31</strong> dicembre dell’anno precedente,entro il <strong>31</strong> marzo”. Cfr. Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell’«Elenco Speciale»”, Circolare n.216 del 5 agosto 1996 e successivi aggiornamenti.7 La Normativa di Vigilanza per Alta Direzione intende “l‘Amministratore Delegato e/o il Direttore Generale, nonché l‘Alta Dirigenzamunita di poteri delegati e che svolge funzioni di gestione”. Cfr. Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per le banche”, Aprile 1999 esuccessivi aggiornamenti.2


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Banca d’Italia. A tale scopo, la Società ha individuato un unico attore che gestisce il Processo, identificato nelRisk manager, responsabile della relativa funzione di staff al Direttore Generale.A regime, come richiesto dall’Organo di Vigilanza, il Processo deve essere sottoposto a revisione interna;pertanto l’unità responsabile dell’Internal Auditing deve verificare, in tale ambito, l’adeguatezza e lacompletezza delle attività svolte dalle competenti funzioni, la coerenza e fondatezza delle analisi svolte e deirelativi risultati, nonché la perdurante conformità del Processo ai requisiti stabiliti dalla normativa.Secondo quanto prescritto dalla Circ. 216 – Parte Prima Capitolo V – il <strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong> deve contenerel’articolazione, sotto un profilo organizzativo e metodologico, dei seguenti aspetti:−−−−−−sistemi di valutazione/misurazione dei rischi;principali strumenti di controllo e attenuazione dei rischi più rilevanti;processo di determinazione del Capitale Interno, con la ripartizione delle competenze tra le varie funzionio strutture aziendali preposte al processo <strong>ICAAP</strong>;valutazioni dell’Adeguatezza Patrimoniale, attraverso un confronto delle esposizioni ai rischi rispetto alPatrimonio di Vigilanza;scenari strategici e competitivi nei quali l’intermediario ha collocato la propria pianificazione del capitale;autovalutazione dell’intermediario in ordine al proprio processo interno di valutazione dell’adeguatezzapatrimoniale.Il presente <strong>Resoconto</strong> è composto da sette capitoli secondo una struttura logica che, partendo dall’analisidel business e delle caratteristiche operative ed organizzative della Società, arriva alla individuazione emisurazione dei rischi a cui si è esposti ed alla determinazione del relativo capitale assorbito, al fine divalutare l’Adeguatezza Patrimoniale e di identificare eventuali aree di miglioramento per pianificare al meglioi più idonei interventi correttivi.In particolare:−−−−−−−il capitolo primo rappresenta l’introduzione ai contenuti del documento;il capitolo secondo descrive le strategie e l’operatività attraverso l’analisi del modello di business, deiprincipali obiettivi strategici e delle informazioni economico-finanziarie, al fine dell’identificazione deirischi significativi che caratterizzano la Società;il capitolo terzo descrive gli assetti organizzativi e di risk governance della Società con focus sulprocesso <strong>ICAAP</strong>;il capitolo quarto descrive le metodologie di misurazione/valutazione dei rischi, le tecniche diquantificazione del Capitale Interno relativo a ciascun rischio, le analisi di stress testing;il capitolo quinto riporta le analisi svolte sulla valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale descrivendo ladeterminazione del Capitale interno a fronte di ciascun rischio e di quello Complessivo (elementipatrimoniali a copertura dei rischi);il capitolo sesto riporta la riconciliazione tra il Capitale Interno Complessivo, il Capitale Complessivo e ilPatrimonio di Vigilanza;il capitolo settimo illustra l’Autovalutazione effettuata attraverso l’analisi critica degli elementimetodologici, organizzativi ed attuativi dell’<strong>ICAAP</strong> con particolare riferimento al livello di qualità deiprocessi di gestione dei rischi in relazione al grado di esposizione, individuando le eventuali aree dimiglioramento e le azioni correttive da porre in essere.3


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>2 Linee Strategiche e Orizzonte Previsivo ConsideratoIl presente capitolo delinea l’operatività della Società con l’obiettivo di sintetizzare i principali aspettiriguardanti le strategie adottate ed i relativi interventi di tipo organizzativo ed operativo pianificati e, diconseguenza, individuare i rischi che caratterizzano le attività della Società.In particolare vengono brevemente descritti: il Modello di Business 8 ; il Programma delle attività 9 ; i principali indicatori di Stato Patrimoniale e Conto Economico.2.1 Il Modello di BusinessLa Cooperativa <strong>Pierucci</strong>, una delle prime cooperative di garanzia nate nelle Marche, nasce nel 1959all’interno di Confartigianto di Macerata. Nel luglio 2009 si è proceduto alla fusione per incorporazione dellaCooperativa Artigiana di Garanzia M. Fratini nella Cooperativa <strong>Pierucci</strong>. La cooperativa Fratini è promossa daCasartigiani di Macerata e quindi la nuova cooperativa <strong>Pierucci</strong> risulta essere promossa da due associazioni dirappresentanza di interessi del sistema delle piccole imprese della provincia di Macerata.Sussistendone i requisiti previsti dalla normativa, la Cooperativa <strong>Pierucci</strong> dal mese di maggio <strong>2010</strong> èintermediario finanziario iscritto all’elenco speciale di cui all’art. 107 del TUB.La Società concede garanzie di primo grado su finanziamenti a rientro e leasing a medio-lungo termine conuna scadenza concentrata tra i 24 e gli 84 mesi a favore di PMI. La percentuale delle garanzie concesse ègeneralmente pari al 50% del finanziamento o leasing erogato. Nei finanziamenti di durata maggiore agli 84mesi e con presenza di ipoteca, la garanzia di <strong>Pierucci</strong> scende normalmente sotto il 50%. La Società rilascianei confronti della banca/intermediario finanziario erogante una fideiussione irrevocabile, solidale,incondizionata e a prima richiesta a favore della impresa socia.La concessione di garanzia è regolata dalla Convenzione stipulata con le Banche/Intermediari finanziari. Lagaranzia di un “Confidi 107” rilasciata sotto forma di fideiussione irrevocabile a prima richiesta, nel rispettodella normativa di Basilea 2, è strumento assai utile per facilitare l’accesso al credito per una PMI, ottenendodalla banca finanziatrice migliori condizioni, in termini di tasso applicato ovvero di ammontare diaffidamento. Tale garanzia infatti, oltre a generare i benefici sopra indicati per l’impresa, permette alla bancadi ridurre l’ammontare del patrimonio di vigilanza da accantonare a fronte del finanziamento erogato.L’attività viene esplicata a favore dei soci che possono essere persone fisiche, persone giuridiche ed enticollettivi non personificati, titolari di piccole e medie imprese artigiane, edili, industriali, commerciali,turistiche, di servizi e agricole, secondo i parametri definiti dalla disciplina comunitaria. Possono inoltreessere soci cooperatori, le persone fisiche, giuridiche e gli enti collettivi non personificati titolari di imprese dimaggiori dimensioni rientranti nei limiti dimensionali determinati dalla Unione europea ai fini degli interventiagevolati della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) a favore delle piccole e medie imprese, purchécomplessivamente non rappresentino più di un sesto della totalità delle imprese socie, ai sensi dellanormativa attuale vigente a disciplina dei Confidi.2.2 Il Programma delle attivitàLa strategia di <strong>Pierucci</strong> è quella di concentrarsi su quello che rappresenta il proprio core business da 50 annie cioè operare nel settore delle garanzie, con una particolare attenzione ai finanziamenti a rientro: questa èla modalità di prestazione della garanzia applicata nel corso degli ultimi anni e continuerà ad essere applicataanche per il 2011.Potranno essere valutate forme tecniche che sono relative al breve termine come l’apertura di credito e ilportafoglio commerciale.8 Cfr. Società Cooperativa Artigiana M.<strong>Pierucci</strong> S.C.p.A.: “Programma delle attività 2009-2011”9 Ibidem4


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Si esclude l’attività di impiego diretto di finanziamenti verso la clientela. I prodotti oggetto di garanziasaranno prevalentemente rappresentati dai fidi a rientro programmato con una scadenza media delleoperazioni concentrata nel medio termine, tipicamente tra i 24 e gli 84 mesi. Su questi prodotti sarà attivatauna garanzia a prima richiesta. Sui prodotti di durata superiore a 84 mesi la durata della garanzia potrebbeessere limitata nel tempo, rispetto alla durata del finanziamento garantito.I clienti di <strong>Pierucci</strong> sono e saranno i soci della cooperativa, e cioè piccole e micro imprese prevalentementeartigiane. Le previsioni tengono conto di un’operatività che rimarrà concentrata sulla provincia di Macerata. Ilruolo delle altre province continuerà ad essere marginale. Lo sviluppo dell’attività al di fuori del contestoprovinciale è relativo a zone di confine nei confronti delle quali la vicinanza operativa con il tessutoeconomico maceratese è comunque significativo. Lo sviluppo dell’attività sarà concentrato nei confronti delleimprese artigiane.Infine la Società provvederà nel corso dell’esercizio a sviluppare il Piano delle Attività per il triennio 20<strong>12</strong>-2014.2.3 Informazioni economico-finanziarie della Società al <strong>31</strong> dicembre <strong>2010</strong>Nel corso del 2009 la Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A. ha consolidato un flusso di garanzie per un valore pari acirca 36 milioni di euro, riducendo il flusso di garanzie concesse durante l’esercizio precedente registrandoun decremento di circa il 20%.In linea con quanto sopra, anche il flusso di finanziamenti perfezionati ha subito una riduzione di circa il 24%rispetto all’esercizio 2009.Figura 1 – Flussi garanzie al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong> (espressi in €)<strong>2010</strong> 2009Flusso finanziamenti perfezionati 75.255.000 93.649.848Flusso garantito 35.723.300 45.557.381A dicembre 2009 è stata costituita una ATI per partecipare al nuovo contratto con il FEI. È stato stipulato ilnuovo contratto di garanzia denominato CIP. La durata del contratto ricopre il triennio <strong>2010</strong>‐20<strong>12</strong> epotranno essere controgarantite operazioni di sostegno al capitale circolante e di finanziamento degliinvestimenti.Nella figura seguente sono esposti i dati relativi agli stock di finanziamenti e di garanzie (originari e residui)al <strong>31</strong> dicembre <strong>2010</strong>, comprensivi del dettaglio delle garanzie nei diversi stati di contenzioso.Figura 2 - Stock garanzie al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong> (espressi in €)<strong>2010</strong> 2009Stock finanziamenti originari garantiti in essere 387.767.623 362.549.623Stock finanziamenti residui 258.393.972 237.901.011Stock garanzie originarie 179.167.118 169.437.990Stock garanzie residue 1<strong>12</strong>.<strong>31</strong>2.7<strong>31</strong> 108.807.671- erogate in bonis 102.362.<strong>31</strong>0 104.291.754- in osservazione 3.758.153 1.362.650- in incaglio 1.596.329 1.659.569- in sofferenza 4.595.939 1.493.698Crediti per interventi a garanzia (quota escussa da sofferenze) 3.462.175 1.979.9<strong>12</strong>5


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>2.3.1 Lo Stato PatrimonialeFigura 3 - Attività dello Stato Patrimoniale al <strong>31</strong> dicembre <strong>2010</strong> (valori in €)ATTIVO <strong>2010</strong> 200910 Cassa e disponibilità liquide 1.059 57640 Attività Finanziarie disponibili per la vendita 1.016.160 1.155.76850 Attività Finanziarie detenute sino a scadenza 11.647.957 9.9<strong>12</strong>.30460 Crediti 4.956.497 4.733.50190 Partecipazioni 3.679.282 3.379.282100 Attività materiali 19.752 17.581110 Attività immateriali 17.032 0<strong>12</strong>0 Attività fiscali 42.060 9.182130 Attività non correnti in via di dismissione - -140 Altre attività 22.069 23.567Totale Attività 21.401.868 19.2<strong>31</strong>.760Figura 4 - Passività dello Stato Patrimoniale al <strong>31</strong> dicembre <strong>2010</strong> (espresso in €)PASSIVO <strong>2010</strong> 200910 Debiti - -20 Titoli in circolazione - -30 Passività finanziarie di negoziazione - -40 Passività finanziarie al fair value - -50 Derivati di copertura - -60 Adeguamento di valore delle PF oggetto di copert.generica - -70 Passività fiscali 55.865 39.95180 Passività associate ad attività in via di dismissione - -90 Altre Passività 8.669.973 7.286.057100 Trattamento di fine rapporto subordinato 218.650 189.226110 Fondi per rischi ed oneriquiescenza e obblighi similialtri fondi<strong>12</strong>0 Capitale 11.957.874 11.263.745140 Strumenti di capitale150 Sovrapprezzi di emissione - -160 Riserve 275.002 482.505170 Riserve da valutazione 186.282 177.779180 Utile/Perdita dell'esercizio 38.222 -207.503Totale Passività e Netto 21.401.868 19.2<strong>31</strong>.7606


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>2.3.2 Il Conto EconomicoFigura 5 - Conto Economico al <strong>31</strong> dicembre <strong>2010</strong>CONTO ECONOMICO <strong>2010</strong> 200910 Interessi attivi e proventi assimilati 211.174 270.37920 Interessi passivi e proventi assimilati - 14.995 - 7.455MARGINE DI INTERESSE 196.179 262.92430 Commissioni attive 1.359.714 1.289.21040 Commissioni passive - 156.4<strong>12</strong> - 27.398COMMISSIONI NETTE 1.203.302 1.261.8<strong>12</strong>50 Dividendi e proventi assimilati 16.017 15.81660 Risultato Netto dell'attività di negoziazione - -70 Risultato netto dell'attività di copertura <strong>12</strong>6.743 141.77380 Utile perdita da cessione/riacquisto - -80 Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value - - 44.02090Utile/Perdita da cessione o riacccquisto di:a) attività finanziarieb) passività finannziarieMARGINE DI INTERMEDIAZIONE 1.542.242 1.638.304100Rettifiche/Riprese di valore nette per deterioramentoa) attività finanziarie- 344.<strong>12</strong>4 - 850.682b) passività finanziarie110 Spese amministrative - 1.082.683 - 929.709150a Spese per il personale - 755.060 - 685.670150b Altre spese amministrative - 327.623 - 244.040<strong>12</strong>0 Accantonamenti netti ai fondi rischi - -<strong>12</strong>0 Rettifiche/riprese di valore su attività materiali - 6.826 - 6.251130 Rettifiche/riprese di valore su attività immateriali - 8.515 -380140 Risultato netto della valutazione al FV delle attività materiali e immateriali - -150 Accantonamenti netti ai fondi rischi - -160 Altri oneri/proventi di gestione - 17.245 - 27.033RISULTATO NETTO DELLA GESTIONE OPERATIVA 82.849 - 175.751170 Utile/Perdite delle partecipazioni - -180 Risultato netto della valutazioen al fair value delle attività materiali/immateriali - -230 Rettifiche di valore dell'avviamento - -240 Utile/Perdite da cessioni di investimenti - -UTILE/PERDITA DELLA OPERATIVITA' CORRENTE AL LORDO DELLE IMPOSTE 82.849 - 175.751190 Imposte sul reddito dell'esercizio dell'attività operativa corrente - 44.627 - <strong>31</strong>.753270 UTILE/PERDITA DELLA OPERATIVITA' CORRENTE AL NETTO DELLE IMPOSTE 38.222 - 207.504200 Utile/Perdita dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte - -Utile/Perdita dell'esercizio 38.222 - 207.5047


