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Cronistoria della Torre R ossa Cronistoria della Torre R ossa ...

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Ricostruzione storica ottenuta da articoli di giornale, siti internet e ricerche private. Seguirà opuscolo storico verificato e approfondimento sul restauro degli ultimi 25 anni.<br />

<strong>Cronistoria</strong> <strong>Cronistoria</strong> <strong>della</strong> <strong>della</strong> <strong>Torre</strong> <strong>Torre</strong> R<strong>ossa</strong><br />

R<strong>ossa</strong><br />

Da uno scritto di Giuseppe Cioffi del 1997<br />

“Stiamo continuando nell’ardua impresa di dare alla <strong>Torre</strong> non solo la<br />

sicurezza statica, ma anche il futuro che la conservi al mondo <strong>della</strong> storia<br />

e dell’arte.<br />

Fin dall’inizio si è voluto doverosamente rispettare ogni mattone ed ogni<br />

granello di calce del monumento.<br />

Si è continuamente ricercato, nelle capacità architettoniche e nelle<br />

costruzioni annesse<br />

successivamente, le possibilità di<br />

essere vissuta.<br />

Il monumento nel suo complesso<br />

dovrà esplicare le migliori<br />

fattività culturali, economiche e<br />

turistiche, che le daranno la<br />

capacità di continuare a<br />

testimoniare nel Veneto ed al<br />

mondo, l’architettura, l’arte e la<br />

storia del medioevo e del<br />

rinascimento.”<br />

1318 - 1340 Scaligeri e Carraresi sono in lotta per le terre<br />

fra Vicenza e Padova: alla fine saranno spartite tra i due.<br />

1340 - 1402 Carraresi e Visconti si contendono il potere;<br />

la <strong>Torre</strong> potrebbe essere stata di proprietà dei conti vicentini<br />

‘’Da Thiene’’.<br />

1404 – 1405 Inizia il periodo di dominazione sotto la Serenissima Repubblica<br />

di Venezia, proprietà dei nobili Malipiero.<br />

Si dice usata come osservatorio ma divenne principalmente<br />

una residenza privata.<br />

1508 – 1509 La <strong>Torre</strong> è una residenza privata, fatto che la salvò dalla<br />

distruzione durante la guerra fra Venezia e la Lega di Cambrai,<br />

quando tutti i castelli <strong>della</strong> zona vennero rasi al suolo, tutti<br />

tranne la <strong>Torre</strong> R<strong>ossa</strong>.<br />

1509 – 1514 Passaggio di eserciti austriaci di Massimiliano d’Austria,<br />

nel 1511 di francesi e nel 1514 di spagnoli che depredavano<br />

e terrorizzavano: le leggende narrano che la popolazione<br />

trovasse scampo nei sotterranei che partivano dalla <strong>Torre</strong>.<br />

Si dice che i sotterranei fossero due: il 1° da <strong>Torre</strong> R<strong>ossa</strong><br />

a “La Colombara” (casa fortificata di Martino Cane)<br />

all’antico castello di Camisano (attualmente detta ‘Ca Alta)<br />

fino a Villa dei conti Capra a S. Maria.<br />

Il 2° da <strong>Torre</strong> R<strong>ossa</strong> all’antica Abbazia dei Benedettini<br />

(Via Badia Camisano) ai 4 torrioni di Rampazzo.<br />

Altre fonti dicono che portasse a carceri segrete per lo stillicidio.<br />

1514 Venezia respinge gli spagnoli e rimane l’unica dominatrice<br />

<strong>della</strong> zona fino all’epoca di Napoleone<br />

1600 – 1700 La <strong>Torre</strong> diventa abitazione privata dei nobili Cavalli,<br />

