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IL PARTITO COMUNISTA

Tesi-1

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neoliberista dei rapporti sociali e civili, al di là delle condanne morali la corruzione è intimamente<br />

correlata al sistema capitalistico, è l’olio che fa girare i suoi gangli vitali. Tuttavia oggi va rilevato<br />

che, per la frequenza e la gravità dei casi, il fenomeno sembra aver raggiunto un livello di guardia.<br />

Con la cosiddetta “fine delle ideologie”, la società e – con essa – la politica hanno visto le proprie<br />

azioni svuotarsi di idealità e valori. E il “pensiero unico” (unica ideologia di fatto mai nominata ma<br />

imperante) ha imposto la sua legge, il suo senso comune: far soldi.<br />

8.Come si vede, il tema non è semplicemente quello di un ripristino della legalità davanti a casi<br />

individuali di infrazione, né quello di un galateo morale da ristabilire. Il tema vero è la “questione<br />

morale”, il cui prorompere fu anticipato con preveggenza da Enrico Berlinguer: una “questione<br />

morale” che è tutta politica, in quanto chiama in causa un intero impianto sistemico entro cui è<br />

maturata la crisi delle istituzioni e, dentro questa, la crisi delle forze politiche. Non a caso, è stato<br />

un comunista a lanciare in tempi non sospetti l’allarme: né poteva essere altrimenti, essendo<br />

quella denuncia espressione appunto della “diversità comunista”(una “diversità” andata via via<br />

appannandosi, fino al disastro odierno della sinistra). Spetta ora a noi riprendere quell’attitudine e<br />

quella denuncia: rilanciando tra l’altro il tema del controllo popolare sulla spesa pubblica,<br />

rivendicando forme di controllo pubblico in generale sull’attività politico-amministrativa,<br />

sull’erogazione e la qualità dei servizi pubblici, nonché sui flussi di denaro che attraversano la vita<br />

delle forze politiche, imponendo vincoli stringenti allo stesso mercato finanziario.<br />

TESI 15<br />

UNA NUOVA QUESTIONE MERIDIONALE<br />

1.Nella crisi il Sud paga il conto più salato. Alla forte caduta del reddito, dei consumi interni e<br />

dell’occupazione, allo smantellamento del tessuto produttivo (già limitato e poco orientato<br />

all’esportazione), si associa l’ ingente riduzione della spesa pubblica e un aumento della pressione<br />

fiscale. Il taglio della spesa pubblica colpisce non solo gli investimenti ma anche settori sociali<br />

essenziali, a cominciare dalla sanità e dall’ istruzione, con conseguenze di lungo periodo<br />

sull’economia e sulla vita civile.I dati clamorosi sull’abbassamento dell’aspettativa di vita, sulla<br />

riduzione della popolazione, sulla disoccupazione, sulla povertà squadernano di fronte a noi gli<br />

effetti di una autentica macelleria sociale a cui è stato sottoposto il Mezzogiorno dalle politiche<br />

neoliberiste, dentro un circuito recessivo che continua.L’intervento pubblico per il Sud che,<br />

nonostante i suoi storici limiti, segnava l’esigenza di un requilibrio dello sviluppo nazionale è stato,<br />

da molto tempo, archiviato ed anzi rovesciato. In questi anni si è registrato un gigantesco<br />

spostamento di risorse pubbliche dal Sud al Nord del Paese.Sono stati presi i soldi al Sud e spostati<br />

alle regioni del centro Nord. Si parla di circa 35 miliardi di euro prelevati dai fondi FAS. I tagli,<br />

operati in tutti i settori, dall’università alle opere pubbliche, hanno privato sistematicamente le<br />

regioni meridionali di fondi per progetti già in programma. Il Sud è diventato un mercato di<br />

consumo, un territorio deprivato, campo libero per speculatori come dimostrano tante vicende, a<br />

cominciare da quella tragica della Terra dei fuochi. In questo quadro si rafforza il potere delle<br />

mafie, sempre più organicamente connesse ai centri economico-finanziari, sempre più capaci di<br />

condizionare le istituzioni e che dal Sud si irradiano stabilmente su tutto il territorio nazionale.<br />

Invece di affrontare i nodi reali il governo ha fatto opera di propaganda come dimostra, tra l’altro,

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