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>3 Governo Societario, Assetti Organizzativi e Sistemi di ControlloConnessi con l’<strong>ICAAP</strong>Si circoscrive, in questo capitolo, la struttura della Società con particolare attenzione agli aspetti digovernance. In tale ambito, vengono esaminati i ruoli e le responsabilità definiti a livello di RiskGovernance 10 e di gestione del Processo <strong>ICAAP</strong>.3.1 Struttura della Società3.1.1 Struttura organizzativa aziendaleL’impianto organizzativo è strutturato come raffigurato nello schema seguente:Figura 6 - Organigramma 11Internal AuditCONSIGLIO DIAMMINISTRAZIONECollegio SindacaleSocietà di Revisione(Audirevi srl)Comitato EsecutivoSegret.GeneralePisani, Costantini, IlluminatiDIRETTORE GENERALEGiuseppe TeseiRisk ManagerFunzione esternalizzataDott.Simone VenturaAmministrazioneLonghi, FranciaI.T.CNA informatica e CollinaFilialeResp.le CiccarelliLambertucci, Ciccarelli,BorgianiArea CommercialeResp.le Ciccarelli,Silla, Iommi, Micheli, Collina,BocciArea FidiResp.le Simonetti con supportodi amministrazione esegreteriaLe funzioni aziendali, che la struttura di Staff e ciascuna Area comprendono, sono di seguito riportate.10 Cfr. M.<strong>Pierucci</strong> S.C.p.A. : “Relazione sulla struttura organizzativa”, 21/<strong>12</strong>/200911Dal 17 gennaio 2011 la persona che ricopre la carica di Risk Manager è designata sulla base di un contratto di outsourcing8


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Consiglio di AmministrazioneIn base allo Statuto, il consiglio di amministrazione si compone da nove a quindici consiglieri, eletti da:−−due consiglieri nominati dalla Consiglio Regionale delle Marche, ai sensi della vigente normativaregionale;i restanti nominati dall’assemblea generale dei soci e dai soci sovventori.La maggioranza degli amministratori è scelta tra i soci cooperatori ovvero tra le persone indicate dai socicooperatori persone giuridiche. Tutti i territori, ove la Società abbia una significativa presenza dei soci,devono essere rappresentati in seno al consiglio di amministrazione, fatto salvo che i due terzi dei consiglieridevono essere soci con sede nella Regione Marche.Il consiglio di amministrazione resta in carica tre esercizi, che scadono alla data dell’assemblea convocataper l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica.Il consiglio di amministrazione è investito, in via esclusiva, di tutti i poteri per la gestione ordinaria estraordinaria della Società, salva la necessaria autorizzazione assembleare nei casi previsti dallo statuto e nelrispetto, in ogni caso, delle prescrizioni di cui all’articolo 25<strong>12</strong> e seguenti del codice civile in materia dimutualità prevalente.Il consiglio di amministrazione si riunisce tutte le volte che il Presidente lo riterrà opportuno, oppure quandone sia fatta domanda scritta da tre amministratori o dai sindaci.Presidente del Consiglio di Amministrazione.Il Presidente del consiglio di amministrazione ha la rappresentanza e la firma sociale limitatamente agli attirientranti nell’oggetto sociale. Il Presidente perciò è autorizzato a riscuotere, da pubbliche amministrazioni oda privati, pagamenti di ogni natura ed a qualsiasi titolo, rilasciandone liberatorie quietanze. Egli ha anche lafacoltà di nominare avvocati e procuratori nelle liti attive e passive riguardanti la Società davanti a qualsiasiautorità giudiziaria e amministrativa, ed in qualunque grado di giurisdizione.Il Presidente convoca il consiglio di amministrazione, ne fissa l’ordine del giorno, ne coordina i lavori eprovvede affinché adeguate informazioni sulle materie iscritte all’ordine del giorno vengano fornite a tutti iconsiglieri. In caso di assenza o di impedimento del Presidente tutte le sue attribuzioni spettano al Vice-Presidente.Comitato EsecutivoPer garantire tempestività decisionale e snellezza operativa la Società si è dotata di un comitato esecutivooperativo dal <strong>2010</strong>. In base allo statuto il Comitato Esecutivo è costituito da un minimo di tre ad unmassimo di cinque componenti, dei quali la maggioranza tra i soci. Il presidente ed il vice-presidente delconsiglio di amministrazione ne fanno parte di diritto. Il consiglio di amministrazione nomina da uno a tremembri del comitato.Competenza principale del comitato, oltre a quanto previsto dalla legge e dallo Statuto, è l’esame e ladeliberazione delle richieste di prestazione di garanzie presentate dalle imprese socie, al fine di verificare lasussistenza dei requisiti e delle condizioni di ammissibilità, nei limiti di quanto disposto dal consiglio diamministrazione. Il consiglio di amministrazione può delegare al comitato esecutivo, fermo restando lapropria responsabilità, competenze riguardanti la cura degli aspetti organizzativi, amministrativi e contabilidella società, che deve essere adeguata alla dimensione aziendale e al conseguimento degli scopi sociali erispettare i requisiti previsti dalle disposizioni di vigilanza. In tal caso il comitato esecutivo deve riferire alconsiglio di amministrazione, con periodicità almeno semestrale, sul generale andamento della gestione esulla sua prevedibile evoluzione, nonché sulle operazioni di maggior rilievo compiute dalla società.Direttore Generale9


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Il Direttore Generale è nominato dal Consiglio di Amministrazione che ne determina le facoltà, i poteri ed iltrattamento giuridico ed economico oltre le procedure della sua eventuale sospensione, rimozione ocessazione dall’incarico.Il Direttore:−−−partecipa ai lavori del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo, senza diritto di voto;provvede al rilascio di garanzie e alla concessione di finanziamenti nei limiti di importo e di rischioautorizzati dal consiglio di amministrazione;avanza motivate proposte al consiglio di amministrazione e al comitato esecutivo in merito alla politicacommerciale, ed all’ammontare dei diritti e delle competenze da imputare alle imprese per l’accesso alleprestazioni sociali.La direzione della società e l’esecuzione delle deliberazioni del consiglio di amministrazione sonocompetenza univoca del direttore generale. Su proposta del direttore generale, il consiglio diamministrazione può nominare uno o più vice direttori generali.Le mansioni ed i compiti del o dei vice direttori generali sono definite e proposte dal direttore generale alconsiglio di amministrazione che le approva.Il direttore può essere coadiuvato, per l’espletamento dei propri incarichi e/o deleghe da comitati tecnici difiliale.Collegio SindacaleIl collegio sindacale, qualora nominato dall’assemblea, si compone di tre membri effettivi e due supplenti,tutti in possesso dei requisiti di legge. I sindaci supplenti sono destinati a subentrare in ordine di anzianità, esempre nel rispetto dei requisiti di legge, agli effettivi che eventualmente si rendessero indisponibili nelcorso del mandato.Il Presidente del collegio sindacale è nominato dalla Giunta Regionale delle Marche, ai sensi della vigentenormativa regionale. I sindaci restano in carica per tre esercizi, e scadono alla data dell’assembleaconvocata per l’approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio della carica. La cessazione dei sindaci perscadenza del termine ha effetto dal momento in cui il collegio è stato ricostituito.Il collegio sindacale vigila sull’osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di correttaamministrazione ed in particolare sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabileadottato dalla società e sul suo concreto funzionamento.Ricorrendo i presupposti di cui all’art. 2409-bis del codice civile, l’assemblea potrà affidare il controllocontabile al collegio sindacale, ove questo sia nominato.Il collegio deve riunirsi almeno ogni novanta giorni e delle riunioni del collegio deve redigersi verbalesottoscritto dagli intervenuti.I sindaci devono assistere alle adunanze del consiglio di amministrazione, alle assemblee e alle riunioni delComitato Esecutivo.In caso di omissione o di ingiustificato ritardo da parte degli amministratori, il collegio sindacale deveconvocare l’assemblea ed eseguire le pubblicazioni prescritte dalla legge. Può altresì, previa comunicazioneal presidente del consiglio di amministrazione, convocare l’assemblea qualora nell’espletamento del suoincarico ravvisi fatti censurabili di rilevante gravità e vi sia urgente necessità di provvedere.I sindaci, in occasione della approvazione del bilancio di esercizio, devono indicare specificamente nellarelazione prevista dall’art. 2429 del codice civile i criteri seguiti nella gestione sociale per il perseguimentodello scopo mutualistico.I sindaci dovranno inoltre documentare la condizione di prevalenza ai sensi dell’art. 2513 c.c.I sindaci possono in ogni momento procedere, anche individualmente, ad atti di ispezione e controllo, oltread effettuare gli accertamenti periodici. Di ogni ispezione, anche individuale, dovrà compilarsi verbale dainserirsi nell’apposito libro.10


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>L’azione di responsabilità nei confronti dei sindaci può essere esercitata da soci che rappresentino almenoun terzo del capitale sociale.Risk ManagementAl Risk Manager, in staff alla Direzione Generale, competono le seguenti attività:− promuove la diffusione di una cultura d’impresa basata su una consapevole assunzione dei rischi tipicidella gestione Societaria e l’attivazione delle condizioni organizzative aziendali per l’avvio, ilconsolidamento e l’evoluzione del processo di misurazione e controllo dei rischi aziendali;−−−−assicura l’efficienza, l’efficacia e la tempestività delle informazioni necessarie a valutare il mantenimentodelle soglie di rischio prescelte dai vertici aziendali in rapporto agli obiettivi di rendimento atteso;analizza lo scenario evolutivo della Società allo scopo di anticipare la manifestazione di nuovi rischi e diproporre le correlate misure di controllo;verifica la coerenza, la copertura e l’aderenza del sistema dei limiti prescelto dalla Società per contenerele esposizioni al rischio;garantisce la misurazione, il controllo e la gestione, sia puntuale che prospettica, dell’esposizione dellaSocietà ai rischi previsti dalle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale Banca d’Italia – “Il secondopilastro Basilea 2” relativamente ai rischi: di mercato, di credito, di tasso di interesse, di liquidità,operativi, residuo, di cartolarizzazione, strategico, reputazionale.La funzione di Risk Management, dal 17 gennaio 2011 è stata esternalizzata.Segreteria GeneraleLa Segreteria Generale, in staff alla Direzione Generale, presidia la segreteria dei Vertici aziendali, cura gliadempimenti connessi all’Assemblea dei soci e alla gestione della base sociale.La Segreteria Generale inoltre collabora nella gestione delle pubbliche relazioni e organizzazione di eventi egestisce le attività di formalizzazione dei contratti e delle garanzie rilasciate.AmministrazioneL’operatività dell’Ufficio Amministrazione, in staff alla Direzione Generale, si concretizza nelle seguentiattività:−−−−assicura, nel rispetto delle politiche aziendali, il coordinamento dei processi contabili, garantendol’ottimale utilizzo delle risorse e delle tecnologie disponibili;assicura la correttezza degli aspetti fiscali, contabili e di vigilanza, presidia la rispondenza dei daticontabili con le risultanze del sistema informatico, cura la stesura del bilancio di esercizio, i bilanci diperiodo e la compilazione dei budget revisionali;fornisce al Consiglio di Amministrazione, al Collegio Sindacale ed alla Direzione Generale, i supportiinformativi necessari ad interpretare la situazione aziendale (patrimoniale, finanziaria, economica).Presidia la funzione economale della Società, gestendo i rapporti con i fornitori esterni, in unaprospettiva di costante miglioramento dei costi sostenuti in rapporto alle prestazioni erogate;coordina l’allestimento delle strutture e dei locali della Società, secondo criteri di funzionalità edaccoglienza e nel rispetto delle disposizioni previste in materia di sicurezza sul posto di lavoro.Ufficio ITL'Ufficio IT, in staff alla Direzione Generale, gestisce il ciclo di vita del sistema informativo aziendale, delletecnologie elaborative ed applicative di supporto, delle reti (interne ed esterne) di trasmissione dati.11


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Coordina il processo di rilascio delle applicazioni informatiche agli utenti, fornendo loro l’assistenzanecessaria a garantire il miglior utilizzo delle funzionalità disponibili.L’Ufficio IT assicura l’integrità e la riservatezza delle applicazioni informatiche e dati, analizza e valuta leapplicazioni e tecnologie informatiche presenti sul mercato e la loro possibilità di integrazione nel sistemainformativo aziendale, in collaborazione con le unità organizzative interessate.Area CommercialeL’Area Commerciale risponde gerarchicamente alla Direzione Generale ed ha responsabilità gerarchicadiretta ed univoca sulla Filiale.Tale area coordina l’attività commerciale del Confidi, di concerto con la Direzione e presidia i processidistributivi, commerciali e promozionali della Società nell’ambito del territorio di competenza, nel quadrodegli obiettivi assegnati in termini di consolidamento e sviluppo della clientela, di redditività, di assunzione egestione del rischio.L’Area Commerciale presidia le relazioni con le imprese socie, con riferimento sia all’attività di richiestaconcessione delle garanzie su crediti e della consulenza ed assistenza ad esse strumentali ed accessorie, chea quella commerciale di promozione e sviluppo dell’attività del Confidi, dell’acquisizione di nuove impresesocie.FilialeLa Filiale, dipende funzionalmente dall'Area Commerciale, presidia i processi distributivi, commerciali epromozionali della Società nell’ambito delle proprie competenze, nel quadro degli obiettivi assegnati intermini di consolidamento e sviluppo della clientela , di redditività, di assunzione e gestione del rischio.Area FidiL’Area Fidi, risponde gerarchicamente alla Direzione Generale ed applica le politiche di assunzione delrischio, in coerenza con gli obiettivi stabiliti dalla Direzione pianificando le attività conseguenti al fine diassicurare la qualità degli affidamenti cercando di minimizzare i rischi di insolvenza futuri.L’Area Fidi coordina lo svolgimento del processo di concessione di garanzia e la valutazione del meritocreditizio, nel rispetto delle attività istruttorie e di analisi e supporta i soggetti deliberanti nelle fasi divalutazione del merito creditizio.L’Area Fidi garantisce alle unità operative interessate l’assistenza tecnico-operativa in materia di concessionedi garanzie e relative procedure informatiche.Internal AuditL'Internal Audit è in staff al Consiglio di Amministrazione. Il servizio di Internal Audit è affidato ad unasocietà esterna con contratto di outsourcing. In considerazione dell’affidamento in outsourcing dellafunzione di internal audit, all’interno della Società opera un soggetto, il c.d. Link Auditor, che ha il compito disvolgere un ruolo di “collegamento” e che supporta l'outsourcer nello svolgimento della propria attività.L’Internal Audit garantisce il controllo sulla regolarità dell’operatività dei diversi comparti aziendali esull’efficacia, l’efficienza e la funzionalità del Sistema dei Controlli Interni.Lo stesso Internal Audit finalizza l’attività al miglioramento del Sistema dei Controlli Interni, fornendo al CdA,anche per il tramite della Direzione Generale, relazioni, analisi, valutazioni, informazioni, propostemigliorative e di intervento relative agli esiti dei controlli eseguiti.Il Piano annuale degli accertamenti presso i vari punti della struttura operativa è approvato dal Consiglio diAmministrazione e condiviso con la Direzione Generale. La Società incaricata della funzione di InternalAuditing, provvederà a fornire al Consiglio di Amministrazione, al Collegio Sindacale e alla Direzione una opiù relazioni, sull’attività svolta così come previsto dal relativo contratto.<strong>12</strong>