signori veneziani.<br />

1800 Proprietà dei Rezzonico, diventa per un periodo anche<br />

una osteria, oltre a essere residenza abitativa.<br />

1850 Viene annesso un edificio nella parte orientale.<br />

1936 Un terremoto reca gravi danni alla torre.<br />

Anni 1940 Nella II° Guerra Mondiale viene utilizzata come comando<br />

tedesco. Viene annessa un’ulteriore costruzione adiacente a est.<br />

1976 Ulteriori danni vengono provocati dal terremoto del Friuli<br />

che la rende inabitabile.<br />

1985 La famiglia Brenner vende la <strong>Torre</strong> R<strong>ossa</strong> al Sig. Cioffi Giuseppe<br />

che ne inizia subito il recupero con un restauro rispettoso e<br />

amorevole<br />

600 Nel territorio di Campodoro regnava la dominazione Longobarda<br />

890 – 950 Invasioni degli Ungari e dei Barbari<br />

e poi dominio degli imperatori Sassoni<br />

1140 Sorgono i comuni liberi di Padova e Vicenza che si contendono<br />

le terre d’acqua <strong>della</strong> nostra zona di confine.<br />

Per esempio nel 1145 i Vicentini<br />

chiudono il Bacchiglione per far morire i Padovani di sete.<br />

1164 Passaggio di Federico Barbar<strong>ossa</strong> in Italia e lotto contro<br />

la “Lega Lombarda” fra i comuni del nord<br />

1183 Pace di Costanza in cui i Comuni ottengono la sovranità sui territori<br />

Le Leggende<br />

Una delle più fantasiose è quella legata a un secchio d’oro che si troverebbe<br />

all’interno del cunicolo che dalla cantina <strong>della</strong> torre conduce al mulino Sandini.<br />

Attraverso questa galleria venivano portati i prigionieri da torturare con il crudele<br />

sistema <strong>della</strong> goccia.<br />

Ma la più famosa e suggestiva è la struggente storia d’amore e di guerra riportata sul<br />

retro.<br />

Verso il 1190 COSTRUZIONE DELLA TORRE ROSSA<br />

(detta in un primo momento <strong>Torre</strong> del Corso) voluta da Ezzelino II° da<br />

Romano, signore dei Padovani, per motivi difensivi sulla linea di confine<br />

fra i comuni liberi di Padova e Vicenza.<br />

1193 I Padovani partono dalla <strong>Torre</strong> di Bevadoro<br />

sotto la guida di Obizzo d’Este e alleati di Ezzelino II°, per la battaglia a<br />

Carmignano dove ne distruggono il castello e fanno prigionieri 2000<br />

vicentini.<br />

1311 Alla caduta degli Ezzelino, sotto la <strong>Torre</strong> le truppe padovane si<br />

riordinano contro i vicentini, segue una battaglia a Camisano<br />

in cui si distingue il letterato padovano Albertino Mussato<br />

1313 Bevadoro e la <strong>Torre</strong> sono scena di guerra e incendio fra Martino Cane,<br />

capitano dell’esercito Padovano (guelfo) e Can Grande <strong>della</strong> Scala, <strong>della</strong><br />

famiglia degli Scaligeri di Verona, alleati con Vicenza,<br />

i Visconti di Milano e Mantova,<br />

i 4 ghibellini sostenitori dell’imperatore di Germania<br />

1314 (inizio) I Padovani con Martino Cane rientrano in possesso di Camisano e<br />

ricostruiscono la <strong>Torre</strong> R<strong>ossa</strong><br />

1314 (fine) Can Grande <strong>della</strong> Scala conquista Camisano e getta in prigione<br />

Martino Cane<br />

< Foto <strong>della</strong> <strong>Torre</strong> prima-durante-dopo il restauro Foto di interni >


presenta<br />

La La <strong>Torre</strong> <strong>Torre</strong> R<strong>ossa</strong><br />

R<strong>ossa</strong><br />

sapere nulla, di aver incontrato il misterioso cavaliere lungo la strada e di aver accettato –<br />

per la propria bisogna – il compito di seguirlo alla giostra. Non venne creduto. Quando<br />

gli strapparono la lingua le sue urla disumane giunsero sino al borgo di Camisano. E la<br />

gente si rinchiuse nelle case.<br />

Attorno al maniero (e in specie attorno alla “<strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong>”) vennero rafforzate le scorte.<br />

