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LA FONDAZIONE DON GNOCCHI OGGI: UN NETWORK DI CENTRI SPECIALISTICI RAGGRUPPATI IN 9 PRESIDI Presidio Nord 1 MILANO - Centro IRCCS S. Maria Nascente MILANO - Istituto Palazzolo-Don Gnocchi MILANO - Centro Vismara LEGNANO (MI) - Centro Multiservizi Presidio Nord 2 ROVATO (BS) - Centro Spalenza-Don Gnocchi Pessano con Bornago (MI) - Centro S. Maria al Castello MONZA - Hospice S. Maria delle Grazie Presidio Nord 3 MILANO - Centro Girola-Don Gnocchi SEREGNO (MB) - Centro Ronzoni Villa-Don Gnocchi INVERIGO (CO) - Centro S. Maria alla Rotonda Presidio Nord 5 TORINO - Centro S. Maria ai Colli TORINO - Presidio Ausiliatrice-Don Gnocchi Presidio Nord 4 MALNATE (VA) - Centro S. Maria al Monte SALICE TERME (PV) - Centro S. Maria alle Fonti Presidio Centro 1 LA SPEZIA - Polo riabilitativo del Levante Ligure FIRENZE - Centro IRCCS Don Carlo Gnocchi MARINA DI MASSA (MS) - Centro S. Maria alla Pineta FIVIZZANO (MS) - Polo specialistico riabilitativo COLLE VAL D’ELSA (SI) - Centro Don Gnocchi Presidio Centro 2 PARMA - Centro S. Maria ai Servi FALCONARA M.MA (AN) - Centro Bignamini-Don Gnocchi Presidio Centro-Sud ROMA - Centro Santa Maria della Pace ROMA - Centro Santa Maria della Provvidenza SANT’ANGELO DEI LOMBARDI (AV) - Polo specialistico riabilitativo SALERNO - Centro Santa Maria al Mare Presidio Sud ACERENZA (PZ) - Centro Gala-Don Gnocchi TRICARICO (MT) - Polo specialistico riabilitativo 63
L’OPERA Si studiano anche le “gambe bioniche” Un paziente testa un sistema robotico “indossabile”, progettato per resituire una camminata efficiente a chi ha subito l’amputazione degli arti inferiori, al di sopra del ginocchio. Si tratta del Progetto Cyberlegs, che ha visto il coordinamento dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e la partecipazione della Fondazione Don Carlo Gnocchi. zione. «Si cerca di risollevare la funzione corporea con un atto medico, certo, però, dove non si può, ci adoperiamo per semplificare il compito che la persona deve svolgere. E allora qui chiediamo aiuto alla tecnologia. Che ha conosciuto un’esplosione incommensurabile. Attenzione: noi sfruttiamo, sì, le macchine e l’informatica ma... umanizzandole. Per amplificare il benessere delle persone». Negli ambienti della Fondazione Don Gnocchi forte è la presenza dei robot impiegati nei percorsi riabilitativi, per incentivare il recupero psicofisico nei bambini e nei ragazzi portatori di handicap o affetti da complesse patologie acquisite e congenite; nei pazienti di ogni età che necessitano di assistenza in ambito neuromotorio o cardiorespiratorio; nelle persone con esiti di traumi, colpite da ictus, sclerosi multipla, Sla, Parkinson, Alzheimer o altre patologie invalidanti. «Ma l’ausilio robotico, nei nostri programmi di cura, non è mai dominante: è sempre il paziente al centro del trattamento e la macchina si adegua al suo deficit, senza mai prendere il comando. Come dire: se il malato si aiuta, con le proprie capacità residue, la macchina lo aiuta. E sempre a patto che a “tirare le fila” siano il medico e il terapista, ai quali spetta il compito ultimo di stilare il programma di lavoro del paziente, sulla base della sua particolare patologia e del suo recupero funzionale». I robot sono assistenti formidabili nei piani riabilitativi messi a punto dalla Fondazione. E l’aspetto singolare è che... piacciono. Un sacco. «I pazienti restano affascinati da queste macchine», sorride il dottor Gramatica. «Le persone anziane si divertono, figuratevi i bambini!». La persona deve svolgere una serie di esercizi (non “casuali” ma standardizzati, validati dalle Società scientifiche internazionali) in base alla propria disabilità: esistono, così, robot per la riabilitazione della mano, o solo del braccio, o esoscheletri studiati per riaddestrare gli arti inferiori. «I sistemi robotici e le tecnologie in generale permettono di aumentare l’intensità del trattamento (leggi: movimenti ripetuti nel tempo), e sanno motivare e stimolare il paziente», puntualizza Gramatica. QUANDO LA TERAPIA DIVENTA UN GIOCO In tal senso, una delle punte di diamante della Fondazione è il CareLab: sfrutta la realtà virtuale per la riabilitazione pediatrica, in particolare nei bambini alle prese con un deficit neuromotorio (come un’emiparesi). Parliamo di una stanza-gioco attrezzata con strumentazioni 64
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