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>La rete periferica è organizzata sul territorio regionale con una filiale a Macerata che opera anche a livellointerprovinciale. La Filiale, dotata di un referente, identificato nella figura del responsabile di filiale, e di unastruttura commerciale operativa, è strutturata in modo tale che, all’interno delle politiche generali dellasocietà e con il controllo e supporto dei servizi della struttura centrale di Macerata, può provvedere allavendita dei prodotti e servizi, ai rapporti con il territorio e al soddisfacimento delle esigenze complessivedella base associativa.La Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A. si avvale di un rapporto forte con il sistema associativo locale costituito da<strong>Confartigianato</strong> e Casartigiani che annoverano 18 sedi distaccate sull’intero territorio provinciale, dove ilConfidi garantisce una presenza con propri addetti.Tale rapporto consolidato consente di offrire al cliente-socio un servizio di prossimità e conseguentetempestività di risposte.<strong>Pierucci</strong> ha sviluppato negli anni un sistema di relazioni con le banche, prevalentemente locali, moltoefficace e in grado di gestire un volume complessivo di prestazioni molto rilevante.Il supporto del sistema associativo e le relazioni con le banche costituiscono oggi il punto di forza principaledella Società che le consente di prestare la garanzia su di un numero rilevante di operazioni nuove ognianno attraverso una struttura snella efficace ed efficiente.3.1.2 Compagine societariaLe imprese socie di <strong>Pierucci</strong> risultano normalmente aderenti anche alle associazioni di rappresentanza di<strong>Confartigianato</strong> e Casartigiani. Tale vicinanza rappresenta un notevole punto di forza del Confidi che, inquesto modo, può conoscere meglio le esigenze delle imprese associate e rappresentarne al meglio i lorointeressi. Nel corso degli ultimi anni la <strong>Pierucci</strong> ha associato molte nuove imprese confermando la propriacapacità di attrarre nuova base associativa, riuscendo a compensare le imprese che hanno cessato l’attività eche hanno deciso di recedere dalla qualifica di socio. Nella provincia di Macerata la percentuale di impreseche aderiscono ad una cooperativa di garanzia è molto alta e tra le più alte d’Italia. Dai dati Fedart eArtigiancassa si evidenzia che la provincia di Macerata è la provincia in cui la percentuale di credito alleimprese artigiane è di quasi tre volte superiore alla media nazionale (circa 14% in provincia di Macerata,contro il 5% circa del dato nazionale). La localizzazione delle imprese associate, infatti, è prevalente nellaprovincia di Macerata, dove si concentra quasi il 90% dell’operatività della cooperativa.Figura 7 - Distribuzione associati per provinciaProvinciaN.soci %Ancona 327 3,77%Ascoli Piceno 275 3,17%Fermo 324 3,73%Macerata 7.693 88,66%Pesaro Urbino 5 0,06%Altre province 53 0,61%Totale 8.677 100,00%La tabella seguente evidenzia i settori di attività delle imprese associate alla <strong>Pierucci</strong> alla data del<strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>, sulla base di codici attività ISTAT 2002. Come si può facilmente osservare, le imprese sonodistribuite in tutti i settori di attività, rispecchiando in modo fedele la situazione della provincia di Maceratadove la <strong>Pierucci</strong> concentra la propria attività. Il settore con li più alto numero di associati alla <strong>Pierucci</strong> è ilmanifatturiero, e ciò a conferma del fatto che le Marche sono la regione più manifatturiera d’Italia: questosettore rappresenta quasi il 30% delle imprese, cui segue il settore dell’edilizia con il 25% delle impreseassociate.13


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Figura 8 - Distribuzione associati per settore di attivitàSettore di attività N. soci %Agricoltura 156 1,80%Pesca 7 0,08%Attività estrattive 2 0,02%Manifatturiero 2.501 28,82%Produzione e disribuzione energia, gas, acqua 2 0,02%Edilizia 2.157 24,86%Autoriparazione 1.375 15,85%Ristorazione 378 4,36%Autotrasporti 462 5,32%Intermediazione 30 0,35%Servizi alle imprese 419 4,83%Autoscuole 13 0,15%Assistenza 18 0,21%Servizi alle persone 611 7,04%Attività svolte da famiglie 2 0,02%Organismi extraterritoriali 1 0,01%Senza codice istat 543 6,26%Totale 8.677 100,00%3.2 Risk GovernanceIn sintesi, si riportano di seguito i principali ruoli aziendali:−−−−−il Consiglio di Amministrazione, Organo con funzione di supervisione strategica, è responsabile delladefinizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle linee guida di gestione deirischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. E’ responsabile, in ultima istanza,dell’approvazione del Processo <strong>ICAAP</strong> e del <strong>Resoconto</strong> da inviare a Banca d’Italia.il Collegio Sindacale, Organo con funzione di controllo, vigila sulla struttura e sull’adeguatezza delsistema di gestione e controllo dei rischi ai requisiti stabiliti dalla normativa;il Direttore Generale, in qualità di Organo con funzione di gestione, è responsabile della definizione,implementazione e supervisione di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi, in attuazionedegli orientamenti strategici e delle linee guida definite dal Consiglio di Amministrazione;il Responsabile Operativo del Processo <strong>ICAAP</strong> è la struttura che coordina tutte le attività relativeall’<strong>ICAAP</strong> ed è responsabile della redazione del <strong>Resoconto</strong>. Il Responsabile Operativo del Processo <strong>ICAAP</strong>è individuato nel Risk Manager;il Risk Manager attraverso le funzioni competenti, è responsabile della gestione e del controllo del:ooooooooRischio di CreditoRischio OperativoRischio di ConcentrazioneRischio di TassoRischio di LiquiditàRischio ResiduoRischio StrategicoRischio Reputazionale−l’Internal Audit, oltre alle funzioni di Revisione Interna, svolge le funzioni che riguardano la valutazionedella funzionalità del Sistema dei Controlli Interni, ovvero l’individuazione di andamenti anomali,14


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>violazioni delle procedure e della regolamentazione, interna ed esterna, per quanto concerne ilcomplesso dell’operatività aziendale. Inoltre, coerentemente con il modello organizzativo e di controlloadottato, effettua revisioni periodiche, sia a livello centrale che periferico, sul sistema generale digestione dei rischi aziendali, al fine di valutarne la funzionalità e l’efficacia, nonché la conformità conquanto previsto dalla normativa di riferimento.3.3 Il Processo <strong>ICAAP</strong>Le nuove disposizioni di Vigilanza prevedono che gli Intermediari definiscano un autonomo processo internodi valutazione della propria Adeguatezza Patrimoniale (<strong>ICAAP</strong> – Internal Capital Adequacy AssessmentProcess), attuale e prospettica, in relazione ai rischi assunti e alle strategie aziendali.Le attività finalizzate alla valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale si articolano in quattro sotto-processioperativi, come indicati e rappresentati di seguito:−−−−definizione del Processo <strong>ICAAP</strong>,valutazione dei rischi e dell’adeguatezza patrimoniale,autovalutazione del Processo <strong>ICAAP</strong>,produzione dell’informativa per Banca d’Italia.Figura 9 - Schema del processo <strong>ICAAP</strong>STEP 1Strutturazione delProcesso <strong>ICAAP</strong>STEP 2Valutazione diadeguatezzapatrimonialeSTEP 3Autovalutazionedel ProcessoSTEP 4Produzione<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>RecepimentonormativaIndividuazionedelle fonti dirischioElaborazionemetodologia divalutazioneRedazione del<strong>Resoconto</strong><strong>ICAAP</strong>Determinazionedel processoValutazione deirischi individuatie del capitaleinternoAttuazione dellaautovalutazioneApprovazione edinvio <strong>Resoconto</strong>Gestione delprocessoDeterminazionedel capitaleinternocomplessivoAttività di reporte approvazionedellaautovalutazioneDeterminazionedel capitalecomplessivo everificaallineamentocon PVCon riferimento alle funzioni aziendali coinvolte, la responsabilità generale del Processo <strong>ICAAP</strong> spetta alConsiglio di Amministrazione, mentre la sua attuazione e gestione è demandata all’Alta Direzione. Dalpunto di vista operativo, il Processo <strong>ICAAP</strong> è invece coordinato e condotto dal Risk manager, in qualità diResponsabile del Processo <strong>ICAAP</strong>, direttamente nominato dal Consiglio di Amministrazione.L’iter di approvazione è così strutturato:15


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>−−−−−il Risk manager formalizza, con la collaborazione delle diverse strutture aziendali coinvolte per area dicompetenza, il processo <strong>ICAAP</strong> le cui risultanze sono formalizzate a loro volta <strong>Resoconto</strong> Icaap e loinoltra al Direttore Generale;il Direttore Generale valuta ed approva in prima istanza il documento del Processo <strong>ICAAP</strong> ed il relativo<strong>Resoconto</strong> e li inoltra al CdA;il Collegio Sindacale prende visione del Processo e del <strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong> per le proprie attivitàistituzionali di vigilanza sul sistema di gestione e controllo dei rischi;il CdA, presa visione della documentazione inviatagli, approva il <strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>, previo avallo dellaSocietà esterna incaricata all’Internal Audit;il Risk manager, in seguito all’approvazione da parte del CdA, inoltra il <strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong> a Banca d’Italia.Il Processo può essere modificato solo a fronte di specifiche esigenze riconducibili alle seguenti fattispecie:− modifiche e/o aggiornamenti di natura regolamentare che richiedono nuovi e diversirequisiti/adempimenti in materia di valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale del Capitale, dimisurazione dei rischi o di altri ambiti direttamente connessi alle attività caratterizzanti il Processo;−−−−−modifiche di natura strutturale e/o organizzativa all’interno della Società aventi impatto sul Processo;modifiche di natura operativa e/o metodologica all’interno della Società, soprattutto per quanto attienegli ambiti di valutazione e misurazione dei rischi e del capitale, che hanno impatto sul Processo;modifiche e/o aggiornamenti nei processi, nei regolamenti e/o nei sistemi utilizzati all’interno dellaSocietà aventi impatto sul Processo;completamento di progetti e attività specifiche, relative ad attività caratterizzanti il Processo;individuazione di interventi correttivi/aree di miglioramento da parte del Comitato di Direzione sia inambito organizzativo che patrimoniale.Eventuali nuove e/o diverse esigenze non riconducibili a quelle in precedenza identificate, atte a dare originea modifiche del Processo, dovranno essere validate dal Risk manager. A fronte di eventi con un possibileimpatto sul Processo, il Risk manager, valutata la necessità di apportare modifiche al Processo stesso,formalizzerà una nuova versione del Processo. La nuova versione del Processo, una volta redatta, dovràseguire l’iter autorizzativo precedentemente descritto.3.4 Normativa di riferimentoNormativa regolamentare− Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell’«Elenco Speciale»”,Circolare n. 216 del 5 agosto 1996 - e successivi aggiornamenti.− Direttiva 2006/48/CE del 14 giugno 2006.− Direttiva 2006/49/CE del 14 giugno 2006.−−−−Testo Unico Bancario, articolo 107 del d.lgs. 1° settembre 1993, n. 385 e successive modifiche eintegrazioni.Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per le banche”, Aprile 1999 e successivi aggiornamenti.Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria: “Convergenza internazionale della misurazione del capitalee dei coefficienti patrimoniali. Nuovo schema di regolamentazione”, giugno 2006.Banca d’Italia: “Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi”, Circ n. 154/91 esuccessivi aggiornamenti.Normativa interna− Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A.: “Programma delle attività 2009-2011”, 21/<strong>12</strong>/2009− Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A.: “Relazione sulla struttura organizzativa”, 21/<strong>12</strong>/2009− Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A.: “Bilancio di esercizio al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>”− Cooperativa <strong>Pierucci</strong> S.C.p.A.: “Statuto della società”16


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>4 Esposizione ai rischi: metodologie di misurazione e valutazione,aggregazione e stress testingIl presente capitolo ha l’obiettivo di descrivere i differenti modelli di misurazione dei rischi utilizzati e lemetodologie di stima del Capitale Interno per ciascuna tipologia di rischio definita come misurabile dallaSocietà.In particolare, vengono descritti:−−−gli aspetti metodologici e le metriche di misurazione delle esposizioni ai rischi e del calcolo del relativoCapitale Interno;la determinazione del Capitale Interno Complessivo;le analisi di stress testing.4.1 Identificazione dei rischiIn relazione al modello di business ed alle strategie adottate e in coerenza con le esposizioni a bilancio,vengono individuati i rischi a cui la Società risulta esposta date le caratteristiche della propria operatività, inlinea con quanto richiesto dalla Vigilanza <strong>12</strong> .L’individuazione di tutti quei rischi che potrebbero ostacolare o limitare la Società nel pieno raggiungimentodei propri obiettivi è l’attività che permette di gestire, di misurare/valutare, nonché di controllare i rischisignificativi.Al fine di individuare i rischi significativi, la Società ha preso in considerazione i rischi contenuti nell’elenco dicui all’allegato K della Circolare di Banca d’Italia 13 .Sulla base di tale elenco e sulle relative definizioni (si veda il paragrafo successivo), la Società identifica letipologie di rischio a cui è esposta, stante il proprio Modello di Business e gli obiettivi del Programma delleAttività 2009-2011, riscontrando altresì se l’eventuale requisito patrimoniale regolamentare calcolato riesce afronteggiare in modo adeguato i rischi effettivamente presenti.In particolare tali rischi possono derivare direttamente o indirettamente dalle strategie aziendali, daiProdotti/Servizi offerti, nonché dai processi in atto presso la Società; inoltre, possono rivelarsi anche aseguito di condizionamenti esterni alla struttura aziendale, quali i trend macro-economici, le condizioni delmercato, gli aspetti legali e normativi, il comportamento dei competitors ed i cambiamenti tecnologici esociali.4.1.1 Definizione dei rischiLe definizioni dei rischi sono coerenti con quanto previsto dalla normativa di riferimento:−−Rischio di Credito, rappresenta il rischio di perdita derivante dall’insolvenza o dal peggioramento delmerito creditizio delle controparti affidate dall’Intermediario. In particolare, si intende la possibilità cheuna variazione inattesa del merito creditizio di una controparte, nei confronti della quale esisteun’esposizione, generi una corrispondente variazione inattesa del valore di mercato della posizionecreditizia.Rischio di Controparte, rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente adoggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazionestessa. Il Rischio di Controparte grava su alcune tipologie di transazioni, specificamente individuate 14dalla normativa. Il Rischio di Controparte è, quindi, una particolare fattispecie del Rischio di Credito, chegenera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valorepositivo al momento dell’insolvenza.<strong>12</strong> Cfr. Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell’«Elenco Speciale»”, Circolare n. 216 del 5 agosto1996 e successivi aggiornamenti.13 Ibidem14 Ibidem17