Ma si dice, le ombre <strong>della</strong> notte erano amiche del nero cavaliere che riusciva a giungere<br />

sotto la “<strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong>” e ad arrampicarsi sino all’ardito balconcino ov’era a sospirare<br />

madonna Pierfrancesca dagli occhi d’oro. Sempre bella, bella, bella, la cantavano i<br />

trovatori rimasti al maniero, ma adesso i loro versi erano soffusi <strong>della</strong> tristezza<br />

dolorosissima che era negli occhi di Pierfrancesca.<br />

Ancora le cronache narrano che ci fu il tradimento di una fante, certa Angiola di Cà Alta,<br />

e che una notte un giovane, alto, fiero, in oscuri paludamenti, venne catturato dalle<br />

scorte. Ne venne avvertito Gualtiero degli Acciari il quale lo fece chiudere nei sotterranei<br />

<strong>della</strong> “<strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong>” e poi attraverso il passaggio segreto scavato sotto il fiume Ceresone lo<br />

fece trasportare nelle celle che ancor oggi si possono vedere sotto il molino. Richiesto<br />

delle generalità, il prigioniero si affermò Lorenzino dei Mettifogo da Fara.<br />

Dignitosamente sofferse le percosse e non mostrò né orrore né paura quando lo<br />

trascinarono nell’ultimo piccolo stambugio e lo incatenarono per il tormento <strong>della</strong> goccia.<br />

Un giorno e tutta una notte tenuto in ferri con il capo fermo in un collare sotto un gelido<br />

stillicidio: “confessa che sei un Ezzelino! Colfessa di essere Fiordimonte, il cavaliere<br />

nero!”.<br />

Ancora una notte e un giorno, ma anche semisvenuto e febbricitante il giovane mai mutò<br />

le proprie affermazioni. Al lume delle torce Pierfrancesca venne trascinata accanto alla<br />

cella del tormento e il padre la obbligò a fissare a lungo il prigioniero mentre lui nel volto<br />

<strong>della</strong> figlia cercava e studiava i possibili segni di una particolare emozione e con<br />

espressioni di più grave minaccia voleva indurla a tradirsi. Il volto di Pierfrancesca<br />

pareva scolpito nel marmo, solo i suoi occhi d’oro mandavano fiammanti bagliori.<br />

Ancora una notte e un giorno, incatenato, con il capo fermo in un collare e sotto il gelido<br />

stillicidio. E nella notte ancora seguente furono viste ombre furtive nel giardino attorno<br />

alla “<strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong>” mentre la nebbia s’abbassava sulla palude circostante. Dei rumori<br />

soffocati. Poi una barca si staccò dalla riva e scese silenziosa e lenta la breve corrente del<br />

Ceresone. Due figure incappucciate, vicine, strette, quasi fuse, erano sul legno. Al<br />

mattino messer Gilberto seppe che il prigioniero era fuggito, che Pierfrancesca era<br />

scomparsa e che il capocarceriere s’era come volatilizzato. Paurosa l’esplosione di rabbia<br />

del signore <strong>della</strong> “<strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong>” ma vana.<br />

Da quel giorno – e qui la storia e leggenda confondono i confini – più nulla si seppe di<br />

Fiordimonte degli Ezzelino e di Pierfrancesca degli Acciari, la madonna camisanese dagli<br />

occhi d’oro.<br />

Alfredo Mutterle— Il Giornale di Vicenza – Martedì 4 dicembre 1956<br />

Il tormento <strong>della</strong> goccia alla “<strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong>”<br />

e l’amore di Pierfrancesca dagli occhi d’oro<br />

C’era una volta in Camisano la potente famiglia degli Acciari proprietaria di un maniero<br />

e terre e fierissima del possesso di un fortilizio posto appena al di là del Ceresone e<br />

proprio sulla linea di confine con il territorio padovano. Questa rocca era detta “<strong>Torre</strong><br />

