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del rimpianto (a volte esplicito) di un centro sinistra impossibile. Una posizione non unificante e<br />
politicamente povera, quando semmai si porrebbe il problema di capire quanto le scelte passate<br />
delle forze di centrosinistra (basti pensare al governo Monti) hanno preparato l’ascesa di Renzi. La<br />
scelta, inoltre, di costruire un partito e non un fronte, dove culture politiche e storie diverse<br />
potessero ritrovarsi sulla base di una piattaforma politica, ha precluso l’obiettivo di unire tutte le<br />
forze disponibili.<br />
6. i comunisti praticano una politica unitaria che prende le mosse dalle lotte contro la guerra, per<br />
la democrazia, per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Un fronte delle sinistre che a partire da<br />
queste battaglie, offra un punto di riferimento unitario contro il Pd e il governo Renzi, contro le<br />
destre e alternativo al populismo grillino, è per noi un elemento necessario da costruire in ogni<br />
territorio e sulla scena politica nazionale.<br />
TESI 11<br />
ITALIA: <strong>IL</strong> QUADRO SOCIALE E <strong>IL</strong> CONFLITTO CAPITALE/LAVORO<br />
<strong>IL</strong> LAVORO OGGI<br />
1. I comunisti sono chiamati a ristabilire la sovranità del lavoro, cioè a riprendere in mano una<br />
politica “alta”, che non sottostia ai diktat del capitalismo sovranazionale o all’imperialismo in<br />
ogni forma esso si esprima. E’ fondamentale ricostruire le basi (ideali, teoriche, ideologiche,<br />
culturali) per riappropriarci del concetto di sovranità dei lavoratori e ricostruire una<br />
coscienza di classe tra coloro che vivono del proprio lavoro: così che questi possano entrare<br />
politicamente nella storia come classe sociale capace di elevarsi da quella “morale di<br />
schiavi” a cui oggi è costretta a una “morale di produttori” che permetta loro di diventare<br />
protagonisti del progresso e proprietari dei mezzi di produzione. Con queste premesse<br />
vanno affrontati i temi del lavoro.<br />
2. La mancanza di lavoro, il precipitare della sua condizione, sono parte della crisi strutturale nella<br />
quale si dibatte il capitalismo, delle politiche liberiste imperanti delle quali i governi Berlusconi,<br />
Monti, Letta, Renzi, succedutisi alla guida del nostro Paese, si sono fatti interpreti. La situazione<br />
italiana è in Europa tra le peggiori. I dati inerenti la disoccupazione, con particolare riferimento a<br />
quella giovanile e al Sud del Paese, così come la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, la<br />
crescente precarietà del lavoro (emblematica la vicenda dei voucher), la progressiva diminuzione<br />
dei diritti dei lavoratori, lo testimoniano. Gli interventi del Governo Renzi si sono evidenziati altro<br />
da quanto dichiarato: soprattutto un’azione indistinta di redistribuzione a favore delle imprese,<br />
comunque incapaci di invertire la situazione. I dati macro-economici dell’Italia evidenziano una<br />
situazione assai difficile, l’acuirsi del divario tra la stessa e quella dei principali Paesi europei. Da<br />
quinto Paese industriale, il nostro è trasformato in “società di servizi” di dubbia qualità. L’Italia è<br />
“terra di conquista” per le speculazioni internazionali, nella quale i rapporti di forza sono<br />
comunque e sempre a favore del capitale. Il risultato è che il Paese (carente di materie prime e con<br />
quello che resta del sistema industriale poco innovativo, obsoleto e privatizzato) non ha più