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>−−−−−−−−Rischio di Mercato, rappresenta il rischio di perdita derivante dai movimenti avversi dei prezzi dimercato (corsi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi delle merci, volatilità dei risk factor,ecc..). Si considerano, pertanto, le seguenti tipologie di Rischio di Mercato:• con riferimento al portafoglio di negoziazione di vigilanza 15 :i) Rischio di posizione.ii) Rischio di regolamento.iii) Rischio di concentrazione.• con riferimento all’intero bilancio:i) Rischio di cambio.ii) Rischio di posizioni in merci.Rischio Operativo, rappresenta il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalladisfunzione di:• Procedure.• Risorse umane.• Sistemi Interni.• (da) Eventi Esogeni.Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzionidell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali.Nel Rischio Operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e direputazione.Rischio di Concentrazione, rappresenta il rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi dicontroparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività oche trattano la stessa merce o appartenenti alla medesima area geografica.Rischio di Tasso di Interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione, rappresenta il rischioderivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse e viene valutato per le attività diverse dallanegoziazione, ovvero in relazione a quelle allocate nel portafoglio di proprietà 16 .Rischio di Liquidità, rappresenta la situazione di difficoltà o incapacità dell’azienda di far frontepuntualmente ai propri impegni di cassa in scadenza. In pratica, il saldo dei flussi monetari risulta essereinferiore al previsto e si rende necessario reperire mezzi finanziari per far fronte alle richieste dellagestione, con potenziale aggravio degli oneri di provvista e creazione dei presupposti per un rischio diinsolvenza.Rischio Residuo, rappresenta il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del Rischio diCredito utilizzate dall’Intermediario risultino meno efficaci del previsto.Rischio derivante da Cartolarizzazioni, rappresenta il rischio che la sostanza economicadell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e digestione del rischio.Rischio Strategico, rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale,derivante da:• Cambiamenti del contesto operativo.• Decisioni aziendali errate.15 Gli intermediari vigilati con un portafoglio di negoziazione di vigilanza sono tenuti a rispettare in via continuativa requisti patrimonialiper i rischi che vengono generati dalla operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari e le merci. Cfr. Banca d’Italia:“Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell’«Elenco Speciale»”, Circolare n. 216 del 5 agosto 1996 e successiviaggiornamenti.16 Ci si riferisce al portafoglio di proprietà costituito dal complesso delle “attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazionea fini di vigilanza”.18


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>• Attuazione inadeguata di decisioni.−• Scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.Rischio di Reputazione, rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o delcapitale, derivante da una percezione negativa dell’immagine dell’Intermediario da parte di clienti,controparti, azionisti dello stesso, investitori e Autorità di Vigilanza.4.1.2 I rischi significativiLa Società ha evidenziato, sulla base delle caratteristiche della propria operatività, come in precedenzadescritta, ed in coerenza con le definizioni dei rischi adottate, le seguenti situazioni:− la significatività dei seguenti rischi:• Rischio di Credito (legato prevalentemente all’attività core della Società, relativa al rilascio digaranzie, ed a quella connessa di gestione del portafoglio titoli);• Rischio Operativo (legato ai processi operativi ed alle relative procedure con cui vengono svolte tuttele attività aziendali);• Rischio di Concentrazione (legato al grado di concentrazione delle garanzie rilasciateprevalentamente a favore di piccole e medie imprese della regione Marche);−−−• Rischio di Tasso di Interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione (legato all’impatto dellevariazioni dei tassi di interesse sulle attività e sulle passività della Società);• Rischio di Liquidità (legato all’equilibrio nel tempo dei flussi di cassa della Società generatidall’attività ordinaria);• Rischio Residuo (legato all’utilizzo di garanzie primarie e contro-garanzie rilasciate da Soggetti/Entipubblici e/o privati per la copertura dei rischi di credito assunti);• Rischio Strategico (legato principalmente alle scelte aziendali adottate sulla base del Piano delleAttività 2009-2011 sviluppato);• Rischio di Reputazione (legato prevalentemente alla reputazione aziendale nei confronti deglistakeholders ed alla percezione della qualità dell’operatività aziendale sul territorio);la non presenza del Rischio di Controparte, in quanto la Società non svolge attività in determinatistrumenti finanziari 17 :• operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, le operazioni di concessione oassunzione di titoli o merci in prestito, i finanziamenti connessi con titoli (c.d. operazioni SFT –securities financing transactions),• operazioni con regolamento a lungo termine,• strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);la non presenza del Rischio di Mercato, in quanto la Società non detiene ad oggi un portafoglio di tradingovvero non svolge attività di negoziazione finanziaria;la non presenza del Rischio derivante da Cartolarizzazioni, in quanto la Società non effettua operazioni dicartolarizzazione.Nel presente capitolo si fa riferimento ai Processi di Gestione dei Rischi descritti, sulla base dellaregolamentazione interna della Società che disciplina le attività oggetto di analisi ed in coerenza con ilmodello di governo societario per quanto attiene la gestione dei rischi ed il sistema di controllo interno.In sintesi, i rischi che trovano la loro strutturazione in un processo di gestione risultano i seguenti:−Rischio di Credito17 Cfr. Banca d’Italia: “Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell’«Elenco Speciale»”, Circolare n. 216 del 5 agosto esuccessivi aggiornamenti.19


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>−−−−−−−Rischio OperativoRischio di ConcentrazioneRischio di Tasso di Interesse derivante da attività diverse dalla negoziazioneRischio di LiquiditàRischio ResiduoRischio StrategicoRischio di Reputazione4.1.3 Il Processo di Gestione del Rischio di Credito4.1.3.1 Identificazione del Rischio di CreditoIl core business di <strong>Pierucci</strong> è rappresentato dalle garanzie prestate generalmente alle piccole e medieimprese, pertanto gli impieghi della Società riguardano in misura preponderante tali tipologie di esposizioni.Data l’attività della Società, i principali fattori che possono incidere sul rischio di credito consistono:−−−−nella natura della garanzia, che, essendo per <strong>Pierucci</strong> sempre sull’esposizione (o a prima richiesta), necomporta l’escussione dalla banca al momento dell’inadempienza, indipendentemente dal fatto che laposizione abbia registrato o meno uno scaduto superiore ai 180 giorni, anche se di norma l’escussioneavviene successivamente al termine sopra citato;nella percentuale di garanzia;nell’inadempienza o nell’insolvenza dei clienti affidati;nell’inadempienza o nell’insolvenza dell’emittente dei titoli nei quali sono investite le disponibilità liquide.A tal fine, la Società ha definito ed implementato un sistema integrato per la gestione del Rischio di Credito,che prevede il Regolamento della concessione delle garanzie approvato dal Consiglio di Amministrazionenella seduta del 30 novembre 2009; tale documento raccoglie l’insieme delle disposizioni interne, le attivitàoperative e i controlli del processo del credito, definendo i compiti e le responsabilità delle strutture aziendalicoinvolte nel processo del credito. In particolare il documento individua le modalità di valutazione del meritocreditizio, i costi e le quote di partecipazione per l’accesso alla cooperativa e ai suoi servizi e le modalità digestione delle attività deteriorate disciplinando i relativi criteri di classificazione, di determinazione dellerettifiche di valore e di portafoglio e di pagamento delle perdite.È altresì in corso di implementazione il Regolamento per la gestione della Tesoreria e dell’Area Finanza chestabilisce le modalità e i limiti della gestione delle disponibilità liquide e i relativi criteri di investimentonell’ottica di una equilibrata gestione dei flussi finanziari per raggiungere il profilo rischio/rendimentodelineato dal Consiglio di Amministrazione. In particolare, si prevede la distinzione tra titoli detenuti fino ascadenza e titoli disponibili per la vendita sulla base delle esigenze di liquidazione delle perdite sullegaranzie, valutato prudenzialmente. La Società non detiene un portafoglio di negoziazione.Si evidenzia che il rischio della Società è limitato alle operazioni a valere sul patrimonio e non si estende alleoperazioni a valere su eventuali fondi di terzi in amministrazione, per le quali risponde unicamente il fondonell’ambito delle proprie risorse.4.1.3.2 Monitoraggio del Rischio di CreditoPer perseguire una sana e prudente gestione <strong>Pierucci</strong> si avvale dei controlli di linea affidati alle AreeOperative e distinti in informatici e gerarchici.I controlli informatici consentono un monitoraggio continuo delle posizioni creditizie; tali controlli sono infattiincorporati nelle procedure definiti dai referenti delle singole Aree in collaborazione con l’Area IT.I controlli gerarchici sono svolti dai referenti delle singole aree. In particolare, è previsto un monitoraggiodell’Area:20


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>−−Fidi per le garanzie sulle operazioni di credito a breve termine in occasione dei rinnovi annuali e per legaranzie sulle operazioni di credito a medio termine in sede di riesame, conseguente alle modifiche nellecondizioni della pratica. Inoltre, la stessa Area effettua il monitoraggio delle garanzie con periodicitàsemestrale per le consistenze e con periodicità trimestrale per i flussi. Inoltre, è previsto unmonitoraggio mensile dei crediti deteriorati;Amministrazione per il portafoglio titoli con cadenza mensile. Inoltre, lo stesso Ufficio effettua ilmonitoraggio a livello globale dei titoli, servendosi del rendiconto sulle movimentazioni del portafoglio esulle consistenze dello stesso, che ogni trimestre viene presentato al CdA dal Direttore Generale.Il Risk Manager ha in carico la produzione di report relativi all’analisi di indici andamentali confrontati con i<strong>12</strong> mesi precedenti (l’attività è in corso di implementazione). Tale attività di reportistica consente di garantirela massima trasparenza ed efficacia dell’attività di supervisione rappresentando, attraverso la storicizzazionedi specifici indicatori, l’andamento dell’esposizione della Società al Rischio di Credito.4.1.3.3 Misurazione e Controllo del Rischio di CreditoPer la misurazione dei requisiti patrimoniali minimi a fronte del rischio di credito la Società ha optato per ilmetodo standard, ai sensi della circolare di Banca d'Italia n. 216 del 05/08/2006, recante “Istruzioni diVigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell’Elenco Speciale”, Capitolo V, Vigilanza Prudenziale.In seguito a tale modello, il requisito patrimoniale a fronte del Rischio di Credito prevede, partendo dalvalore di bilancio di ciascuna attività di rischio, la determinazione delle ponderazioni di rischio delle attività infunzione delle valutazioni interne che la Società effettua sulle operazioni.In particolare, la misurazione del rischio di credito nell’ambito della valutazione aziendale dell’adeguatezzapatrimoniale è effettuata per:−−le garanzie, sulla base della perdita attesa, come risultato del prodotto della percentuale d’inadempienza,dell’esposizione al momento dell’inadempienza e della perdita data dall’inadempienza, risultanti dai datistorici;il portafoglio titoli, in relazione all’utilizzo di rating Fitch, Moody’s e Standard & Poor’s.La Società, in un’ottica di efficienza organizzativa, ha individuato l’Area Amministrazione quale responsabiledella misurazione e segnalazione all’Autorità di Vigilanza del requisito patrimoniale da detenere a fronte delRischio di Credito. In particolare tale area si occupa di:−−−calcolare il requisito patrimoniale da detenere, con riferimento alla classificazione delle esposizionieffettuata e alle regole di ponderazione conformemente alla normativa per l’utilizzo della metodologiastandard e più in generale alle disposizioni vigenti in materia;riconciliare la base dati utilizzata per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del Rischio di Creditocon i sistemi gestionali e contabili;identificare e classificare le esposizioni creditizie soggette al calcolo del requisito patrimoniale, secondo iportafogli definiti dalla Banca d’Italia per il metodo standardizzato.È competenza del Risk Manager verificare che i processi e le procedure per il calcolo del requisitopatrimoniale siano conformi alle disposizioni vigenti in materia.Sono di competenza dell’Area Amministrazione le seguenti attività:−−verificare, con la collaborazione del Risk Manager, l’ammissibilità generale e specifica delle garanzie,secondo la normativa di riferimento, ai fini della mitigazione del Rischio di Credito della Società;assicurare la gestione del monitoraggio preventivo e del contenzioso garanzie gestendo le posizioniinadempienti.4.1.4 Il Processo di Gestione del Rischio Operativo4.1.4.1 Identificazione del Rischio OperativoIl rischio operativo riguarda il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione diprocedure, risorse umane e sistemi interni, o da eventi esterni21


