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La voce tabarchino (Lingua e Stile, XLV, 2010)

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Fiorenzo Tosolazione, quella «autoctona» dalla composita origine e quella «di ritorno»da Carloforte e Calasetta; in Sardegna invece cominciò a essere utilizzatoestensivamente per indicare tutti gli abitanti di lingua tabarchina delleisole sulcitane (ormai non più soltanto quelli di provenienza africana,dunque, ma anche ligure, siciliana, ponzese o... sarda) 60 ; la sopravvivenzadi tabarquino in Spagna fu infine favorita, probabilmente, dal nome dellacomunità in cui si erano trasferiti gli schiavi liberati dalla cattività algerina:il toponimo Nueva Tabarca attribuito all’Illa Plana 61 implicò evidentementeil mantenimento dell’etnico e la sua estensione anche a quanti dalcontinente si erano trasferiti sull’isolotto, mentre i Tabarquinos passati aicentri costieri (Santa Pola, Torrevieja ecc.) rimanevano portatori dell’aggettivonon più, ormai, in virtù della provenienza remota dall’Africa, madi quella più recente dall’isola alicantina.8. Usi metaforiciCome si vede, dunque, la vicenda della denominazione <strong>tabarchino</strong>, di persé scontata nelle sue motivazioni e nelle sue vicende, si rivela assai piùcomplessa e interessante se letta alla luce della storia di ciò a cui si riferisce,di una popolazione, quindi, e di una varietà linguistica che hannofatto parlare non poco di sé nel corso dei secoli, attraverso mari, isole e60L’eccezionale sviluppo economico di Carloforte e Calasetta determinò infatti, soprattuttoa partire dalla metà del XIX sec. una consistente immigrazione. <strong>La</strong> provenienza deinuovi venuti era eterogenea: col progressivo ridimensionamento del tradizionale afflusso diLiguri continentali, crebbe percentualmente quello di Siciliani e isolani di Ustica (particolarmentea Calasetta) e poi di «Napoletani», denominazione generica riferita soprattutto apescatori ponzesi (punsàixi) e corallatori di Torre del Greco (turàixi), stabilitisi di preferenzaa Carloforte. L’afflusso di Sardi del retroterra sulcitano (ma anche del Capo di Sopraturritano) è in gran parte successivo alla fine dell’Ottocento e appare legato soprattuttoallo sviluppo delle attività di movimentazione dei prodotti minerari a Carloforte, o alla praticaintensiva della viticultura a Calasetta. L’origine delle famiglie installatesi a Carlofortea partire dal 1739 fino al 1866 è ricostruita in Vallebona, Carloforte cit., pp. 161-163; perl’immigrazione siciliana si veda in particolare M. Cabras, Da Ustica a Calasetta, in «Letteradel Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica», 17-18, 2004, pp. 10-19.61<strong>La</strong> Nueva Tabarca fu così denominata all’atto dell’installazione su di essa deglischiavi redenti. L’isola era conosciuta in epoca classica come Planesia, durante il medioevocome Planesa e Isla Plana, successivamente come Isla de Santa Pola o de San Pablo. IllaPlana (in valenciano) o de Santa Pola sono tuttora denominazioni concorrenti.278

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