R<strong>ossa</strong>” dal colore violento dei mattoni, colore che la staccava cupamente nel verde <strong>della</strong><br />

circostante palude e la mostrava ferrigna ad amici e nemici. Gilberto degli Acciari era il<br />

signore: un uomo duro, coraggioso in ogni fatto d’arme, defendente degli Scaligeri,<br />

inviso ai padovani, mimicissimo spietato degli Ezzelino. La <strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong> lui l’aveva posta<br />

come un’avanguardia al di là del Ceresone, ma anche sulla riva destra aveva innalzato<br />

munite difese collegate con un passaggio segreto che correva sotto il corso d’acqua.<br />

Pierfrancesca degli Acciari era sua figlia. La fama <strong>della</strong> bellezza di Pierfrancesca aveva<br />

varcato i confini del Lombardo e del Veneto ed era giunta sin oltremare recata dalla gente<br />

dei legni veneziani che solcano tutte le acque note. I trovadori cantavano la dolcezza di<br />

Pierfrancesca, le sue trecce bionde di grano, la sua grazia, il suo sapere, la sua<br />

intelligenza. Bella, bella, bella cantavano, ma i versi squisiti erano riservati agli occhi di<br />

madonna Pierfrancesca che venivano definiti d’oro perché pareva che in essi vi fossero<br />

pagliuzze brillanti.<br />

E venne il dì che Gilberto degli Acciari mandò messi ovunque annuncianti che la figlia<br />

Pierfrancesca sarebbe stata sposa di chi avesse sciolto le sciarade e vinto un difficile<br />

torneo d’armi. Giunse il maggio e d’ogni parte convennero prenci e duchi per la grande<br />

giostra: Otto von Hunzer di Germania, polito Fucino appena reduce da una Crociata in<br />

Terrasanta, Donato degli Usberghi del mobilissimo ceppo dei Farinata, Ludovico Trenta<br />

conte di Lucca imparentato con i Krozer d’Austria, e dieci e dieci altri giovani forti e<br />

gentile che avevano percorso il mondo per giungere alla “<strong>Torre</strong> r<strong>ossa</strong>” ai piedi di “Occhi<br />

d’oro”.<br />

Appena iniziato il gioco delle sciarade e poco prima che si alzasse il ponte levatoio<br />

giunse un cavaliere mascherato: sotto la corazza una veste nera: nere pure le bardature<br />

del cavallo; coperto con un drappo nero lo scudo. Frenò la corsa del destriero innanzi al<br />

palco e al maestro di cerimonie chiede l’onore di essere ammesso alla emozionante<br />

disputa. Il cerimoniere parlò breve con il suo signore, il quale, fra l’attesa generale, chinò<br />

il capo e dette l’assenso.<br />

Pierfrancesca che sotto la maschera cercava ognora di scoprire i lineamenti del giovane<br />

che disarcionava e poteva a stento tener domo il suo destriero tutto ansante e tutto<br />

coperto di schiuma. Ma fu proprio quando s’alzavano le accimazioni trionfali e i portoni<br />

venivano spalancati alla folla del contado che un nome iniziò a serpeggiare; un nome che<br />

il maestro cerimoniere sussurrò all’orecchio di Gilberto degli Acciari: un nome temuto,<br />

odiato, quello di Fiordimonte degli Ezzelino uno dei nipoti del mimicissimo Ezzelino I il<br />

Balbo. Qualche voce si elevò e improvvisamente si vide il nero cavaliere sollevarsi sulle<br />

staffe e lanciare un urlo: la folla si aprì e il destriero venne lanciato verso la porta nord<br />

proprio mentre stava per essere alzato il ponte levatoio. Il nero cavaliere e il suo fido<br />

cavallo scomparvero nella campagna già posseduta da una leggera nebbia.<br />

Narrano le cronache che lo scudiero venne subito posto in ceppi; lui affermava di non<br />

Progetto “Dove Sito?” per la riscoperta <strong>della</strong> storia e <strong>della</strong> cultura artistica del nostro territorio.<br />

Pubblicazione interna/Luglio 2009 - Info e contatti: www.bevadoro.org info@bevadoro.org

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