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>In particolare le tipologie di Rischio Operativo che interessano la Società sono state individuate in:−−−−−Eventi esogeni: sono presi in considerazione i rischi di furto, guasti accidentali, incendio, infortuni,responsabilità civile auto, responsabilità civile degli amministratori, dei sindaci e dei dirigenti,responsabilità civile verso terzi e prestatori di lavoro;Procedure: sono presi in considerazione i rischi d’inadeguatezza, disfunzione e mancato rispetto (percolpa o dolo) delle procedure e in generale della normativa interna ed esterna. Il rischio connessoall’inadeguatezza o alla disfunzione delle procedure consiste nell’inefficienza o nell’inefficaciadell’operatività; il rischio connesso al mancato rispetto della normativa consiste nelle sanzioniconseguenti e può essere collegato alla non conoscenza da parte degli addetti della normativa o allaviolazione per colpa o dolo della normativa medesima.Risorse umane: sono presi in considerazione i rischi connessi all’organizzazione, alle competenzeprofessionali, al rispetto delle normative sul lavoro, alla salute dei lavoratori e alla sicurezza sui luoghi dilavoro, alla soddisfazione del personale.Sistemi interni: sono presi in considerazione i rischi connessi all’attendibilità, alla tempestività, allasicurezza del sistema informativo, nonché alla sua capacità di ricostruire la posizione complessivadell’intermediario a qualunque data, di creare archivi coerenti, di tenere costantemente distinti i valori diterzi da quelli dell’intermediario.Esternalizzazione di funzioni: sono presi in considerazione i rischi connessi all’esternalizzazione dideterminate attività.Le peculiarità operative di <strong>Pierucci</strong> limitano la presenza di alcune tra le principali famiglie di rischio operativogeneralmente individuate per gli intermediari finanziari. A titolo esemplificativo, la contenuta operatività incontanti riduce notevolmente sia il rischio di errore che il rischio di frode.In relazione alle specifiche caratteristiche organizzative ed operative sono state individuate le varie forme emodalità in cui si possono manifestare i diversi rischi operativi.A tal fine, la Società ha definito ed implementato un sistema integrato per la gestione del Rischio Operativo,che prevede in relazione alle diverse tipologie di rischio i seguenti presidi organizzativi:−−−−−Eventi esogeni: la Società ha stipulato con primarie Compagnie di Assicurazione, idonee polizze volte acoprire i rischi sugli infortuni dei dipendenti e una polizza vita per il Direttore Generale;Procedure: il rischio di inefficienza o inefficacia dell’operatività per l’inadeguatezza o la disfunzione delleprocedure è attenuato tramite un Regolamento dei Criteri e delle Regole utile a prevenire tale tipologiadi rischio. L’Area Fidi è responsabile delle verifiche in merito al corretto funzionamento delle procedureoperative interne relativamente alla propria area di competenza;Risorse umane: la Società assicura uno svolgimento efficiente e controllato dei compiti assegnati agliaddetti. Sono previste delle attività formative che coinvolgono le risorse umane in particolar modo intema di aggiornamenti normativi e procedurali. L’Area Amministrazione è responsabile della gestione ditali attività;Sistema informativo: la sicurezza dei dati è garantita da un doppio sistema di salvataggio dati in temporeale, unitamente ad un backup manuale dei vari database, effettuato periodicamente, su basesettimanale, nonché dalle scansioni antivirus giornaliere effettuate automaticamente ed in manieracentralizzata sia sui server che su tutti i terminali del dominio <strong>Pierucci</strong>;Esternalizzazione di funzioni: la Società deve assicurare uno svolgimento efficiente e controllato deicompiti assegnati ad enti e addetti esterni. In particolare le funzioni gestite in outsourcing sono limitatea:• servizi informativi relativi alle segnalazioni di vigilanza e centrale rischi;• internal audit.È prevista l’introduzione di piani di emergenza che assicurino la continuità operativa per limitare le perditeoperative in caso di gravi interruzioni dell’operatività.Infine, la Società, nel caso in cui introduca nuovi prodotti, attività, processi o sistemi rilevanti, valuta glieventuali rischi operativi che si potrebbero generare.22


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>In tale contesto, il Risk Manager è responsabile di:−−definire le regole di misurazione del Rischio Operativo in linea con quanto previsto dalle disposizioninormative per il metodo Base;definire gli indicatori relativi al Rischio Operativo.4.1.4.2 Monitoraggio del Rischio OperativoL’attività di monitoraggio a carico del Risk Manager viene svolta tramite:−−−−l’attuazione dei controlli periodici di cui sopra, volti a garantire l’efficacia e l’efficienza dei sistemiinformativi (in cooperazione con l’Area Sistema Informativo);la coerenza dei modelli organizzativi, della struttura, dei metodi e dei processi di lavoro, all’evoluzionedelle esigenze del mercato e dell’operatività, in linea con la politica e la strategia della Società;la pianificazione delle attività di verifica e di controllo all’interno della struttura aziendale;lo svolgimento di attività di monitoraggio e verifica delle procedure e dei processi aziendali.4.1.4.3 Misurazione e Controllo del Rischio OperativoPer la misurazione dei requisiti patrimoniali minimi a fronte del rischio operativo la Società ha optato per ilmetodo base, ai sensi della circolare di Banca d'Italia n. 216 del 05/08/2006, recante “Istruzioni di Vigilanzaper gli Intermediari Finanziari iscritti nell’Elenco Speciale”, Capitolo V, Vigilanza Prudenziale.L’Area Amministrazione, in qualità di responsabile della misurazione del Rischio Operativo:− riconcilia la base utilizzata con i sistemi gestionali e contabili per il calcolo del Capitale Interno allocato afronte del Rischio Operativo e degli indicatori di rischio ad esso connesso;−calcola il Capitale Interno da detenere secondo le modalità definite in sede di definizione delle regole dimisurazione del Rischio Operativo.Inoltre, sono di competenza del Risk Manager le seguenti attività:−−controllo relativamente alle procedure ed ai processi aziendali in ottica di esposizione agli eventi diRischio Operativo;verifica la correttezza del calcolo del requisito patrimoniale effettuato dall’Area Amministrazione.4.1.5 Il Processo di Gestione del Rischio di Concentrazione4.1.5.1 Identificazione del Rischio di ConcentrazioneE’ preso in considerazione il rischio di concentrazione derivante da esposizioni verso controparti o gruppi dicontroparti connesse. In particolare, <strong>Pierucci</strong> si propone:−−di limitare la potenziale perdita massima che potrebbe subire in caso di insolvenza di una singolacontroparte;di mantenere un soddisfacente grado di frazionamento del rischio di natura creditizia.Per quanto concerne il rischio di concentrazione derivante da esposizioni verso controparti del medesimosettore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla stessa area geografica <strong>Pierucci</strong> staimplementando specifiche modalità di misurazione in base alla normativa di riferimento.In riferimento alla normativa che regola la gestione dei Grandi Rischi 18 , si definiscono tali le posizioni dirischio di importo pari o superiore al 10% del patrimonio di vigilanza. L’ammontare complessivo dei GrandiRischi non può essere superiore a otto volte il patrimonio di vigilanza. Inoltre, ciascuna posizione di rischionon può superare il limite individuale del 25% del patrimonio di vigilanza. Attualmente, e a tutto il 2011, èprevista una disposizione transitoria che pone il limite individuale di ciascuna posizione di rischio al 40% del18 Cfr. Banca d’Italia, Circ. 216/06 e successivi aggiornamenti.23


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>patrimonio di vigilanza e considera Grandi Rischi le posizioni di rischio pari o superiori al 15% del patrimoniodi vigilanza.È stato effettuato un controllo sulle posizioni di rischio della Società aggregate per controparte e ne èscaturito una esposizione ricadente in tale casistica rappresentata dalla partecipazione di cui alla voce 90 delbilancio (pari a € 3.679.282). Il valore di tale esposizione non supera il limite posto dalla normativa (40% delpatrimonio di vigilanza) tuttavia dall’esercizio 20<strong>12</strong> tale limite sarà ridotto al 25%. Stando all’attualepatrimonio di vigilanza, l’esposizione supererebbe il limite, seppur in modo non considerevole (circa 560.000euro). A tal fine sarà predisposto un piano di rientro tale da ridurre l’esposizione al di sotto della soglia del25% del patrimonio di vigilanza entro la fine dell’esercizio 2011, qualora si concretizzassero le previsioni dicui al paragrafo 7.3 del presente documento (patrimonio di vigilanza pari a <strong>12</strong>.577.443).In tale ambito, il Risk Manager è responsabile di:−−definire le regole di misurazione del Rischio di Concentrazione in linea con il modello dell’Indice diGranularità previsto dalla normativa;definire gli indicatori relativi al Rischio di Concentrazione.4.1.5.2 Monitoraggio del Rischio di ConcentrazioneIl monitoraggio del Rischio di Concentrazione è di competenza del Risk Manager.Al fine di limitare il Rischio di Concentrazione, <strong>Pierucci</strong> ha strutturato un sistema di deleghe (soglie didelibera) i cui limiti di delibera sono condizionati all’esposizione totale verso il socio e non alla singolarichiesta di garanzia.4.1.5.3 Misurazione e Controllo del Rischio di ConcentrazionePer quanto concerne La misurazione della concentrazione del credito per controparti singole e connesse èeffettuata utilizzando il modello semplificato proposto dalle autorità di vigilanza.L’Area Amministrazione è responsabile della misurazione del Rischio di Concentrazione nel rispetto dellemetodologie di calcolo del capitale allocato. In particolare:−−−l’esistenza di grandi rischi è verificata trimestralmente;la concentrazione del portafoglio delle garanzie per controparti singole e connesse è valutatasemestralmente;la concentrazione del portafoglio titoli per emittente è verificata trimestralmente.Il Risk Manager verifica:−−−la concentrazione del credito per le garanzie;il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative;il rispetto delle metodologie di calcolo del capitale allocato.4.1.6 Il Processo di Gestione del Rischio di Tasso di Interesse da attività diverse dallanegoziazione4.1.6.1 Identificazione del Rischio di TassoIl rischio di tasso è il rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi d’interesse ed è misurato sulle attivitàdiverse da quelle destinate alla negoziazione in quanto la Società non ha attività finanziarie detenute per lanegoziazione, ma solo attività finanziarie disponibili per la vendita o detenute fino alla scadenza. Questeultime sono prevalenti in quanto sono a presidio dell’ attività di concessione di garanzie, che ha caratterecontinuativo.Il Risk Manager è responsabile di:24


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>−−definire le regole di misurazione del Rischio di Tasso secondo il modello normativo della DurataFinanziaria;definire gli indicatori relativi al Rischio di Tasso.4.1.6.2 Monitoraggio del Rischio di TassoIl monitoraggio del Rischio di Tasso è di competenza dell’Area Amministrazione e Finanza. Il requisitopatrimoniale a fronte del rischio di tasso sul portafoglio immobilizzato è calcolato ogni anno, nell’ambito dellavalutazione aziendale dell’adeguatezza patrimoniale, utilizzando il modello semplificato proposto dalleautorità di vigilanza.4.1.6.3 Misurazione e Controllo del Rischio di TassoL’Area Amministrazione, in quanto organo responsabile della misurazione del Rischio di Tasso:−−riconcilia la base utilizzata con i sistemi gestionali e contabili per il calcolo del Capitale Interno allocato afronte del Rischio di Tasso e degli indicatori di rischio ad esso connesso;calcola il Capitale Interno da detenere secondo le modalità definite dal Risk Manager in sede didefinizione delle regole di misurazione del Rischio di Tasso.Il Risk Manager verifica il rispetto delle metodologie di calcolo del capitale allocato.4.1.7 Il Processo di Gestione del Rischio di Liquidità4.1.7.1 Identificazione del Rischio di LiquiditàIl rischio di liquidità rappresenta la situazione di difficoltà o incapacità dell’azienda di far fronte puntualmenteai propri impegni di cassa in scadenza. Il rischio riguarda la situazione in cui il saldo dei flussi monetaririsulta essere inferiore al previsto e si rende necessario reperire mezzi finanziari per far fronte alle richiestedella gestione, con potenziale aggravio degli oneri di provvista e creazione dei presupposti per un rischio diinsolvenza.In tale ambito, la Cooperativa <strong>Pierucci</strong> ha definito un Regolamento per la gestione della Tesoreria e dell’AreaFinanza che stabilisce le modalità e i limiti della gestione delle disponibilità liquide e i relativi criteri diinvestimento nell’ottica di una equilibrata gestione dei flussi finanziari per raggiungere il profilorischio/rendimento delineato dal Consiglio di Amministrazione. In particolare, si prevede la distinzione tratitoli detenuti fino a scadenza e titoli disponibili per la vendita sulla base delle esigenze di liquidazione delleperdite sulle garanzie, valutato prudenzialmente.Il Risk Manager è responsabile di:−−definire, di concerto con l’Area Amministrazione, le analisi di scenario per valutare l’esposizione al Rischiodi Liquidità;definire gli indicatori relativi al Rischio di Liquidità in linea con l’approccio normativo della MaturityLadder.4.1.7.2 Monitoraggio del Rischio di LiquiditàL’Area Amministrazione, nell’ambito del monitoraggio del Rischio di Liquidità:− registra ed assicura la gestione della liquidità per la Tesoreria;− registra e monitora i movimenti del portafoglio titoli.4.1.7.3 Valutazione e Controllo del Rischio di LiquiditàL’Area Amministrazione, nell’ambito della valutazione del Rischio di Liquidità:− riconcilia la base utilizzata con i sistemi gestionali e contabili per la valutazione del Rischio di Liquidità;25


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>− valuta l’esposizione al Rischio di Liquidità secondo le modalità definite dal Risk Manager;− valuta l’esposizione al Rischio di Liquidità in coerenza con gli scenari definiti dal Risk Manager.Il Risk Manager verifica il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative.4.1.8 Il Processo di Gestione del Rischio Residuo4.1.8.1 Identificazione del Rischio ResiduoAl fine della mitigazione del rischio di credito, la Società ricorre, per la copertura dei rischi assunti, allegaranzie primarie e alle controgaranzie rilasciate da Soggetti/Enti pubblici e/o privati.L’analisi dell’affidabilità e solvibilità dei controgaranti è di competenza della Direzione. La redazione eimpostazione, dal punto di vista legale, della contrattualistica utilizzata dalla Società per l’ausilio di tecnichedi attenuazione del Rischio di Credito è invece curata dall’Area Amministrazione.L’individuazione degli indicatori di Rischio Residuo è di responsabilità del Risk Manager.4.1.8.2 Monitoraggio del Rischio ResiduoCiononostante è prevista un’attività di monitoraggio del rischio che prevede la verifica, a carico del RiskManager, della congruità della garanzia utilizzata rispetto alla copertura originaria.4.1.8.3 Valutazione e Controllo del Rischio ResiduoLa verifica di conformità delle garanzie agli aggiornamenti normativi relativi alle tecniche riconosciute perl’attenuazione del rischio di credito è di responsabilità del Risk Manager.L’Area Amministrazione identifica gli strumenti utilizzati per mitigare il rischio di credito nel calcolo delrequisito patrimoniale e, sulla base degli indicatori definiti dal Risk Manager, provvede alla valutazione delRischio Residuo. Tale valutazione è oggetto di verifica da parte del Risk Manager.4.1.9 Il Processo di Gestione del Rischio Strategico4.1.9.1 Identificazione del Rischio StrategicoIl rischio strategico è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante dacambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsareattività a variazioni del contesto operativo.Le politiche di gestione e controllo del Rischio Strategico sono definite dal Direttore Generale, tramitel’identificazione di indicatori rilevanti.4.1.9.2 Monitoraggio del Rischio StrategicoSulla base degli indirizzi definiti dal Direttore Generale, l’Area Amministrazione Bilancio e Segreteria effettuail monitoraggio degli indicatori di Rischio Strategico, utilizzando per tale scopo le metriche tipiche dellapianificazione e controllo di gestione.Il presidio degli obiettivi di budget annuale/piano pluriennale si realizza sistematicamente ogni semestre, inoccasione delle riunioni del Consiglio di Amministrazione aventi ad oggetto espressamente l’approvazione deirisultati periodici. In tali sedute, i dati actual vengono confrontati con quelli previsti a budget, con spiegazionidegli scostamenti maggiori, nonché degli eventuali interventi che il CdA intende adottare a seguito degliscostamenti stessi.In caso di particolari eventi, interni o esterni al contesto aziendale, talmente significativi da rendere non piùrealizzabili le linee guida ed i target del budget, la Direzione Generale riferisce al Consiglio diAmministrazione e propone la revisione del budget dando nuovamente avvio a tutto il processo in questione.26


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>4.1.9.3 Valutazione e Controllo del Rischio StrategicoIl Risk Manager, nella fase di valutazione e controllo del Rischio Strategico:−−effettua una valutazione degli indicatori di Rischio Strategico monitorati nella fase suddetta;valuta e controlla il rispetto del budget secondo le modalità definite dal Consiglio di Amministrazione edall’Alta Direzione.In relazione alla redditività prodotta dall’area di business rispetto ai piani definiti e all’andamento dei mercati,vi è il controllo del Direttore Generale. Tale controllo si esplica nella verifica circa il raggiungimento degliobiettivi contenuti nel budget, evidenziando eventuali scostamenti rispetto al consuntivo.4.1.10 Il Processo di Gestione del Rischio di Reputazione4.1.10.1 Identificazione del Rischio di ReputazioneNella realtà di <strong>Pierucci</strong> il Rischio Reputazionale è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o delcapitale derivante da una percezione negativa dell’immagine dell’intermediario che potrebbe causare:−−−ridotta possibilità di operare con controparti privilegiate;incremento dei costi di approvvigionamento;perdita di opportunità nelle scelte strategiche.Data la specifica operatività della Società in relazione ai fattori di rischio individuati, non si riscontrano inprima istanza particolari aspetti di criticità circa l’esposizione verso il Rischio Reputazionale. In tale ambito, ilRisk Manager monitora il livello di percezione della qualità del servizio offerto dalla Società presso glistakeholders.Il Rischio di Reputazione generalmente ha una natura composita (per fattori causali e per effetti prodotti) epuò essere ricondotto ad eventi o fattori di rischio originari, quali rischi operativi, finanziari e di compliance.Si riportano di seguito i principali:−−−−−−errori, ritardi ed inefficienze nell’operatività;comportamenti non conformi alle norme e/o che violano norme interne ed esterne;comportamenti scorretti o non pienamente trasparenti nei confronti della clientela;comportamenti che violano o disattendono le aspettative del mercato/ambiente;errata, incompleta o non tempestiva informativa ai mercati finanziari;errata percezione della natura del business della Società da parte di soggetti esterni.Il Risk Manager si occupa dello svolgimento delle analisi circa la soddisfazione delle aziende, banche, entipubblici, nonché dei dipendenti.4.1.10.2 Monitoraggio del Rischio di ReputazioneIl Risk Manager nell’ambito del monitoraggio del Rischio di Reputazione è responsabile della reiterazionedelle indagini sul grado di soddisfazione degli stakeholders (vedi sopra).4.1.10.3 Valutazione e Controllo del Rischio di ReputazioneIl Risk Manager effettua una valutazione del Rischio di Reputazione dal punto di vista dell’impattosull’immagine aziendale. Tali tipologie di analisi, che coinvolgono gli stakeholders della Società, vengonoeffettuate attraverso lo svolgimento di ricerche di mercato e/o l’utilizzo di questionari ad hoc.Le analisi si pongono come obiettivo quello di raccogliere informazioni sulle eventuali cause diinsoddisfazione delle diverse tipologie di stakeholders e in particolare:−−dei clienti, in relazione ai servizi prestati da <strong>Pierucci</strong>;delle banche, riguardo al servizio offerto nella concessione delle garanzie;27


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>−del personale dipendente, circa la soddisfazione per il rapporto di lavoro.Le evidenze così determinate, rivestono notevole importanza per tutte le aree della Società, sia per i risultatiattesi sia per testare quanto <strong>Pierucci</strong> sia conosciuta e in grado di rispondere alle richieste della clientela, conobiettivo ultimo quello di collegare la reputazione al processo di creazione di valore aziendale. Infatti, l’analisiè assimilabile ad un feedback di valutazione sull’operato di queste aree e quindi, gli elementi motivo diinsoddisfazione saranno oggetto di approfondita discussione ed analisi, così da adottare specifiche azionicorrettive da parte dell’area interessata.Le analisi svolte sono oggetto di valutazione da parte del Risk Manager.28


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>5 Componenti, Stima e Allocazione del Capitale Interno5.1 Quantificazione del Capitale Interno a fronte di ciascun rischio e quello ComplessivoIl capitale interno rappresenta, secondo la definizione della normativa di vigilanza prudenziale, il fabbisognodi capitale adeguato a fronteggiare un determinato rischio che la Società ritiene necessario per coprire leperdite potenzialmente derivanti dal verificarsi del rischio stesso.La richiamata definizione implica l’identificazione dei rischi per i quali la dotazione patrimoniale costituisce unpresidio adeguato e l’individuazione, in tale ambito, dei rischi per i quali sia possibile, mediante approcciregolamentari e/o gestionali, stimare in modo appropriato l’entità di un presidio di capitale adeguato perfronteggiarli, fermo restando che le altre tipologie di rischio formano comunque oggetto di misurazione conmetriche differenti o di valutazione sulla base di elementi qualitativi.Tra i rischi identificati come rilevanti per <strong>Pierucci</strong>, sono considerati rischi misurabili, nel senso sopraprecisato:−−il rischio di creditoil rischio operativoper i quali, essendo compresi nel primo pilastro, è previsto un requisito patrimoniale, e i seguenti rischi delsecondo pilastro:−−il rischio di concentrazioneil rischio di tassoper i quali, nell’ambito della relativa disciplina, è previsto un modello regolamentare per la determinazionedel relativo capitale interno.Atteso che la dotazione patrimoniale può risultare rilevante anche ai fini della gestione dei rischi nonmisurabili, il loro presidio risulta, secondo la valutazione della Società, più efficace se effettuato medianteopportuni interventi sul piano gestionale ed organizzativo anziché su quello patrimoniale.Pertanto la quantificazione che segue propone un valore di capitale interno per ciascun rischio misurabile,mentre per l’insieme dei rischi non misurabili - e per gli stress test effettuati - viene, in ottica prudenziale,individuato un margine patrimoniale ritenuto congruo sulla base di:−−valutazioni di tipo qualitativo sull’esposizione al rischio in oggetto;valutazioni circa l’efficacia e l’efficienza del processo di gestione del rischio in oggetto.5.1.1 Rischio di CreditoLa Cooperativa <strong>Pierucci</strong> determina e segnala il requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito utilizzandoil metodo standardizzato.Il requisito patrimoniale è determinato moltiplicando per il coefficiente del 6% le attività ponderate per ilrischio di credito. Il requisito del 6% è applicabile in quanto la Società non raccoglie risparmio presso ilpubblico.Il capitale interno a fronte del rischio di credito, calcolato al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>, è pari ad € 5.600.570.Dalla tabella sottostante si evince come tale risultato sia dato dalla somma dei requisiti patrimoniali derivantidalle specifiche classi di portafoglio.29


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Figura 10 – Capitale interno a fronte dei singoli rischi di credito aggregati per tipologia di esposizioneEsposizioniRequisitopatrimonialeamministrazioni centrali e banche centrali 0enti senza scopo di lucro e del settore pubblico 1.097banche multilaterali di sviluppo 0intermediari vigilati 94.573imprese 22.337al dettaglio 4.867.002scadute 378.995organismi di investimento collettivo del risparmio <strong>12</strong>.662altre 223.904Rischio di credito 5.600.570Il requisito patrimoniale relativo al rischio di credito, risulta per la Società essere congruo.5.1.2 Rischio OperativoLa Cooperativa <strong>Pierucci</strong> determina e segnala il requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo utilizzandoil metodo Base, il quale prevede che il requisito patrimoniale sia commisurato ad un indicatore economicoassimilabile al Margine di Intermediazione (Gross Operating Income) al quale viene applicato un coefficientedi rischio pari al 15%. Il capitale interno a fronte del rischio operativo calcolato al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong> è pari ad €238.541, come mostra la tabella seguente.Figura 11 - Capitale interno a fronte del rischio operativoMargine di intermediazione anno 2008 1.590.273Margine di intermediazione anno 2009 1.638.304Margine di intermediazione anno <strong>2010</strong> 1.542.242Rischio Operativo 238.541Il requisito patrimoniale relativo al rischio operativo, risulta per la Società essere congruo.5.1.3 Rischio di ConcentrazionePer la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di concentrazione, la Cooperativa <strong>Pierucci</strong> haimplementato il modello di misurazione semplificato proposto dalla Banca d’Italia, adottando l’approccio delGranularity Adjustment (GA);Per il calcolo della costante C è stata utilizzata una PD pari a 2%, ovvero la media degli ultimi tre anni deltasso di decadimento rettificato caratteristico del portafoglio della Società.Il GA, come da indicazioni di Banca d’Italia 19 , è stato calcolato sull’insieme delle esposizioni verso impreseche non rientrano nella classe “al dettaglio”. Di conseguenza il GA ha preso in considerazione esclusivamentele esposizioni rientranti nelle classi “imprese” e “scadute”. Le esposizioni verso “intermediari vigilati” e verso“amministrazioni centrali” sono state quindi escluse mentre vengono comunque prese in considerazione inottemperanza delle disposizioni in materia di concentrazione dei rischi.Il capitale interno a fronte del rischio di concentrazione, calcolato al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>, è pari ad € 65.252.Il requisito patrimoniale relativo al rischio di concentrazione, risulta per la Società essere congruo.19 Cfr. Banca d’Italia, “Bollettino di Vigilanza”, numero 4, aprile 200930


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>5.1.4 Rischio di TassoPer la determinazione del rischio tasso, <strong>Pierucci</strong> ha utilizzato il modello semplificato previsto dalla CircolareBanca d’Italia 216/96 e successivi aggiornamenti – Sezione XI (Allegato M), suddividendo tutte le attività epassività del portafoglio immobilizzato nelle diverse fasce temporali previste sulla base della data dirinegoziazione del relativo tasso di interesse.Dalla realizzazione del suddetto modello, ponderando i valori nelle diverse fasce temporali per la soladuration modificata, risulta una valorizzazione del rischio tasso pari ad € 358.034. Conseguentemente,l’indice di rischiosità (rapporto tra l’importo ottenuto ed il Patrimonio di Vigilanza) è pari al 2,88%, pertantoal di sotto della soglia di attenzione fissata da Banca d’Italia al 20%.5.1.5 Stress Test ed Altri RischiLa Cooperativa <strong>Pierucci</strong> ha impostato ed effettuato prove di stress test finalizzate ad una migliore valutazionedell’esposizione ai rischi e dei relativi sistemi di attenuazione e controllo.5.1.5.1 Stress Test: Rischio di CreditoLe prove di stress sul rischio di credito, per la cui misurazione è stato adottato il metodo standardizzato,vengono effettuate rispetto a fattori di rischio autonomamente identificati e considerati rilevanti attraversol’utilizzo di analisi di sensibilità.Il metodo standard consiste in un modello che permette di determinare i requisiti patrimoniali relativi alleesposizioni creditizie attraverso l’utilizzo di fattori di ponderazione prestabiliti. Tali fattori di ponderazionesono assegnati a ciascuna esposizione in funzione della classe regolamentare di appartenenza e dideterminati parametri definiti all’interno della classe di riferimento, espressione entrambi del merito creditiziodella controparte.Tale modello pertanto è in grado di recepire variazioni del merito creditizio della controparte quando talivariazioni comportano, coerentemente alle regole del modello:−−l’assegnazione all’esposizione di un valore differente del parametro all’interno della medesima classe;l’assegnazione all’esposizione di una classe differente.Al fine di effettuare prove di stress nell’utilizzo del metodo standardizzato si è ipotizzato, per determinateclassi di portafoglio (“imprese” e “al dettaglio”), un incremento dei tassi di default, che comporta il passaggionella classe “esposizione scadute”, con la conseguente assegnazione di più elevati fattori di ponderazione.Tale analisi permette di stimare, per le classi di portafoglio oggetto di stress, la variazione delle attivitàponderate e di conseguenza l’impatto sull’assorbimento di capitale. Non essendo presenti garanzie (FTO1401) all’interno della categoria “imprese”, lo stress test è stato effettuato per la sola categoria “aldettaglio”.Come percentuale di stress sulle classi sopra identificate, si è ipotizzato, in uno scenario realista sulla basedel periodo economico/finanziario, un coefficiente del 3% pari a più del doppio della media del tasso didecadimento rettificato del portafoglio della Società (pari a 1,45%). Il capitale interno a fronte dello stresstest effettuato sul rischio di credito, calcolato al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>, è pari ad € 5.769.433 (168.863 euro in piùrispetto al valore normale).<strong>31</strong>


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>EsposizioniFigura <strong>12</strong> - Rischio di credito stressato al doppio del tasso di decadimento rettificatoValori effettiviValoreesposizione /Equival. credit.di garanzie eimpegniVal.ponderatoValori stressatiEquival.credit."stressato"Val.ponderatostressatoamministrazioni centrali e banchecentrali7.928.480 0 7.928.480 0enti senza scopo di lucro e delsettore pubblico18.291 18.291 18.291 18.291banche multilaterali di sviluppo <strong>12</strong>1.295 0 <strong>12</strong>1.295 0intermediari vigilati 5.535.700 1.576.2<strong>12</strong> 5.535.700 1.576.2<strong>12</strong>imprese 372.291 372.291 372.291 372.291al dettaglio 116.619.480 81.116.699 113.<strong>12</strong>0.896 78.683.198scadute 4.421.150 6.<strong>31</strong>6.580 7.919.734 11.564.457organismi di investimentocollettivo del risparmio211.025 211.025 211.025 211.025altre 3.732.800 3.7<strong>31</strong>.741 3.732.800 3.7<strong>31</strong>.741Rischio di credito 5.600.570RWA 93.342.840Requis. Patrimon. 6%Rischio di credito "stressato" 5.769.433RWA "stressato" 96.157.215Requis. Patrimon. 6%Per il calcolo del rischio di credito sono stati sommati i valori ponderati delle singole esposizioni, ricavando inquesto modo l’indicatore RWA. Il requisito patrimoniale a copertura dell’esposizione al rischio di creditocorrisponde al 6% del RWA.Lo stress test è consistito nel trasferire parte delle esposizioni al dettaglio all’interno della categoria“Scadute” la quale, avendo una ponderazione maggiore (pari al 150%) ha incrementato il RWA e diconseguenza il requisito patrimoniale a copertura dell’esposizione al rischio di credito. Per definire la quota diesposizioni da mandare in scaduto è stata assunta una percentuale pari al doppio tasso di decadimentorettificato della Società, nella fattispecie pari al 3%.Inoltre, la Cooperativa <strong>Pierucci</strong> ha ritenuto opportuno procedere con un ulteriore stress test utilizzando uncoefficiente del 4% pari a più del doppio del tasso di decadimento del portafoglio della Società (1,8%). Ilcapitale interno così calcolato è pari ad € 5.825.720 (225.150 euro in più rispetto al valore normale). Nellatabella seguente è osservabile il dettaglio delle singole esposizioni al rischio di credito ulteriormentestressato.32


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>EsposizioniFigura 13 - Rischio di credito stressato al doppio del tasso di decadimentoValori effettiviValoreesposizione /Equival. credit.di garanzie eimpegniVal.ponderatoValori stressatiEquival.credit."stressato"Val.ponderatostressatoamministrazioni centrali e banchecentrali7.928.480 0 7.928.480 0enti senza scopo di lucro e delsettore pubblico18.291 18.291 18.291 18.291banche multilaterali di sviluppo <strong>12</strong>1.295 0 <strong>12</strong>1.295 0intermediari vigilati 5.535.700 1.576.2<strong>12</strong> 5.535.700 1.576.2<strong>12</strong>imprese 372.291 372.291 372.291 372.291al dettaglio 116.619.480 81.116.699 111.954.701 77.872.0<strong>31</strong>scadute 4.421.150 6.<strong>31</strong>6.580 9.085.929 13.<strong>31</strong>3.749organismi di investimentocollettivo del risparmio211.025 211.025 211.025 211.025altre 3.732.800 3.7<strong>31</strong>.741 3.732.800 3.7<strong>31</strong>.741Rischio di credito 5.600.570RWA 93.342.840Requis. Patrimon. 6%Rischio di credito "stressato" 5.825.720RWA "stressato" 97.095.341Requis. Patrimon. 6%<strong>Pierucci</strong>, a fronte delle analisi di stress compiute, non effettua ulteriori accantonamenti di capitale internoritenendo più opportuno agire mediante presidi organizzativi e gestionali ed in particolare attraverso:−−applicazione del regolamento del merito del credito per una puntuale valutazione delle operazioni;sviluppo di una metodologia sempre più affinata per il calcolo delle rettifiche di valore analitiche sulleposizioni comprese nel portafoglio in essere.5.1.5.2 Stress Test: Rischio OperativoSi ritiene di non procedere allo stress test in quanto la società adotta sistemi di tutela verso tale tipologia diesposizione per ognuna delle potenziali fonti di rischio (cfr. paragrafo 4.1.4.1), pertanto il requisitopatrimoniale ottenuto dal calcolo del rischio operativo rappresenta una quota ampiamente in grado digarantire alla Società la copertura di tale tipologia di esposizione.5.1.5.3 Stress Test: Rischio ConcentrazioneLe prove di stress sul rischio di concentrazione, per la cui misurazione è stato adottato il metodosemplificato, vengono effettuate, rispetto a fattori di rischio autonomamente identificati e consideratirilevanti, attraverso l’utilizzo di analisi di sensibilità.Le analisi effettuate mediante l’incremento della probabilità di default media rettificata contribuiscono adeterminare l’eventuale capitale interno necessario per far fronte agli impegni derivanti da un incremento deitassi di ingresso in default.Si è ipotizzato, in uno scenario realista sulla base del periodo economico/finanziario, un coefficiente di stressdel 3% pari all’approssimazione del doppio della media degli ultimi tre anni del tasso medio di33


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>deterioramento rettificato del portafoglio della Società, in coerenza con quanto previsto per lo stress test sulrischio di credito.Il capitale interno a fronte degli stress test effettuati sul rischio di concentrazione, calcolato al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>,è pari ad € 68.099 (corrispondente ad un incremento di € 2.847 rispetto al valore normale).Di seguito si evidenziano i requisiti patrimoniali relativi a tale tipologia di esposizione, in riferimento allasituazione normale e alla situazione stressata.Valore normaleFigura 14 - Rischio di concentrazione: valore normale e valore stressatoPD 2 PD C0,5 0,773Indice di Herfindal (H) 0,000705 1 0,784Granularity Adjustment 65.252 2 0,8483 0,8854 0,909Stress test 5 0,9276 0,939PD 3 7 0,948Indice di Herfindal (H)Granularity Adjustment8 0,9550,000705 9 0,95968.099 10 0,963Per la definizione del rischio di concentrazione è stato utilizzato l’indice di Herfindal, inteso come rapporto trala sommatoria di tutte le esposizioni della Società al quadrato e il quadrato della sommatoria di tutte leesposizioni. In linea con quanto ipotizzato per lo stress test del rischio di credito, per il valore normale èstato utilizzata una PD pari al tasso di decadimento rettificato (1,45%) prudenzialmente approssimato pereccesso, mentre per il calcolo del valore stressato è stata calcolata una PD pari al doppio dello stesso tassodi decadimento rettificato.<strong>Pierucci</strong>, a fronte delle analisi di stress effettuate, non effettua ulteriori accantonamenti di capitale interno.5.1.5.4 Stress Test Rischio di TassoIl rischio di tasso si origina in relazione a problematiche di mismatching tra la struttura finanziaria delleattività e delle passività: in presenza di differenze nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del tasso diinteresse di attività e passività finanziarie presenti in bilancio, le fluttuazioni dei tassi possono determinareuna variazione del valore di mercato delle attività e delle passività e, quindi, del valore economico delcapitale.Il rischio di tasso è fondamentalmente un rischio di natura sistemica legato alla possibile variazione dellastruttura a termine dei tassi di interesse. Variabili macroeconomiche in grado di determinare fluttuazioni neitassi dovrebbero essere opportunamente valutate al fine di comprenderne gli effetti sul valore economico delcapitale. Tali analisi dovrebbero tenere conto sia di fluttuazioni contenute sia di shock della curva dei tassi(stress test).Per la misurazione di tale rischio si è adottata la metodologia semplificata proposta da Banca d’Italia per ladeterminazione dell’esposizione al rischio tasso (EC, “Economic Capital”).La suddetta metodologia prevede il seguente algoritmo:nEC = ∑(AT = 1T− P ) * MDTSTT* ∆idove la duration modificata standard (MDST) approssima la sensibilità del valore economico di una posizionericadente in una fascia rispetto alle variazioni dei tassi di interesse di fascia.34


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Gli stress test vengono eseguiti mediante uno shift parallelo della curva dei tassi di mercato: la nuova curvadei tassi di interesse futuri ottenuta dall’applicazione dei modelli permette, tramite l’utilizzo di un opportunoindicatore di sensibilità che esprime la relazione tra i tassi e il valore di mercato delle attività/passività, diottenere la valutazione di queste ultime in uno scenario “stressato”. A conclusione di tale analisi, vienestimato l’impatto dell’assorbimento di capitale sul patrimonio di vigilanza.La percentuale di stress applicata è pari a 200 punti baseDi seguito si riporta una schematizzazione del calcolo effettuato.Fascia periodica Attività Passività SaldoFigura 15 - Rischio di tasso: valore normale e valore stressatoDurationmodificataapprossimata (inanni)Saldo ponderatoa durationShock di tassoipotizzatoPonderazioneSaldoponderatoA vista e revoca 1.295.272 96.803 1.198.468 0,00 0,00 2,00% 0,00% 0fino a 1 mese 30.610 30.610 0,04 <strong>12</strong>,24 2,00% 0,08% 24da oltre 1 mese a 3 mesi 961.4<strong>12</strong> 961.4<strong>12</strong> 0,16 1.538,26 2,00% 0,32% 3.077da oltre 3 mesi a 6 mesi 598.907 598.907 0,36 2.156,07 2,00% 0,72% 4.<strong>31</strong>2da oltre 6 mesi a 1 anno 4.347.270 4.347.270 0,71 30.865,61 2,00% 1,42% 61.7<strong>31</strong>da oltre 1 anno a 2 anni 3.537.491 3.537.491 1,38 48.817,38 2,00% 2,76% 97.635da oltre 2 anni a 3 anni 890.489 890.489 2,25 20.036,00 2,00% 4,50% 40.072da oltre 3 anni a 4 anni 790.589 790.589 3,07 24.271,07 2,00% 6,14% 48.542da oltre 4 anni a 5 anni 1.008.235 1.008.235 3,85 38.817,06 2,00% 7,70% 77.634da oltre 5 anni a 7 anni 1.550.436 1.550.436 5,08 78.762,14 2,00% 10,16% 157.524da oltre 7 anni a 10 anni 921.<strong>12</strong>6 921.<strong>12</strong>6 6,63 61.070,66 2,00% 13,26% <strong>12</strong>2.141da oltre 10 anni a 15 anni 50.244 50.244 8,92 4.481,78 2,00% 17,84% 8.964da oltre 15 anni a 20 anni 0 11,21 0,00 2,00% 22,42% 0oltre 20 anni 362.839 362.839 13,01 47.205,37 2,00% 26,02% 94.411Indeterminato 5.056.949 21.<strong>31</strong>3.047 -16.256.098Totali 21.401.868 21.409.850 16.248.115 358.034 716.067Esposizione ponderata a duration 358.034 PV <strong>12</strong>.451.093% su PV 2,88%Esposizione ponderata stressata 716.067% su PV 5,75%Il rischio di tasso è stato calcolato suddividendo le varie attività e passività del portafoglio per fascetemporali secondo lo schema indicato dalla normativa. Il saldo tra attività e passività ricadente all’interno diciascuna fascia temporale è stato ponderato alla sola duration modificata per ottenere il valore normale delrequisito patrimoniale a copertura del rischio di tasso. Ai fini dello stress test è stato ipotizzato uno shock ditasso pari a 200 punti base e ricalcolato per ciascuna fascia il valore ponderato.Il capitale interno a fronte degli stress test effettuati sul rischio di tasso, calcolato al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>, è pari ad€ 716.067, con un indice di rischiosità pari al 5,75%, pertanto al di sotto della soglia di attenzione fissata daBanca d’Italia al 20%.5.1.5.5 Capitale Interno ComplessivoLa determinazione del capitale interno complessivo avviene in due fasi:− aggregazione del capitale interno relativo ai singoli rischi, sulla base delle regole fissate nell’ambito delladefinizione del processo <strong>ICAAP</strong>;− eventuale integrazione delle risultanze della fase precedente con la valutazione del fabbisogno a frontedi esigenze di carattere strategico.Per quanto attiene l’aggregazione delle componenti di capitale determinante a fronte dell’esposizione aisingoli rischi al fine di determinare il capitale interno complessivo, <strong>Pierucci</strong> – stanti le linee guida normative,la struttura patrimoniale della Società e le scelte aziendali in merito alla misurazione dei rischi – ha stabilitodi adottare l’approccio “building block” semplificato.Tale approccio consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi del primo pilastro il capitaleinterno relativo agli altri rischi rilevanti.Di seguito viene raffigurato il peso del capitale interno corrispondente a ciascun rischio misurabile rispetto alcapitale interno corrispondente a tutti i rischi misurabili, in riferimento ai dati al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>.35


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Figura 16 - Capitale Interno di ciascun rischio misurabileRischio di Tasso6%RischioOperativo4%Rischio diConcentrazione1%Rischio diCredito89%36


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>6 Raccordo tra Capitale Interno, Requisiti Regolamentari ePatrimonio di VigilanzaIl presente capitolo descrive le analisi svolte in merito alla valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale di<strong>Pierucci</strong>.In particolare, vengono esposti gli approfondimenti svolti sulle seguenti tematiche:−−−le risorse di capitale detenute a fronte dei Requisiti Regolamentari del primo pilastro ed a fronte di quelliriferiti al secondo pilastro;la metodologia di composizione del Capitale Complessivo a copertura dei rischi e la relativadeterminazione con focus sulla riconciliazione con il Patrimonio di Vigilanza (assumendo comepresupposto Capitale Complessivo pari al Patrimonio di Vigilanza);la valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale, attraverso una serie di analisi che confrontano leesposizioni ai rischi con le dotazioni patrimoniali di <strong>Pierucci</strong>.Di seguito viene mostrato il patrimonio di vigilanza al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>:Figura 17 - Patrimonio di Vigilanza al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong>PATRIMONIO DI BASEImportiElementi positiviCapitale sociale versato 11.957.874Riserve <strong>31</strong>3.224Totale elementi positivi del patrimonio di base <strong>12</strong>.271.098Elementi negativiAltre immobilizzazioni immateriali 17.032Totale elementi negativi del patrimonio di base 17.032TOTALE PATRIMONIO DI BASE <strong>12</strong>.254.066PATRIMONIO SUPPLEMENTAREElementi positiviRiserva da valutazione su titoli disponibili per la vendita 197.026TOTALE PATRIMONIO SUPPLEMENTARE 197.026PATRIMONIO DI VIGILANZA <strong>12</strong>.451.093PATRIMONIO DI VIGILANZA INCLUSO IL PATRIMONIO DI 3° LIV. <strong>12</strong>.451.093Nella seguente tabella sono rappresentati i coefficienti patrimoniali riferiti al patrimonio di base (Tier 1 ratio= patrimonio di base/attività di rischio ponderate) e quello complessivo (Total Capital Ratio = patrimonio divigilanza/attività di rischio ponderate).Figura 18 - Coefficienti patrimonialiCOEFFICIENTI PATRIMONIALIImportiAttività di rischio ponderate al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/<strong>2010</strong> 93.342.840Patrimonio di base Tier 1 <strong>12</strong>.254.066Tier 1 Capital ratio 13,13%Patrimondio di Vigilanza <strong>12</strong>.451.093Total Capital ratio 13,34%Di seguito viene riportato il raccordo tra Capitale Interno Complessivo e il Patrimonio di Vigilanza conevidenza del margine patrimoniale utile alla copertura degli altri rischi non misurabili.37


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Figura 19 - Capitale Interno Complessivo e Patrimonio di Vigilanza15.000.0006.188.695 <strong>12</strong>.451.09<strong>31</strong>0.000.0006.262.3975.600.570 65.252 358.034238.5415.000.0000Rischio di creditoRischio di concentrazioneRischio di tassoRischio operativoMargine patrimonialePVLa figura di cui sopra evidenzia la disponibilità di capitale interno complessivo (margine patrimoniale) pari a€ 6.188.695 che risulta raffrontando il Patrimonio di Vigilanza pari a € <strong>12</strong>.451.093 con l’assorbimento dicapitale interno complessivo pari a € 6.262.397, così ripartito:− Rischio di credito: 5.600.570− Rischio di concentrazione: 65.252− Rischio di tasso: 358.034− Rischio operativo: 238.541Il margine patrimoniale risulta congruo anche a seguito degli stress test effettuati sui rischi misurabili.Infatti, tale margine risulta pari a € 5.658.952 conseguente ad un maggior assorbimento dello stesso (aseguito degli stress test) pari a € 529.743. In particolare, l’assorbimento di capitale interno complessivo (aseguito degli stress test) pari a € 6.792.141 risulta così ripartito:− Rischio di credito: 5.769.433 (+ 168.863)− Rischio di concentrazione: 68.099 (+ 2.847)− Rischio di tasso: 716.067 (+ 358.034)− Rischio operativo: 238.541Di seguito si illustra la disponibilità di margine patrimoniale in situazione normale e nel caso di rischistressati.38


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Figura 20 - Disponibilità di capitale interno con valori normali e con rischi misurabili stressatiValori nonstressatiValoristressatiAssorbimento capitale interno rischio di credito € 5.600.570 € 5.769.433Assorbimento capitale interno rischio di concentrazione € 65.252 € 68.099Assorbimento capitale interno rischio di tasso € 358.034 € 716.067Assorbimento capitale interno rischio operativo € 238.541 € 238.541Assorbimento capitale interno complessivo € 6.262.397 € 6.792.141Patrimonio di vigilanza € <strong>12</strong>.451.093 € <strong>12</strong>.451.093Disponibilità di capitale interno complessivo (margine patrimoniale) € 6.188.695 € 5.658.952Peraltro, nell’ipotesi estremamente prudenziale di applicare al rischio di credito il tasso di decadimentocomprensivo anche del flusso degli incagli nell’anno (anziché il tasso di decadimento rettificato, comprensivodel flusso di sofferenze escusse nell’anno), il margine patrimoniale risulta congruo sia in presenza di valorinon stressati che di valori stressati, così come evidenziato dalla tabella sottostante:Figura 21 - Disponibilità di capitale interno con rischio di credito stressato al tasso di decadimentoValori nonstressatiValoristressatiAssorbimento capitale interno rischio di credito € 5.600.570 € 5.825.720Assorbimento capitale interno complessivo € 6.262.397 € 6.848.428Patrimonio di vigilanza € <strong>12</strong>.451.093 € <strong>12</strong>.451.093Disponibilità di capitale interno complessivo (margine patrimoniale) € 6.188.695 € 5.602.66539


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>7 Autovalutazione del Processo <strong>ICAAP</strong>Il presente capitolo riporta le attività svolte dalla Società relativamente alla valutazione dell’adeguatezza deipropri processi di gestione dei rischi in relazione al grado di esposizione agli stessi.Viene svolta altresì una valutazione della capacità patrimoniale della Società, in riferimento all’esercizio incorso, al fine di determinare l’adeguatezza patrimoniale in riferimento alle attività indicate nel piano stategicoed alle previsioni di andamento del mercato.7.1 Aree di miglioramentoL’autovalutazione del processo <strong>ICAAP</strong> consiste nell’autovalutare e nell’identificare le aree del processosuscettibili di miglioramento e nel definire una pianificazione degli interventi previsti sul piano patrimonialee/o organizzativo.7.1.1 Processi di gestione dei rischiA fronte di ciascun rischio rilevato si è cercato di individuare:−−l’esposizione al rischio determinata in termini di perdite inattese in caso di rischi misurabili e in termini di“rischio percepito” in caso di rischi non misurabili. Per rischio percepito si intendono i potenziali impattisul patrimonio di <strong>Pierucci</strong> connessi al verificarsi dei corrispondenti eventi di rischio, valutati in terminiqualitativi;l’adeguatezza e l’efficacia del processo di gestione del rischio.7.1.1.1 Rischio di CreditoIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, <strong>Pierucci</strong> risulta esposta al rischio di credito. Tale analisi derivaprincipalmente dal fatto che su tale rischio converga principalmente l’attività caratteristica della Società.Valutazione del processoSi ritiene adeguata l’attività di stima dell’evoluzione prospettica a <strong>12</strong> mesi dell’esposizione al rischio dicredito, nonché il monitoraggio, con cadenza trimestrale, della suddetta esposizione.Il processo di gestione del rischio di credito risulta essere sufficientemente adeguato alla realtà aziendale,ma migliorabile in previsione dell’incremento dei volumi e della rischiosità legata anche all’attualecongiuntura economica (concentrazione delle garanzie erogate per organo deliberante, gestione dellefidejussioni su fidi a revoca, ecc.).Sarebbe auspicabile la definizione di limiti massimi alle esposizioni anche in termini percentuali in rapporto alpatrimonio di vigilanza (cliente e/o gruppi di clienti connessi, natura di classe di controparte, forma tecnica,rating/classe di anomalia).Ambiti di miglioramentoAttualmente esiste apposita documentazione relativa alle soglie di delibera fisse di ciascun organo tuttavia, inottica di miglioramento, sarebbe opportuno definire limiti alle esposizioni massime in relazione al patrimoniodi vigilanza.È da completare l’implementazione di report relativi all’analisi di indici andamentali confrontati con i <strong>12</strong> mesiprecedenti, la cui produzione sarà a carico del Risk Manager.7.1.1.2 Rischio OperativoIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, <strong>Pierucci</strong> risulta esposta al rischio operativo.Valutazione del processo40


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Si ritiene adeguata l’attività di stima dell’evoluzione prospettica a <strong>12</strong> mesi dell’esposizione al rischiooperativo, nonché il relativo monitoraggio con frequenza mensile.Il processo di gestione del rischio operativo risulta essere adeguato in riferimento alla complessitàdell’attività caratteristica della Società.Ambiti di miglioramentoAl fine di garantire la correttezza e l’applicazione dei processi, la Società apporterà i necessari correttivi e/omiglioramenti che possano derivare dalle decisioni strategiche o dalla normativa vigente.Altrettanta importanza dovrà essere data, inoltre, alle informative relative agli eventuali aggiornamentiprocedurali.E’ opportuno implementare un sistema di controlli interni, costituito dall’insieme delle procedure, deiregolamenti e delle strutture organizzative finalizzato ad attenuare il rischio operativo. In tale ambito,dovranno essere previsti controlli dettagliati per tutte le attività gestite in outsourcing, valutandonel’eventuale impatto sulla conformità della produzione della Società.7.1.1.3 Rischio di ConcentrazioneIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, <strong>Pierucci</strong> risulta esposta al rischio di concentrazione.Valutazione del processoSi ritiene adeguata l’attività di stima dell’evoluzione prospettica a <strong>12</strong> mesi dell’esposizione al rischio diconcentrazione. Il processo di gestione del rischio di concentrazione risulta essere adeguato.Ambiti di miglioramentoAl fine di garantire la correttezza e l’applicazione dei processi, e quindi il corretto monitoraggio di tale rischio,la Società apporterà i necessari correttivi e/o miglioramenti sulla base delle politiche di rischio definite dalConsiglio di Amministrazione, in particolare per quanto riguarda le modalità determinazione del rischio diconcentrazione geo-settoriale.7.1.1.4 Rischio di TassoIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, <strong>Pierucci</strong> risulta esposta al rischio di tasso con un indice dirischiosità 20 pari a circa il 2,88%.Valutazione del processoSi ritiene adeguata l’attività di stima dell’evoluzione prospettica a <strong>12</strong> mesi dell’esposizione al rischio di tasso.Il processo di gestione del rischio risulta essere adeguato.Ambiti di miglioramentoIn ottica di miglioramento potrebbe essere opportuna una migliore e maggiore automatizzazione del sistemadi monitoraggio, anche prospettico, del rischio di tasso, tenuto anche conto della prospettica attivazione diun applicativo informatico per la gestione dei titoli che suddivide le consistenze dei titoli per attivitàeconomica, rating, paese, tipo di cedole; calcola il VAR, la cedola media, la duration media e la scadenzamedia.7.1.1.5 Rischio di LiquiditàIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, <strong>Pierucci</strong> risulta esposta in minima parte al rischio di liquidità.Valutazione del processo20 Totale esposizioni al rischio di tasso / Patrimonio di Vigilanza41


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Il processo di gestione del rischio di liquidità risulta essere adeguato, anche in virtù dell’approvazione daparte del Consiglio di Amministrazione in data 27 aprile <strong>2010</strong> del Piano di Gestione Liquidità.Ambiti di miglioramentoIn ottica di miglioramento appare plausibile ipotizzare una migliore e maggiore automatizzazione nellarealizzazione di un maturity ladder, una struttura delle scadenze, che consenta di valutare l’equilibrio deiflussi di cassa attesi, attraverso la contrapposizione di attività e passività la cui scadenza è all’interno di ognisingola fascia temporale.Sarebbe peraltro opportuno che il documento relativo al Regolamento per la Gestione della Tesoreria edell’Area Finanza fosse formalizzato con la delibera del Consiglio di Amministrazione.7.1.1.6 Rischio residuoIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, la Cooperativa <strong>Pierucci</strong> risulta esposta in minima parte al rischioresiduo.Valutazione del processoSi ritiene adeguata l’attività di monitoraggio dell’efficacia delle controgaranzie ricevute per verificare glieventuali gap normativi per la loro esigibilità.Il processo di gestione del rischio residuo risulta essere adeguato.Ambiti di miglioramentoIn ottica di miglioramento, potrebbe essere opportuno implementare procedure inerenti la gestione dellecontrogaranzie; individuare e correggere gli eventuali gap procedurali esistenti nei processi di gestione dellecontrogaranzie attivate al fine di ridurre al minimo la probabilità di mancata attivabilità di tali strumenti dimitigazione per omissioni o disfunzioni interne.7.1.1.7 Rischio StrategicoIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, <strong>Pierucci</strong> risulta esposta al rischio strategico.Valutazione del processoSi ritiene adeguata l’attività di stima dell’evoluzione prospettica a <strong>12</strong> mesi dell’esposizione al rischiostrategico.Il processo di gestione del rischio strategico risulta essere adeguato.Ambiti di miglioramentoIn ottica di miglioramento, la Società valuterà e renderà operativi tutti gli accorgimenti utili e necessari alfine di ridurre al minimo l’esposizione al rischio in questione.7.1.1.8 Rischio ReputazionaleIndice di rischiositàSulla base delle considerazioni effettuate, <strong>Pierucci</strong> risulta esposta al rischio reputazionale.Valutazione del processoSi ritiene adeguata l’attività di stima dell’evoluzione prospettica a <strong>12</strong> mesi dell’esposizione al rischioreputazionale.Il processo di gestione del rischio reputazionale risulta essere adeguato.Ambiti di miglioramento42


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>In ottica di miglioramento, la Società valuterà e renderà operativi tutti gli accorgimenti utili e necessari alfine di ridurre al minimo l’esposizione al rischio in questione; in particolare, in linea con quanto previsto per ilrischio operativo, potrebbe essere opportuno prevedere un piano di interventi di carattere formativosoprattutto per la gestione della clientela, dei reclami e della normativa vigente, al fine di fare della propriatrasparenza, professionalità e diligenza nelle attività relazionali con la clientela e i propri stakeholders ingenerale, un punto di forza strategico.7.2 Interventi previsti sul piano patrimoniale e organizzativoIl Piano degli interventi, consiste nel descrivere le azioni correttive in corso di svolgimento e quellepianificate e da intraprendere sulla base delle considerazioni emerse.L’analisi sino ad ora svolta sull’esposizione ai rischi evidenzia la possibilità di miglioramenti volti soprattuttoad affinare in particolar modo i presidi organizzativi per la gestione dei rischi cui <strong>Pierucci</strong> è esposta.La Società ha constatato la presenza di aree di potenziale miglioramento con riferimento ai modelli ed aglistrumenti in essere per la valutazione e misurazione qualitativa o quantitativa dei rischi.Gli interventi che si prevede di attuare sono:−−−−−Rischio di Credito – definizione di limiti massimi alle esposizioni anche in termini percentuali in rapportoal patrimonio di vigilanza (cliente e/o gruppi di clienti connessi, natura di classe di controparte, formatecnica, rating/classe di anomalia)Rischio Operativo – implementazione di un sistema di controlli interni, costituito dall’insieme delleprocedure, dei regolamenti e delle strutture organizzative e del Modello 2<strong>31</strong> (D. Lgs. n. 2<strong>31</strong>/2001), oltrea attività formative sulle materie oggetto di aggiornamento normativo;Rischio di Concentrazione - utilizzo ai fini gestionali del modello previsto dalle disposizioni di vigilanza edeventuale affinamento, in particolare per quanto riguarda le modalità determinazione del rischio diconcentrazione geo-settoriale;Rischio di Tasso - utilizzo ai fini gestionali del modello previsto dalle disposizioni di vigilanza ed eventualeaffinamento;Rischio di Liquidità – affinamento e automatizzazione della Maturity Ladder.7.3 Valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale attuale e prospetticaIn riferimento agli obiettivi della Cooperativa <strong>Pierucci</strong> individuati all’interno del Piano delle Attività 2009-2011(si veda il capitolo 2), la Società ha svolto una verifica dell’adeguatezza del proprio Patrimonio di Vigilanzatenendo conto delle previsioni effettuate per l’esercizio in corso.Si prevede che nell’esercizio in corso si avrà:−−−−un limitato aumento del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito per far fronte ai nuoviimpieghi ed ai nuovi flussi di sofferenze;una limitata variazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo dovuto alla sostanzialestabilità storica del margine di intermediazione;una limitata variazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio di concentrazione a fronte dellagranularità del portafoglio e delle politiche di assunzione dei rischi deliberate dalla Società;una variazione del patrimonio di vigilanza proporzionale all’incremento stimato per il rischio di credito.43


<strong>Resoconto</strong> <strong>ICAAP</strong>Figura 22 - Capitale interno complessivo di vigilanza prospettico al <strong>31</strong>/<strong>12</strong>/201115.000.0006.214.417<strong>12</strong>.577.44<strong>31</strong>0.000.0006.363.0265.657.40365.252 358.034282.3375.000.0000Rischio di creditoRischio di concentrazioneRischio di tassoRischio operativoMargine patrimonialePVSi stima che, a livello prospettico, <strong>Pierucci</strong> sarà dotata di un’adeguata capacità patrimoniale in grado disviluppare le attività previste all’interno del Piano delle Attività 2009-2011 e di far fronte agli impegni assunti.44

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